Tumgik
#andrete a piedi
falcemartello · 7 months
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30 Km/h perché ti vogliono salvare la vita e volersi bene.
Poi ci vogliono 30 mesi per fare una TAC che potrebbe davvero salvarti la vita.
Bonaccini rilancia! 30 km/h per salvarti la vita.
Così potrai scegliere di essere soppresso dalla tua regione mentre attendi la tua RMN di controllo prevista per l'anno prossimo, perché adesso non c'è posto.
Lo fanno per noi, Cappato docet.
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ilpianistasultetto · 8 months
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Come sapete, in questi giorni l'Italia e' alle prese con un solo tema: le proteste degli agricoltori. Piu' ascolto i politici e piu'mi convinco che abbiamo una classe dirigente di quaquaraqua', di miserabili che stanno li solo per gonfiarsi le tasche di soldi e favori , pronti a mentire spudoratamente, a dire bugie o a tacere quello che invece andrebbe detto. Il tema piu' importante per gli agricoltori e' la differenza tra le regole che devono rispettare loro e quelle che "non hanno" chi "esporta" prodotti agricoli da altri paesi stranieri in Italia. Nessun politico ha le palle per dire che certe importazioni sono frutto di accordi commerciali, buoni o cattivi che siano. Lo dico perche' non possiamo pensare che noi siamo i piu' furbi del mondo e il resto e' una massa di idioti pronti a gettarsi ai nostri piedi..quando noi chiediamo all'Algeria di venderci il loro gas, loro ti rispondono si, ma tu prendi i nostri datteri e le nostre olive. Quando chiediamo alla Cina componentistica elettronica e ottica, loro ti rispondono "e tu ti prendi il nostro riso e i nostri pomodori". Questo succede quando si fanno i trattati commerciali e non le cavolate che il politico racconta alle genti sciocche del proprio Paese. Gli mettiamo i dazi, come propone qualche leghista o fratello d'Italia per evitare certe competizioni inique? Bene, e gli altri faranno altrettanto con il nostro vino, il parmiggiano, l'olio, la pasta. Come potrebbero mettere tasse su chi va in vacanza all'estero o tanti altri mille balzelli. Qualcuno pensa che ne guadagneremmo? Eh, cari agricoltori, vi consiglio di trovare interlocutori politici seri, anche se a volte dicono cose difficili e complesse da digerire, altrimenti seguitate ad ascoltare le vostre sirene di riferimento fin quando non andrete a rotoli e io portero' qualche crisantemo sulle tombe delle vostre aziende. E questo vale per tutti i cittadini italiani che pensano che l'Italia ha sempre ragione e solo gli altri sono tutti cattivi e nemici. @ilpianistasultetto
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libero-de-mente · 9 months
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Mi ricordo il cuore in gola, la mia bocca aperta.
Le reazioni che mi venivano nel vedere le scene in cui tu e il tuo collega David Starsky inseguivate "i cattivi" a piedi. Con lunghe corse, oltre agli inseguimenti in auto.
Ero un ragazzino e aspettavo sempre il vostro appuntamento tutte le sere, guai a perdermi una puntata di Starsky & Hutch.
Oggi te ne sei andato Kenneth Hutchinson detto Hutch.
Di cattivi, peggiori di quelli che inseguivate, oggi ne sono in giro tanti. Ma tanti. Servirebbero tanti Starsky & Hutch. Ma tanti tanti.
Sono entrato in una fase della mia vita dove esiste la consapevolezza che personaggio dopo personaggio, giorno dopo giorno, uno alla volta ve ne andrete tutti.
Ciao Hutch.
Che la terra ti sia lieve David Soul
(David Richard Solberg 1943-2024)
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klimt7 · 1 year
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Cronaca
Ermal Meta
e lo stupro di Palermo
“Conosco donne che non si sono riprese mai più”
Il cantante e musicista sui social: “Lo stupro è un un crimine contro l'umanità. Quale è la pena proporzionale per una cosa del genere?”
Ermal Meta interviene ancora sul dibattito riguardante la violenza di gruppo avvenuta a Palermo. Il cantautore già ieri aveva parlato dello stupro della ragazza 19enne, postando una serie di commenti che avevano scatenato un forte dibattito sul tema.
Uno di questi recitava: “Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi ‘cani’ auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”.
Oggi Ermal Meta ha postato su Instagram un nuovo messaggio sul tema delle conseguenze che questo può avere sulla vita presente e futura di una donna e sulla pena che potrebbe essere proporzionale per un crimine del genere.
"Quando stupri una donna non le infiggi solo un danno fisico che comunque resta immenso. Quando stupri una donna uccidi il suo futuro, la sua fiducia nel prossimo e nella vita e senza quella fiducia comprometti la sua capacità un domani persino di avere dei figli. Questo compromette l'umanità intera. 
Lo stupro è un crimine contro l'umanità.
Quale è la pena proporzionale per una cosa del genere?".
Ermal Meta ha aggiunto: "Conosco persone, donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più. Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Vogliamo salvare e recuperare un branco? Ok, sono d’accordo. 
Ma come salviamo una ragazza di 19 anni che d’ora in poi avrà paura di tutto? 
Perché la responsabilità sociale la sentiamo nei confronti dei carnefici e non in quelli della vittima? Se c’è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita. Per quanto riguarda le pene esemplari credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione.
L’educazione deve funzionare prima che si arrivi a compiere un abominio del genere.
Ovviamente siamo tutti garantisti finché la “bomba” non ci cade in casa".
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blueforever31 · 1 year
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Ermal Meta non ci sta. Il cantante è intervenuto sullo stupro di gruppo avvenuto a Palermo chiedendo pene esemplari: "Lì in galera, se mai ci andrete, a ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro" ha scritto su X. Un chiaro riferimento ai messaggi scambiati in chat dai sette indagati dopo la violenza: "Eravamo 100 cani sopra una gatta".
Un post che ha fatto il giro del web e che ha scatenato la polemica per le parole usate. Ma sulle quali l'artista ha puntualizzato: "Conosco persone, donne, che da uno stupro non si sono riprese mai più. Che scattano in piedi appena sentono un rumore alle loro spalle, che non sono più riuscite nemmeno ad andare al mare e mettersi in costume da bagno come se non avessero nemmeno la pelle. Vogliamo salvare e recuperare un branco? Ok, sono d'accordo. Ma come salviamo una ragazza di 19 anni che d'ora in poi avrà paura di tutto?" ha scritto su X. Aggiungendo: " Perché la responsabilità sociale la sentiamo nei confronti dei carnefici e non in quelli della vittima? Se c'è una qualche forma di responsabilità collettiva nei confronti dei carnefici, allora dovremmo provare a sentirci responsabili anche per quella ragazza e per tutte le vittime di stupro perché è a loro che dobbiamo veramente qualcosa, sono le vittime che vanno aiutate a ricostruire la propria vita".
Il cantante, poi, chiede pene esemplari per i colpevoli. "Credo che siano assolutamente necessarie per un semplice motivo: nessun atto criminale viene fermato dalla paura della rieducazione, ma da quella della punizione. L'educazione deve funzionare prima che si arrivi a compiere un abominio del genere. Ovviamente siamo tutti garantisti finché la 'bomba' non ci cade in casa".
I post di Ermal Meta hanno acceso il dibattito sui social per i termini usati nei confronti degli indagati. "È molto importante il concetto di responsabilità collettiva rispetto alla vicenda dello stupro di Palermo. E la differenza con la colpa. Basta leggere le risposte sotto a questo tweet orribile di Ermal Meta per capire quanto il problema sia nella società in cui viviamo" ha scritto un utente. Immediata la risposta del cantante: " Di orribile c’è quello che hanno fatto, di orribile c’è il trauma che quella ragazza probabilmente si porterà dietro per molto tempo, di orribile c’è la madre di uno di loro che cerca di far passare per una poco di buono la vittima, di orribile c’è la mancanza totale di empatia, di orribile c’è filmarla, deriderla, lasciarla per strada come uno straccio e poi minacciarla, di orribile c’è la totale mancanza di umanità. Non è la collettività ad averli portati a compiere uno scempio del genere, ma una loro precisa e lucida scelta. Se l’educazione (compito della famiglia) non funziona prima, deve funzionare la punizione dopo, proprio per difendere la collettività che tanto ti sta a cuore".
Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. "Se in sette stuprano una ragazza faccio difficoltà a chiamarli animali: uno stupratore può essere italiano o straniero, in ogni caso la deve pagare fino in fondo. E siccome sono malati, vanno curati e messi in condizione di non ripetere la loro follia: la castrazione chimica, in via sperimentale, anche in Italia potrebbe servire come dissuasione contro chi non definisco neanche bestie" ha detto in diretta su Facebook.
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goriromano · 6 months
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Era necessario fornirsi di lussuosi palloni ad aria per raggiungere il borgo in alto, confinato tra vulcani sempre pieni di vita e squarci nel terreno
Crepe senza fondo e i corpi imbalsamati dalla polvere bollente intimorivano le entrate e le uscite via terra, isolando il paesello con tutte le torri e gli archetti
< E per questo motivo chi arriva trova un paradiso. Qui abbiamo soltanto artiste attori e molti parlamentari. La mattina passa sempre il famoso Barbaresco, prende sempre un caffè.Mi raccomando bello forte altrimenti mette il broncio e fa scenate, urla nomi importanti, minaccia.
