#accesso stadio
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Provvedimenti Viabili per la Partita F.C. Alessandria vs Arquatese del 24 Novembre 2024
Restrizioni al traffico per garantire sicurezza e ordine durante l’evento sportivo
Restrizioni al traffico per garantire sicurezza e ordine durante l’evento sportivo Il Comune di Alessandria ha emanato un comunicato relativo ai provvedimenti viabili che saranno attuati in occasione della gara di campionato Promozione – Girone D tra F.C. Alessandria e Arquatese, prevista per il 24 novembre 2024, alle ore 14:30, presso lo Stadio Comunale “G. Moccagatta”. Dettagli delle…
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Il ministro Piantedosi ne ha combinata un'altra delle sue. Una citta' intera messa a ferro e fuoco, sfregiata da centinaia e centinaia di teppisti tedeschi tifosi dell' Eintracht Francoforte arrivati nonostante il divieto di accesso allo stadio. Insomma, questo governo che si mostra spietato contro i rave, che giura caccia spietata ai trafficanti di migranti per tutto il globo terra-(up&sub)cqueo, non riesce nemmeno a fermare ai nostri confini l'arrivo di gruppi di hooligans e non riesce a proteggere le sue citta' gioiello da una guerriglia che ha sconvolto la vita quotidiana di una intera comunita'. Auto della polizia bruciate, bus pubblici dati alle fiamme o danneggiati, gente in strada terrorizzata. Non paghi dello sconquasso creato, il ministro ha disposto l'accoglienza presso alberghi della citta' per permettere a quella gente che ha infranto ogni regola, di assistere alla partita via tv. Insomma, un premio per i danneggiamenti e per il terrore provocato? Eh, cara Donna Giorgia, facile urlare con le orbite fuori dagli occhi quando si e' all'opposizione.. facile fare la faccia feroce e promettere carcere duro per chi sbaglia. Poi, una volta presa la poltrona, tv e pop-corn per tutti..@ilpianistasultetto
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Potenza: emessi 15 D.A.Spo nei confronti di tifosi crotonesi e 2 nei confronti di tifosi picernesi Il Questore della Provincia di Potenza, Giuseppe FERRARI, ha emesso 15 provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive, con prescrizioni, nei confronti di alcuni tifosi crotonesi, autori di condotte antisportive, commesse in occasione dell'incontro dei Playoff dello scorso Campionato di Serie C -Girone C, "PICERNO-CROTONE", disputato allo stadio comunale "Donato Curcio" di... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Oltraggio al Grande Torino: scattano i daspo per gli idioti cagliaritani
Accesso negato allo stadio di Cagliari per due spettatori della Curva Sud che, durante la partita di domenica scorsa con il Torino, avevano mimato il gesto dell’aereo, chiaro riferimento alla tragedia di Superga del 1949 che coinvolse il Grande Torino. Un comportamento nemmeno nuovo e originale, già visto in altri stadi. Il Cagliari calcio, però, ha preso immediatamente provvedimenti. Dopo aver…
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SANTORI (LEGA): “15 IMPIANTI SPORTIVI CHIUSI TRA OCCUPAZIONI, BUROCRAZIA E DEGRADO”
“Impianti sportivi dimenticati in tutta la città: 15 sono i ‘non attivi’, come recita la risposta alla richiesta di accesso agli atti presentata dalla Lega agli uffici capitolini. Funziona solo il Palatiziano, ma in alto mare è l’iter per poter valutare le proposte pervenute per lo stadio Flaminio”. Ne dà notizia il capogruppo della Lega capitolina Fabrizio Santori, commentando le risposte…
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Robert Selman
Lo psicologo Robert Selman ha individuato cinque stadi di sviluppo delle abilità di Role-taking. Questi stadi descrivono come i bambini sviluppano progressivamente la capacità di comprendere i punti di vista degli altri. I 5 stadi sono:
💎 Stadio 0: Egocentrico (3-6 anni): I bambini non riescono a distinguere il loro punto di vista da quello degli altri.
💎 Stadio 1: Socio-informativo (6-8 anni): I bambini comprendono che le persone possono avere prospettive diverse perché hanno accesso a informazioni diverse.
💎 Stadio 2: Auto-riflettente (8-10 anni): I bambini possono mettersi nei panni degli altri e vedere le cose dal loro punto di vista.
💎 Stadio 3: Reciproco di terza parte (10-12 anni): I bambini possono valutare le interazioni dal punto di vista di un osservatore imparziale.
💎 Stadio 4: Società multipla (dai 12 anni in poi): I giovani comprendono che le prospettive individuali sono influenzate dal contesto sociale più ampio.
#selman#role-taking#role taking#sviluppo#egocentrismo#socio informativo#auto riflettente#reciproco di terza parte#società multipla
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Anoressia nervosa: le conseguenze dei disturbi alimentari
L'anoressia nervosa è uno dei disturbi del comportamento alimentare dalle conseguenze molto gravi. La cancellazione del Fondo nazionale per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, per il mancato rifinanziamento in sede di Legge di bilancio, impone tenere acceso il faro sul tema. Due giorni fa lo ha fatto il Corriere della sera sul quale è apparsa un'intervista ad Arianna David. Miss Italia 1993, Arianna ha condiviso la sua esperienza con l'anoressia. Partendo dalla sua testimonianza, vogliamo illustrare cosa si cela dietro la malattia. Come riconoscere l'anoressia Il sintomo più evidente dell'anoressia nervosa è il forte calo ponderale. Arianna ha dichiarato di essere arrivata a pesare 39 chili. In realtà la perdita di peso, che potrebbe avere una causa diversa, è solo la punta dell'iceberg. Sotto c'è tutto un mondo fatto di percezioni distorte e di comportamenti disfunzionali. Le persone che soffrono di anoressia: - cercano la magrezza assoluta - hanno il terrore di ingrassare - si vedono grasse anche dopo aver perso molto peso - negano di avere un problema Per soddisfare l'esigenza di magrezza mettono in atto due tipi di strategie: la prima consiste nel ridurre le porzioni di cibo, la seconda nel rimpinzarsi per poi procurarsi il vomito o assumere lassativi. Nel primo caso si parla di anoressia restrittiva, nel secondo di bulimia. Le strategie malsane si compiono nella totale solitudine: si butta il cibo non consumato, ci si chiude in bagno quando si auto induce il vomito, si assumono i lassativi di nascosto. Se affermano di non avere fame non bisogna credere loro: la fame scompare solo quando si giunge a uno stadio molto avanzato. I soggetti malati si illudono, combattendo la fame, di esercitare un controllo sul proprio corpo. Quali sono le conseguenze dell'anoressia nervosa? Le conseguenze dell'anoressia nervosa sono svariate e di diverso tipo: - brachicardia e ipotensione - ipotermia - peluria su viso e collo - edemi - stipsi L'anoressia può portare a un calo del desiderio sessuale e nelle donne alla scomparsa del ciclo mestruale. La stessa Arianna ha raccontato di non aver avuto le mestruazioni per un anno. Si manifesta, inoltre, uno squilibrio ormonale con un deficit di estrogeni nelle donne e testosterone negli uomini, degli ormoni tiroidei e alti tassi di cortisolo. Nei casi più avanzati si riscontrano i sintomi classici della malnutrizione: il cuore si indebolisce pompando sempre meno sangue, possono verificarsi aritmie cardiache, disidratazione con conseguente svenimento, scompensi elettrolitici (bassi livelli di sodio e potassio). In caso di bulimia il vomito provoca un'infiammazione dell'esofago e la corrosione dello smalto dei denti, mentre l'uso prolungato di lassativi può portare a danni intestinali. Patologie in aumento In Italia ci sono circa 4 milioni di persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare. 1.680.456 sono i nuovi casi diagnosticati nel 2023 (il 30% in più rispetto agli anni pre-pandemia) e riguardano bambini tra i 10 e i 13 anni. Il Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari sosterrà, fino a novembre, una rete di 126 strutture specializzate delle quali 112 pubbliche. Dopo tale termine se il governo non darà seguito alle ultime dichiarazioni circa lo stanziamento di fondi per questo capitolo, per i pazienti si prevedono enormi difficoltà di accesso alle cure e lunghe attese. In copertina foto di FranckinJapan da Pixabay Read the full article
