#accoglienza vittime di violenza
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“Il Cammino della Nona Casa”: 900 km a piedi contro la violenza di genere
Un viaggio solidale e simbolico da Cuneo a Roma per sensibilizzare la società sul tema della violenza di genere, con tappa ad Alessandria.
Un viaggio solidale e simbolico da Cuneo a Roma per sensibilizzare la società sul tema della violenza di genere, con tappa ad Alessandria. Si è svolto oggi ad Alessandria l’incontro con gli organizzatori de “Il Cammino della Nona Casa”, un’iniziativa simbolica e solidale che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere e promuovere il progetto della Nona Casa,…
#900 km cammino#accoglienza vittime di violenza#Alessandria#associazioni contro la violenza#Cammino della Nona Casa#cammino per la solidarietà#cammino simbolico#cammino solidale#campagna antiviolenza#case rifugio#Cooperativa Fiordaliso#Cooperativa Fiordaliso Cuneo#Cuneo-Roma#Diritti Umani#enti pubblici e privati#iniziativa contro la violenza#lotta alla discriminazione#Nona Casa#parità#Parità di genere#partecipazione cittadinanza#Raccolta Fondi#rete di solidarietà#S.O.S.peso#Sensibilizzazione#sensibilizzazione pubblica#Solidarietà#tutela minori#Violenza di genere#violenza su donne e minori
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“Ecco a chi dà le case di lusso”. #Gualtieri nella #bufera: l’ultima #follia del giunta #piddina a #Roma
Mentre in Italia, la povertà e l'indigenza si stanno diffondendo a macchia d’olio. Pare incredibile, ma oggi milioni di persone chiedono un pacco alimentare o un pasto gratuito.
Case in centro per gli omosessuali #migranti: il bando del #Comune di #Roma
21 Gennaio 2023 - Il provvedimento della la Giunta #PD del sindaco piddino di Roma #Gualtieri: "Il sospetto è che dietro ci sia un interesse lobbistico" di Ignazio Riccio de " Il Giornale.it "
Le coppie migranti gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender che chiedono asilo a Roma potranno usufruire di residenze in zone centrali della città dotate di wi-fi gratis e ascensore. Il bando di gara presentato dal Comune scade il prossimo 20 gennaio, ma le polemiche già imperversano da giorni. Ad essere presa di mira è Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Roberto Gualtieri. Nel bando si legge che le abitazioni dovranno essere individuate in “quartieri che favoriscano l'inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un'adeguata integrazione sociale”.
Molte coppie di migranti si dichiarano gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender per rientrare nei requisiti richiesti dal bando per ottenere le suddette case di lusso.
VEDI IL SERVIZIO QUI SOTTO di #QUARTAREPUBBLICA⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
I privilegi
La casa, inoltre, dovrà garantire una serie di comfort per le coppie migranti. Dall’ascensore, se l’abitazione non è al piano terra, al servizio wi-fi gratuito “per permettere alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti online, in modo da consentire la fruizione di servizi educativo-formativi e lavorativi previsti dal progetto”. L’iniziativa, come riporta il quotidiano Libero, fa parte del progetto Sistema accoglienza e integrazione (Sai) voluto dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, ed è finanziato con fondi nazionali. L’obiettivo è evitare che le coppie Lgbt possano essere ospitate nei centri di accoglienza dove, secondo un rapporto dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, c’è il rischio che venga “ostacolata l'emersione o l'espressione di un'identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi”. In questo modo si paragonano le persone Lgbt ad altri soggetti fragili come disabili e donne vittime di violenza sessuale.
Le polemiche
Ad essere contraria al bando è la Lega che lancia una serie di accuse alla giunta Gualtieri. “Il provvedimento – ha dichiarato Fabrizio Santori, capogruppo del partito di Matteo Salvini – mette sullo stesso piano i problemi che potrebbero incontrare queste persone con quelli sicuramente già sperimentati, subiti e sofferti per anni dalle donne vittime di violenza con i loro bambini e per le quali è assurdamente previsto lo stesso numero di sistemazioni”. Il leghista, poi, ha aggiunto: “Perché dedicare alle persone Lgbt oltre 600mila euro, richiedendo oltretutto sistemazioni che non è esagerato definire da hotel di lusso? Il sospetto è che dietro ci sia un interesse lobbistico”.
Pro Vita Famiglia: migranti Lgbt equiparati a donne vittime di violenza
Sulla vicenda interviene anche Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus: "Il bando choc di Roma Capitale mette in campo una palese e vergognosa discriminazione tra migranti di serie A e migranti di serie B. Come farà ora il Comune a distinguere tra persone Lgbt e non per dare seguito al bando? Cosa dovrà fare un migrante per accertare di essere Lgbt e giovare dell’accoglienza? Questo progetto 'esclusivo' - prosegue Coghe - lede i diritti delle persone e gioca ideologicamente sulla pelle di tutti i migranti pur di portare avanti l’agenda arcobaleno promossa dall’amministrazione Gualtieri e iniziata con la creazione, appena eletto, dell’Ufficio Lgbt+ con a capo Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno. La solidarietà non dovrebbe aver nessun colore politico, figuriamoci quello arcobaleno che vuole aiutare i migranti solo in base al loro orientamento sessuale".
Roma. Da Comune 500mila euro per migranti Lgbt equiparati a donne vittime di violenza
«Accoglienza dei migranti Lgbt, finanziata con 500mila euro dei contribuenti, con appartamenti in centro, preferibilmente con ascensore e tutti i comfort come la rete Wi-Fi e soprattutto equiparando le difficoltà di questi ultimi a quelle delle donne vittime di violenze e con minori al seguito che scappano da discriminazioni, povertà e conflitti. E’ il bando choc di Roma Capitale che mette in campo una palese e vergognosa discriminazione tra migranti di serie A e migranti di serie B. Come farà ora il Comune a distinguere tra persone Lgbt e non per dare seguito al bando? Cosa dovrà fare un migrante per accertare di essere Lgbt e giovare dell’accoglienza? Questo progetto “esclusivo” lede i diritti delle persone e gioca ideologicamente sulla pelle di tutti i migranti pur di portare avanti l’agenda arcobaleno promossa dall’amministrazione Gualtieri e iniziata con la creazione, appena eletto, dell’Ufficio Lgbt+ con a capo Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno. La solidarietà non dovrebbe aver nessun colore politico, figuriamoci quello arcobaleno che vuole aiutare i migranti solo in base al loro orientamento sessuale», così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.
Nazionale #Gualtieri regala #case ai #migranti #Lgbt. E "scorda" i #minori nei #commissariati
17 Gennaio 2023 - 21:34
I sindacati di #polizia di Roma sul piede di guerra: #agenti costretti a sfamare i migranti minori. "Ma non siamo baby sitter" di Bianca Leonardi
Gualtieri regala case ai migranti Lgbt. E "scorda" i minori nei commissariati
"Non siamo babysitter". Così i poliziotti rispondono al sindaco di Roma, riguardo alla situazione insostenibile all’interno dei commissariati della capitale dove ogni giorno sono accampati decine di minori migranti non accompagnati, mentre Roberto Gualtieri indice bandi per le case dedicati a migranti Lgbt+.
La prima #denuncia è arrivata dal Mosap, il #sindacato autonomo di #polizia: "I ragazzini sono accampati in condizioni disumane, costretti a dormire sulle panche perché non ci sono alloggi”, raccontava il Segretario Generale Fabio Conestà, “Il comune non è ancora riuscito a collocarli e di conseguenza alcuni agenti vengono distolti dal servizio in strada per provvedere alle esigenze die minori". Minori che restano insieme alle forze dell’ordine anche per più di una settimana in tutti i commissariati romani, costretti a dormire nelle celle o sulle panche in sala d’attesa a con gli agenti che devono prendersi cura di loro sfmanadoli e facendo i conti con le condizioni igienico sanitarie precarie.
Questa la situazione che, anche pochi giorni fa, è stata nuovamente presentata al sindaco di Roma, questa volta dalla Silp Cgil secondo cui "è questa la condizione in cui Roma gestisce l’accoglienza".
