#Saltimbanchi
Explore tagged Tumblr posts
fashionbooksmilano · 2 years ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Saltimbanchi
Marie Desplechin, Emmanuelle Houdart
Logos, Modena 2012, 48 pagine, ill. , Rilegato, 28x37,5 cm, ISBN 9788857604411
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
"Accorrete, non abbiate paura in città è arrivato il circo. Siamo saltimbanchi e viviamo alla giornata. Venite a vedere, grandi e bambini, lasciatevi cullare dalle nostre parole: siamo narratori di favole, mescoliamo magia, illusione e poesia. Sotto il nostro tendone tutto è possibile!" 
Le sorelle siamesi, la donna barbuta, il colosso, la lillipuziana, il musicista senza braccia e senza mani… Undici ritratti strani e bellissimi che immortalano artisti circensi come altrettanti inviti a immaginare per loro vite straordinarie e numeri stupefacenti. L’illustratrice ha affidato i suoi personaggi a Marie Desplechin, che ha dato loro un nome e ha inventato per loro un destino necessariamente fuori dal comune: “Emmanuelle ha immaginato e disegnato undici personaggi favolosi. Me li ha affidati. Sono arrivati alla spicciolata, prima le gemelle siamesi, poi l’uomo senza arti e la donna barbuta, poi il colosso, la cartomante e la lillipuziana… Uno dopo l’altro, ho dato a ciascuno di loro un nome e una storia, poi una famiglia che andava formandosi da sola man mano che scrivevo. È stato facile e divertente: ai vari personaggi i ritratti calzavano a pennello! Così abbiamo inventato il nostro circo itinerante, una famiglia profondamente umana, in cui regnano la fantasia, il coraggio, l’ingegno. E, ovviamente, l’amore.” Marie Desplechin
Dal racconto di una vita rocambolesca a un altro, Emmanuelle e Marie intrecciano i legami che uniscono questi saltimbanchi e ci raccontano questo circo con un umorismo tenero e una profonda poesia. Su un tema dalle immagini abbastanza stereotipate, Emmanuelle trova nuove piste per trascinarci al centro di una moltitudine di personaggi favolosi. Le figure rappresentate appaiono insieme stranamente familiari e al contempo molto enigmatiche, ben riconoscibili e tuttavia avvolte da un velo trasparente che ce ne separa; gli sguardi, le pose, gli elementi che li compongono e li circondano ce li rendono lontani e misteriosi. Hanno una presenza magnetica e stupefacente. Ritroviamo qui l’universo ibrido di Emmanuelle Houdart – corallo o vegetale, maschio o femmina, piuma o pelo? – e i suoi motivi ricorrenti – l’uovo, la spugna, i libri. E quando l’immagine potrebbe rivelarsi troppo disturbante o crudele, ecco che il testo di Marie Desplechin interviene a rassicurare. La diversità diventa fonte di fascino e seduzione. E come al circo, ci si stupisce, si trema, si ride con quegli uomini e quelle donne che non sono come tutti gli altri ma sono comunque nostri simili, nostri fratelli.
08/07/23
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram:         fashionbooksmilano
                         designbooksmilano
tumblr:               fashionbooksmilano
                         designbooksmilano
5 notes · View notes
urluch-in-dla-nebia · 3 hours ago
Text
Tumblr media
Arlechìn 🎭 Arlecchino
Tumblr media Tumblr media
Fra le maschere italiane è forse la più conosciuta e popolare. Si tratta anche di una delle maschere più antiche, le sue origini si possono infatti rintracciare nella figura del “diavolo burlone” delle favole medioevali e in seguito nel “buffone” delle compagnie di comici girovaghi alle corti principesche o fra i saltimbanchi e gli acrobati nelle fiere e nei mercati dei sobborghi, sempre affollati di gente in cerca di divertimento. Nativo di Bergamo bassa, parla inizialmente solo nel suo dialetto locale. Il suo vestito era in origine bianco, ma con il tempo a furia di rattoppi con pezzi di stoffa di ogni genere, è diventato quello che oggi tutti conosciamo; un variopinto abito composto da un corto giubbetto e da un paio di pantaloni attillati, entrambi a losanghe e triangoli di tutti i colori. Arlecchino ha un carattere stravagante e scapestrato. Ne combina di tutte, inventa imbrogli e burle a spese dei padroni avidi e taccagni dei quali é a servizio, ma non gliene va bene una. Intendiamoci Arlecchino non é uno stupido; magari è un ingenuo, talvolta forse un po' sciocco, ma ricco di fantasia e immaginazione. In quanto a lavorare nemmeno a parlarne. Però fa lavorare la lingua e molto. I suoi lazzi, le sue battute, le sue ingenue spiritosaggini, fanno ridere a crepapelle tutti quanti. Quando poi non sa come cavarsi da un impaccio o a liberarsi da un guaio, Arlecchino diventa un abile maestro nel far funzionare le gambe; capriole, piroette e salti acrobatici.
