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DENOMINAZIONE DI IDENTITÀ COMUNALE, PROPOSTA DI LEGGE PAGLIARO: “PER VALORIZZARE PRODUZIONI LOCALI A DIFESA DELLE NOSTRE TIPICITÀ”
Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani “La cotognata leccese, il pisello nano di Zollino, il confetto mandorla riccia di Francavilla Fontana, il biscotto cegliese, la clementina di Palagiano, i cuzzieddi di Grottaglie, la focaccia barese, la fricassea di Noci, il tre nocelle di Andria, il sospiro di Bisceglie, la percoca di Loconia, la fava di Carpino… Ma…
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Autonomia energetica in un mix con l'energia nucleare
Nucleare, così l’Italia può tornare in campo. La ricetta di Ripani (Infn). Dalla politica è arrivato un forte impulso a riconsiderare il ruolo dell’atomo nel mix energetico italiano. E l’industria italiana è già pronta alla sfida. In questa intervista, il direttore di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare disegna una roadmap per un futuro low carbon ed economicamente sostenibile, ricordando il lavoro e l’impatto di Umberto Minopoli. Due avvenimenti recenti hanno sconvolto la normalità di chi si occupa di nucleare in Italia. Il primo è stata la scomparsa di Umberto Minopoli, caposaldo del settore in veste di Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, ricordato con affetto da industriali, politici e giornalisti (anche) per la sua attività di patrocinio dell’atomo. Il secondo, pochi giorni dopo, sono state due mozioni della Camera che hanno esortato il governo Meloni – a sua volta ricettivo sul tema – a valutare come reinserire il nucleare nel mix energetico italiano. Le condizioni per una rinascita del nucleare civile in Italia, anche grazie alla strenua attività di persone come Minopoli, sembrano sempre più solide. L’impellenza di combattere il cambiamento climatico con fonti low carbon e la volatilità sul fronte del gas, nostra prima fonte di energia, hanno riacceso l’interesse per questa tecnologia. La quale, a sua volta, sta attraversando uno stadio di evoluzione e affinamento che ne aumenta l’attrattività. Così Formiche.net ha raggiunto Marco Ripani, dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e vicepresidente dell’Ain, per fotografare il momento.
Dottor Ripani, cosa ci lascia Minopoli? La sua perdita inaspettata ci ha colpito nel profondo. Sono all’Ain da pochi anni ma ho avuto modo di apprezzare la sua capacità di spaziare dalla tecnica all’industria e alle possibilità delle aziende italiane, unita alla sua profonda conoscenza del mondo politico. Sapeva tenere insieme questi mondi e la ricerca, facendo in modo che dialogassero, tenendo il punto sui dati di fatto e le possibilità concrete al di là della propaganda e delle fumosità emerse dal dibattito politico, che spesso può essere fuorviante rispetto alle esigenze concrete del settore. Penso al suo ultimo libro (Nucleare. Ritorno al futuro, Guerini e Associati), tra i suoi ultimi sforzi per ravvivare questa discussione. Si direbbe che abbiano dato frutto: come commenta il sì del Parlamento sul riconsiderare il nucleare? Alcune forze politiche sono consapevoli del fatto che il nostro Paese – come altri, del resto – affronta il problema della sicurezza energetica. I partiti dietro alle mozioni pensavano già che il nucleare fosse necessario nel mix energetico italiano; la riflessione si è fatta più intensa con gli sviluppi geopolitici degli ultimi due anni, tra cui l’aumento vertiginoso del prezzo del gas in relazione all’invasione russa dell’Ucraina. Riposavamo, per così dire, sugli allori del gas russo a buon mercato, e questi avvenimenti hanno