#Vittorio Di Prima
Explore tagged Tumblr posts
perfettamentechic · 2 months ago
Text
9 febbraio … ricordiamo …
9 febbraio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2022: André Wilms, attore francese. Attore di teatro e di cinema, nonché regista teatrale, Wilms divenne popolare interpretando il ruolo di M. Le Quesnoy nel film La vita è un lungo fiume tranquillo (1988) e poi grazie ai film tragicomici del regista Aki Kaurismaki.  (n. 1947) 2020: Mirella Freni, pseudonimo di Mirella Fregni, soprano italiano, attiva dalla fine degli anni cinquanta ai primi anni…
0 notes
omarfor-orchestra · 2 years ago
Note
Anche io non capisco tutta questa acredine verso il cast di shake... Dami spicca è evidente, ma gli altri non sono così tremendi, ricordo alcuni attori di skam più meno allo stesso livello se non peggio
In generale, ho notato che è una mania che ricorre spesso quella di buttare merda sugli altri per esaltare il proprio prefe, ecco perché evito di entrare su twt
Io cani veri ne ho visti nelle altre miniserie di Raiplay, tra cui (l'ho detto all'epoca e resto coerente) Nicolas in nudes in cui il livello era proprio basso in generale e boh, forse lui si è adeguato.
Io finita la serie sono andata su twt per vedere un po' i pareri (e gli screen) e leggevo solo veleno, anche nel tag ufficiale. Gente che si lamentava della recitazione, delle scene, pure dello slow motion e, cito non ricordo chi "avere solo 2 attori bravi su 8 mi sembra un po' poco". Damiano e Greta spiccavano perché sono gli unici più conosciuti, ma gli altri ragazzi erano preparati, concentrati e bravi quanto loro. Lamentarsi del "piattume" (piattume di cosa, poi? Che dovevano fare, inventarsi le scene d'azione quando è una miniserie sulla vita quotidiana di adolescenti?) solo per sottolineare quanto il protetto sia il più bravo del mondo mi sembra esagerato, e parlo io che Damiano lo metterei a fare qualsiasi cosa eh
2 notes · View notes
abatelunare · 5 months ago
Text
Le cose che si possono conoscere sono molto poche; nel mondo c'è più mistero, che conoscenza; e conoscere prima di parlare è faticoso (Vittorio Giovanni Rossi, Calme di luglio).
56 notes · View notes
weclassybouquetfun · 1 month ago
Text
For so long I wanted Luca Marinelli to do a lot of promotion and now I'm like, "Get that man some sleep!" He needs some shut eye, a snooze, a nap, forty winks.
Writer/Director Alissa Jung and her PARENTAL LEAVE cast.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
First look footage.
youtube
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Once again Hideo Kojima tweeted about Luca. This goes beyond being a fan - he has a crush, I just know it!
Tumblr media
Interview with Luca, Alissa and Juli.
-There is one degree of separation from Luca and Måneskin. Luca's friend and frequent collaborator Alessandro Borghi joined Damiano David for Damianos' performance of Lucio Dalla's "Felicità". Joining Borghi was his nephew Vittorio who got emotional at the end.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
44 notes · View notes
diceriadelluntore · 1 month ago
Text
Corporali
Gli ultimi tre libri che ho letto avevano due caratteristiche in comune: la prima, che erano tre saggi piuttosto particolari, l'altra che avevano tutte e tre a che fare con l'idea di un corpo.
Sono stati in serie
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Nel primo, Vittorio Lingiardi, medico e psichiatra, analizza il corpo con un viaggio attraverso i suoi organi, raccontati dal punto di vista biologico, psichico e simbolico; nel secondo la storica dell'arte Laura Pasquini tratteggia l'evoluzione dell'iconografia del Diavolo nella storia dell'arte occidentale dall'alto medioevo ai giorni nostri; nel terzo, Serena Vitale parte invece da un corpo morto, quello di Vladimir Majakovskij, trovato senza vita il 14 Aprile del 1930, per un viaggio incredibile tra i documenti di quella vicenda.