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Cori contro forze polizia durante partita calcio, emesso Daspo
Munito di un megafono avrebbe promosso cori offensivi nei confronti delle forze di polizia durante la partita di calcio tra la Us Vibonese e l’Fc Lamezia Terme disputata allo stadio Razza lo scorso 18 ottobre. Ad un tifoso vibonese è stato notificato un divieto di accesso alle manifestazioni sportivo della durata di due anni emesso dal questore di Vibo Valentia Cristiano Tatarelli. I…
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Lanciata la campagna abbonamenti dell’ACR Messina
L'ACR Messina ha sollevato il velo sulla sua campagna abbonamenti per la stagione 2023-2024, l'annuncio era atteso dai tifosi. Il dirigente Giuseppe Bellantoni ha svelato le strategie ed i vantaggi speciali per coloro che hanno dimostrato fiducia nei confronti del club nella stagione precedente. La Tribuna B dello stadio, sarà chiusa, mentre i privilegi degli abbonati includeranno l'opportunità di acquistare la tessera a tariffe invariate rispetto all'anno precedente: 110 euro per la Curva e 255 euro per la Tribuna, anziché 120 e 285 euro e sarà valida per 18 partite su 19. La campagna offre tariffe agevolate per over 65, donne e giovani. E come gesto di apertura ai futuri tifosi, i bambini fino a 6 anni avranno l'ingresso gratuito, dimostrando l'impegno del Messina nel coinvolgere le famiglie e le nuove generazioni. I biglietti saranno disponibili tramite la consolidata piattaforma PostoRiservato.it e in dieci punti vendita autorizzati, garantendo così un accesso agevole a tutti i tifosi. Le tariffe per le singole partite saranno di 15 euro per la Curva e 22 euro per la Tribuna, con uno sconto speciale per gli amici degli abbonati, che potranno godere dell'esperienza a soli 13 euro. Alla presentazione è intervenuto anche il tecnico Giacomo Modica, che con passione esprime le sue aspettative. Modica enfatizza il ruolo centrale dei tifosi nel sostenere la squadra con stima, affetto e partecipazione. Un appello coinvolgente a tutti i tifosi a unirsi a questa avventura straordinaria, contribuendo a creare un'atmosfera di empatia e simpatia attorno alla squadra. Con l'obiettivo comune di riempire gli spalti e testimoniare un nuovo inizio entusiasmante per il Messina, Modica sottolinea il debito verso la passione dei tifosi che la squadra desidera saldare attraverso le prestazioni in campo. La data di chiusura della campagna è ancora un'incognita, con la possibilità di un rinvio dovuto alla sfida con la Casertana, che potrebbe spostare il termine al 21 settembre, prolungando così il periodo per l'esercizio del diritto di prelazione per gli abbonati esistenti. Read the full article
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“ Il nostro ordinamento governativo si fondava sulla partecipazione delle masse. Ma che cosa mai fu fatto affinché questo popolo, cui affidavamo i nostri destini e che, in sé, non ritengo incapace di una scelta avveduta, disponesse di quel minimo di informazioni chiare e sicure senza le quali è impensabile qualsiasi comportamento razionale? Nulla, in verità. Questa, certo, è stata la grande debolezza del nostro sistema che si diceva democratico, questo il peggior crimine di tutti i nostri pretesi democratici. Pazienza non avessimo avuto a lamentare che le omissioni e le menzogne suggerite da un dichiarato spirito di parte, riprovevoli, certo, ma in definitiva facilmente individuabili. Succedevano cose peggiori. La stampa che si professava di pura informazione, persino certi fogli tra quelli che dichiaravano di obbedire unicamente a consegne di ordine politico servivano in realtà interessi nascosti, spesso sordidi e a volte originariamente estranei al nostro paese. Forse il buon senso popolare trovava qui una rivincita, espressa nella crescente diffidenza verso ogni forma di propaganda, scritta o radiofonica. Sbaglia infatti chi pensa che l’elettore voti sempre «come vuole il suo giornale». Conosco più di una persona, di umile estrazione, che ogni giorno riceve il quotidiano locale e vota quasi immancabilmente contro. Ed è forse tale impermeabilità a direttive insincere a costituire oggi, nelle condizioni in cui versa la Francia, uno dei nostri migliori motivi di consolazione, quasi una speranza. Ma era questa, lo si ammetterà, una ben misera formazione intellettuale quando si trattasse di individuare gli obiettivi di una immensa lotta mondiale o di prevedere l’uragano e di armarsi adeguatamente, e in anticipo, contro i suoi fulmini. Deliberatamente - si leggano Mein Kampf e le conversazioni con Rauschning - l’hitlerismo rifiuta alle sue folle ogni accesso al vero. La persuasione è sostituita dalla suggestione emotiva. Quanto a noi, la scelta s’impone: faremo anche del popolo francese la tastiera vibrante del magnetismo di qualche capo (ma quali? gli attuali non suscitano fremiti) o ne faremo il collaboratore cosciente dei rappresentanti che esso si è dato? Allo stadio attuale della nostra civiltà, non vi può essere risposta equivoca a questo dilemma. Le masse non obbediscono più. Seguono, perché suggestionate o perché sanno. “
Marc Bloch, La strana disfatta. Testimonianza del 1940, (traduzione di Raffaella Comaschi, a cura di Silvio Lanaro, Collana Biblioteca studio), Einaudi, 1995. (Libro elettronico)
[ Edizione originale postuma: L'Étrange Défaite. Témoignage écrit en 1940, Éditeur Franc-Tireur, 1946 ]
#Marc Bloch#La strana disfatta#seconda guerra mondiale#Storia Europea del XX secolo#L'Étrange Défaite#testimoni#Storici del XX secolo#Storici del '900#libri#letture#leggere#komischer Krieg#strana guerra#Sitzkrieg#drôle de guerre#invasione nazista della Francia#phoney war#disinformazione#guerra dei coriandoli#guerra fittizia#fronte occidentale#popolo#informazione#suggestione#democrazia
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Nell’aprile 2020, il Dipartimento della Difesa ha pubblicato alcuni video registrati dalle telecamere a infrarossi montate su aerei della Marina degli Stati Uniti che hanno documentato incontri con una varietà di “fenomeni aerei non identificati“.
I piloti hanno riferito di aver visto oggetti volare nel cielo a velocità ipersoniche e cambiare direzione quasi istantaneamente, capacità ben oltre quelle di qualsiasi aereo conosciuto.
Cosa hanno visto i piloti? Fenomeni atmosferici bizzarri? Astronavi aliene? Qualcos’altro?
Diversi rami del governo hanno indagato sugli eventi, motivati in parte dalla preoccupazione che avversari come la Russia o la Cina possano aver compiuto uno spettacolare progresso tecnologico, e alla fine di questo mese il governo prevede di pubblicare un rapporto che rivelerà ciò che si sa al momento.
Secondo quanto riferito, il governo statunitense dirà che non ci sono prove di attività extraterrestri, ma che gli incidenti rimangono inspiegabili.
È probabile, tuttavia, che dovremmo essere tutti grati di non avere ancora alcuna prova di contatto con civiltà aliene.
Tentare di comunicare con gli alieni, se esistono, potrebbe essere estremamente pericoloso per noi. Dobbiamo capire se è saggio o sicuro e come gestire tali tentativi in modo organizzato.
Alcuni circoli scientifici si sono già interrogati sull’opportunità di provare a contattare altre civiltà. È un argomento di profonda importanza per l’intero pianeta.