causato un brusco risveglio. Dunque le forze politiche che consideravano il nucleare come tecnologia utile sono state spinte a prendere una posizione più forte. La discussione, naturalmente, si colloca nel contesto della transizione energetica e della necessità di decarbonizzare. Quale ruolo per l’atomo? Molti ritengono che si possa puntare unicamente sulle rinnovabili. Tuttavia, il dibattito in corso ha convinto una parte di opinione pubblica del fatto che il nucleare sia una tecnologia necessaria per affrontare seriamente il tema. Segnalo gli studi guidati da Giuseppe Zollino sul costruire un mix energetico che punti al famoso net zero al 2050; i suoi numeri sono stati ripresi nelle mozioni approvate in Parlamento ed evidenziano l’enorme aumento di potenza installata e di apparati di accumulo dell’energia, nonché la necessità di rivoluzionare le reti di trasmissione in modo da affidarsi solo alle rinnovabili. Confindustria e RSE hanno stimato che un piano senza nucleare ispirato agli obiettivi europei Fit for 55 non elimina i combustibili fossili e prevede investimenti nell’ordine di 1.100 miliardi da qui al 2030. Inoltre, in Ue vediamo che i Paesi più virtuosi in termini di CO2 emessa per kWh prodotto sono Francia e Svezia, che hanno il nucleare, mentre Germania e Italia, che hanno già investito molto sulle rinnovabili, fanno decisamente peggio.
In risposta alle mozioni parlamentari, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di cooperazione con i partner europei. E i rappresentanti del governo già partecipano, seppur come osservatori, alle riunioni dell’“alleanza nucleare” a trazione francese. È un segnale molto importante. Il ministro non aveva ritenuto di partecipare in maniera ufficiale perché voleva un chiaro mandato dal Parlamento. Credo che queste mozioni lo siano. Certamente il dibattito è acceso e la discussione rimane molto conflittuale, anche in Europa, dove alcuni Paesi come la Germania sono chiaramente schierati contro e altri sono nettamente a favore. La discussione all’interno della Commissione è molto difficile; lo si è visto sulla tassonomia, che indirizza gli investimenti “verdi”, dove alla fine sono stati inseriti nucleare e gas ma continuano i tentativi di rimuoverli. Il peso politico dell’Italia può rafforzare il fronte pro-nucleare in Ue? Potrebbe. Ma l’Italia al momento non è forte in questo senso. Per dire: non abbiamo ancora stabilito un sito per il deposito dei rifiuti nucleari (anche se non è necessario per ripartire con gli impianti, le cose possono andare in parallelo). Completare questo iter dimostrerebbe che abbiamo ripreso in mano la capacità di programmare e gestire impianti di tipo nucleare. Tuttavia, trent’anni di denuclearizzazione e un dibattito interno lacerante indeboliscono la nostra posizione internazionale. A ogni modo, l’Italia può certamente rientrare in alleanze che consentirebbero di ravvivare la rete di industria e competenze. E può partecipare a progetti esteri. Non si deve pensare solo al fatto di ripartire con un programma nucleare nazionale, cosa che andrebbe fatta in fretta: come sistema-Paese abbiamo la possibilità di esplorare il terreno e stringere accordi industriali in modo da sfruttare l’innovazione, gli aggiornamenti decisi e implementati in altri Paesi europei. L’industria nucleare italiana sarebbe pronta alla sfida? Non siamo mai usciti dalle reti di competenze europee e siamo perfettamente in grado di competere anche sul piano internazionale. Oggi i nostri ricercatori e le nostre aziende sono parte di molti consorzi vincitori di bandi Euratom e partecipano al partenariato di ricerca sui piccoli reattori modulari. In