#anche le donne ridono
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E mi dica...
oltre al Luglio più caldo degli ultimi 100mila anni,
alla notizia che l' ultima fiammata di Caronte è in arrivo il ciclone Circe che trasformerà l’estate in autunno per qualche giorno, ma poi si tornerà a bollire con le cartine meteo tutte rosse ma con le temperature uguali allo scorso anno,
dopo aver letto che nelle grotte del Circeo l'uomo di Neanderthal sfuggì al clima impazzito,
che le mascherine per le mucche filtrano il metano e si vince la sfida climatica,
che la CO2 sta facendo più morti del covid e della spagnola del 1918,
all''eco-ansia che ti assale quando hai comprato un'auto elettrica, che quando devi fare 200km e parti con l'autonomia di 300 ma dopo 100 il computer di bordo ti indica che ne puoi fare 50, ma tu vuoi bene all'ambiente e non emetti CO2,
che la psicologa Viola Giannoli dichiara che l'eco-ansia esiste ed è una risposta ad una minaccia reale, ma peggio chi non l'ha,
e che i lockdown climatici saranno la soluzione sostenibile per contenere la temperatura della terra perchè l'Onu sotiene di contenere l'aumento della temperatura del globo entro un + 1,5 gradi nel 2030 mentre USA, India e Cina se la ridono...
...vede per caso anche donne nude?
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E poi ci sono quelle donne che io chiamo "disastri".
Loro sono terribilmente intelligenti, così tanto da non essere in grado di accontentarsi di nulla.
E sono più donne di altre donne.
Loro si fanno un sacco di problemi per tutto, perché sapete la regola?
"Chi ha tanta testa, ha un sacco di problemi col cuore."
Sono quelle dei libri poggiati sul letto, quelle delle serie TV, quelle delle cuffie, delle canzoni romantiche e malinconiche che toccano l’anima. Sono quelle che ci rimangono male, quelle del buio più profondo.
Anime selvagge, quelle che si riservano il diritto di soffrire, perché anche il dolore serve.
E le “donne disastro” sono affascinanti da morire. Nella loro autoironia, ridono e soffrono.
Non odiano e amano, amano tanto loro, anche in silenzio.
Troppo silenzio.
cit.
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The Lady Orlando
Orlando è così bello che a volte mi chiedo come sia possibile che esista una cosa del genere a questo mondo. Come è possibile che davvero una persona abbia dentro la testa e nel cuore così tanta bellezza, io non lo so. Mi fa essere felice perché riesco a vederla, la bellezza, è per me, e sono anche inspiegabilmente triste al pensiero che il resto del mondo non stia leggendo Orlando, in questo preciso istante. Per me Mrs Dalloway era stato memorabile. ricordo di averlo letto in metro, nei pomeriggi di ritorno dall'Università, e intanto ascoltavo Antony and the Johnsons. è stata l'unica volta che in vita mia sono riuscita a leggere qualcosa ascoltando della musica. E questo perché Virginia Woolf e quella musica si conoscono, parlano la stessa identica lingua. Quella musica è così trasparente, così profonda che mi fa pensare spesso alla morte. E così anche Virginia Woolf. Ci sono tantissimi pensieri dentro Mrs Dalloway che vanno lì senza cercare scuse, senza mezzi termini. È bellissimo. Bellissimo ma vertiginoso. E Orlando lo scrive subito dopo Mrs Dalloway: questo mi ha fatto pensare, quando l'ho scoperto, che tra i libri di uno stesso autore esiste una relazione di parentela che è inversa rispetto a quella che c'è tra i figli di una stessa madre: i primi nati non sono i più grandi; i figli maggiori sono gli ultimi partoriti dalla mente dello scrittore. per capirci, Orlando è il fratello più grande di Mrs Dalloway, e questa è una garanzia di buona condotta nel ragazzo, lui è presumibilmente maturo, assennato, serio almeno quanto la sorella, probabilmente lo è anche di più. E invece, quando lo conosci bene, vedi subito che Orlando è sbarazzino come un fratello minore. Con lui Virginia Woolf si è voluta concedere una "writer's holiday": e si sente tutto, perché lei se la concede gloriosamente. Questa è una vacanza in un hotel di cinque stelle, e l'hotel si chiama Knole. In vacanza, si sa, uno ci va spensierato e leggero, ma Virginia Woolf non lascia niente al caso, tutto è preparato e organizzato nel minimo dettaglio, prima ancora che per se stessa, per la sua compagna di viaggio, Vita. Perché in fondo questa non è solo una vacanza da scrittore, no: è una lettera d'amore. La più lunga lettera d'amore della letteratura. Ogni parola in questo libro è una parola d'amore. E di un amore invidiabile, almeno io lo invidio: perché è fatto proprio di letteratura, costruito con pezzi di quella, raccolti con cura da ogni epoca passata. E a leggere bene, è un amore fatto di poesia, ecco in realtà perché lo invidio. Poesia, proprio come nell'incipit di quella lettera bellissima in cui Virginia annuncia a Vita la sua intenzione di scrivere questo romanzo. Una poesia travestita da lettera, ché a guardar bene quelli a me sembrano proprio pentametri
Never do i leave you without thinking/
it's for the last time. and the Truth Is,/
we gain as much as we lose by this./
E Orlando è una poesia che trasuda arguzia da ogni poro, ed è travestita da narrativa che è travestita da biografia. Ogni idea dentro questo libro è una trappola, fin troppo intelligente, per far capitolare Vita: è un incallito tentativo di compiacerla, di sedurla con le parole, un corteggiamento letterario, un glorioso e velleitario occhiolino: vuole farla ridere, vuole farla innamorare. Difatti per tutto il tempo si ha la netta sensazione di essercisi seduti per sbaglio ad un tavolino che era prenotato per due. E quelle due del tavolino si guardano negli occhi e, appunto, ridono: tu se vuoi puoi pure sederti, tanto loro non ti sentono proprio.