Per 60 anni, gli scienziati hanno cercato con i radiotelescopi, ascoltando possibili segnali provenienti da altre civiltà su pianeti in orbita attorno a stelle lontane. Questi sforzi sono stati in gran parte organizzati dall’istituto SETI – l’acronimo sta per Search for ExtraTerrestrial Intelligence – e finora non hanno avuto successo.
Diventando impazienti, alcuni altri scienziati stanno ora spingendo per un programma più attivo – il METI, dove la “M” che sostuisce la “S” sta per messaggiare – il che significa non più solo ascolto ma invio di messaggi potenti verso altre stelle, cercando di stabilire un contatto.
SETI contro METI, contattare gli alieni è un rischio?
La ricerca degli alieni ha raggiunto uno stadio di sofisticatezza tecnologica e il rischio associato necessita ormai di una severa regolamentazione a livello nazionale e internazionale. Senza supervisione, anche una persona, con accesso a una potente tecnologia di trasmissione, potrebbe intraprendere azioni che influiranno sul futuro dell’intero pianeta.
Questo perché qualsiasi alieno che dovessimo incontrare in tempi che non si calcolino nell’ordine dei secoli sarà, probabilmente, molto più tecnologicamente avanzato di noi, per un semplice motivo: la maggior parte delle stelle nella nostra galassia sono molto più antiche del sole. Se le civiltà sorgono abbastanza frequentemente su alcuni pianeti, allora dovrebbero esserci molte civiltà nella nostra galassia milioni di anni più avanzate della nostra.
Molte di queste avranno probabilmente già compiuto passi significativi per iniziare a esplorare e possibilmente colonizzare la galassia.
Quindi, è un profondo mistero – noto come il paradosso di Fermi, dal nome del fisico italiano Enrico Fermi – il perché non abbiamo ancora visto tali alieni. Sono state proposte molte soluzioni del paradosso, tra cui l’idea che tutte le civiltà, una volta raggiunta una capacità tecnologica sufficiente, finiscano per distruggersi.
O forse gli alieni sono così alieni e diversi dagli umani che semplicemente non possiamo interagire con loro.
Più allarmante è la possibilità che civiltà aliene evitino di farsi individuare perché sanno qualcosa: che inviare segnali potrebbe essere catastroficamente rischioso.
La nostra storia sulla Terra ci ha fornito molti esempi di ciò che può accadere quando si incontrano civiltà con tecnologie disuguali: generalmente, la più avanzata tecnologicamente ha distrutto o reso schiava l’altra. Una versione cosmica di questa realtà potrebbe aver convinto molte civiltà aliene a rimanere in silenzio. Esporsi è un invito a essere preda e divorata.
Si è già scritto di METI in passato, suggerendo che tale attività comporta un rischio enorme per un guadagno minimo. Ma queste preoccupazioni non convincono i sostenitori del tentativo, che hanno alcune controargomentazioni.
Douglas Vakoch di METI International sostiene che non è realistico preoccuparsi del pericolo di un’invasione aliena. Dopotutto, inviamo emissioni radiotelevisive nello spazio da un secolo, e una civiltà molto più avanzata della nostra probabilmente le avrà già rilevate. Se avessero voluto invaderci, l’avrebbero già fatto.
Vakoch sostiene inoltre che, nella valutazione dei rischi, è importante non solo considerare il rischio derivante dall’intraprendere un’azione, ma anche dal non intraprendere tale azione.
Il nostro mondo deve affrontare una serie di minacce potenzialmente esistenziali, tra cui il riscaldamento globale e la destabilizzazione dell’ambiente, ed è possibile che civiltà molto più avanzate abbiano già affrontato questi problemi e trovato soluzioni.
Se non invieremo segnali, scrive Vakosh, rischiamo di “mancare una guida che potrebbe migliorare la sostenibilità della nostra civiltà“. È anche concepibile, suggerisce, che stiamo facendo un errore di valutazione spettacolare – e una civiltà aliena super avanzata potrebbe attaccarci proprio perché non l’abbiamo contattata.
Per ovvie ragioni, gran parte del pensiero su questi problemi deve essere piuttosto speculativo. Il modo migliore per procedere, forse, è ampliare la discussione.
Se tutta l’umanità è esposta alle possibili conseguenze del tentativo di contattare civiltà aliene, allora più persone dovrebbero essere coinvolte nel prendere decisioni su cosa è saggio e cosa no. Non dovrebbe essere una decisione lasciata all’umore di una manciata di radioastronomi.
Un critico dell’idea di raggiungere gli alieni in modo proattivo – l’astronomo John Gertz del SETI – ha sviluppato una serie di proposte per muoversi verso una considerazione pubblica più inclusiva di queste attività.
Ciò di cui abbiamo bisogno, suggerisce, sono leggi e trattati internazionali per disciplinare i tentativi di contatto più espliciti. Senza un previo ampio consenso da parte di un organismo rappresentativo a livello mondiale, afferma Gertz, il contatto con gli extraterrestri dovrebbe essere considerato “come un temerario pericolo per tutta l’umanità, ed essere assolutamente vietato con conseguenze penali, presumibilmente come esercitato a livello nazionale, o amministrato attraverso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia”.
Attualmente non esistono divieti di questo tipo. Alcuni protocolli informali per l’interazione con le civiltà aliene sono stati adottati dai ricercatori coinvolti nel SETI, ma questi sono lontani dall’essere regolamenti governativi legalmente vincolanti. Ciò è dovuto principalmente al fatto che, fino ad ora, parlare di incontrare o contattare alieni è sembrato ampiamente speculativo, se non un po’ squilibrato, nonostante l’apparente plausibilità scientifica di un tale evento.
Non è facile soppesare i pro ed i contro di attività attorno alle quali così tanto rimane sconosciuto. Non sappiamo se ci sono alieni. Potrebbero essere amichevoli. Potrebbero non esserlo.
Dati i potenziali rischi legati al tentativo di stabilire un contatto, forse sarebbe più sicuro e più saggio aspettare: possiamo sempre farlo più avanti e, nel frattempo, le nostre capacità di ascolto passivo stanno rapidamente diventando più potenti.
Nel 2015, il SETI ha lanciato un nuovo programma decennale chiamato Breakthrough Listen, finanziato da una donazione di 100 milioni di dollari dal miliardario israelo-russo Yuri Milner.
Di conseguenza, SETI sta ora registrando più segnali che mai, su un intervallo di frequenze circa dieci volte più ampio e apportando più potenza computazionale per analizzare i segnali registrati. È impossibile sapere quanto possiamo essere vicini o lontani dal fare una scoperta, ma Gertz stima che le nostre possibilità siano almeno 100 volte maggiori di prima.
La ricerca sta beneficiando anche della conoscenza degli astronomi sugli esopianeti, pianeti in orbita attorno a stelle diverse dal sole. Da quando è stato scoperto il primo esopianeta nel 1992, ne abbiamo identificati quasi 5.000 in più e il tasso di scoperta sta accelerando. Ognuno offre ai ricercatori SETI nuovi obiettivi promettenti da esaminare.
Personalmente, ritengo che tutto ciò debba portare ad un irremovibile divieto di qualsiasi sperimentazione nel tentativo di contattare altre civiltà. Perché correre rischi cosmici quando potremmo avere un percorso molto più sicuro per scoprirli, se sono là fuori?
Naturalmente, anche il semplice ascolto comporta alcuni problemi di governance potenzialmente gravi: se e quando qualcuno identificasse davvero un segnale alieno, dovremo decidere se dobbiamo rispondere e, in tal caso, come.
Sicuramente un atto del genere, che mette a rischio l’intera umanità, dovrebbe essere il risultato di una decisione collettiva. Ma non c’è nessun meccanismo per incoraggiarlo ora. Qualsiasi individuo o nazione potrebbe decidere di rispondere a nome di tutta l’umanità.
Entrambi i percorsi – ascoltare gli alieni o cercare di chiamarli – hanno raggiunto la fase in cui è necessaria una discussione pubblica più ampia, con un occhio allo sviluppo di una regolamentazione sensata.