sostanza, abbiamo molte carte da giocare e possiamo giocare molto bene. Lo dimostra l’assoluto protagonismo delle nostre aziende nel recente accordo con la francese Edf, che peraltro si è appoggiata ai fornitori di componenti italiani per la manutenzione della sua flotta di reattori. Se poi la politica ci aiuta – magari supportando la ricerca e l’industria con dei provvedimenti ad hoc che facilitino questo tipo di accordi – possiamo tornare agilmente in campo; se non con impianti nel nostro Paese, almeno con progetti all’estero. Che forma prenderebbe un nuovo piano nucleare italiano? Si parte da due decisioni politiche. Primo, la quota di energia nucleare che si vuole inserire nel mix energetico. Secondo, scegliere se adoperare i reattori di grossa taglia o puntare sullo sviluppo di quelli piccoli e modulari, che richiedono meno capitali e meno tempo. I primi (di terza generazione avanzata) esistono già, i secondi sono in via di progettazione, e le versioni più facili da mettere a terra sono quelle ispirate ai “fratelli maggiori”, da cui si può mutuare la tecnologia. Può darci un’idea dei tempi? Spesso si portano come esempi in negativo gli ultimi reattori messi a punto da Francia e Finlandia, che hanno sofferto ritardi e costi maggiori. Quelli, però, sono i primi esemplari di una classe nuova e hanno scontato una serie di problemi tra venditori e appaltatori. Complicazioni del genere non sono la norma. Basti guardare agli Emirati Arabi, che hanno deciso nel 2012 di costruire la centrale nucleare di Barakah. Il primo reattore (da 1,400 megawatt) è stato completato nel 2017, in soli cinque anni. Oggi sono funzionanti tre reattori su quattro, e il quarto sta entrando in funzione. E il fatto che gli Emirati fossero totalmente novizi in fatto di nucleare (hanno fatto grande ricorso all’Agenzia internazionale dell’energia atomica) dimostra che se ci sono le condizioni giuste è possibile farlo in tempi rapidi. E da noi come si potrebbero affrontare l’opposizione pubblica e il fenomeno Nimby (not in my backyard)? La sindrome Nimby è un problema trasversale. Ha già impattato termovalorizzatori, rigassificatori, trivelle, gasdotti come il Tap – quello che poi ci ha salvato nel periodo di crisi del gas. In Italia, forse più che altrove, c’è un grande scetticismo, frutto in parte della diffidenza verso le autorità politiche e tecniche e la sfiducia nelle informazioni che forniscono. Ma ci sono esempi molto positivi altrove in Europa, in Paesi dove sono stati avviati dei percorsi di comunicazione con il pubblico. Negli anni Ottanta la Svezia si è accorta che l’autorità che gestiva i rifiuti aveva un approccio troppo tecnico; così ha cambiato il modo di comunicare e oggi è in procinto di aprire uno stoccaggio sotterraneo all’avanguardia. È famoso anche il caso del deposito di superficie nella regione dello Champagne, in Francia, dove gli agricoltori continuano a produrre dell’ottimo vino e i sindaci sono i primi sponsor di un’opera importante per l’economia locale. Insomma, è possibile aprire un dibattito col pubblico che permetta di chiarire le questioni e creare fiducia verso chi deve costruire e gestire. Dobbiamo semplificare e trasmettere conoscenza, senza rinunciare alla precisione, e prevedere un sistema di compensazione economica per i luoghi che potrebbero ospitare le nuove centrali. Read the full article
#energiaelettrica#energianucleare#Euratom#GiuseppeZollino#infn#MarcoRipani#Nimby#nuclearecivile#tassonomia#UmbertoMinopoli
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Volkswagen AG besetzt Schlüsselpositionen in der Kommunikation neu
