#adultità
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gregor-samsung · 7 days ago
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" C'è un momento nella storia di ogni famiglia in cui si appare felici a se stessi. Magari non lo si è affatto. Ma lo si porta scritto in faccia: io, famiglia da poco composta, sono nella mia pienezza e necessità, sono il cibo per l'occhio altrui, sono la carne terrena che imita la carne divina, sono la Famiglia nella sua beatitudine terrena. La si lascia stampata nelle fotografie questa felicità, sprizza dagli occhi, dai vestiti, dall'unità interna, da quel chiedersi, cercarsi, spingersi, annusarsi che abbiamo in comune con gli animali. Dopo, non si sa come, tutto si rompe, prende a sfaldarsi. La rosa ha dato il meglio di sè, ora perde i petali a uno a uno e assomiglia più a un dente cariato che a un fiore. L'odore è l'ultima cosa che se ne va; quel leggero sentore di carni addormentate, di fiati teneri e giovanissimi, quel profumo di necessità che costituisce la perfezione della famiglia nel suo nascere. È orribile trovarsi adulti, ormai usciti da quel paradiso dei sensi e degli odori, e capire di avere conservato quella felicità solo in qualche fotografia. Un singulto nel ritrovare nelle narici quegli odori di letti materni e sapere che sono persi per sempre. "
Dacia Maraini, Bagheria, (collana La scala), Milano, Rizzoli, 1993¹; pp. 101-102.
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monicadeola · 1 year ago
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… ché l’adulto competente non censura.
L’adulto competente, solleva la questione.
Stefania Andreoli
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succhinoallapesca · 2 years ago
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Io: mi lamento 24/7 perché non ho soldi
Sempre io: non appena avrò un po' più di cash ricomincio a fumare erba
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ross-nekochan · 2 years ago
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Oggi giornata "difficile". È iniziata con le due compagne di stanza che è da ieri che volevano andare al centro commerciale a fare shopping e poiché ieri non sono riuscite "chiedendo il permesso", stamattina si sono svegliate e sono andare direttamente.
Tutti i ragazzi, nessuno escluso, si stanno scocciando. Forse complice pure il fatto che la notte dormono poco la mattina si sta presentando la metà della gente, quando il primo giorno ci eravamo fissati la regola tutti insieme del "Max 5 min di ritardo, poi si comincia senza aspettare" e ora non si possono fare manco le attività perché siamo pochissimi. Come dicono i facilitators qui non siete obbligati a fare niente, è tutto su base volontaria e capisco la strategia del responsabilizzarsi in questo modo (oltre ad essere vero), ma a quanto pare non funziona. Da una parte è ovvio che viene da dire "sono ragazzi", però dall'altra incazzarsi perché ti veniamo a svegliare e urlare "We are not in the army" mi pare un po' too much, oltre ad essere un comportamento infantile e irrispettoso nei confronti di chi si sveglia alle 7:30 per fare tutto.
Poi vabbè è continuata che ho dovuto collaborare con un leccese di destra che odia i napoletani (come se io lo fossi) e che non fa altro che usare un'ironia fastidiosa, pungente e offensiva. Ma vabbè siamo sopravvissuti entrambi senza pigliarci a schiaffi.
Ieri sera la polacca è uscita col ragazzo che ha conosciuto al pub. Non ha raccontato bene ma ha solo accennato al fatto che "hanno fatto cose". Prima ancora che tornasse, pensando anche alle dinamiche che più o meno giustamente sono sorte qui dentro tra i ragazzini, mi è venuto in mente di quando ho sentito/letto (non ricordo dove) che la gente si bacia/altro perché "è la situazione". Ma che situazione? Cioè voi ad esempio state in una macchina senza fare un cazzo e allora perché è tutto boh così boring allora baciamoci perché sennò che siamo usciti a fare? Non dico che riguardi la polacca ma quasi perché lei non è interessata chissà quanto e lascerà sto paese dopodomani. Va bene forse avrete i ricordi di quando avete fatto cose con un inglese conosciuto al pub, però still boh.