Virginia Woolf inizia a scrivere la sua biografia proprio quando Vita Sackville-West sembra più incostante, le volta le spalle, passeggia con altre donne. Allora deve riprendersela, allora l'invenzione deve essere altissima, deve farla cadere ai suoi piedi, deve lasciarla senza parole con le uniche armi che ha, lei che non sa neanche riconoscere il davanti di un abito dal dietro: allora le regala il tempo, e le regala l'ironia. Le regala un corpo da uomo, e un paio di calze nere perché possa sfoggiarci dentro le sue gambe perfette, le più belle gambe su cui un nobiluomo si sia mai messo in piedi; le regala una vecchia regina Elisabetta, infatuata di lui; le regala una risalita del Tamigi di fronte alla nuovissima Londra di Wren; le regala le coffee houses appena fondate, e le regala i poeti. I poeti sono il suo più grande asso nella manica: sono le sue parole d'amore più irresistibili, e Virginia Woolf lo sa perfettamente. Perché è impossibile che Vita non si sciolga al pensiero di aver cenato con Pope, pranzato con Addison, e preso il tè con Swift. Meglio ancora: i poeti glieli porta dentro casa, e lì dentro Vita può finalmente ridere anche di loro, fino quasi a vergognarsene, può vederli in tutti i loro miseri difetti e in tutti i loro piccoli limiti. Può vederli umani insomma, può vederli davvero. E allo stesso tempo, mentre è così impegnata a disegnare Vita, a dirle quanto è bella, a dimostrarle quanto a fondo la conosce, quanto può riuscire a compiacerla, Virginia Woolf si sta spogliando davanti alla signora Orlando, si sta arrendendo a lei, senza pudore. Il suo amore per il 700 inglese è una confessione spudorata. È seducente persino sentirla descrivere il passaggio di secolo, l'umidità che si arrampica su per le pareti delle case insieme alle rampicanti di edera, le barbe che crescono, i tappeti che avanzano, che conquistano ancora una stanza: i matrimoni che si stringono al freddo del nuovo secolo e la conseguente, inevitabile nascita dell'impero britannico. È un libro intimo: è una conversazione a un tavolo per due.
Verso la fine di questa vacanza nel tempo, sento distintamente che Virginia Woolf comincia a prepararsi per il rientro a casa. Gli ultimi capitoli del libro sono più impegnativi, sembra quasi di sentirla ogni tanto tirare un colpetto di tosse, a far uscire la sua voce di sempre, quella della signora Dalloway, la sorella minore ma più assennata. Con quella stessa voce raccoglie finalmente tutti i fili seminati per la sua biografia fittizia e, senza curarsi di te che stai lì al tavolino, li mette in mano alla sua interlocutrice, la vera questione di questa lettera d'amore: cara Vita, ha forse senso questo mio rincorrere la tua bellezza nei secoli? esiste davvero la poesia? ha qualcosa a che vedere poi con la vita? e dimmi, Dryden può mai essere una parola d'amore? Avvicinati ancora una volta, ascolta: Dryden.
La questione era già perfettamente formulata nella meravigliosa lettera che annunciava il concepimento di Orlando: alla vigilia della scrittura, quando ancora il libro è quasi solo un'idea. Questo è un momento mitico, come quando per la prima volta si incontrano gli sguardi di due amanti della leggenda. Sto per scrivere Orlando perché non voglio più lasciarti: never do I leave you without thinking, It is for the last time. Prima ancora che Orlando abbia iniziato la sua gestazione, molto prima che abbia aperto gli occhi sul mondo, la domanda c'è già, rotonda, sbigottita: come faccio a restare con te? come faccio a tenerti per sempre? come faccio a evitare che questa sia la mia ultima lettera? come può la poesia vincere la vita, o meglio, vincere la morte?
La risposta io credo sia in quella cassaforte dove, allo scoppiare della guerra, Vita aveva nascosto i suoi smeraldi insieme al piu inestimabile dei tesori in suo possesso: il manoscritto di Orlando, che Virginia Woolf le aveva fatto recapitare a casa un giorno prima della pubblicazione del libro per il resto del mondo. Loro due sono ancora sedute a quel tavolo, e lo saranno nei secoli, a ripetersi tre semplici parole d'amore:
Addison, Dryden, Pope.