Brighèla 🎭 Brighella
Tumblr media
Brighella deve il suo nome al suo carattere attaccabrighe, insolente e dispettoso. E’ il compare di Arlecchino. Entrambi sono nati a Bergamo. Brighella non fa solo il servo come Arlecchino, ma un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti. Così si ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. Elementi caratteristici del personaggio sono la prontezza e l'agilità della sua mente, per escogitare inganni e preparare trappole in cui far cadere il prossimo, tutto questo solo per il gusto stesso di imbrogliare gli altri. E' intrigante, molto furbo e senza scrupoli. Brighella inoltre è un tipo bugiardo, racconta frottole con sicurezza e convinzione che è quasi impossibile distinguerle dalla verità. Inoltre è molto abile nel cantare, suonare e ballare. La giacca e i pantaloni sono decorati di galloni verdi; ha le scarpe nere con i pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri.
Giopì de Sanga 🎭 Gioppino
Tumblr media
La tradizione vuole che sia nato da Bortolo Söcalonga e Maria Scatolera a Zanica, Bergamo, dove vive con la moglie Margì ed il figlio Bortolì. Ha anche due fratelli, Giacomì e il piccolo Pisa 'n braga [Pisanbraga], e i nonni Bernardo e Bernarda.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli. Faccione furbo, rubicondo, vestito di grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che non svolge preferendo guadagni occasionali meno faticosi. Di modi e linguaggio rozzissimi, di buon cuore, porta sempre con sé un bastone che non disdegna di usare per far intendere la ragione, sempre comunque a vantaggio dei piccoli e degli oppressi Gioppino incarna il sempliciotto rozzo ma di buon cuore, pronto a difendere i deboli. Ha assunto, tuttavia, anche una connotazione negativa, come persona furbastra e inaffidabile tanto che nel linguaggio comune si suole dire fare la figura del Giupì di chi non mantiene la parola o usa mezzucci per concludere raggiri di poco conto. Gioppino oltre che essere una maschera è anche un burattino ed è protagonista di moltissime commedie per il teatro dei burattini. .
Meneghìn 🎭 Meneghino
Meneghino è una maschera lombarda che nasce nel Seicento. Impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo ed è assai abile nel deridere i difetti degli aristocratici. Il nome deriva da “domenighin”, appellativo del servo che la domenica era solito accompagnare le nobildonne milanesi a messa o a passeggio.
Meneghino è la maschera tradizionale milanese e come la sua città è generoso, sbrigativo e non sa mai stare senza far nulla. Da lui nasce infatti l'appellativo “meneghini” in riferimento agli abitanti del capoluogo. Ama la buona tavola e davanti ad una fetta di panetùn possono anche salirgli le lacrime agli occhi, non solo perché ne é molto goloso, ma perché gli ricorda la “soa Milàn” e il “so Domm” di cui non smette mai di vantarsi. Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, cappello a forma di tricorno sopra una parrucca con un codino stretto da un nastro, ancora oggi, assieme alla moglie Cècca, trionfa nei carnevali milanesi.
9 notes · View notes
visual-sandwich · 1 year ago
Text
Tumblr media
Antonio Donghi-Piccoli-saltimbanchi-1938
109 notes · View notes
vefa321 · 1 year ago
Text
Sta finendo l'anno, ma io non ho finito...
Sono rimasta indietro appreso alle cose da fare, alla routine didatrice, alla quotidiana e operosa monotonia dei doveri.
Sono qui da qualche parte, chiusa in un corridoio senza vere porte, senza via d'uscita se non quella di rompere i muri...
Sono consapevole dei tanti da fare per stare in equilibrio, per stare sul pezzo come scrivono quelli bravi.
Sono e non sono più, tra il tempo che passa a fare i saltimbanchi, io giocoliere di poche parole in un circo di pallottolieri impazziti, tutti pronti a dare numeri per la tombola della vita mentre la vita si gioca di noi e tiene il banco tirando carte false a più non posso...
Sta finendo l'anno per il tempo che è, io sarò ancora qui, ovunque sia, finire forse non è la chiosa delle cose, finire forse è solo passare ad altro...
J.D
Tumblr media
53 notes · View notes
schizografia · 7 days ago
Text
La mia fede politica si esprime in tre parole. Le monarchie, costituzionali e non costituzionali, mi fanno schifo. Le repubbliche borghesi o democratiche mi fanno schifo. I Re sono saltimbanchi. Le repubbliche ciabatte per tutti i piedi. Il potere temporale se n’andò e buon viaggio. Che altro ci resta? Possiamo desiderare la monarchia per diritto divino? Ci credi tu al Sol dell’avvenire?
James Joyce
4 notes · View notes
ginogirolimoni · 21 days ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Inaugurata ufficialmente l'apertura del Carnevale negli Stati Uniti, presenti clown, saltimbanchi, pagliacci, nani, ballerine, starlette, cheerleaders e musicanti da tutto il mondo. Erano talmente tanti gli invitati, che alcuni sono stati lasciati a casa a giocare col trenino. A grande richiesta escono di prigione tutti i partecipanti all'assalto di Capital Hill, da oggi qualsiasi orda di imbecilli può assaltare impunemente il Campidoglio americano quando gli pare. La festa durerà almeno per i prossimi quattro anni, se i bravi cittadini americani si stancheranno di questo gigantesco circo mediatico, dove guitti, cialtroni, scimmie ammaestrate e altro personale circense danno continuo spettacolo diffuso in tutto il mondo.
