#SUPER PRODUTTIVO
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STOP PIGRIZIA e IPNOSI? Ipnosi DCS unica al mondo
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A volte penso che si, è vero che un po' soffro a vivere così, con l'incertezza del domani visto che mi sento una risorsa inutile a lavoro, ma penso anche che ho raggiunto un grado di sensibilità che non vorrei mi venisse tolto... Proprio grazie a questo non essere tanto produttivo e utile.
Penso a quanto siano importanti alcune piccole cose che faccio giornalmente, penso che non vorrei trovarmi in un ambiente super stressante per il solo bisogno di sentirmi utile.
Un equilibrio penso vada trovato, ma in qualche modo ho trovato una parte di me davvero importante.
Un fiore per me 🌻
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avete presente cosa vuol dire non fare nulla? ecco io oggi madonna
poi la sera mi salgono questi super sensi di colpa e so che dovrei andare a dormire x provare ad essere produttivo almeno doma però ade non ho sonno che coglione mado giuro 25 anni buttati nel cesso
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We’re The Universe Experiencing Itself. 🪐 During this last period I started working more, mostly on Social Media and focusing on fragrances and on self care, and I met good old friends that made me realize, I gotta do more. I’ve been feeling a bit stagnant, even with my body’s condition. I need acceleration. That’s why I started this 21 days challenge of maximum potential, where I’m going every day through a daily routine that keeps me going on an enormous amount of growth and productivity (check my highlight). My plan is to keep it to 21 days so that many of those habits stick even after the challenge ends. I’m growing a lot thanks to this, both internally and externally, even if it’s hard with all these events, routines, and activities I’m going through in this period. I’m rebuilding myself, my life mission, priorities, my strategies, etc. Let’s keep going and see what happens in this next chapter of my life. ⚔️ 🇮🇹 Siamo l'universo che realizza se stesso. In quest'ultimo periodo ho iniziato a lavorare di più, principalmente sui Social Media e concentrandomi sui profumi e self care, e ho incontrato dei buoni vecchi amici che mi hanno fatto capire che dovevo fare di più. Mi sento un po' fermo, anche parlando di fisico. Ho bisogno di accelerazione. Ecco perché ho iniziato questa sfida di 21 giorni di massimo potenziale, dove vado ogni giorno attraverso una routine che mi fa crescere un sacco ed essere super produttivo (trovi tutto nelle highlight). Il mio piano è di mantenere tutto per 21 giorni in modo che molte di queste abitudini rimangano anche dopo la fine della challenge. Sto crescendo molto grazie a questo, sia internamente che esternamente, anche se è difficile con tutti questi eventi, routine e attività che sto avendo in questo periodo. Sto ricostruendo me stesso, la mia mission, le mie priorità, le mie strategie, ecc. Continuiamo e vediamo cosa succede in questo prossimo capitolo della mia vita. ⚔️ #growth #selfcare #personaldevelopment #crescita #crescitapersonale #challenge #routine #sirmione #model #modello #motivazione #motivation #growth #ispiration #ispirazione #beautycare #lifestyle #profumi #fragrances (at Sirmione, Garda Lake, Italy) https://www.instagram.com/p/ClHOnzpra6i/?igshid=NGJjMDIxMWI=
#growth#selfcare#personaldevelopment#crescita#crescitapersonale#challenge#routine#sirmione#model#modello#motivazione#motivation#ispiration#ispirazione#beautycare#lifestyle#profumi#fragrances
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Horizon - An American Saga Capitolo 1: l’epopea di Kevin Costner verso un west da scoprire
L'arte, come la vita, è fatta di passioni e ossessioni. E quella per il western è evidentemente una passione per Kevin Costner, che torna a raccontare un'epopea appartenente a questo genere in un film, o una serie di film, dopo il mondo di Yellowstone. Un vero fenomeno in USA, firmato Taylor Sheridan. Qui cambia il media, ma non la portata dell'opera: Horizon: An American Saga si compone di dieci ore di durata, 4 film, per raccontare l'America a cavallo della Guerra Civile e la conquista dei territori dell'ovest. Non una storia nuova in quanto tale, quindi, ma innovativa per la portata di un'operazione che mira a proporre uno spaccato ampio e corposo di un periodo ben preciso, nonché degli uomini che l'hanno vissuto.
Horizon e la storia
Una scena di Horizon di Kevin Costner
Siamo nel 1859, a ridosso della Guerra Civile Americana che sarebbe scoppiata nel 1861, per l'inizio di un viaggio attraverso il Wyoming e il Kansas, seguendo diversi gruppi di individui che dipingono il ritratto di un periodo molto specifico della storia americana. C'è grande ricerca e accuratezza storica nel portare su schermo queste figure che Costner segue e il mondo in cui si muovono, un'attenzione maniacale che il regista ha nutrito con foto e informazioni dell'epoca. E si percepisce, si vede su schermo, questo focus per i dettagli, che ci restituisce uno spaccato interessante di un mondo.
