#Vita Liberata
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clorinda my beloved
#comunque immagina entrare in una città e trovare come prima cosa due tizi che stanno per prendere fuoco. clorinda non ha avuto una pausa mai#durante tutta la vita! nasce; viene nascosta; portata via dalla madre; allattata da una tigre; lanciata oltre un fiume; salvata da stgiorgi#l'unica pausetta che tasso le concede dal fare la guerra e rischiare di morire è quella di stare nello stesso letto con erminia a... parlar#e stare insieme dal tramonto all'alba... (un sol letto le accolse ambe talora... in tanta amistà senza divieto)#vabbè personaggio folle vi dico#clorinda#gerusalemme liberata#tasso#sketchini
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Sei diversa, sembri rinata; cos’hai fatto per stare così bene?
Mi sono liberata di tutto ciò che reputavo nocivo, che mi impediva di sentirmi viva ed andare avanti.
E cosa c’era di così nocivo nella tua vita?
Un po' di tutto: oggetti, abitudini, sensi di colpa, grovigli mentali... Persone.
Gabriela Pannia
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Non hai perso l'amore della tua vita, hai perso un Narcisista che ti stava prosciugando la vita.
I narcisisti non sono anime gemelle; sono predatori travestiti e comprendere questo è cruciale per la tua guarigione.
Indossano una maschera conveniente in ogni occasione.
La persona che hai visto alla fine della relazione è chi è veramente.
La sua vera natura era nascosta dietro una facciata di fascino, carisma e manipolazione.
Ti hanno attirato con false promesse, false emozioni, una marea di bugie e una maschera convincente.
Anche se sotto tutto, si stavano nutrendo della tua energia emotiva, della tua empatia, delle tue idee, distruggendo la tua autostima e erodendo il tuo senso di te stessa.
Quello che hai vissuto non è stato amore; è stato un ciclo tossico di abusi dove ogni giorno sembrava una battaglia per sopravvivere e per far capire le tue idee.
Il suo gaslighting, il ricatto emotivo, il silenzio e le sue continue critiche non erano segni di affetto; erano strumenti di controllo e dominazione.
La sua infedeltà, le bugie, lo sminuire la tua sofferenza, le triangolazioni, l'inganno e la mancanza di empatia non sono stati semplici errori; sono state azioni delibere per sfruttare le tue vulnerabilità.
Non hai perso una persona cara, sei scappata da un abisso tossico.
Ti sei liberata da un ciclo di abusi, e questo richiede coraggio, forza e resistenza incredibile.
I narcisisti sono incapaci di un amore autentico; lo imitano solo per ottenere ciò che vogliono.
Non sanno amare nulla al di fuori di se stessi.
Per guarire, devi accettare la verità: non sei stata amata, sei stata usata.
Sei stato una fonte di rifornimento, un mezzo per un fine e una pedina nel suo gioco manipolatore.
Anche se ora sei libero di riscoprire te stessa, abbracciare il vero amore e vivere una vita piena di scopo, gioia e autenticità.
Meriti amore vero, connessione autentica e relazioni sane.
Meriti di essere vista, ascoltata e compresa.
Meriti di essere apprezzata, rispettata e profondamente amata.
Non accontentarti mai di qualcosa di meno.
Sei degna di amore.
(web)
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Non hai perso l'amore della tua vita, hai perso un Narcisista che ti stava prosciugando la vita.
I narcisisti non sono anime gemelle; sono predatori travestiti e comprendere questo è cruciale per la tua guarigione.
Indossano una maschera conveniente in ogni occasione.
La persona che hai visto alla fine della relazione è chi è veramente.
La sua vera natura era nascosta dietro una facciata di fascino, carisma e manipolazione.
Ti hanno attirato con false promesse, false emozioni, una marea di bugie e una maschera convincente.
Anche se sotto tutto, si stavano nutrendo della tua energia emotiva, della tua empatia, delle tue idee, distruggendo la tua autostima e erodendo il tuo senso di te stessa.
Quello che hai vissuto non è stato amore; è stato un ciclo tossico di abusi dove ogni giorno sembrava una battaglia per sopravvivere e per far capire le tue idee.
Il suo gaslighting, il ricatto emotivo, il silenzio e le sue continue critiche non erano segni di affetto; erano strumenti di controllo e dominazione.
