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#Un mondo di sguardi
fashionbooksmilano · 6 months
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Un mondo di sguardi
Gianluigi Sosio
copia 56/100, 180 pagine + CDRom, 30x21,5cm
euro 80,00
email if you want to buy [email protected]
… e poi gli sguardi e la necessità della loro emozionante ricerca.  Sguardi fugaci e indecifrabili, sguardi che sfuggono per non rivelare segreti e sguardi taglienti come spade, traboccanti di dignità e di vita.  Sguardi che raccontano schegge d’esistenza, sguardi talvolta così simili, anche se incontrati agli opposti angoli del mondo, da restituire quasi un senso di familiarità, un significato più profondo e completo al mio mondo.  Negli occhi di quelle persone ho visto ciò che non si può toccare, emozioni che si possono rivivere o raccontare solo attraverso le immagini. Scorci che lasciano solo intuire senza mai definire, regalando a chi guarda la libertà di cogliere quel tutto e quel niente che prende forma solo nell’intimità più profonda, tra le pieghe della propria sensibilità.  Uno sguardo è un momento unico ed irripetibile, un attimo che basta a se stesso, un impalpabile contatto empatico che viene fissato attraverso la luce per restituire, in un lampo, un mosaico fatto di colori e di misteri. Non solo fatti ma vite, non solo pezzi di mondo ma visioni del mondo.  Davanti a certi volti ci si trova costretti ad andare oltre i singoli avvenimenti per approdare ad esistenze intere, una dopo l’altra, anima dopo anima.
17/03/24
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parolerandagie · 5 months
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Vedersi
Negli sguardi deve esserci la volontà, la volontà di vedersi.
Che guardarsi è facile, è una reazione neurale ad un impulso, basta avere gli occhi.
Vedersi, invece, è un’intenzione, è uno sforzo, una scelta: di capirsi, di validarsi, di riconoscersi.
In un mondo di anonimato nascosto, vedersi (e lasciarsi vedere) è una scintilla di rivoluzione.
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bludichartres · 1 month
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aggiornamento per i naviganti
nell'aria l'odore di pioggia è prepotente, i tuoni si trascinano cupi, sanno di un presagio che non ancora arriva.
L'attesa delle gocce dilata il tempo, nella penombra di una casa arcaica con pareti di pietra pianifico il mio viaggio. I vicini discutono in un dialetto che capisco appena, lei fuma troppe sigarette, li ho conosciuti solo stamattina ma ha una voce roca che sa di latrato. Finalmente ho staccato dal mondo, da domani torno a discendere sugli appennini puntando a sud. Amo queste montagne minori, con strade e persone dimenticate, amo ogni paese spopolato con i bar perennemente aperti. Amo gli sguardi indagatori riservati solo allo sconosciuto. Amo le voci, i loro racconti... È ora che mi Immerga.
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smokingago · 4 months
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“Come possiamo... Tenere nascosta La nostra intesa... Ed è in certi sguardi Che s'intravede l'infinito...
Tutto l'universo obbedisce all'amore...”
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‘E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici’
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"Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio mi hanno insegnato a risalire."
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"Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te, io sì, che avrò cura di te."
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Franco Battiato
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neropece · 5 months
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“the chinese dress” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Le strade lastricate di ciottoli grezzi e le facciate logore dei palazzi antichi costituivano lo sfondo mutevole per la sua passeggiata senza meta. Lei, una figura solitaria in un abito cinese bianco ornato da eleganti pavoni colorati, si muoveva con una grazia discreta, i suoi lunghi capelli lisci e neri scivolavano lungo la schiena come un fiume d'ebano.
Nessuno poteva dire chi fosse o da dove venisse. La città, con la sua atmosfera intrisa di storia e di segreti, sembrava accoglierla con un sussurro sommesso di benvenuto. Era come se fosse destinata a vagare tra le strade tortuose, un'estranea ammaliante in un mondo di sogni e illusioni.
I suoi passi erano misurati, una danza silenziosa tra i vicoli tortuosi e le piazze affollate. Non c'era fretta nei suoi movimenti, solo una calma contemplativa mentre assorbiva l'atmosfera della città che viveva e respirava intorno a lei.
Attraversò antichi vicoli lastricati, dove le pietre portavano i segni indelebili del tempo. Il profumo del pane appena sfornato si mescolava con l'odore pungente del caffè, che si alzava dalle piccole caffetterie nascoste tra gli edifici storici. La vita quotidiana pulsava nelle strade, una sinfonia di voci, odori e movimenti che creava un tappeto vivente sotto i suoi piedi.
