#accompagnamento
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Carta Blu Trenitalia per Persone con Disabilità
La carta blu di Trenitalia è una tessera nominativa (gratuita e della durata di 5 anni) che consente ad alcune categorie di persone disabili di viaggiare utilizzando delle agevolazioni sul prezzo del biglietto, tra cui la possibilità di far viaggiare in modo gratuito il proprio accompagnatore all'interno del territorio nazionale.
#cartablu#trenitalia#inps#asl#inail#commissionemedica#invaluable#cieco#sordomuto#legge381#legge508#verbaleaccertamento#ticketsanitario#accompagnamento
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Suonare gli stili di un arranger: richiede impegno, ma scatena passione
Se pensate che suonare un arranger dal vivo sia un gioco da ragazzi, vi sbagliate. Suonare con gli stili di accompagnamento può certamente generare entusiasmo, ma rappresenta anche una sfida da non sottovalutare. Il risultato davanti al pubblico – come la vostra tranquillità a tempo di esecuzione – dipende dalle vostre abilità e dalla familiarità con lo strumento arranger che avete a…
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Il card. Burke: "Data la situazione in cui si trova la Chiesa... che confonde e induce anche in errore un buon numero di fedeli..."
di Raymond Leo Cardinal Burke Disciplina e dottrina: il diritto al servizio della verità e dell’amore Nel periodo immediatamente precedente al Concilio Ecumenico Vaticano II e, ancor più, nel periodo postconciliare, la disciplina canonica della Chiesa è stata messa in discussione fin dalle sue fondamenta. La crisi del diritto canonico ha avuto origine negli stessi presupposti filosofici che…
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#accompagnamento#Concilio Vaticano II#diritto canonico#discernimento#Giovanni Paolo II#integrazione#misericordia#Paolo VI#Papa Francesco#pastorale#raymond leo burke
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La mia battaglia a Napoli: sanità e sfratti
La difficile realtà di una famiglia alle prese con sfratti e problemi sanitari a Napoli #sfratti #sanitàterritoriale #Napoli #difficoltà #assistenzasociale #TRP #invalidità #pensione #accompagnamento #casaalbergo #narcisismo
Ho bisogno di fermarmi un secondo, perché sono a pezzi.Devo analizzare tutto quello che sta succedendo. Ieri sveglia alle sei del mattino, alle sette aspettavo l’infermiere che si è poi presentato verso le nove. Napoli e la sanità territoriale, ma in generale tutti i servizi, si confermano ancora vergognosi. Faccio il prelievo, non riusciva a trovare la vena, mi sono fatto non poco male. Non…
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#accompagnamento#assistenza sociale#casa albergo#difficoltà#invalidità#napoli#narcisismo#pensione#sanità territoriale#Sfratti#TRP
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La Storia di Elsa Morante: un Viaggio nella Letteratura e nella Memoria Collettiva
Un evento culturale ad Alessandria per celebrare i 50 anni del capolavoro di Morante
Un evento culturale ad Alessandria per celebrare i 50 anni del capolavoro di Morante. Alessandria, 13 novembre 2024 – Il prossimo mercoledì 13 novembre, alle ore 17:30, il Salone Marchegiani presso la Camera del Lavoro di Alessandria (Via Cavour, 27) ospiterà un evento unico dedicato a “La Storia” di Elsa Morante. Organizzato dalla Scuola del Popolo e dalla CGIL, l’incontro sarà un’occasione per…
#accompagnamento musicale#Alessandria#Alessandria eventi#Alessandria today#Anniversario#anniversario La Storia#Camera del Lavoro#celebrazione#CGIL#CGIL Alessandria#comune di Alessandria#cultura ad Alessandria#Cultura italiana#cultura partecipativa#Dino Porcu#Dino Porcu musicista#dramma collettivo#Elsa Morante#Elsa Morante La Storia#Evento culturale#evento letterario Alessandria#Fulvia Maldini#Fulvia Maldini lettrice#Google News#interpretazione letteraria#italianewsmedia.com#La storia#Letteratura#letteratura e storia#letteratura italiana
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[L'accompagnamento][Ren�� De Ceccatty]
L'accompagnamento di René De Ceccatty racconta, dal punto di vista di un accompagnatore sull'ambiente ospedaliero, gli ultimi giorni di Gilles Barbedette, morto di AIDS nel 1992
René de Ceccatty racconta gli ultimi giorni di Gilles Barbedette, morto di AIDS nel 1992. Dal punto di vista di un accompagnatore sull’ambiente ospedaliero, l’autore guarda con lucidità il suo amico e le sue ultime richieste. «Negli ultimi giorni, lui, che era scrittore, mi ha detto che non aveva avuto la forza di descrivere ciò che stava vivendo e che nessuno ancora aveva saputo descrivere…
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#2022#AIDS#fiction#Francia#gay#Gilles Barbedette#Giuseppe Pintus#Inschibboleth#L&039;accompagnamento#L&039;accompagnement#LGBT#LGBTQ#libri gay#René De Ceccatty
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Da gennaio verrà inaugurato al Centro Gulliver un nuovo sportello con operatori di Gulliver e di Amico Fragile. #vittimedellaviolenza #amicofragile #cyberbullismo #centrogulliver emiliocurto #servizioaccompagnamento #varese #vittimedellaviolenza
#vittime della violenza#amico fragile#centro gulliver#cyberbullismo#emilio curtò#servizio di accompagnamento#varese
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La domanda che mi sono posta a circa marzo 2022 e che mi ha portato in posti che non credevo esistessero
esistono fanfiction su blahmood a sanremo????