Il corpo medico, il corpo simbolico, il corpo poetico, e politico in tutte e tre le vicende, che sia per l'appropriazione di sé, o per differenziarlo dal male, oppure per farne simbolo patriottico (desunto). Li ho scelti tra l'altro per caso, nella scorta libraria che gli sconti di inizio anno mi spingono ad accumulare. Dai tre ho imparato tantissimo, come per esempio che l'elettroshock, per meglio dire la Terapia elettroconvulsivante, che dal punto di vista del suo significato di massa equivale a barbarie, fu messa a punto da due medici italiani e che oggi è comunemente usata, con ottimi risultati, per alcune forme di depressione. Oppure che una delle più languide e misteriose rappresentazioni del Diavolo è femminile, e nasconde una leggenda napoletana. O che il mistero del suicidio di Majakovskij deriva in parte da ciò che il poeta voleva ma soprattutto doveva rappresentare per l'URSS di Stalin, e da misteriose pistole.
Il corpo non traduce, ma molto sa, indovina se non intende.
João Guimarães Rosa
26 notes · View notes
gregor-samsung · 19 days ago
Text
" Il 12 marzo 1921 Matteotti doveva parlare a Castelguglielmo. La lotta si era fatta da alcuni mesi violentissima; s'era avuto in Polesine il primo assassinio. Quel sabato egli percorreva la strada in calesse e Stefano Stievano, di Pincara, sindaco, gli era compagno. Ciclisti gli si fanno incontro dal paese per metterlo in guardia: gli agrari hanno preparato un'imboscata. Matteotti vuole che lo Stievano torni indietro e compie da solo il cammino che avanza. A Castelguglielmo si nota infatti movimento insolito di fascisti assoldati; una folla armata. Alla sede della Lega lo aspettano i lavoratori e Matteotti parla pacatamente esortandoli alla resistenza: ad alcuni agrari che si presentano per il contraddittorio rifiuta; era di costoro una vecchia tattica quando volevano trovare un alibi per la propria violenza: parlare ingiuriosamente ai lavoratori per provocarne la reazione facendoli cadere nell'insidia. Matteotti si offre invece di seguirli solo e di parlare alla sede agraria: così resta convenuto e dai lavoratori riesce ad ottenere che non si muovano per evitare incidenti più gravi. Non so se il coraggio e l'avvedutezza parvero provocazione. Certo non appena egli ebbe varcata la soglia padronale - attraverso doppia fila di armati -, dimentichi del patto gli sono intorno furenti, le rivoltelle in mano, perché s'induca a ritrattare ciò che fece alla Camera e dichiari che lascerà il Polesine. « Ho una dichiarazione sola da farvi: che non vi faccio dichiarazioni ». Bastonato, sputacchiato non aggiunge sillaba, ostinato nella resistenza. Lo spingono a viva forza in un camion; sparando in alto tengono lontani i proletari accorsi in suo aiuto. I carabinieri rimanevano chiusi in caserma.