Ciò richiederà gli sforzi dei leader di molte nazioni, presumibilmente coordinati dalle Nazioni Unite o da qualche organismo internazionale simile. Dovrebbe succedere ora. O presto.
Prima che sia troppo tardi.
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Napoli: il Questore emette 10 provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive
Napoli: il Questore emette 10 provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Il Questore di Napoli ha adottato 5 provvedimenti di divieto di accesso alle manifestazioni sportive (DASPO), istruiti e predisposti dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura. In particolare, un provvedimento, della durata di un anno, è stato emesso nei confronti di un 22enne di Sant'Irpino in quanto lo stesso, al termine di un incontro di calcio, disputatosi nello scorso mese di novembre presso lo stadio comunale di Volla "Paolo Borsellino", con il volto travisato, aveva tentato di raggiungere il settore dei tifosi locali brandendo aste di bandiera ed in quella circostanza era stato identificato. Un altro provvedimento, sempre di un anno, è stato irrogato nei confronti di un 21enne di Castellammare di Stabia, che, prima dell'incontro Juve Stabia-Turris, svoltosi lo scorso 26 febbraio presso lo stadio "Romeo Mentì" di Castellammare di Stabia, era stato denunciato per possesso di artifizi pirotecnici in occasioni di manifestazioni sportive. Ancora, un provvedimento della durata di 2 anni, è stato emesso nei confronti di un 55 napoletano che durante l'incontro di basket relativo al campionato Lega Nazionale LBA Ge. Vi. Napoli- Umana Reyer Venezia Basket disputatosi presso il palazzetto dello sport "Palabarbuto" di Napoli, era salito sulla ringhiera che delimita il campo degli spalti assumendo un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei tifosi ospiti e, una volta raggiunto dagli steward, aveva opposto resistenza rovinando al suolo; solo grazie all'intervento degli agenti del Commissariato San Paolo era stato bloccato e denunciato per violenza o minaccia. Invece, due provvedimenti della durata di 5 anni riguardano un 28enne ed un 30enne, entrambi di Somma Vesuviana e già destinatari di provvedimenti Daspo che, in occasione dell'incontro di calcio F.C. Viribus Unitis 100-A.C. Ottaviano, svolto allo stadio "Felice Nappi" di Somma Vesuviana, avevano osto in essere una condotta violenta ed intimidatoria pregiudizievole per l'ordine e la sicurezza pubblica. In particolare, i due, a capo di un gruppo di tifosi della locale squadra di calcio, prima dell'inizio dell'incontro, avevano bloccato un gruppo di tifosi ospiti impedendo loro di accedere all'impianto sportivo mediante frasi minatorie; pertanto, solo l'intervento delle Forze dell'Ordine impiegate riusciva ad evitare che le opposte tifoserie entrassero in contatto. Altri 5 provvedimenti, della durata di 1, 2 e 4 anni, sono stati emessi nei confronti di altrettante persone di cui una denunciata per porto di armi od oggetti atti ad offendere, due condannate per detenzione illecita di sostanze stupefacenti, una condannata per estorsione aggravata in concorso e, l'ultima, condannata per rapina in concorso e lesioni personali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Il green pass rappresenta un bilanciamento tra diversi valori nell’interesse della democrazia. Si può introdurre nei luoghi di lavoro purché in modo generale e ragionevole, quindi è giusto non distinguere tra pubblico e privato”. Ci sono però dei limiti: “Licenziare chi non adempie sarebbe una sanzione sproporzionata, ricordo che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro”. Il costituzionalista Michele Ainis analizza la “strategia dell’induzione” seguita dal governo: “Il diritto può usare tre leve: il premio, il castigo e l’induzione. Il green pass rappresenta la terza: anziché incoraggiare un comportamento scoraggio quello opposto privando chi lo compie di un ventaglio di diritti o rendendone impervia la fruizione”. In questo quadro, il docente “promuove” la richiesta dei sindacati di tamponi gratuiti: “Imporre un costo per esercitare un diritto implicherebbe una discriminazione per censo poiché non tutti hanno lo stesso reddito o patrimonio”.
Professore, il governo ha deciso l’introduzione del green pass nei luoghi di lavoro sia pubblici che privati. Vede una differenza - sul piano del principio giuridico - tra imporlo per accedere a bar e palestre piuttosto che a scuole e uffici?
Sì, c’è un salto di qualità: i diritti non sono tutti uguali. Possiamo chiamare secondari quelli che riguardano l’uso del tempo libero, per esempio andare allo stadio o al cinema, e fondamentali quelli che attengono al lavoro e all’istruzione. Ma faccio una premessa: il mestiere del costituzionalista è bilanciare valori e punti di vista che sono spesso nemici tra loro e che nell’interesse della democrazia vanno contemperati.
E alla luce di questa premessa, il green pass come va valutato?
Come, appunto, un bilanciamento perché non impone un obbligo – che pure la Costituzione permetterebbe nei limiti dell’articolo 32 – e dunque rispetta la sensibilità di chi rifiuta il vaccino. Quest’ultimo, però, deve sottoporsi alla tortura dei tamponi ogni due giorni. Vede, il diritto può usare tre leve: il premio, il castigo e l’induzione.
Quale funziona meglio?
Possono agire anche in contemporanea. Nel primo caso, c’è la funzione promozionale del diritto, nel secondo la funzione deterrente: per contrastare il randagismo posso multare chi abbandona un cane o dare un beneficio fiscale a chi ne adotta uno, o fare entrambe le cose. Il green pass è una terza via: anziché incoraggiare un comportamento scoraggio quello opposto privando chi lo compie di un ventaglio di diritti o rendendone impervia la fruizione.
Ma chi deve pagare, allora, la “tortura” dei tamponi: il cittadino che non si vaccina o lo Stato che tenta di indurlo a farlo?
La conseguenza del mio ragionamento è che se oggi non c’è un obbligo vaccinale ne deriva la libertà di non vaccinarsi. Ma non si può allora imporre un costo per esercitare un diritto: poiché non tutti hanno il medesimo reddito e patrimonio, le condizioni di esercizio del diritto al tampone – e quindi, di accesso a un diritto costituzionale come il lavoro o la scuola - sarebbero condizionate dal censo. E questo, come è ovvio, rappresenterebbe una discriminazione. Quindi, i tamponi devono essere gratuiti o fortemente calmierati.
Quali sanzioni vede ipotizzabili per il dipendente che non si vaccina? Un eventuale licenziamento sarebbe legittimo?
Penso di no. Credo che non si potrebbe licenziare un lavoratore neppure se entrasse in vigore l’obbligo vaccinale tout court. Ricordo che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, e dunque si tratterebbe di una sanzione sproporzionata. Mentre un demansionamento sarebbe legittimo.
A proposito di discriminazioni, non si rischia di finire con i Pro Vax che vanno in ufficio e i No Vax che lavorano in smart working da casa?
Nella vicenda della pandemia il diavolo è sempre stato nei dettagli. Perché chiudere le discoteche sì e i teatri no? Vanno prese decisioni più generali e proporzionate possibile. Ad esempio, se il green pass fosse stato applicato ai dipendenti pubblici ma non a quelli privati, sarebbe stato irragionevole e contrario al principio di eguaglianza.
Ma procedere per categorie non rischia di ledere proprio il principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini?
Dipende dall’omogeneità o dall’eterogeneità delle categorie. Per fortuna abbiamo le Corti Costituzionali che sono custodi della ragionevolezza di queste scelte. Vedo differenze tra i vigili del fuoco e gli insegnanti, mentre mi sembra più difficile distinguere tra l’addetto allo sportello di una banca privata e quello dell’anagrafe.
Il dibattito tra No Vax che lanciano accuse di “dittatura sanitaria” e i Pro Vax che invitano alla “responsabilità” è infuocato. La Lega, oggi in Senato, ha rivendicato il diritto a esprimere le proprie opinioni, aggiungendo che è meglio farlo in Parlamento che nelle piazze. Ma qual è il confine, in questa situazione, tra libertà individuali e responsabilità collettiva? Non stiamo tutti spostandolo, magari senza accorgercene?