Esistono fanfiction su qualsiasi cosa. Sempre.
#blahmood#mahmood#blanco#fanfiction#da questa domanda è stato tutto una caduta in un burrone dal quale non ho neanche voglia di uscire#ao3 e wattpad come accompagnamento#♡#cosa mi hanno fatto questi due#cosa mi hanno fatto
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ore 6.34 facendo colazione con un muffin di ritorno dalla discoteca finokkia. eventi degni di nota:
incontro con un pacifico cinghiale che passeggiava nel parcheggio deserto alle 4.30 del mattino #visittuscany
qualcuno ha usato lo spray al peperoncino (?) in mezzo alla gente facendoci affogare per 2 buoni minuti, se l'effetto è così irritante compro subito
beccato il diluvio universale che però ora si è sopito, spero almeno in qualche tuono di accompagnamento per la ninna che mi farò tra 10 min (edit 6.45: ok sta tuonando tantissimo meme del sicko alla finestra che dice yes ha ha ha yes... edit dopo ore: comunque poi non me li sono goduti i tuoni perché ho dormito come una valigia svegliandomi all'ora di pranzo quando erano finiti)
guess di charli xcx e billie eilish ci ha accolti appena siamo arrivati, trenta secondi dopo ho scoperto che amico di amico è bisex, trenta secondi dopo ancora ci stava provando con un ragazzo dietro di noi che avevo notato perché sembrava fatto apposta per me tranquillo sulle sue moro con gli occhi azzurri era un tipo alla lorenzo zurzolo versione alternative, eravamo tutti d'accordo che amico di amico avesse fatto il colpo del secolo ma poi è tornato indietro dicendo che il bellissimo era etero e che se volevo me lo presentava. io ovviamente ho detto no........... perché a me fondamentalmente...... non interessa mai davvero (forse un po' me ne sono pentita)
ho accarezzato un cane di nome pietro in mezzo a gente che ballava la techno boh
il mio amico etero senza vergogna né paura ha attaccato bottone con chiunque trascinando con noi prima 2 ragazzi che sembravano modelli ma erano totalmente insipidi (avete presente i belli troppo belli.... troppo finti.....senza fascino) e anche un po' noiosetti e facendo poi colpo su un tizio che per ovvi motivi non aveva speranze con lui e che quindi non so secondo quale ragionamento ha voluto baciare a stampo me, inutile donna
uno mi ha chiesto se stessi bene stavo solo facendo quello che mi riesce meglio ovvero dissociare senza ballare i guess
una ragazza si è complimentata con me per la mia borsa leopardata (grazie, l'ho ereditata da mia nonna, io leopardata non l'avrei mai comprata)
annuncio tristemente che vedere tutta questa voglia che divora le carni e questo desiderio multiforme e questi limoni violenti mi ha fatto pensare che l'asessualità sia davvero la mia via, dovrò optare per una companionship romantica fatta di affinità elettive credo. o per una pallottola in testa
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Indennità di Accompagnamento
L'indennità di accompagnamento è una prestazione economica, erogata per 12 mensilità, a favore degli invalidi civili totali a causa di minorazioni fisiche o psichiche.
Per questi invalidi totali deve essere stata accertata l'impossibilità di deambulare senza l'aiuto di un accompagnatore oppure devono risultare non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.
#indennitaaccompagnamento#accompagnamento#inps#cafcasoria#patronatocasoria#quickpa#deambulare#invalidita#prestazioneeconomica#accompagnatore
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Storia Di Musica #330 - Franti, Il Giardino Delle Quindici Pietre, 1986
Nel cartone della soffitta il disco di oggi è quello più emozionante. Lo è per la rarità, per la qualità, per la storia che lo accompagna. Quando ho detto a mio papà che avevo ritrovato questo disco, sebbene con piccole macchie di umidità sulla copertina, si è emozionato un po’. Fu un regalo di una persona che lavorava alla Lega Coop in Piemonte, che volle regalargli questo disco dato che conosceva la storia di questa formazione e li andava a sentire quando suonavano nei centri sociali. La storia di questa formazione è in un modo del tutto particolare, unica e irripetibile e ha segnato una parte non così piccola del rock italiano, nonostante siano oggi, ahimè, sconosciuti. Tutto comincia a Torino, seconda metà anni ’70. Un gruppo di compagni di scuola, Stefano Giaccone al sax, Massimo D'Ambrosio al basso, Marco Ciari alla batteria e Vanni Picciuolo alla chitarra, con le incursioni vocali di Lux, cantante dei Deafear, formano un gruppo, la Guerrilla’s Band, che dopo tanta gavetta si autoproduce due singoli su cassetta, No Future e Last Blues, nel 1981. Poco dopo convincono una cantante, Marinella Ollino, in arte Lalli, a diventare la cantante del gruppo. Che ne frattempo cambia nome in Franti, dal nome del personaggio del libro Cuore di Edmondo de Amicis, sinonimo di insubordinazione. Passano dal jazz rock con evidenti omaggi e riferimenti al rock progressivo della scena di Canterbury ad un eclettico mix di jazz, rock, punk, funk che non ha paragoni. Oltretutto, si autogestiscono in tutto, dall’organizzazione alla produzione (non si iscriveranno mai alla SIAE) e fonderanno una propria etichetta discografica, la Blu Bus, con cui produrranno i lavori dei valdostani Kina e di un famoso gruppo “hardcore punk” di Torino, i Contrazione. La formazione ruota intorno a Giaccone, Picciuolo e Lalli, ma in ogni occasione suonano amici, musicisti invitati, quelli della prima ora e band di compagni che condividono gli ideali dei nostri in una sorta di collettivo musicale, tra l’ensemble e una comunità artistica. Prima prova discografica sono le 500 copie di Luna Nera, uscita solo in cassetta e poi in vinile, nel 1985, quando pubblicano Schizzi Di Sangue, sempre su musicassetta e sempre stampata in pochissime centinaia di copie, opera questa che unisce poesia e canto, altra prerogativa della band. La scena alternativa italiana, politicizzata, antagonista, desiderosa più che mai di contribuire ad una descrizione della vita vera nelle canzoni, ha un colpo fortissimo quando i CCCP passano ad una etichetta “commerciale, la Virgin. Sembra il tradimento di ogni cosa. Ma nello stesso anno arriva il disco di oggi, che nonostante il successo molto relativo, rimane un esempio formidabile di quello spirito tradito.