La sua infedeltà, le bugie, lo sminuire la tua sofferenza, le triangolazioni, l'inganno e la mancanza di empatia non sono stati semplici errori; sono state azioni delibere per sfruttare le tue vulnerabilità.
Non hai perso una persona cara, sei scappata da un abisso tossico.
Ti sei liberata da un ciclo di abusi, e questo richiede coraggio, forza e resistenza incredibile.
I narcisisti sono incapaci di un amore autentico; lo imitano solo per ottenere ciò che vogliono.
Non sanno amare nulla al di fuori di se stessi.
Per guarire, devi accettare la verità: non sei stata amata, sei stata usata.
Sei stato una fonte di rifornimento, un mezzo per un fine e una pedina nel suo gioco manipolatore.
Anche se ora sei libero di riscoprire te stessa, abbracciare il vero amore e vivere una vita piena di scopo, gioia e autenticità.
Meriti amore vero, connessione autentica e relazioni sane.
Meriti di essere vista, ascoltata e compresa.
Meriti di essere apprezzata, rispettata e profondamente amata.
Non accontentarti mai di qualcosa di meno.
Sei degna di amore.
POST PER DONNE E UOMINI
ANCHE VICEVERSA
CI SONO NARCISISTI E NARCISISTE
(post trovato sul web)
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“ Da qualche parte, ai margini, la notte Sta girando e le onde dell'oscurità Iniziano a illuminare la riva dell'alba L'oscurità pesante ricade sulla terra E l'aria liberata impazzisce di luce, Il cuore si riempie di respiro fresco e luminoso E i pensieri si agitano per dare vita al colore. Io sorgo oggi Nel nome del Silenzio Grembo della Parola, Nel nome della Quiete Casa dell'Appartenenza, Nel nome della Solitudine Dell'Anima e della Terra. Io sorgo oggi Benedetto da tutte le cose, Ali del respiro, Delizia degli occhi, Meraviglia del sussurro, Intimità del tocco, Eternità dell'anima, Urgenza del pensiero, Miracolo di salute, Abbraccio di Dio. Possa io vivere questo giorno Compassionevole di cuore, Chiaro nella parola, Grazioso nella consapevolezza, Coraggioso nel pensiero, Generoso nell'amore.” John O'Donohue by Sub-AIRTist ********************* “Somewhere on the edge the night Is turning and the waves of darkness Begin to light the shore of dawn The heavy darkness falls back to the earth And the liberated air is mad with light, The heart fills with fresh and bright breath And thoughts stir to give life to color. I arise today In the name of Silence Womb of the Word, In the name of Quiet Home of Belonging, In the name of Solitude Of Soul and Earth. I arise today Blessed by all things, Wings of breath, Delight of the eye, Wonder of the whisper, Intimacy of touch, Eternity of soul, Urgency of thought, Miracle of health, Embrace of God. May I live this day Compassionate of heart, Clear of speech, Gracious of awareness, Courageous of thought, Generous of love.” John O'Donohue by Sub-AIRTist
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" I guerriglieri in Cambogia li avevo fino ad allora visti solo come cadaveri, abbandonati sul bordo di una strada o di una risaia dopo una battaglia. Quelli, invece, erano i primi che vedevo vivi: giovani, appena usciti dalla giungla, con la pelle secca, grigia, come polverosa, con gli occhi arrossati dalla malaria, gli sguardi durissimi. «CIA… American», continuavano a urlare, indietreggiando un po' come non volessero essere troppo vicini all'effetto che avrebbero avuto i loro colpi. Ero sicuro che mi avrebbero sparato, e di quella morte, che pensai sarebbe stata svelta e indolore, mi preoccupò solo il modo in cui sarebbe arrivata a casa la notizia, il fatto che avrebbe fatto soffrire i miei. Così, con un gesto istintivo, tirai fuori dal taschino della camicia il passaporto, a quel tempo verde, e sorridendo garbatamente, e parlando, chi sa perché, in cinese, dissi: «Sono italiano… italiano… non americano: italiano». Dal capannello di gente che stava a guardare, un uomo dalla pelle chiara, quasi bianca - certo un commerciante cinese locale - tradusse in khmer quel che dicevo: «Sono un giornalista, non ammazzatemi… aspettate che venga un quadro politico, lasciate che sia lui a decidere… sono italiano». E continuavo a sorridere, sorridere, sventolando il passaporto. I Khmer Rossi abbassarono i loro mitra, mi misero da una parte e mi affidarono a un giovanissimo guerrigliero che per ore mi tenne a bada, passandomi ogni tanto, con grande curiosità, lentissimamente attorno alla faccia, sul naso, sugli occhi, la bocca della sua grossa pistola cinese. Verso sera arrivò un guerrigliero più anziano, che pareva il capo. Senza neppure guardarmi si rivolse ai suoi uomini, confabulò con loro per lunghissimi minuti, poi si voltò verso di me e in perfetto francese disse che ero benvenuto nella Cambogia liberata, che quelli erano giorni storici, la guerra era finita e che io ero libero di andarmene. La notte tardi ero di nuovo nelle belle, fresche lenzuola di lino dell'Oriental Hotel a Bangkok. «Se qualcuno ti punta un'arma addosso, sorridi», avevo da allora detto ai miei figli e quella mi pareva una delle poche lezioni di vita che ero capace di dar loro. "
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse; prima edizione Longanesi, 1995.
