#Valle della Loira
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vecchiorovere · 24 days ago
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"Eugénie Grandet" è uno dei romanzi più celebri di Honoré de Balzac, pubblicato per la prima volta nel 1833. Fa parte del vasto ciclo narrativo de "La Comédie Humaine", un'opera monumentale che Balzac ha dedicato a rappresentare la società francese del suo tempo.
Il romanzo è ambientato nella cittadina di Saumur, nella Valle della Loira, e racconta la storia di Eugénie, una giovane donna che vive sotto il giogo del padre, Félix Grandet, un uomo estremamente avaro e manipolatore. La trama si sviluppa attorno alla vita monotona e opprimente di Eugénie, che viene sconvolta dall'arrivo del cugino Charles, recentemente orfano e senza un soldo. Questo incontro risveglia in Eugénie sentimenti di amore e ribellione, portandola a scontrarsi con l'autorità paterna.
Balzac utilizza la figura di Grandet padre per criticare l'ossessione borghese per il denaro e il potere. La sua avarizia non solo rovina la vita della figlia, ma rappresenta anche una critica più ampia alla società del tempo, dove il valore delle persone è spesso misurato in termini di ricchezza materiale. La descrizione dettagliata della vita provinciale e delle dinamiche familiari rende il romanzo un ritratto vivido e realistico della Francia post-rivoluzionaria.
Honoré de Balzac nacque il 20 maggio 1799 a Tours, in Francia, da una famiglia borghese. Suo padre, Bernard-François Balzac, era un funzionario pubblico, mentre sua madre, Charlotte-Laure Sallambier, proveniva da una famiglia di commercianti parigini. Balzac trascorse un'infanzia solitaria e difficile, segnata dai frequenti disaccordi tra i genitori.
Dopo aver frequentato il Collège des Oratoriens a Vendôme, Balzac si trasferì a Parigi, dove studiò diritto. Tuttavia, la sua vera passione era la letteratura. Dopo alcuni tentativi falliti di affermarsi come drammaturgo, Balzac iniziò a scrivere romanzi sotto vari pseudonimi. La sua carriera letteraria decollò con la pubblicazione di "Les Chouans" nel 1829, il primo romanzo che firmò con il suo vero nome.
Balzac è noto per il suo stile di vita frenetico e per la sua incredibile produttività. Lavorava spesso per lunghe ore, alimentato da caffè nero, e scriveva in modo compulsivo. La sua opera più famosa, "La Comédie Humaine", è una serie di quasi cento romanzi e racconti che offrono un ritratto dettagliato della società francese del XIX secolo. Tra le sue opere più celebri si trovano "Le Père Goriot", "La Cousine Bette" e, naturalmente, "Eugénie Grandet".
Nonostante il successo letterario, Balzac ebbe una vita personale tumultuosa, segnata da numerosi debiti e relazioni amorose complicate. Nel 1850, sposò la contessa polacca Ewelina Hańska, con la quale aveva intrattenuto una lunga corrispondenza. Purtroppo, Balzac morì pochi mesi dopo il matrimonio, il 18 agosto 1850, a Parigi.
Balzac è considerato uno dei padri del realismo nella letteratura europea. La sua capacità di creare personaggi complessi e di descrivere con precisione la società del suo tempo ha influenzato molti scrittori successivi, tra cui Émile Zola, Charles Dickens e Marcel Proust.
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alessandrocorbelli · 9 months ago
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Protesta agricoltori: Trattori in strada dalla Polonia alla Francia @alessandro.corbelli" su Digital News 24 on YouTube
Protesta degli agricoltori: trattori ancora in strada dalla Polonia alla Francia (Digital News 24) 15/02/2024Centinaia di trattori hanno manifestato per le strade di Wroclaw, in Polonia, davanti al ministero dell’Agricoltura a Madrid, in Spagna.Altri, hanno bloccato l’ingresso del castello di Chambord, nella Valle della Loira, in Francia.(redazione digitale) #digitalnews24 #news #cronaca …
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gradozero · 1 year ago
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Villandry gli orti e i giardini
l castello di Villandry è un affascinante castello rinascimentale situato nella regione del Centro-Valle della Loira, in Francia. Questo castello è particolarmente noto per i suoi spettacolari giardini, che occupano tre livelli distinti. I giardini di Villandry sono suddivisi in tre tipi principali: l’orto, il giardino d’acqua e il giardino ornamentale. Questi giardini offrono ai visitatori…
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queerographies · 1 year ago
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[Il castello di Axel][Cristiano Pedrini]
Il castello di Bretesche è uno dei luoghi più suggestivi della valle della Loira. Il suo passato è scandito da fasti e glorie, ma un mistero è racchiuso nelle sue mura.