C’è stata indubbiamente una radicalizzazione del dibattito. Anche a me sono arrivati dai No Vax messaggi non proprio di affetto. Certo, dire come ha fatto anche qualche politico o scienziato, che chi non si vaccina deve pagarsi le cure in ospedale è una bestemmia costituzionale. Vede, chi si vaccina teme i danni del Covid, chi non lo fa teme i danni del vaccino. Entrambi temono per la propria pelle, ma c’è una differenza tra i due schieramenti: chi si vaccina tutela anche la salute altrui. Il presidente Mattarella ha giustamente ricordato il dovere costituzionale della solidarietà sociale. Insomma, la libertà di chi non si vaccina non va negata ma ha minor pregio costituzionale di chi si immunizza.
Fa bene il governo a continuare con l’estensione mirata del green pass o l’obbligo vaccinale farebbe cadere tutti i distinguo?
L’obbligo vaccinale è la più politica delle scelte politiche. La Costituzione lo ammette purché proporzionato, generale e ragionevole. Ma è una decisione basata sull’intensità dell’emergenza. Secondo Carl Schmitt il succo del potere è proprio il potere di decidere sullo stato d’emergenza.
Oggi, con quasi l’80% della popolazione vaccinata e lo strumento dei green pass, il presupposto dell’intensità dell’emergenza persiste?
Non dell’emergenza assoluta. Nel febbraio 2020 eravamo tutti agli arresti domiciliari, ora siamo in una situazione di allarme. Se il vaccino fosse stato disponibile un anno e mezzo fa l’obbligo sarebbe stato indiscutibile. Adesso, mi sembra più opportuno procedere con la graduale applicazione della strategia dell’induzione. Ovvero, la leva del diritto che il governo ha scelto finora.
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Quanto Sono Efficaci la Chemio e la Radioterapia?
Una diagnosi di cancro travolgente e che cambia la vita. Tuttavia, sono disponibili diversi metodi terapeutici per combattere la prevenzione del tumore al pancreas e prevenire la diffusione delle cellule tumorali. Le terapie più efficaci per la maggior parte dei tumori sono la chemioterapia e la radioterapia. Pur avendo gli stessi obiettivi, le due forme di trattamento non differiscono in modo significativo. Spiegheremo in questo post come funzionano queste terapie, come variano e che tipo di effetti avversi potrebbero avere.
Che cos'è la chemioterapia?
La chemioterapia è un metodo che viene utilizzato per combattere il cancro del pancreas con i farmaci. Questa terapia è "sistemica". L'intero corpo lavora per prevenire la diffusione della malattia. I farmaci utilizzati differiranno in base al tipo e allo stadio del cancro, all'età e alle condizioni del paziente. La chemioterapia ha lo scopo di fermare la diffusione del cancro in altre regioni del corpo.
La chemioterapia viene eseguita da un operatore sanitario, spesso un infermiere o un medico, in oncologia medica (cancro). La chemio può essere somministrata deliberatamente come trattamento ambulatoriale, in ospedale, dal medico o a casa:
Applicazione diretta sulla pelle
Iniezione in muscolo, vena o arteria
Iniezione nel corpo, per esempio, come l'addome
Per via orale
Che cos'è la radioterapia?
L'impiego di parti o onde ad alta intensità energetica per uccidere o danneggiare le cellule tumorali è il trattamento con radiazioni. Vengono utilizzate apparecchiature specifiche per la trasmissione delle radiazioni alle cellule cancerose o ai tumori con grandi dosi di radiazioni. Tuttavia, le cellule normali possono anche curarsi, ma le cellule cancerose no. Le radiazioni possono anche danneggiare i tessuti sani.
Le radiazioni vengono talvolta utilizzate per uccidere le cellule tumorali o per migliorare la salute del cuore, ad esempio per ridurre il disagio osseo. La radioterapia può essere eseguita da sola, ma come programma completo di trattamento del cancro, è spesso associata alla chemioterapia. La radioterapia varia dalla chemioterapia eseguita esclusivamente per il trattamento del tumore in modo che sia interessata solo la parte corporea del tumore.
Come viene trattato il trattamento del cancro con radiazioni e chemioterapia?
Non esiste un corpo uguale e nessun cancro. Inoltre, non dovrebbe esistere un approccio equo alla terapia del cancro. La chemioterapia e la radioterapia hanno lo scopo di guarire il corpo e combattere il cancro, ma lo fanno in vari modi.
L'organo di ogni individuo e ogni forma di cancro potrebbero rispondere in modo diverso alle terapie; pertanto, è fondamentale che gli esperti abbiano accesso ad alcuni dei trattamenti più sofisticati, alla tecnologia, alla ricerca, ai medici specialisti e a un approccio completo all'assistenza sanitaria.
Sebbene alcune persone possano essere trattate solo con chemioterapia o radioterapia, altre potrebbero essere trattate con uno o anche trattamenti aggiuntivi, come l'immunoterapia, farmaci più personalizzati o studi clinici. Tutto questo, i nostri specialisti del cancro consentono ai pazienti con terapia, recupero e cura quotidiana del cancro di ottenere i migliori risultati possibili.
Quando un trattamento è migliore dell'altro?
Occasionalmente alcune di queste terapie possono trattare una certa forma di cancro in modo più efficace dell'altra. In effetti, la chemio e le radiazioni possono essere utilizzate e somministrate contemporaneamente in vari casi. Il tuo oncologo ti fornirà le scelte più efficaci per il trattamento del tuo tipo di cancro ogni volta che incontrerai il tuo team di assistenza sanitaria contro il cancro. Puoi scegliere la scelta di trattamento appropriata per te insieme al tuo team di cura del cancro.
#prevenzione del tumore al pancreas#cura dei pazienti affetti da tumore al pancreas#prevenire il tumore al pancreas
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L'approccio a sciame alla guerra: un'introduzione per chi si trova in prima linea
Anonimo
Introduzione
Quanto segue è inteso come un'introduzione al concetto di “swarming” quale approccio alla guerra, come teorizzato da John Arquilla e David Ronfeldt in “Swarming and the Future of Conflict”, pubblicato nel 2000 per conto del National Defense Research Institute della RAND Corporation. Si spera che le tendenze emergenti dalla prima linea che sono migrate dal Movimento per la democrazia di Hong Kong del 2019 alla Ribellione di George Floyd del 2020 possano utilizzare la teoria dello sciame per elaborare la massima spesso citata, “essere acqua”.
La tecnica di guerra a sciame [swarm warfare] consiste nell'utilizzare la comunicazione orizzontale in modo che le unità possano agire in maniera autonoma e congiunta senza strutture di comando gerarchiche e centralizzate. Se questo suona familiare, non è una coincidenza: Arquilla e Ronfeldt citano la strategia degli anarchici e degli attivisti dell'alter-globalizzazione nella preparazione della battaglia di Seattle del 1999 come esempio contemporaneo di sciame nel momento in cui scrivevano. Prendendo insegnamento dalle tendenze della guerra alla fine del XX secolo, il loro lavoro propone il “Battle Swarm” come dottrina militare, cioè come approccio normativo alla conduzione di una guerra. Il Battle Swarm è quindi una istanza dei nostri nemici che imparano da come combattiamo per applicare le nostre esperienze contro di noi.
Eppure, le lezioni vanno in entrambi i sensi: nel formulare il concetto di guerra a sciame, i nostri nemici ci hanno aiutato a individuare gli aspetti tattici, strategici e logistici chiave che possiamo migliorare nelle nostre lotte. Pertanto, la seguente introduzione allo sciame come approccio al conflitto dovrebbe essere usata per valutare in modo critico e creativo le nostre tattiche nelle strade e quali tipi di infrastrutture e pratiche di comunicazione sono adatte a coordinare i nostri sforzi [1].