Pietro Zollino wechselt von der TRATON GROUP in die Volkswagen AG und übernimmt zum 01.04.2023 von Nicole Mommsen die Leitung der Unternehmenskommunikation sowie die stellvertretende Leitung der Konzernkommunikation. Die Unternehmenskommunikation umfasst die Bereiche Media Relations, Strategie & Internationale Kommunikation sowie die Sustainability & Integrity Kommunikation. In seiner neuen Rolle berichtet Pietro Zollino an den Head of Global Group Communications Dr. Sebastian Rudolph. Nicole Mommsen wird Leiterin des neu geschaffenen Bereichs Global Communications and Sustainability im Konzernbereich Group Technology, der die Bereiche Volkswagen Group Components, PowerCo SE, Volkswagen Group Charging & Energy und das Plattformgeschäft des Volkswagen Konzerns umfasst. Zusätzlich wird sie die Nachhaltigkeitsaktivitäten des Konzernbereichs verantworten. Als neues Mitglied des Führungsteams der Group Technology berichtet Nicole Mommsen künftig an Thomas Schmall-von Westerholt, Konzernvorstand Technik und Vorsitzender des Vorstands der Volkswagen Group Components. #Unternehmen #Volkswagen Read the full article
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festa dellu focu da marta zollino Tramite Flickr: notte in controluce
#fuoco#focara#gabriele#profilo#luce#zollino#festa del fuoco#contro luce#dicembre 2009#festa dellu focu#salento#flickrAward
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Al via i lavori di elettrificazione delle linee Lecce-Zollino e Maglie-Otranto
Al via i lavori di elettrificazione delle linee Lecce-Zollino e Maglie-Otranto
Il Salento entra nell’era moderna. Dal 18 gennaio prenderanno avvio i lavori di elettrificazione delle linee ferroviarie Lecce-Zollino e Maglie-Otranto. Pertanto Ferrovie del Sud-Est ha predisposto bus sostitutivi sulle tratte in oggetto.Continue reading
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#Galugnano#lecce#Lecce-Zollino#Maglie-Otranto#San Cesario di Lecce#San Donato di Lecce#Sternatia#zollino
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ho finito il saggio di Giulia Zollino sul sex work e ho cercato di prendere un po’ di sole.
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Ma che voglia avrei di andare al ritiro di Giulia Zollino? Deve essere una cosa meravigliosa, ma go mica i danei 🥺
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Qualche giorno fa, in ritardo di due giorni, ho composto il calendario dell'avvento per portare un pizzico in più di spirito del Natale in casa.
Ho lasciato ai coinquilini la scoperta, non ho detto nulla, l'ho messo vicino alla forcola addobbata e mi sono messa ad osservare.
Tra tutti mi ha sorpreso l'attenzione di R nel seguire anche i consigli che ho messo all'interno del calendario, tipo ascolta questa canzone, guardati il Tedx di Ferrara di Giulia Zollino (che consiglio anche a voi).
Forse dovrei usare lo stesso metodo con R ma per le pulizie.
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Dai che oggi è festa!!! Grazie @claraiuliano 🙏🏻 {{SEGUITE @veritassuimuri SU @tumblr}} #veritasuimuri #veritàsuimuri #vsm #veritassuimuri #graffiti #streetart #murales #spray #spraycans #aerosolart #influencer #tags #marker #stencil #vandals #vandal #vandalism #vandalo #vandali #vandalismo #vandalismi #muri #muro #walls #wall #muripulitipopolimuti #ilovevandalism #tumblr #instagram #noncenecoviddi (presso Pisello nano di Zollino) https://www.instagram.com/p/CIiHCnOM9Tt/?igshid=hnv3btzzh16k
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Presentazione di un Reportage fotografico per il Progetto In-Cul.Tu.Re. a Zollino Quindicimila chilometri da percorrere “on the road” per l’Europa, a bordo della biblioteca itinerante “Zines of the Zone”.