2 notes · View notes
fridagentileschi · 2 years ago
Text
Tumblr media
Ho pensato da subito che questa ventata di tendopoli studentesche che stanno sorgendo all'improvviso qua e la come forma di protesta verso il caro affitti, altro non poteva essere che l'ennesima ventata fuoriuscita da qualche deretano targato PD.
La nuova "scorreggia ideologica" trendy in odore di sinistrismo militante, ho sentito puzza di cialtronata piddina non appena ho visto l'ardore con il quale "Ella" si è precipitata con l'armocromista al fianco della protesta, così da fargli fare magari consulenze rateizzabili sulle tinte dei tendaggi, e quanto poco ci ha messo ad arrivare anche quelli del nuovo sindacato italiano della "PDELLE".
L'ennesima "sardinata" di una pletora di soggetti, che debitamente aizzati e "paghettati" dalla solita sinistra, stanno mettendo su un nuovo circo di saltimbanchi finalizzato a gettare un pò di discredito sulla Meloni come se non facesse parte della stessa massoneria e dello stesso gioco politico atto a far credere che in Italia esista una destra e una sinistra e non due facce della stessa medaglia.
SI, perchè gli affitti degli alloggi a questi 4 pagliacci con la tessera giovanile PIDDÌ in tasca, sono andati bene per quasi 11 anni di fila. Come no.
Poi qualcuno ha deciso di risvegliare le larve nelle culle di sospensione fisiologica delle cantine delle sedi PD stile Matrix, così da gettarle nell'agone della battaglia politica, nell'ambito di quella abitudine tipica della fossa bioideologica comunista che prevede l'utilizzo di ogni possibile espediente pur di distogliere l'attenzione e spegnere un qualsiasi risveglio dei propri diritti.
A costo di creare fantasmi, ed aizzarli ogni giorno nelle piazze, siano esse piene di risorse in ciabatte o di quei teneri virgulti debitamente indottrinati ogni giorno in quel feudo comunista ad esclusivo consumo della sinistra, che risulta essere oggi la scuola italiana di ogni ordine e grado.
Che se poi risultasse vero quello che ho letto stamani sulla leader di questo neo movimento, vale a dire che guida la tendomania a Milano quando vive a Bergamo, non potremo far altro che prendere atto della cialtronaggine che si cela dietro a questa ennesima mossa di "Marketting" da parte dei comunisti del PD.
Cialtroni e Ciabattoni. È stata la sinistra dal 68 ad uccidere questo paese: dalla famiglia alla scuola fino alla società con l'invasione dei peggiori della terra e dei peggiori della nostra terra: i comunisti, sia a destra che a sinistra, perché una opposizione vera in questi paese non c'è.
50 notes · View notes
m2024a · 1 year ago
Video
https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/02/la-poesia-deve-alzare-le-proprie.html La poesia deve alzare le proprie barricate contro l'invasione dell'antiumanesimo Soltanto chi come me, o come qualcuno dei miei lettori, ama davvero la letteratura si rende conto, senza ipocrisia, che nella società odierna e per le attuali classi dirigenti la letteratura è diventata un impiccio, un residuato, qualcosa da portare in cantina a riempirsi di polvere. Oggi è, o sembra, tutto finito. Inutile ricordare agli uomini della politica e dell'economia, qualunque sia il loro colore politico, che se l'Italia non è rimasta una espressione geografica, ed è nata in quanto entità storica e statuale è stato soprattutto perché l'hanno sognata, preconizzata, amata i poeti, da Dante a Petrarca, da Foscolo a Manzoni al giovane Leopardi, da Carducci a D'Annunzio, da Ungaretti a Pasolini. Inutile ricordare che l'Italia è prima di tutto la sua lingua meravigliosa e dorata, è il suo patrimonio inesauribile d'anima, d'arte, di poesia, di musica. Sembra che sia chiaro soltanto tra i pochissimi grandi uomini rimasti in Italia, penso a Riccardo Muti. Sono venuti in odio i modelli eccellenti, erosi da un falso egualitarismo straccione, e dal dominio dei social, dove «uno vale uno» e il primo pirla può impunemente apostrofare un premio Nobel: fenomeno che condannò anche Umberto Eco, non sospettabile certo di simpatie per gli «apocalittici» nemici della modernità. La scuola, disastrata in maniera equanime da governi di sinistra e di destra sino all'abominio grillino dei banchi a rotelle, ha ridotto lo studio della letteratura a pochi autori, spesso soltanto del Novecento, ignorando i classici e il loro splendore e, di fronte ad ancora tanti bravissimi insegnanti, c'è sempre qualcuno (a volte ministri come il non rimpianto Franceschini) che preme per dare più spazio a fumettisti, saltimbanchi, cuochi, comici, rapper, trapper, cantautori, dj, influencer: seguendo pedissequamente ogni moda. Si è inventato il binomio scuola lavoro, come se l'insegnamento invece di formare prima di tutto esseri umani nella loro interezza dovesse formare pizzaioli, con tutto il rispetto per la categoria. Il lavoro della scuola era far crescere il sapere e l'anima del ragazzo, la sua comprensione di se stesso, della società, della storia, del mondo. E niente poteva farlo meglio di quell'antico ma sempre nuovo sistema di conoscenza che è la Letteratura. Niente formava di più e più in profondità che leggere poesie e romanzi, grandi strumenti di educazione al destino. Niente formava di più che il pensiero dei grandi, da Machiavelli a Galileo, da Vico a De Sanctis. Intendiamoci, non è che oggi non ci siano più quelli che scrivono poesie e romanzi. Ormai il 90 per cento degli italiani ha pubblicato un romanzo, i social diffondono a piene mani poesia, e chiamano poesia anche ogni incolpevole vagito e belato sentimentale. Ci