Che poi questo mi fa capire pure quanto sia complicato per me lasciarmi andare. Elemento a favore per capirlo è stato il "gioco" di oggi in cui qualcuno doveva bendarsi e lasciare che gli altri ti guidassero, passandoti da una persona all'altra. Alcuni ti prendevano e ballavano con te, altri ti prendevano per fare i coglioni, altri ti prendevano con cura ecc. Per più o meno tutti è stato piacevole farsi guidare. Per me è stato un incubo, tant'è che l'ho definito awkward. Ok che dovevo farmi la doccia e puzzavo e quindi ero in imbarazzo già per questo dato che la gente ci tiene troppo a ste cose, ma ho proprio odiato il non poter vedere, non mi sentivo a mio agio manco mentre con calma mi guidavano a ballare, più erano gentili più mi sentivo allarmata. Gli altri si abbracciavano ma come sempre è sia perché non sono stata educata alle manifestazioni d'affetto e quindi non riesco proprio, sia perché la gente a volte mi sembra un po' falsina quando lo fa nel senso che nel momento capisco che si sentono di farlo ma non ci trovo il senso in contesti simili in cui oggi siete amici e domani sconosciuti.
Stasera sono quasi tutti usciti per andare al pub come ieri sera, quando la greca era in panico e alla fine è rimasta in camera con me. Oggi la polacca era qui e sono andate insieme. Non mi interessa più come un tempo partecipare o no a certe cose perché ho imparato a portare più rispetto a me stessa, ma questo mi fa rendere conto di quanto sia introversa. Also a quanto per me sia più importante non spendere quei 5/7£ in birra piuttosto che passare una serata in compagnia e non me ne sbatte proprio il cazzo. Conquiste da adulta? Maybe.
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susieporta · 4 months ago
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Le Coppie si dividono perché manca l’Amore.
E l’Amore non è Bisogno.
E’ piena condivisione dell’Unità interiore.
Non siamo stati amati. Perciò non sappiamo amare. E incolpiamo l’Altro di non riuscire a colmare i nostri vuoti. Di rompere il patto di “compensanzione” reciproca.
Le donne cercano disperatamente la protezione di un padre, gli uomini il grembo di una madre.
E quando questa illusione si scontra con la realtà, con la vertiginosa mancanza di adultità emozionale, il teatrino crolla. E ci si ritrova puntualmente soli, traditi, arrabbiati, delusi e reciprocamente asserragliati nelle ragioni e nei torti.
Chiediamo all’Altro di riparare il nostro bambino interiore, piangente e ferito. Chiediamo a chi ci sta accanto di frapporsi tra noi e il nostro Vuoto.
Non siamo in grado di "accontentarci" di un compagno o di una compagna. Pretendiamo un “risarcimento danni”.
Il Femminile si sente ricattato dall’immaturità del Maschile, che spesso diviene prepotente e capriccioso, e il Maschile si sente allontanato dal Femminile, svalorizzato e rifiutato, messo in secondo piano rispetto ai figli, perpetrando il circolo vizioso delle Ferite abbandoniche.
I figli si sentono colpevoli, non voluti, di peso, maturando essi stessi ferite insanabili d’amor perduto.
Un “gioco al massacro”. Tutti si guardano indietro per tentare di recuperare i “pezzi perduti”. Nessuno si spinge in avanti, nessuno si accorge di distruggere con la propria immaturità la generazione successiva. In un ciclo senza fine di Disamore e Mancanza.
E’ per questo che le Coppie Sacre sono rare. Rarissime. Poche centinaia al momento. Poiché rari sono coloro che hanno guarito e risolto con sufficiente amorevolezza la propria Ferita incarnazionale dell'Origine.
Le guerre, i lutti irrisolti, le perdite economiche, i massacri, le violenze, i ricatti emotivi, sono frutto di questa reiterata e folle mancanza di maturità emozionale e spirituale.
Siamo poveri e miseri. O perlomeno è questo quello che ci hanno fatto credere.
Ma tutto può cambiare.
Siamo immersi in un Tempo unico e prezioso di destrutturazione e di crescita, di responsabilità, di conoscenza approfondita dei nostri schemi irrisolti, delle nostre credenze illusorie sull’Amore.