A conferma, l’altra denuncia all’Adnkronos, quella del Siulp - il sindacato italiano unitario dei lavoratori della polizia -, che ha mostrato la foto di piccoli migranti costretti a dormire per terra definendo la situazione "ignobile". A rispondere, timidamente, è Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali della giunta dem capitolina che afferma “non ci sono fondi né strutture”. E ancora: “Le strutture a loro dedicate (i minori, ndr) sono quasi sature e stiamo lavorando in sinergia con la prefettura per ampliare l’offerta di accoglienza a loro destinata, da quando non ci sono più le strutture di transito”.
Eppure, se si parla di accoglienza, non si può non pensare - appunto - al bando milionario che scadrà tra qualche giorno e che, tra i vari lotti, dedica addirittura 580mila euro per 10 posti destinati ai migranti Lgbt+. Un “progetto pilota”, come lo definiscono dall’amministrazione, e che destinerà a queste persone appartamenti in centro per favorire l’integrazione: case con ascensore e copertura wifi. Una decisione voluta fortemente dall’ufficio Lgbt+ del Comune di Roma, cabina di regia creata ad hoc da Gualtieri. Il sindaco però sembra essere distratto sul concreto problema del sovraffollamento nei centri accoglienza.
“Una prassi inaccettabile che si consuma da anni”, hanno infatti dichiarato i portavoce del sindacato Silp. “Minori non accompagnati, perlopiù extracomunitari senza documenti e senza dimora, custoditi a volte per giorni grazie alla solidarietà delle donne e degli uomini in divisa”, concludono.
Roma, 23 gen — Casa di lusso in centro Roma con wifi e ascensore per le coppie di immigrati Lgbt che chiedono asilo politico o mirano all’ottenimento dello status di rifugiato in Italia: lo prescrive un bando di gara del Comune di Roma lanciato il 13 dicembre scorso, con scadenza il 20 gennaio.
Entro questa data dovranno pervenire le offerte per la messa a punto di un piano che, come fa sapere oggi Affaritaliani, mira a tutelare adulti singoli e famiglie «titolari del sistema nazionale di accoglienza Sai, in centri residenziali e di accoglienza diffusa». Come da determina comunale del 24 novembre, il progetto utilizza parte dei fondi statali per 23 milioni e 780 mila euro l’anno e prevede 1320 posti da utilizzare nel triennio 2023-2025». Un fiume di soldi.
Case accoglienza di lusso per immigrati Lgbt
Il bando ha la firma dell’assessore alle Politiche Sociali, Barbara Funari. E’ il lotto 4 a lasciare particolarmente a bocca aperta, quello in cui vengono elencati i requisiti degli appartamenti destinati agli immigrati Lgbt. Questi dovranno «essere ubicati in zone centrali, in quartieri che favoriscano l’inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un’adeguata integrazione sociale». Niente quartieracci periferici per i cocchi della giunta Gualtieri: quelli rimangono prerogativa di quei pezzenti dei romani, che tanto, a vivere stipati in casermoni malsani e senza servizi, ci sono abituati.
Gli appartamenti dovranno poi «prevedere l’assenza di barriere architettoniche e/o essere provvisti di ascensore, laddove gli stessi non siano edificati al pian terreno o non si sviluppino all’interno di unità immobiliari terratetto» e garantire al loro interno «la copertura di una rete wifi per consentire alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti on-line, in modo da consentire la fruizione di servizi educativo-formativi e lavorativi previsti dal progetto».
Gli immigrati sono i primi omofobi
Il motivo di tanto riguardo nei confronti degli immigrati Lgbt è spiegato dal rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Il livello di accettazione delle persone LGBT+» risulta essere «molto basso nei centri d’accoglienza: l’esperienza di convivenza di persone LGBT+ in contesti di accoglienza collettiva rischia di ostacolare l’emersione o l’espressione di un’identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi». Che tradotto significa: i cari fratelli migranti non sopportano la convivenza con persone Lgbt nelle strutture di accoglienza; ma chi riceve implacabilmente la lettera scarlatta dell’omofobia (e del razzismo, e del riscaldamento climatico, e del sessismo) è sempre il signor Rossi.
Così, per evitare che i rifugiati riducano a brandelli le coppie gay o genderfluide di turno, si piazza queste ultime in strutture di accoglienza di super lusso, equiparandole alle donne vittime di violenza o di riduzione in schiavitù. Resta solo da capire se gli immigrati Lgbt dovranno tangibilmente dimostrare le loro inclinazioni sessuali non etero, oppure, come è più probabile, verranno creduti sulla parola. In tal caso, permetteteci di nutrire qualche dubbio sulla genuinità delle dichiarazioni che alcuni di questi soggetti effettueranno per ottenere un «posto in paradiso».
Il #partitodemocratico, con il suo falso buonismo e finto filantropismo, continua ad essere sempre dalla parte sbagliata, inopportuna, scorretta, ingiusta e favorisce una immigrazione clandestina, che per il 92% è maschile, giovanile e di tenore borghese e NON certo gente che scappa da povertà e neanche da guerre e persecuzioni. SI HA LA FORTE SENSAZIONE CHE AL PD INTERESSINO POCO O NIENTE I PROBLEMI DI MILIONI DI ITALIANI POVERI E SENZA FUTURO MENTRE INVECE INTERESSI TANTISSIMO OCCUPARSI DI MIGRANTI, CHE COME DETTO, PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA, NON SONO VITTIME NÉ DI GUERRE, NÉ DI PERSECUZIONI NÉ DI POVERTÀ O INDIGENZA !!! IL PD NON non HA ANCORA CAPITO PERCHÉ HA PERSO le ELEZIONI POLITICHE ULTIME SCORSE . Cristina Gauri
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/quartarepubblica/roma-lattenzione-nei-confronti-dellimmigrazione_F312336401004C11
Dal settimanale " Milano è Milano.it "⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
Altro sindaco del #PD ➡️➡️➡️Milano, 28 gennaio – Beppe Sala non si smentisce mai. Per non tradire i suoi amici immigrati, ora pensa a dar loro uno stipendio. Alla faccia dei disoccupati milanesi. Perché Milano è una città dove la disoccupazione giovanile, seppur in controtendenza con il resto d’Italia, è al 18% e al 10% quella generale.
Ma non basta, a Milano la parola migranti fa rima con delinquenza. Perché il blitz dei giorni scorsi in Stazione Centrale, elevata a dimora abituale di migliaia di immigrati che bivaccano notte e dì, ha restituito uno spaccato di furti, vandalismo, degrado, oltre a due arresti e all’espulsione di 9 risorse, per lo più marocchine, romene e tunisine. Altri 19 dovranno lasciare l’Italia entro una settimana, su altri 7 si sta decidendo in questi giorni.
Dinnanzi a uno spettacolo degno delle peggiori città malfamate, Sala che fa? Pensa a ripulire la città? Pensa ad aumentare la vigilanza? Pensa a mettere ordine? Niente di tutto questo. Pensa a dare uno stipendio agli immigrati. Come riporta il Giornale, il sindaco, ricordiamo indagato per scandali legati a Expo, a proposito dei migranti giunti a Milano sostiene: “bisogna cercare di farli lavorare, ma perché devono avere una assicurazione e il lavoro va retribuito. Il punto è solamente essere legittimati a farli lavorare: di lavoro a Milano, anche relativo alla manutenzione e al decoro della città, se ne può trovare. Continuo a insistere con il governo perché credo che sia nell’interesse di tutti il Paese, non solo di Milano”. La priorità a cercar forza lavoro, quindi, secondo Sala non va data ai milanesi, magari ai giovani o a quei cinquantenni che il lavoro l’hanno perso, faticano a ritrovarlo e per loro la pensione è un miraggio. No, bisogna pensare prima ai migranti.
Intanto la Questura ha precisato che Sala non è sotto scorta, ma che in seguito alle contestazioni al primo cittadino milanese da parte di militanti di Casapound, “la Questura ha disposto un’attività preventiva di vigilanza, a cura della Digos, nei luoghi degli incontri pubblici del Sindaco”.
Anna Pedri
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Maram al-Masri
La Siria per me è una donna violentata tutte le notti da un vecchio mostro, violata, imprigionata, costretta a sposarsi. La Siria per me è l’umanità afflitta, è una bella donna che canta l’inno della Libertà, ma le tagliano la gola. È l’arcobaleno del popolo che si staglierà dopo i fulmini e le tempeste.