Ma con un caffè bello duro lo accontenti.
Potrete lavorare tutti i giorni, poco ma tutti giorni, è una bella esperienza.
È lavoro soprattutto, ma in che contesto? Siamo tutti in pantaloncini e collane al collo.
E se vi sentirete stanchi c è un dormitorio. Niente di raffinato, da condividere con altri 4 o 6 piedi, ma non sarete mai stanchi perché dovreste essere stanchi, finite le ore andrete a cavallo o a bere vino, nessuno si chiude in casa in mezzo a queste fortune...>
l'accento nato in un innesto tra due regioni parlava così fiero e moderno da non accorgersi che i due ragazzi in ascolto si divisero
Il più timido con pala e secchio prese a scavare e riempire di mota e frutta scartata un fossa alle spalle dell'imprenditore che impaurito da un piccolo BU del giovane di fronte fece un passo indietro e si ritrovò incastrato come un cretino in una pozza di fango e mele grinze.
Rimase libera la testa per garantire un respiro
E il braccio sinistro che provava a svuotare la trappola e liberare il busto o almeno l'altro braccio.
Arrivarono i porci attratti dal rumore e affamati ma dopo il primo morso all'orecchia scapparono con il vomito stampato nel grugno; il sapore tanto familiare li fece sentire cannibali.
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wdonnait · 1 year
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Back to work: le scarpe da indossare
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/back-to-work-le-scarpe-da-indossare/116365?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116365
Back to work: le scarpe da indossare
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ettembre: il mese dei buoni propositi, della ripresa della routine e del fatidico rientro al lavoro dopo le vacanze estive. La sveglia che suona all’alba, le giornate che diventano più corte e le sfide lavorative che ci attendono. In questo panorama, c’è un dettaglio che non va assolutamente sottovalutato: le scarpe da indossare.
Lo sapevate che la scelta delle scarpe da donna adeguate può davvero fare la differenza nella nostra giornata, sia per quanto riguarda il comfort che l’aspetto estetico? Specialmente nel mondo femminile, l’abbigliamento che scegliamo non è solo una questione di stile, ma funge anche da canale di espressione per mostrare al mondo chi siamo e il nostro gusto individuale unico.
Ciò può influire direttamente su quanto ci sentiamo a nostro agio e su quanto siamo produttive! Ma a questo punto sorge spontanea la domanda: in che modo possiamo coniugare lo stile e il comfort senza dover fare alcuna rinuncia? In merito a ciò, ecco alcune scarpe di tendenze che rientrano proprio in questo perfetto mix.
  Scarpe da donna per l’ufficio: i modelli da scegliere
  Tra le calzature da donna più in voga del momento troviamo senza ombra di dubbio le friulane. Considerate un simbolo di tradizione e artigianato italiano (come suggerisce la denominazione, sono originarie del Friuli-Venezia Giulia), stiamo parlando di scarpe adatte per molte occasioni, dalla vita quotidiana alle feste tradizionali, e sono amate per il loro comfort e il loro stile unico. Diventate negli ultimi anni un vero e proprio must-have, sono caratterizzate da comodità estrema, si abbinano facilmente sia con un abito elegante che con un jeans.
Tuttavia, esistono delle calzature da donna che non passano mai di moda, basti pensare alle ballerine. Loro, infatti, si rivelano comode da indossare per lunghe ore. Le ballerine rappresentano un classico intramontabile, ideali per chi ama un look sobrio ma raffinato. Pratiche e versatili, si adattano perfettamente sia a un outfit formale che a qualcosa di più casual. Possiamo abbinarle a pantaloni, gonne o vestiti, rendendo dunque facile la creazione di look diversi.
I mocassini, da sempre simbolo di eleganza e raffinatezza, torna prepotentemente di moda quest’anno. Perfetti per un look da ufficio, sono la scelta ideale per chi desidera coniugare stile e praticità. Abbinateli con un pantalone a sigaretta o una gonna midi per un risultato impeccabile.
Tuttavia, se abitate in zone un po’ più fredde e volete sfoggiare delle scarpe da ufficio un po’ più calde, allora vi consigliamo di optare per degli stivaletti. In questo caso però, bisogna prestare una certa attenzione al tipo di calzatura che andrete a scegliere. Caldi e avvolgenti, sono perfetti per proteggere i piedi dalle intemperie senza rinunciare allo stile. Opta per un modello con tacco medio se cerchi un equilibrio tra eleganza e comfort.
  Come abbinare le scarpe al look da ufficio
  Il rientro in ufficio può essere un’occasione per rinnovare il proprio stile e le scarpe giuste possono fare la differenza. Se siete a corto di idee su come abbinare le scarpe ai vostri look da ufficio, ecco alcuni consigli.
Outfit monocromatico, questa è la parola d’ordine. Scegliere un colore e declinarlo in diverse sfumature può essere una soluzione vincente. Per esempio, un look total black potrà essere arricchito da ballerine o mocassini neri lucidi.
Per chi ama sperimentare, potrebbe essere interessante mixare gli stili: abbinate le friulane, dal sapore tradizionale, con un abito più moderno e strutturato.
Infine, giocate con gli accessori: una borsa, una cintura o una sciarpa possono fare la differenza e creare un’armonia con le scarpe scelte, rendendo l’outfit unico e distintivo.
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luposolitario00 · 2 years
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La mia pizza preferita è quella di Pizzeria da Michele.
Comunque lì c’è sempre fila e io vado nel bar di fronte alla pizzeria. Il bar non ha nulla a che fare con la pizzeria. Ma vado lì perché se vai lì e consumi da loro chiedendo la pizza di da Michele, i dipendenti del bar te la vanno a prendere saltando pure la fila. Ma shh🤫 questo i turisti non lo sanno. I dipendenti di quel bar collaborano con il proprietario della pizzeria da Michele. Noi napoletani sappiamo ste cose😂. Non ci mettono poco ma meno rispetto a quelli che fanno la fila davanti alla pizzeria. E poi se stai al bar ti puoi anche sedere quindi non ti tocca star in piedi. E so che molti voi odiano stare in piedi per ore. Quindi se andrete a Napoli ricordatevi di sto trucco.
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Feitan e il mondo dello spettacolo/musica/arte
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-Sappiamo già che Feitan è un fan di Trevor Brown
-Feitan mi sembra una persona a cui piace andare a teatro
-Specialmente con te
-Anche se non so se comprerebbe i biglietti
-Andrete vestiti il più elegante possibile, per sembrare una coppia di ricchi
-Prenderà per te i posti migliori
-Per quanto riguarda il cinema
-Credo che in generale preferisca guardare un film sul divano insieme a te
-Ma se vorrai andare non si opporrà
-Tutto pur di fare qualcosa per te e di renderti felice
-Ma ti porterà sicuramente a vedere un horror
-Così potrai nasconderti tra le sue braccia
-Una volta che il film sarà finito, tu sarai tutta tremante di paura (ovviamente ha scelto il film disponibile più terrificante)
-Continuerà per tutto il tragitto fino a casa, a ripetere che il film non era nulla di così terrificante
-Mentre tu stai letteralmente morendo dentro
-Alla fine quando si sarà divertito a sufficienza, ti prenderà dolcemente tra le sue braccia. Rassicurandoti e dicendoti che niente ti farà mai del male
-Ti porterà a dormire e non ti lascerà andare per nessun motivo
-Quando si tratta di musei è diverso
-Compra i biglietti (vuole sostenere l’autore)
-E pretende da parte tua massimo rispetto per l’artista e le sue opere
-Non che tu oseresti mai mancare di rispetto
-Sarebbe uno dei rari casi in cui Feitan potrebbe veramente arrabbiarsi con te e non parlarti per un po’
-Rispetta assolutamente i tuoi gusti, ma cerca di fare un poccolo sforzo per andare con lui ad una mostra (lo renderebbe davvero felice)
-Questo ovviamente se il tuo gusto non combacia pienamente con quello di Fei
-Ma se avete gli stessi gusti è diverso
-Adora quando commenti con lui le opere
-Il suo cuoricino si scalda quando gli regali cose relative a quell’artista
-Per la musica
-Vedo Feitan come una persona da musica classica
-Probabilmente avete ballato un lento anche più di una volta
-La musica classica lo rilassa e adora averla in sottofondo mentre legge
-Non è un grandissimo fan dei concerti
-Troppa gente ammassata in piedi
-Ma se a te piace andare, sarà più che felice di venire con te
-Ho detto prima che adora la musica classica
-Ma credo che non odi l’Heavy Metal
-Lo ascolterà un po’ di volte
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4-ball · 3 years
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4 capitolo
Cristopher si svegliò un po’ controvoglia, il giorno del matrimonio di sua madre. Era però in ritardo all’appuntamento con Beatrice, programmato prima della cerimonia.
Arrivò da Beatrice al CiakCoffee e stava parlando al telefono.
“Ciao, scusami per il ritardo, ma questa notte non ho chiuso occhio”.
“Non preoccuparti, ho appena ordinato. Che hai fatto ieri sera?”
