#RUSSEL UNO DI NOI
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heirofdragons · 11 months ago
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NON RUSSEL CROWE CHE PERCULA JOHN TRAVOLTA IN MONDOVISIONE (e ama che gli da il cinque)
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briscolae · 11 months ago
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RUSSEL CROWE UNO DI NOI. UNO DI NOOOI.
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scrivosempreciao · 22 days ago
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Short story: Legno e Sangue, pt.2
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Ogni albero aveva il suo carattere e così anche il legno. Non ne esisteva uno che fosse uguale a un altro. Sono le impronte digitali del mondo. Sono come bambini. Sono come sentinelle sempre in attesa.
Il Rovere era saggio, con tante storie da raccontare. A volte diventava un po' noioso. Il Noce mi ricordava Zio Francis, un bohémien gioviale ma insidioso, con i suoi baffi arricciati e quella voglia immortale di stupire e raccogliere tutte le attenzioni. Il Mogano era forza e bellezza, ma anche così arrogante da far tremare le ossa. L'Acero era uno dei miei preferiti: vitale, modesto, affidabile, come un Jack Russel dagli occhi lucidi e speranzosi. Il Ciliegio sognava un mondo colmo solo di musica, amore e mani gentili; nella villa c'era una pianola di ciliegio e quando nessuno guardava mi appisolavo vicino a lei. Mi faceva fare sogni dolcissimi.
Il Pioppo era come il maggiordomo Bernard; servizievole, quieto, generoso. Dava senza chiedere e non sapeva mai come prendere i complimenti. L'Ebano era energico e flessibile, sensuale e potente. Amava le sfide e le scommesse, forse fin troppo. Raro e prezioso, proprio come un segreto sussurrato nelle orecchie giuste. Il Frassino affrontava il tempo e le ingiustizie con una neutralità quasi commovente.
Io parlavo con il legno e il legno parlava con me. Io ero legno e il legno era me. Toccare una corteccia o la superficie di un mobile era come toccare me stessa. Eppure, spesso il legno era come uno sconosciuto ostinato e sospettoso. Mi chiedeva cose che non capivo, mi diceva parole che non avevano significato, mi incoraggiava a fare scelte che non osavo fare. A volte mi ubbidiva, molte altre no. A volte ci capivamo, molte altre no. A volte sapevo cosa fare con lui, molte altre no.
Ciò accadeva perché alle Streghe non si insegnava mai nulla che avesse a che fare con la loro maledizione. Avevamo dei poteri, sì, ma non sapevamo come usarli. Non conoscevamo l'infinito delle nostre capacità, solo i limiti. Ciascuna di noi apprendeva da se stessa, usando l'istinto e poco altro.
Eppure, non era per nulla facile togliere il marcio dai nostri corpi, anche se eravamo noi le prime a non capire davvero i poteri. Non era facile e il Collegio lo sapeva. Luminari — uomini innamorati della propria voce — del passato e del presente avevano speso molte energie a studiarci, vivisezionarci, spogliarci, torturarci, aprirci, maltrattarci e stuprarci per capire come curare la maledizione. Ci avevano rotte ancora di più nel tentativo brutale e ottuso di aggiustarci.
Si diceva che il potere delle Streghe traesse la sua forza dalle mani, dagli occhi e dalla voce. Toccare, vedere, ordinare. No, non ordinare: chiedere. Pregare, supplicare, sedurre, conversare.
Al Collegio non era possibile né toccare, né vedere, né parlare. Alle nuove arrivate, come me, venivano cuciti sulle mani dei lunghi guanti bianchi, che coprivano tutte le dita e arrivavano fino al gomito. Il colletto delle tuniche — bianche pure quelle, ovvio — era alto, aderente e stretto, fatto per stringere la bocca e impedire al suono di uscire. Attorno alle orbite veniva applicata una maschera che permetteva di vedere almeno un poco da due sottili fessure orizzontali — erano dei punti di sutura più fini di quelli grossi e grezzi che ci lasciavano sulle braccia.
I primi giorni furono un inferno di dolore e confusione. Chi mi aveva messo tutta quella roba addosso alla pelle aveva fatto un pessimo lavoro e i punti tiravano come se volessero squarciare in mille pezzi la mia carne. Muoversi, mangiare o prendersi cura di se stesse era un'impresa; ci pensavano gli assistenti delle donne alte che mi avevano portata via e che avevo scoperto essere chiamate le Due Dame.
Gli assistenti aiutavano le nuove arrivate a prendere confidenza con quella condizione costretta. No, dire che ci aiutavano è dare loro troppo credito. Semplicemente, si assicuravano che non schiattassimo di fame o per una qualche infezione. A volte fallivano.
Agli assistenti piaceva molto assisterci durante i lavaggi o i momenti di igiene: eravamo come bambole cieche e rallentate nelle loro mani e potevano divertirsi un po'.
Volevo fare una strage. Volevo entrare in sintonia con ogni singolo pezzo di legno presente in quel Collegio — e ce n'era parecchio — e schiantarlo addosso agli assistenti e alle Due Dame. Volevo che soffrissero di tutto il male del mondo, volevo vedere le schegge impazzite lacerare i loro occhi e martoriare le loro facce prive di emozioni, lasciando solo grovigli di sangue, nervi, vene e ossa.
Prima di allora, prima di aver quasi fatto esplodere la villa e di essere stata gettata in quel baratro oscuro, non avevo mai pensato ai miei poteri come qualcosa di davvero pericoloso o violento. Ma più la mia pelle sanguinava sotto i capricci delle suture, più sentivo una scintilla brutale accendersi nel mio petto. Quel luogo esisteva per togliere il male da dentro di noi, eppure stava accadendo esattamente il contrario.