Il contesto storico dell'ascesa dello sciame in guerra.
Arquilla e Ronfeldt collocano la guerra a sciame all'interno della crescita delle tecnologie di comunicazione digitale che permettono di collegare le forze in una rete dove possono condividere le informazioni orizzontalmente in tempo reale. Tuttavia, per contestualizzare pienamente la guerra a sciame, vale la pena collocarla nel contesto dello spostamento storico mondiale che ha comportato l'ascesa della guerra “non lineare”, o “senza restrizioni”, nella seconda metà del XX secolo.
Durante gli anni Settanta e Ottanta, la guerra ha iniziato ad assumere una forma non lineare, o illimitata, a seguito delle guerre di decolonizzazione e delle guerre per procura [proxy wars] tra le potenze capitaliste e comuniste. Non lineare si riferisce alla mancanza di “linee del fronte” nelle guerre contemporanee, o al modo in cui la guerra oggi non si svolge tra due nemici definiti territorialmente, ma viene combattuta su popolazioni che a volte si estendono oltre i confini nazionali. Questo tipo di guerra è anche detto senza restrizioni perché elimina ogni distinzione tra mezzi di conflitto militari e non militari, tra obiettivi militari e civili, e persino tra la guerra e la pace stessa.
Il fine ultimo della guerra senza restrizioni non è quello di ottenere uno stato di pace tra belligeranti. Al contrario, tale guerra mira alla pacificazione indefinita delle popolazioni-bersaglio, generalmente considerate come focolai di potenziali insurrezioni che minacciano la stabilità minima necessaria al capitalismo. La guerra senza restrizioni prende il suo nome non solo dal fatto che riduce la politica a un'operazione permanente di polizia militare, ma anche perché estende i mezzi di guerra al di là dell'uso della forza militare. La guerra ha sempre più spesso comportato l'uso del capitale finanziario per far leva sui programmi di “aggiustamento strutturale” delle nazioni indebitate, l'uso delle guerre commerciali per manipolare le monete nazionali e il valore delle riserve monetarie rivali, e la manipolazione delle informazioni per influenzare le percezioni e il comportamento degli avversari politici come delle popolazioni bersaglio [2].
In questo contesto, le tattiche di sciame sono state usate non solo dai combattenti cineticamente orientati (cioè quelli che usano la forza materiale e la potenza di fuoco, siano essi militari statali, società di sicurezza private o forze di guerriglia partigiane), ma anche da attori non statali in tutto il campo sociale. Per esempio, lo sciame può caratterizzare gli attivisti e le ONG che cercano di aumentare la loro influenza sui responsabili politici attraverso zaps telefonici in congiunzione con le campagne dei media pubblici, gli hacker che interrompono i sistemi di comunicazione attraverso attacchi DDOS guidati da botnet, e i social network di parte come il movimento Boogaloo che si è formato attraverso la creazione e la circolazione di meme che elaborano una sensibilità strategica per lo sciame sulle crisi politiche [3]. Infine, lo sciame caratterizza a volte anche il blocco nero, coloro che si trovano in prima linea, e i saccheggiatori che utilizzano metodi non letali per combattere o eludere le forze di polizia più pesantemente armate.
Guerra a sciame
Che cos'è, allora, la guerra a sciame? Arquilla e Ronfeldt affermano: “Prevediamo lo sviluppo di nuovi tipi di piccole unità militari chiamate ‘pods’ che possono operare in ‘cluster’. Queste unità dovrebbero essere disperse per mitigare il rischio rappresentato dal fuoco ostile. Tuttavia, esse sarebbero caratterizzate da grande mobilità, modesti requisiti logistici e ‘topsight’ [...] Possedendo sia la mobilità che la conoscenza della situazione, saranno in grado di colpire, brulicando da tutte le direzioni, tanto con il fuoco quanto con la forza”. Scomponiamo tutto questo in tre distinte caratteristiche della guerra a sciame.
(i) Piccole unità da combattimento, o “pods” e “pod clusters". La guerra a sciame comporta l'azione congiunta di piccole unità relativamente autonome. In contrasto con gli eserciti che operano sulla premessa che i grandi numeri sono sempre migliori, Arquilla e Ronfeldt chiedono la “devoluzione del potere alle piccole unità”. Per esempio, un’unità di base di uno sciame può essere un individuo o un “groviglio” di individui (per esempio, un gruppo di affinità). Questi moduli possono, nel corso del loro ingaggio, decidere di coordinarsi come un “grappolo di grovigli” per un periodo di tempo, e poi andare per la loro strada una volta raggiunto il loro obiettivo o quando costretti a sciogliersi dall'avversario. Ciò che è fondamentale in questo caso è che un gran numero di piccole unità possono formare uno sciame mobile in cui l'iniziativa di attacco può provenire praticamente da qualsiasi punto. Esistono qui possibili varianti che possono essere adattate ai piccoli numeri disponibili, come ad esempio i “packs”. I “packs” sono “formazioni semi-disperse” che convergono opportunisticamente per attaccare bersagli deboli o vaganti. Qui loro citano l'opposizione serba a Slobodan Milosevic, che ha reclutato “teppisti da stadio” le cui formazioni a nugoli hanno contribuito a proteggere i manifestanti dalla polizia e a volte anzi spesso l'hanno attaccata [3].
(ii) “Topsight” [vista dall'alto], o conoscenza orizzontalmente accessibile della lotta. Ciò è particolarmente importante per le situazioni di combattimento nella vita reale (IRL). Lo swarming dà priorità alla comunicazione orizzontale tra le unità di combattimento per massimizzare il loro potere decisionale indipendente. A differenza di una struttura di comando militare centralizzata in cui l'autorità e la conoscenza del terreno aumentano man mano che si sale nella gerarchia, lo swarming utilizza il topsight ad accesso aperto per consentire alle piccole unità autonome di agire come una forza comune verso obiettivi condivisi. La vista dall’alto [topsight] si riferisce alla conoscenza strategicamente rilevante del terreno di battaglia; è la visione a volo d’uccello che viene creata e utilizzata da coloro che si trovano sul terreno mentre condividono le informazioni nel corso delle operazioni. Tuttavia, la vista dall'alto include anche le segnalazioni dello sciame, o i segnali emessi dai membri autonomi dello sciame per convergere con velocità su un bersaglio.
Forse i primi black blocs totalmente collegati in rete sono stati quelli del Movimento per la democrazia di Hong Kong, che ha usato non solo walkie-talkie, ma anche canali Telegram che collegavano una vasta rete di telefoni usa e getta anonimi [4]. Gli abitanti di Hong Kong usavano Telegram sia per coinvolgere i partecipanti nei ruoli necessari, sia per prendere decisioni con la sua funzione di sondaggio.
Poiché il tempo impiegato per elaborare le informazioni è un costo per lo sciame nel suo complesso, le unità dello sciame devono fare attenzione a condividere solo le informazioni rilevanti in modo da evitare un sovraccarico di informazioni. Questo è un problema che è stato rilevato per quanto riguarda il canale Telegram di Minneapolis dedicato alla trasmissione degli scanner della polizia durante i primi giorni della Ribellione di George Floyd. Gli utenti hanno dovuto setacciare le notizie sugli eventi che si svolgevano in altre città per trovare informazioni che potessero essere utilizzate per il coordinamento locale. Non c'era inoltre alcuna indicazione sulla qualità delle informazioni trasmesse, e il canale ha finito per diffondere voci sulla Guardia Nazionale e sulle milizie che si sono rivelate false. Il recente sviluppo dei canali Telegram che operano come Remote Uprising Support Teams (“RUST”) specifici per la città, dedicati alla trasmissione di informazioni infografiche e di intelligence aggiornate, sembra avere risposto alla necessità di comunicazioni esclusivamente orientate all’intelligence. Mentre l’uso di Telegram per scopi informativi è migrato da Hong Kong agli Stati Uniti, per ora le sue funzioni di coordinamento non lo hanno fatto. La nostra speranza è che l’uso di telefoni usa e getta e di canali orientati a specifiche funzioni continui a diffondersi, in modo da poter sperimentare le possibilità di connettere le folle in occasione delle manifestazioni.