Due dei protagonisti del film
Il vero problema che ci sentiamo di evidenziare è della frammentarietà che ne risulta: proprio per restituire uno spaccato vario e completo di un momento, una fotografia di quello che era l'America di quegli anni, Kevin Costner salta da un personaggio all'altro, per creare un'immagine d'insieme che ha come conseguenza il rendere più difficile legarsi e seguire i singoli. È probabilmente un difetto relativo alla natura di primo capitolo di Horizon, che potrebbe trovare una maggior coesione narrativa procedendo con una storia che promette di essere lunga e complessa, proseguendo nei film e capitoli successivi.
Il mito dell'ovest e dell'America
Il mondo del west di Horizon
Personaggi da cui traspare, però, il mito dell'ovest da scoprire, conquistare e vivere, il mito di un'America che stava portando avanti il cammino verso quella che è oggi e che ha saputo conquistare il pubblico di tutto il mondo attraverso il racconto che ne è stato fatto. Kevin Costner in primis, perché è evidente la passione e la dedizione che l'attore/regista ha rivolto al Far West per tutta la sua carriera, tornandoci di tanto in tanto sin dai tempi di Balla coi lupi. Horizon: An American Saga - Chapter 1 è un progetto voluto da Costner, cercato, inseguito, costruito con le proprie forze e i propri soldi. Uno sforzo produttivo personale che è figlio di quella passione a cui abbiamo accennato, che asseconda e sottolinea quel mito e quell'epica che si sono imposti in tutto il mondo, creando un genere e segnando la storia del cinema.
Una grande produzione
Un momento del film di Kevin Costner
C'è tanto del gusto, l'appeal e le dinamiche narrative del genere. Ci sono gli spazi infiniti, quel senso di libertà dato dall'esplorazione e la conquista, gli sforzi umani e le difficoltà quotidiane, gli scontri con le popolazioni indiane. Tutta la fascinazione e le dinamiche epiche, ma alcune delle quali superate da un senso comune che potrebbero far storcere il naso a chi è più attento a determinate sfumature culturali. Kevin Costner le abbraccia e le mette in scena con rispetto e lo sforzo produttivo adeguato, accogliendoci nel suo mondo, prendendoci per mano per farci iniziare un viaggio che sappiamo essere lungo. Come quello verso l'ovest degli Stati Uniti compiuto dai personaggi. Lo stesso viaggio che ci ha accompagnati e appassionati per una fetta consistente di storia del cinema.
Conclusioni
In conclusione Horizon: An American Saga è un film solido nella messa in scena ma frammentario nel racconto dei tanti personaggi che seguiamo. È un film che trasmette la passione e attenzione di Kevin Costner per il western e che può incontrare il gusto degli spettatori che amano lasciarsi coinvolgere da quell’epica classica e quel momento della storia americana. Una storia che continuerà in altri capitoli, il secondo dei quali sarebbe dovuto uscire il 15 agosto ma per il momento è stato rimandato, e che promette di sviluppare il racconto con maggior profondità.
👍🏻
Le immagini, gli spazi, i luoghi. Tutto scelto e costruito con cura.
L’attenzione ai dettagli che emerge dal racconto filmico di Kevin Costner.
La passione per il genere, evidente e apprezzabile da chi ama quell’epica.
👎🏻
Il racconto dei personaggi è un po’ troppo frammentario per creare un legame con lo spettatore.
#horizon an american saga#horizon an american saga chapter 1#kevin costner#recensione#recensione film#review#movie review#film review
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Lavora più veloce con Google Meet: Scopri le scorciatoie da tastiera segrete
Nel mondo del lavoro moderno, dove il tempo è denaro e la produttività è la chiave del successo, conoscere le scorciatoie da tastiera Google Meet può fare la differenza. Che tu stia conducendo una riunione di team, partecipando a un webinar o collaborando a distanza, l’efficienza è fondamentale. Ecco perché le scorciatoie da tastiera sono il tuo alleato segreto per un lavoro veloce e una produttività ottimizzata.
Scopri le scorciatoie da tastiera segrete per Google Meet! Lavora più veloce e domina le tue videochiamate con queste scorciatoie per Windows, Mac e Chromebook
Le videochiamate sono diventate uno strumento indispensabile nel nostro arsenale lavorativo, e Google Meet si posiziona come uno dei leader del settore. Ma come puoi sfruttare al meglio questo strumento? La risposta sta nelle scorciatoie da tastiera segrete che molti non conoscono. In questo articolo, ti sveleremo come utilizzare queste scorciatoie per trasformare le tue videochiamate da semplici incontri virtuali a sessioni di lavoro super efficienti.