#Tiziano Terzani#Un indovino mi disse#letture#libri#leggere#citazioni#memorie#ricordi#Cambogia#Thailandia#XX secolo#Storia del '900#reporter#giornalismo#giornalisti#Khmer Rossi#vita#aneddoti#coraggio#cronisti#viaggiare#racconti di viaggio#Pol Pot#corrispondenti di guerra#Asia#Indocina#intellettuali#toscani#curiosità#testimonianze
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Sono il tipo di persona che se combatte per se stessa si sente spietata, un mostro. Però sono pure assurdamente convinta di dovere qualcosa a quella me stessa, e lì va in tilt l’algoritmo. Non so come uscirne. Valerio ha provato a mostrarmi l’alternativa, quella in cui avrei dovuto sentirmi a posto con lo spazio che occupo, ma alla fine la sua malattia era più importante di me, forse è per questo che abbiamo fallito. O forse è per questo che lui poteva permettersi di provare ad insegnarmelo, non lo saprò mai. Ad agosto ad un certo punto è morto il signore senza volto che occupava il letto di fianco al suo in terapia intensiva, per me lui era solo il rumore del monitor dietro la tenda di plastica e un’altra cosa molto più umana: il volto scavato e rugoso della moglie che incontravo fuori, in quella terribile sala d’attesa. Lei non avrà mai un nome per me, lui sì: si chiamava Roberto. Quando lui è morto Valerio stava un po’ meglio, e mi ha raccontato di aver fermato la moglie per esprimerle la sua vicinanza. Lei le ha dato un bacio sulla fronte e le ha detto “adesso sono una cittadina libera, perché non si è mai liberi fin quando una persona che si ama soffre”. Io ho paura che sua madre sia stata sollevata dalla sua morte - ne ho paura perché purtroppo lei è sempre stata una figura problematica, ne ho paura perché lo sembra, perché lo è davvero. Ma è normale, siamo esseri complessi e viviamo esperienze che portano sempre dentro ambivalenze, sia io che Valerio non siamo mai sfuggiti a questo genere di consapevolezze. Ma forse ne ho paura soltanto perché ho paura del mio di sollievo, e mi chiedo dove cazzo sia, combatto con quello che di me è sopravvissuto alla sua morte, mi scavo dentro a mani nude per scovare la mia parte di colpa, e mi incazzo peggio perché ancora non la trovo, perché so che deve essere lì da qualche parte. Poi però trovo che ci sia anche dell’altro, una colpa più neutra, il dolore di sapere che a me non è cambiato niente, o poco, quantomeno nei fatti. Il lavoro operato su me stessa per costringermi a fare i conti col fatto che Valerio non poteva più essere il mio pilastro, tre anni fa. Questi tre anni a prendermi il meglio ed il peggio, la sensazione di vuoto derivante da quell’apprendimento forzato: non è il caso di chiamarlo, chiamerà lui. E lui poi chiamava, ma erano i suoi momenti per me, i momenti in cui ero chiamata ad essere per lui, momenti in cui mi dava tantissimo e prendeva quel poco che avevo da dargli, che - lo so - per lui era tantissimo. Lui era tantissimo per me, ma non potevo dipendere da lui, non potevo nemmeno farci affidamento. La prima parte dovrebbe essere normale: l’amore non è dipendenza, giusto? Io però ero stata così pronta a farlo, quando il suo corpo ancora ce lo consentiva. Lo farei anche adesso se potesse essere qui, se potesse contenermi, se potessi contenere lui. Quindi credo di non essere sollevata dalla sua morte, sono portata a credermi sincera, anche se mi pare inaccettabile - il conflitto. Al contrario, però, penso senza remore che la sua morte mi abbia davvero liberata, e per questo mi sento in debito con questo tempo, col momento presente, con quello che stabilirò come normale per i prossimi anni. È difficile. Vorrei darmi il