“Amare se stessi” non è un “mito”. Prendersi cura delle proprie emozioni non è uno “slogan pubblicitario”e non è la “moda del momento”. L’autonomia emotiva e la cura di se stessi sono l’unica medicina efficace per questa società malata, asservita e completamente allo sbando.
Si riparte da Noi.
Solo da Noi.
Da quanto siamo disposti a metterci in gioco nel processo di Guarigione.
Da quanto siamo in grado di entrare nelle nostre oscure cantine impolverate e costellate di scheletri del Passato.
Non possiamo passare da una Relazione all’altra a caccia di "madri e padri surrogati".
Queste storie inizialmente così idilliache e perfette, anestetizzano per un po’ la Ferita, nascondono la Verità di chi siamo veramente per un tempo limitato, ma l’innamoramento finisce in fretta. E la doccia fredda della Realtà non tarda a sopraggiungere. Il Principe si trasforma in un ranocchio e la Principessa nella matrigna senza scrupoli.
Questo è il momento di affrontare. Di maturare. Di risollevarci dal Buio della nostra Incoscienza.
Non è tardi. Non lo è mai stato. Per nessuno.
Ma ci vuole tanta volontà, tanto investimento, tanta ricerca e ascolto interiore.
Siamo chiamati ad investire tutto ciò che abbiamo sul nostro potenziale emotivo, sulla nostra generatività, sul nostro ampio ventaglio di Doni e Talenti.
Non è sufficiente "comprendere".
Non sarà l’intelligenza o qualsiasi altra capacità di elaborazione mentale a guarire le fratture del nostro Campo Energetico.
Qui entra in gioco il “Cuore”.
Qui si entra nel "Dolore più profondo e oscuro". Quello che sbatte i piedi di fronte all’ingiustizia di non essere stato amato, visto, rispettato e accolto veramente. Quello che ci toglie il respiro e il sonno. Quello che condanna l’Altro per non essere mai all’altezza del nostro vuoto d’Amore. Quello che pretende un “risarcimento genitoriale”. Quello che vede nella Relazione il “nemico affettivo” da punire, da sconfiggere o da sfruttare. Quello che trema nello specchiarsi davanti a se stesso e alla propria fragilità emozionale.
Nell’Odio c’è Amore negato.
Nella Violenza c’è disperata Mancanza Affettiva.
Nel Dolore c’è il Vuoto di Senso.
Ma nella Guarigione Interiore c’è Vita.
Quella Vita che meritiamo di riconquistare.
Quella Vita che per intere generazioni si è persa, smarrita, dimenticata di Se stessa.
Lo sappiamo oramai: nessuno salverà nessuno.
Ma tutti possiamo salvare noi stessi.
Ed è solo accogliendo e ricomponendo i nostri Cuori spezzati che scopriremo quanto sia meraviglioso sperimentare l’Adultità nelle Relazioni. Quel senso di piena Libertà e Autonomia di esistere, di manifestare, di condividere, di accrescere l'abbondanza reciproca.
L’Amore non pone sul piedistallo l’Altro, non lo distorce, non lo obbliga a stare dentro ad un ruolo che non gli compete. Non sana le Ferite. Non è lì per surrogare una mancanza. Non è Padre e non è Madre.
C’è stato un tempo per l’Infanzia ed uno per l’Adolescenza. Un tempo per essere amati e uno per la ribellione. Un tempo che se anche non ha “funzionato”, non è più recuperabile.
Ma possiamo crearne uno nuovo. Reale e consapevole. Senza toglierci più nulla, senza elemosinare o pretendere “favole a lieto fine”. Un tempo reale, concreto. Rispettoso di noi stessi. E dell’Altro.
Un Tempo dove diventa umiliante e dissacrante continuare a palleggiarsi le Ferite.
Un Tempo di Padri e Madri consapevoli e integri, amorevoli e coraggiosi.
Chi davvero ambisce alla pienezza di Vita e di Amore, raccolga il proprio “zaino” da terra, lo liberi dalle aspettative, dai rimpianti, dalle illusioni, dai drammi irrisolti. Si rivesta della Forza, della Compassione e della Verità e segua la potente Onda della Grande Trasformazione.