Perché utilizzare le scorciatoie da tastiera?
Efficienza e velocità Utilizzare le scorciatoie da tastiera durante le tue videochiamate su Google Meet non solo ti fa risparmiare tempo prezioso, ma rende anche la tua esperienza utente più fluida e meno stressante. Invece di cercare con il mouse le varie opzioni, puoi semplicemente premere un paio di tasti per eseguire l’azione desiderata. Questo significa meno interruzioni, meno clic e, soprattutto, meno tempo perso. Aumento della produttività Le scorciatoie da tastiera sono progettate per rendere il tuo lavoro più veloce e la tua giornata più produttiva. Con l’uso di questi comandi rapidi, puoi facilmente passare da una funzione all’altra, mantenendo il focus sulla conversazione senza perdere il filo del discorso. Questo è particolarmente utile quando gestisci riunioni con molti partecipanti o quando hai bisogno di presentare documenti e condividere schermi rapidamente.
Le scorciatoie da tastiera essenziali di Google Meet
Quando partecipi a una videochiamata su Google Meet, è importante essere in grado di gestire efficacemente le funzionalità durante la chiamata stessa. Ecco alcune scorciatoie da tastiera che possono semplificare il processo: Per iniziare e terminare una Videochiamata - Ctrl + D: Disattiva/Attiva il microfono. - Ctrl + E: Disattiva/Attiva la videocamera. - M: Disattiva o attiva il microfono durante la chiamata. - V: Disattiva o attiva la videocamera durante la chiamata. Per gestire la riunione - Ctrl + Alt + C: Visualizza l’elenco dei partecipanti. - Ctrl + Alt + S: Condividi lo schermo. - Ctrl + Alt + M: Silenzia tutti i partecipanti (solo per l’organizzatore). Per navigare tra le funzioni - Ctrl + Alt + P: Passa alla presentazione precedente. - Ctrl + Alt + N: Passa alla presentazione successiva. - T: Attiva o disattiva la chat durante la chiamata. - Ctrl+Alt+Q (Windows) / Command+Option+Q (Mac): Chiudi completamente la finestra di Google Meet. - Esc: Chiudi la finestra di dialogo attiva o il menu a discesa. Conoscere e utilizzare queste scorciatoie da tastiera segrete ti permetterà di navigare in Google Meet con disinvoltura, migliorando la tua efficienza e la tua produttività. Non solo semplificherai il tuo flusso di lavoro, ma impressionerai anche colleghi e clienti con la tua capacità di gestire le videochiamate in modo rapido e professionale.
Conclusione
Le scorciatoie da tastiera Google Meet sono più di semplici trucchi: sono strumenti essenziali che possono trasformare il modo in cui lavori e interagisci online. Prenditi il tempo per impararle e integrarle nella tua routine quotidiana. Vedrai che con un po’ di pratica, il tuo lavoro con Google Meet diventerà più veloce, più fluido e decisamente più produttivo.
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Lavora più veloce con Google Meet: Scopri le scorciatoie da tastiera segrete. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest, Tumblr e Instagram per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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Bell mi piace come ho studiato e sto studiando oggi super produttivo, ok che è ripetizione ma ho fatto 3 bei capitoli
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10 cose che penso di aver capito dell’INNOVAZIONE… Ma di cui ogni tanto mi dimentico
Scrivo questa lista in primis per me stesso: una serie di principi che ho imparato (a mie spese) in circa 15 anni di progetti e attività sul campo. Un vademecum per districarsi nell’uso di una delle parole più abusate degli ultimi anni.
Non sono certo perle di rara saggezza, ma dato che poi talvolta io per primo me ne dimentico, meglio averle nero su bianco.
innovazióne s. f. [dal lat. tardo innovatio -onis]. — 1. a. L’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione e sim. [TRECCANI]
Ti sei chiesto almeno una volta in cosa il progetto (che credi sia innovativo, o che definisci come tale) è realmente “nuovo”? Detto diversamente, che cosa stai innovando? Ben inteso, almeno una volta è d’obbligo, ma ripetere il processo periodicamente aiuta a tener dritto il timone.
Se vuoi fare innovazione non devi aver paura di sbagliare. Sì perché se non sbagli è probabile che non ti sei spinto abbastanza in là, e poi sbagliare è insito nel “fare” che è il presupposto per innovare. Solo che sbagliare non fa sempre piacere, diciamolo.