(iii) Attacco onnidirezionale. Come un alveare che attacca un intruso, il movimento caratteristico di uno sciame è quello di attaccare da tutte le direzioni in “impulsi”, o brevi raffiche che coprono il bersaglio, seguite da dispersione e disimpegno. L'onnidirezionalità richiede sia un numero sufficiente di persone sia un’ottima visibilità, in modo che i grovigli possano momentaneamente ammassarsi intorno ad un bersaglio condiviso per sopraffarlo.
Per esempio, i canali Telegram sono stati utili ai dimostranti di Hong Kong per mappare collettivamente gli obiettivi della polizia, che hanno permesso a più “maghi della luce” e “maghi del fuoco” di disattivare otticamente e attaccare cineticamente gli obiettivi in modo coordinato da tutti i lati. Gli impulsi di convergenza e le successive dispersioni dovevano essere rapidi per evitare di essere rintracciati da altre unità di polizia.
Qui può essere utile introdurre la terza variazione di Arquilla e Ronfeldt sullo sciame oltre agli alveari e a nugoli, ovvero le “folle” composte da individui o piccoli gruppi che agiscono convenientemente in numero sufficientemente grande da creare un effetto di massa complessivo. Il saccheggio emerge spesso in questo modo, poiché il potenziale che risiede nella dimensione numerica e nella velocità della folla permette ai suoi membri di prendere iniziative individuali. Questi primi atti di furto con scasso oltrepassano una soglia che apre nuove possibilità, ma è solo la diffusione o la ripetizione di questa prima azione in tutta la folla che la trasforma in una folla di “saccheggiatori”. Anche se alcuni membri rimangono cauti e si fanno da parte, continuano a preservare efficacemente il potere della folla, fungendo da barriera protettiva contro coloro che vorrebbero intervenire.
Distinguere la guerra degli sciami da altri tipi di guerra
Per aiutare a illustrare la guerra degli sciami, Arquilla e Ronfeldt la distinguono da altri tre tipi di combattimento visti nel corso della storia umana. Li riportiamo qui di seguito non solo per chiarire ulteriormente lo sciame, ma anche per suggerire che gli insorti non dovrebbero essere ortodossi riguardo ai loro metodi di combattimento e dovrebbero trovare il giusto mix che si adatti alla loro situazione.
Il primo di questi è la “mischia caotica”, “uno scontro di armi caotico e non diretto a distanza ravvicinata”. Questo si vede spesso in scontri disorganizzati con la polizia, soprattutto quando quest'ultima si affida a manganelli e bastoni. Le mischie tendono a favorire quelli con un numero e un armamento superiori, ed è per questo che Arquilla e Ronfeldt sostengono che il “massing” (o guerra di massa) molto probabilmente si è sviluppato come una evoluzione della mischia. La guerra di massa privilegia il numero di combattenti e istituisce gerarchie di comando. Anche se questa comporta un piccolo numero di passi avanti - l’articolazione di un esercito in sezioni e linee, così come lo sviluppo di “semafori” [dal greco, portatore di segni, ndt] come i segnali a mano, le bandiere e gli inviti a comunicare direttive su tutta la distanza del campo di battaglia, tutte tecniche sviluppate esplicitamente a Hong Kong nel 2019 - sia la mischia caotica che la guerra di massa si basano principalmente sulla "forza bruta” dei numeri per vincere. Con alcuni progressi tecnici e comunicativi, tuttavia, la guerra “di manovra agile” è nata per consentire agli eserciti più piccoli di superare i loro svantaggi quantitativi.
Le manovre agili implicano primariamente la lotta nel creare una disorganizzazione nei ranghi del nemico. A volte questo comporterà la messa a nudo di punti deboli o di bersagli isolati che possono essere attaccati in dettaglio, o l'uso di simulazioni per attirare il nemico in una posizione che ne prolungherà eccessivamente la capacità di coordinamento. Un esempio recente di ciò viene dalla battaglia per la statua di Colombo a Chicago il 17 luglio 2020. Lì, la polizia antisommossa ha tentato di riprendere la collina della statua usando dapprima immense quantità di spray al peperoncino e manganellate per respingere i dimostranti. La folla sparpagliata e indebolita si è parzialmente ritirata in alcuni punti, il che ha spinto una parte della linea della polizia a passare all'offensiva. La polizia che avanzava ha dovuto spezzare la linea in unità più piccole di una mezza dozzina o giù di lì. Tuttavia, almeno in un caso, una di queste unità si è allontanata troppo ed è stata attirata da un piccolo numero di manifestanti che si sono schierati contro di loro. Questi ultimi hanno unito le braccia per formare una piccola linea contro la polizia. L’unità di polizia ha risposto violentemente con il manganello, fino a quando non si sono rapidamente uniti altri manifestanti, alcuni unendo le braccia, altri semplicemente correndo per attaccare gli agenti con proiettili e calci. Ben presto, la piccola unità della polizia antisommossa si è trovata non solo troppo lontana dalla loro linea per ricevere sostegno, ma anche circondata da una fila serpeggiante di manifestanti, che hanno molestato e assalito questa unità fino a imporre la fuga. In quello che si è rivelato essere qualcosa di simile a un'inversione di marcia dello sciamare, questa unità si era sopravvalutata nel rompere la linea, attratta da quello che all’inizio sembrava essere un “bersaglio facile”.
Il limite della guerra a sciame nelle forze armate degli stati avanzati
È fondamentale sottolineare che, come sostengono Arquilla e Ronfeldt, le forze armate statali che usano tattiche a sciame incontrano gli stessi limiti di quelle che usano la guerra di massa o le manovre agili, cioè la guerriglia partigiana. Una forza di guerriglia che combatte sul proprio territorio in mezzo ad una popolazione che la appoggia avrà sempre un vantaggio contro le forze armate statali. Una tale forza conosce il terreno e può scomparire nella popolazione generale, che fornirà ai guerriglieri anche soluzioni a molte delle sue esigenze logistiche. Negli ultimi quarant'anni, gli Stati nazionali sono stati in gran parte contrari alle tecniche genocide di distruzione totale, come le campagne di bombardamento a tappeto e la guerra nucleare, e hanno impiegato questi mezzi solo ad alti prezzi per la loro legittimità tra i propri cittadini.
Inoltre, poiché lo sviluppo della guerra ha favorito forme non lineari incentrate sulla pacificazione indefinita piuttosto che sulla distruzione totale, è improbabile che gli Stati-nazione contemporanei superino il limite posto dalla guerriglia in tempi brevi. I rivoluzionari dovrebbero tenerlo a mente nel momento in cui i nostri conflitti con lo Stato e le forze di estrema destra si intensificano. Nelle città e nelle periferie, avremo bisogno di quartieri in cui poter scomparire, e di residenti partigiani disposti a fornire aiuto reciproco ai combattenti. A Hong Kong, per esempio, alcune persone hanno nascosto dei cambi d'abito per i frontliners e organizzato delle carovane per raccogliere i manifestanti dalle zone “calde” della città. In un caso, un canale Telegram di utenti anonimi ha addirittura procurato sia una via di fuga che una squadra di recupero per un frontliner attraverso i sistemi di tunnel sotterranei sotto l'Università Politecnica. Come ha detto un giornalista, “è stata un'operazione di alcuni”. Durante i primi giorni della ribellione di George Floyd a Minneapolis, i residenti hanno messo pacchi di bottiglie di acqua e panini ai bordi dei loro prati, una pratica che da allora si è diffusa in decine di altre città. Questi piccoli gesti di cura e sostegno dovranno crescere di numero e diventare sempre più di parte man mano che la lotta avanza.