La donna bruna si fermò di fronte a una chiesa antica, le sue guglie si stagliavano contro il cielo color turchese. Un sorriso sottile sfiorò le sue labbra mentre osservava i dettagli scolpiti nella pietra, testimoni silenziosi di secoli di storia e devozione umana.
Continuò il suo cammino, incrociando sguardi fugaci con gli abitanti della città. Ogni sguardo raccontava una storia, un frammento di vita vissuta, di speranza e di dolore. C'erano occhi luminosi pieni di gioia e occhi stanchi segnati dalla fatica, ma tutti parlavano lo stesso linguaggio universale dell'umanità.
La luce del pomeriggio si attenuava gradualmente mentre la donna bruna si avvicinava al fiume che attraversava la città. Le acque scure riflettevano timidamente i raggi del sole, creando un gioco di luci e ombre sulle sue sponde. Si sedette sul parapetto di pietra, lasciando che il suono rilassante del flusso d'acqua cullasse la sua mente.
Chissà cosa avesse portato quella donna bruna nelle strade di quella città? Forse era alla ricerca di qualcosa o forse semplicemente seguiva il flusso della vita, senza sapere cosa il destino avesse in serbo per lei. Ma in quel momento, sotto il cielo che si tingeva di arancione e rosso, accanto al fiume che scorreva placido, era semplicemente una presenza, un'anima in viaggio nel labirinto delle esperienze umane.
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO SECONDO - di Gianpiero Menniti
PARADIGMI DELLA RAPPRESENTAZIONE
Due modi d'interpretare, non solo il tema religioso ma il proprio tempo: simbologie opposte.
Il Cristo di Piero della Francesca è una rappresentazione di onnipotenza disincantata, la forza della verità che si erge, maestosa eppure solitaria e rassegnata, lascia dietro di sé le tracce del mondo sconfitto dalla sterile condizione dell'umanità immersa nel sonno della ragione.
Risorgere potrebbe apparire inutile.
Eppure, è il segno potentissimo che rivela la radicalità della scelta, tra salvezza e morte.
Al contrario, il "Risorto" di Paolo Veronese è trionfante, posseduto dalla mistica ascesa al cielo, ormai incurante delle vicende terrene, come un dio pagano si erge al di sopra della materialità e delle miserie umane, avvolto nella luce che acceca e spaventa, mentre l'angelo sul fondo, in una scena lontana, indica alle pie donne il compimento del disegno divino.
Il primo è un Cristo messaggero che invita gli uomini a destarsi per contemplare la dualità della storia e la necessità della scelta.
Ed un Cristo che imprime la sua "auctoritas" sulla realtà terrena in una plateale, solida fissità capace di suscitare un ineluttabile moto di conversione.
Il secondo è un "redentore" che offre il mistero della sua resurrezione come implacabile superiorità del divino sull'umano, come luce sulle tenebre, come leggerezza che vince la "gravitas" dell'esistenza terrena.
Ma che guarda in alto.
E si lascia contemplare nella sua apoteosi.
Due narrazioni della cristianità, opposte, inconciliabili.
Tra la severità che accoglie e l'alterità che allontana.
- Piero della Francesca (1416-1492): "La Resurrezione",1460-1465, Museo Civico, Borgo San Sepolcro (AR) - Paolo Veronese (1528-1588): "La Resurrezione di Cristo",1570 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
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junjourt · 9 months
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A Manuel e Simone
Chi non vi ha seguiti sin dalla prima stagione non potrà capire l'amaro e la delusione che ha lasciato questa seconda stagione a tantissimi di noi. Non può capire quanto amore abbiamo visto nei vostri occhi sin da quella scena meravigliosa in cui Manuel ha tatuato il braccio di Simone, che porterà per sempre un segno di Manuel, il primo amore, sulla pelle. Non può comprendere la paura che abbiamo visto negli occhi di Simone quando ha capito che non era vero che non era capace di amare, perché si era innamorato di uno come lui. Perché si era innamorato di Manuel, un ragazzo che, nonostante gli errori, ha permesso a Simone di dire che innamorarsi è una delle cose più belle del mondo. Un ragazzo spaventato dall'amore che Simone poteva dargli, perché non era abituato a sentirsi amato se non da sua madre, non era abituato a qualcuno che pensasse che lui vale. E questa paura l'ha portato a fare tanti sbagli, ma nonostante tutto ha sempre fatto in modo di proteggere Simone, perché lui è il suo "più amore", perché con lui "è diverso". La paura non li ha separati e li ha resi l'uno il porto sicuro dell'altro. E loro sono poi diventati il porto sicuro di tante persone, di chi sperava di vedere finalmente una degna rappresentazione della bisessualità o di chi, semplicemente, grazie a loro ha ritrovato una passione, qualcosa che lo smuovesse in un periodo buio, o ha trovato degli amici veri. Vedere loro, leggere i commenti e i meme sulla loro storia mi hanno salvata dal baratro dell'apatia in cui ero caduta in quel periodo. Vorrei tanto poter dire "Non prendertela, è solo una serie", ma purtroppo non è così, perché loro e Un professore hanno significato tanto per me.