Nel fare innovazione, non puoi conoscere a priori tutte le fonti di rischio. È la cosa che più mi turba quando, in un bando o in una call per finanziare progetti di presunta innovazione, ti chiedono di elencare le principiali fonti di rischio, potenziali barriere e strumenti di mitigazione: eh grazie, a conoscerli tutti, magari si sbaglierebbe meno (vedi sopra). Ed invece poi a fregarti è sempre qualcosa che avevi sottostimato.
Un progetto o un’iniziativa non è innovativo/a solo perché nella descrizione si usano termini “trendy”. Blockchain, AI, crypto, impact, data-driven e tutti i vari hype del momento non sono affatto garanzia di innovazione! Se pensi di incorrere in questo rischio, torna al punto (1) e prova a spiegarlo a qualcuno che non è del settore.
Per fare un progetto innovativo devono esserne tutti convinti. O per lo meno chi paga, chi progetta, chi esegue e chi si aspetta dei risultati (che spesso, ma non sempre, coincide con chi paga).
Oggi l’innovazione non può essere che aperta. È una conseguenza della società iper-connessa, accelerata e fast-consuming in cui viviamo, ma spesso è più facile professarla (l’Open Innovation) che metterla in pratica. Il retaggio di secoli di ricerca chiusa, elitaria, paziente (lenta) e concentrata in mano a pochi, pesa come un macigno.
L’innovazione è una velocista, non una maratoneta. Detto diversamente, un progetto non può essere innovativo per sempre.
Per innovare bisogna costruire su basi solide. È insito nella stessa etimologia. Innovare non è costruire ex-novo bensì rimestare, ri-assemblare asset, concetti, conoscenze solide e saperi acquisiti. Siamo pur sempre “Nani sulle spalle dei giganti”.
Un progetto innovativo non è necessariamente un bel progetto (e viceversa). Cosa super importante da tenere a mente onde evitare la sensazione di disillusione e mitigare, almeno parzialmente, la frustrazione che di tanto in tanto assale i pionieri dell’innovazione.
Innovazione non vuol dire “missione impossibile”, saper guardare oltre non vuol dire schiantarsi a 200 chilometri all’ora contro un muro e confidare di uscirne illeso.
Epilogo: dieci è un buon numero quando si scrive una lista (altri prima di me hanno fatto scuola 🤗) ma c’è sempre da imparare e quindi non escludo ci siano in futuro delle aggiunte. Per esempio il passaggio da un progetto “innovativo” ad un progetto “produttivo” ha per me ancora molti lati oscuri che spero di aver tempo e modo di carpire.
P.S. Trovi questo post anche qui
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Bologna, Verità e illusione: mostra di figure in cera
Bologna, Verità e illusione: mostra di figure in cera. La mostra Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese - allestita al Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini dal 19 novembre 2022 al 12 marzo 2023 con la curatela di Massimo Medica, Mark Gregory D'Apuzzo, Ilaria Bianchi e Irene Graziani - si configura come primo evento espositivo organicamente incentrato sulla ritrattistica in cera realizzata in ambito bolognese durante il Settecento, secolo che conobbe il maggiore rilancio dell'arte antica e intrigante della ceroplastica già praticata nelle epoche classiche e medievali. Dopo due importanti progetti espositivi che in anni recenti, a Venezia nel 2012 e a Francoforte sul Meno nel 2014, hanno segnato la riscoperta di una produzione ingiustamente dimenticata offrendone nuove chiavi di lettura, la storia di queste effigi artificiose a grandezza naturale dalle possibilità illusionistiche ambiguamente più reali del reale appare ancora oggi in grande parte da scrivere. Forma artistica scarsamente indagata dal circuito accademico per via dell'antico pregiudizio verso una materia metamorfica considerata priva di valore estetico e una tecnica in bilico tra arte e artigianato, proprio nel capoluogo emiliano, durante il XVIII secolo, la ritrattistica scultorea in cera ebbe un ruolo di primaria importanza godendo di fortuna e apprezzamento come rappresentazione congeniale ad una triplice funzione: la trattazione delle discipline scientifiche avviata nella rinomata scuola di anatomia umana dell'Università, la raffigurazione del potere e la devozione religiosa. Promossa dai Musei Civici d'Arte Antica di Bologna in collaborazione con il Museo di Palazzo Poggi afferente al Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, l'esposizione intende far conoscere al pubblico