L’idea del titolo nasce da una leggenda del Giappone medievale secondo la quale a Kyoto, voluto da un illuminato imperatore, esista un giardino con quindici pietre, ma da qualsiasi punto lo si osserva se ne scorgono sempre e solo quattordici. Il Giardino Delle Quindici Pietre esce nel 1986 in edizione limitata a 1550 copie (che è quella che stava nella scatola). In accompagnamento, un libretto che oltre che i testi raccoglie poesie, idee politiche, spunti per le discussioni dopo i concerti, pagine di libri mai scritti, poesie, disegni. Il disco fu registrato al Dynamo Sound Studio dal febbraio al maggio 1986 tranne una traccia registrata nel febbraio 1985 al Synergy Studio. È un disco universo, fatto di passioni musicali e politiche, dove i generi, anche di arti differenti (cinema, recitazione, arte figurative) si mescolano a frammenti di punk che esplodono dopo musiche jazz, un disco che ammalia e affascina. Si apre con un testo del cantante giamaicano Linton Kwesi Johnson, che diventa Il Battito Del Cuore, un brano reggae-dub dove Lalli recita e non canta il testo e Giaccone ricama di sax. Acqua Di Luna, che è del 1985, è ipnotica. L'Uomo Sul Balcone Di Beckett è un’amarissima analisi, quasi una ode dolente, alla natura metropolitana umana, che finisce così: Perché quei fantasmi che si siedono con me a fumare sul terrazzo, che girano la chiave della mia serratura nel cuore della notte, che mi tengono la mano quando ne ho bisogno, non potrebbero esistere in nessun altro luogo. Every Time, uno spettacolare afro blues, chiude la prima facciata. Ai Negazione che apre il lato b è un frammento molto accelerato di No Future, Hollywood Army esprime la loro idea politica con un capolavoro hardcore, ma è Big Black Mothers il brano musicalmente più stimolante, riprendendo l’idea primigenia di commistione tra jazz-rock e progressive ma che alla fine, nell’intreccio delle due voci, termina nuovamente hardcore. Micrò Micrò è un omaggio Demetrio Stratos, leggendario cantante degli Area, che è poi seguita da uno strumentale, Elena 5 e 9, meraviglioso e struggente. Nel Giorno Secolo ha come testo una poesia di Mario Boi, dalla raccolta poetica Piani Di Fuga. Chiude il disco il jazz elettrico dei Joel Orchestra, band bolognese di simile fattura e amica dei nostri, con À Suivre, tra il Nino Rota felliniano e sogni simili, dove spicca il piano elettrico di un grande collaboratore dei Franti, Paolo "Plinio" Regis.
Nel 1987, viste anche le mutate condizioni politiche e sociali, il gruppo di scioglie: nel 1988 pubblicano un cofanetto antologico, che diventerà leggendario, dal titolo eloquente di Non Classificato. Seguono progetti diversi: collaborazioni, decine di progetti, tra cui ricordo che i soli Giaccone e Lalli fondarono gli Orsi Lucille e gli Howth Castle. Ma soprattutto rimangono fedeli a quell’appunto di lotta e coerenza, sintetizzato dalla frase che accompagnava il loro cofanetto antologico Non Classificato: “…la fine di una spirale ne genera un'altra, se l'aquila ha abbastanza cielo per volare. A presto, FRANTI”
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Mi manca il thè caldo o le tisane ed il dolcetto da accompagnamento.
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Ho urgentemente bisogno di conoscere nuovi brani musicali. La vita, senza un adeguato accompagnamento di sottofondo, è moscia.
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Deadpool & Wolverine: un debutto nell’Universo Marvel sanguinoso, violento e scorretto
Deadpool arriva ufficialmente nell'MCU accompagnato da Wolverine in un film che non tradisce lo spirito dissacrante dell'antieroe interpretato da Ryan Reynolds. Nelle sale dal 24 luglio.
Deadpool non è Captain America, non è Thor, non è l'eroe tutto d'un pezzo a cui affidarsi. Non è nemmeno Iron Man, il cui eroismo è accompagnato da un alone di ironia che ne mitiga la portata e lo avvicina allo spettatore. Deadpool è sopra le righe, scorretto, irrequieto, dissacrante. Eppure, gli si è affidata molta responsabilità in un momento delicato dell'Universo della Casa delle idee: prima di tutto è l'unico titolo dei Marvel Studios in uscita nel 2024, e quindi ha l'onore ed onere di tener alta la bandiera dell'MCU per l'anno corrente; in secondo luogo spetta a lui, con il solido accompagnamento di Wolverine, ad aprire la strada per i Mutanti nel flusso narrativo della saga dopo l'acquisizione di Fox da parte di Disney.
