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La vergogna
La vergogna è un meccanismo di sopravvivenza.
"Se solo fossi stato più forte", più attraente, più intelligente. Se solo non avessi fatto lo schifo che gli altri m'han detto che faccio.
Se solo fossi stato migliore, magari non avrei sofferto così tanto.
La voce che tortura e ossessiona sta lì per un motivo. Tenerti in vita. Perché chi viene lasciato a se stesso non ce la fa.
E quando la vergogna diventa troppa, arrivano le compensazioni. Arriva la grandiosità. Arriva l'ansia di fare anziché quella di essere. Arriva la capacità di trattare gli altri come oggetti. Arrivano comportamenti di cui vergognarsi sarà più che legittimo. E la vergogna finirà per cibarsi di se stessa.
Se ne esce solo smettendola.
Si smette solo tramite la compassione.
Al fascista che abbiamo in testa va ripetuto che va tutto bene. Che non ci meritavamo quel che ci è stato fatto. Che le nostre sofferenze sopravvivono solo nei nostri pensieri. E che d'ora in poi si riserva a noi stessi la stessa grazia che rivolgiamo agli altri.
Non dipendiamo più dal giudizio di chi ci ha suscitato vergogna. Ormai siamo grandi. Possiamo fare da soli, e possiamo fare di meglio.
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Come cambia la vita, quando ti fai coraggio
e scegli di non essere più solo.
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Se puoi dirlo in maniera più conciliante, dillo in maniera più conciliante.
Il piacere di generare fuoco e fiamme
e sentirsi più intelligenti
(che è ben diverso dall'essere più intelligenti)
è un piacere a cui è bene rinunciare.
Dall'altra parte c'è una persona.
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Life will make you humble precisely in those areas in which you are the most sanctimonious.
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La mancanza
Stila un piano per la giornata che non ti faccia mancare niente, e ciò che ti mancherà sarà la flessibilità.
Cerca di eccellere in tutto ciò che fai, e ciò che ti mancherà sarà la concentrazione.
Siamo definiti non solo da ciò che facciamo
ma da ciò di cui facciamo a meno.
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La vita è una cosa meravigliosa
Quanto sono belli i documentari sulla natura, almeno fin quando gli animali non iniziano a mangiarsi l'un l'altro.
Non so voi, ma a me prende un sottile senso di panico che impone di essere gestito. Non lo dimostro, è ovvio. Siamo gente matura, qui. Siamo tutti adulti. Sappiamo che il mondo è bello tanto quanto spietato, che la natura deve fare il suo corso, abbiamo memorizzato tutta una serie di eufemismi imparati da mamma e papà che si sono allenati a mantenere un'affettata compostezza di fronte a certe immagini, immagini che di primo acchito saremmo tentati di tradurre con qualcosa come "OOOPS, t'è andata male, piccolo animaletto al quale m'ero subito affezionato! Sei troppo debole per farcela, sei nato nelle condizioni sbagliate pur senza averne colpa, ora prego goditi gli ultimi istanti della tua esistenza nell'agonia e nel panico mentre diventi cibo." E' tutto normale. E' il cerchio della vita, dicono nei cartoni animati. Lascia che mamma leonessa sfami i suoi cuccioli. Non ti riguarda mica. Niente da vedere qui.
Queste sono le cose che ti ripeti mentre il terrore dell'esistenza ti si palesa. La vita, questa schifosa entità che usa tutti i suoi prodotti senza riguardo alcuno per il loro benessere, questa mirabolante fascista che fa le regole e fa sì che tu le segua il più acriticamente possibile - mangia, scopa, ripeti, muori - questa cosa che esiste e non si sa bene perché esista e l'assenza di una risposta ci spaventa al punto tale da obbligarci a creare sistemi di convinzioni il più articolati possibile perché più sono articolati e meno ci sentiremo stupidi quando non li capiremo e sentiremo nascere il timore che sotto sotto ci stiamo raccontando cazzate e guardando nel precipizio della disperazione di una vita inutile che non arriva da niente e non va verso niente e non fa altro che ripetersi uguale a se stessa potremo ancora conservare il mistero, il senso del mistero, quella carta esci di prigione gratis che chiamiamo speranza, la speranza che sotto sotto ci sia veramente qualcosa da scoprire, che magari i cristiani o i mormoni o i testimoni di geova ci abbiano capito qualcosa, che magari i significati te li puoi creare da solo, che hanno ragione gli esistenzialisti, i nichilisti, i neoconservatori, i figli dei fiori - chiunque, chiunque possa darti un pretesto
per distogliere gli occhi da quel cazzo di leone
che sta sbranando la gazzella.
E dire che va tutto bene, che è tutto normale, che creperai agonizzante ma che va bene così
PERCHE' LA VITA E' BELLA.
E se provi a dire il contrario ti danno del malato. O peggio, dell'immaturo.
Perché il cielo è blu ed il sorriso dei bambini è un miracolo ed ogni momento è un dono e l'amore è la risposta.
Perché le regole non le fai tu. Le regole le ha fatte lei. La "vita."