Maram al-Masri è una grande protagonista della scena poetica internazionale.
Ospitata e premiata in festival in giro per il mondo, è autrice di numerose raccolte di poesie e compare in diverse antologie. Ha pubblicato racconti su riviste letterarie arabe ed europee ed è di ispirazione per le giovani generazioni di poete arabe.
Inneggia alla bellezza che si trova nelle piccole cose e che sopravvive al di là degli orrori, della guerra e della violenza. Un grande canto d’amore disperato per un’umanità dolente che solo la voce della poesia può far vivere.
Nata il 2 agosto 1962 a Lattakia, in Siria, ha studiato a Damasco e poi in Inghilterra.
Oppositrice del regime di Assad, nel 1982, a soli vent’anni, è stata costretta a fuggire a Parigi col marito. L’uomo è poi rientrato in patria portandosi via il loro figlio che lei ha potuto riabbracciare solo dopo tredici anni.
Ha esordito nel 1984 con Ti minaccio con una colomba bianca pubblicato dalla casa editrice del Ministero dell’Educazione siriana.
Nel 1997 è uscita la raccolta di poesie Ciliegia rossa su piastrelle bianche, salutata con entusiasmo dalla critica dei paesi arabi e tradotta in diverse lingue.
Il suo terzo libro Ti guardo, pubblicato originariamente a Beirut nel 2000, è stato tradotto in italiano nel 2009.
In Anime scalze dedica i suoi versi a tutte le donne vittime di violenza, alle profughe, alle donne sommerse. La sua scrittura diventa quasi fotografia che mostra i lividi, i sogni rapiti, le parole che non si possono dire, i sorrisi stanchi.
Arriva nuda la libertà, racconta il dramma della guerra siriana nell’era dei social media, ogni poesia è ispirata da un video di Youtube, un post su Facebook, una foto condivisa sul web. I versi sono un omaggio a coloro che hanno perso la vita sotto le bombe o a causa delle torture del regime.
Nel 2018, in Italia, ha visto la luce La donna con la valigia rossa, racconto illustrato dall’artista salernitana Ida Mainenti.
Lontana dalla sua terra, la voce di Maram al-Masri grida forte il proprio dissenso. I suoi versi sono atti civili di resistenza al regime, richiesta di rispetto dei diritti umani. La sua poesia, che travalica i continenti, è inno di giustizia e di libertà per un popolo devastato che, in cammino per le strade del mondo, cerca pace e accoglienza.
Nel 2020 è stato tradotto in italiano La lontananza un libro autobiografico.
Il suo linguaggio che risulta, a una prima lettura, ingenuo, scarno e infantile, è frutto di un’attenta ricerca dell’immagine poetica essenziale, racchiusa in poche battute fulminee.
I temi trattati hanno sempre un sapore autobiografico, la libertà della donna, i suoi desideri, la solitudine dell’emigrazione, la nostalgia.
La sua voce scuote gli animi, mette in luce argomenti silenziati e ignorati. È il canto triste e fiero di un’attivista che vede la sua patria condannata a morte, un canto che sale da corpi che si mescolano alla terra per diventare icone di questo secolo (cit. da Arriva nuda la libertà).
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“International Fashion Gala”, un connubio tra moda e solidarietà che ha dato vita ad uno spettacolare Fashion Show incantando i selezionatissimi ospiti Si è tenuto sabato 13 luglio nel meraviglioso parco del Park Hotel Villa Ferrata, lo spettacolare e suggestivo Fashion Show “International Fashion Gala” che ha saputo sposare con successo la moda con una grande iniziativa solidale, coinvolgendo due importanti realtà associative: la Confimea Sanità e il Lions Club Roma Sibilla. Le donazioni sono state devolute alla Casa di Accoglienza di Ariccia, fortemente voluta dal Sindaco Gianluca Staccoli, per le donne vittime di violenza o che stanno intraprendendo un percorso di recupero dalla tossicodipendenza. https://www.fashionluxury.info/it/
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Bambini scomparsi: i dati in Europa
"Missing Dreams", è uno degli ultimi rapporti redatti da Telefono Azzurro, dipinge un quadro allarmante: ogni due minuti un bambino scompare in Europa. Si tratta di 250.000 segnalazioni annuali, con l'Italia che nel 2023 ha registrato 21.951 casi di minori scomparsi senza lasciare traccia. Questi numeri, sebbene allarmanti, non rappresentano l'intera portata del problema. Il rapporto evidenzia infatti la presenza di un sommerso: molti casi di bambini scomparsi non vengono denunciati, spesso per paura o per la mancanza di fiducia nelle forze dell'ordine. Si stima che il numero reale di bambini scomparsi in Europa sia di gran lunga superiore alle statistiche ufficiali. Bambini scomparsi e centri di accoglienza: una nuova frontiera drammatica Tra il 2021 e il 2023, circa 51.439 minori non accompagnati sono scomparsi da strutture di accoglienza nell'Europa allargata. Questi bambini, già fragili e vulnerabili, si ritrovano ad affrontare i pericoli della strada e dello sfruttamento da parte di organizzazioni criminali. Le cause: un intreccio di fattori Le cause di questo fenomeno sono complesse e multifattoriali. Tra le principali troviamo: - Sfruttamento e tratta: I bambini scomparsi sono spesso vittime di reti di sfruttamento che li costringono ad accettare lavori forzati, prostituzione o altre attività illecite. - Conflitti e migrazioni: Le crisi in corso in diverse aree del mondo spingono molte famiglie a fuggire, aumentando il rischio che i bambini si perdano o vengano separati dai loro cari. - Violenza domestica e trascuratezza: In alcuni casi, i bambini scappano da situazioni familiari abusive o negligenti. - Problemi di salute mentale: I minori con problemi di salute mentale possono essere più a rischio di scomparsa. Cosa si può fare? Un impegno per la sicurezza dei bambini Il rapporto "Missing Dreams" non si limita a denunciare il problema, ma propone anche una serie di azioni concrete per contrastare il fenomeno delle scomparse di bambini: - Rafforzamento della cooperazione tra le forze dell'ordine europee: È necessario uno scambio più efficace di informazioni e l'adozione di protocolli comuni per le ricerche. - Investimenti in prevenzione: Occorre sensibilizzare le famiglie e le comunità sui rischi di scomparsa e fornire loro gli strumenti per tutelare i minori. - Supporto ai minori migranti: Garantire ai bambini migranti e rifugiati un accesso sicuro e legale all'Europa e fornire loro adeguati percorsi di integrazione. - Tutela dei minori vittime di sfruttamento: Rafforzare i meccanismi di identificazione e assistenza per le vittime di tratta e sfruttamento. La scomparsa di bambini è una ferita profonda per l'Europa. "Missing Dreams" è un monito a non sottovalutare questo problema e a mobilitarsi per tutelare i più piccoli, garantendo loro un futuro sicuro e pieno di speranza. Foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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Cuneo, è tornata a riunirsi la Rete Antiviolenza: per migliorare i servizi alle donne in difficoltà