Abbandoni le recriminazioni, le scuse, le egoiche pretese di approvazione e riconoscimento e impugni la Spada.
Si affidi totalmente all’Anima e si prepari a riconquistare la propria integrità, la propria indipendenza, la Terra e l’eredità degli Avi. Si abbandoni con Fede e Fiducia alle Fiamme del proprio Fuoco Interiore.
Siamo qui per la Vita, e la Vita è qui per noi.
Con infinito affetto, Mirtilla Esmeralda.
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wwweirdworld · 2 months ago
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fuorisede
Ormai da circa un anno posso definirmi "fuorisede", e credo di non essere mai cresciuta così tanto in così poco tempo. Ho imparato un sacco di cose: a fare la spesa, a tenere la casa in condizioni umane, a buttare la spazzatura e in generale a sopravvivere. Ho imparato a vivere senza madre e padre, perciò adesso devo sgridarmi e darmi le pacche sulle spalle da sola. Per fortuna i miei genitori sono ancora un punto di riferimento, e la cornetta del telefono è uno punto abbastanza lontano da lasciarmi crescere in pace pur tenendomi d'occhio.
Stando fuori dalla mia solita sede, ho capito che "casa" è un concetto molto astratto. Lo sapevo già prima nel teorico, ma nel pratico lo sto vivendo solo ora. Ho visto la mia casa da fuorisede quando aveva ancora il cantiere davanti al cancello, l'ho vista senza le persiane, l'ho vista con la muffa in bagno e l'ho anche vista tirata a lucido in occasione dell'arrivo degli ospiti. Questa casa ha vissuto tutte le mie crisi di pianto per paura della solitudine, ha visto tante tisane messe a bollire dopo le 23 e ha osservato due coinquiline chiacchierare di qualsiasi cosa, una sdraiata sul divano e una sulla poltrona del soggiorno.
Ho compreso che fondamentale non so un cazzo della vita: appena iniziata la vita da fuorisede non sapevo come lavare il bagno, non ero in grado di organizzare la spesa e mi impanicavo alla minima difficoltà. Ora ci rido su. Ammetto di essere ancora una ragazzina inesperta, ma passo dopo passo cerco di apprendere tutto ciò che la vita da studentessa universitaria mi insegna. Questa vita mi ha reso palese che il disordine e il caos fanno parte di me: il lato destro del mio letto matrimoniale sembra sempre il mercato rionale. E se non è il letto, allora la poltrona verrà invasa da vestiti e borse di tela che cercavo da giorni: questa io la chiamo entropia.
Ogni volta che lavo i piatti poi, spargo acqua ovunque come fossi figlia del dio Poseidone. Il lavandino somiglia sempre a una di quelle battaglie navali che gli antichi Romani facevano nel Colosseo, ma va bene così. Mi piace lavare i piatti la sera, sentendo il casino del pub sotto casa che non fa mai dormire nessuno. Mi piace godermi la casa, sentire che è uno spazio tutto mio e che essa mi conosce in ogni intimo aspetto. Lei conosce me ma io non conosco lei, dato che ho scoperto dopo 7 mesi che c'era un altro interruttore della luce in cucina (meglio tardi che mai, no?).
Mi piace un sacco il calendario che c'è all'ingresso, che non viene mai girato ed è quasi sempre fisso su sabato (anche se è lunedì). Mi piace tantissimo il frigo, decorato da me con mille cartoline, calamite, scontrini e foto significative. Adoro il mobile dove si trovano i Tupperware, perché al minimo movimento sbagliato tutti i contenitori ci crollano addosso come una frana. Tutte queste piccolezze sono tasselli di un mosaico che compone l'immagine della mia quotidianità. Anzi, della nostra. Io non vivo da sola, e con la mia coinquilina siamo una famiglia.