#Antonio Chiga#Enrico Floriddia#Eravamo in Salento e non abbiamo visto il mare#Francesco Pellegrino#gabriele miceli#grecìa salentina#In-Cul.Tu.Re.#reportage#reportage fotografico#salento#Silvia Cesari#Silvia Giammarruco#Zines of the Zone#Zollino
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Top Orange a Zollino... #puglia #borghipiubelliditalia #distilleriasaverioscattaglia #leuca #amarodileuca #caffeleccese #weareinsalento #volgopuglia #instafood #salento #foodporn #thisispuglia #igersitalia #weareinpuglia #lecce #igerspuglia #zollino o #weareinpuglia #cantinescattaglia #alberobello #foodandwine #puglialovers #liqueur #madeinitaly #madeinpuglia #pugliastyle #visitpuglia #vivopuglia #viaggiarepuglia #salentodove #greciasalentina (presso Top Orange)
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Nuovo post su https://is.gd/jT3Imk
La Terra d'Otranto in un prezioso arazzo (1/3)
di Maria Grazia Presicce e Armando Polito
La superiorità dell’arte si gioca, probabilmente sulla miracolosa convergenza di due elementi contrapposti: da un lato la sinteticità del linguaggio, dall’altro la pluralità semantica che esso racchiude in sè e che, vuoi in modo immediato e superficiale, vuoi in modo più profondo, magari proprio col suo carattere allusivo, riesce a trasmettere. Così anche un manufatto apparentemente senza pretese, nel nostro caso un arazzo, può narrare nello spazio di un solo sguardo quello che in un libro di storia richiederebbe tanti sguardi quante sono le pagine dedicate all’argomento o al problema trattato.
L’arazzo che ci accingiamo a leggere è, se non il più antico documento iconografico della Terra d’Otranto, certamente il più completo, e il suo valore storico appare doppio in quanto testimonia anche una sorta di passaggio di consegne tra l’antica provincia, quella di Terra d’Otranto appunto, e la nuova, quella di Lecce, la cui non dichiarata preminenza è attestata, come vedremo, dal fatto che tutti i dettagli paesaggistici in esso raffigurati si riferiscono a Lecce. Questa sorta di tacita rivendicazione di un primato di prestigio rispetto alle provincie di Brindisi e Taranto sul piano amministrativo con l’acquisizione come suo stemma di quello che era stato della Provincia di Terra d’Otranto (il delfino e la mezzaluna1) è per fortuna compensato dalla citazione di nomi di personaggi non esclusivamente leccesi, a riprova che, al di là di stupidi orgogli campanilistici, la cultura non vive di miopi rivendicazioni in molti casi perfino disgiunte dalla conoscenza storica, quando non nutrite, addirittura, da interpretazioni di comodo, alterazione delle fonti, per non parlare delle innumerevoli superfetazioni succedutesi nel tempo, fino ad arrivare alle bufale pure in questo settore giornalmente propalate dalla stampa (non esclusi i cosiddetti saggi) e dalla rete.
Il prezioso manufatto è custodito nella sala di ricevimento dell’Istituto Marcelline di Lecce2, che ringraziamo qui pubblicamente per la generosa disponibilità dimostrata, senza la quale questa nostra modesta fatica non avrebbe potuto vedere nemmeno l’inizio, ringraziamento tanto più doveroso perché in evidente contrasto con i paletti vari che la burocrazia laica interpone quando si tratta di visionare materiale pubblico, non fosse altro che un semplice atto d’archivio. Non siamo riusciti a reperire documenti che ne attestino la datazione, che si colloca, comunque, tra il 1893 (data del trasferimento dalla vecchia sede) e, prudenzialmente, il 1921, data di spedizione della cartolina in cui è ritratto. Proprio le cartoline d’epoca, quando non diversamente specificato, hanno fornito un notevole supporto, mentre le foto recenti, ad attestare lo stato attuale, sono degli autori.
Nel suo insieme l’arazzo appare come la copertina anteriore di un libro dotato di rilegatura monastica3. Le parti centrali del settore superiore ed inferiore (il primo con lo stemma4), il secondo con la scritta, ne costituiscono a tutti gli effetti il titolo.
La conformazione di ciascun ovale e di ciascuna cornice sembra echeggiare quella presente in Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli, Cappello, Napoli, 1601, p. 81 (prima immagine). Com’è noto lo stemma della Terra d’Otranto fu adottato, a partire dal 1933 dalla Provincia di Lecce (seconda immagine).