sono in giro migliaia di sedicenti autori che scrivono tutti allo stesso modo, carino e insignificante, quasi sempre lontani da ogni scossa metafisica, da ogni senso del mistero, da ogni empito fantastico, e riducono il romanzo a qualche bella frase, a qualche trovata, o a tanto lacrimoso patetismo autobiografico. Eppure in questo mare magnum, dove nessuno distingue più niente da niente, ci sono ancora libri appassionanti e autori veri. Fiorisce la letteratura di genere, dove almeno persistono i temi eterni del male, della giustizia, della verità, e che il mercato premia (cosa che è vano vituperare): io leggo con piacere per esempio Donato Carrisi, e quando mi è capitato di conversare con Maurizio De Giovanni ho toccato con lui temi a me cari come il mito con più vivacità che con autori snobbetti e un po' premiati, magari usciti dalla celebratissima scuola Holden. Poeti veri e grandi, penso ad esempio a Milo De Angelis, esistono ancora. E ogni giorno ricevo testi di giovani che credono nella poesia e scrivono in cerca di nuove forme del vivere e di assoluto. Scrittori di alta qualità ci sono, Sandro Veronesi, Antonio Scurati, Eraldo Affinati, per esempio. E ci sono i critici, penso a Giorgio Ficara, a Alfonso Berardinelli, a Massimo Onofri, a Silvio Perrella, per altro saggisti e scrittori in proprio: ma esiste sempre di meno lo spazio editoriale e istituzionale per esercitare l'importantissimo compito della critica, vagliare la produzione letteraria, individuare i valori più forti, non transeunti, seguire gli autori, sostenere una tendenza. Oggi tutto è effimero, volatile, virtuale. Leggero: ma non si dica con criminale menzogna che è la leggerezza di Italo Calvino: tutt'al più è quella di Luciana Littizzetto. A cui preferisco le giovani tiktoker, che quando cinguettano innamorate di un titolo possono anche riservare sorprese, magari stanno rileggendo e rinverdendo un classico... Il vuoto è prima di tutto un vuoto sociale, culturale, spirituale. Ed è da connettersi al crollo dell'umanesimo, che dalla Firenze del Rinascimento sino all'esistenzialismo di Sartre e di Camus aveva innervato la cultura europea. Per molti esponenti del mondo intellettuale l'essere umano non è più al centro della società, l'essere umano intero, in carne ed ossa, con i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue debolezze, la sua follia, la sua capacità di ribellione, di autodeterminazione del proprio futuro. Ed è caduto a picco il senso della Tradizione, che è da modaioli imbecilli vedere come passato e polvere, mentre è conoscenza attiva e critica delle radici e insieme forza propulsiva per proseguire nella costruzione di una civiltà. La letteratura è stata a lungo il midollo spinale (l'espressione è di Jacques Attali) di una Nazione. E certamente di quella Europa che per primo Victor Hugo sognò come «Stati Uniti d'Europa». Senza letteratura, senza poesia, senza il primato dello spirito si configura una società non liquida, come vuole una celebre definizione sociologica, ma smidollata, un'Europa vaso di coccio tra le Potenze del nuovo ordine mondiale, prona di fronte alle insidiose idiozie nichiliste della cosiddetta cancel culture che ha soffiato dall'America in questi anni e alla fine si è rivelata una cultura della cancellazione, o del tentativo di cancellazione, guarda caso, proprio della parte gloriosa della cultura europea, oggi indifesa, incapace di reagire, di ritrovare l'orgoglio e l'amore di se stessa. Per la prima volta nella storia dell'umanità al vertice dei valori, come potere assoluto e incontestabile, è rimasta l'economia, declinata come finanza e profitto. E per la prima volta nella storia dell'umanità tutto il resto viene considerato un ingombro, qualcosa di attardato e inutile: il sacro, l'ideale, la gratuità, il valore, l'onore, la bellezza spirituale, la ribellione: il tesoro millenario della letteratura, da Omero a Borges. Il primato totalitario del profitto non ha niente a che fare col liberalismo che conosco io, quello di Benedetto Croce, Panfilo Gentile, Salvador De Madariaga. È in realtà un feticcio, un idolo, un Vitello d'Oro senza nessun Mosè in vista pronto ad abbatterlo: una irresistibile forza disumanizzante. Il pericolo, senza un nuovo umanesimo per il XXI secolo, è che si corra verso un'era di uomini-macchina, in balia di piccoli desideri indotti dalla pubblicità (e non so ancora per quanto dai miserabili imbonitori elettronici detti influencer), un'era di esseri privi di carne, di anima, di sesso, di radici, di sogni, vacui consumatori di tempo libero, prodotti deperibili e altrettanto deperibili ideologie. Uno strumento di opposizione, di resistenza e forse di contrattacco rispetto alle forze dell'antiumanesimo è la voce legislatrice (anche se mai riconosciuta come tale) della poesia, quell'antico e attualissimo sistema di conoscenza dell'anima e dell'universo che chiamiamo letteratura. Per questo nel disegno dei dominatori tecnologici ed economici del mondo poesia e letteratura non devono valere più niente, non devono avere spazio né ascolto. O, come ho appreso interrogando Chat GPT, opere poetiche e narrative potranno essere prodotte, pulite e anestetizzate, dalla IA, «assolutamente sì». Non so se un disegno così riuscirà. Dico soltanto che se riuscirà, quando saranno abbattute le statue di Virgilio, Dante, Shakespeare, Michelangelo, Goethe, Beethoven, Voltaire, Tolstoj la civiltà europea sarà finita. A me questo disegno non piace, e sono disposto, cari lettori, ad avversarlo sino all'ultimo sangue. All'ultima pagina.