Deadpool KO in una scena del film
E proprio in relazione a questa acquisizione e le sue conseguenze, tra le quali proprio la possibilità di vedere questo debutto di Deadpool nell'Universo Marvel dopo i primi due film da outsider, è bene precisare un dettaglio sin da subito il passaggio sotto l'egida Disney non ha mitigato l'anima sovversiva e dissacrante del personaggio e delle sue storie. C'è sangue, violenza e tutta la scorrettezza linguistica che ci si poteva aspettare. È Deadpool in tutto e per tutto, ma con quella marcia in più che l'integrazione con gli altri personaggi gli può assicurare anche in chiave futura.
La nascita di una coppia
Deadpool insieme a Wolverine, una coppia che funziona!
Tutto parte da lì, dal mettere insieme la coppia presente nel titolo Deadpool & Wolverine. Ed è proprio dal titolo che partono anche le sorprese di un film che si rivela una montagna russa di sensazioni e stupore: la parte iniziale del nuovo film dedicato al mercenario chiacchierone si dedica alla costruzione del duo e sull'instaurare le dinamiche, per poi procedere e far conoscere chi dovranno affrontare, come e perché. Non ve lo anticipo per evitare inutili spoiler: mi sembra giusto arrivare alla visione con la consapevolezza limitata a quel poco che mostrano i trailer, o arrivato dalle varie interviste e dichiarazioni. Mi astengo quindi dal darvi dettagli sulla trama vera e propria del film, anche perché non è l'intreccio a essere il vero punto di forza di Deadpool & Wolverine, ma tutto quello di cui è infarcito, tra citazioni, riferimenti, sfottò dissacranti e tanta, tanta violenza a condire le sequenze d'azione.
Molti combattimenti, tantissima violenza per Deadpool & Wolverine
Wolverine e Deadpool in azione
Marvel Studios mette subito in chiaro lo spirito del nuovo progetto con una sequenza dei titoli all'insegna di sangue e violenza. Un biglietto da visita, una dichiarazione d'intenti, come a voler sottolineare da subito che quello che vedremo È il personaggio di Ryan Reynolds così come lo conoscevamo: il sangue sporca lo schermo, le battute fulminanti del Wade Wilson di Reynolds animano lo script e prendono di mira ogni bersaglio senza timore. Se un limite c'è nello sviluppo di Deadpool & Wolverine è proprio che il suo segmento centrale è più animato da azione, combattimenti e sangue piuttosto che da un intreccio degno di questo nome, ma i combattimenti sono coreografati in modo tale da garantire spettacolo e divertimento (perché sono pur sempre del mondo di Deadpool e quindi sopra le righe ed eccessivi, perfetti per trasmettere sia esaltazione che risate) e accompagnati da una colonna sonora e una tracklist degna di una grande opera pop.
L'eroe di cui abbiamo bisogno
Insomma, Deadpool è l'eroe Marvel di cui avevamo bisogno in questo momento. L'unico in grado di dar voce ai problemi che hanno segnato il recente corso dell'MCU, di portarli materialmente su schermo: si ironizza sull'acquisizione di Fox (ma la si omaggia anche con nostalgia) e quel che comporta; si scherza sul multiverso e le sue derive; si sottolineano a più riprese i flop recenti di casa Marvel. Un'autoconsapevolezza di sé che Marvel Studios sembra aver acquisito proprio dal suo (anti)eroe vestito di rosso. Ed è un'autoconsapevolezza che fa bene, che permette di chiudere un corso che non stava funzionando per ripartire.
Ryan Reynolds in lotta con Hugh Jackman in una scena
Deadpool & Wolverine lo conferma con l'esplosività che il personaggio consente, sparando a zero, autoironizzando, ma allo stesso tempo costruendo con il regista Shawn Levy qualcosa di fresco e brillante capace, capace di esaltare e divertire, intrattenere e persino emozionare. Ora bisogna costruire un futuro che sembra ancora incerto, ma questa (ri)partenza è travolgente, e traccia una linea di confine importante. Deadpool e Wolverine sicuramente torneranno. Almeno fino a novant'anni.
Conclusioni
In conclusione Deadpool & Wolverine ha convinto, in primo luogo perché riesce a non edulcorare la carica sovversiva del personaggio, riuscendo a metterla al servizio della storia e dell’approccio generale del Marvel Cinematic Universe, prendendosi anche la libertà di giocare e ironizzare su quello che non ha funzionato negli ultimi tempi, a cominciare dal multiverso e tutto quel che comporta. Funzionano Ryan Reynolds e Hugh Jackman insieme, riuscendo a creare una efficace coppia su schermo che speriamo di poter rivedere in futuro. E poi va detto che tra sangue, violenza e battute dissacranti non manca lo spazio per l’emozione in un film che sa tenere tutto in equilibrio con brio.
👍🏻
Sangue, violenza e battute dissacranti: Deadpool, come lo conoscevamo, non è stato ridimensionato dall’ingresso nell’MCU.
Ryan Reynolds e Hugh Jackman, ottima coppia su schermo, perfetti nel loro essere Wade e Logan sia in quanto interpretazione che mera presenza scenica.
Emma Corrin, bravissima e magnetica.
Il cane! Sarà il più brutto del mondo, ma è adorabile!
Il modo in cui il film apre le porte a sviluppi futuri dell’Universo Marvel.
L’essere metacinematografico e consapevole di se stesso, ma è la base del personaggio e non è una sorpresa.
I titoli di coda. Mai come questa volta: restate a guardarli!
👎🏻
Va da sé che se non piace l’approccio sopra le righe di Deadpool non sarà questo film a farvi cambiare idea… ma non è un vero difetto.