“Niente di che, ho portato Gin a spasso”.
Il barista arrivò con i caffè, lo yogurt con i cereali al miele e i waffles che ordinavano ogni volta.
“Io sono stata a casa invece, avevo dei libri da studiare.”
“Che libri?”
“Filosofia e Storia”. Beatrice era bella ma anche intelligente Aveva lunghi capelli neri con la frangetta e occhi azzurri. Non era una novità che ogni volta che stavano insieme i ragazzi la notavano.
“C’è il compito di fisica la prossima settimana”- ricordò Cristopher.
“Sì, lo so, voglio stare al passo con lo studio”. Cristopher in realtà non aveva ancora toccato il libro di fisica, per non parlare degli altri.
“Forse è meglio che inizio ad andare”. Chiamarono il barista per farsi portare il conto, e fra lui e Beatrice ci fu uno scambio di sguardi più durevole del solito e Cristopher sorseggiava silenziosamente il caffè quasi per non rovinare il momento fra i due.
“Beatrice, avrà forse cinque o sei anni in più di te.”
“Sono stata solo cortese, e poi ha un bel sorriso, a cosa alludi?”
“Niente, niente, so che ti vuoi scordare al più presto del tuo ex, ma non vorrei che ti addentrassi in storie molto più difficili, se non impossibili”- chiarì Cristopher. Beatrice gli fece un sorriso rassicurante.
•••
Cristopher arrivò in tempo alla cerimonia, e salutò tutti i suoi parenti che stavano entrando in chiesa. Salutò suo cugino Michele e andò a sedersi accanto a lui. Poteva notare suo zio Gianpiero dall’altra parte della chiesa, con una ragazza molto più giovane di lei, probabilmente la sua ennesima fidanzata, sua zia Grazia più avanti a lui, il signore e la signora Sorrone, i genitori dello sposo.
Dopo alcuni minuti di attesa, Gabriella arrivò, con un elegante abito bianco svasato e la marcia nuziale iniziò a suonare, e raggiunse Giorgio, e Cristopher sapeva che stava sorridendo dietro il velo bianco, e sorrise anche lui al pensiero.
Il matrimonio ebbe seguito in una locanda con un’ampia pista da ballo, fuori città, nei pressi del Parco Gigliodoro, uno dei parchi più eleganti di Fontana Moscati, il quartiere più in della città.
Arrivò a salutarlo suo zio Gianpiero e la sua nuova fidanzata, che aveva vent’anni in meno di lui.
“Come va Cristopher? Tutto bene a scuola?”
“Si zio, tutto bene. Ti trovo in gran forma”.
“Bene, bene”. Cristopher gli sorrise poi continuò a sorseggiare un po’ di champagne e a camminare al lato della sala, notando l’assistente del wedding planner che aggiustava dei nastri sulla scala che portava al palco. Conosceva quasi tutti in quella cerimonia. Era molto intima ma gli invitati non erano pochi. Notò Isabella, una ragazza che andava a scuola con lui, e non capiva come fosse imparentato con lei. La ragazza mentre parlava con un invitato notò anche lei della presenza di Cristopher, e gli sorrise. Poi Cristopher continuò a camminare e vide sua zia Grazia a uno dei tavoli in fondo che sembrava un po’ giù di morale.
“Zia, tutto bene?”
“Ciao Cristopher. Sì grazie, mi fanno male solo un po’ i tacchi. Credo infatti che li toglierò e li metterò sotto il tavolo”. Si tolse i tacchi e nascose i piedi sotto il tavolo.
“Tua madre e Giorgio li vedo così bene insieme. Sai forse finalmente ha trovato davvero la sua anima gemella, dopo tre matrimoni”. Rivolse un sorriso a Cristopher e lui rispose di cortesia. Sua madre notò curiosa che Cristopher e sua sorella stavano parlando, rivolgendoli un cenno di sorriso, e continuò a parlare con Giorgio.
“Sai, è difficile trovare la propria metà. Soprattutto se quella metà non pensa minimamente che tu possa essere quella giusta per te.”- continuò zia Grazia.
“E cosa potrebbe pensare, zia Grazia?”
“Purtroppo non sono ancora in grado di capire cosa passi dalla mente delle persone. So solo che l’universo non è sempre buono con tutti”. Cristopher gli sorrise e continuò a camminare. Sua zia Grazia era sempre stata un po’ fuori dal comune.
Mentre il pianista stava suonando un motivo allegro, la corrente saltò e la musica smise di suonare. Da un clima un po’ allarmante, Rodolfo, il wedding planner cercò di calmare tutti quanti.
Dopo un brusio ansioso, si sentì un urlo provenire da un tavolo in fondo. La signora Sorrone era in preda a una crisi, vedendo suo marito sanguinante dal cuore, giù a terra. Tutti iniziarono ad agitarsi, ma qualcuno della sicurezza cercò di calmare le persone. Cristopher cercò di avvicinarsi al luogo del delitto. Tutti erano sconvolti.
Il clima di festa era stato scaraventato in un secondo, dopo il blackout e tutti erano in panico. Arrivò la polizia, la scientifica iniziò a supervisionare il luogo del delitto. L’investigatore iniziò a parlare con la moglie e chi era al tavolo con lui. Cristopher era agitato, e andò da sua madre.
“Cristopher, tutto bene?”. Sua madre era spaventata, ma cercò anche di tranquillizzare Giorgio, che se in apparenza cercava di prendere il controllo, non sembrava molto in sé.
L’investigatore Langretti cercò di richiamare l’attenzione di tutti: “Buonasera signori, mi dispiace di questa tragedia, ma se collaboriamo possiamo chiarire quanto è successo in questa sala”.
“Dovete assolutamente rimanere qui perché l’attentatore potrebbe ancora essere fuori di qui. Inoltre bisognerà fare degli accertamenti e per porvi delle domande, prima dei colloqui individuali. Non ve ne andrete di qui almeno per le prossime tre o quattro ore, prima che la scientifica abbia preso tutti gli indizi necessari e la mia scorta abbia perlustrato tutto l’edificio e il parco.”
Così l’investigatore Langretti fece sedere ogni invitato e li dispose di fronte a lui.
“Da quando è iniziata la cerimonia, qualcuno ha visto qualcuno che non era stato invitato?”. Gli invitati si guardarono intorno.
“Qualcuno che non sembrava avesse buone intenzioni? Parlo anche di chi fa parte del catering, qualcuno vi ha fatto supporre che c’era qualcosa che non andava per il verso giusto?”. Cristopher cercò di rammentare quando vide gli invitati alla cerimonia, e poi di quando arrivarono al parco. La famiglia di Isabella non c’entrava, scoprii dopo che era la figlia del cugino di Giorgio. Altre persone estranee dalla sua famiglia e di quella di Giorgio gli parve non esserci state. Il signor Sorrone era un avvocato, e qualcuno ha voluto scegliere il giorno del matrimonio di suo figlio per fargliela pagare per qualche processo che non gli è andato a genio. Le cause potevano essere molte.
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ravens-writings · 4 years
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Gelido inferno (IV)
Finito di raccogliere i campioni, ritornammo alla jeep e Thomas si mise alla guida.
Il sole stava calando e i ghiacci erano illuminati di luci rosse e arancioni, brillavano come fiamme vive. Il paesaggio mi colpì di nuovo per la sua bellezza e non riuscii a staccare gli occhi dal finestrino per tutta la durata del viaggio.
Quando il sole fu inghiottito dall'orizzonte arrivammo alla base, dove trovammo le ragazze intente a portare nella struttura le scatole contenenti i campioni. Scaricammo tutte le scatole e poi Thomas andò a parcheggiare le due jeep nel garage protetto, per evitare che i veicoli fossero danneggiati dal vento.
Le analisi furono abbastanza veloci, ci occuparono meno tempo di quanto avessimo pensato e perciò decidemmo di organizzare la giornata seguente per poi passare del tempo tutti insieme.
“Domani invertiremo le direzioni: Thomas e Jamie andrete a Sud, io e Sandy andremo a Ovest. Alex starà di nuovo alla base. Va bene?” domandò Elizabeth. Noi annuimmo e Alex aggiunse “io farò dei rilevamenti anche nei dintorni della base, ma starò fuori poco. Dopo riprenderò a sorvegliarvi.” “Hai bisogno di campioni dalle nostre zone? Puoi indicarci cosa e dove prelevare con le trasmittenti.” “Potrebbe essermi utile, facciamo così.”
Il cielo era nuvoloso, la mattina seguente. Terra innevata e nuvole plumbee si fondevano insieme in un'unica distesa grigio-bianca.
“Potrebbe nevicare, vi avviso,” comunicò Alex mentre stavamo avviando le jeep. “Evviva,” commentai sarcastico salendo davanti al volante. Non avevo la minima voglia di guidare con la neve, non al Polo Sud. “Se dovesse nevicare molto, tornate al più presto alla base. Ricevuto?” “Ricevuto,” rispondemmo io ed Elizabeth in coro.
Procedevamo in silenzio, come il giorno precedente. Ma quella mattina era più inquietante e disturbante, con le nuvole che incombevano su di noi come una spada di Damocle.