Lo portano in giro per la campagna con la rivoltella spianata e tenendogli il ginocchio sul petto, sempre minacciandolo di morte se non promette di ritirarsi dalla vita politica. Visto inutile ogni sforzo finalmente si decidono a buttarlo dal camion nella via. Matteotti percorre a piedi dieci chilometri e rientra a mezzanotte a Rovigo dove lo attendevano alla sede della Deputazione provinciale per la proroga del patto agricolo il cav. Pietro Mentasti, popolare, l'avvocato Altieri, fascista, in rappresentanza dei piccoli proprietari e dei fittavoli; Giovanni Franchi e Aldo Parini, rappresentanti dei lavoratori. Gli abiti un poco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo che uscirono gli avversari, rimproverato dai compagni per il ritardo, si scusò sorridendo: - I m'ha robà. Aveva riconosciuto alcuni dei suoi aggressori, tra gli altri un suo fittavolo a cui una volta aveva condonato l'affitto: ma non volle farne i nomi. Invece assicurò che mandanti doveva no essere il comm. Vittorio Pela di Castelguglielmo e i Finzi di Badia, parenti dell'ex sottosegretario di Mussolini. Poiché si parlò e si continua a parlare di violenze innominabili che Giacomo Matteotti avrebbe subito in questa occasione è giu sto dichiarare con testimonianza definitiva che la sua serenità e impassibilità, di cui possono far testimonianza i nominati interlocutori di quella sera, ci consentono di escludere il fatto e di ridur lo ad una ignobile vanteria fascista. La storia di questo rapimento è tuttavia impressionante e perciò abbiamo voluto raccoglierne da testimonianze incontestabili tutti i particolari. Finché non ci sarà descritta l'aggressione di Roma il ricordo di questa prova può dirci con quale animo Matteotti andò incontro alla morte. Ne aveva il presentimento. "
Piero Gobetti, Matteotti, Piero Gobetti Editore, Torino, 1924, pp. 29-32.
NOTA: il brano è tratto dall'opuscolo pubblicato alla fine del luglio del 1924, nel vivo della crisi politica ed istituzionale scatenata dalla tragica scomparsa del deputato Matteotti. Il testo riproduceva integralmente un lungo articolo comparso un mese prima con lo stesso titolo sulla rivista di Gobetti La Rivoluzione liberale, così come erano tratti da questa pubblicazione i Cenni biografici sullo scomparso posti in calce all'opuscolo.
18 notes · View notes
colonna-durruti · 4 months ago
Text
🛑12 DICEMBRE 1969:
IL PERCORSO DELLA BOMBA
CHE FECE LA STRAGE
GLI ULTIMI DUECENTO METRI🛑
Si è soliti dire che persista più di un mistero riguardo alla strage del 12 dicembre 1969 in piazza Fontana. Nulla di più falso. Sappiamo moltissimo, quasi tutto, di questa tragica vicenda. Non ci si lasci ingannare dalle sentenze. Nelle attività di indagine sono state acclarate le ragioni che ispirarono la strage in funzione di un salto di qualità nel percorso della “strategia della tensione” e messo a fuoco il complesso dei mandanti, tra vertici militari e ambienti Nato, complici ampi settori delle classi dirigenti e imprenditoriali, tentati da avventure eversive. Sono anche stati individuati gli esecutori materiali, ovvero gli uomini di Ordine nuovo, con il riconoscimento delle responsabilità personali di Franco Freda, Giovanni Ventura e Carlo Digilio.
Sulla base delle carte che si sono accumulate, interrogatori, confessioni, incrocio di indizi, sarebbe addirittura possibile ricostruire il percorso compiuto dalla bomba collocata all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura. Ne riassumiamo i passaggi fondamentali, omettendo doverosamente alcuni nomi che pur sono emersi. Sono mancati, infatti, quei riscontri inoppugnabili che altrimenti avrebbero determinato dei rinvii a giudizio. Personaggi comunque ad oggi non tutti più processabili, dato il venir meno delle loro esistenze negli anni precedenti le indagini.
DALLA GERMANIA IN ITALIA
Sulla provenienza dell’esplosivo siamo in possesso di due versioni diverse. La prima è stata fornita dal generale Gianadelio Maletti, ex capo dell’Ufficio D del Sid, che in più occasioni (sia nel 2001 a Milano nel corso del dibattimento di primo grado nell’ultimo processo e sia in una lunga intervista nel 2010) ha sostenuto che fosse «esplosivo di tipo militare» e provenisse da una base Nato della Germania, poi transitato con un tir dal Brennero per essere alla fine consegnato a una «cellula» di neofascisti del Veneto. Questa versione è stata in parte ribadita dall’allora vice presidente del Consiglio Paolo Emilio Taviani che nelle sue memorie scrisse testualmente ��un americano […] portò dell’esplosivo dalla Germania in Italia».