E a guardare bene, Vita Sackville-West ride e piange allo stesso tempo:
Never do i leave you without thinking, it's for the last time.
#virginia woolf#vita sackville west#orlando#literature#poetry#poesia#illustration#watercolor#watercolour art
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E poi ci sono quelle donne che io chiamo "disastri". Loro sono terribilmente intelligenti, così tanto da non essere in grado di accontentarsi di nulla. E sono più donne di altre donne. Loro si fanno un sacco di problemi per tutto, perché sapete la regola?
"Chi ha tanta testa, ha un sacco di problemi col cuore."
Sono quelle dei libri poggiati sul letto, quelle delle serie TV, quelle delle cuffie, delle canzoni romantiche e malinconiche che toccano l’anima. Sono quelle che ci rimangono male, quelle del buio più profondo.
Anime selvagge, quelle che si riservano il diritto di soffrire, perché anche il dolore serve.
E le “donne disastro” sono affascinanti da morire. Nella loro autoironia, ridono e soffrono.
Non odiano e amano, amano tanto loro, anche in silenzio.
Troppo silenzio.
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E il modo in cui mi guardano...
Loro come se fossero soddisfatte di essere migliori di me...
E loro... Come se il mio viso fosse sprecato su un corpo del genere... Come se fosse qualcosa che dipende da loro, o qualcosa sulla quale hanno il diritto di scegliere, di oggettificarlo.
E tra una battuta e l'altra non perdono mai tempo per dire la loro stupida verità camuffata da barzelletta...
"Eh ti vedo ingrassata..." e la prima volta che te lo dicono non ci fai nemmeno troppo caso...
"Sei ingrassata... Dovresti metterti a dieta" e la seconda volta abbassi lo sguardo, guardi i tuoi fianchi, le tue cosce... Ti assicuri che la maglietta che stai indossando ti copra le braccia...
"Stai ingrassando perché mangi male."
"Sei ingrassata, perché?"
Più volte in una sola giornata... Torni a casa, ti pesi alla bilancia... Ti senti frustrata per aver preso peso...
Guardi la persona che ti ama per quello che sei...
"Amore, mi trovi ingrassata?"
Sorride "Sei bellissima, non dire stronzate."
Ti guardi allo specchio, ti pizzichi qua e la, alzi le spalle...
Ridi e scherzi... Cerchi di far passare il tempo mentre lavori...
"Guarda, lui ha perso molti chili... Si vede che andava a camminare... Tu eri dietro di lui?"
Cosa devi fare? Ridi... Non vuoi sembrare permalosa, ma sopratutto non vuoi mostrare che una di queste insulse persone, che non hanno alcuna importanza nella tua vita, possa averti in qualche modo ferito... E quindi ridi...
Non vuoi mostrare che giorno dopo giorno stanno scavando uno dopo l'altro lungo la tua corazza, e giorno dopo giorno si passano lo scalpello e picchiettano in profondità, quanto sarà spessa la tua corazza?
"Quanto pesi ora?" Ridono
"70 chili..." e invece ne pesi 72, ma qualcosa dentro di te, la vergogna per il tuo corpo, ti spinge a mentire a persone della quale non devi rendere conto proprio di nulla.
"Vedrai presto peserai 80 chili."
"Perché mi dici questo?"
"Cosi... Vuoi scommettere?"
Fanculo... Vai a casa... Dalla persona che ti ama...
"Cosa mangiamo per cena amore?"
"Non ho fame..."
Sei al lavoro... Ridi... Scherzi con tutti...
"Lo sai... Questo nostro collega ti fa la bella faccia ma dice che sei diventata una cicciona..."
Davanti a tutti... Senza alcun tatto... Detto da una ragazza, mentre rideva.
Mi passa il sorriso e me ne vado... torno a casa... Mi peso... Mi odio...
Ridi e scherzi... Mentre lavori... Per far passare il tempo... Nonostante non sopporti più nessuno li dentro... Cerchi comunque di farti vedere solare, come lo sei sempre stata...
"Eh sei ingrassata..."
"Quanto pesi ora?"
Pesi 85 chili... Non sai cosa dire...
"Secondo me lei pesa 90 chili..."
Guardano una ragazza
"Lei pesa 90 chili" ridono....
Anche lei ride... poi per pulirsi la coscenza dice "poverina..."
"Eh ma lei è l'unica che continua a ingrassare qui dentro, tutti quanti dimagriscono." Aggiunge uno di loro ridendo.
Non sanno che sono le 20 di sera... e tu non mangi nulla dal giorno prima... Ridono... mentre a te hanno tolto il sorriso.
Questo è quello che significa prendere peso mentre lavori in una ditta... Con un sacco di uomini... Che non hanno altro da fare di meglio se non classificare e giudicare scopabili o meno i corpi delle donne con la quale lavorano...
Ma la cosa più straziante sono le ragazze... Così stupide... Fin quando una donna vedrà concorrenza verso un'altra donna il patriarcato andrà avanti.