Il castello di Bretesche è uno dei luoghi più suggestivi della valle della Loira. Il suo passato è scandito da fasti e glorie, ma un mistero è racchiuso nelle sue mura. Gestire il maniero, di proprietà della famiglia de Sauve, è compito della governante Marine, aiutata nelle ultime settimane da Fabien, assunto come giardiniere per curare gli eleganti giardini del castello. Con il passare dei…
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tour7-blog · 2 years ago
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Viaggio in Francia: alla scoperta dei Castelli e dei Vigneti della Valle della Loira
La Valle della Loira è una regione spettacolare del nord-ovest della Francia, ricca di storia, cultura e bellezza naturale. Conosciuta come il Giardino di Francia, questa zona è famosa per la sua miriade di castelli, giardini incantevoli e campagne rigogliose, il che la rende la meta ideale per un viaggio in Francia indimenticabile. Valle della Loira ItinerarioUn itinerario comune per esplorare…
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ris8lifestyle · 2 years ago
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Cointreau cambia veste ma non gusto
Un perfetto connubio tra l’eleganza francese, la joie de vivre e le linee contemporanee è alla base della nuova shape di Cointreau L’Unique. #ris8 #ris8lifestyle #magazine #drinkresponsibly #cointreauchangeseverything #cointreau #unique #didyouknow
Un perfetto connubio tra l’eleganza francese, la joie de vivre che contraddistingue il brand e linee contemporanee. Questa è la filosofia alla base della nuova shape di Cointreau L’Unique, l’inconfondibile triple sec a base di arance. Nato nelle distillerie di Angers Saint-Barthélemy-d’Anjou, nella Valle della Loira, dall’esperienza di Édouard Cointreau, fondatore della storica Maison Cointreau…
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cento40battute · 3 years ago
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In Francia, destinazioni ecosostenibili
In Francia, destinazioni ecosostenibili
La Voie Verte francese Si è appena conclusa la Settimana Europea dello Sviluppo Sostenibile 2021 ma in Francia le suggestioni green non si arrestano. 13 regioni francesi partecipano alla Campagna 2021 per il rilancio del turismo “Quel che conta davvero”. Scopriamole insieme Viaggiare in tutte stagioni, riscoprendo la storia, attraversando percorsi naturalistici, senza per questo doversi…
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taifunu · 4 years ago
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Flores en blanco y negro by Montse Estaca
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twocorndogs · 8 years ago
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Cheverny Dogs by GIUSEPPE VIARIZZO
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zinicaviaggi · 3 years ago
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Il castello di Chenonceau si trova nella Valle della Loira, ed è uno di quei luoghi da vedere almeno una volta nella vita. Sia per i suoi giardini famosi in tutto il mondo, che per la sua storia unica. È chiamato infatti anche il “Castello delle dame”, perché nel corso dei secoli è stato amato, amministrato e protetto da grandi donne, da Caterina de’ Medici a Madame Dupin. Tutte riuscirono a proteggere questo capolavoro architettonico dalla distruzione e dalle guerre. Uno spettacolo impossibile da dimenticare, che scopriremo nel nostro viaggio tra i magnifici Castelli della Loira. Per informazioni “Castelli della Loira e Chartres”: 🖥 Visita https://bit.ly/LoiraChartres 📞 Chiamaci allo 050 501677 🌍 [email protected] #viaggiguidatiboscolo #boscolodestinazioni #francia #valledellaloira #chenonceau #castello #boscolo #viaggi #viaggiaresempre #zinicaviaggi #viaggiaconzinica https://www.instagram.com/p/Caw7AiJKO5G/?utm_medium=tumblr
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daniela--anna · 4 years ago
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Il castello di Chenonceau (/ʃənõ'so/) è un castello situato nei pressi di Chenonceaux nel dipartimento dell'Indre e Loira nella Valle della Loira in Francia. È classificato come Monumento storico di Francia dal 1840 (il parco dal 1962).