Al di là dei richiami, reali o presunti, ad un libro appena evocati, sul piano squisitamente tecnico si tratta di un ricamo su un canovaccio a nido d’ape minuto in seta e cotone di colore giallo pallido su cui è stato sistemato il disegno preparatorio poi realizzato in oro a rilievo. Tutto si accorda in un’armonia di segni e colori che stupiscono per la minuta precisione e le sfumature che fanno apparire l’opera quasi pittura.
Al centro dell’arazzo campeggia, e non poteva essere altrimenti, la personificazione della Terra d’Otranto.
Una giovane donna in chitone5 bianco e imatio6 rosso reca nella destra un ramoscello d’olivo e con la sinistra regge, appoggiato verticalmente a terra, uno scudo sagomato7 su cui campeggia un delfino (è, come abbiamo detto, lo stemma di Terra d’Otranto).
Alla sua destra, adagiata per terra una cornucopia, notorio simbolo dell’abbondanza e ai suoi piedi, un po’ distanti, quelle che si direbbero spighe.
A nostro avviso non è da escludersi un influsso della rappresentazione della Puglia, contaminata con quella dell’Italia, quali si vedono in Cesare Ripa, Iconologia, Farii, Roma, 1603, rispettivamente alle pp. 266 e 247.
Al di là delle evidenti allusioni in Ripa al fenomeno del tarantismo, che comporta anche inevitabili differenze nel panneggio, tratti in comune ci sembrano l’acconciatura (anche se nell’arazzo i capelli si direbbero trattenuti da una benda), a parte i dettagli indiscutibili della destra che impugna il ramoscello d’olivo e quello, probabile, delle spighe, pur nella loro differente collocazione.
Quella che segue è, a nostra conoscenza, la seconda personificazione della Terra d’Otranto e di questa, a differenza di quella dell’arazzo (sul problema torneremo in seguito), conosciamo la data di realizzazione: 1882. Si tratta del verso di una medaglia (ideazione del galatinese Pietro Cavoti, modello del leccese Eugenio Maccagnani, incisione del fiorentino Giovanni Vagnetti)8. Le due immagini presentano in comune la posizione dello scudo (non la forma, essendo quello dell’arazzo sagomato, quello della moneta ellittico, simile a quello che i Romani chiamavano parma) retto con la sinistra e la cornucopia; la caratteristica parte terminale, che le dà il nome, nell’arazzo è nascosta dalla parte inferiore della figura femminile e nella medaglia manca il ramoscello d’olivo perché la destra della Terra d’Otranto è impegnata a stringere quella dell’Italia.
Le due immagini costituiscono quasi una specializzazione locale della figura classica dell’Abbondanza (quella dell’arazzo, più specificamente della Pace, come mostra l’immagine che segue risalente al XVII secolo un’incisione di Carol De Mallery su disegno di M. De Vos stampata da Joan Galle ad Anversa), nella cui rappresentazione la cornucopia è il dettaglio più significativo. E il distico elegiaco che costituisce la didascalia sintetizza i concetti complementari di pace ed abbondanza: Pax alma, ingenuas praesertim quae fovet artes,/orbi suppeditat denique divitias (L’alma pace, che favorisce soprattutto le nobili arti, alla fine procura al mondo ricchezza).
Per completezza d’informazione va detto che questo processo di personificazione aveva avuto il suo primo timido avvio con l’assunzione delle fattezze di una testa di donna da parte di quella del delfino, come risulta dallo stemma presente a. p. 17 del saggio Antiquitates Neapolis di Benedetto di Falco inserito nella prima parte del nono tomo del Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae uscito a Lione per i tipi di Pietro Vander Aa nel 1723, a cura di Giovanni Giorgio Grevio e Pietro Burmanno.