A meno di cinquecento metri dal luogo di arrivo, vidi davanti a noi un’enorme voragine nera come l’inchiostro. Inchiodai imprecando e le ruote della jeep slittarono pericolosamente.
“James! Che succede?” gridò Thomas aggrappandosi alla maniglia dello sportello. “Guarda!" Indicai il buco davanti a noi e lui spalancò gli occhi, sgomento. “Cosa diavolo è quello?” “Vorrei saperlo. Non è segnato sulla mappa anche se è fottutamente immenso.” “Cosa non è segnato? Che avete trovato?” La voce di Elizabeth irruppe nella radio della jeep. “Vi mandiamo un'immagine.” Scattai una foto e la inviai sul canale di comunicazione tra i veicoli e la base. “Che cosa cavolo è quella roba?” esclamò Alex. “Per non essere segnato sulle mappe potrebbe essere un cratere di un meteorite, ma è troppo strano. I crateri non sono così,” constatò Sandy. “Quanto misura a occhio?” chiese il geologo.
Osservai la zona e cercai di indovinare le dimensioni di quel buco nero. “Potrebbero essere trecento metri, ma non sono sicuro. Forse sono di più o di meno.” “Trecento metri? E non è segnato sulle mappe?” “No, in nessuna.” “Riuscite ad avvicinarvi a piedi e a prendere dei campioni? Non importa più arrivare alla vostra zona di raccolta, prelevate qui. In questo momento è più importante. Per quanto riguarda i campioni normali ci peseremo io e Sandy,” ordinò Elizabeth con voce ferma. “Ricevuto." “Domani andremo tutti lì per vedere cosa possa essere,” aggiunse. “Va bene.”
Elizabeth chiuse la comunicazione, lasciando un silenzio statico inquietante.
Scendemmo dalla jeep e ci avviammo a piedi verso il bordo dell'enorme cratere scuro. Thomas aveva con sé la macchina fotografica per documentare la nostra esplorazione.
A occhio sembrava davvero molto profonda, quindi non poteva essere un cratere da impatto. I bordi della cavità erano frastagliati e rialzati di una trentina di centimetri, forse di più, rispetto al livello del terreno, e dall'interno soffiava un vento possente che ci impediva di avvicinarci troppo. Sembrava quasi caldo, ma non riuscivo a capirlo per via della tuta. Ad un certo punto il terreno tremò, come se ci fosse stato un terremoto, impossibile per quella zona. Io e Thomas barcollammo e ci allontanammo a passo spedito dalla voragine, per evitare di caderci dentro.
“Alex! Ci sei?” esclamò Thomas alla trasmittente. “Ci sono! Che succede?” “C'è stata una scossa di terremoto, l’hai registrata?” “Terremoto lì? Che strano.” Sospirò, poi riprese “non ho rilevato nulla, sicuri che non ve la siate immaginati?” “Siamo sicuri al cento per cento, Alex! La terra ha tremato!” sbraitai esasperato. “Va bene, vi credo! Ma non so cosa dirvi se gli strumenti non hanno rilevato nulla! Cosa avete scoperto a parte il terremoto?” “Non siamo riusciti ad avvicinarci molto alla buca perché tira un forte vento che proviene da dentro.” “Quindi è impossibile che sia un cratere meteoritico. Siete riusciti a vedere quanto è profondo?” “No, ma se riuscissimo a sorvolarlo in un qualche modo, magari con un drone o qualcosa del genere, potremmo stabilire la sua profondità.” “Descrivetemelo.” “I bordi sono rialzati rispetto al terreno, il terreno attorno e all’interno è nero come se fosse bruciato. Non è gelato, il permafrost è inesistente all’interno. Il vento è forte, sembra caldo ma non lo so dire con certezza. Potrei analizzare la composizione chimica dell’aria, ma non penso che ci siano gli strumenti per farlo, alla base.” “No, non ci sono.” “Va bene. Ora procediamo con i campioni.”
Tre ore dopo eravamo tornati alla base e Alex stava analizzando i campioni di rocce che avevamo prelevato. Elizabeth e Sandy tornarono poco dopo e raccontammo loro cosa avevamo visto.
“Ho analizzato i campioni. Le rocce sono normalissime rocce antartiche, non hanno niente di particolare se non uno strato di cenere e materiale parzialmente fuso,” ci informò Alex. “Fuso? Quindi cosa può essere?” chiese Sandy, perplessa. “È come se una palla incandescente abbia fuso tutto quello che c’era lì e sia sprofondata per centinaia di metri. Non è compatibile con un meteorite. E anche se lo fosse, sarebbe stato rilevato da più o meno tutti i satelliti in orbita e dalla strumentazione di tutte le basi antartiche e no.” “Non è possibile che abbia impattato senza che nessun satellite lo rilevasse?” “Impossibile. Un oggetto così grande non passerebbe mai inosservato.” “E allora cos’è se non un cratere? Una bocca di un vulcano?” intervenni. “Vulcani qua? Non credo proprio. Questa zona non è su una faglia o in un punto in cui possano venirsi a formare spontaneamente dei vulcani, nemmeno quelli hotspot. E in ogni caso la zona è monitorata geologicamente ogni giorno, un vulcano non può comparire nel giro di un'ora senza lasciare traccia negli strumenti!” Alex si grattava la guancia, sentivo che era confuso tanto quanto noi soprattutto perché la geologia era il suo campo. “Sentite, non pensiamoci. Almeno per ora. Domani andremo tutti insieme ad analizzare la zona.” Elizabeth riuscì a calmarci con un’unica frase. “Ci terrei a venire anche io,” aggiunse Alex. “Va bene, manterremo la base in stand-by come prima che arrivassimo. Ci tengo ad avervi tutti con me in questa esplorazione, ovviamente se voi siete d’accordo.”
Ci guardammo a vicenda, ma nessun dubbio attraversò i nostri occhi. Eravamo desiderosi di fare luce su quel mistero che tanto ci tormentava e nessuno voleva tirarsi indietro.
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falcemartello · 1 year
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La diva Albrecht, dopo il bagno nei servi sciocchi in quel di Romagna, ha fatto poi tappa a Venezia per farsi un giretto su un motoscafo (sembrerebbe un bellissimo Riva) e poi in gondola.
Non c'era mai stata!
Ma non è andata li per godere della bellezza di quei luoghi, infatti non c'era mai stata prima, il profondo nero della sua anima dubito abbia anche solo gli strumenti base per permetterle di apprezzare la delicata e struggente fantasia dell'arte umana che si trova a Venezia.
L'occasione era ghiotta, infatti la "nuova diva Paradiso" ha fatto tappa per visitare la Biennale di Venezia e per riversare sul suolo italiano, altra melma climatica che puzza peggio di Mefisto!
“Venezia è una meraviglia del mondo, ma questo gioiello del patrimonio europeo è minacciato dal cambiamento climatico. Possiamo agire e preservarlo. Il Nuovo Bauhaus Europeo ci sta mostrando la strada. Questo è il motivo per cui sono qui alla Biennale.
Un appuntamento dedicato ai nuovi modi di vivere e di come andare oltre la convinzione che il futuro dell’umanità sia legato a soluzioni già esistenti, di architetture emergenti per la giustizia climatica, di futuro digitale inclusivo, della nozione di beni comuni globali".
Luperco
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Traduco le ultime parole:
Questo gioiello del patrimonio europeo è minacciato dal cambiamento climatico = Venezia non vi appartiene all'Italia ma a noi elite
Il Nuovo Bauhaus Europeo ci sta mostrando la strada = il Bauhaus è la nemesi dell'architettura unica di Venezia, è l'esatto contrario, è standardizzazione contro arte di pezzi unici ed inimitabili
nuovi modi di vivere = non possederai nulla e sarai felice ma, se non lo sarai felice, non me ne fregherà un fico secco!
andare oltre la convinzione che il futuro dell’umanità sia legato a soluzioni già esistenti = non avete proprio idea di quello che stiamo preparando per voi idioti
architetture emergenti = baraccopoli
giustizia climatica = voi andrete a piedi e noi invece in gondola, motoscafo ed elicottero o jet privato
futuro digitale inclusivo = galera digitale in baraccopoli da 15 minuti
beni comuni globali = quello che oggi è vostro, domani sarà mio
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ill-will-editions · 5 years
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MONOLOGO DEL VIRUS
Lundimatin, 3.16.2020
"Sono venuto a fermare la macchina della quale non trovavate più il freno di emergenza"
Cari umani, cessate le vostre ridicole chiamate alla guerra. Abbassate quegli sguardi vendicativi che mi riservate. Diradate l'alone di terrore del quale circondate il mio nome. Noialtri, virus, dal fondo batterico del mondo, siamo il vero continuum della vita sulla Terra. Senza di noi non avreste mai visto il giorno, proprio come la cellula primordiale.