La seconda versione la fornì Carlo Digilio, l’armiere di Ordine nuovo, che parlò di un esplosivo prodotto in Jugoslavia, il Vitezit 30. Come noto un foglio di istruzioni per l’utilizzo di questo esplosivo fu rinvenuto nell’abitazione di Giovanni Ventura.
DA MESTRE A MILANO
L’esplosivo che sarà alla fine rinchiuso in una cassetta metallica Juwel (poco meno di tre chili), trasportato da due esponenti di Ordine nuovo nel bagagliaio di una vecchia 1100, venne periziato qualche giorno prima del 12 dicembre in un luogo tranquillo ai bordi di un canale a Mestre dall’esperto in armi della stessa organizzazione, Carlo Digilio. Il timore era che potesse deflagrare lungo il tragitto verso Milano. L’esperto li rassicurò a patto che venisse utilizzata un’altra vettura, con sospensioni adeguate. I due gli fecero presente che già si era pensato a una Mercedes di proprietà di un camerata di Padova. Una figura nota nell’ambiente, protagonista di azioni squadriste, con anche un ruolo pubblico nella federazione del maggior partito cittadino di estrema destra. La notte prima del viaggio, destinazione Milano, la Mercedes, di color verde bottiglia, venne posteggiata sotto la casa di un ancor più noto dirigente ordinovista.
L’esplosivo doveva essere consegnato in un luogo sicuro, un ufficio in corso Vittorio Emanuele II con un’insegna posta all’esterno che all’imbrunire si accendeva di un color rosso. Qui la bomba, meglio le bombe (una era destinata alla Banca Commerciale Italiana di piazza Della Scala), vennero assemblate. I temporizzatori che dovevano innescarle, acquistati da una ditta di Bologna, davano un margine di un’ora. Gli uffici in questione offrivano un riparo sicuro, bisognava percorrere solo qualche centinaio di metri per raggiungere i posti prescelti per gli attentati. Nel caso di un qualche intoppo o contrattempo si poteva tornare velocemente sui propri passi e disinnescare gli ordigni. Un’operazione di questo genere non poteva essere certo affidata all’improvvisazione. Non si poteva neanche lontanamente pensare alla toilette di un bar o l’interno di una vettura posteggiata. Troppo rischioso.
DA CORSO VITTORIO EMANUELE II
ALLA BANCA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA
La bomba per la Banca Nazionale dell’Agricoltura venne portata a mano. Chi la trasportava non era solo. Uno di loro se ne sarebbe in seguito anche vantato in una festicciola tra camerati e con l’armiere del gruppo.
Provenienti da corso Vittorio Emanuele II, attraversata la Galleria del Corso, in piazza Beccaria, al posteggio dei Taxi, uno degli attentatori metterà in opera una delle più grossolane operazioni di depistaggio per incastrare gli anarchici. Rassomigliante a Pietro Valpreda farà di tutto per farsi riconoscere dal taxista Cornelio Rolandi. Si farà portare per 252 metri fino in via Santa Tecla, distante 117 metri a piedi dalla banca, per poi tornare al taxi, percorrendo in totale 234 metri a piedi, per non farne 135, ovvero la distanza da piazza Beccaria all’ingresso della Banca nazionale dell’agricoltura. Si farà infine scaricare in via Albricci, dopo soli 600 metri, a soli 465 metri dalla banca.
Forse sappiamo tutto, anche cosa accadde negli ultimi duecento metri o poco più. Sarebbe possibile anche fare i nomi, ma siamo costretti a far finta di non saperli e a raccontare le mosse e gli atti di costoro come in un film o in un romanzo.