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[✎ ITA] JIN⠸ Intervista post-Congedo⠸ Weverse Magazine | 10.07.2024
🌟 Weverse Magazine | Intervista
JIN: "I BTS amano tantissimo le/gli ARMY, ed è del tutto normale
fare del nostro meglio per le persone cui vogliamo bene, no? "
Intervista post-congedo | Oh Minji
Originale KOR | Twitter
Fedele alla parola data in occasione del 10° anniversario dei BTS, la prima cosa che Jin ha fatto dopo il congedo dal servizio militare è stata una diretta Weverse per chiacchierare con l'ARMY. Le/li ha poi anche salutatə di persona il giorno immediatamente successivo, alla BTS FESTA, l'evento organizzato in onore dell'11° anniversario di debutto del gruppo.
Jin ha dunque rimandato ogni altro impegno post-congedo che non fosse relativo alle/gli ARMY, lavorando ininterrottamente per 8 giorni, con un solo giorno di riposo. Eppure sorride di cuore ed è chiaro che quelle lunghe ore di lavoro non gli sono affatto pesate e che ci teneva a mostrare alle/i fan quanto sono importanti per lui. “Nulla di insolito, insomma, sa? È ciò che fanno le superstar.”
Congratulazioni per aver completato il tuo servizio militare!
Jin: Mi sembra quasi di essere solo a riposo temporaneamente e che dovrò poi tornare alla base. Ancora non sono entrato completamente nell'ottica del congedo. Anzi, è tutto piuttosto disorientante. Ne ho parlato con gli amici e mi hanno detto che questa sensazione svanirà tempo uno o due mesi, massimo tre. Mi hanno detto, “Vedrai—ti verrà da dire ‘Voglio tornare a casa’, come d'abitudine, anche quando ormai sarai fuori.” Ed è veramente così! (ride)
Quindi stai rispettando la routine quotidiana che seguivi nell'esercito? Jin: Come là, ho già sonno intorno alle 10 o 11 di sera, ma devo riabituarmi ai miei impegni lavorativi, quindi a volte vado a dormire tardi o mi sveglio alle cinque di mattina. Penso riprenderò il giro abbastanza rapidamente. Saranno cosa? 8 giorni che sono uscito, e ho sempre lavorato, a parte un giorno.
E non è stato difficile? Jin: Ci sono abituato, sa? Perché sono una superstar (ride).
Beh, caro signor Superstar, è stata “Dynamite” dei BTS ad accompagnarti mentre uscivi dalla base, il giorno del congedo, vero? E ho visto RM che suonava il sassofono lì accanto a te (ride). Jin: Non mi ero neanche accorto che stesse suonando lì a fianco a me, e ho capito che la canzone era “Dynamite” solo quando ho poi guardato i video, in un secondo momento. Il mio ruolo nell'esercito era assistente sergente istruttore, quindi ero ormai abituato a sentire il sassofono nelle registrazioni della banda militare, tipo durante le cerimonie di arruolamento e congedo. Quindi, quando ho sentito la musica, ho dato per scontato fosse il solito accompagnamento. Ero in lacrime e dovevo anche salutare diverse persone, c'era anche la stampa ed ero talmente sopraffatto da tutto che proprio non avevo idea. Poi mi sono girato, ho visto Namjoon e ho pensato, “Uh?”. Era sempre il solito Namjoon, ma era vestito in modo molto strano (ride)! La scena è stata tipo, “Ma che--? Va beh, grazie per essere venuti. Va bene, Namjoon, ora andiamo, su andiamo.”
Quando ti sei arruolato sei diventato il primo ed unico soldato del gruppo e ora sei il primo ed unico civile. Jin: Sì, e infatti i ragazzi continuavano a dirmi quanto mi invidiano, e i membri del nostro staff, che ci sono sempre accanto, mi hanno confermato di non aver mai visto prima sguardi di più pura gelosia nei loro occhi. Avevano tutti quella stessa espressione. Quindi non è che me ne sia vantato, ma mi sono divertito a stuzzicarli a volontà. Era troppo spassoso vederli prendersela a cuore. Ho continuato per tipo 30 minuti a prenderli in giro (ride).
Il giorno del tuo congedo, hai abbracciato le nuove reclute e detto loro, “È stato bello.” Credo non ci sia testimonianza migliore dell'impegno che hai sempre messo nel corso del servizio militare. E sembrerebbe tu sia stato un ottimo seonbae perché, a quanto pare, uno dei tuoi colleghi più giovani piangeva a dirotto. Jin: Non era il solo—i ragazzi delle caserme assegnate alla mia supervisione - e non solo – erano tutti in lacrime. Ovviamente, non capita sempre di piangere così, ma quando dei bravi seonbae se ne vanno è diverso. Nel mio caso, non credo sia tanto perché ero un bravo seonbae, quanto perché ero popolare (ride). Eravamo un gruppo composto dai vari assistenti sergente istruttore, quindi non eravamo in tanti. In tutto saremo stati 25 e nelle nostre camerate c'erano sempre solo tra le 6 e le 8 persone. C'era questo ragazzo che era solo 4 anni più giovane di me ed era entrato insieme a Hobi, quindi soli 4 mesi dopo il mio ingresso. Nel corso dei restanti 10 mesi abbiamo avuto tempo e modo di diventare buoni amici.