Cuneo, è tornata a riunirsi la Rete Antiviolenza: per migliorare i servizi alle donne in difficoltà Il tavolo di lavoro della Rete Antiviolenza Cuneo è tornato a riunirsi nel pomeriggio di mercoledì 22 maggio, a poco meno di un mese dall'ultima volta, quando il procuratore capo Onelio Dodero aveva sciorinato i dati delle notizie di reato riguardanti il "Codice rosso", la legge introdotta nel luglio 2019 per rafforzare la tutela di chi subisce violenze, atti persecutori e maltrattamenti. Il gruppo si è ritrovato nella sala Consiglio del palazzo Municipale, dove ha proseguito il confronto. Ad aprire gli interventi – in seguito ai saluti istituzionali – è stata Serena Anna Marro, assistente sociale del Consorzio Socio-Assistenziale del Cuneese, che ha illustrato i dati relativi al CAV 10A, Centro Antiviolenza territoriale, il punto di accoglienza e ascolto a sostegno delle donne che hanno subito o che si trovano esposte alla minaccia di violenza, o dei loro figli. Nel 2023 il servizio, che opera nel bacino dell'Asl CN1 (Cebano escluso), ha avuto in carico 301 donne, di cui 59 hanno proseguito il percorso e 242 lo hanno iniziato. Le nuove prese in carico sono in aumento rispetto al 2022 (189) e al 2021 (186). Un dato valutato con positività dall'assistente sociale: "Registriamo una crescita della richiesta di aiuto – ha detto Marro -, il che non deve essere letto necessariamente come un dato negativo: le donne hanno più fiducia nei servizi di assistenza e non hanno paura di chiedere aiuto". Il CAV( Centro Antiviolenza) è strutturato su 9 Sportelli, articolati in 14 punti di ascolto e, oltre ad offrire una prima assistenza alle donne vittime di violenza, si adopera per dare sostegno abitativo e lavorativo, di modo da garantire loro la necessaria indipendenza. Anche quest'anno sono in piedi alcuni progetti su questi temi, unitamente all'attività di informazione e sensibilizzazione nelle scuole in collaborazione con gli altri componenti del CAV. Un momento di riflessione è stato dedicato al Reddito di Libertà, misura economica introdotta per favorire l'indipedenza e l'emancipazione delle donne vittime di violenza: al momento i fondi sono esauriti e non ci sono certezze sul rifinanziamento. Altri spunti sono arrivati dall'intervento delle funzionarie dell'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, che oltre a condividere alcuni dati con il tavolo - su 1.200 autori di reato, oltre un centinaio sono relativi a casi di violenza di genere -, hanno evidenziato la necessità di aumentare i CUAV (Centri per uomini autori di violenza, attualmente uno in tutta la provincia) e di pari passo trovare un protocollo per valutare se il soggetto interessato è in grado di avviare un percorso di questo tipo, di modo da ottimizzare tempi e costi. La necessità di abbattere le liste di attesa è stata condivisa da Nicola Mellano della Cooperativa Fiordaliso, referente del CUAV locale, che si occupa dei percorsi di reinserimento degli autori di reato. Il confronto è proseguito con l'intervento del dott. Giorgio Nova, già primario del Pronto soccorso dell'ospedale di Savigliano, in rappresentanza della Croce Rossa. Il medico ha comunicato la disponibilità dell'associazione a proporre servizi di aiuto per le donne vittime di violenza. Novità importanti anche da parte della Caritas diocesana di Cuneo. Ivana Lovera, responsabile del Centro di Ascolto, ha comunicato l'avvio dei lavori per la creazione di un dormitorio femminile per donne senza fissa dimora nei locali dell'ex Centro di Ascolto di via Sen. Toselli 2 bis. Si tratterà di un'accoglienza temporanea, circa due mesi, che dia il tempo di immaginare percorsi per soggetti in situazione di fragilità. Tra le idee in fase di definizione c'è anche la volontà di creare uno spazio per le dimissioni protette. Inoltre, negli stessi locali, c'è in cantiere uno spazio multifunzionale dove le donne possano trovare risposte ai propri bisogni. Infine, l'intervento di una volontaria dell'associazione Telefono Donna ha puntato il faro sull'importanza di avere mediatrici culturali specializzate per intervenire nei casi più delicati che vedono protagoniste donne che non padroneggiano la lingua italiana e hanno una cultura diversa. La Rete Antiviolenza - costituita nel maggio 2008 coinvolgendo gli attori sociali, pubblici e privati, impegnati nella lotta alla violenza sulle donne, promosso e coordinato dall'assessorato Parità e Antidiscriminazioni del Comune di Cuneo - continuerà a confrontarsi su questi temi. Nel frattempo, l'ente locale resta attivo nella sensibilizzazione della cittadinanza sul tema. Oggi ,Sabato 25 maggio, dalle 16 alle 18, si terrà, con la collaborazione della Polizia Locale, una lezione gratuita di difesa personale rivolta alle donne presso l'ex Media n. 4 di via Bassignano. L'iniziativa ha ottenuto un ottimo riscontro, registrando più di cento iscrizioni e registrando il tutto esaurito. Lunedì 27 maggio alle ore 11, avrà luogo l'inaugurazione di una panchina rossa in corso IV Novembre, davanti all'IIS "S. Grandis", grazie a un'iniziativa di alcune docenti dell'istituto e al partenariato attivo del Comune e dell'associazione Mai+Sole.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
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India e violenze ai bambini ...a centinaia, migliaia
In India, il dicastero per lo Sviluppo della Condizione delle Donne e dell’Infanzia WCD, ha ordinato la chiusura di 539 strutture di accoglienza per bambini in difficoltà in India su indicazione della responsabile, Maneka Gandhi. La causa di questa decisione nasce dal sospetto che molti dei bambini ospiti delle case sono stati vittime di abusi. Per questo motivo i centri (377 in Maharastra, 78 in Andra Pradesh e 32 nel nuovo stato di Telangana) sono stati chiusi e i minori sono stati trasferiti in altre strutture.
La decisione finale è arrivata dopo quanto riscontrato a seguito delle indagini e della scoperta di ripetuti abusi sessuali ai danni di bambini e bambine in alcuni centri di accoglienza a Muzaffarpur, in Bihar, e a Deoria, in Uttar Pradesh. Una scoperta cui erano seguiti, a luglio scorso, controlli più approfonditi ordinati dal governo. In quell’occasione, il ministro Maneka Gandhi aveva dato mandato ai governi di tutti gli stati indiani di “ispezionare subito in tutto il paese ogni casa per la cura dei bambini”. L’indagine ha riguardato circa 9.000 istituzioni del paese per bambini abbandonati, resi orfani o soccorsi. Parlando al The Indian Express, Maneka Gandhi ha dichiarato: “Ho chiesto alla Commissione Nazionale per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia (NCPCR) di garantire che l’audit sociale sia completato per tutte le istituzioni i prossimi sessanta giorni”.
Il caso è emerso a seguito della modifica del modello di verifica sociale precedentemente approvato dal Centro alla Corte Suprema (nell’ottobre 2015): una verifica che prevedeva solo controlli formali e strutturali e che non era in grado di scoprire gli abusi sessuali di cui erano stati vittime i minori accolti nei centri. Con la decisione del maggio 2017, il Comitato di Vigilanza aveva rilevato questa mancanza e aveva affermato che dovevano essere condotti ogni anno audit sociali e “non solo a scopo di introspezione, ma anche circa la trasparenza e la responsabilità nell’attuazione effettiva della legge JJ (Giustizia minorile) …”. A titolo di esempio, in quell’occasione, era stato riportato il caso di una casa di accoglienza nel Bihar, che aveva continuato a funzionare nonostante la licenza fosse stata revocata per irregolarità l’anno precedente.
Le conseguenze non si sono fatte attendere: dopo le verifiche avviate la scorsa estate, nelle scorse settimane la Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia ha ordinato la chiusura di oltre cinquecento istituti! Il ministro ha spiegato che la gran parte delle strutture che sono state chiuse perché non offrivano gli standard richiesti e molte non rispondevano alle norme e alcune non erano neppure registrate.
Quello che si è verificato in India non è una novità: è solo l’ennesimo caso di violenza sui minori. Secondo le statistiche, quello degli abusi sessuali sui minori continua ad essere una piaga mai rimarginata della società. Solo negli USA, secondo le statistiche, si verifica un caso di violenza sessuale ogni 98 secondi (considerando solo vittime sopra i 12 anni). Secondo le ricerche condotte da David Finkelhor, direttore del Crimes Against Children Research Center, una ragazza su 5 e un ragazzo su 20 sono stati vittime di abusi sessuali (in un solo anno il 16% degli adolescenti americani tra 14 e 17 anni ha subito tali violenze, il 28% di tutti gli adolescenti tra 14 e 17 in tutti gli USA). In Europa la situazione non è molto migliore: nel Regno Unito un bambino su venti è stato vittima di abusi sessuali (Radford, L. Child abuse and neglect in the UK today), ma il loro numero reale potrebbe essere molto maggiore dato che un bambino su tre vittima di abusi non lo ha mai detto a nessuno. E per i bambini disabili il rischio di essere vittime di abusi è statisticamente maggiore.