SAVERIO FERRARI
7 notes · View notes
marquise-justine-de-sade · 7 months ago
Text
Tumblr media
Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
13 notes · View notes
susieporta · 1 year ago
Text
Tumblr media
Forse tutti avete visto la foto che ritrae l’allineamento della Luna con la Basilica di Superga e il Monviso. È una foto perfetta che racconta di un’attesa lunga sei anni. Io però voglio raccontarvi un’altra storia, quella del fotografo che l’ha scattata. Una storia di pazienza, di tenacia e di coraggio. Coraggio di cambiare radicalmente strada nel momento più difficile della propria vita.
Voglio iniziare però proprio da quello scatto, e da una domanda: si possono aspettare sei anni per scattare una #fotografia? Alla fine del 2017 Valerio aveva segnato sul calendario tutte le date delle fasi lunari, in particolare quelle in cui la luna tramontava in un determinato punto. Ogni sera “giusta” partiva per provare a portare a casa l’immagine che aveva sognato, ma c’era sempre un problema: le nuvole, la pioggia, la nebbia, la foschia… Così per sei volte, all’inizio di ogni anno, ha compilato il calendario e non ha mai sprecato una data possibile, ma senza successo. Alla fine, alle 18:52 del 15 dicembre 2023, la lunga attesa è stata premiata e la sua vita è cambiata.
All’inizio l’idea era quella di allineare la Basilica di #Superga e il #Monviso per fotografarli insieme. Valerio si era fatto aiutare dal mappamondo di Google Earth e aveva individuato quattro possibili punti. Il punto ideale lo aveva trovato a nord-est di Torino, sopra Castagneto Po, a 380 metri d’altezza. La prima volta che c’è salito si è reso conto che in quell’istantanea che aveva immaginato poteva entrare anche un terzo soggetto: la luna. Da quel momento si è messo a studiarne le fasi per scoprire che ci sarebbe stato soltanto un giorno perfetto in tutto l’anno.
E al sesto tentativo, dieci giorni prima di Natale, ha capito che forse ce l’avrebbe fatta: il cielo era limpido e l’aria asciutta. Così si è messo ad aspettare e quando tutto si è allineato e ha visto la sagoma del Monviso disegnata sulla Luna ha scattato. La mattina dopo, soddisfatto del risultato, ha spedito il file alla #Nasa, per partecipare al concorso “Astronomy Picture of the Day”, la risposta non si è fatta attendere: per l’ente spaziale americano la sua è stata la foto del giorno di Natale.
«È come se questa foto avesse sbloccato qualcosa, migliaia di persone hanno condiviso quell’immagine e hanno scoperto le mie foto che sono uscite dal Piemonte e sono andate in giro in tutto il mondo».
Conosco Valerio Minato pH da più di dieci anni, da quando ho notato il suo banco sotto i portici di Piazza Vittorio a Torino. Non vendeva libri, borse di cuoio, gioiellini, ma le sue fotografie, stampate su un supporto rigido e a prezzi accessibili a tutti. Ricordo che mi avevano colpito i soggetti ricorrenti: il Monviso, la Mole Antonelliana, il Po, le vecchie vetture del tram, ritratti però con prospettive originali.
Lo vedevo ogni fine settimana, con qualsiasi tempo, dietro il suo banco dalla mattina alla sera. Ho cominciato a fermarmi a chiacchierare e siamo diventati amici. Valerio è nato nel 1981 a Biella e nella sua vita la fotografia è arrivata dopo i trent’anni. Si era diplomato perito chimico tintore, aveva trovato subito un lavoro in un’industria tessile, poi era passato in una fabbrica chimica del settore gomma: «A 24 anni, dopo cinque passati in fabbrica, ho avuto un bruttissimo incidente sul lavoro: ho quasi perso un braccio, risucchiato da una macchina. Sono stato un mese e mezzo in ospedale, ho subito cinque interventi chirurgici, e tra un’operazione e l’altra ho deciso di cambiare tutto».