Ps... Ho 21 anni... da quando ho 19 anni le persone della mia azienda mi fanno vivere questi momenti mentre lavoro, persone di ogni età... uomini di 30/40/50 anni...
Le cose e le frasi che ho elencato qui... non sono nemmeno la metà di quelle che vivo giorno dopo giorno.
#ingrassare#grassa#fat#critiche#insicurezze#lavoro#donna#donne#uomini#insulti#disturbi#disturbi alimentari#body shaming#sto male#odio tutti#dieta#obesa#vaffanculo#fabbrica#maschilismo#femminismo#curvy#società#sola#tristezza#lacrime#bilancia#peso#cibo#vita
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E poi ci sono quelle donne che io chiamo "disastri".
Loro sono terribilmente intelligenti, così tanto da non essere in grado di accontentarsi di nulla.
E sono più donne di altre donne.
Loro si fanno un sacco di problemi per tutto, perché sapete la regola?
"Chi ha tanta testa, ha un sacco di problemi col cuore."
Sono quelle dei libri poggiati sul letto, quelle delle serie TV, quelle delle cuffie, delle canzoni romantiche e malinconiche che toccano l’anima. Sono quelle che ci rimangono male, quelle del buio più profondo.
Anime selvagge, quelle che si riservano il diritto di soffrire, perché anche il dolore serve.
E le “donne disastro” sono affascinanti da morire. Nella loro autoironia, ridono e soffrono.
Non odiano e amano, amano tanto loro, anche in silenzio.
Troppo silenzio.
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Si ma con le donne magari cresciute in un ambiente come dire... "poco libero" magari dovuto anche ad una certa cultura, iniziare dal sesso non è una mossa molto funzionante. Tu magari sei stato solo con donne italiane e mentalmente sono più libere. Io ho sposato una donna iraniana ed essendo cresciuta in una società molto patriarcale e poco aperta al sesso, ho usato altre "armi", diciamo. Lei rispetto alle altre era già più avanti perché viaggia da sola, ha un suo lavoro, conosce parecchie lingue, ha frequentato ambienti eleganti. Ognuno ha le proprie esperienze, ci mancherebbe. Magari, quelle così nemmeno interessano e preferiscono la bellona e basta o quelle sguaiate che ridono a qualunque cretinata o quella non bellissima ma che magari te la da. Vabe' sarò boomer e vecchio trombone ma ti dovevi sudare tutto persino la patente di guida o un diploma
Bello l'Iran! per la "mia" esperienza le ragazze straniere provenienti da contesti più stringenti, una volta arrivate in Italia erano solo più cariche di provare cose nuove che non le era permesso provare nei loro paesi.
Non erano chiuse, anzi erano loro a chiedere di fare e provare, te lo dico perché un paio sono state per anni le ragazze di amici e quando si parlava tiravano fuori aneddoti molto esilaranti.
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LA VERA DISTRIBUZIONE DEI BENI
Mi piace resistere al freddo per guardare la neve; al caldo per studiare le mosse del sole. È una questione di potere, che è la stessa cosa dell'amore. Ora piove, ma non mi importa: non speravo di rivederti, e che ti saresti seduta qui accanto a me, per caso, sulle scale di questa chiesa che crolla. E non mi importa nemmeno se (vado a naso) questo è solo uno di quei sogni complicati che poi mi uccidono. Mi chiedi se ho da accendere e cominciamo a parlare del più e del meno. Dalla chiesa esce (ha i paramenti viola) l'arcidiacono, e le donne (hanno il velo rosso in testa) lo seguono cantando un treno. Mi racconti un sogno. C'era il vento, mi dici, e toccavamo l'enigma della vita in un solo momento. Esce anche la salma del dio. Eravamo ad Argo, dici ancora, e ti facevo un segno con la bocca per dire tutto sull'eternità: così come a ogni uomo tocca. Le donne ridono, e piove più forte, e tu mi racconti un terzo sogno: Mercurio aveva spodestato Giove e, travestito da filosofo o astrologo, alchimista o psicologo, ti aveva visitato. E poi, mi dici, tu cominciavi la vera distribuzione dei beni. Non ti capisco, ma il tuo profumo mi fa impazzire. Guardo il cielo: tu, con una mano sola, lo sostieni. Urla l'arcidiacono, urlano le donne, urla il dio: e noi ci diamo infine un bacio.
Nell’immagine, un dettaglio da Ritratto di Elias Canetti, figurazione di Veronica Leffe.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
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Quelli che amano tacciono.
L'amore è il silenzio più fine,
il più tremante, il più insopportabile.
Quelli che amano cercano,
sono quelli che lasciano perdere,
sono quelli che cambiano, quelli che dimenticano.
Il cuore dice loro che non troveranno mai, non trovano, cercano.
Quelli che amano vanno come pazzi
perché stanno soli, soli, soli,
consegnandosi, dandosi ogni istante,
piangendo perché non salvano l'amore.
Li preoccupa l'amore.