E invece, dopo le prime puntate che ci avevano tanto fatto sperare tra gelosie, sguardi, un continuo cercarsi e sostenersi reciproco, tutto sembra essere crollato. Simone per un po' è rimasto un personaggio piatto col solo scopo di stare dietro a Mimmo. Manuel, invece, stava avendo la bellissima storia del padre e la sorella ritrovati. Poi il nostro Simone è tornato con la malattia di Dante, mentre Manuel è stato massacrato con la trama del rapimento di Lilli e il suo essere bloccato in una relazione che volevano far passare per grande storia d'amore, ma in realtà è stata solo tossica.
È questo che ci meritavamo?
Manuel dimenticato da Anita, Dante e Simone mentre affrontava DA SOLO il dolore causato da una verità taciuta per 18 anni? Manuel preso dai sensi di colpa per aver accidentalmente messo nei guai una ragazza, che però non fa che sminuirlo e non si preoccupa nemmeno di come sta?
Simone che a lungo ha dovuto affrontare il dolore per la malattia del padre DA SOLO?
Manuel e Simone che avevano una storia già scritta, Manuel che aveva un percorso che sembrava già pronto e che invece, non si sa per quale motivo, sembrano aver voluto dare a Mimmo (introdotto forzatamente, portando a un buco di trama enorme) creando, tra l'altro, continui parallelismi con la trama dei Manuel e Simone della prima stagione?
Eppure quelle poche scene che ci sono state di Manuel e Simone insieme, anche se durate pochissimi secondi come se avessero paura di farceli vedere (certo, che senso avrebbe far vedere che ti stanno privando di una cosa così grande?) sono riuscite a farmi emozionare più di qualsiasi altra interazione avuta dai loro personaggi.
Non riuscirò mai a farmene niente di qualsiasi altra coppia quando so che avremmo potuto avere loro, Manuel e Simone. Perché loro dovevano essere i nostri Pol e Bruno. Ma sembrano essersi dimenticati di Pol.
Spero solo che questo non sia davvero un addio. Vi amerò sempre, in tutti gli universi. E anche voi vi amerete in tutti gli universi, anche se in questo non avranno il coraggio di mostrarcelo.
Non vi lascio, va bene? Non vi lascio perché vi voglio bene.
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susieporta · 25 days
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Nove di Denari
"La Passione interiore per l'Amore"
Ci stiamo inoltrando nella potente "ondata autunnale".
E le prime "scosse energetiche" sono oltremodo rappresentative di ciò che andremo ad affrontare nei prossimi mesi.
Non sarà certo una passeggiata.
Conosciamo l'intensità di questo Viaggio. Abbiamo percorso lunghi tragitti sottoposti alla forza di queste frequenze.
Sono scombussolanti, travolgenti, a tratti debilitanti.
Esse, quando penetrano nel nostro Sistema, lo modificano.
Per sempre.
I prossimi mesi saranno altamente trasformanti. Si moltiplicherà la potenza di questo movimento cosmico.
E faremo i conti con la Verità più e più volte. Con occhi spalancati. Senza filtri. Senza distorsioni.
Ma tra ieri e oggi questo è stato chiaro.
Siamo oltre la metà del percorso di rinnovamento cellulare e i temi che emergono dalle profondità, sono proprio quelli più reconditi, più sopiti, più nascosti. Quelli che avevano innescato "bombe" distruttive nel corso della nostra Vita, ma che non riuscivamo mai ad afferrare, ad individuare, a riportare alla memoria e all'associazione di Coscienza.
Tutti i nostri gesti, le nostre avventure su questa Terra sono per anni rimaste legate alla "simbologia". Sono frutto di associazioni, di schemi inconsci, di eredità genetiche, di automatismi appresi. Di ricordi.