Così ha lasciato Biella e si è iscritto all’università a #Torino: Scienze forestali e ambientali. «Volevo una vita nuova, stare in un mondo completamente diverso. Volevo la natura e l’aria aperta».
All’ultimo anno di università compra una macchina fotografica e per gioco inizia a scattare, dopo la laurea trova lavoro in un’azienda, ma la passione per l’immagine occupa sempre più spazio dentro di lui. «Quando mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato ho deciso di dire di no, di fare una scelta ancora più totale di libertà. Ispirato dai banchi sotto i portici di Via Po mi sono iscritto all’albo degli “Operatori del Proprio Ingegno” e ho aperto il punto vendita delle mie foto».
Mario Calabresi
32 notes · View notes
dantussy · 1 year ago
Text
Vittorio Gassman legge la Divina Commedia: Inferno, Canto XXVI, vv. 90–142
(...)"Quando mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enëa la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi, e l’altre che quel mare intorno bagna. Io e’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi acciò che l’uom più oltre non si metta; da la man destra mi lasciai Sibilia, da l’altra già m’avea lasciata Setta. "O frati," dissi, "che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia d’i nostri sensi ch’è del rimanente non vogliate negar l’esperïenza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte, e ’l nostro tanto basso, che non surgëa fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, quando n’apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avëa alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; ché de la nova terra un turbo nacque e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé girar con tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".
30 notes · View notes
mucillo · 1 year ago
Text
Tumblr media
"Un professore di filosofia sale in cattedra e, prima di iniziare la lezione, toglie dalla cartella un grande foglio bianco con una piccola macchia d’inchiostro nel mezzo. Rivolto agli studenti domanda: “Che cosa vedete qui?”. “Una macchia d’inchiostro”, rispose qualcuno. “Bene”, continua il professore, “così sono gli uomini: vedono soltanto le macchie, anche le più piccole, e non il grande e stupendo foglio bianco che è la vita”
Vittorio Buttafava
17 notes · View notes
crosmataditele · 1 year ago
Text
Tumblr media
Al popolo di G4z4 in questo momento è negata l'acqua, il cibo, l'elettricità, le cure mediche e ogni bene di prima necessità. I bombardamenti continuano ormai senza sosta da settimane.
Per supportare le persone nella Striscia, insieme a G4z4 Freestyle, Mutuo Soccorso Milano, Centro Vik - Vittorio Arrigoni, ACS - Associazione di Cooperazione e Solidarietà, DIS - Donne in Strada e Corte delle Madri, abbiamo lanciato la campagna di crowdfunding "SOS G4Z4" https://www.gofundme.com/f/sos-gaza-dona-ora-per-aiutare-la-gente-di-gaza?utm_campaign=p_lico+share-sheet-first-launch&utm_medium=copy_link&utm_source=customer
La serata di venerdì 3 novembre servirà a sostenere il crowdfunding, grazie alla disponibilità degli artisti e le artiste che suoneranno venerdì al CSOA La Strada:
@luccibrokenspeakers & @whtrsh
@lailaalabastro
@borghettastile
Il ricavato sarà interamente devoluto alla campagna.
Ci vediamo il 3 novembre!
21:00 Apertura porte
22:00 Inizio live
Ringraziamo con il cuore @zerocalcare per la bellissima illustrazione
35 notes · View notes
theancientwise · 13 days ago
Text
Una breve considerazione prima dell'ep. 9x130 del "PdS".
Spero vivamente che quella famosa scena Rosa/Marcello della puntata di questo mercoledì non assumerà un significato romantico. E ci tengo a precisare: non sto dicendo questo per le mie simpatie pro rosa/tancredi; quest'ultime sono un mio gusto personale, fanno parte della mia sfera privata, ma qui devo essere obiettiva e dunque le metto da parte com'è giusto che sia. semplicemente, affermo ciò per una pura questione di logica e di buona scrittura.