Noi siamo i vostri antenati, allo stesso titolo delle pietre e delle alghe, e molto più delle scimmie. Siamo dovunque siete e anche dove non siete. Peggio per voi se non vedete nell'universo altro che quanto è a vostra immagine e somiglianza! Ma soprattutto, smettete di dire che sono io a uccidervi. Voi non morite della mia azione sui vostri tessuti, ma della mancanza di cura dei vostri simili. Se non foste stati tanto rapaci tra voi quanto lo siete stati con tutto quello che vive su questo pianeta, avreste ancora abbastanza letti, infermieri e respiratori per sopravvivere ai danni che infliggo ai vostri polmoni. Se non aveste ammassato i vostri vecchi in topaie e i vostri validi in conigliere di cemento armato, non sareste a questo punto. Se l'intera estensione fino a ieri ancora lussureggiante, caotica, infinitamente popolata, del mondo o meglio dei mondi non l'aveste mutata in un immenso deserto per la monocoltura del Medesimo e dell'In-Più, non avrei potuto lanciarmi alla conquista planetaria delle vostre gole. Se dall'inizio alla fine dell'ultimo secolo non foste diventati praticamente tutti copie ridondanti di una sola e insostenibile forma di vita, non vi preparereste a morire come mosche abbandonate nell'acqua della vostra zuccherata civiltà. Se non aveste reso i vostri luoghi così vuoti, così trasparenti, così astratti, siate certi che non mi diffonderei alla velocità di un'astronave. Io non vengo che a eseguire la condanna che voi stessi avete da tempo pronunciato contro voi stessi. Scusate ma siete voi, che io sappia, ad aver inventato il nome di "Antropocene". Vi siete intestati tutti l'onore del disastro: adesso che si compie è troppo tardi per rinunciarvi. I più onesti tra voi lo sanno bene: io non ho altro complice che la vostra organizzazione sociale, la vostra follia della "grande scala" e la sua economia, il vostro fanatismo per il sistema. Solo i sistemi sono "vulnerabili". Il resto vive e muore. Non vi è "vulnerabilità" che per quello che tende al controllo, alla sua estensione e al suo perfezionamento. Guardatemi bene: io sono solo il rovescio della Morte regnante.
Smettetela dunque d'incolparmi, di accusarmi, d'inseguirmi. Di fare blocco contro di me. Tutto questo è puerile. Vi propongo un cambio di sguardo: vi è un'intelligenza immanente alla vita. Nessun bisogno di essere un soggetto per disporre di una memoria o di una strategia. Nessun bisogno di essere sovrano per decidere. Anche batteri e virus possono fare il bello e il cattivo tempo. Vedete perciò in me un salvatore invece che il vostro becchino. Liberi di non credermi, ma sono venuto a fermare la macchina della quale non trovavate più il freno di emergenza. Sono venuto a sospendere il funzionamento del quale eravate ostaggi. Sono venuto a rendere manifesta l'aberrazione della "normalità". «Delegare la nostra alimentazione, la nostra protezione, la nostra capacità di prenderci cura del nostro regime di vita ad altri è una follia"... «Non c'è tetto del deficit, la salute non ha prezzo»: vedete come faccio sciogliere la lingua e lo spirito dei vostri governanti! Vedete come ne svelo il ruolo reale di miserabili truffatori, per di più arroganti! Vedete come d'un tratto si appalesano non solo superflui ma dannosi! Voi non siete per essi che supporti alla riproduzione del loro sistema, ossia ancora meno che schiavi. Persino il plancton è trattato meglio di voi.
Guardatevi però dal caricarli di rimproveri, dall'incriminare le loro insufficienze. Accusarli d'incuria è ancora considerarli più di quanto meritano. Domandatevi piuttosto come avete potuto trovare tanto confortevole farvi governare. Vantare i meriti dell'opzione cinese contro quella britannica, della soluzione imperial-legalitarista contro il metodo liberal-darwinista, significa non capire nulla dell'una e dell'altro, dell'orrore di entrambi. Fin da Quesnay i "liberali" hanno sempre guardato con invidia all'impero cinese; e continuano. Quelli sono fratelli siamesi. Che l'uno vi confini nel vostro interesse e l'altro in quello della "società", essi pervengono comunque a vanificare la sola condotta non nichilista: prendersi cura di sé, di chi si ama e di quel che si ama in chi non si conosce. Non lasciate che quanti vi hanno precipitato nel baratro pretendano di farvene uscire: non faranno che prepararvi un inferno più perfezionato, una tomba ancora più profonda. Il giorno che potranno, faranno pattugliare ai militari anche l'aldilà.
Ringraziatemi piuttosto. Senza di me, per quanto tempo ancora avrebbero fatto passare per necessarie tutte queste cose non questionabili e che sono ad un tratto sospese per decreto? La globalizzazione, i concorsi, il traffico aereo, i vincoli di bilancio, le elezioni, lo spettacolo delle competizioni sportive, Disneyland, le sale fitness, la maggior parte dei commerci, il parlamento, l'accasermamento scolastico, i raduni di massa, l'essenziale degli impieghi di ufficio, tutta questa socialità ebbra che non è altro che il rovescio della solitudine angosciata delle monadi metropolitane: tutto ciò è quindi senza necessità, una volta che si manifesta lo stato di necessità. Ringraziatemi della prova di verità delle prossime settimane: andrete infine ad abitare la vostra vita, senza le mille scappatoie che, bene o male, reggono in piedi ciò che in piedi non ci sta. Senza rendervene conto non avete mai traslocato nella vostra esistenza. Siete tra gli scatoloni e non lo sapete. Andrete ormai a vivere con i vostri cari. Andrete ad abitare a casa vostra. Cesserete di essere in transito verso la morte. Forse odierete vostro marito. Forse vomiterete i vostri figli. Forse vi prenderà la voglia di far saltare il decoro della vita quotidiana. A dire il vero, voi non siete più al mondo, in queste metropoli della separazione. Il vostro mondo non è più vivibile in alcuni suoi punti se non a patto di dover fuggire senza tregua. Bisognava stordirsi di movimento e di distrazioni tanto la bruttezza aveva guadagnato in presenza. E il fantomatico regnava tra gli esseri. Tutto era diventato talmente efficace che niente aveva più senso. Ringraziatemi per tutto ciò, e benvenuti sulla Terra!
Grazie a me, per un tempo indefinito, voi non lavorerete più, i vostri figli non andranno a scuola, e tuttavia sarà il contrario delle vacanze. Le vacanze sono lo spazio che bisogna arredare ad ogni costo aspettando il previsto ritorno a lavoro. Ma qui, ciò che si apre davanti a voi, grazie a me, non è uno spazio delimitato, è un'immensa assenza. Io vi disopero. Niente vi dice che il non-mondo di prima ritornerà. Tutta questa assurdità redditizia forse finirà. A forza di non essere pagati, cosa c'è di più naturale se non smettere di pagare il padrone di casa? Per quale motivo dovrebbe ancora versare le rate alla banca chi non può di fatto più lavorare? Non è da suicidio, in fin dei conti,vivere lì dove non si può neanche coltivare un orto? Chi non ha denaro non smetterà di certo di mangiare, e chi ha del ferro ha del pane. Ringraziatemi: vi pongo davanti al bivio che struttura tacitamente le vostre esistenze: l'economia o la vita. Tocca a voi giocare. La sfida è storica. O i governanti vi impongono il loro stato d'eccezione, o voi inventate il vostro. O voi vi aggrappate alle verità che vengono a galla, o mettete la testa sotto il patibolo. O impiegate il tempo che vi do ora per figurarvi il mondo di dopo a partire dalle lezioni del collasso in corso, o quest'ultimo finirà di radicalizzarsi. Il disastro cessa quando cessa l'economia. L'economia è il devasto. Era una tesi prima del mese scorso. Ora è un fatto. Nessuno può ignorare di quanta polizia, sorveglianza, propaganda, logistica e telelavoro avranno bisogno per respingerlo.
Di fronte a me, non cedete né al panico né alla negazione. Non cedete alle isterie biopolitiche. Le settimane a venire saranno terribili, opprimenti, crudeli. Le porte della Morte saranno spalancate. Sono il più devastante prodotto del devasto della produzione. Vengo a portare il niente ai nichilisti. L'ingiustizia di questo mondo non sarà più urlante. È una civiltà e non voi che vengo a sotterrare. Quelli che vogliono vivere si devono fare delle abitudini nuove, e che saranno loro proprie. Evitarmi sarà l'occasione di questo reinventarsi, di questa nuova arte della distanza. L'arte di salutarsi, nella quale alcuni erano abbastanza strabici per vederci la forma stessa dell'istituzione, presto non obbedirà più ad alcuna etichetta. Segnerà gli esseri. Non fate questo per “gli altri”, per “la popolazione”, o per “la società”, fatelo per i vostri. Prendetevi cura dei vostri amici e dei vostri amori. Ripensate con loro, sovranamente, una forma giusta della vita. Fate dei cluster di vita buona, estendeteli, io non potrò niente contro di voi. Questo non è un appello al ritorno massiccio della disciplina ma a quello dell'attenzione. Non alla fine di ogni spensieratezza ma a quella di ogni negligenza. Che altro modo mi resta per ricordarvi che il saluto è in ogni gesto? Che tutto è nel minuscolo.
Mi sono dovuto arrendere all'evidenza: l'umanità si pone solo le domande che non può più non porsi.
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mariposasky · 5 years
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Scomparso - Cap. 15
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Introduzione - Cap. 1 - Cap. 2 - Cap. 3 - Cap. 4 - Cap. 5 - Cap. 6 - Cap. 7 - Cap. 8 - Cap. 9 - Cap. 10 - Cap. 11 - Cap. 12 - Cap. 13 - Cap. 14
- Fantasma?- ripeté Donald sorpreso. L'amico con la maglietta azzurra annuì vigorosamente.