Quelli che amano vivono alla giornata, non possono fare di più, non sanno.
Sempre se ne stanno andando, sempre, da qualche parte.
Aspettano,
non aspettano nulla, ma aspettano.
Sanno che non troveranno mai.
L'amore è la proroga perpetua,
sempre il passo seguente, l'altro, l'altro.
Quelli che amano sono gli insaziabili,
quelli che sempre - meno male! - resteranno soli.
Quelli che amano sono l'idra del racconto.
Hanno serpenti al posto delle braccia.
Le vene del collo gli si gonfiano
anche come serpenti, per asfissiarli.
Quelli che amano non possono dormire
perché se si addormentano se li mangiano i vermi.
Nel buio aprono gli occhi
e in loro cade lo spavento. Trovano scorpioni sotto il lenzuolo
e il loro letto galleggia come su di un lago.
Quelli che amano sono pazzi, soltanto pazzi,
senza Dio e senza diavolo.
Quelli che amano escono dalle loro grotte
tremanti, affamati, a cacciare fantasmi.
Ridono di quelli che sanno tutto,
di quelli che amano per sempre, veracemente,
di quelli che credono nell'amore come una lampada d'olio inesauribile.
Quelli che amano giocano ad afferrare l'acqua,
a tatuare il fumo, a non andarsene.
Giocano al lungo triste gioco dell'amore.
Nessuno si può rassegnare.
Dicono che nessuno si può rassegnare.
Quelli che amano si vergognano di qualsiasi conformismo.
Vuoti, ma vuoti da una costola all'altra,
la morte li corrode dietro gli occhi
e loro camminano, piangono fino all'alba
dove treni e galli si salutano dolorosamente.
A volte gli arriva un odore a terra appena nata,
a donne che dormono con la mano nel sesso, compiaciute,
a ruscelli d'acqua tenera e cucine.
Quelli che amano cantano tra le labbra
una canzone mai imparata,
e se ne vanno piangendo, piangendo,
la bella vita.
Jaime Sabines
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Anche io
2023, cose che non puoi fare se sei un maschio:
sbagliare.
Ogni dimostrazione di immaturità, fragilità, mascolinità mal sublimata
verrà utilizzata contro di te.
Non sei complicato, ferito, vittima delle carezze che ti sono state negate, dei dolori che ti porti dentro e che ancora ti fanno volgere lo sguardo verso chi dovresti ignorare:
sei un predatore, un approfittatore, un manipolatore lucido.
Sei "non tutti gli uomini", lo slogan di chi è stato ferito e ora vuol ferire a sua volta.
Sei colpevole per i tuoi stessi istinti, ed i tuoi istinti sono tutto ciò che sei: non vuoi essere visto, vuoi soltanto sesso. I tuoi non sono sentimenti, fragilità, struggimenti. In realtà fingi, adeschi, parli soltanto con l'uccello.
D'altronde la donna che non si sente amabile farà in fretta a credersi merce all'ingrosso, ed attribuirà a te il giudizio che rivolge a se stessa.
Parlare è inutile, il nemico non lo si ascolta. Assomigli troppo a qualcuno che in passato ha sgarrato. Quindi ti si depersonalizza, così da poter sfogare la propria rabbia continuando a pensarsi brave persone. Vederti come una bestia aiuterà ad odiarti meglio.
E la vergogna che provi per il tuo stesso comportamento verrà fiutata ed usata contro di te, e diventerà sempre più grande, fino a inghiottirti, a volte ucciderti. Perché è agli uomini sensibili che si punta: solo da quelli si può estorcere il tanto agognato "mea culpa", la mortificazione, la soddisfazione dell'impulso sadico - sapientemente nascosto dietro la facciata della vittima innocente. Intanto i veri manipolatori, predatori e psicopatici, guardano e ridono.
E' la solita guerra dei codardi, ove si ha paura a colpire chi col contrattacco saprebbe distruggerti, quindi si punta a chi è vulnerabile. E' la beffa di sentirsi ogni giorno ansiosi, insufficienti, distrutti dalle proprie insicurezze, e poi sentirsi dire che quello nella posizione di potere saresti tu, e ne staresti pure abusando.
Ed è ironico, perché arrivato in fondo al paragrafo pensi a quelle donne che hanno saputo denunciare gli abusi di cui sono state vittime: anche tu, a tua volta, pensi che sotto sotto sarebbe meglio stare zitti. Che a parlare ti prendi un rischio. D'altronde sei nato nel periodo Harvey Weinstein, quindi riga dritto o ti sbattiamo nel mucchio dei mostri. A noi pesi e misure non interessano. Adesso le streghe le bruciamo noi.
Forse esageri. Forse tutte queste cose ti pesano perché non sai distinguere tra l'aver fatto qualcosa di sbagliato ed il sentirsi qualcosa di sbagliato.
Ma in che senso, "sbagliato?"
Sbagliato perché ti si chiedeva d'essere un uomo quando dentro eri ancora un bambino?
Sbagliato perché nella tua immaturità si riflette quella degli uomini che hanno fatto del male a chi adesso ti punta il dito contro?