è ormai evidente che marcello in questa stagione stia attraversando una fase di "ossessione per il controllo" e di paura di perdere esso e le persone che ama: il suo rapporto con Adelaide è in crisi, ha il pds sotto il suo comando, armando (pace all'anima di Pietro genuardi!), la sua voce della coscienza se n'è andata, ma soprattutto la sua amicizia con rosa è minata dal rapporto (professionale e, forse, sentimentale?) nascente con tancredi; e per quanto lui tenga al bene della ragazza e le sue intenzioni siano giuste e nobili, non lo discuto, i suoi atteggiamenti sono troppo irruenti e non tiene conto di quello che è importante pe rosa; sembra quasi addirittura che voglia controllarla e decidere per lei ("Sì, ma dove finisce, scusami, la protezione e dove inizia il controllo?", lo stesso Roberto glielo fa notare duramente nell'ep. 124). E baciare una persona dalla frustrazione e per tenerla a sé in extremis, perché hai paura di perderla, non è poi tanto diverso da quello che tancredi ha fatto a matilde, o sbaglio?
non posso certo affermare di conoscere bene questa serie, dato che l'ho iniziata da poco, ma mi sembra di poter sostenere che uno dei suoi temi sia che una persona debba inseguire i propri sogni e che, quando una relazione diventa ossessiva, bisogna trovare il coraggio di porvi fine. Nella stagione 8 abbiamo infatti visto Matilde letteralmente scappare dal suo matrimonio con tancredi per vivere la sua vita e la sua storia d'amore con vittorio conti. Quindi matilde sì, ma rosa no, deve rimanere al paradiso, perché le sue ispirazioni non combaciano con quelle che marcello ha per lei? e deve pertanto mettersi con lui anche se lui non le dà il supporto che lei vorrebbe (sono pur sempre amici e, anche se magari non si è d'accordo, bisogna comunque sostenere le scelte l'un dell'altro, no?), perché... perché sì? perché poi si scoprirà che loro due si sono sempre piaciuti segretamente? Mah, a me pare che alla base di ogni rapporto, oltre all'amore e alla fiducia, vi sia anche il supporto.
quindi, se davvero la loro relazione diventerà romantica, dal mio umile punto di vista, sarebbe un grave errore, perché veicolerebbe il messaggio completamente opposto di quello che finora ha sempre veicolato questa soap.
2 notes · View notes
vintagebiker43 · 2 years ago
Text
La dedica di una via di Grosseto a Giorgio #Almirante autorizzata dalla Prefetta di Grosseto (che è anche la moglie del ministro Piantedosi) celebra un signore definito da Giorgia Meloni: «Politico e patriota d’altri tempi, stimato da amici e avversari. Amore per l’Italia onestà, coerenza e coraggio sono valori che ha trasmesso alla Destra italiana e che portiamo avanti ogni giorno. Un grande uomo che non dimenticheremo mai» . Come è ben noto, Almirante prima di essere a lungo segretario del Movimento Sociale Italiano (la cui fiamma mussoliniana arde ancora nello stemma di Fratelli d'Italia, e che ebbe come presidenti criminali di guerra come Junio Valerio Borghese e Rodolfo Graziani), era stato segretario di redazione della fascistissima «Difesa della razza» (sulla quale scrisse, tra l’altro, «che in fatto di razzismo e di antigiudaismo gli italiani non hanno avuto né avranno bisogno di andare a scuola da chicchessia» , rivendicando un ben triste primato), oltre che, da gerarca della Repubblica Sociale, «servo dei nazisti» e «fucilatore di partigiani»: ‘titoli’ la cui legittimità fu sancita da una sentenza passata in giudicato in un processo per diffamazione incautamente innescato da una querela dello stesso Almirante. E bisognerà ricordare che il pubblico ministero che per primo chiese il proscioglimento dei due giornalisti (Carlo Ricchini e Luciana Castellina) era Vittorio Occorsio, poi ucciso dai terroristi neofascisti di Ordine Nuovo .