- Mio padre ne ha sentito parlare da un cliente. Dice che stava facendo un giro nel bosco quando si è sentito osservato. Si è subito girato allarmato, appena in tempo per vedere qualcosa muoversi e fuggire. Ha tentato di rincorrerlo, ma poi si è accorto che questa “persona” stava passando attraverso alberi e arbusti, e l'istante dopo è scomparso nel nulla. Gli è venuto un gran spavento quando si è reso conto di aver appena visto un fantasma.
- Un fantasma qui a Quack Town? È spaventoso!- disse Betty abbracciandosi per i brividi- E se venisse nelle nostre case?
Tom era ugualmente preoccupato anche se non diceva niente.
- È assurdo- fece Millicent, la persona del gruppo più realista- Non esistono i fantasmi. Quel tipo avrà semplicemente visto male.
- Ma non è successo solo a lui- spiegò Louis di fronte all'amica scettica- Altri due clienti hanno dato testimonianze simili.
- Coincidenze- sminuì la paperetta alzando le spalle- O si saranno fatti influenzare dagli altri.
- Forse sì... - Donald si toccò il mento pensieroso. Millicent lo guardò inquieta, ogni volta che lui assumeva quell'espressione, era segno di guai- O forse ci troviamo davanti a un caso di manifestazione spettrale. Vi ricordate che Amazing Papers ne aveva parlato qualche numero fa?
- Sì, hai ragione- concordò Louis- C'era anche un articolo che spiegava come liberare una casa dai fantasmi.
- Se si tratta davvero di un fantasma, vorrebbe dire che qualcosa lo trattiene qui...
- Oh no, non di nuovo...- Millicent si toccò la fronte attendendo l'inevitabile.
- E se noi scopriamo cos'è, potremmo aiutarlo e...
- Forse ha perso un oggetto- ipotizzò Louis.
- O una ricetta di qualche dolce- ipotizzò Tom.
- O un tesoro!- continuò Donald. I tre maschietti si sorrisero emozionati- E se lo aiutiamo, magari potremmo averne una parte!
- … lo sapevo- borbottò Millicent guardando il gruppetto che apriva uno scatolone con le riviste di Amazing Papers e le sfogliava in cerca di informazioni.
- Non mi sento sicura- ammise Betty preoccupata- E se ci attaccasse? O ci perseguitasse? Non lo voglio in casa mia.
- Betty, non preoccuparti per questo. Non può succedere, perché... i fantasmi non esistono!- disse Millicent con tono di rimprovero ai maschietti.
- I fantasmi esistono!- insistette Donald.
- Come no- alzò gli occhi al cielo- Andiamo ragazzi, non è la prima volta che ci passiamo. Quante volte ci avventuriamo in missioni spinti da voci di paese, per poi scoprire che erano solo equivoci? Solo ieri lo sceriffo Marble ci ha raccomandato di non fare altri danni.
- Ma noi non faremo niente di pericoloso. E finché non ci proviamo, come possiamo sapere che non c'è del fondo di verità in quelle voci? O forse hai paura?- la guardò con un sorriso di sfida.
- Non è questo, io...- li guardò e poi sospirò toccandosi la fronte- Ma è un inutile spreco di fiato, perché ci andrete lo stesso. E per quanto sia tentata di rimanerne fuori, verrò con voi.
- È sempre bello averti con noi- Donald batté una pacca sulla spalla dell'amica.
- Ma solo per dimostrarvi che vi sbagliate- precisò. Donald fece spallucce.
- Come preferisci. Ora pensiamo a un piano...
Il gruppetto annuì e insieme pianificarono la ricerca. Per fortuna lì dentro il granaio avevano tutto lo spazio per le loro riunioni segrete. Alla fine decisero che ci sarebbero andati il giorno dopo, perché era un giorno di festa e non avrebbero insospettito i genitori se stavano tanto fuori.
Così l'indomani Donald si svegliò alle prime ore del mattino per preparare il suo zainetto per la gita. La riempì di oggetti e una mappa. Poi scese in cucina per fare colazione.
Trovò sua nonna davanti ai fornelli impegnata a fare conserve di marmellata. Sulla tavola c'era già la colazione ad aspettarlo. Donald salutò e iniziò a mangiare.
- Quindi oggi andrai in giro con i tuoi amici?- si informò la nonna mentre girava il mestolo.
- Sì, io e gli altri dobbiamo fare una ricerca- raccontò lui- Staremo via qualche ora.
- Una ricerca? Per la scuola?- si girò a guardarlo incuriosita. Lui bevve un sorso di latte cercando di evitare il suo sguardo diretto.
- Ehhh, quasi...
Lei lo osservò per un altro istante, per poi tornare ai suoi fornelli.
- D'accordo. Ma fai attenzione e non tornare tardi.
Lui sospirò sollevato senza farsi vedere. Poi salutò e tornò in stanza per prendere il suo zainetto. Scendendo le scale si soffermò a pochi gradini dalla fine della scalinata a osservare la papera bionda concentrata a tenere d'occhio più pentole sul fuoco. Non si accorse neanche del paperotto che la stava osservando in silenzio.
Donald guardò il profilo della nonna, l'espressione stanca sul suo viso, il sudore sulle sue piume per il vapore e la lieve curvatura delle spalle.  
Come ogni mattinata, l'aveva vista svegliarsi molto presto per sbrigare i lavori della fattoria. E poi tornare a casa per sbrigare le altre faccende di casa.
Avrebbe avuto bisogno di un aiutante, qualcuno che le alleggerisse il peso del lavoro. Ma aveva sempre rifiutato, dando come risposta che era abbastanza forte per mandare avanti la fattoria da sola e prendersi cura di un nipotino.
La verità, sospettava, è che non ci fossero abbastanza soldi per poter assumere qualcuno. Non finché avrebbe avuto un paperotto sotto il suo tetto.
Abbassò lo sguardo e socchiuse gli occhi.
Una immagine fugace tornò alla sua mente, due paperi di spalle che uscivano da una porta e una luce accecante che li inghiottiva facendoli scomparire.
Riaprì gli occhi e tornò a guardare la nonna. Sul suo becco un accenno di sorriso malinconico, forse distratta da qualche ricordo fugace. Forse ricordando qualcuno che non c'era più in quella casa.
Strinse con forza le cinghie dei spallacci e serrò il becco mentre scendeva gli ultimi scalini e si avviava verso la porta. Fuori di casa c'era un bel tempo.
I suoi amici lo stavano aspettando agli inizi del bosco, in un punto meno frequentato dagli adulti, per evitare di dare spiegazioni.
Quando li raggiunse, erano tutti lì con lo zainetto. Quasi si preparassero a una scampagnata.
- Ce ne hai messo di tempo melanzana- scherzò Tom.
Donald lo ignorò e insieme entrarono dentro il boschetto seguendo un percorso che avevano tracciato nella loro mappa e che gli permetteva di non addentrarsi troppo e perdersi.
Passarono il tempo camminando e cercando di attirare il fantasma in vari modi così come pianificato e suggerito da Amazing Papers. Dopo due ore si fermarono in una zona d'erba per riposarsi e mangiare il loro pranzo al sacco. Donald nel frattempo si sdraiò su quella distesa d'erba a pancia in su e tenendo lo sguardo al cielo. Tra i rami degli alberi si potevano vedere le nuvole spostarsi nel cielo.
- Credi che troveremo davvero un fantasma?- chiese Louis un po' sfiduciato- Sono già due ore che cerchiamo.
- Certo. Sarà qui da qualche parte.
- Non è che se ne sarà andato?- chiese Tom addentando l'ennesimo panino.
- E dove? Non può semplicemente prendere e andarsene in giro senza che altri lo vedano.
- È pur sempre un fantasma.
Donald sospirò, mentre udì a distanza Millicent borbottare. Non era la prima volta che lei si mostrava scettica per i suoi piani, ma poi le passava e collaborava con loro. Quindi la lasciò stare, si sarebbe ricreduta quando l'avrebbero trovato.
- Forse non lo stiamo cercando bene...- ipotizzò Donald pensieroso.
Aveva creduto che sarebbe stato facile, che il fantasma si sarebbe presentato davanti a loro senza dover faticare per scovarlo. Perché aveva bisogno del loro aiuto, giusto?
Ma forse aveva preso troppo alla leggera la ricerca.
Ripresero a camminare e cercare con più tenacia, ma nuovamente dopo due ore erano a mani vuote. Avevano girato sui loro passi e si stavano spingendo più in là di quanto pianificato. Ma ancora nessun indizio.
- Possiamo fermarci un attimo?- chiese Betty con il fiatone- Ho i piedi a pezzi.
- Ancora?- protestò Donald girandosi verso il gruppetto dietro di lui- È la terza volta che ci fermiamo.
- Oh, scusami tanto se non sono fatta di roccia come te- commentò sarcastica la biondina- Non avevamo in programma di camminare così tanto.