E qual è il segreto di tanta popolarità? Jin: Ho speso parte del mio stipendio per offrire cibo a tutti quanti (ride). Molte reclute hanno appena 19 anni e non hanno mai lavorato prima, mentre io ho una situazione finanziaria molto più stabile, quindi dicevo loro, “Per stare bene bisogna anche mangiare bene. Dài, offro io” e pagavo anche per loro. Ho comprato talmente tanto pollo fritto, jokbal e pizza che, con l'andare del tempo, se ne sono anche un po' stufati. Invitavo anche soldati dalle altre caserme a queste serate barbecue. Talvolta qualcuno scherzava con me dicendo, “Sergente Kim, cos'altro hai fatto, a parte dormire, oggi?” Al che io rispondevo, “In quale camerata sei? Avevo intenzione di offrirti cena, questa sera, ma ho cambiato idea. Non sei invitato!” E loro rispondevano prontamente, “Mi scusi, sergente!” Scherzavamo e ridevamo sempre insieme così, ma tanto alla fine offrivo comunque cena a tutti (ride). Non per vantarmi, ma il mio battaglione mi chiamava 'dio'. Quando mi vedevano, se ne uscivano con “Venite, adoriamolo!” (ride)
Ti hanno anche scritto dei messaggi di congedo, tra i quali uno in cui dicevano che hai offerto loro cibo talmente spesso che non riescono neppure a ricordare i tanti diversi menù gustati. Quando si è nell'esercito, è già abbastanza difficile prendersi cura di se stessi, che cosa ti ha ispirato ad avere tale e tanta buona cura degli altri soldati, allora? Jin: Sono stati tutti molto bravi e generosi con me, quindi ho cercato di mantenere sempre il sorriso e dicevo loro cose tipo, “Non preoccupatevi, facciamo tutti degli errori. Non avete fatto nulla di grave. Sul serio, solo perché ho iniziato sei mesi prima di voi non significa io sia meglio. Sono oltre 10 anni che lavoro nel mondo dello spettacolo e ci sono ancora tantissime cose che non so. Faccio errori anche io—li facciamo tutti.”
Solo in un'occasione ho perso la pazienza.
Cos'è successo? Jin: Uno dei soldati ha commesso uno sbaglio, ma continuava a scherzarci su dicendo, “Non si preoccupi, faccio da solo, signore” al che io gli ho detto, “Non è grave commettere errori. Non è che io pretenda di sapere tutto, faccio errori anche io. Ma se un seonbae ti dà un consiglio, quanto meno fingi di ascoltare. Non va bene continuare a scherzare così. Capisco che—non siamo tutti uguali [e gestiamo le cose in modo diverso]. Ma per lo meno cerca di capire cosa e come mai hai sbagliato. Dal canto mio, posso rispiegarti come fare, quindi cerca di non ripetere lo stesso errore.”
Eri davvero bravo con i soldati più giovani! Non mi stupisce affatto che ti chiamassero 'dio' (ride). Jin: Gli altri soldati del mio stesso grado erano altrettanto fantastici. Quando siamo arrivati circa a metà del servizio militare, le segnalazioni anonime sono cessate e sia i nostri superiori che le reclute ed il resto del personale si son detti soddisfatti al 98-99%. Da quel che so, solitamente il grado di soddisfazione si aggira attorno al 38-40%. Erano tutti piuttosto invidiosi della nostra squadra. Andavamo tutti molto d'accordo.
E immagino che tutti quanti – non solo le nuove reclute – fossero tristi di doverti salutare (ride). Ti sei meritato anche il titolo di “soldato d'élite”, giusto? Jin: Dipende dalle singole basi, ma da noi c'era l'opportunità di far pratica con le armi da fuoco, ogni qual volta arrivavano nuove reclute. Quindi ho potuto esercitarmi molto e facevo anche sempre esercizi come addominali e flessioni per conto mio, quindi, mano a mano, sono diventato sempre più forte. Dovevamo andare a correre insieme alle reclute e, in quanto assistente addestramento, non potevo rimanere indietro, quindi mi sono imposto di continuare ad esercitarmi e a correre finché non sono migliorato. Mentre mi preparavo per ottenere quel titolo, i colleghi con più esperienza sciamavano tutti da me e mi dicevano, “Devi saltare cena, o avrai lo stomaco pieno e pesante e non riuscirai a correre domani.” Al che io promettevo che avrei mangiato poco, ma loro insistevano, “No. Ma se proprio devi, limitati ad un boccone.” Il giorno successivo, tornavano all'attacco con cose tipo, “Oggi è il gran giorno. Smetti di bere acqua, ora.” E io, “Solo un sorso!” e loro mi concedevano, “Un sorso, poi basta.” Poi aggiungevano, “Ecco, con questo non sentirai dolore quando inizieranno a farti male le gambe, così potrai correre senza problemi” e l'istante successivo mi son ritrovato coperto da testa a piedi di ghiaccio spray.
Da come ne parli, sembra proprio tu fossi molto amato. A riprova di quanto, a tua volta, tu fossi bravo con tutti loro. Jin: Che dire? Sono semplicemente adorabile (ride).
Eri amato dai tuoi colleghi nell'esercito e, ora che hai finito, ricevi l'amore delle/i tue/oi fan, le/gli ARMY, che hai recentemente incontrato dal vivo alla BTS FESTA. Jin: Quando si presta servizio, ci sono molte restrizioni da rispettare e nulla di ciò che hai ed usi è veramente tuo, il che non è sempre facile. Ma quando sono salito sul palco, avevo le/i mie/i fan di fronte, il mio microfono ed auricolari personali ed era tutto esattamente come me lo ricordavo. Mi è sembrato di esser tornato a casa. La gente cerca sempre di immaginare come sia essere una superstar, sentire le grida di supporto dal palco. Io conosco già quella sensazione e, chiaramente, non c'è dubbio che col tempo avrei potuto sperimentarla di nuovo, ma mentre ero al militare ne ero privato e ne ho sentito la mancanza. Quindi, quando sono uscito, ho proprio realizzato, Ecco, è così che deve essere—il batticuore, il teso entusiasmo e il boato della folla.