3 notes · View notes
radiosciampli-blog · 10 months ago
Text
siamo possibilità invisibili di giochi di prestigio.... apparire e scomparire nella vita di qualcuno...è l'illusione che ci riesce meglio...saltimbanchi dei nostri circhi gratuiti..in attesa di equilibristi scalzi su anime di fuoco...senza rete. radiosciampli
2 notes · View notes
ambrenoir · 1 year ago
Text
QUANDO L’AMORE È “AMORE”♥️
IL PRIVILEGIO DI AVERLA ACCANTO
di Renzo Arbore
"Sono stato innamorato di una grande artista e di una grande donna. E sono stato fortunato, per aver conosciuto una persona eccezionale che mi ha fatto diventare prima uomo e poi artista, una fortuna, lo dico con il cuore a pezzi, che ora pago con il grande dolore che provo.
Per lei, che era un dono della vita, ho sentito un amore ininterrotto. Io che ho sempre desiderato diventare un artista, stavo con una artista vera, un privilegio unico averla accanto, vedere che le sue scelte erano sempre fatte per migliorarsi; non era artista per ambizione personale o smania di ricchezza, lei viveva l'arte come una missione e per questa ha affrontato grandissime rinunce improntate all'etica, alla bellezza, alla cultura.
Era figlia di un timidissimo vigile urbano che ho conosciuto e lei era riuscita con enorme fatica e rinunciando alle cose futili a coltivarsi. Amava i libri, fino all'ultimo li ha voluti con sé, ai complimenti vacui preferiva quelli del suo pubblico fatto di persone modeste e intellettuali schivi. Andava orgogliosissima, tra i tanti premi, dall'aver ricevuto due volte il Duse, stravolgendo così il regolamento che non consentiva doppioni.
Questi ultimi tre anni, sono stati terribili per lei e anche per me. Nonostante ciò, malata, sottoposta a cure faticosissime affrontate con enorme coraggio, viveva per tornare sulla scena e ha ancora portato al successo tre lavori straordinari: Casa di bambola, Il dolore, un meraviglioso monologo e Filumena Marturano per la televisione. Era una donna vera, con una nobiltà d'animo fortissima. I suoi sentimenti erano puri, s'interessava di piccoli artisti, saltimbanchi, gente semplice, era lontana dalla meschinità, dalle menzogne, dalla cattiveria, dal cattivo gusto.
Lei mi ha insegnato la sua cultura straordinaria e io le ho fatto amare la cultura del Sud. Come i grandi aveva un fortissimo senso dell'umorismo e della musica. Aveva lo swing, una grazia interiore; ballava come nessuna, si aggiornava in maniera che mi lasciava stupefatto, aveva una passione per la sceneggiata, come per Ronconi e Medea, era multiforme. Tutto senza mai un accenno al botteghino, non abbiamo mai parlato di soldi noi due. Oggi la ricorderà Emma Bonino: non si conoscevano bene ma Mariangela l'amava perché riconosceva in lei il suo stesso rigore. Sempre con un sorriso. Quello con cui ci ha lasciato."