Siamo una famiglia perché ci suddividiamo le spese, perché ci vogliamo bene e perché ci litighiamo sempre chi deve buttare la spazzatura. Se non è questo famiglia, cos'è dunque? Noi non sempre mangiamo insieme, i piatti li lavo sempre io, mentre i termosifoni li lascio regolare a lei perché la caldaia ancora è un mistero per me. Ci completiamo, e a mio parere siamo un equilibrio perfetto migliore di molte coppie sposate. Non riesco a immaginare la mia vita senza la mia coinquilina, che ormai è oltre una semplice amica. Insieme a 4 mura sottili, a un tetto e a un pavimento condividiamo anche una vita domestica fatta di attimi di dolce adultità.
Ciò che amo di più dell'essere fuorisede, tuttavia, è fare la spesa da sola. È rilassante poter comprare ciò che voglio, non rendere conto a nessuno, e poter refillare il frigo di lattine di birra senza sentirsi giudicati. È bello invitare a casa i propri amici, essere in tanti attorno a un tavolo scricchiolante e non avere più sedie libere. Amo creare piccoli atelier artistici in camera, attaccare post it ovunque, spargere bracciali ed elastici in giro per la camera come Hansel e Gretel con le bricioline.
Rifletto su ciò ora perché sono ammalata, a letto, stanca e senza forze. Ho preso il raffreddore, e nella mia casa da fuorisede devo gestire la mia prima influenza senza mio padre che mi prepara tante tazze di tè caldo. Ce la farò? Penso che forse è proprio questo il punto cruciale: casa è dove sei talmente a tuo agio, che prendi il raffreddore. E una volta che guarisci da sola, hai vinto.
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madamedecharte · 1 year ago
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Io il concetto di adultità lo racchiudo nello stare a guardare video recensioni sul folletto dopo aver già cucinato 500 grammi di riso alla cantonese.
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paoloferrario · 8 months ago
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Grusol. Appunti sulle politiche sociali 246 gennaio-marzo 2024
Appunti n. 246 (n. 1/2024, gennaio-marzo 2024) (indice Appunti) Questo numero Disabilità e adultità Contro la contenzione La professione educativa Raccontiamo l’inclusione Il numero si apre con le riflessioni Carlo Lepri sul tema dell’adultità delle persone con disabilità intellettiva e relazionale e del diritto al lavoro. L’intervista è presente all’interno del capitolo “Giovani adulti e…
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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L'ANGOLO DI RITA
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👉🏻 In uno studio di Ulrich e Parsons (1992) è stata misurata l'attività Cerebrale di un gruppo di studenti durante la visione di diapositive relative a scene naturali e urbane. 🧠 La prevalenza di onde alpha,
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riscontrata e rilevata in contemporanea alla visualizzazione di scene naturali, è stata interpretata come indice di uno stato di riposo e di maggior rilassatezza. 👉🏻 Questi dati fisiologici confermano quanto usufruire di contesti naturali, sia all'interno-curando gli spazi con del verde- sia all'esterno, riduce l'attività del sistema nervoso simpatico, inducendo quindi uno stato di quiete". (Cooper-Marcus e Barnes 1995; Whitehousr et. al., 2001) Conoscere come siamo fatti, permette di costruire la strada più adatta a noi.
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@pedagogistarita
#pedagogia
#educazione
#neurofisiologia
#naturaebenessere
#consapevolezza
#adultità
#attivitàcerebrale
#ondealpha
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nerinagarofalo · 1 year ago
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A proposito di smarrimento, ricerca, solitudine e adultità
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letteredalucca · 2 years ago
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Letargia
Quando arriva il freddo a me viene voglia di dormire. Sarà che ho il bioritmo di una gallina, sarà che vedo fuori buio, ma alle otto di sera io sarei già a posto. Naturalmente non lo faccio, no no, non sempre almeno. Accompagno a letto il piccolo, due coccole, due discorsi e via, lui alle otto e mezzo dorme e a me sembrerebbe tanto un’idea ganza. Invece fingo adultità, mi metto sul divano,…
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harshugs · 1 year ago
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la vita è fatta di estremi, sia nel positivo che nel negativo ed è giusto che nella propria giovinezza (e spesso anche adultità) ognuno provi a toccare entrambi i limiti per poi riuscire a trovare il punto di altezza più equilibrato adatto alla propria persona, alle proprie fragilità e alle proprie forze. è tutto parte della conoscenza e della convivenza con noi stessi.