In Italia, da un’indagine condotta qualche anno fa su una quarantina di Comuni (dei quali, però, solo 31 hanno risposto al questionario), è emerso che su 758.932 casi di adolescenti esaminati, ben 7.464 erano stati affidati ai servizi assistenziali perché maltrattati o vittime di violenza (ma i casi di violenza sessuale erano solo il 6,7% del totale degli assistiti, le altre erano “altre” forme di “violenza”), 1 minore su 6 fra quelli assistiti dai servizi sociali dei comuni italiani.
Quella delle violenze sessuali sui minori era e (in barba a tutte le promesse fatte) rimane una piaga.
#abusi sessuali#Commissione per la Protezione dei Diritti dell’Infanzia#India#Maneka Gandhi#violenze ai bambini#vittime di abusi
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DONNE VITTIME DI VIOLENZA: ABBANDONO, MANCANZA DI PROTEZIONE, ALLONTANAMENTO DAI FIGLI
TRA LE DIVERSE FORME DI VIOLENZA , QUELLA SUBITA TRA LE MURA DOMESTICHE E’ LA PIU’ DIFFUSAdi Monica Ponzo (Digital News 24) Sab, 23/09/23 Già a partire dagli anni ’70 il movimento femminista, diffonde una nuova definizione di violenza, legandola al modo in cui si strutturano le relazioni tra uomini e donne. Nascono i centri antiviolenza e le case di accoglienza, cambia anche la concezione della…
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Locarno Film Festival 2023
La 76esima dizione del festival del cinema di Locarno, dal 2 al 12 agosto, come ha detto il direttore artistico del festival, Giona A. Nazzaro, propone una selezione dei film per rappresentare il molto multiforme del cinema contemporaneo. Nella sezione Piazza grande, con i film che si vedranno nella piazza del centro, con i suoi 8000 posti a sedere all’aperto c’è Anatomie d’une Chute di Justine Triet, Palma d’oro a Cannes, sulla vicenda giudiziaria di una donna accusata dell’omicidio del marito. Sempre da Cannes arriva The Old Oak, film sul tema dell’immigrazione di Ken Loach, che sarà presente a Locarno. Per le anteprime mondiali ci sono Continent Magnétique, il documentario di Luc Jacquet, lo stesso della Marcia dei pinguini che, nel 2005, fu un enorme successo commerciale, ed ora racconta la storia della sua attrazione per l’Antartico, dove negli ultimi tre decenni, ha trascorso quattro anni in varie spedizioni. Un'altra anteprima mondiale è Dammi. Notre sang comme l’amour, diretto da Yann Mounir Demange, e prodotto da Ami, il brand di moda prêt-à-porter parigino fondato da Alexandre Mattiussi, scelto come film di apertura de festival il 2 agosto, insieme a L’Étoile Filante. A chiudere sarà Shyada della regista iraniana Noora Niasari, ambientata in Australia e sulla vicenda di una profuga proveniente dall’Iran alla ricerca di una cosa di accoglienza per vittime di violenza domestica. Per i titoli italiani c’è il nuovo film di Edoardo Leo, Non sono quello che sono – The Tragedy of Othello By W. Shakespeare e il debutto alla regia di Laura Luchetti, figlia del regista Daniele con La bella estate. Sono sempre due gli italiani presenti nella selezione del Concorso internazionale. Rossosperanza, una commedia nera diretta da Annarita Zambrano e con un gruppo di giovanissimi attori, tra cui Ludovica Rubino, una delle protagoniste di Prisma, serie già riconfermata per una seconda stagione e Patagonia, con protagonisti due ragazzi e un sogno di fuga il cui regista, Simone Bozzelli, si era già fatto conoscere per il video musicale I Wanna Be Your Slave dei Måneskin e per i suoi corti, come Amateur, presentato nel 2019 alla Settimana della critica di Venezia. Al festival che ha da sempre un’impronta più cinefila che da tappeto rosso, sono attesi la protagonista di Anatomie d’une Chute, Sandra Hüller, tedesca, 45 anni che a Cannes, grazie alla Palma d’oro conquistata dalla Triet e alla sua interpretazione in un secondo film, The zone of Interest di Jonathan Glazer, si è trovata nel ruolo di nuova star del cinema internazionale. Read the full article
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Violenza sui minori. Se n'è parlato al Castello Chiaramonte di Favara
Il centro Culturale "R.Guttuso" di Favara, venerdì 28 aprile, è stato promotore del convegno: "LA VIOLENZA CONTRO I MINORI". Ad aprire i lavori presso la sala del collare del Castello Chiaramonte di Favara è stata la presidente del centro, Lina Urso Gucciardino, che ha raccontato della decisione di scegliere l'argomento sulla violenza contro i minori, poco noto ma tanto reale quanto pericoloso e delicato. Un gravissimo problema della nostra società sul quale, secondo il sindaco di Favara Antonio Palumbo intervenuto al convegno, la Pubblica Amministrazione dovrebbe intervenire con strumenti e mezzi molto sostanziosi, ma che purtroppo, invece la scarsa disponibilità finanziaria non permette di affrontare con strumenti e mezzi tali da agevolare le vittime di quei drammi. Secondo l'ex sindaco Anna Alba la violenza sui minori è tanto vera quanto frequente ma fortunatamente spesso si conclude con una accoglienza del e nel sistema. La violenza non deve mai essere permessa, soprattutto, sui minori. Il dottore Giuseppe Provenzano, neuropsichiatra ha portato una sua personale riflessione sulla dinamica delle violenze sui minori raccontando come circa venti anni fa vedendo i videogiochi usati dai bambini ha iniziato a gridare al danno. Troppe ore davanti ai computer che diventa strumento diseducativo perché non invita a elaborare pensieri, giovani succubi di un circolo vizioso dato da un algoritmo che condiziona la vita soprattutto a chi è più fragile. Risultati devastanti, senza possibilità di tutela. Per il dottore Provenzano la scuola è invece buona palestra della vita e patrimonio culturale. Mariella Di Grigoli, referente ASP di Agrigento ha parlato del "Codice Rosa" non solo come strumento contro le violenze sulle donne ma come Codice sanitario contro la "violenza di genere" e in primis sui minori. Occorre capire bene le sfumature dei disagi manifestati dai minori e, la scuola nel suo insieme, docenti, personale scolastico e compagni di scuola, sono validi e utili strumenti nella lettura dei comportamenti. Il codice rosa nasce nel 2012 e viene adottato nel 2014, è tutelato dall'autorità giudiziaria. Ha concluso gli interventi la dottoressa Laura Vaccaro, Procuratore Aggiunto, ma già magistrato presso il Tribunale per i minori di Palermo. Il compito del magistrato, dice rivolgendosi ai ragazzi presenti, è imparare ad ascoltare ciò che raccontano i minori vittime di violenza. Quando i piccoli vengono portati da me - dice la dottoressa Vaccaro - non è facile far parlare le vittime, occorre dare tempo ai giovani anche con lunghi silenzi. I giovani hanno bisogno dei loro spazi, dei loro tempi, ma soprattutto dell'ascolto rispettoso. La nuova concezione del diritto giusto oggi è mettere al centro la vittima. Read the full article
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Il numero delle donne maltrattate, in Italia e nel mondo, è in aumento di giorno in giorno. Questo continuo crescere di violenza, ha portato le donne vittime di tale abuso a rivolgersi sempre più spesso a un centro antiviolenza dove gli operatori antiviolenza supportano le donne che chiedendo accoglienza, consulenza psicologica oltre che medica, cercando soprattutto il “calore” di una casa che non hanno più. Sono passati esattamente 26 anni dal primo centro di accoglienza per le donne vittime di violenza, negli ultimi anni in Italia sono sorti altri centri antiviolenza. I Centri Antiviolenza costituiscono la risposta organizzata più coordinata al fenomeno della violenza contro le donne in Italia, di cui rappresentano i diritti e gli interessi, questi sono il pilastrto su cui si fonda il supporto alle donne vittime di violenza e l’Operatore è una figura chiave nel lavoro con le donne, ma il mondo politico e professionale in cui si trova e il sistema esterno in cui opera sia sono ugualmente importanti. Si tratta di una professione sociale e politica di fondamentale importanza per i centri che combattono la lotta alla violenza e che richiede un’adeguata formazione per supportare tale percorso, importante per tutte le donne che chiedono aiuto. Chi è l’operatore antiviolenza? LINK NELLE STORIES #centroantiviolenza #violenzadigenere #violenzasulledonne #operatoreantiviolenza #igeacentropromozionesalute #igeacps — view on Instagram https://ift.tt/Y105MwP
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Benevento, spazio di ascolto della Procura promotore dell' accoglienza delle vittime di violenza - LaNostraVoce | www.lanostravoce.info
Benevento, spazio di ascolto della Procura promotore dell’ accoglienza delle vittime di violenza – LaNostraVoce | www.lanostravoce.info
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“Ecco a chi dà le case di lusso”. #Gualtieri nella #bufera: l’ultima #follia del giunta #piddina a #Roma
Mentre in Italia, la povertà e l'indigenza si stanno diffondendo a macchia d’olio. Pare incredibile, ma oggi milioni di persone chiedono un pacco alimentare o un pasto gratuito.