- Io devo fare rifornimento di cibo- disse Tom mentre capovolgeva il suo zaino facendo uscire poche briciole- Ne ho bisogno per ricaricarmi di energia.
- Ti sarai mangiato come sei panini, non ti bastano?- disse contrariato Donald.
- Erano sette, per la precisione. E no, erano solo uno spuntino. Come speri possa affrontare il viaggio senza la dose giusta di energia?
- Hanno ragione loro- intervenne Louis guardando il resto del gruppetto- Sono ore che ci muoviamo, senza risultato. Forse Millicent ha ragione, ci siamo emozionati per delle voci...- lo guardò dispiaciuto- Forse dobbiamo prenderci una pausa o magari ritornare un'altra volta.
- No, ormai siamo qui- insistette Donald- Non possiamo arrenderci proprio ora.
- Stiamo solo perdendo tempo. I fantasmi non esistono- disse Millicent rivolta a Donald.
- Invece esistono!
- Ah sì? Ne hai mai visto uno per esserne così convinto?
Donald abbassò lo sguardo e si toccò il braccio.
- … no. Ma questo non significa che non esistano.
- Perché continui a insistere!
- Perché so che è così!
- Smetti di essere così testardo per una volta!
- Non puoi capire!- disse arrabbiato- Nessuno di voi ci tiene abbastanza, per questo non l'abbiamo trovato!
- Vuoi dire che è colpa nostra?- disse risentita Betty.
- Se non volevate venire, bastava dirlo! Posso cercarlo da solo!- sbuffò e diede le spalle agli amici incrociando le braccia risentito.
Il gruppetto si guardò tra di loro intristiti e indecisi sul da farsi. Donald sentì solo il rumore dei loro piedi muoversi dietro di lui, come per allontanarsi. Donald solo sospirò, quasi pentendosi di aver alzato la voce, ma ormai non poteva rimangiarsi la parola.
Non potevano capire.
Quel fantasma forse girovagava da anni senza che qualcuno lo aiutasse. Senza che qualcuno gli permettesse di porre fine al suo girovagare. Alla ricerca di qualcosa che non avrebbe mai trovato.
Qualche passo e alla sua destra si affiancò una paperetta dai capelli neri. Quasi si aspettò che dicesse le famose parole “te l'avevo detto”, però lei non parlò subito.
- Perché lo fai? Perché è così importante per te?- fece lei guardando un punto impreciso- Sei sempre stato un tipo fantasioso, lo sappiamo, ma perché questa volta ti intestardisci così?
- Lo stai facendo anche tu- ribatté, volendo evitare di rispondere- Io sento che siamo vicini. Se solo tu provassi a fidarti...
- Ma Donald... i fantasmi non esistono- disse lei con voce spezzata- Vorrei... vorrei tanto crederci. Ma non posso...
E solo quando si girò a guardarla, comprese. Comprese quanto si fosse comportato come un insensibile.
- Ciò che si è perso, non può tornare...- continuò a dire lei. La sua espressione rivolta a un punto in lontananza era triste e malinconica. Un espressione a lui familiare.
Che ne sarà ora di noi?
Donald abbassò lo sguardo dispiaciuto. Era così concentrato nella sua ricerca, che non aveva tenuto conto dei sentimenti di Millicent. Era passato solo qualche mese dalla morte del nonno di lei.
Millicent era sempre stata una bambina con i piedi ben piantati a terra. Ciò non significava che non credeva all'esistenza dei fantasmi... bensì che non voleva accettare la loro esistenza. Perché non voleva illudersi che dopo la morte ci fosse vita. Avrebbe sconvolto le sue certezze.  
Uno dei motivi per cui Donald coinvolgeva i suoi amici nelle avventure, era per divertirsi insieme. Ma se questo doveva farli soffrire, forse non ne valeva la pena.
Sospirò e guardò l'amica.
- … mi dispiace.
Millicent si girò a guardarlo e gli sorrise allungando la mano per stringergliela.
- Dispiace anche a me.
- E a noi.
Donald si girò e trovò i suoi amici ancora lì. Non se n'erano andati.
- Siamo una squadra, Donald. Non potremmo mai abbandonarti.
- … ragazzi.
Il paperotto guardò quasi commosso gli amici. E si sentì uno sciocco a essersi comportato così.
Forse non avrebbe trovato il fantasma e neanche un tesoro, ma si sentiva fortunato ad avere amici.
Si era fatto trascinare da un insieme di sentimenti ed eventi, ma ora non aveva più importanza. Non quando aveva davanti a lui il motivo per mettere da parte quelle illusioni.
- Torniamo a casa- disse infine Donald con un sorriso sereno.
Gli amici si guardarono tra di loro e annuirono contenti. Insieme fecero marcia indietro e camminarono per uscire dal bosco.
D'improvviso però sentì una strana sensazione sulle piume che lo fece bloccare di colpo. Si voltò incuriosito da quella sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando. Nel momento che si girò un fugace scorcio d'immagine attirò la sua vista. Sfregò gli occhi come se si fosse trattato di una allucinazione.
- Cosa succede?- chiese Millicent vedendolo guardarsi indietro.
Gli altri amici erano più avanti di loro e non si erano accorti dei due paperotti che erano rimasti indietro.
Donald non rispose subito alla domanda dell'amica, perché era concentrato nei suoi pensieri. Poi come se qualcosa si fosse acceso in lui, si voltò a guardarla.
- Io... io devo andare.
- Dove?- chiese allarmata vedendolo allontanarsi di qualche passo da lei. Temeva che qualche altra assurda idea gli fosse scaturita in testa.
Lui si toccò dietro la testa, come impacciato nel dare spiegazioni ma desideroso di muoversi subito.
- Mi sono appena accorto di aver lasciato indietro qualcosa...
- Aspetta, avviso gli altri e andiamo insieme.
- No, faccio da solo- scosse le braccia per fermarla. Poi guardò negli occhi diffidenti dell'amica- Non preoccuparti, ci metterò qualche minuto e... tu vai pure.
- Sei sicuro di non perderti?
- Sì, sì... ci vediamo domani!- e scappò via.
Millicent lo guardò correre via, ma per quanto non si sentisse rassicurata dalla sua risposta affrettata decise questa volta di lasciarlo andare. Non si poteva mettere nei guai solo per andare a prendere qualcosa, giusto?
Donald corse dietro quella sagoma che si muoveva velocemente superando i vari ostacoli del bosco con un agilità e sicurezza soprannaturali. Cercò di stargli dietro e non perderlo di vista, anche se non poteva fare a meno di inciampare qua e là, non si accorse neanche di essere uscito dal sentiero sicuro e di essersi avventurato in zone pericolose.
Voleva raggiungerlo, doveva farcela, ma il bosco si faceva sempre più oscuro e più intricato di rami, i suoi occhi riuscivano a malapena a vedere qualcosa svolazzante. Ma sapeva che era lui, il fantasma che tanto si parlava.
- Aspetta!- gridò al fantasma, nella speranza che si fermasse.
Perché lo fai?
Forse avrebbe dovuto dire la verità a Millicent e agli altri, in fondo lo avevano seguito in quell'impresa, come in tante altre. E lui era grato a loro per la fiducia che sempre gli davano.
Eppure... in quell'istante che notò la presenza del fantasma, una parte di lui lo fece tacere di fronte ai suoi amici.
E se si trattava di un altro falso allarme? E se era solo frutto della sua immaginazione?
Non se la sentiva di vedere un'altra volta nei loro volti la delusione.
Perché questa volta ti intestardisci così?
Non lo sapeva... non sapeva spiegare il perché della sua ossessione. Era solo una voce di paese. Non che in passato non si fosse ossessionato ad altri misteri, alieni, mostri, fantasmi... ma questa volta era diverso. Era come se la curiosità avesse riaperto una speranza in lui. O forse era una necessità, dovuta agli ultimi eventi.
- Voglio solo aiutarti, non scappare!
Il fantasma non si era fatto vedere in tutte quelle ore, perché proprio ora doveva farlo? Stava aspettando qualcosa? O forse... il fantasma stava aspettando che lui si trovasse da solo per farsi vedere?
Ciò che si è perso, non può tornare.
“Non è vero” avrebbe voluto obiettare alla sua amica. Ma di fronte al suo sguardo, non se l'era sentita. Perché neanche lui ne era ormai così sicuro. Le sue speranze di trovare qualche traccia... qualcosa che gli confermasse che loro ci fossero ancora...
Perché era così difficile, anche a distanza di tempo, così difficile accettarlo.
Solo se avesse raggiunto quella sagoma sfuggente, solo nel momento che lo avrebbe avuto davanti, solo in quel momento si sarebbe messo il cuore in pace.
- Io... io mi chiamo Donald, Donald duck!
Si fermò per prendere fiato e si guardò intorno. Era bastato un attimo di distrazione e lo aveva perso di vista mentre scavalcava un tronco d'albero.
- È per me che sei qui?- parlò al vuoto- Fatti vedere!
Abbassò lo sguardo e strinse le mani con frustrazione. Non voleva... non voleva ancora arrendersi...
- … per favore.
“Dammi un motivo per afferrarmi a quella speranza”  
- … Donald?- fece una voce alle sue spalle.