e rivalutare in una giusta prospettiva l'indubbia qualità di quanto ancora sopravvive di una produzione che, secondo le fonti documentarie, fu assai ricca e vide impegnati abilissimi scultori. A ricondurre con piena dignità questo patrimonio nel clima della gloriosa civiltà figurativa del Settecento bolognese fu lo storico dell'arte Andrea Emiliani, alla cui memoria l'iniziativa è significativamente dedicata, autore nel 1960 di un fondamentale saggio, ora ripubblicato nel catalogo che accompagna la mostra, in cui vi riconobbe una "realizzata unità fra imitazione, anzi super-imitazione del vero, e fantasia ricreante" in grado di evocare "un’allusione sconcertante all’umano". A partire dal nucleo di opere conservato al Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, il progetto espositivo traccia un ampio e dettagliato panorama dell'officina ceroplastica a Bologna riunendo per la prima volta 18 opere, di cui 16 figure in cera e 2 terrecotte, di notevole fattura presenti in raccolte museali ed edifici di culto cittadini, potendo inoltre godere del prestito straordinario di pezzi appartenenti a collezioni private e dunque raramente visibili. Accanto al Ritratto del conte senatore Paolo Patrizio Zambeccari (1670-1756) di Nicola Toselli esposto unicamente nella Mostra del Settecento Bolognese curata da Guido Zucchini nel 1935 a Palazzo d'Accursio, sono 3 i manufatti inediti visibili per la prima volta: la testa di Cristo in cera policroma, attualmente conservata presso il Museo provinciale dei Cappuccini di Bologna e attribuita a ceroplasta emiliano, e i due busti di San Carlo Borromeo e San Filippo Neri riferibili a Luigi Dardani, provenienti dal coretto della chiesa di Santa Maria di Galliera. Il rinnovato interesse che la ricognizione si propone di sollevare verso un capitolo della storia dell'arte poco conosciuto al pubblico costituisce dunque un importante momento di aggiornamento degli studi, anche grazie ai restauri conservativi operati in vista dell'evento espositivo, e di nuovi riposizionamenti attributivi in un ambito produttivo storicamente travagliato da incertezze interpretative. Il percorso espositivo si estende, naturalĭter, nella seconda sede del Museo di Palazzo Poggi dove si trova la "Camera della Notomia" dell'Istituto delle Scienze con la serie di otto statue in cera - di cui due nudi raffiguranti Adamo ed Eva, quattro Spellati e due scheletri - progettate ed eseguite tra il 1742 e il 1751 dal pittore, scultore e architetto Ercole Lelli su commissione del Cardinale Prospero Lorenzo Lambertini, asceso al soglio pontificio nel 1740 con il nome di Benedetto XIV. In una temperie di rinnovato fervore della vita culturale cittadina per impulso dell'ecclesiastico bolognese, la presenza di una fiorente scuola di studi anatomici favorì l'affermazione di Bologna come capitale della ceroplastica scientifica, con la formazione della prima vera scuola di modellatori in cera. Le prerogative di questa tecnica, tali da imitare la consistenza ed il colorito anche delle membrane più sottili e quasi invisibili, ne fecero, infatti, uno strumento assai efficace per scopi didattici. L'impegno strettamente connesso al mondo della scienza medica del capostipite della scuola bolognese Ercole Lelli venne in seguito assunto dai celebri coniugi Giovanni Manzolini e Anna Morandi, creatori di decine di preparazioni anatomiche in cera, anch'esse conservate nelle collezioni storiche dell'ateneo bolognese, che diedero un fondamentale contributo all'avanzamento delle conoscenze di anatomia e di fisiologia grazie alla rappresentazione di parti del corpo umano di raffinatezza e minuzia tecnica del tutto straordinari per l'epoca e ammirati in tutta Europa. Non solo per l'uso empirista guidato dalle prime pulsioni illuministe la città felsinea fu luogo di elezione per la produzione plastica in cera, come già non aveva mancato di rilevare il grande storico dell'arte austriaco Julius von Schlosser nella sua pionieristica Storia del ritratto in cera pubblicata nel 1911, dove ne sottolinea il contesto di “fruttuoso campo di azione nella scultura popolare religiosa”. Nella Bologna di Papa Benedetto XIV la ceroplastica si ritagliò infatti uno spazio di affermazione più ampio, ponendosi quasi a concorrenza con le altre arti tradizionali (la pittura, la scultura in terracotta), riuscendo a soddisfare le richieste di una committenza sedotta dall'alto