Note
[1] Per coloro che sono interessati ad una discussione dettagliata sulla guerra a sciame, si raccomanda di leggere “Swarming and the Future of Conflict” nel suo complesso o di esaminare i titoli delle sezioni per identificare le parti chiave che sono rilevanti per le proprie esigenze (molte sono di interesse solo per gli ufficiali militari statali). Il libro consiste di meno di 100 pagine ed è organizzato in modo ordinato, il che rende facile trovare selezioni su misura per le esigenze del vostro gruppo. Si può scaricare l'e-book direttamente da RAND gratuitamente: https://www.rand.org/pubs/documented_briefings/DB311.html
[2] Due esempi che coinvolgono quello che Arquilla e Ronfeldt chiamano “cyber sciame” sono lo scandalo dell'ingerenza russa nelle elezioni americane del 2016 e le false voci “circolate” o amplificate a seguito di disordini e saccheggi durante la ribellione di George Floyd.
[3] Lo “sciame cyber”, ovvero l'attività di sciame degli utenti di Internet sui social media, è un argomento troppo ampio per essere trattato in questa sede. Arquilla e Ronfeldt sono stati anche i primi teorici di questo fenomeno con il loro libro, “Networks e Netwars: Il futuro del terrore, del crimine e della militanza”. Alex Goldenberg e Joel Finkelstein sono stati recentemente autori di un rapporto sullo sciame cyber del movimento Boogaloo nel corso della ribellione di George Floyd dal titolo “Cyber Swarming, Memetic Warfare e Viral Insurgency. How Domestic Militants Organize on Memes to Incite Violent Insurrection and Terror Against Government and Law Enforcement”. In esso, sostengono che il movimento Boogaloo è cresciuto e si è diffuso come un virus semantico, utilizzando strategie virali per nascondere la loro esistenza, compromettere le strutture immunitarie della società civile, e fomentare le condizioni per attacchi di sciame in relazione alle crisi politiche.
[4] In “Hinterland: America's New Landscape of Class and Conflict”, Phil Neel descrive il ruolo degli “hooligan" e degli “ultras” nell'aiutare la rivoluzione egiziana del 2011. Vedi pp. 153-156. Una copia stampabile di due capitoli chiave è qui.
[5] Vedi "Summer in Smoke" di The Vitalist International. http://chuangcn.org/2019/12/summer-in-smoke/
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Pensieri del giorno prima...🤍 #thedaybeforemybirthday🤍🌸🌺
Ci sono cicatrici che odi e cicatrici che ami...questa è una di quest’ultime...la amo...perché da quei nemmeno 3 cm è passato un pezzo di me, importante...che si è portato via tante cose.
Oggi è il giorno prima...prima dei 42, prima di una data che negli ultimi 9 anni non riuscivo più a festeggiare, perché non avevo un solo motivo per festeggiare.
Ed invece il tempo passa e si guarisce.
Ho sempre adorato il giorno del mio compleanno...da bambina erano grandi feste, con i miei, con gli amichetti...da ragazza anche...ricordo ancora la festa dei miei 18 anni...con Ste col morbillo che ha fatto l’untore 🤣😂🤣 (Ste ho ancora le foto della tua faccia!🙈) e poi gli anni successivi...è sempre stata una gioia e mai una tristezza...fino a circa 9 anni fa...quando inevitabilmente mi sono spenta perché non trovavo più un motivo per festeggiare dopo le dure prove che stavo passando!
Non è stato perdere la mia bimba al 5 mese di gravidanza e nemmeno dover chiudere un matrimonio...la botta, il vero colpo di grazia è stato quel 11.11.2009 e quella diagnosi: MESOTELIOMA...Quella diagnosi è stata la percezione di vivere nelle sabbie mobili, di non avere più delle fondamenta, di non avere più un paracadute...un porto sicuro...e poi il secondo colpo...quando ancora ero per terra...l’adenocarcinoma bilaterale metastatico al 4’ stadio di papà.
In 3 anni...la mia vita, le mie certezze, il mio futuro bello delineato e definito è stato spazzato via .. insieme alle certezze del mio passato...in 10 mesi...le due persone in assoluto più importanti della mia vita...se ne sono andate...🖤
Non avevo più casa, non avevo più famiglia, non trovavo più un motivo per cantare a squarciagola in auto con la musica a palla, divertirmi, guardare estasiata le luci di Natale, ridere e sparare cazzate con gli amici o ammazzarmi di sport...e respirare ad occhi chiusi ed assaporare i miei anni migliori.
Mi sono chiusa nel mio dolore, ancorata ad una persona che non era in grado di tirare fuori il meglio di me...anzi...ed ho iniziato ad inabissarmi...giù giù sempre più giù...sott’acqua...tutto buio, tutto triste, tutto che andava avanti per inerzia...solo una cosa mi teneva viva...manteneva accesso un piccolo fuoco...il mio lavoro...ma solo perché mi teneva la mente impegnata, impedendomi di pensare...
Non è stato un percorso facile, ma è stato necessario...quel viaggio dentro di me fino in fondo, quel senso di colpa continuo per non essere riuscita a salvarli...ad evitare quello che oggi so essere stato inevitabile...e poi quell’ustione...le indagini....e la solitudine.
È possibile essere sola in due?....caspita se è possibile...quando tu parli e l’altro non ti ascolta...quando tu cerchi di capire ed all’altro non interessa nulla di capire...quando stai bene con le tue amiche ed i tuoi amici e per l’altro non va bene.
Cos’è successo poi, cos’è scattato poi?
Non lo so....so solo che un giorno sono riemersa...ho tirato la testa fuori dall’acqua e mi sono detta...”Lara...che cosa stai facendo?” e li...non è mica stata semplice...mesi e mesi di tormenti, di lacrime, di discussioni con le amiche che cercavano di farmi vedere una realtà che non volevo vedere e discussioni con un lui che cercava di tenermi ancorata sul fondo!
È esattamente 1 mese prima dei miei 41 anni che ho naturalmente fatto il primo passo verso la mia rinascita...ripartendo da me...prendendomi cura di me..del resto negli ultimi anni avevo fatto l’esatto contrario...come per punirmi di quello che non ero stata in grado di fare...salvare i due pezzi più importanti della mia vita.🖤
Per questo adoro questa cicatrice...da quei pochi centimetri non è passato solo un pezzo di organo sano...ma sono passati anche anni di sofferenza...è uscito tutto il dolore, tutta la tristezza e la negatività accumulate e mi sono ripresa la Lara di sempre. Ho fatto spazio all’IO!
Non è scontato rimanere in piedi nonostante tutto o cadere e rialzarsi da sola...ci sono persone che entrano in crisi per molto meno...e poi ci sono persone che ci mettono del tempo...ma imparano, si reinventano e riscoprono le stesse sensazioni e le stesse emozioni “del prima”.
Questa cicatrice rappresenta tanta forza, tanta determinazione ed anche un pizzico di coraggio...perché ho rischiato comunque la vita...ma rappresenta anche una nuova consapevolezza....quella di non essere più sola, fragile ed insicura.
Sono IO ed IO mi basto.
Questa cicatrice rappresenta la consapevolezza di non avere più aspettative, di non vivere più nel ricordo del passato, ne’ tantomeno di vivere immaginando un futuro...per quanto tu possa farti 3000 castelli in aria la vita ti sorprenderà.
Quindi vivo oggi, il presente...la quotidianità...senza più progetti, senza più piani e senza più aspettative, circondata solo da “belle persone belle”, dagli amici di sempre e da quelli nuovi, dai colleghi straordinari, dal mio Twins, da mia sorella e da tutto ciò che OGGI rappresenta il mio mondo!
Questo sarà un compleanno speciale...🌟un punto di svolta, mi lascio indietro 10 anni non semplici, ma che mi hanno permesso di costruire la donna di oggi:
✅ determinata più di prima
✅ solare più di prima
✅ felice più di prima
✅ appagata più di prima
✅ realizzata più di prima
✅ sicura più di prima
✅ e consapevole più di prima.
Ma soprattutto una donna in pace con se stessa e grata alla vita 💙
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