Case in centro per gli omosessuali #migranti: il bando del #Comune di #Roma
21 Gennaio 2023 - Il provvedimento della la Giunta #PD del sindaco piddino di Roma #Gualtieri: "Il sospetto è che dietro ci sia un interesse lobbistico" di Ignazio Riccio de " Il Giornale.it "
Le coppie migranti gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender che chiedono asilo a Roma potranno usufruire di residenze in zone centrali della città dotate di wi-fi gratis e ascensore. Il bando di gara presentato dal Comune scade il prossimo 20 gennaio, ma le polemiche già imperversano da giorni. Ad essere presa di mira è Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Roberto Gualtieri. Nel bando si legge che le abitazioni dovranno essere individuate in “quartieri che favoriscano l'inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un'adeguata integrazione sociale”.
Molte coppie di migranti si dichiarano gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender per rientrare nei requisiti richiesti dal bando per ottenere le suddette case di lusso.
VEDI IL SERVIZIO QUI SOTTO di #QUARTAREPUBBLICA⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
I privilegi
La casa, inoltre, dovrà garantire una serie di comfort per le coppie migranti. Dall’ascensore, se l’abitazione non è al piano terra, al servizio wi-fi gratuito “per permettere alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti online, in modo da consentire la fruizione di servizi educativo-formativi e lavorativi previsti dal progetto”. L’iniziativa, come riporta il quotidiano Libero, fa parte del progetto Sistema accoglienza e integrazione (Sai) voluto dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, ed è finanziato con fondi nazionali. L’obiettivo è evitare che le coppie Lgbt possano essere ospitate nei centri di accoglienza dove, secondo un rapporto dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, c’è il rischio che venga “ostacolata l'emersione o l'espressione di un'identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi”. In questo modo si paragonano le persone Lgbt ad altri soggetti fragili come disabili e donne vittime di violenza sessuale.
Le polemiche
Ad essere contraria al bando è la Lega che lancia una serie di accuse alla giunta Gualtieri. “Il provvedimento – ha dichiarato Fabrizio Santori, capogruppo del partito di Matteo Salvini – mette sullo stesso piano i problemi che potrebbero incontrare queste persone con quelli sicuramente già sperimentati, subiti e sofferti per anni dalle donne vittime di violenza con i loro bambini e per le quali è assurdamente previsto lo stesso numero di sistemazioni”. Il leghista, poi, ha aggiunto: “Perché dedicare alle persone Lgbt oltre 600mila euro, richiedendo oltretutto sistemazioni che non è esagerato definire da hotel di lusso? Il sospetto è che dietro ci sia un interesse lobbistico”.
Pro Vita Famiglia: migranti Lgbt equiparati a donne vittime di violenza
Sulla vicenda interviene anche Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus: "Il bando choc di Roma Capitale mette in campo una palese e vergognosa discriminazione tra migranti di serie A e migranti di serie B. Come farà ora il Comune a distinguere tra persone Lgbt e non per dare seguito al bando? Cosa dovrà fare un migrante per accertare di essere Lgbt e giovare dell’accoglienza? Questo progetto 'esclusivo' - prosegue Coghe - lede i diritti delle persone e gioca ideologicamente sulla pelle di tutti i migranti pur di portare avanti l’agenda arcobaleno promossa dall’amministrazione Gualtieri e iniziata con la creazione, appena eletto, dell’Ufficio Lgbt+ con a capo Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno. La solidarietà non dovrebbe aver nessun colore politico, figuriamoci quello arcobaleno che vuole aiutare i migranti solo in base al loro orientamento sessuale".
Roma. Da Comune 500mila euro per migranti Lgbt equiparati a donne vittime di violenza
«Accoglienza dei migranti Lgbt, finanziata con 500mila euro dei contribuenti, con appartamenti in centro, preferibilmente con ascensore e tutti i comfort come la rete Wi-Fi e soprattutto equiparando le difficoltà di questi ultimi a quelle delle donne vittime di violenze e con minori al seguito che scappano da discriminazioni, povertà e conflitti. E’ il bando choc di Roma Capitale che mette in campo una palese e vergognosa discriminazione tra migranti di serie A e migranti di serie B. Come farà ora il Comune a distinguere tra persone Lgbt e non per dare seguito al bando? Cosa dovrà fare un migrante per accertare di essere Lgbt e giovare dell’accoglienza? Questo progetto “esclusivo” lede i diritti delle persone e gioca ideologicamente sulla pelle di tutti i migranti pur di portare avanti l’agenda arcobaleno promossa dall’amministrazione Gualtieri e iniziata con la creazione, appena eletto, dell’Ufficio Lgbt+ con a capo Marilena Grassadonia, ex presidente di Famiglie Arcobaleno. La solidarietà non dovrebbe aver nessun colore politico, figuriamoci quello arcobaleno che vuole aiutare i migranti solo in base al loro orientamento sessuale», così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.
Nazionale #Gualtieri regala #case ai #migranti #Lgbt. E "scorda" i #minori nei #commissariati
17 Gennaio 2023 - 21:34
I sindacati di #polizia di Roma sul piede di guerra: #agenti costretti a sfamare i migranti minori. "Ma non siamo baby sitter" di Bianca Leonardi
Gualtieri regala case ai migranti Lgbt. E "scorda" i minori nei commissariati
"Non siamo babysitter". Così i poliziotti rispondono al sindaco di Roma, riguardo alla situazione insostenibile all’interno dei commissariati della capitale dove ogni giorno sono accampati decine di minori migranti non accompagnati, mentre Roberto Gualtieri indice bandi per le case dedicati a migranti Lgbt+.
La prima #denuncia è arrivata dal Mosap, il #sindacato autonomo di #polizia: "I ragazzini sono accampati in condizioni disumane, costretti a dormire sulle panche perché non ci sono alloggi”, raccontava il Segretario Generale Fabio Conestà, “Il comune non è ancora riuscito a collocarli e di conseguenza alcuni agenti vengono distolti dal servizio in strada per provvedere alle esigenze die minori". Minori che restano insieme alle forze dell’ordine anche per più di una settimana in tutti i commissariati romani, costretti a dormire nelle celle o sulle panche in sala d’attesa a con gli agenti che devono prendersi cura di loro sfmanadoli e facendo i conti con le condizioni igienico sanitarie precarie.
Questa la situazione che, anche pochi giorni fa, è stata nuovamente presentata al sindaco di Roma, questa volta dalla Silp Cgil secondo cui "è questa la condizione in cui Roma gestisce l’accoglienza".
A conferma, l’altra denuncia all’Adnkronos, quella del Siulp - il sindacato italiano unitario dei lavoratori della polizia -, che ha mostrato la foto di piccoli migranti costretti a dormire per terra definendo la situazione "ignobile". A rispondere, timidamente, è Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali della giunta dem capitolina che afferma “non ci sono fondi né strutture”. E ancora: “Le strutture a loro dedicate (i minori, ndr) sono quasi sature e stiamo lavorando in sinergia con la prefettura per ampliare l’offerta di accoglienza a loro destinata, da quando non ci sono più le strutture di transito”.
Eppure, se si parla di accoglienza, non si può non pensare - appunto - al bando milionario che scadrà tra qualche giorno e che, tra i vari lotti, dedica addirittura 580mila euro per 10 posti destinati ai migranti Lgbt+. Un “progetto pilota”, come lo definiscono dall’amministrazione, e che destinerà a queste persone appartamenti in centro per favorire l’integrazione: case con ascensore e copertura wifi. Una decisione voluta fortemente dall’ufficio Lgbt+ del Comune di Roma, cabina di regia creata ad hoc da Gualtieri. Il sindaco però sembra essere distratto sul concreto problema del sovraffollamento nei centri accoglienza.