potenziale di verosomiglianza garantito dalla modellazione in cera associata ad altri materiali. Ben compresa dal mondo della scienza, la strabiliante capacità di riproduzione del reale, di assoluta efficacia a fini didattici, si sarebbe infatti rivelata ugualmente strategica nel genere iconografico del ritratto "fra il documentario e l'agiografico", secondo la definizione di Stefano Tumidei. Costituite da più parti i cui componenti erano ottenuti tramite modelli e calchi, le figure in cera venivano montate su strutture portanti, forme in legno imbottite o addirittura veri scheletri. La cera, miscelata ai diversi colori, veniva colata in sottili strati, rifinita con la stecca e con velature dipinte, quindi verniciata. L'applicazione di capelli, occhi in vetro, accessori metallici e vestiti di stoffe preziose e l'animazione del volto assicuravano risultati di impressionante realismo. L'inserimento entro teche di vetro ne salvaguardava l'integrità, oltre a circoscriverne sapientemente l'ambientazione entro una sorta di scatola scenica. Ad inaugurare pubblicamente questa tipologia compositiva è il busto raffigurante Anna Maria Calegari Zucchini (1643-1741), tessitrice di modeste origini e analfabeta che ebbe fama di donna devota e in odore di santità, commissionato allo scultore Angelo Gabriello Piò ma eseguito dall'allievo Filippo Scandellari, che ne rivendicò la paternità dichiarandosi il primo ad aver introdotto a Bologna l'uso di realizzare figure in cera colorata. In questa creazione l'autore riesce a infondere forma sensibile alla profonda dimensione di fede della donna, che ha sopportato con gioia sofferenze e privazioni, incarnando un nuovo modello di santità presentato alla cittadinanza. Strumento efficace di edificazione, la ceroplastica non solo si prestava perfettamente alla divulgazione di nuovi modelli di venerabilità, ma spesso si poneva al servizio delle devozioni dal carattere maggiormente empatico. Si diffonde infatti anche una produzione di soggetti religiosi (Santa Famiglia, Ecce Homo, Maria Addolorata, santi), e soprattutto di busti a grandezza naturale che raffigurano personaggi dalla condotta di vita esemplare di cui si vuole promuovere il culto, come nel caso del busto di Padre Ercole Maria Giuseppe Isolani di cui è artefice lo stesso Scandellari. Perfettamente rispondenti ad un'esigenza di aderenza al "vero" e al "vivo", le figure in cera conquistano anche la dimensione mondana come nel caso dei magnifici ritratti degli aristocratici Francesco e Paolo Patrizio Zambeccari, appartenenti a una delle famiglie più importanti a Bologna per attività collezionistica, modellati, rispettivamente, da Luigi Dardani e Niccolò Toselli. Ma nella rassegna non mancano i borghesi (il ritratto commemorativo dell'architetto Carlo Francesco Dotti attribuito ad Angelo Gabriello Piò) e i "villani" (purtroppo perduti Il Fattore e La Fattoressa di Casa Ghisilieri). Documentata dalle fonti, ma anche da alcune testimonianze superstiti, anche la "testa di carattere" o "testa d'espressione" è una tipologia affrontata dalla ceroplastica. Se talvolta pare più evidente l'allusione a significati allegorici moraleggianti sottesi alla raffigurazione di semplici "villani", altre volte la presentazione di giovani di estrazione sociale non agiata sembra priva di ulteriori intenzioni e motivata unicamente dalla volontà di riconoscere il valore morale di un'umanità umile per origini, ma capace di fondare la propria esistenza su valori semplici e onesti. Così sembrerebbero indicare i due fanciulli della Fondazione Cavallini Sgarbi, ancora in cerca della mano dell'autore, che si pongono tuttavia come un corrispettivo delle più brillanti proposte pittoriche avanzate dagli anni Sessanta del Settecento dai talentuosi Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Alcune cere non bolognesi del Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini consentono di estendere lo sguardo sulla ceroplastica europea coeva all'epoca qui considerata. Dalla Germania provengono il Filosofo morente e il Matematico di Caspar Bernhard Hardy modellatore molto ammirato dai contemporanei, tra cui Johann Wolfgang Goethe. Interessato agli studi di fisiognomica di Johann Caspar Làvater, Hardy raffigura spesso i tipi umani per coppie antitetiche con l'intento di alludere a diverse o opposte qualità morali. Dalla Francia proviene invece il medaglione con Profilo