Siano questi Simboli di origine antica o di "fattura contemporanea", essi si muovono in ogni nostro passaggio di apparente "scelta".
Lo schema sa. Noi spesso non sappiamo.
Siamo totalmente all'oscuro di ciò che muove i nostri passi, i nostri sguardi, le nostre parole, i nostri dolori.
Siamo "analfabeti simbolici".
Imparare ad interpretare i nostri meccanismi inconsci è un lavoro a tempo pieno.
Non si spezza un meccanismo malato, con una pillola.
Occorre perseveranza e lucidità, volontà e coraggio.
Lo schema vorrà sempre "tornare indietro", riportarci nella zona di sicurezza e ripetitività. E' il suo compito preservare i confini del movimento e dell'esperienza.
Occorre la sincera voglia di "risolvere", non di metterci una pezza ogni tanto.
Questo è un Tempo che, se speso nella giusta Direzione interiore, "trasforma il Piombo in Oro".
Ma non da solo.
Non senza l'impegno dell'Incarnazione a partecipare attivamente alla "processo di riabilitazione".
La stanchezza e la fatica, oltre che la Resistenza, fanno parte di questo Viaggio solo se non ci siamo fino in fondo appassionati all'obiettivo, se non lo abbiamo "sentito" dentro come Missione, come Compito, come Opportunità di Rinascita.
Non c'è esperienza più bella che annaffiare giorno dopo giorno le piantine del nostro orto. Anche quando trasportare l'acqua diventa un'impresa. Anche quando fa caldo e vorremmo starcene rintanati in casa. Anche quando non vediamo ancora alcuna pianta germogliare.
La "determinazione muove il Mondo".
La Spada del Maschile ci guida e ci sprona a proseguire con sguardo fiero e posato.
E no.
Non è vero che "capitano tutte a noi".
Non è vero che... "speriamo siano solo cose belle".
Le "cose" accadono. Non sono "né belle né brutte".
Sono schemi. Schemi che risuonano bene, o schemi che vanno modificati nella loro struttura d'origine.
Le "cose" che accadono sono esattamente ciò che il nostro "potere creativo" è in grado di portare nella Materia.
E se siamo ancora ingabbiati dentro a schemi disfunzionali, già possiamo intuire cosa ci proporranno come ennesima esperienza.
La differenza è che l'Autunno amplificherà di cento volte tanto il nostro potere creativo sulla Materia.
La Materia si renderà particolarmente duttile e i nostri piani energetici vedranno moltiplicata la loro forza e capacità di imprimere la Generatività nel quotidiano.
A voi le degne conclusioni.
Completiamo con volontà e passione le pulizie interiori.
Sarà fondamentale "creare" con Coscienza, Purezza d'Intento e Amore nella Materia.
Ci accorgeremo subito se il lavoro tanto sudato nei mesi precedenti, ha davvero scalfito le nostre zone d'Ombra più resistenti e "intoccabili". Sarà chiaro, limpido, lampante.
Non lesinate sul "lavoro interiore". Mai.
Aiutate il vostro nucleo Originale a manifestarsi nel modo più autentico, più connesso, più libero da interferenze possibile.
E non dite: "Sono stanco".
No, non sei stanco. Sei demotivato. E' diverso.
Ritrova la Passione per te stesso e per i tuoi immensi obiettivi e vai.
Sfodera la tua Spada Lucente e, con sguardo fiero, affronta.
Perderai? Apparentemente sì, tante relazioni, tanti luoghi, tante parti di te stesso.
Ma non saranno una "perdita". Esse saranno un tassello in più alla tua crescita e alla tua prossima realizzazione interiore.
Saranno "Vita".
Mirtilla Esmeralda
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dottssapatrizia · 1 year
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Ci sono legami celati al mondo...
che stringono le anime...
e lasciano i segni
come fantasmi
li senti nel buio di un sospiro...
persi in quegli sguardi nel vuoto...
sono l'ossigeno dei giorni persi.
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perpassareiltempo · 8 months
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Un legame di sguardi e di silenzi li univa tra le ombre di quella casa, alla fine di una strada isolata dove si prendevano cura l'uno dell'altro, lontani dal mondo.
Carlos Ruiz Zafón
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scorcidipoesia · 7 months
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La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
ruota un moto di danza e di dolcezza,
aureola di tempo, arca notturna e sicura
e se non so più quello che ho vissuto
è perché non sempre i tuoi occhi mi hanno visto.