Tumblr media
3 notes · View notes
argan-g · 2 years ago
Text
INDEX
CLASSICO E ROMANTICO
William Blake, Newton
Jöhan Heinrich Füssli, L'incubo
Étienne-Luoise Boullée, Progetto per il cenotafio di Newton
Claude-Nicolas Ledoux, Casa delle Guardie campestri
John Constable, La chiusa
e il mulino di Flatford
William Turner, Mare in tempesta
Francisco Goya, Fucilazione
Jacques-Louis David, La morte di Marat
Antonio Canova, Monumento di Maria Cristina d’Austria
Jean-August-Dominique Ingres, La bagnante di Valpingon
Théodore Géricault, La zattera della Medusa
Eugène Delacroix, La Libertà guida il popolo
Lorenzo Bartolini, Monumento funebre della contessa Zamoyska
François Rude, Rilievo dell'Arco di trionfo di Parigi Camille Corot, La cattedrale di Chartres
Théodore Rousseau, Temporale; veduta della piana di Montmartre
Honoré Daumier, Vogliamo Barabba
Constantin Guys, Per la strada
Honoré Daumier, Il vagone di terza classe
François Millet, L’Angelus
Camille Pissarro, Sentiero nel bosco in estate
LA REALTA' E LA COSCIENZA (l’Impressionismo; La fotografia; Il Neo-impressionismo; Il Simbolismo; L’architettura degli ingegneri)
Gustave Courbet, Ragazze in riva alla Senna (Estate)
Edouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe
Alfred Sisley, Isola della Grande Jatte
Claude Monet, Regate ad Argenteuil;
Claude Monet, La Cattedrale di Rouen
Auguste Renoir, Le Moulin de la Galette 
Edgar Degas, L'absinthe
Paul Cézanne, L'asino e i ladri
Paul Cézanne, La casa dell'impiccato ad Auvers (Non Aversa)
Paul Cézanne, I giocatori di carte
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire 
Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all’isola della Grande-Jatte
Paul Signac, Ingresso del porto a Marsiglia
Paul Gauguin, Te Tamari No Atua
Vincent van Gogh, Ritratto del postino Roulin 
Henri de Toulouse-Lautrec, La toilette
Henri Rousseau detto il Doganiere, La Guerra 
Odilon Redon, Nascita di Venere
Gustave Moreau, L'apparizione 
Pierre Bonnard, La toilette del mattino
Auguste Rodin, Monumento a Balzac
Medardo Rosso, Impressione di bambino davanti alle cucine economiche
I pittori della cerchia di Mallarmé
Edouard Vuillard, La pappa di Annette.
James MeNeill Whistler, Notturno in blu e oro: il vecchio ponte di Battersea
L' OTTOCENTO IN ITALIA, IN GERMANIA, IN INGHILTERRA
1. Giovanni Fattori, In vedetta
IL MODERNISMO (Urbanistica e architettura moderniste; Art Nouveau; La pittura del Modernismo; Pont-Aven e Nabis)
1. Antoni Gaudí, Casa Milá a Barcellona
2. Adolf Loos, Casa Steiner a Vienna
3. Antoni Gaudi, Il Parco Güell a Barcellona
L’ARTE COME ESPRESSIONE (Espressionismo; La grafica dell’Espressionismo)
1. Edvard Munch, Pubertà
André Derain, Donna in camicia
Ernst Ludwig Kirchner, Marcella
Henri Matisse, La danza
Emil Nolde, Rose rosse e gialle
Oskar Kokoschka, Chamonix, Monte Bianco
L’EPOCA DEL FUNZIONALISMO (Urbanistica, architettura, disegno industriale; Pittura e scultura; Der blaue Reiter; L’avanguardia russa; La situazione italiana; École de Paris; Dada; Il Surrealismo; La situazione in Inghilterra; La situazione italiana: Metafisica, Novecento, anti-Novecento)
Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
Le Corbusier, Cappella di Nötre-Dame-du-Haute a Ronchamp
Walter Gropius, La Bauhaus a Dessau
Ludwig Mies van der Rohe, Plastico di un grattacielo in verro per Chicago
Ludwig Mies van der Rohe, Seagram Buildings a New York
Tre progetti per il Palazzo dei Soviet. Le Corbusier e Pierre Jeanneret,
Walter Gropius, Bertold Luberkin,
Teo van Docsburg e Hans Arp, Cinema-ristorante L'Aubette a Strasburgo.
Thomas Gerrit Rietveld, Poltrona con elementi in nero, rosso, blu
Pier Mondrian, Composizione in rosso, giallo, blu
Aivar Aalto, Sanatorio a Paimio - Poltrona
Frank Lloyd Wright, Casa Kaufmann a Bear Run 
Pablo Picasso, I saltimbanchi; Les demoiselles d’Avignon; Natura morta spagnola
Georges Braque, Narura morta con l’asso di fiori
Robert Delaunay, Tour Eiffel
Juan Gris, Natura morta con fruttiera e bottiglia d’acqua
Georges Braque, Natura morta con credenza: Café-bar
Marcel Duchamp, Nu descendant un escalier n. 2
Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuità dello spazio
Giacomo Balla, Automobile in corsa
Vasili; Kandinsky, Primo acquerello astratto; Punte nell'arco
Paul Klee, Strada principale e strade laterali
Anton Pevsner, Costruzione dinamica
Naum Gabo, Costruzione nello spazio; Il cristallo
Fernand Léger, Composizione con tre figure
Joan Miró, La lezione di sci; Donne e uccello al chiaro di luna
Giuseppe Terragni, Progetto dell'Asilo Sant'Elia a Como
Atanasio Soldati, Composizione
Constantin Brancusi, La Maiastra 
Amedeo Modigliani, Ritratto di Léopold Zborowski 
Georges Rouault, Cristo Deriso
Marc Chagall, A la Russie, aux anes et aux autres
Pablo Picasso, Guernica
René Magritte, La condizione umana Il
Man Ray, Motivo perpetuo 
Henry Moore, Figura sdraiata
Alexander Calder, Mobile
Ben Nicholson, Feb. 28-53 (Vertical Seconds)
Francis Bacon, Studio dal ritratto di Innocenzo X di Velázquez
Diego Rivera, L'esecuzione dell'imperatore Massimiliano
David Alfaro Sigueiros, Morte all'invasore
Giorgio De Chirico, Le Muse inquietanti
Carlo Carrà, L'amante dell'ingegnere 
Alberto Savinio, Nella foresta
Osvaldo Licini, Amalasunta su fondo blu
Giorgio Morandi, Natura morta con fruttiera
7. LA CRISI DELL'ARTE COME "SCIENZA EUROPEA" (Urbanistica e architettura; La ricerca visiva; La pittura negli Stati Uniti)
Ellsworth Kelly, Verde, blu, rosso
Morris Louis, Gamma Delta
László Moholy-Nagy, Composizione Q XX
Julius Bissier, 25 settembre 1963?