Si girò di scatto e vide una figura venirgli incontro e fermarsi a pochi passi da lui, la stessa che aveva rincorso qualche secondo prima. Spalancò gli occhi osservando quella figura oscurata dalle ombre degli alberi. Era incredulo, ma era lì, e aveva la stessa espressione sorpresa che doveva avere lui in quel momento.
- … mi conosci?- chiese Donald.
La figura rimase ferma nella sua posizione senza parlare, solo a osservare il paperotto. Sembrava paralizzato.
Donald cercò di scrutarlo dietro quella penombra. Aveva sembianze di un papero adulto, anche se i contorni sfuocati. Il volto non si vedeva bene perché era come coperto da qualcosa. Ma i tratti gli ricordavano qualcosa, no qualcuno... qualcuno di molto familiare.
Il cuore iniziò a battergli molto forte.
- Tu...
Ma un istante dopo la figura misteriosa scattò indietro e si diede nuovamente alla fuga.
- No, non andartene!- riprese a corrergli dietro.
Ma la figura non si fermò, non rimase ad aspettarlo.
Se non vi vado a genio, potete andarvene!
La famiglia porta solo guai!
Cosa ne sarà ora di noi?
Allungò la mano per cercare di afferrare il bordo del suo mantello svolazzante.
- Papà, non lasciarmi!- gridò con tutta la voce e le lacrime che offuscavano la vista.
La sua mano afferrò il vuoto, facendolo sbilanciare in avanti e cadere. Alzò subito la testa, giusto per vederlo attraversare gli alberi e gli arbusti e scomparire nell'oscurità del bosco, come se il suo corpo fosse inconsistente, fatto d'aria, una proiezione della sua essenza... come un fantasma.
- Papà!- gridò nuovamente, rimettendosi in piedi e correndo alla cieca. Ma non lo vedeva più ormai.  
Perché è così importante per te?
Salì in gran fretta su una grande roccia, senza far caso allo strato di muschio su di esso. I suoi piedi scivolarono e perse l'equilibrio.
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aliskills · 6 years
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"Questa assurda corsa per dimostrare a nessuno di essere qualcuno".
Non capisco cosa ve ne fate del parere degli altri. Ditemi, a quello che volete voi ci pensate mai?
Dite o fate davvero qualcosa che sia per voi stessi? O tutto è studiato per sentirvi migliori agli occhi degli altri?
Sappiate che così non andrete lontano. Gli altri prima o poi troveranno la loro strada e se ne fregheranno di voi o del vostro parere.
E voi?
Vivrete con migliaia di rimpianti e rimorsi. E vi sentirete soltanto persone vuote. Senza aver avuto uno scopo ben preciso nella vita, soltanto quello di accontentare gli altri e di fare bella figura.
Come fate a stare bene guardandovi allo specchio?
Come fate ad avere la coscienza pulita?
Come fate a non saper prendere una scelta che non sia dettata dalla paura di deludere gli altri?
Ma poi chi saranno mai questi altri? Gente migliore di voi? Non credo.
Non è migliore colui che giudica, colui che incalza, colui che si prende gioco di voi e della vostra felicità.
Smettetela di fingere pubblicamente. E' ridicolo. Vi porterà soltanto a star male a lungo andare. 
Smettetela di dover dare spiegazioni.
Smettetela di precludervi ciò che vi far stare bene a causa di terze persone.
Smettetela di sentirvi da meno.
Non annullatevi.
Abbiate il coraggio di essere più forti, di non pensare al passato ma solo al presente, di non fermarvi al primo ostacolo.
Abbiate il coraggio di provare, non importa se andrà male, vorrà dire che dovrete riprovarci.
Smettetevela di nascondervi dietro a una maschera e provate ad essere più voi stessi, senza la costante paura di ciò che potrebbero pensare gli altri.
Siate fieri delle vostre decisioni. Perché un giorno gli unici con cui dovrete fare i conti sarete voi. E gli scheletri che vi portate nell'armadio. 
E stiate certi che nel momento in cui verrà capito il vostro intento, la vostra vera natura, nessuno vi vorrà più tra i piedi.
Chi vorrebbe un burattino della società?
Pieno di pregiudizi?
Uno che non si assume le proprie responsabilità e le scarica sull'altro?
Nessuno.
Però c'è da riconoscervi il fatto che siate molto bravi a fingere. La gente vi crede proprio.
Ma che utilità ha?
Illudete soltanto il prossimo del fatto che voi possiate essere una brava persona ma con il passare del tempo vi rivelerete per quello che siete. 
Facendo solo male all'altro. 
Confondendolo.
A tal punto che egli si chiederà quale fosse il vero voi, se quello influenzabile o quello deciso e sicuro di sé.
Dunque, quale siete?
"Vi condannate alla mediocrità per timore del giudizio degli altri. A questo punto tanto vale nascondersi per sempre".
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sciatu · 6 years
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MATRIMONIO IN SICILIA 
Pictures from = 1) by Antonio Fenga ; 2) by Gianni mania 3) by Marco Ficili, 4) , 5)  by Wedding in Sicily; 6) by Yanik Zufur ; 7) by Marco Ficili ; 8) by operaweddingitaly 9) by matrimonio.com; 10) by Maria Martius
Se ti risposerai ancora, sarò io il tuo maestro di cerimonie! Nei paesi nascosti tra i monti farò tessere alle vecchie nonne, trini e merletti delicati come la rugiada o i petali delle margherite con cui cucirti un vestito dal colore della luna, amica degli amanti e raccoglierò per te nei grandi giardini di limoni un bouquet di zagara profumata che arricchirò con gelsomini appena fioriti alle prime luci del sole. Sceglierò un luogo che nessuno ha mai visto per portarvi a promettervi amore, un luogo eterno come la vostra promessa come i grandi antichi templi, un luogo festoso come il vostro amore  come un antico teatro, un luogo forte ed invincibile come un castello perché così sarà la vostra fedeltà, un luogo ricco e lussuoso come un leggendario albergo perché così saranno i vostri domani, oppure una splendida isola circondata dal mare, ricca e feconda perché così saranno i vostri giorni futuri dove amore chiamerà amore, ed ogni giorni raccoglierai un sorriso; oppure sceglierò una grande caotica città che ai tuoi piedi aspetterà il vostro “Si” anche se voi non vi perderete mai nel suo caos, non lascerete mai che le vostre anime si sleghino sciogliendosi tra i vicoli rumorosi, non permetterete mai che i vostri cuori si dimentichino l’uno dell’altro nella confusione del giorno, resterete insieme per sempre, legati d’amore, con le vostre anime innestate una nell’altra a dare i fiori della vostra gioia e i frutti della vostra bellezza. Mentre ve ne andrete tra nuvole oscurate dal tramonto, vi donerò delle grandi ali, così lui ti porterà in alto, vicino alla luna e guardandoti negli occhi, ti darà il bacio di una vita. Chiuderai gli occhi per sentire il suo sapore di miele e di fuoco, di fiori e di tuono e ti sentirai cadere dentro la lava di porpora del vulcano. Scoprirai però che quella lava è in realtà solo petali di rosa perché in quel fuoco tra le sue braccia morirai mille volte e mille volte lui ti donerà la vita fino a quando non aprirai gli occhi e ti specchierai nei suoi occhi generosi come uva nera, luminosi comi ossidiana, indimenticabili come una notte d’amore vero ed allora, tra brindisi e dolci, inizieremo la festa che durerà una vita così che tutti ricorderanno il tuo secondo matrimonio, come il più bello mai visto, dove solo la tua felicità era più grande del suo sfarzo e grandezza.
If you still remarry, I will be your master of ceremonies! In the villages hidden in the mountains I will weave old grandmothers, trini and delicate lace like the dew or the petals of daisies with which to sew a moon-colored dress, lovers’ friend and I will gather for you in the large lemon gardens a bouquet of scented orange blossom which I will enrich with freshly planted jasmine in the first light of the sun. I will choose a place that no one has ever seen to bring you to promise you love, an eternal place like your promise like the great ancient temples, a festive place like your love as an ancient theater, a strong and invincible place like a castle because it will be your loyalty, a rich and luxurious place like a legendary hotel because this will be your tomorrow, or a beautiful island surrounded by the sea, rich and fertile because this will be your future days where love will call love, and every day you will gather a smile; or I will choose a big chaotic city that at your feet will wait for your “Yes” even if you will never lose in its chaos, you will never let your souls melt away melting into the noisy lanes, you will never allow your hearts to forget one another in the confusion of the day, you will remain together forever, bound with love, with your souls grafted into each other to give the flowers of your joy and the fruits of your beauty. As you go through clouds obscured by the sunset, I will give you big wings, so he will take you up, near the moon and looking into your eyes, he will give you the kiss of a lifetime. You will close your eyes to feel its taste of honey and fire, flowers and thunder and you will feel yourself falling into the purple lava of the volcano. You will find out, however, that that lava is actually only rose petals because in that fire in his arms you will die a thousand times and a thousand times he will give you life until you open your eyes and you will mirror in his eyes generous as black grapes, bright like obsidian, unforgettable as a night of true love and then, between toast and sweets, we will start the party that will last a lifetime so that everyone will remember your second marriage, as the most beautiful ever seen, where only your happiness was greater of its splendor and grandeur.
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