(CONTINUA)
___________________
1 Sul tema vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/05/11/il-delfino-e-la-mezzaluna-prima-parte/
2 Per le notizie storiche sull’istituto vedi http://www.marcellinelecce.it/wp-content/uploads/2016/06/Istituto-Marcelline-Lecce.pdf.
3 Sul tema vedi http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/05/11/il-delfino-e-la-mezzaluna-prima-parte/
4 Sullo stemma vedi Il delfino e la mezzaluna in http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/05/11/il-delfino-e-la-mezzaluna-prima-parte/ (in calce alla prima parte i collegamenti alle restanti quattro) e Il delfino “stizzoso” dellantico stemma di Terra d’Otranto, in http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/12/30/il-delfino-stizzoso-dellantico-stemma-di-terra-dotranto/
5 Dal greco χιτών (leggi chitòn), che significa tunica.
6 Dal greco ἱμάτιον (leggi imàtion) o εἱμάτιον (leggi eimation), diminutivo di ἱμα (leggi ima) o εἷμα (leggi èima), che significa veste.
7 Così in araldica viene chiamato lo scudo con lembi a frastagli mistilinei. Scudi simili, recanti nella parte centrale una testa di Gorgone, protomi animali o teste di divinità sono visibili in fregi dell’età imperiale.
8 Lo stesso ideatore dichiara nell’opuscolo, da lui curato e scritto per gran parte, Medaglia offerta dalla Provincia di Terra d’Otranto a s. e. Agostino Magliani, ministro delle finanze e senatore del Regno, Stabilimento tipografico Scipione Ammirato, Lecce, 1883 (nello stesso anno ripubblicato con accresciuto numero di pagine per i tipi di Spacciante, sempre a Lecce): Il Consiglio Provinciale di Terra d’Otranto volle, con unanime e spontanea cortesia, affidarmi l’incarico della Medaglia d’oro e dell’Indirizzo in pergamena, che, per sua speciale deliberazione del 1882, stabiliva doversi offerire al Ministro delle Finanze, AGOSTINO MAGLIANI, fautore di un contratto di mutuo colla Cassa dei depositi e prestiti, necessario ad agevolare, per il tempo e pel dispendio, la costruzione delle strade ferrate da Taranto a Brindisi, e da Zollino a Gallipoli, dalle quali s’impromette gran bene la Provincia e la nostra gran patria. Sulla medaglia vedi pure http://www.fondazioneterradotranto.it/2015/12/12/magliani-agostino-detto-tino-e-la-sua-medaglietta-la-ferrovia-tra-brindisi-e-taranto-lho-portata-io/
#araldica salentina#Armando Polito#Carol De Mallery#Cesare Ripa#Eugenio Maccagnani#Giovanni Vagnetti#Pietro Cavoti#stemma Provincia di Lecce#stemma Terra d'Otranto#Artigianato di Terra d'Otranto#Spigolature Salentine
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Energia, il nostro piano da 40 miliardi contro il caro bollette
Le nostre proposte, presentate alla Camera dei Deputati, 7 ottobre 2022. Un piano da 40 miliardi per contrastare il caro bollette: è questa l’iniziativa presentata dal Terzo Polo, durante una conferenza stampa a cura di Azione e Italia Viva, cui hanno preso parte Carlo Calenda, Mara Carfagna, Luigi Marattin, Matteo Richetti e Giuseppe Zollino. La nostra proposta, come è stato spiegato in…
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I Passiùna tu Cristù (La Passione di Cristo)
I Passiùna tu Cristù (La Passione di Cristo)
di Eufemia Attanasi ©Gianfranco Budano: Gallipoli, riti del venerdì santo Ancora oggi, durante la Settimana Santa, nei paesi della Grecìa Salentina (Corigliano d’Otranto, Martano, Soleto, Martignano, Sternatia, Zollino) giovani e anziani cantano la Passiùna tu Cristù, la Passione di Cristo, una canzone popolare composta di 52 strofe in Griko, che rappresenta in modo semplice il dramma divino.…
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