femminile, probabile ritratto della principessa di Lamballe o della regina Marie-Antoinette, eseguito da un ignoto settecentesco verosimilmente negli anni della Rivoluzione francese. Come suggerisce il titolo, la mostra intende giocare sull'antitesi tra verità e illusione, cioè sull'apparente contrasto fra gli effetti di conturbante iperrealtà da un lato, e l'inganno dei sensi dall'altro, che il virtuosismo mimetico dell'arte della ceroplastica era in grado di procurare allo spettatore come commistione tra immagine e vita. E lo è tuttora, come immutato è il rapporto dell'uomo con la morte e con il divino. Il progetto espositivo si avvale di un comitato scientifico composto da Massimo Medica, Mark Gregory D'Apuzzo, Roberto Balzani, Ilaria Bianchi, Lucia Corrain, Irene Graziani e Antonella Mampieri. Il catalogo, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Massimo Medica, viene pubblicato da Silvana Editoriale e contiene le prefazioni istituzionali di Osvaldo Panaro e Roberto Balzani; i saggi di Andrea Emiliani, Ilaria Bianchi, Lucia Corrain, Antonella Mampieri, Irene Graziani, Massimo Medica, Mark Gregory D'Apuzzo, Laura Speranza, Anna Maria Bertoli Bersotti; le schede critiche e la riproduzione a colori di tutte le opere esposte, comprensiva di una nuova campagna fotografica realizzata da Roberto Serra. Gli organizzatori della mostra desiderano rivolgere un ringraziamento particolare a Butterfly Trasporti e Oasi Allestimento per il generoso supporto. Per il prestito delle statue in cera di San Filippo Neri e di San Carlo Borromeo di Luigi Dardani, si ringrazia la Direzione Centrale degli Affari dei Culti e l'Amministrazione del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno, in qualità di soggetto proprietario. La mostra è a ingresso gratuito. Con il titolo di ingresso al Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini si accede a tariffa ridotta alla sede espositiva del Museo di Palazzo Poggi. Durante il periodo di apertura sono previste visite guidate per il pubblico adulto, attività laboratoriali per bambini e conferenze. Per modalità di prenotazione e costi di partecipazione di ogni appuntamento si invita a consultare i siti web Musei Bologna e Unibo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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IL BENE PIU' PREZIOSO? IL TEMPO...
IL SEGRETO PER TRARRE VANTAGGIO DAL PROPRIO TEMPO? I TOP DEL TOP AL MONDO HANNO UNA DOTE UNICA RISPETTO ALLA MASSA: LA LORO MENTE! OGGI, ANCHE TE PUOI ESSERE COME IL TOP DEL TOP CON IL POTERE DELLA TUA MENTE E L’IPNOSI DCS VERA E PROFESSIONALE UNICA AL MONDO ANCHE CON 1 SOLO AUDIO DCS DAL TITOLO: TEMPO (TRAI VANTAGGIO DAL TUO…
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#imprenditoribosmanagerceoimprenditoresuccessoproduttivitaproduttivoaziendemarketing#produttivoproduttivitaenergiamindsetsuccessoricchezzasicurezzalavoroimprenditoremarketing#produttivoproduttivitàcomeesserepiuproduttiviesserepiuproduttiviredditizioprofittevolevantaggiosoproficuoremunerativomindset#COME FACCIO PER ESSERE PRODUTTIVO#SUPER PRODUTTIVO
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Oggi ho capito che senza motivazione non faccio nulla.
Non esistono mezze misure.
La cosa più strana è che se sono gli altri a motivarmi (in modo non diretto tipo: dai fai sta cosa che sei bravo, ma indiretto) sono super produttivo e felice.
Dovrei avere una specie di personal trainer per tutto.
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Oggi le insicurezze e le paure sono tornate a bussare alla porta. È come se ballassimo un faticosissimo ed estenuante balletto. Un passo avanti e le ho quasi superate, un passo indietro e mi travolgono.
La definizione di passo indietro, poi, è assolutamente casuale. Può essere un pensiero, un ricordo, un'interpretazione sbagliata e mi travolge un malumore che sfocia in lacrime.
Ogni tanto penso che forse sia il caso di restare ferma ma la verità è che rimarrei nel solito limbo. La verità è che vivo spesso di paragoni. Paragoni con le altre persone che per ragioni assolutamente sconosciute saranno migliori di me, che non hanno il peso e le paure che io e paragoni con momenti di vita e niente di tutto ciò si rivela produttivo.
E quindi oggi le insicurezze hanno sfondato la porta, ogni tanto ci riescono. Probabilmente dormirò poco e penserò troppo.
Probabilmente è davvero complesso starmi accanto.