io mi immagino un cilindro chiuso alle estremità con dentro dell'acqua (come in un acquario): la parte alta è l'estremo della serenità, della tranquillità e della pace; la base su cui si posa la figura è l'estremo delle ansie, delle preoccupazioni, del disagio e della tristezza.
quando arrivi a toccare uno dei due punti è inevitabile cercare di lanciarsi con le gambe verso il centro, ma prima di imparare la forza da applicare durante il lancio ci vuole del tempo e bisogna ingegnarsi, poiché è facile applicarne in quantità eccessiva arrivando all'altro estremo o in quantità minima restando quasi fermo al punto in cui ti trovi: proprio per questo ci sono momenti di alti e bassi, finche non trovi quella forza che ti fa rimanere a galla nella parte centrale del cilindro allora bisogna continuare a provare (che è un centrale soggettivo: il mio centro potrebbe essere posto più in basso rispetto al tuo e viceversa). la forza da applicare va anche in base al nostro peso, che equivale alla nostra storia tra traumi, esperienze, perdite, amicizie e altri fattori soggettivi.
impara, goditi i momenti agli estremi, se ne senti il bisogno fermati lì dove sei, conosciti e cerca di trovare la forza giusta per stare bene e/o male nel modo più adatto ed equilibrato. mentre ti lanci da un punto all'altro cerca di capire in quale zona del cilindro ti trovi più a tuo agio e vedrai che riuscirai ad avere le idee più chiare e a vedere meglio cosa ti circonda senza tralasciare nulla.
io la vedo così, quindi ti auguro con tutto il cuore di trovare quel punto del cilindro di cui ho parlato fino ad ora. ascolta anche le esperienze e i consigli delle persone intorno a te se ti può aiutare, vedrai che sarà un viaggio per cui ne varrà la pena se non ti lascerai sopprimere dall'acqua e dal peso.
Piccolo esperimento: ho tanta voglia di scrivere perciò... questo.
Sto riflettendo sulle cause e le conseguenze che mi hanno portato al mio malessere attuale e credo di poter dare una mezza o pressappoco giusta motivazione: io credo che tutto il periodo di benessere passato, mi abbiano portato ad esserne accecato, essenzialmente non riflettevo, andava tutto bene, stavo bene, tanto che non sono stato cauto e come dice Rdj in Sherlock Holmes 2 "Il mio viaggio mi ha precipitato più a fondo del previsto nella tana del coniglio, così ho sporcato la mia soffice coda bianca... " e continua "ma ne sono riemerso... Illuminato!", vabbè a parte ste cazzate, credo che si, tutto questo "benessere" mi ha portato ad ignorare situazioni, rapporti, responsabilità, doveri, facendo sì che si venisse a creare una situazione per me, evidentemente, insostenibile, se a quasi 20 giorni dopo ho ancora i postumi dei pianti e sento ancora la necessità di sfogare tutto, ho bisogno di sentirmi per un po' senza speranza per sapere chi sono.
NB: è solo un esperimento.
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monicadeola · 4 years ago
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Maturo è chi riesce a mettersi d’accordo con la vita smettendola di aspettarsi qualcosa da lei, ma accetta coraggiosamente sia lei ad aspettarsi qualcosa da lui, in un sempre più armonico dialogo tra la naturale sete di felicità e gli altrettanto naturali limiti umani con cui ci si scontra nella bellezza incompiuta del cosmo. È bene ripeterselo: la felicità consiste nel difficile abbandono della posizione fetale, in un’apertura esplorativa e generosa del mondo, con tutte le scoperte e ferite che questo comporta.
- Alessandro D’Avenia
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soisbelle-et-soistriste · 2 years ago
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zero mille e cento
Quanto la odio la macchina con le marce? Madonna dovrebbe essere illegale.
In ogni modo con mia neutra serenità oggi l'ho guidata, il che indipendentemente dal fatto che l'ho guidata di merda e dal fatto che devo fare benzina e non l'ho fatta e spero che non mi lasci a secco domani, l'ho guidata e tutto sommato pensavo peggio.