tempo per piangere. Non ci riesco. Ho pianto tantissimo tre anni fa, ho pianto più quando è morta quella speranza di quanto non abbia fatto adesso, che lui è davvero un racconto chiuso, senza possibilità di scrivere nuove pagine. Forse sto strumentalizzando la sua morte, come ho provato invano a fare anche con quella di papà, forse sono un mostro, e adesso non ho più scusanti per chiedere al mondo di lasciarmi stare, nessun alibi in più. Forse ho ragione io e la vita è davvero solo questo, farsene qualcosa di quello che ci succede - qualcosa come qualsiasi cosa, basta che ci cambi. Perché le cose morte non possono più farlo, e quelle vive sono costrette a subire il cambiamento anche quando sono inermi. Io credo di avere questo problema: non mi accetto inerme. Mi ci sento sempre però.
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Accettare di essere un essere umano e non una creatura eterea significa accettare che il proprio corpo emette degli odori non sempre piacevoli. Odoro, allora, la mia pelle anche se non profuma come vorrei e mi dico: questa sono io (?) e per la prima volta non c’è sensazione di schifo o paura di essere schifosa. Sogno, questa mattina, di sanguinare “dalle parti intime” – come dico in maniera delicata alla psicologa – nel sogno dico che volevo liberarmi in tutti modi di quella bambina abbandonandola da qualche parte ma non ci sono riuscita e allora ho dovuto abortire, credo che fosse sottinteso che avessi abortito spontaneamente. Confesso alla psicologa che interpreto il sogno come un avere ucciso la mia necessità di dover essere una bambina, dato che in questo ultimo periodo è un pensiero a cui mi sto dedicando parecchio, aver ucciso la necessità di dover essere per forza la bambina che non sono mai stata, necessità alla quale mi ci stavo aggrappando in maniera quasi disperata. La psicologa ne dà una lettura interessante: sognare di sanguinare “dalle parti intime” e quindi il menarca potrebbe significare l’accettare di diventare donna, che per farmi prendere in considerazione non devo fare i capricci, puntare i piedi, ma che posso gestire le situazioni in maniera equilibrata ed adulta perché adesso mi vedo prima di tutto io e quindi di conseguenza anche gli altri. Mi piace sempre come risuonano le mie parole, le mie riflessioni, in lei, quello che mi restituisce è sempre qualcosa di arricchente, che mi stimola a pensare qualcosa di inedito o riconsiderare qualcosa a cui avevo pensato e/o mi era già stato detto. Allora voglio crederci che sto accettando di essere una donna, di non essere più una bambina che va protetta ma un’adulta che può: che può scopare, che può viaggiare, che può fare un tatuaggio se ha voglia, che può tagliare i capelli e colorarseli di fucsia se ne ha voglia, che può lavorare fuori e costruirsi una vita. Essermi liberata di un qualcosa che ormai era diventato un peso mi ha fatta sentire enormemente leggera anche se ancora non so bene come gestirla. Ma non voglio gestirla, semplicemente voglio vedere quel che mi si pone davanti e cercare di sfruttarlo meglio che posso a mio favore. E soprattutto non voglio privarmi di qualcosa per delle paure irrazionali, eccessive.
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Gli dei lanciano i dadi, ma non domandano se vogliamo partecipare al gioco.
Non vogliono sapere se hai lasciato un uomo, una casa, un lavoro, una carriera, un sogno.
Gli dei non badano al fatto che tu vuoi avere una vita in cui ogni cosa sia al proprio posto,
in cui ogni desiderio si possa esaudire con il lavoro e la pertinacia.
Gli dei non tengono conto dei nostri piani e delle nostre speranze.