Foglie di luce e spuma di rugiada
canne del vento, risa profumate,
ali che coprono il mondo di luce,
navi cariche di cielo e di mare,
caccia di suoni e fonti di colori,
profumi schiusi da una cova di aurore
sempre posata sulla paglia degli astri,
come il giorno vive di innocenza,
così il mondo vive dei tuoi occhi puri
e tutto il mio sangue va in quegli sguardi.
Paul Eluard
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neropece · 9 months
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“pigeon lady” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Nel mezzo della piazza, dove il selciato antico fa da cornice al verde cittadino, una signora avanzava con passo misurato. La sua figura era avvolta da abiti scuri e il vento mattutino sollevava delicatamente i pochi capelli che uscivano da un cappello di lana grigio. 
Aveva in mano un sacchetto di pane raffermo, e ogni tanto, mentre camminava, strappava piccoli pezzi e li gettava sul suolo. I piccioni, che sembravano aspettarla, si avvicinavano rapidamente, formando una danza aerea di ali e piume. Le piccole creature erano la sua unica compagnia in quella piazza, dove la vita si svolgeva al ritmo lento delle giornate domenicali.
Nonostante la solitudine apparente, la signora non sembrava affatto sola. Ogni volta che un piccione si posava sul palmo della sua mano per prendere un pezzo di pane, i suoi occhi si illuminavano di un calore e di un affetto che pochi avrebbero potuto comprendere. 
Un giovane con una macchina fotografica in mano, seduto su una panchina poco distante, la osservava. Avrebbe potuto essere il narratore di questa scena, un osservatore esterno di quella semplice bellezza che permeava l'aria. Ma come spesso accadeva in questi momenti, non c'era bisogno di parole o di immagini per catturare l'essenza di ciò che stava accadendo.
La signora continuò a nutrire i piccioni, e ogni gesto sembrava essere un rituale, un modo per connettersi con il mondo che la circondava. Per un momento, la piazza, con i suoi rumori e le sue persone, scomparve. Restò solo lei, i piccioni e quel pane raffermo che diventava simbolo di un amore incondizionato e di una cura silenziosa.
Poi, con l'ultima briciola gettata, la signora si fermò e si voltò verso il giovane fotografo. I loro sguardi si incrociarono per un istante, e in quel breve momento, entrambi compresero che avevano condiviso qualcosa di speciale. Poi, con un sorriso sereno, la signora proseguì il suo cammino, lasciando dietro di sé un'atmosfera di pace e di semplicità che avrebbe persistito per tutto il resto della giornata.
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ARTISTI NASCOSTI - di Gianpiero Menniti
LA FRAGILITÀ DELLA CONCHIGLIA
Se c'è bellezza nel mio "mestiere" di critico d'arte, ebbene questa giace tra angoli dimenticati, sotto mucchi di cose che nascondono sguardi incantati sul mondo.
Sono tracce di artisti rimasti nell'ombra, in un tempo carsico che scorre dimenticato.
Ne incontro tanti che lasciano passare la luce.
Pochi, invece, come suoni improvvisi nel silenzio: è il primo segno.
Un cenno timido.
E il silenzio perde la malinconia: diventa forma sospesa.
È fragile, tra i primi raggi di luce, di occhi nuovi.
L'espressione si fa parola e apre l'incanto su una soglia inesplorata oltre quale nessun passo è stato mai tentato.
Così, una inaspettata bellezza si rivela oltre la forma del dipinto ma nella sua voce.
Racconta, fino a riempire occhi avidi del gesto, del colore, della scena e, sopra ogni cosa, del pensiero incerto, misteriosa perla, sorprendente fragile difesa della conchiglia.
Presto rivelerò le opere e il volto di una nuova, antica artista.
Nel frattempo, un'immagine - e dettagli - lasciata dai suoi occhi.
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Sotto il cielo d'ottobre
noi due
lungo l'orlo del mare.
Le onde
come voci antiche
mormoravano segreti nell'aria.
Il vento che sfiorava i nostri volti
come le carezze d'un tempo perduto.
Il sole,
stanato dietro un tramonto
tingeva d'oro il crepuscolo.
I nostri sguardi,
intensi
mutevoli
come l'acqua riflessa,
si incrociavano
nel silenzio profondo
creando un'armonia senza tempo
tra noi e il mondo che ci circondava.
Era un momento sospeso,
come una poesia di Pascoli,
dove la natura e l'amore
si fondevano
in un'unica melodia.