In ogni modo grande prova del 9 che devo stare pacata e ragionare, fare le cose con calma, perché se no non funzioanno.
Vabbè ti direi anche non tutto insieme, alla fine al netto di un decluttering generale, ci sono cose che si fanno con calma, perché non sono azioni, ma pattern che devi spezzare e devi perciò trovargli una ragione per spezzarli.
Ripensandoci un po' mi dispiace per MF. perché alla fine ora capisco almeno al 90% cosa provava, avevo penso una grande occasione che ho deciso semplicemente di utilizzare differentemente.
E ci sta.
Anzi, �� andata come doveva andare affinché arrivassi in questo momento.
Ora capisco comunque gli adulti che amano le canzoni vecchie perché alla fine trovo un certo giovamento nel sentire le canzoni 2004-2012.
Comunque.
Sono sotto stress.
Pure ste perdite mi hanno messo un'angoscia.
Anche sti gatti che oggi ho cioccato Zuleika che stava per cacarmi sul divano sta deficiente ritardata.
Insomma ci sono cose che mi stressano.
Il fatto che non ho una macchina mi stressa, anche se rimango focus che tra un po' non dovrei avere sto problema.
Il fatto che A. è venuto a casa mia mi stressa perché cazzo cioè devo imparare che in caso esistono i cazzo di alberghi.
In ogni modo.
Il lavoro che faccio mi piace molto, anche se passare da un contratto di 3 anni a 6 mesi mi stressa.
Mi stressano delle tasks che devo raggiungere e che sento come se mi bloccassero perché non ho un esempio da seguire per riprodurle, essere a tutti gli effetti seppur non su carta una manager mi stressa.
Comunque ora al pc sul divano non sono stressata, sto facendo relief e va bene.
Sicuramente è 10 agosto e non ho ancora aperto un libro, mamma mia devo assolutamente studiare.
Mi sento devastata da quel punto di vista, mi sono presa a male 2 giorni per quanto riguarda la laurea.
Sono letteralmente 3 esami e la tesi, eccomi, eppure, non eccomi.
Tipo dalla vostra non ami Assunta Capuozzo.
Comunque R. mi intriga un botto, poi anche rileggendo le vecchie chat vedo un botta e risposta davvero onesto e che mi piace, ma ora boh cioè non è che posso scriverti per sempre bello mio.
Però mi piace da morire la sua leggerezza, da morire.
Ho fatto una cagata a dirgli di venire da me, ma indipendentemente da quello che comunque vabbe può anche non realizzarsi, cioè non capisco perché cazzoooo non mi scrive.
Non mi imparanoio e non fa niente perché è lui che mi ha chiesto di rivederci e robe però comunque uffa che palle ma non in senso lo voglio, ma in senso guarda che figata se ci frequentiamo perché non mi scrivy per dirmi delle cazzate.
In quel senso.
Però vabbè.
Questo.
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susieporta · 2 months ago
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Non possiamo trascendere ciò che siamo se non abbracciamo ogni nostra singola parte.
Se neghiamo alcune nostre realtà interiori, o reprimiamo emozioni, per vergogna o giudizio, perché non vogliamo vederle, questo non ci permetterà di crescere ed evolvere.
Se, per esempio, considerassimo la rabbia come qualcosa di negativo e la reprimessimo al nostro interno, chiusa in un vaso per non sentirla, non ci permetteremmo di capire che messaggio è venuta a portarci, non le daremmo la possibilità di liberarsi e compiere il suo viaggio di adultità e trasformazione.
Come posso far crescere qualcosa che non libero, che non voglio vedere o affrontare?
In natura tutto esiste grazie ai 5 elementi, terra-acqua-fuoco-aria-spazio, all’equilibrio tra queste energie creatrici.
La rabbia é collegata all'elemento fuoco.
A livello grossolano può essere associata ad aggressività e violenza, ma sublimata alla sua ottava più alta è potere personale, determinazione, volontà, coraggio, creatività.
Se considerassimo questo fuoco, come qualcosa di negativo che brucia invece di trasformare, finiremmo con il reprimerlo, soffocarlo, creare un forte disequilibrio bloccando la sua espressione.