Sbagliato perché le tue emozioni fanno quello che gli pare, così come quelle di chiunque?
Sbagliato perché mentre gli altri crescevano e vivevano la loro vita, la tua era ferma in una casa fredda?
Per quale motivo la storia di chi ti accusa dovrebbe valere il mondo, mentre la tua non si ascolta neanche?
Ed è davvero così grave ciò di cui ti saresti macchiato, o viene soltanto ingigantito dallo zeitgeist?
Domande che alla fine hanno soltanto una risposta:
Cristo santo quanto siamo bravi a volerci male. A farci trascinare dal dolore e dalla rabbia, seminandoli negli altri.
Forse alla fine sta tutto nella vecchia considerazione che chi si somiglia si piglia.
E che il primo passo per volgere finalmente lo sguardo altrove
sia disfarsi di quella rabbia
che t'ha portato a renderti ridicolo
ed a scegliere chi avrebbe incentivato la tua autodistruzione.
Quella rabbia è antica, è una struttura vestigiale.
Adesso non ti serve più.
Non volere male a nessuno, e vai avanti in modo diverso.
Di introspezione ce n'è stata abbastanza.
E per l'amor del cielo, tieni la testa alta: hai sbagliato, ma hai anche trovato la forza di ammetterlo. Hai chiesto scusa, anche a chi non avresti dovuto chiederlo.
Chi vuole tenerti fermo sui tuoi errori passati non merita d'essere ascoltato.
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MA CHE NE SA STA GENTE ...
Mi sveglio la mattina senza sapere più niente,
non voglio pensare più a niente
mille paure ma se ci penso che cosa cambia?
Forse, mi sale solo il cuore in gola e più rabbia
e per questo che me ne sto zitto come un gatto sotto un balcone al riparo ad aspettare che passi anche questo temporale
e intanto canto, canto anche da stonato perché fa tutto meno male...
Ma che ne sa sta gente che parla, che sono cresciuto con due spiccioli nella tasca e con un cuore grande,
ma che ne sanno i figli di papà che mi abbracciano pensando di essere uguali ma io con questi qua non ci scambierei nemmeno le mutande,
con le mani che non sanno di nessun mestiere
e io per campare
non ho fatto lo scrittore,
ma ho creato arte con un po' di fantasia e qualche fiore...
Ma che ne sanno quelli che mi dicono bravo e poi ridono alle spalle,
per mettersi in gioco ci vogliono le palle,
ma che ne sanno quelli che non hanno mai dormito sotto le stelle,
quelli che non hanno mai avuto i brividi sulla pelle...
Ma che ne sa sta gente, che mia madre invece di insegnarmi ad avere successo,
a insegnarmi ad esser furbo
mi insegnava a chiedere permesso,
l'amore per il prossimo e il rispetto,
quello che se non ci nasci dentro
non lo compri nemmeno con tutti i soldi del mondo...
Ma che ne sa sta gente che ho accanto
che ho capito tutto,
fanno finta di aiutarmi e poi mi rispondono non ci sono riuscito mi dispiace tanto...
Mi sono sempre stancato di tutto e tutti,donne, auto, moto e a volte pure degli amici,
io che son cresciuto come un lupo sopra queste montagne di problemi, in solitudine,
li su le stelle sembrano meno lontane...
Strano dentro lo so, ma sai che fastidio se avessi amato il mare tutti quei chilometri per tornare sempre stanco e con addosso tutta quella salsedine...
Ho sempre voluto fare tutto solo senza chiedere aiuto
come un testardo
ma nessuno senza aiuto va troppo lontano,
nessuno sopravvive da solo nessuno umano...
Troppi cuori cattivi sulla strada che ogni giorno incontro,
in un mondo che meritava altro
per questo non sono pronto,
no no non sono pronto...
Amo quelle persone che non conoscono la parola giudicare,
amo quelle persone che sanno realmente cosa vuol dire amare,
viva le belle persone, quelle che ti allontanano senza saperlo dai dottori,
quelle che sanno farti sorridere anche nei momenti peggiori...
Ma che ne sa sta gente di quando ridevo con ogni amico vero
e la sera quando tornavo a casa guardavo quelle stelle piene di sogni mentre esprimevo il mio di desiderio,
questo desiderio...
Buongiorno ❤️
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«E poi ci sono quelle donne che io chiamo "disastri".
Loro sono terribilmente intelligenti, così tanto da non essere in grado di accontentarsi di nulla.
E sono più donne di altre donne.
Loro si fanno un sacco di problemi per tutto, perché sapete la regola?
"Chi ha tanta testa, ha un sacco di problemi col cuore."
Sono quelle dei libri poggiati sul letto, quelle delle serie TV, quelle delle cuffie, delle canzoni romantiche e malinconiche che toccano l’anima. Sono quelle che ci rimangono male, quelle del buio più profondo.
Anime selvagge, quelle che si riservano il diritto di soffrire, perché anche il dolore serve.