Com'è stato tornare sul palco e sentire di nuovo quelle grida? Jin: Probabilmente non è ciò che le/i fan vorrebbero sentire, ma ho cercato con tutto me stesso di distaccarmi da ciò che stavo provando. Cioè, era il giorno immediatamente successivo al mio congedo. Non ho avuto molto tempo per provare ed era passato un sacco dall'ultima volta che avevo cantato. Avevo paura sarei scoppiato a piangere, se mi fossi abbandonato alle emozioni una volta iniziata l'esibizione. Volevo fosse un bello spettacolo per le/i fan, quindi non potevo lasciarmi andare e lasciare che le emozioni avessero il sopravvento, impedendomi di cantare. Quindi ho alzato a palla il volume degli auricolari di proposito, ho cercato di tagliare fuori ogni emozione e la prima canzone l'ho eseguita ad occhi chiusi. Anzi, ho anche provato a fare un trattamento cheongsimhwan (*rimedio tradizionale coreano con effetto calmante) specificamente per quella performance (ride).
In che senso? Di cosa si tratta? Jin: Sapevo che avrei avuto il batticuore, quando sarei tornato sul palco, quindi ho provato a seguire un ciclo di pillole cheongsimhwan, ogni qual volta rientravo alla base dopo i miei giorni liberi. Volevo testare se prendere quel medicinale rendesse la gola secca e quanto avesse effettivamente effetto calmante. Però, in fin dei conti, mi lasciava con la gola molto asciutta ed avevo paura mi si sarebbe spezzata la voce, sul palco, quindi ho subito cercato una qualche alternativa, e ho seguito quella. Però il mio cuore batteva comunque all'impazzata.
E nonostante tutto, hai anche cantato in anteprima la versione completa di “Super Tuna”, inclusa la seconda strofa. E l'hai fatto con un solo giorno di tempo per prepararti. Jin: La canzone era già belle che pronta, quindi mi sono limitato a riascoltarla e ripassarla per memorizzare la seconda strofa. Ma, di fatto, credo fosse comunque evidente quanto io fossi agitato (ride). Oh, e ora sto lavorando sodo al mio nuovo album. Fortunatamente, gli altri sono riusciti a finire i loro prima di iniziare il servizio, e presto uscirà quello di Jimin. Credo sia meglio non aspettare troppo e rilasciare il mio dopo quello di Jimin, quindi ce la sto mettendo tutta per finirlo al più presto. Mi piacerebbe anche partecipare ad alcuni varietà. E dato che è da tanto che le/gli ARMY non vedono il mio viso, ci tenevo ad esporlo in un qualche luogo che fosse chiaramente visibile alle/i fan, quindi mi sono riservato appositamente dello spazio sui cartelloni pubblicitari più grandi che sono riuscito a trovare.
Hai fatto tutto questo, più la BTS FESTA il giorno dopo il congedo, e non sono passati che 8 giorni? Jin: È il mio modus operandi. Non si smette certo di respirare solo perché l'aria non è pulita (ride). Mi son detto che certe cose vanno fatte volenti o nolenti, anche se le circostanze non sono delle migliori.
Hai detto che la BTS FESTA è una delle cose cui non rinunceresti mai. Immagino tu non abbia fatto che esercitarti ogni qual volta eri in ferie, durante il servizio, e anche non appena congedato. Non dev'essere stato facile. Jin: La pressione era tanta, ma sì. È stata dura, visto che non potevo neppure esercitarmi e non avevo abbastanza tempo. Semplicemente, ho tenuto duro e l'ho fatto per amore (ride).
Quello sì che è amore vero (ride). Questo mi ricorda ciò che hai scritto nella tua lettera per il 10° anniversario dei BTS: “Si dice che, in 10 anni, persino le montagne ed i fiumi cambino. Quindi trovo incredibile che l'amore tra i BTS e le/gli ARMY non sia cambiato.”
Jin: Anche se, in un futuro distante, le/gli ARMY dovessero mai abbandonarci, noi non potremmo mai lasciare le/gli ARMY. Come ho già detto in precedenza, stare insieme alle/gli ARMY è come essere a casa. Ci danno tanta sicurezza. Vorrei ribadire che cercherò di dare sempre il massimo e chiedere loro di rimanerci accanto per molto molto tempo. Inoltre, voglio ringraziarlə per averci aspettati.
Come hai fatto a continuare a dare solo sempre il meglio di te, ogni singolo giorno, in questi ultimi 11 anni? Jin: È merito di tutto l'amore che i BTS nutrono per le/gli ARMY. È del tutto normale fare del nostro meglio per le persone cui vogliamo bene, no? Pensi a ciò che si prova quando ci piace tantissimo qualcuno: si dà il proprio 100% per quella persona. Vale lo stesso per noi. Non è del tutto normale?
Dovrebbe, ma non è sempre così. Anche quando si ama tantissimo una persona e si cerca di essere sempre al meglio per lei, talvolta non si può fare a meno di priorizzare altre cose.