La via non è reprimere, la via è portare in equilibrio. Processare, lasciare andare ciò che non serve per ottenere qualcosa di più puro.
E’ il compimento del matrimonio tra la luna e il sole che richiede, perché avvenga, la manifestazione di entrambi.
Ma non si può andare oltre se non si passa attraverso… e per passare attraverso dobbiamo vedere cosa c’è, accettarlo, accoglierlo, permettergli di compiere, insieme a noi, il suo viaggio di crescita e pulizia, dal basso verso l'alto, per poter essere integrato e armonizzato al nostro interno.
Elena Lazzarini
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ilmiocentimetro · 2 years ago
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A distanza di anni siamo ancora qui. È quasi ridicolo, surreale. Io non sono più la stessa persona. Ho scavato così tanti livelli dentro di me che rileggendomi ho provato tenerezza per la ragazza che scriveva qui qualche anno fa. Ma certe cose non sono cambiate.
È come se una parte di me volesse ergere un muro. Non lasciarti più entrare (o meglio, non permettermi più di uscire per venire a bussare alla tua porta).
Quando ci sentiamo mi sembra che niente sia cambiato.
Percepisco la tua paura di me. Il rigore che hai adottato per mantenere lo status quo. Percepisco la mia insofferenza, il mio cinico egoismo, che ho annaffiato negli anni. La rabbia. Prima era rifiuto, dolore, vuoto. Ora è rabbia - rabbia del bambino a cui non viene dato il gioco, perché lo sta usando qualcun altro, e lo vuole solo per sè.
Non so più cosa rappresenti per me. È come se la tua immagine si fosse incistata nella mia mente per tutti questi anni, fosse rimasta nascosta sotto una piega del mio encefalo e non fossi mai andata a cercare, a pulire, a curare… È rimasta lí, ha fatto radici, in un ambiente ancestrale, clandestino, legato alla me del passato, immutata. Quel tipo di stanza da cui esci e ti ritrovi spaesata, con un’amnesia, di fronte a un appartamento completamente riarredato. “Cosa ci fai in quella piega?”, vorrei chiedere a me stessa, a te, al mio cervello. Che cazzo ci fai in quella piega?
Mi viene da piangere. Sei il jolly del mazzo che ero convinta di aver distrutto, ero convinta di aver bruciato ogni copia di quella carta. Sei la scappatoia che la mia mente non riesce a neutralizzare. Sei quella piega in cui mi rifugio quando le cose vanno male. Quando il mio status quo non mi soddisfa. Torno prontamente a bussare alla tua porta: “Hey, ci sei ancora? Sempre interessato alla mercanzia?”.
Siamo i nostri rispettivi “lieto fine” in caso di disastro. Ma vorrei di nuovo vedere quel viso e quegli occhi per capire se la vecchia stanza ancora ha la stessa attrattiva, o se è solo il ricordo di quell’arredamento accogliente a tenermi legata per i polsi.
Mi scopro a pensarti mentre torno a casa in auto. Mi chiedo come stai. Mi chiedo cosa fai.
Mi chiedo che persona sei, ora, dopo tutti questi anni. È così strano avere la sensazione di conoscere qualcuno nel profondo senza tuttavia sapere di cosa si riempiono le sue giornate, di tutte quelle cose futili che caratterizzano una persona nella sua adultità. Metti a posto le scarpe quando entri in casa? Che birra ti piace? Sei un tipo da cuscini sul divano? Ti capita di addormentarti quando guardi la tv la sera? Quante volte ti concedi del tempo per te stesso, e come impieghi quel tempo? Hai un gatto? Ti capita mai di pensarmi?
Sono queste le cose stupide che vorrei sapere da te.
Vorrei sapere chi sei oggi. Cerco di riempire questo vuoto immaginando le risposte, chiudendo gli occhi ed immaginandoti mentre infili le chiavi nella toppa, quando ti sdrai sul divano cercando i telecomandi sotto i cuscini, ma la mia fantasia è troppo poco inerente al reale e finisco per scuotere la testa, tra me e me. Sono cose che forse non saprò mai. È questo che mi fa soffrire.
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