E le “donne disastro” sono affascinanti da morire. Nella loro autoironia, ridono e soffrono.
Non odiano e amano, amano tanto loro, anche in silenzio.
Troppo silenzio.»
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Quelli che amano tacciono.
L'amore è il silenzio più fine,
il più tremante, il più insopportabile.
Quelli che amano cercano,
sono quelli che lasciano perdere,
sono quelli che cambiano, quelli che dimenticano.
Il cuore dice loro che non troveranno mai, non trovano, cercano.
Quelli che amano vanno come pazzi
perché stanno soli, soli, soli,
consegnandosi, dandosi ogni istante,
piangendo perché non salvano l'amore.
Li preoccupa l'amore.
Quelli che amano vivono alla giornata, non possono fare di più, non sanno.
Sempre se ne stanno andando, sempre, da qualche parte.
Aspettano,
non aspettano nulla, ma aspettano.
Sanno che non troveranno mai.
L'amore è la proroga perpetua,
sempre il passo seguente, l'altro, l'altro.
Quelli che amano sono gli insaziabili,
quelli che sempre - meno male! - resteranno soli.
Quelli che amano sono l'idra del racconto.
Hanno serpenti al posto delle braccia.
Le vene del collo gli si gonfiano
anche come serpenti, per asfissiarli.
Quelli che amano non possono dormire
perché se si addormentano se li mangiano i vermi.
Nel buio aprono gli occhi
e in loro cade lo spavento.
Trovano scorpioni sotto il lenzuolo
e il loro letto galleggia come su di un lago.
Quelli che amano sono pazzi, soltanto pazzi,
senza Dio e senza diavolo.
Quelli che amano escono dalle loro grotte
tremanti, affamati, a cacciare fantasmi.
Ridono di quelli che sanno tutto,
di quelli che amano per sempre, veracemente,
di quelli che credono nell'amore come una lampada d'olio inesauribile.
Quelli che amano giocano ad afferrare l'acqua,
a tatuare il fumo, a non andarsene.
Giocano al lungo triste gioco dell'amore.
Nessuno si può rassegnare.
Dicono che nessuno si può rassegnare.
Quelli che amano si vergognano di qualsiasi conformismo.
Vuoti, ma vuoti da una costola all'altra,
la morte li corrode dietro gli occhi
e loro camminano, piangono fino all'alba
dove treni e galli si salutano dolorosamente.
A volte gli arriva un odore a terra appena nata,
a donne che dormono con la mano nel sesso, compiaciute,
a ruscelli d'acqua tenera e cucine.
Quelli che amano cantano tra le labbra
una canzone mai imparata,
e se ne vanno piangendo, piangendo,
la bella vita.
Jaime Sabines
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"Voglio dire una cosa, ovviamente non è rivolto ai no green pass, sono incaz*** nera, veramente, non ne posso più di sentire sti "fenomeni" dire: io me lo ricordo quando facevate casino in piazza per il green pass, adesso dove siete?
E se la ridono pure...
Sono giorni e giorni, adesso basta però, ora gliele voglio spiegare due cosette a sti qua.
Intanto vorrei chiedergli, e voi dove siete??? Sul divano di casa vostra a lamentarvi e a deridere chi è da luglio che ci prova e non molla?
Si, da luglio, molto prima dei fatti di Trieste.
Era da luglio che più di 100 piazze in tutta Italia, ogni sabato, si riempivano.
In modo pacifico.
Si riempivano di uomini, donne, bambini, anziani, disabili, chiunque, gente stanca, gente che aveva capito che stava succedendo qualcosa.
Gente che voleva solo essere ascoltata, invece è stata discriminata e messa a tacere.
Tutto cominciò col lasciapassare, ma non si è mai manifestato solo per quello, noi eravamo lì per difendere i nostri diritti, e quelli di tutti, anche di chi ci ha sempre attaccati.
"No green pass" è un'etichetta che ci è stata data, ma si manifestava per altro, per tanto altro.
Quando dicevamo come sarebbe andata (esattamente come stiamo ora), quando dicevamo che il lasciapassare era solo la punta dell'iceberg, siamo stati additati da voi come violenti, delinquenti, fuori di testa, complottisti.
Chissà forse dopo questo post chiuderanno la pagina, che ha già non poche restrizioni, spero di no...forse bloccheranno me.
Non m'importa.
Mi dicono "vi siete arresi per 2 idranti"
No tesoro, quei "2 idranti" sono stati solo l'inizio della fine, dopo mesi di violenza verbale e psicologica che abbiamo subito, a cui anche molti di voi hanno contribuito, ma anche fisica, con manganellate, idranti, denunce, daspo, gente schedata, ecc...e chi ha perso il lavoro? Chi ha dovuto abbandonare attività sportive che praticava da anni? E ragazzini che hanno perso 2 anni di adolescenza?
Voi dove eravate durante tutto ciò? Vi siete da subito messi contro di noi.
Popolo come noi, ma contro di noi...
Ora vi chiedete perché le piazze sono vuote? Beh, è anche grazie a voi se lo sono.