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gbalzaro · 2 years ago
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Ludovic Alleaume (1859-1941)
Ludovic René Alleaume nasce in una famiglia di artisti ad Angers, nella valle della Loira, nella Francia occidentale. Suo padre Auguste Symphorien Alleaume era un orologiaio di talento e sua madre Rose Hodée un’artista. Ludovic studiò arte ad Angers con l’artista Eugène Brunclair, poi si iscrisse all’École des Beaux-Arts di Parigi, dove fu ammesso ai laboratori di Ernest Hébert e Luc-Olivier…
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lasko2017 · 3 years ago
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Castello medievale Saumur/ Valle della Loira/ Francia https://www.instagram.com/p/CW3pREUo_bZpaisuBNXrinBMc44SKpvzglAk8A0/?utm_medium=tumblr
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cento40battute · 2 years ago
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La natura come stile di vita
La natura come stile di vita
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carmenvicinanza · 3 years ago
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Leonor Fini, artista libera e dissacrante
https://www.unadonnalgiorno.it/leonor-fini/
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Leonor Fini è stata un’artista poliedrica e cosmopolita del secolo scorso. Tanti i campi in cui si è cimentata, pittura, scenografia, scrittura, è stata illustratrice e disegnatrice.
Un tema costante che ha accompagnato la sua esistenza è stato quello delle maschere, del travestimento come gioco ma anche come fuga e stratagemma per sfuggire alle difficoltà.
La sua è stata una lunga vita vissuta con grande libertà assecondando i suoi impulsi e desideri. Ha scandalizzato, provocato, indomita e fiera. Amante del nero e di abiti ondeggianti, di cappe e mantelli, tanti scatti la vedono in posa come un’istrionica femme fatale.
Leonor Fini nacque a Buenos Aires il 30 agosto 1907, il padre era argentino di origini beneventane e la madre triestina di origini tedesche. I genitori si separarono presto e in maniera molto conflittuale. Aveva solo due anni quando sua madre scappò da quell’uomo violento riportandola in Italia, nella sua città natale. Il padre lottò fortemente per riprendersi la figlia, al punto da attuare un tentativo di rapimento. Per evitare che potessero portargliela via, la madre la portava in giro travestita da maschietto.
La consuetudine precoce al mascheramento, lasciò il segno in tutta la vita in cui creò per se stessa abiti concepiti come maschere, per scandalizzare, per nascondersi o per trasformarsi in una di quelle creature femminili quasi mitologiche che furono spesso al centro della sua arte.
Leonor Fini iniziò a disegnare fin da piccola. Una lunga malattia agli occhi che la costrinse a restare nell’oscurità per alcuni mesi, potrebbe essere stata la causa scatenante delle sue visioni oniriche.
Imparò l’anatomia nell’obitorio di Trieste, espose per la prima volta a 17 anni. Per un periodo si trasferì a Milano, dove fu in contatto coi più importanti artisti dell’epoca. Ebbe una relazione con Achille Funi conosciuto dopo aver creato un mosaico per il Palazzo della Triennale.
Dal 1931, Parigi divenne la sua patria d’elezione. Christian Dior, che ai tempi era un gallerista, le organizzò una mostra nel 1932 e le fece conoscere Elsa Schiaparelli, l’esuberante stilista con cui nacque una grande affinità culminata nel ’36 con la creazione della boccetta del profumo Shocking, fra i più famosi dell’epoca.
Entrò in stretto contatto con l’ambiente dei surrealisti, anche se non si unì mai ufficialmente al movimento, forse a causa degli atteggiamenti misogini del teorico del gruppo André Breton.
Tutta la sua vita e la sua carriera artistica furono all’insegna della libertà e della sperimentazione, per misurarsi nei territori creativi più diversi.
Si legò sentimentalmente allo scrittore André de Mandiargues, presentatole da Henri-Cartier Bresson: un legame libero e costellato di viaggi.  Peggy Guggenheim la introdusse al MoMa di New York dove partecipò alla mostra Fantastic Art, Dada and Surrealism.