In qualche luogo dell’universo, loro lanciano i dadi e, casualmente, vieni scelto tu.
Da quel momento in poi, vincere o perdere è solo questione di opportunità.
Gli dei lanciano i dadi e liberano l’amore dalla sua gabbia.
Questa forza può creare o distruggere, a seconda della direzione in cui soffiava il vento
nel momento in cui si è liberata dalla prigione. L’amore può condurci all’inferno o in paradiso,
comunque ci porta sempre in qualche luogo. É necessario accettarlo, perchè esso
è ciò che alimenta la nostra esistenza.
Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti:
non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli.
É necessario ricercare l’amore la dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore,
giorni, settimane di delusione e di tristezza. Perchè nel momento in cui partiamo in cerca dell’amore,
anche l’amore muove per venirci incontro. E ci salva. E nell’amore non esistono regole.
Possiamo tentare di seguire dei manuali, di controllare il cuore, di avere una strategia di comportamento.
Ma sono tutte cose insignificanti. Decide il cuore.
E quando decide è ciò che conta.
Paulo Coelho
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Essere caregiver è allo stesso tempo la mia più grande condanna e fortuna. Mi ha fatto sviluppare empatia, una sensibilità molto forte, un'attenzione a dettagli di abusi che altrimenti non avrei notato, ma a che prezzo? Il carico emotivo di trent'anni di vita in un ambiente depressivo non è leggero e per quanto scappi lontano ti resta incollato alle spalle, come i brillantini dei lavoretti Natale che riescono a farsi spazio ovunque anche quando pensi di essertene liberata. Aver scelto un lavoro un ambito sociale ha acuito quelle sensibilità e mi chiedo chi sto cercando di rispettare non chiamando i servizi sociali.
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L'età moderna ha comportato anche una glorificazione teoretica del lavoro, e di fatto è sfociata in una trasformazione dell'intera società in una società di lavoro. La realizzazione del desiderio, però, come avviene nelle fiabe, giunge al momento in cui può essere solo una delusione. È una società di lavoratori quella che sta per essere liberata dalle pastoie del lavoro, ed è una società che non conosce più quelle attività superiori e più significative in nome delle quali tale libertà meriterebbe di essere conquistata. In seno a qussta società, che è egualitaria perché tale è il modo in cui il lavoro fa vivere gli uomini, non c'è classe, aristocrazia politica o spirituale da cui possa partire una restaurazione delle altre capacità dell'uomo. Persino i presidenti, i re e i primi ministri considerano le loro funzioni come un lavoro necessario alla vita della società, e anche tra gli intellettuali sono rimasti solo pochi individui isolati a considerare il loro lavoro come un'attività creativa piuttosto che come un mezzo di sussistenza. Ci troviamo di fronte alla prospettiva di una società di lavoratori senza lavoro, privati cioè della sola attività rimasta loro. Certamente non potrebbe esserci niente di peggio.
Hannah Arendt - Vita Activa
#Hannah Arendt#Vita Activa#filosofia#filosofia contemporanea#oggi piove talmente tanto che ho skippato la palestra e mi sono messa a leggere un poco sotto le coperte#vita lavorativa
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Ogni tanto i demoni del passato tornano a farmi visita.
Pensavo di essermene liberata e invece eccoli lì, nascosti e pronti a uscire quando meno me lo aspetto.
Io li chiamo demoni perché li immagino come esseri mostruosi, enormi, deformi, che mi inglobano e non mi fanno respirare. La mia psi li chiama traumi; PTSD. Adesso direbbe: Ali, trasforma il tuo dolore in qualcosa di positivo, di utile. Hai così tanto potenziale e neanche te ne rendi conto.
Grazie A.F. , mi stai salvando la vita ma al momento non riesco a vedere queste capacità di cui parli. Sento solo il dolore che mi logora.
Ho così tanta voglia di vivere e al tempo stesso così tanta paura.
#compagnia#domandine#fatemi compagnia#sfogo#tumblr italia#fatemi qualche domanda#come distrarsi#post sfogo#momento sfogo#scusate lo sfogo#frasi dolore#frasi vita#frase mia#troppi pensieri#pensiero mio#ansia#depressione#domande anonime#consigli#actually autistic#salute mentale#autistic awareness#autismo#psicoterapia#writers on tumblr#art therapy#stanchezza mentale#caos#mental heath awareness
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Passiamo una vita a spegnere.