Mi dispiace se ora siamo in una situazione dalla quale non sappiamo come uscire, ma non prendetevela con noi, noi ci abbiamo provato.
E molti hanno, e stanno tuttora pagando a caro prezzo.
Guardatevi allo specchio piuttosto.
Che nonostante tutto, ancora, la sola cosa che riuscite a fare è attaccarci."
Dalla pagina fb "No green pass- adesso basta"
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Le donne forti non passano inosservate…
A proposito di donne forti, leggete questo testo tratto dal libro di Simona Oberhammer intitolato “La forza delle donne”
Le donne forti le riconosci, non passano inosservate.
Quando camminano senti la loro presenza, quando arrivano senti che qualcosa cambia.Non sono donne facili, perché non si accontentano, perché vogliono e cercano qualcosa di più. Non hanno paura delle sfide per trovare ciò che hanno nel cuore, non hanno paura nemmeno di soffrire per inseguire i loro ideali.Non vogliono piacere a tutti le donne forti, vogliono piacere soprattutto a se stesse.
Quando le donne forti ti guardano non vedi solo i loro occhi. C’è qualcosa di più. È la loro anima che scorgi, ha il colore del sole e la luce della luna.Quando le donne forti si muovono non c’è solo il loro corpo ma ci sono anche i loro sogni, le loro speranze, la fiducia che hanno in se stesse e negli altri.
Le donne forti non sono come tutti gli altri, ascoltano anche il loro lato più istintivo, ridono e piangono senza vergognarsi e se ne hanno voglia si siedono per terra o camminano scalze come se fosse la cosa più normale del mondo.
Le donne forti non sono donne che non sbagliano mai ma sono donne che affrontano i loro sbagli con la forza dell’anima. I fallimenti e le sconfitte diventano terreno fertile per imparare, per migliorare. Diventano il luogo dove l’anima trova gli spazi per crescere.
Le donne forti sono in grado di vestirsi di niente ma di sembrare tutto. È la loro anima che le veste, è la forza di se stesse che le circonda. Ed è proprio questa loro presenza, a volte difficile, che merita di averle conosciute.
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e ci sono momenti come quello di ieri sera che mi fanno capire il valore dei tuoi gesti
una serata di vigilia usuale, le solite amiche a cena per gli auguri di Natale, un rito irrinunciabile tra scambi di pacchettini e buoni propositi di inizio anno/vita/nuova
capita poi che una si confidi con le altre su una brutta storia avuta con uno conosciuto su FB di storie ne partono altre, a raffica, pare che questa cosa sia virale
l'approccio, il martellamento a suon di messaggi, la richiesta di incontrarsi, la foto nuda … e compagnia cantante un classico
io non commento, ascolto.
si va oltre, sbucano foto di cazzi eretti fotografati in stanze da bagno, video di masturbazioni in diretta tutto in parlar di figa gocciolante e sborre su tette ridono… io no, trovo tutto molto squallido
uno di questi amanti virtuali si spinge oltre a sondare:“sai..spesso usiamo pendere qualcosa, cocaina, ma in modo conviviale … il sesso così è decisamente migliore, per i maschietti poi è garanzia di potenza e durata…vedrai ci divertiamo ”
tra di noi solo qualche canna, lo so per certo, io poi nemmeno quello qualcuna ride nervosamente, un'altra sentenzia che con lei non ci sarebbe bisogno di “coca”, lei è cocaina ridono a battute idiote
io no, c'è poco da ridere la tristezza mi avvolge come nebbia loro non sanno cosa vuol dire vivere così, sopra le righe, vivere invischiati in un lattice di dipendenza
io nemmeno anch'io non lo so
ma ho conosciuto te e anche se mi sono appena affacciata al tuo universo, ho compreso quanto possa essere avvolgente e delirante vivere una vita nell'ombra, crearsi un personaggio che possa vivere la vita al posto tuo, tentare di distaccarsene e riappropriarsi della propria esistenza
io barocca? sì probabile ma di una cosa sono certa, ed ora l'ho compresa, tu mi hai preservato mi hai allontanato per proteggermi e per proteggerti
di te in questo anno mi hanno raccontato peste e corna, ti hanno dipinto come un lupo, un seriale, un tipico soggetto da acchiappo virtuale uno che si è creato un personaggio di maschio bistrattato dalle donne e con quello vai avanti a mietere “vittime”
sono tutti racconti su di te plausibili usi l'adrenalina dell'acchiappo, ti fai di “sentimenti” ti reinventi ad ogni approccio poi esaurisci la carica e passi ad un'altra storia con la speranza che possa darti di più
plausibile sì
ma quante volte ti ho detto che di te ho visto oltre e non ho mai sbagliato in questo
sarebbe stato gioco facile possedermi allontanandomi mi hai dato una grande lezione di vita mi hai fatto capire quanto possa essere facile perdersi
ascoltando le mie amiche mi sono resa conto di quanto tu mi abbia voluto bene il tuo bacio sulla fronte prima di lasciarmi andare
tutto era lì in quel bacio
tu per me sei quel gesto
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