Sposò Federico Veneziani da cui si separò presto. In uno dei suoi viaggi nel Principato di Monaco, durante una prima teatrale conobbe il console Stanislao Lepri che, innamoratosi follemente di lei, decise di lasciare la sua professione per dedicarsi alla pittura. Tornata a Roma, firmò i costumi di varie opere liriche, e strinse un’amicizia con Elsa Morante che durerà tutta la vita. Ben presto la neonata coppia si trasformò in un trio in cui entrò a far parte uno scrittore polacco, Kostantin Yelensky. Il loro fu un indelebile triangolo amoroso, una convivenza che durò per ben trentasette anni, fino alla morte di Lepri, nel 1980.
In seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo essere stata ospite di Salvador Dalí, nel Nord della Francia, tornò in Italia. A Roma divenne la protagonista della ritrattistica ufficiale del bel mondo capitolino. Alternava la mondanità cittadina a lunghi soggiorni estivi passati presso la torre di Anzio, sul lungomare laziale oppure presso il monastero abbandonato di Nonza, in Corsica. Qui riuniva i suoi amici più intimi per dei veri e propri sabba basati sul travestimento, sulla fotografia, sulla pittura e sul disegno.
A Parigi è stata protagonista di mostre internazionali, venne ritratta da Dora Maar e Man Ray, Lee Miller e Cecil Beaton. Per Les demoiselles de la Nuit, Leonor Fini creò costumi e maschere ispirati a una delle più grandi passioni della sua vita, i gatti. Anche Federico Fellini, fu affascinato dalla sua figura,le fece disegnare i costumi di una scena di Otto e mezzo.
Negli anni romani spiccano i ritratti di Alida Valli a seno scoperto, di Valentina Cortese e dell’amica Anna Magnani.
Verso la fine degli anni settanta, le scelte di Leonor Fini si spostarono verso tematiche più introspettive, la cosiddetta Kinderstube, la Camera dei ricordi, figure femminili sospese tra la sfinge e la bambola circondate da esseri inquietanti e asessuati che sembravano uscite da un allestimento teatrale per un’opera di Ibsen.
Negli ultimi anni della sua vita si ritirò in una fattoria nella valle della Loira assieme ai suoi 19 gatti.
Si spense il 18 gennaio 1996 a Parigi. Per rendere un ultimo poetico omaggio al suo amore, dispose di essere seppellita tra i suoi due amanti. Aveva fatto costruire un piccolo mausoleo a tre per restare con loro in un abbraccio eterno.
Il suo legame con il teatro, i suoi romanzi surrealisti, la sua passione per il disegno e la fotografia, i suoi tanti amori, il suo essere libera e dissacrante, come il suo originale concetto di fedeltà e l’amore per la vita, mostrano una personalità unica che, valicando i confini dell’arte si è collocata di diritto tra le figure più interessanti del Novecento.
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ufficiosinistri · 3 years ago
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Brevetti
Ci trovavamo dopo la pioggia con le nostre biciclette, aspettando che le strade, attorno a noi, si asciugassero. Di solito sceglievamo la pensilina della fermata del pullman, l’ultima della valle. Era stata appena costruita e due giorni dopo i vandali erano arrivati con le loro scritte, le loro gomme da masticare attaccate alle panche di ciliegio. Alcune gomme da masticare, in un secondo momento, vennero bruciate: un istinto piromane ci caratterizzava. C’era chi aveva la mountain bike nuova ed io ero uno di questi. Dondolavamo annoiati sui nostri mezzi, rimanendo coi piedi piantati a terra e tenendoci ai manubri. Andare in bicicletta era indispensabile per potersi muovere su quella conformazione territoriale. Anche il paese era mollemente adagiato su una pendenza, come se fosse uno straccio gettato sulla pila di vestiti da mettere in lavatrice: era tutto un saliscendi di stradine che costeggiavano massi, stalle, case diroccate, campi di ortiche. Passando sotto archi e torri, sbucando nelle campagne. “Poi questa ha il Brevetto Ursus”. Simone mi indicò lo stemma regale, che sembrava un timbro in ceralacca, inciso su una giuntura del manubrio della sua Bianchi Predator verde e nera. I suoi occhi azzurri reggevano due foltissime sopracciglia bionde. “Beh, bello!”, gli risposi, senza sapere nemmeno che cazzo fosse, il Brevetto Ursus. Pensai fosse sicuramente qualcosa che arrivasse da qualche congregazione torinese, alla fine dell’autostrada. Le sue sopracciglia si aggrottarono, come per farmi capire che avesse inteso stessi fingendo una reale stima nei suoi confronti. Dopo la pioggia, in montagna, si sentono, tra le nuvole che si aggrappano ancora ai costoni cercando di scaricare le ultime cartucce d’odio, cascate che di solito non esistono. Si sentono scrosciare lontane, illuminate dal sole: sembrano tanti squali che risalgono in superficie per cacciare l’ingenua preda. Non riesci subito a scorgerli, devi passare con lo sguardo ogni anfratto della valle che ti circonda, per riuscire a trovarli. La vita di questi corsi d’acqua improvvisati non dura molto, di solito un giorno o poche ore, se la pioggia cessa anche in quota, sopra le nuvole. In quel lasso di tempo, però, stravolgono l’equilibrio dell’intero paesaggio che siamo soliti assorbire. In queste giornate di pioggia sembra strano, d’estate, udire gli uccelli cantare.