“Una prassi inaccettabile che si consuma da anni”, hanno infatti dichiarato i portavoce del sindacato Silp. “Minori non accompagnati, perlopiù extracomunitari senza documenti e senza dimora, custoditi a volte per giorni grazie alla solidarietà delle donne e degli uomini in divisa”, concludono.
Roma, 23 gen — Casa di lusso in centro Roma con wifi e ascensore per le coppie di immigrati Lgbt che chiedono asilo politico o mirano all’ottenimento dello status di rifugiato in Italia: lo prescrive un bando di gara del Comune di Roma lanciato il 13 dicembre scorso, con scadenza il 20 gennaio.
Entro questa data dovranno pervenire le offerte per la messa a punto di un piano che, come fa sapere oggi Affaritaliani, mira a tutelare adulti singoli e famiglie «titolari del sistema nazionale di accoglienza Sai, in centri residenziali e di accoglienza diffusa». Come da determina comunale del 24 novembre, il progetto utilizza parte dei fondi statali per 23 milioni e 780 mila euro l’anno e prevede 1320 posti da utilizzare nel triennio 2023-2025». Un fiume di soldi.
Case accoglienza di lusso per immigrati Lgbt
Il bando ha la firma dell’assessore alle Politiche Sociali, Barbara Funari. E’ il lotto 4 a lasciare particolarmente a bocca aperta, quello in cui vengono elencati i requisiti degli appartamenti destinati agli immigrati Lgbt. Questi dovranno «essere ubicati in zone centrali, in quartieri che favoriscano l’inserimento delle persone accolte nel contesto locale, facilitando la costruzione di rapporti relazionali necessari per il raggiungimento di un’adeguata integrazione sociale». Niente quartieracci periferici per i cocchi della giunta Gualtieri: quelli rimangono prerogativa di quei pezzenti dei romani, che tanto, a vivere stipati in casermoni malsani e senza servizi, ci sono abituati.
Gli appartamenti dovranno poi «prevedere l’assenza di barriere architettoniche e/o essere provvisti di ascensore, laddove gli stessi non siano edificati al pian terreno o non si sviluppino all’interno di unità immobiliari terratetto» e garantire al loro interno «la copertura di una rete wifi per consentire alle persone accolte la possibilità di poter accedere gratuitamente ai collegamenti on-line, in modo da consentire la fruizione di servizi educativo-formativi e lavorativi previsti dal progetto».
Gli immigrati sono i primi omofobi
Il motivo di tanto riguardo nei confronti degli immigrati Lgbt è spiegato dal rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati: «Il livello di accettazione delle persone LGBT+» risulta essere «molto basso nei centri d’accoglienza: l’esperienza di convivenza di persone LGBT+ in contesti di accoglienza collettiva rischia di ostacolare l’emersione o l’espressione di un’identità di genere o di un orientamento sessuale dissimile dal resto dei conviventi». Che tradotto significa: i cari fratelli migranti non sopportano la convivenza con persone Lgbt nelle strutture di accoglienza; ma chi riceve implacabilmente la lettera scarlatta dell’omofobia (e del razzismo, e del riscaldamento climatico, e del sessismo) è sempre il signor Rossi.
Così, per evitare che i rifugiati riducano a brandelli le coppie gay o genderfluide di turno, si piazza queste ultime in strutture di accoglienza di super lusso, equiparandole alle donne vittime di violenza o di riduzione in schiavitù. Resta solo da capire se gli immigrati Lgbt dovranno tangibilmente dimostrare le loro inclinazioni sessuali non etero, oppure, come è più probabile, verranno creduti sulla parola. In tal caso, permetteteci di nutrire qualche dubbio sulla genuinità delle dichiarazioni che alcuni di questi soggetti effettueranno per ottenere un «posto in paradiso».
Il #partitodemocratico, con il suo falso buonismo e finto filantropismo, continua ad essere sempre dalla parte sbagliata, inopportuna, scorretta, ingiusta e favorisce una immigrazione clandestina, che per il 92% è maschile, giovanile e di tenore borghese e NON certo gente che scappa da povertà e neanche da guerre e persecuzioni. SI HA LA FORTE SENSAZIONE CHE AL PD INTERESSINO POCO O NIENTE I PROBLEMI DI MILIONI DI ITALIANI POVERI E SENZA FUTURO MENTRE INVECE INTERESSI TANTISSIMO OCCUPARSI DI MIGRANTI, CHE COME DETTO, PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA, NON SONO VITTIME NÉ DI GUERRE, NÉ DI PERSECUZIONI NÉ DI POVERTÀ O INDIGENZA !!! IL PD NON non HA ANCORA CAPITO PERCHÉ HA PERSO le ELEZIONI POLITICHE ULTIME SCORSE . Cristina Gauri
https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/quartarepubblica/roma-lattenzione-nei-confronti-dellimmigrazione_F312336401004C11
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Asma Jahangir
https://www.unadonnalgiorno.it/asma-jahangir/
Asma Jahangir, avvocata e attivista pakistana, ha contribuito a fondare la Commissione per i Diritti Umani del suo paese.
È stata relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di credo e giocato un ruolo importante nell’International Crisis Group.
Nata a Lahore il 27 gennaio 1952, in una famiglia molto attiva politicamente, a 18 anni ha iniziato la prima protesta contro il governo militare per chiedere la scarcerazione di suo padre Malik Ghulam Jilani, arrestato per aver denunciato il governo pakistano per genocidio in quello che oggi è il Bangladesh (ex Pakistan orientale).
Sua madre, Begum Sabiha Jilani, è stata una delle pochissime musulmane della sua epoca ad aver ricevuto un’istruzione superiore. Aveva combattuto il sistema tradizionale e aperto una sua attività di abbigliamento fino a quando le terre della sua famiglia vennero confiscate a causa della detenzione del marito.
Diventata avvocata nel 1978, quattro anni dopo era già alla Corte Suprema. Si è distinta da subito per il suo impegno in favore delle persone più svantaggiate e fondato, insieme a altre tre avvocate, l’AGHS Law Associates, il primo studio legale di sole donne in Pakistan che operava gratuitamente.
È stata tra le promotrici del Forum di azione delle donne, per battersi contro leggi discriminanti secondo cui il valore della testimonianza di una donna valeva la metà di quella di un uomo e le vittime di stupro dovevano dimostrare la loro innocenza o essere punite a loro volta.
Nel 1983, ha guidato una protesta a Lahore contro una sentenza in cui una ragazza cieca di 13 anni, violentata dai suoi datori di lavoro, era stata accusata fornicazione e condannata a tre anni di reclusione e fustigazione. Grazie alla sua mobilitazione, il verdetto fu annullato. Nello stesso anno, venne incarcerata per essersi opposta alla politica di islamizzazione del generale Zia ul-Haq.
Nel 1986 ha vissuto a Ginevra dove è stata vicepresidente del Defence for Children International.
Dopo aver difeso un ragazzo cristiano di 14 anni accusato di blasfemia e condannato a morte, venne aggredita e minacciata di morte insieme alla sua famiglia. Imperterrita ha continuato a seguire il caso riuscendo a far assolvere il giovane. Grazie al suo impegno, nel 1986 nel Pakistan è stata istituita la legge sulla blasfemia.
Per oltre quarant’anni si è battuta, correndo grandi rischi personali, per i diritti di donne, bambini, minoranze religiose, libertà di stampa, contro il lavoro forzato e la pena capitale. Ha creato il primo centro di accoglienza per donne in difficoltà e dibattuto le prime cause di divorzio.
Ha co-presieduto il Forum dell’Asia meridionale per i diritti umani ed è stata vicepresidente della Federazione internazionale per i diritti umani. È stata relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione dal 2004 al 2010.
Nel maggio 2005, ha contribuito a organizzare una maratona in cui correvano insieme uomini e donne per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le sportive da parte degli estremisti religiosi. Gruppi islamisti armati di armi da fuoco, manganelli e molotov si opposero con violenza all’evento e l’avvocata venne pubblicamente picchiata, spogliata e poi arrestata dalla polizia.