Jin: Quando ho finito il servizio militare, ho posticipato ogni altro impegno per poter incontrare le/i fan. Ho avvisato preventivamente la mia famiglia e gli amici: “Devo vedere le/gli ARMY, quindi vi sarei grato se aspettaste ad organizzare festeggiamenti per il mio congedo dopo questa prima settimana”. E la gente intorno a me mi diceva, “Sei appena uscito—dovresti riposarti. Vediamoci”. Il congedo è stato di mercoledì, ma non mi sono preso impegni fino alla settimana successiva. Tutto il resto poteva attendere. Vedere le/i mie/i fan era la mia priorità assoluta—ci tenevo a mostrare loro tutta la mia gratitudine, prima di dedicarmi a qualsiasi altra cosa. Nessun se né ma. È sempre stato così ed è ciò che che ci si aspetta. Le/gli ARMY mi danno tutto il loro sostegno e la cosa mi rende davvero felice. Sono persone estremamente importanti per me, quindi penso sia del tutto normale priorizzare il tempo che trascorro insieme a loro.
Trovo davvero eccezionale che questo sia un sentimento che ti sei portato avanti per 11 anni consecutivi.
Jin: Quando penso a quanto sono felice e rifletto sulla ragione—di fatto, è perché sono un membro dei BTS. Ed i BTS esistono solo grazie alle/gli ARMY. Ho sempre adorato le/gli ARMY proprio per quel motivo e lə adoro sempre di più, ogni giorno che passa, e spero possano essere sempre più felici. È per questo che cerco sempre di dare il massimo per loro.
Penso sia normale tu desideri esprimere il tuo amore per le/gli ARMY, ma non è del tutto scontato ricevere così tanto affetto di rimando, quindi, sì, immagino quella sia la tua motivazione, ciò che ti spinge a lavorare tanto sodo.
Jin: Il fatto che io piaccia alle persone, l'affetto e rispetto ricevuto dagli altri soldati, il cibo che mi viene offerto gratis quando mangio fuori, il modo in cui mi tratta la gente—è tutto merito del mio status in quanto membro dei BTS. Ma potrebbe anche essere perché sono affascinante (ride).
Che cos'è per te la felicità? In precedenza, ti è stato chiesto che cosa pensi ci sarà quando questo momento bellissimo giungerà al termine, e hai risposto che sicuramente ce ne saranno altri, sebbene sperassi la gioia presente potesse durare per sempre. Jin: La penso un po' diversamente, ora (ride). Perché, di fatto, se veramente stiamo vivendo il momento più bello delle nostre vite, una volta finito, difficilmente ci sarà qualcosa di altrettanto bello, no? Però non è così che funzionano le cose, in realtà, cioè... non è che all'improvviso la mia vita sprofonderà nel baratro più buio ed orribile. Ora come ora, trovo la mia vita sia già sufficientemente positiva e bella, quindi non vedo che motivo ci sia di pensare al futuro e preoccuparmi dei momenti più belli a venire. Ora sono una star globale, ma anche dovessi perdere in notorietà, o semplicemente diventare una stella per la mia famiglia e nessun altro, se sono comunque felice, tanto basta. Perché dovrei disperarmi? Significherebbe forse non avrei mai più altri momenti bell come ora? Ho capito che non ha senso pensarla così. Devo solo continuare a vivere la mia vita così come viene, anche un giorno dovessi diventare una star solo per le persone più care. Quando si è felici, quello è il momento più bello delle nostre vite.
Quindi, sì, ho deciso di considerare tutta la mia esistenza come un unico, lungo momento di bellezza e felicità.
Se – come dici - il momento più bello delle nostre vite non è realmente un istante, ma qualcosa che dura in eterno, in questo momento, tu come ti senti? Jin: Come sempre, sono felice (ride).
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⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸
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Stavo sfogliando il file in cui ho catalogato i miei CD. Ho preso un anno a caso, il 1973, più di mezzo secolo fa, e ho trovato queste perle della produzione discografica italiana:
- Arbeit Macht Frei degli Area
- Nuova Compagnia di Canto Popolare (l'album eponimo)
- Storia di un impiegato di Fabrizio De André
- Un uomo in crisi di Claudio Lolli
- Far finta di essere sani di Giorgio Gaber
- Io sono nato libero del Banco del Mutuo Soccorso
- Palepoli degli Osanna
- Non farti cadere le braccia di Edoardo Bennato
- Io e te abbiamo perso la bussola di Piero Ciampi
- Abbiamo tutti un blues da piangere del Perigeo
- Opera buffa di Francesco Guccini
- Alice non lo sa di Francesco De Gregori
- Sulle corde di Aries di Franco Battiato
- Sempre di Gabriella Ferri
- Pazza idea di Patty Pravo
- Amarcord di Nino Rota
Fuori dall'Italia, nello stesso anno, uscivano capolavori del calibro di Dark side of the Moon (Pink Floyd), Fuente y caudal (Paco De Lucía), Venham mais cinco (José Afonso), João Gilberto (João Gilberto), Araçá Azul (Caetano Veloso), Todos os Olhos (Tom Zé), Mingus Moves (Charles Mingus), Quadrophenia (The Who), Tubular Bells (Mike Oldfield), Selling England by the Pound (Genesis), Berlin (Lou Reed), Fanfare For The Warriors (Art Ensemble of Chicago), Head Hunters (Herbie Hancock), Chapter One: Latin America (Gato Barbieri), Ode to Duke Ellington (Ibrahim Abdullah), Birds of Fire (Mahavishnu Orchestra), Future Days (Can) e la colonna sonora di Jesus Christ Superstar
Prossimamente passo in rassegna i titoli del 1974, giusto 50 anni fa.
Perché sono della generazione che comprava i dischi, inseriva l'ascolto nel suo contesto storico, pensava che c'era un prima e in dopo, apprezzava le innovazioni e i legami con la tradizione e non pensava che i suoni si muovessero in un tutto indistinto o facessero solo da accompagnamento ai TikTok.
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