Tomaso Montanari
31 notes · View notes
anchesetuttinoino · 2 months ago
Text
Bignami: «Se Arianna non si chiamasse Meloni minimo sarebbe parlamentare»
«Ricordo quando facevamo attività nel movimento giovanile assieme. Se Arianna non si chiamasse Meloni minimo sarebbe parlamentare. Chiamandosi così ha ritenuto di fermarsi prima, proprio l’opposto del familismo», ha commentato il capogruppo alla Camera di FdI, Galeazzo Bignami, che ha avuto gioco facile nel sottolineare che «mi sembra che si facciano due pesi e due misure». «A Bologna abbiamo avuto Silvia Prodi consigliere regionale e Vittorio Prodi presidente della Provincia. Non mi sembra che da sinistra possano dare lezioni neanche su questo», ha chiarito nell’ambito di un’intervista al Giornale, per il resto tutta centrata sui temi politici sul tavolo, dal caso Almasri all’immigrazione, fino alla riforma della giustizia.
La differenza tra partito e istituzioni che sfugge ai renziani
Ma lo scivolone di Italia Viva per questi attacchi pretestuosi non riguarda solo la questione dei due pesi e delle due misure. La direzione di FdI, ha ricordato il deputato Antonio Baldelli, non è «evidentemente una seduta del Consiglio dei Ministri, un dettaglio che i deputati di Italia Viva, cui resta solo la polemica, potrebbero facilmente cogliere solo sfogliando un qualsiasi manuale di diritto costituzionale».
Quella domanda senza risposta: «Chi ha eletto in Parlamento mariti e mogli e fidanzati e fidanzate?»
E non è neanche il Parlamento, dove, come ricordato dal presidente della Commissione Trasporti di Montecitorio, Salvatore Deidda, a sinistra ci sono clamorosi casi di “ricongiungimenti familiari” tra i banchi. «Insultano, creano banner e immagini con la premier Giorgia Meloni con programmi di grafica con l’Intelligenza artificiale, entrano in merito alle nostre assemblee di partito come se Arianna Meloni fosse stata imposta come presidente del Consiglio e non fosse una militante e una dirigente che è cresciuta con noi da 35 anni. Questa è l’alternativa a Giorgia Meloni e ai Fratelli d’Italia?», ha commentato Deidda. «Su X ho chiesto al collega Davide Faraone se mi può elencare i partiti e le coalizioni che hanno eletto e portato in parlamento marito e moglie, fidanzato e fidanzata e compagno e compagna. Se parliamo di famiglie – ha concluso Deidda – meglio fare chiarezza».
Il boomerang sui social: «Infantilismo»
Allo stato attuale non risulta una risposta di Faraone sul punto. In compenso, sotto i post al veleno suo e di Renzi risultato numerose prese di posizione che confermano quanto la sortita sia stata un boomerang, da chi richiama il «giglio magico» a chi ricorda che Arianna Meloni è stata tra i fondatori di FdI, fino a chi chiede di essere risparmiato da «questi post infantili» e chi sbotta: «Sapete solo fare polemica, ma proposte zero. Continuate così! Bravissimi eh…».
5 notes · View notes
pazzoincasamatta · 5 months ago
Text
Per rispondere a chi lo accusava di sostenere il governo di Vittorio Emanuele III e Badoglio, nemici dell’Inghilterra sino a poco prima, Churchill spiegò che ciò era necessario per evitare un cambiamento della situazione proprio quando la battaglia aveva raggiunto il momento decisivo e l’esito era quanto mai incerto. Per chiarire il concetto, il premier britannico ricorse a una metafora rozza ma significativa: «Quando occorre tenere in mano una caffettiera, è meglio non rompere il manico fino a quando non si è sicuri di trovarne un altro altrettanto comodo e pratico o almeno finché non si abbia a portata di mano uno strofinaccio»
3 notes · View notes