Josef Albers, Omaggio al quadrato
Arshile Gorky, Giardino a Sochi 
Jean Fautrier, Nudo
Jean Dubuffet, Orateur
André Masson, Les Chevaliers
Hans Hartung, Composizione 
Jackson Pollock, Sentieri ondulati
Mark Rothko, Rosso e blu su rosso
Albero Burri, Sacco B. 
Antoni Tápies, Bianco e arancione 
Giuseppe Capogrossi, Superficie 114
Lucio Fontana, Concetto spaziale: attesa 
Alberto Giacometti, Figura
Ettore Colla, Officina solare 
Mark Tobey, Circus transfigured
Georges Mathieu, Cast 
Victor Vasarély, Composizione. 
Kenneth Noland, Empireo 
Clyfford Still, 1962-D
Emilio Vedova, Plurimo n. 1; Le mani addosso 
Robert Rauschenberg, Letto
Mimmo Rotella, Marilyn 
Roy Lichtenstein, Il tempio di Apollo
Andy Warhol, Marilyn Monroe
3 notes · View notes
gcorvetti · 2 years ago
Text
Lunedì di fuoco.
Sembrava che questa estate fosse più finlandese visto che pioveva spesso e di giornate calde tipiche estive non cer ne sarebbero state, invece tra l'umido di ieri e il caldo di oggi sembra che la bella stagione voglia farsi perdonare, speriamo che non sono i classici due giorni belli e poi dieci di pioggia e freddo, l'estate deve essere estate anche se qua non c'è il mare, cosa che mi porta una tristezza infinita. Ma non importa perché ho comunque molte cose da fare e non sto a bighellonare o a cercare scuse le devo fare. Leggendo le notizie, più o meno sempre quelle, leggo che un tale Angelo Duro che di mestiere fa il comico ha imbrattato i suoi stessi cartelloni pubblicitari, quelli del suo spettacolo, a Taormina dove si esibirà questa sera niente poco di meno che al Teatro Antico, quella meraviglia costruita dai greci con scenografia naturale dell'Etna. Ricordo che sto tizio era all'ultimo sanremo come ospite e tanti lo applaudivano online, pensai mai sentito nominare vediamo cosa dice per fare ridere, lo cerco e con mio stupore vedo che oltre a non fare ridere, se lui è un comico io sono Buster Keaton, è un cretino che dice solo brutte parole e ha dei monologhi terrificanti che i miei temi delle medie erano scritti meglio. Li per li, ai tempi del festival, pensai "Va bè tanto il festival è oramai un baraccone di saltimbanchi e nulla a che fare con la musica" ma dimenticai che è comunque una piattaforma mediatica potente, ma sto idiota non pensavo avesse ancora spazio, ripeto se questa è la comicità che vi fa ridere c'è un grosso problema, senza fare nomi ma penso che parecchi comici del passato vorrebbero uscire dalle tombe e prendere sto idiota a calci nel culo. Siamo alla frutta, direbbe qualcuno, no, dico io, stiamo andando verso Idiocrazy su un piano inclinato, nei tempi che viviamo è semplice andare da un qualsiasi social alla tv o sui giornali come fenomeno del momento o nuovo fenomeno perché è una questione di numeri, fai 47836875103847305 visualizzazioni e quindi sei popolare, magari per quei famosi 15 minuti di cui Andy parlava, aveva ragione, perché magari nel video che diventa virale dai il massimo di te, hai il tuo top, il tuo momento magico dove riesci ad esprimerti al meglio, ma se sei un coglione resti un coglione, come quel tizio. Semplicemente direi a Cateno, sindaco di Taormina, di non fare esibire sto stronzo e bloccargli lo spettacolo, una cazzata i politici riescono sempre a tirarla fuori in ogni occasione.
Cambiando discorso, ieri ho visto Il ritorno di Casanova ultimo film di Salvatores, una storia che profuma di tempi che passano, Gabriele è un grande regista e come sempre conferma questa mia frase, mi è piaciuto molto, l'intensità delle immagini e la bravura degli attori principali e dei secondari, Servillo-Bentivoglio ho detto tutto, da al film quell'impatto emotivo che elimina anche i dialoghi intensi che alcune pellicole mettono in risalto per raccontare allo spettatore una storia che si cela dietro tutto il film, dando a chi guarda la possibilità di riflettere sui temi che affronta la pellicola. Bello molto bello, l'ho già detto? Guardatelo, vi metto il trailer.