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Vorremmo smettessero, per far loro conservare la voce per le giornate di sole, che prima o poi arriveranno. Vorremmo anche che gli acquazzoni facessero sparire i rumori della natura, lasciando spazio solo a quelli delle macchine, allo strepitare delle tapparelle che vengono abbassate, dei cancelli che si chiudono alla domenica sera quando torni a casa dopo essere stato dai tuoi genitori. Ounas nasce nei paesi della Loira, quei luoghi da gita delle superiori, la prima gita, tra le prime. Le gite scolastiche fuori città e internazionali, durante le quali i pranzi sono sempre, tassativamente, al sacco e dei costretto a mangiare panini con il formaggio che ti si attacca ai denti e la frutta diventa marcia, se non la finisci a tempo debito, prima di arrivare all’ora di cena. i sacchetti sono di carta, bianchi. L’acqua è calda. Poi passa al Bordeaux, ai Girondini, nella terra dove Dordogna e Garonna si uniscono per creare un estuario chiamato Gironda. Uno dei più grandi del monto, per giunta. I Girondini, durante la Rivoluzione Francese, erano paragonabili ai moderni liberali, i bottegai, i banchieri. Quelli che non scioperano, quelli che hanno sempre da lamentarsi. Invisi ai Montagnardi, i più radicali, i più materialisti. Nel suo vagare, Adam Ounas non ha avuto ancora l’occasione, di diventare un Montagnardo. Per un squadra sola, per una fede che non sia quella africana. Ci vorrebbe un minimo di coerenza, per evitare il disamore. Dove nasce la Garonna? Sui Pirenei, vicino a Lourdes, penso, non ne sono così sicuro. Ci sono passato una volta, da Lourdes, era notte e credevo di vedere, attraverso il finestrino dell’automobile, le sue luci. Me le ricordo bluastre, disperse sul crinale della collina o della montagna che fosse. I Pirenei hanno avuto il merito di conservare tra le loro vette, vivi, gli ultimi esemplari di Gipeto, un rapace che fa cadere le ossa dei cadaveri per farle sfracellare al suolo e poi essere in grado di succhiarne il midollo. Ounas nel frattempo sceglie di giocare per l’Algeria, come hanno fatto moltissimi giocatori della sua generazione, nati in Francia ma maghrebini di origine. I Fennecs, così li chiamano, gli algerini della nazionale di calcio. Che giocano con Ounas e Mahrez sulle fasce, ma anche con dei centrali di centrocampo con piedi buoni e coraggio da vendere come Feghouli e Bennacer. Un’Olanda sahariana, capace di giocare al pallone e formata da volti cupi, che hanno dovuto effettuare delle scelte per poter fare ciò che li faceva stare bene. Pranzo al sacco o meno, gita scolastica nei Paesi della Loira o no, io il Brevetto Ursus me lo sognavo, all’epoca. Avrei dovuto, innanzitutto, capire a cosa servisse, ma non credevo di avere tempo per farlo.
“Ho scelto con il cuore, non ho dovuto pensarci molto. Molti giocatori scelgono sin da subito la nazionale francese, ma per me non è stato così”.
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