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corrilibero · 4 months
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Eravamo lì perché è lì che volevamo Essere.
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L'adrenalina che si prova sulla linea di partenza di una gara storica come il “Passatore”, che il prossimo anno compirà 50 anni, è qualcosa che non si può raccontare.
Puoi essere arrivato fin qui tranquillo e sereno, ma quando entri in griglia e inizi pian pianino a cercare quella che, nella tua testa, è la migliore posizione per partire, l'emozione si fa sentire. Nell'aria si percepisce quella tensione che fa vibrare la voce e che accende gli sguardi dei tanti amici che non vedevi da tempo: ci si saluta, una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un abbraccio… è bello rivedersi, ma non raccontiamoci bugie, siamo tutti qui per altro e non vediamo l'ora di partire.
Non c'è nulla di epico o di eroico, anche se qualcuno prova a raccontarcela in un altro modo. Non siamo qui per salvare il mondo, non ci siamo schierati dietro la linea di partenza perché siamo l'ultimo baluardo dell'umanità nella battaglia contro le forze del male anzi… molto probabilmente siamo qui proprio perché, da qualche parte nelle nostre profondità, si nasconde quel "malessere" che non riusciamo in nessun modo a vincere se non in quei pochi momenti di grazia che ci regala la Corsa.
Parte il conto alla rovescia, l'ultimo sguardo d'intesa al socio, giusto per ricordargli che qualsiasi cosa succederà ci si vede domani in piazza a Faenza e… via si parte!
Le strade sono strette, il tifo nei pressi alla partenza è galvanizzante, sgattaiolo come posso tra i tanti corridori, tanti quanti sono i pensieri del momento, e si attacca la prima salita, quella che mi porterà in circa 1h40 in cima alle Croci.
Sto bene, mi sento in ottima forma e finalmente ora si scende. Lascio andare le gambe fino a Borgo San Lorenzo è da lì che inizia la seconda ed ultima (più o meno) salita impegnativa, quella che mi porterà al Passo della Colla.
Ed è quasi al termine di questa salita, che via via si fa sempre più impegnativa, che arriva "la crisi"; la stavo aspettando, senza girarci troppo intorno, la verità è che ci iscriviamo a queste gare soprattutto per incontrare "la crisi".
Chi sostiene il contrario, mente!
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"Benvenuta crisi",  vediamo di trovare il modo di metterci d'accordo perché io non ho nessuna intenzione di fermarmi qui, che mi aspettano a Faenza.
Il resto del viaggio è tutto in salita, anche se il profilo altimetrico racconta un'altra storia. Dopo il cambio d'abito, riesco in qualche modo a correre fino a Marradi e di lì a poco sarò in Romagna. In qualche modo arrivo a San Cassiano: mancano circa 20 km… è fatta.
Impiegherò parecchio tempo prima di raggiungere il traguardo e passerò sotto l'arco dell'arrivo, felice e soddisfatto, alle 03:47:01 di domenica 26 Maggio.
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È stata una notte lunga e impegnativa, passata a correre sotto un inaspettato cielo stellato; è stata, come qualcuno mi ha suggerito, una stupenda "sera dei miracoli".
Non sono un eroe, e non credo lo sia nessuno di quelli che sono partiti da Firenze e in qualche modo, chi prima chi dopo, sono arrivati a Faenza.
Eravamo lì perché è lì che volevamo essere, perché ci piace questo sport essenziale dove ci sei tu, la strada e poche altre cose che non si raccontano, ma si corrono.
CORRI LIBERO!
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canesenzafissadimora · 11 months
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Ti tengo fra le cose che non si mostrano, quelle che non possono essere descritte a parole, ti ho trovato un posto nel mio cuore, è un angolo riparato, dove non arrivano sguardi indiscreti, una stanza dove posso entrare solo io, per guardarti e per custodirti, senza suscitare reazioni, clamori o gelosie. Ti proteggo dai giudizi di chi non può capire, ti lascio solo per me, per desiderarti e sognarti come forse tu neanche immagini, faccio finta che tu sia davvero mio, senza complicazioni, costruisco una casa anche se so che non è possibile abitarci insieme, so che non si può annullare una distanza inevitabile, che la vita va così e che il mondo non è qui dentro ma fuori, dove gli occhi difficilmente si incrociano e le parole sono imprigionate.
A volte penso sia inutile conservare desideri impossibili ma, alla fine, cedo sempre alla mia debolezza e mi addormento solo immaginando il mio cuore accanto al tuo.
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Laura Messina
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