E se le dai torto, sei fuori di testa.
Perché noialtri, tutti bei fascisti col sorriso che tiene a bada il terrore
obbediamo
e non ci piace che ci venga dato torto.
Perché quando ci danno torto
torniamo ad avere paura.
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Il glutine gender fluid
Alcune persone sono celiache. Queste persone, se non evitano il glutine, soffrono conseguenze gravi.
Altre persone hanno iniziato a diffondere l'idea che il glutine sia nocivo per chiunque, e che in presenza delle più disparate problematiche, eliminare il glutine possa costituire una soluzione. Sei depresso? Via il glutine! Vedrai che andrà via anche la depressione.
Così un mucchio di persone si convertono speranzose al gluten free. Attraversano un primo periodo di grande entusiasmo. Captano ogni segnale, reale o immaginario, su quanto l'eliminazione stia funzionando - su quanto si sentano meglio. A parlare non è una vera e propria guarigione, bensì la speranza di aver trovato una soluzione - magari anche una tribù, una causa da perorare, un modo per migliorare il mondo.
A volte l'effetto placebo è sufficiente a creare un autentico giovamento. Altre volte, ahimé, no. Forse perché, sotto sotto, queste persone non sono convinte a sufficienza. Sanno che stanno soltanto abboccando all'ennesima moda passeggera. Quindi i loro problemi non si risolvono, ed eccole di nuovo punto e a capo.
Ecco, la discussione sull'identità trans funziona in maniera simile.
Esistono indubbiamente persone per cui la transizione si rivela fonte di giovamento. Queste sono le stesse persone (prevalentemente uomini biologici) che avrebbero ricorso alla transizione anche prima del boom di queste tematiche sui social.
Altre persone si sono semplicemente accodate. Si sono lasciate coinvolgere dalle promesse di status, attenzione ed affiliazione che questa nuova cosa può offrire. Si sono accorte che i loro problemi assomigliano molto a quelli che la transizione promette di risolvere. Ed in un magnifico gesto di confusione, armati delle medesime buone speranze, si sono votate alla causa.
E' solo che eliminare il glutine tende ad avere conseguenze non permanenti. Eliminare il seno, beh.
Esiste una differenza tra il voler negare cure a chi soffre di un problema, ed il lasciarsi prendere per il culo da chi di quel problema non soffre ma desidera lo stesso trattamento privilegiato. Non c'è nulla di compassionevole nell'essere complici dell'autodistruzione altrui. E non si può aiutare qualcuno se non si conosce la natura del suo male.
Posso parlarti, capire cosa ti angoscia, aiutarti a guardare lì dove non vuoi vedere, trovare delle strategie migliori per andare avanti. Dirti che andrà tutto bene.
Oppure boh, posso dirti di levare il glutine. Vai tra che funziona.
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Alcune persone
passano una vita intera
a temporeggiare.
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Lo slogan di Ashley Madison diceva "la vita è breve, concediti un'avventura."
Un altro slogan potrebbe essere "la vita è breve e le persone soffrono già abbastanza, non ti ci mettere anche tu."
Tutto sta nello scegliere bene da dove trarre i propri significati.
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Schiacciare il ragno
Mangiare pesce imbarazza le nostre coscienze meno del mangiare carne. Il pesce è viscido, non ci somiglia. Non ha gli occhioni. Soffre in silenzio.
Schiacciare un ragno non crea remore in molti di noi. Il ragno fa schifo. Ci fa sentire minacciati. Il suo stesso aspetto ci fa sentire autorizzati a farlo fuori.
Non importa che anche il ragno sia vita, che non abbia intenzione di farci del male, che abbia solo la sfortuna d'esser nato raccapricciante. Rimaniamo addolorati nel vedere le immagini di un mattatoio. Ma schiacciamo tranquillamente il ragno.
Ecco, la violenza diventa facile quando qualcuno, per te, diventa il ragno.
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Soffrire per una perdita non significa necessariamente aver perso qualcosa d'importante.
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Non fare cose che ti faranno perdere stima di te stesso.
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Vedere il brutto
Vedere il brutto è un superpotere.
I migliori allievi sono quelli a cui le proprie mancanze appaiono come gigantesche. Quelli con la voce in testa che gli ripete "non è mai abbastanza." Sentirsi eterni insufficienti, impostori, porta ad una dolorosa eccellenza.
Tranne quando è troppo. Tranne quando paralizza.
Tranne quando ti accorgi che la voce del maledetto fascista che hai in testa è la stessa con cui ti rivolgi agli altri. Quando lo sguardo sempre volto al brutto è lo stesso con cui guardi gli altri.
Ti hanno fatto sentire insufficiente. Ti senti insufficiente. E chiunque altro, adesso, è insufficiente quanto lo sei tu.
Allora è necessario iniziare a vedere il bello.
(Una ex ragazza mi aveva messo in guardia da me stesso, in questo ambito. Non ci parliamo da anni. Non mi dispiace. Ma su questo, aveva ragione lei.)
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Una tristezza che mi accompagna sempre, e non so da dove arrivi. Non mi ferma più, eppure è lì.
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