youtube
2 notes · View notes
saravincius · 14 days ago
Text
Tumblr media
Famiglia di saltimbanchi
autore: Pablo Picasso
1905
olio su tela
 National Gallery of Art di Washington
Corrente artistica: CUBISMO
(PERIODO ROSA di Picasso)
0 notes
alephsblog · 5 months ago
Text
Tumblr media
Ma in Italia abbiamo Sangiuliano, Salvini, Giorgia, Delmastro, Lollobrigida, Urso…la corte dei miracoli promessi da nani, saltimbanchi e ballerine🤡
1 note · View note
agrpress-blog · 1 year ago
Text
Dal 9 febbraio al 26 maggio 2024, Palazzo Merulana, residenza della Fondazione Elena e Claudio Cerasi gestita da CoopCulture, si trasforma in uno scrigno di arte con "Antonio Donghi. La Magia del Silenzio", una mostra curata con maestria da Fabio Benzi. L'evento, prodotto da CoopCulture e sostenuto come main sponsor da UniCredit, presenta un'affascinante collezione di 16 opere di Donghi, provenienti dalla straordinaria raccolta esposta a Palazzo De Carolis. Il contributo della Regione Lazio e il patrocinio di Roma Capitale completano il quadro di un'esposizione imperdibile. Antonio Donghi, eminente interprete del realismo magico in Italia, ha catturato l'immaginario collettivo con la sua fusione di astrattismo e realismo. Dopo un lungo silenzio critico, negli anni ottanta la sua opera ha riacceso l'interesse degli studiosi e del pubblico, conquistando un posto di rilievo nelle rassegne internazionali degli anni venti e trenta. La mostra si propone di esplorare non solo le fonti culturali eclettiche che hanno ispirato Donghi, ma anche il ruolo fondamentale svolto dalle collezioni pubbliche romane nel far conoscere e diffondere la sua arte. Gli affascinanti nuclei espositivi provenienti da istituzioni come la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, la Banca d’Italia, la collezione UniCredit, e la Fondazione Elena e Claudio Cerasi, narrano l'intero percorso artistico dell'artista. Oltre trenta opere, predominantemente acquisite durante le principali mostre del tempo, si uniscono in un racconto visivo unico. La mostra, in particolare, approfondisce il ricco patrimonio pittorico della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che vanta capolavori come "Lavandaie" (1922-23), "Gita in barca" (1934), e "Piccoli saltimbanchi" (1938). Questi dipinti rivelano l'evoluzione artistica di Donghi, un genio chiuso e difficile, ma al contempo creatore di opere intrise di un'atmosfera sospesa e dense di interrogativi. La mostra "Antonio Donghi. La Magia del Silenzio" si configura come un passo fondamentale per approfondire la comprensione del ruolo, del metodo e delle aspirazioni di un artista che ha lasciato un'impronta indelebile nell'arte italiana.
0 notes
chez-mimich · 1 year ago
Text
LA PULCE NELL’ORECCHIO
Non nascondo che mi aveva creato una certa curiosità la scenografia “playgorund” di Guido Buganza, mi dava una certa tranquillità la regia di Carmelo Rifici, mentre il testo di Feydeau non mi entusiasmava certo, ma se vogliamo il vaudeville ha il suo fascino, e un po’ di teatro crasso e “populaire” tra tante astrusità e raffinatezze del nostre teatro può anche non guastare. E invece no, è successo tutto il contrario sabato scorso allo Strehler con la messa in scena di “La pulce nell’orecchio” di Georges Feydau, poiché l’unica cosa a salvarsi, paradossalmente, è stato proprio il testo, perché sul resto occorrerebbe stendere il famoso velo pietoso. A cominciare dal fallito tentativo di Rifici di trasformare uno spettacolo popolare in un genere altrettanto popolare, ma che viaggia inevitabilmente su altri registri, il circo. Non più attori ma clowns, giocolieri, saltimbanchi che, oltre ad essere caratterizzati dalle cadenze dei dialetti regionali italiani, con il torinese che parla di vermouth in torinese, la romana che “intruppa” anziché inciampare e versa lo “schiumante” anziché lo champagne, cercano di far dialogare il pubblico e concedono un po’ troppe capriole ad una pièce sostanzialmente di situazioni e di parola (o di mancanza di parola). Forse Carmelo Rifici, (aiutato nella traduzione e nell’adattamento dal francese da Tindaro Granata), in un delirio di onnipotenza da “quarte parete”, ha creduto per un momento di essere Carlo Emilio Gadda? Forse che il suo scenografo Guido Buganza per un attimo ha fatto finta di essere Slava Polunin? Ci hanno provato ma non ha funzionato. Se si volessero attualizzare i testi teatrali, per quanto meccanicamente complessi ma sostanzialmente prevedibili, come lo sono tutti i plot narrativi di Feydeau si dovrebbe essere geniali o si rischia di metter in scena delle banalità. E questo secondo è il nostro caso. Si è riusciti a far perdere quel poco di apprezzabile che un autore come Feydeau sapeva offrire al proprio pubblico (e che è molto più difficile da offrire al pubblico di oggi), ovvero la costruzione ingegneristica di situazioni comiche che funzionano attraverso ingranaggi di imprevedibilità e sorpresa, il tutto in un “milieu” borghese e parigino messo alla berlina proprio attraverso il comico. Si salvano solo gli attori formati tutti alla Scuola del Piccolo Teatro, sempre professionali e appassionati, nel complesso esperimento fallito, “playground compresi”.
Tumblr media
1 note · View note