Di tutto.
Emozioni, sogni, sorrisi, urla, sguardi. Il fuoco che abbiamo dentro.
Per poi renderci conto, ad un certo punto, che siamo nati per accendere.
Abbiamo una tigre dentro di noi
che ruggisce per essere liberata.
La teniamo in gabbia, al guinzaglio. Stiamo ben attenti a tenerla buona, a bada il più possibile. E se inizia a muoversi, la puniamo.
La vogliamo far zittire, immobilizzare, morire. Spegnere.
Non sappiamo più come si fa ad accendere.
L'entusiasmo, la saggezza, la quiete.
Perché siamo abituati a buttare acqua sul fuoco. Subito!
Crediamo di doverlo controllare per paura di bruciarsi. E ci perdiamo così tutto lo spettacolo delle sue scintille.
Per spegnere, dobbiamo impiegare una marea di energie.
Quando invece basterebbe osservare quel fuoco scoppiettante, gustarsi il calore e accarezzare la nostra tigre arrabbiata per sentirci vitali, traboccanti di forze, accesi di vita.
È il momento di lasciare galoppare libero il nostro cuore, di farlo andare verso praterie sconfinate, di fidarci del suo saggio intuito, di farlo nitrire di gioia incontenibile!
È ora di sfamare di vita la nostra belva interiore!
- Elena Bernabè
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DALLA PAGINA FB DI VINCENZO ESPOSITO
Non hai perso l’amore della tua vita.,
"L'anima gemella!".
Hai solo perso un narcisista che stava prosciugando la tua vita. Non una "fiamma gemella" o l'anima affine: un predatore con il camuffamento giusto. Aprire gli occhi su questo è la chiave per ritrovare davvero te stessa/o.
Lui (o lei) era un attore impeccabile, con una maschera pronta per ogni occasione. Ti sembrava di conoscerlo davvero? Ah, ma quella era solo una recita. Quello che hai visto alla fine, quello che ti ha lasciato svuotata e confusa, quello è il suo vero volto.
La sua "gentilezza"? Una strategia. Il suo "fascino"? Solo un modo per trattenerti. Ogni promessa sussurrata, ogni risata condivisa era lì per un unico scopo: catturarti nella sua ragnatela. E tu, anima genuina, ci sei cascata, come molti prima di te.
Ma sotto la facciata, cosa faceva realmente? Si nutriva delle tue emozioni, della tua energia, della tua empatia, come un parassita che si attacca e risucchia fino all'ultimo pezzetto di autostima. Ti sentivi forse "amata"? No. Sei stata oggetto di una manipolazione calcolata. La tua gentilezza e i tuoi pensieri più puri sono stati sfruttati, non condivisi.
Quello che hai vissuto non è stato amore; è stato un dramma teatrale tossico, con lui nel ruolo del protagonista. Ogni tua battaglia per farti ascoltare e comprendere era solo una scena di una trama senza lieto fine. Le sue manipolazioni sottili, il ricatto emotivo, il silenzio punitivo, le continue critiche... non erano gesti d’affetto. Erano strumenti di controllo, manovre per tenerti sottomessa.
E poi, l’infedeltà, le bugie, il costante bisogno di triangolarti con altri per farti sentire INADEGUATA... Non erano “piccoli errori”, ma il suo vero modo di relazionarsi. La tua vulnerabilità era la sua linfa vitale, e ogni volta che ti umiliava o sminuiva la tua sofferenza, lo faceva intenzionalmente per farti dubitare di te stessa.
Quindi, no, non hai perso una "persona speciale". Ti sei liberata di un abisso tossico, di una zavorra emotiva che, se fosse rimasta, avrebbe continuato a risucchiarti fino a lasciarti senza forza. Uscire da questa trappola ha richiesto coraggio e una resilienza incredibile, e devi ricordarlo a te stessa ogni giorno.
I narcisisti non amano nessuno, nemmeno loro stessi, per quanto ci tengano a far credere il contrario. Se avessero una vera stima di sé, non sentirebbero il bisogno di ridurre l’altro a niente per sentirsi importanti. Non sono che vuoti a perdere, riflessi di qualcosa che non c'è.