Nel novembre 2007, sotto il regime del generale Musharraf, venne nuovamente arrestata e posta agli arresti domiciliari insieme ad altri 500 tra avvocati, politici dell’opposizione e attivisti per i diritti umani.
Nel 2010 è stata la prima donna a essere eletta presidente dell’Associazione degli avvocati della Corte Suprema.
Nel 2014 ha ricevuto il Right Livelihood Award “per aver difeso, protetto e promosso i diritti umani in Pakistan, spesso in situazioni molto difficili e complesse e a grande rischio personale”.
Ha ricevuto numerosi dottorati e lauree ad honorem, il Premio UNESCO/Bilbao per la promozione di una cultura dei diritti umani. È stata insignita della Legion d’Onore francese.
Ha scritto vari libri tra cui Figli di un dio minore.
Il suo impegno non si è limitato solo al Pakistan. Per tre volte è stata relatrice speciale delle Nazioni Unite: sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie; sulla libertà di religione e di pensiero in Sri Lanka e Iran.
Ha lasciato la terra l’11 febbraio febbraio 2018 a Lahore.
Asma Jahangir non ha mai avuto paura di andare contro l’ordine precostituito, è stata picchiata, minacciata, arrestata più volte, dichiarata traditrice della patria e dell’islam, ma ha proseguito imperterrita la sua lotta per i diritti civili fino all’ultimo respiro.
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Municipio V, Caliste -De Cinti: "Politiche sociali prioritarie, importanti traguardi raggiunti in soli 6 mesi"
Comunicato stampa Municipio V, Caliste – De Cinti Mauro Caliste In una nota congiunta, Mauro Caliste presidente del Municipio Roma V e Antonino De Cinti, assessore alle Politiche Sociali del Municipio, dichiarano: « Tanti i traguardi raggiunti sulle tematiche sociali, e tanti ancora ne vogliamo raggiungere e per questo i cittadini ci vedranno impegnati e in prima fila. A 6 mesi dall’insediamento…
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#Antonino De Cinti#Casa rifugio per vittime di violenza#centro sociale anziani#Consulta municipale per i disabili#DOPO DI NOI#emergenza Ucraina#Home Care Premium#Mauro Caliste#Municipio V#Politiche sociali#Polo per la Famiglia#Pronta Accoglienza Temporanea#PUA Integrato#Rete Antiviolenza#SAISA#SAISH#servizi alla persona#SISMIF
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In Italia 50 femminicidi Nel 2021 in Italia sono stati commessi almeno 50 femminicidi, nove dei quali solo nell'ultimo mese. Una strage che si consuma prevalentemente tra le mura domestiche e i cui responsabili sono quasi sempre mariti, fidanzati ed ex determinati ad annientare e subordinare le donne in ogni modo, spesso arrivando ad ucciderle. Parlare di emergenza però sarebbe un errore e a dimostrarlo, ancora una volta, sono i numeri: nonostante l’andamento degli omicidi in Italia sia da anni in calo, i femminicidi non diminuiscono affatto e il loro numero negli anni è rimasto sostanzialmente stabile. Ne abbiamo parlato con il collettivo milanese di Non Una Di Meno, movimento femminista italiano ispirato allo storico NiUnaMenos messicano ed argentino e da anni impegnato contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere in ogni sua forma: a casa, sul lavoro, in politica ed in ogni altro contesto. I responsabili dei femminicidi sono sempre uomini; per lo più mariti, compagni ed ex. Perché secondo voi la cultura patriarcale è la diretta responsabile della violenza di genere"? La violenza maschile contro le donne e di genere è sistemica: attraversa tutti gli ambiti delle nostre vite, si articola, autoalimenta e riverbera senza sosta dalla sfera familiare e delle relazioni, a quella economica, da quella politica e istituzionale, a quella sociale e culturale, nelle sue diverse forme e sfaccettature – come violenza fisica, sessuale, economica e psicologica. Non si tratta, dunque, di un problema emergenziale, né di una questione geograficamente o culturalmente determinata. La violenza maschile è espressione diretta dell’oppressione che risponde al nome di patriarcato, sistema di potere funzionale al mantenimento dello status quo in cui donne e persone LGBTQIAP+ vengono considerate subalterne Ci sono – in una relazione – comportamenti ed episodi che devono far alzare la soglia di attenzione e possono aiutare le donne a difendersi? E quanto è importante non sottovalutare le violenze psicologiche? I centri anti violenza ci insegnano che esiste un ciclo della violenza. Fase 1: Tensione crescente ed escalation delle strategie violente; Fase 2: Aggressione, esplosione improvvisa, da parte dell'autore, paura, tristezza e umiliazione per chi la subisce; Fase 3: Negazione, trasferimento della responsabilità dall'autore, colpevolizzazione della vittima; Fase 4: Luna di miele, speranza e occultamento delle violenze subite, prove d'amore e promesse da parte del maltrattante. Dopo la cosiddetta "Luna di miele" il ciclo della violenza riprende da capo e ciascuna volta lo fa in modo sempre più violento. Alcuni esempi concreti: la umilia urlandole contro, la critica costantemente e sminuisce i suoi traguardi, la incolpa di renderlo violento ("tu mi provochi"), è eccessivamente geloso e controlla i suoi spostamenti, controlla il conto in banca e la spinge a lasciare il lavoro o il percorso di studi, le impedisce/scoraggia di vedere amici o familiari, minaccia violenza fisica, utilizza i figli come ricatto, utilizza i documenti (permesso di soggiorno)/il rischio di rimpatrio come ricatto. (...) Cos’è la rape culture, o cultura dello stupro, e come si manifesta nella vita quotidiana delle donne? La cultura dello stupro è ben rappresentabile da una piramide. Alla base di questa piramide ci sono attitudini che tutte le persone conoscono: battute a sfondo sessuale non richieste, molestie mascherate da avances sul lavoro o per strada, volgarità camuffate da apprezzamenti, la sessualizzazione dei corpi… Man mano che si arriva alla cima della piramide troviamo azioni che vengono più comunemente identificate come atti violenti: si parte dalle molestie fisiche e verbali, sessuali, alle limitazioni della libertà, gelosia possessiva, controllo e si arriva alla violenza psicologica, fisica, allo stupro e infine al femminicidio e all'uccisione di genere. La piramide rende visibile che atti come stupro e femminicidio sono legittimati da un clima culturale che ancora oggi permette di speculare sul corpo delle donne, ne consente l'appropriazione e trasforma le nostre vite e corpi in oggetti a disposizione di occhi, parole e mani non richiesti. Termini come "amore", "raptus", "follia", "gelosia", "passione" vengono spesso accostati a crimini dettati dalla volontà di possesso e annientamento delle donne. Come NON andrebbe mai raccontato un femminicidio sui media? (...) La violenza non è amore: occorre smettere di parlare di raptus, gelosia, delitto passionale. La violenza è trasversale: è importante evitare di concentrarsi sulle forme ritenute più “notiziabili”. La violenza non riguarda gli altri: evitiamo di esorcizzarla raccontandola come agita da uomini che appartengono ad altre culture o ad ambienti degradati. La violenza non è spettacolo: è necessario, evitare di normalizzarla, estetizzarla o feticizzarla. Le donne non sono vittime passive, predestinate, isolate. Chi subisce violenza di genere non ne è mai responsabile. La violenza non divide tra "donne per bene" e "donne per male". Occorre evitare la patologizzazione dell’uomo violento (...) Nei centri antiviolenza le donne trovano ascolto, accoglienza, ospitalità; accompagnamento nella ri-acquisizione dell’autostima; attivazione delle risorse interne; sostegno legale; sostegno psicologico; sostegno alla genitorialità; sostegno all’autonomia economica (formazione/lavoro/casa). I Centri Antiviolenza garantiscono la riservatezza, la segretezza, l’anonimato e la gratuità. Il rifiuto della mediazione familiare, ossia l’intervento volto alla risoluzione del conflitto relazionale, dove si agisce violenza su donne e figl@ (così come previsto anche dalla Convenzione di Istanbul), è uno dei tratti distintivi del nostro agire. (...) Davide Falcioni
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