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inizia il nuovo semestre e io mi sento super produttivo, carico di energie e con tantissima voglia di scopare
peccato che tempo una settimana e sarà già tutto passato
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Pomeriggio super produttivo. Vi presento il Danubio ripieno di cioccolato.... 😁 😁 Che dire morbidissimooooo è gustoso... #danubio #danubiodolce #cioccolatolatte #dolci #colazione #merenda #merendasuper #instagood #instamerenda #instdaily #instafood #goodday #beautiful #cheprofumo #goodmorning #lievitodibirra #bakery #forno (presso Lombardy) https://www.instagram.com/p/CXCG36wMxSH/?utm_medium=tumblr
#danubio#danubiodolce#cioccolatolatte#dolci#colazione#merenda#merendasuper#instagood#instamerenda#instdaily#instafood#goodday#beautiful#cheprofumo#goodmorning#lievitodibirra#bakery#forno
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Ferragosto 2021: la grande festa sul Titanic Il Ferragosto 2021 è attraversato da una scia di stanca euforia isterica, una sindrome che sta colpendo vari strati della popolazione, trasversalmente; una coazione a ripetere i soliti comportamenti, le abitudini di sempre nel periodo della festa d’agosto, tra i proclami entusiasti di ripresa, rimbalzo del Pil, e sordi apparentemente ai richiami degli oscuri presagi che da più parti arrivano. Come gli zombie di George Romero fuori al grande centro commerciale, accalcati ai vetri per entrare, senza sapere il perché, ma con una memoria semiotica del proprio agire. Eppure non si coglie alcuna gioia in molte di queste manifestazioni: nella folla che si accalca per gli aperitivi nelle località balneari, nella lotta per accaparrarsi la propria porzioni di spiaggia, misurando il metro di distanza dal vicino, nei ristoranti fotografando il proprio greenpass assieme alle pietanze, nei ragazzi ammassati in improbabili serate in discoteca per ascoltare due pezzi in playback del super ospite pagato a peso d’oro, con il suo tormentone del momento. E subito dopo le polemiche ad orologeria sui social per il mancato rispetto delle norme anticovid. È come se questa strana malia identificasse tutto ciò come una sorta di ultimo Ferragosto. Anche quest’anno si è puntato tutto, emotivamente, su quest’estate, come un’enorme bolla in cui isolarsi e stordirsi, sapendo che tutto quello che si è letto in questi mesi in chiave puramente numerica e di sigle (Pil, debito pubblico, prima tranch dl Pnrr) si trasformerà nei prossimi mesi in questioni pratiche per tutti i cittadini. (...) Ci si appresta a riaprire le scuole, vaccinati o meno, non si sa come e per quanto, a tornare negli uffici, scaglionati, part time, nelle fabbriche; e poi a riattivare rapidamente il ciclo delle filiere, a strappare foreste e risucchiare petrolio, a infestare l’atmosfera e cementificare i suoli. A ripristinare insomma quelle nostre attitudini devastatrici, come specie, che sono anche tra le concause della pandemia col quale conviviamo da quasi due anni. Si tornerà al punto di partenza: solo più malconci e incolleriti. A guidare le nostre sorti, in giro per il pianeta, poiché la questione non è solo del nostro piccolo giardino, commissioni e comitati, agenzie, organi, consulenze, commissari, una pletora che neanche la fantasia burocratica del Saramago di Tutti i nomi avrebbe mai osato immaginare. Ma si tratta in prevalenza degli stessi che hanno agito e gestito il prima, economisti e manager, finanzieri e lobbisti, affaristi e faccendieri. Si preferisce mettere in quarantena mezzo mondo, invece di risanare la catena alimentare. Meglio trovare un vaccino che riconvertire un apparato produttivo. Non sembra possibile fare diversamente. Troppo costoso sacrificare profitti e fatturati: la competizione economica globalizzata non lo permette. E allora facciamo finta di nulla, godiamoci il mare, dimenticando tutto. Anche i corpi che galleggiano in fondo a questo stesso mare, ormai a migliaia. D’altronde sono parte dello stesso problema: eccedenza umana . By Alexandro Sabetti
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É come se mi stessi annullando.
Mi sveglio la mattina super motivata, mi preparo per fare le video lezioni solo che poi ci ripenso perché non vedo il motivo di perdere tempo davanti ad un cazzo di computer sentendo parlare quelle teste di cazzo delle mie professoresse che altro non sanno fare se non farmi sentire inutile, e quindi torno a letto e ci passo tutto il giorno. Ti giuro che vorrei davvero alzarmi e fare qualcosa di produttivo ma, niente. Poi ovviamente c'é pure quella testa di cazzo di mia madre che non fa altro che urlarmi addosso. Si lamenta di tutto e non la sopporto piu.
Poi vabbeh, ci sono tante ma taaante altre cose mi distruggono lentamente e non ho nessuno che mi capisca realmente, o meglio, avevo qualcuno ma ormai penso che non mi possa capire nemmeno lei.
Leggo qualche libro e ogni tanto gioco col computer solo che dopo poco mi annoio. Sto praticamente tutto il pomeriggio distesa nel letto a fissare il soffitto ascoltando musica, nemmeno riesco a dormire.
Sto letteralmente morendo dentro. E non so cosa fare.
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