Ora, tocca a te riscoprirti, ritrovare la forza per abbracciare relazioni sane, fatte di amore vero, di rispetto, e di autenticità. Meriti di essere vista, ascoltata e capita, di essere apprezzata e rispettata. Meriti un AMORE che ti arricchisca, non uno che ti consumi.
MERITI L'AMORE PER TE STESSO, e questo deve venire necessariamente da Te.
Dedicato a te, Uomo.
Dedicato a te, Donna
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" La constatazione di non possedere un sentimento all'altezza dell'accadere tecnico può indurre ciascuno di noi a una ritirata emotiva che assume come regola della propria vita quello che uno “sente”. A determinare questa scelta è il bisogno di proteggere la propria vita che si sente assediata dalle crescenti pressioni esercitate dalla razionalità tecnica, per difendersi dalle quali non si vede altro rifugio se non nel proprio sentimento, legittimato dalla propria biografia. Un criterio, questo, che, in quanto biografico, si sottrae a ogni discussione e a ogni verifica. In questo modo, proprio partendo dall'“Io sento”, ciascun individuo cerca di produrre un mondo a sua immagine e somiglianza, realizzando così quell'autosufficienza che lo porta a sciogliere ogni legame con gli altri e, come effetto del progressivo assorbimento in se stesso, a perdere i contatti con il mondo comune e con la società.
Il collasso della vita sociale finisce con il mettere a rischio anche la vita interiore, quella intima, perché quando le emozioni e i sentimenti sono guidati da una fantasia che si sente libera, semplicemente perché si è liberata dalle verifiche imposte dall'esperienza comune del mondo, questa fantasia non tarda a sconfinare nelle allucinazioni che, in assenza di un mondo comune, si affermano indisturbate. In un’atmosfera caratterizzata da un diffuso senso di irrealtà, i soggetti hanno l’impressione di poter realizzare i più avventati voli della fantasia, perché sono stati rimossi gli ultimi ostacoli ai desideri più arbitrari, creando così una realtà conforme ai propri sogni che non tarderanno a rivelarsi come paurosi incubi. "
Umberto Galimberti, Il libro delle emozioni, Feltrinelli (collana Serie bianca), settembre 2021. [Libro elettronico; corsivi dell’autore]
#Umberto Galimberti#Il libro delle emozioni#filosofia#letture#educazione emotiva#sentimenti#pulsioni#età della tecnica#educazione sentimentale#etica#morale#formazione#saggi#ritirata emotiva#razionalità#società#vita sociale#interiorità#fantasia#libertà#esperienza#mondo#senso di irrealtà#desideri#sogni#intellettuali italiani#umanesimo#leggere#saggistica#libri
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“Sono una Donna Bella,
di una bellezza che non svanisce.
L’ho meritata, scoperta, raccolta come
un gioiello nella polvere, l’ho liberata e fatta splendere. Non l’ho riconosciuta per anni, sebbene sentissi che era là.
Ora abbaglia e prospera.
Sono sana, capace, indipendente,
forte eppure ancora così fragile,
sconfitta da un sospiro.
Il mio corpo è quello di una creatrice:
angoli che incontrano curve,
durezza che sfocia nel morbido.
Sono madre, figlia, sorella,
amante di me stessa.
Accogliente e coraggiosa,
io espando il mio cuore.
Il mio corpo è la mia casa,
la mia casa un santuario alla vita,
confortevole, caldo e ricco di tesori.
Mio è l’aroma di spezie calde
catturato nel vento,
mia la risata che vola attraverso la porta. Condivido me stessa
soltanto con quelli che mi rispettano
per come sono e proteggo me,
la mia casa ed il mio tempo dagli invasori. Cerco il mio centro nel mezzo del caos, addestro alla pace i cani selvatici
che mi urlano nella mente.
Uso il potere per il bene più grande,
lascio libera la rabbia in situazioni neutrali, senza alcun innocente sulla linea del fuoco. Sto imparando come persistere
e quando lasciare andare;
sono pronta a sentire la profondità e l’ardore
di tutte le emozioni svegliarsi in ogni nervo
e non ho più paura.
La mia bellezza e la mia forza trascendono età, tempo e forse anche questa vita.
Ogni giorno sono nuova, ancora più a casa dentro di me. Attimo per attimo,
io creo il mio mondo.”
(Karen Andes)
Post di goshantishanti tumblr
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