Ma io non ero più legno e il legno non era più me. Senza poterlo toccare davvero, quelle superfici che prima mormoravano sotto le mie dita erano diventate fredde e silenziose. Senza la mia voce, non potevo corteggiare neanche il più timido dei Pioppi. Senza la vista, i miei occhi non potevano più essere la finestra sul mondo per nessun Ciliegio curioso.
Il processo di normalizzazione era ormai iniziato. Al Collegio non serviva che le studentesse parlassero o dicessero la loro. Non potevamo fisicamente, ma ci sarebbe comunque stato impedito anche senza colletti alti. Eravamo lì per ascoltare e per essere ripulite da ogni marciume.
Ci lasciavano da sole in camere buie e umide per ore e ore. Altre volte facevano lo stesso, ma in stanze di un bianco così chiaro e candido da far venire la nausea. Spesso ci picchiavano, bacchettandoci le dita o il collo. Non sapevo con che criterio scegliessero chi punire e quando, ma era pressoché impossibile passare più di due giornate senza aver ricevuto una generosa dose di botte. Assistevamo anche a delle lezioni tenute da maestri barbuti; mi interessavano poco, erano dei lunghi sproloqui su Dio, sulla moderazione, sulla scienza e sul progresso.
Dopo qualche settimana, avevo ormai capito che la mia vita sarebbe stata un susseguirsi di giornate confuse, vuote e noiose, almeno finché non fossi uscita di lì. Non succedeva nulla; non volevano davvero educarci a una vita diversa, volevano solo soffocare i nostri poteri. Ci trattavano come piante infestanti da isolare, affamare ed estirpare, in attesa che il prato tornasse pulito e immacolato. Era un gioco perverso di attesa e oblio: prendi una Strega, chiudila in una stanza, toglile tutto e attendi che il marcio se ne vada.
Conciata com'ero, facevo pure fatica a capire bene dove mi trovassi e chi fossero le altre maledette come me. Eravamo forse in un castello? Da quello che riuscivo a intravedere, non sembrava essere molto diverso dalla villa di Padre e Madre, solo immensamente e inutilmente più grande. No, grande non è la parola giusta. Più labirintico. Era tutto un aggrovigliarsi di corridoi, scale, camere, stanze, stanzette, ripostigli, saloni, aule, refettori, dormitori. Non riuscivo mai a trovare dei punti fermi a cui aggrapparmi per disegnare una mappa di quel posto nella mia mente; gli assistenti giocavano con noi come se fossimo state delle trottole, continuavano a spostarci da un posto all'altro. Non dormivamo per più di qualche giorno nello stesso letto e anche i tavoli dove mangiavamo sembravano cambiare di frequente.
Ma perché? Io non lo capivo, era tutto troppo assurdo. Quello che avevo capito era che quel posto urlava. Quel posto soffriva. Quel posto non era nato per il Collegio e ne aveva abbastanza. Aveva visto troppo. Aveva ospitato troppo. Aveva permesso troppo. Il legno non mi apparteneva più e io non appartenevo più al legno, ma potevo comunque sentirlo urlare tutto attorno a me.
Urlava di giorno, urlava di notte. Era un coro di grida strazianti che faceva vibrare le mie ossa e mi provocava un senso continuo di nausea. Vomitavo diverse volte al giorno e venivo anche punita per lo sporco che creavo sulla mia tunica o sul pavimento. Era come sentire il pianto di un neonato e non poter fare nulla di nulla.
Tra un conato e l'altro, mi chiedevo se ci fossero altre Streghe tra le mie compagne che soffrissero come me. Soffrivamo tutte, tutte noi maledette e guaste, questo era ovvio — "Vieni con noi e non soffrirai mai più". Ma mi chiedevo se ce ne fossero altre che sentivano il posto dove eravamo rinchiuse. Magari c'era una Sorella legata alla pietra o una che poteva parlare con i tessuti.
Non avevo idea di chi fossero le altre ragazze. Passavano davanti alle fessure della maschera come piccole nuvolette bianche prive di forma. Gli assistenti tendevano a dividerci in gruppi e a volte capitava di essere assieme alle stesse Sorelle per più occasioni. Avevo imparato a riconoscerle usando quel poco che potevo sapere di loro. Ce n'era una che uggiolava come un cucciolo bastonato. Un'altra che sudava molto e odorava di pelle bagnata. Una aveva i gomiti appuntiti. Una faticava a stare ferma e tremava sempre. E poi ce n'era una che faceva "mmh-mmh" ogni volta che vomitavo o stavo male. Era un verso strano, come un colpo di tosse.
Lo faceva quando io rischiavo di soffocare nei miei stessi succhi gastrici fino a che un assistente non abbassava il mio colletto per permettermi di svuotare lo stomaco, lo faceva quando le urla del legno diventavano insopportabili e io vibravo. Non capivo se lo facesse perché le davo fastidio o perché anche lei sentiva quello che sentivo io.
"Mmh-mmh", mormorava, e basta.
Il Collegio non esisteva per educare, questo ormai lo avevo capito, ma dopo un po' — settimane? Mesi? Non mi era chiaro, il tempo aveva perso consistenza e le giornate erano diventate un grumo di confusione e oblio — iniziai ad avere il sospetto che il suo vero scopo non fosse solo toglierci i poteri. Il Collegio esisteva per condurre esperimenti sulle maledette.
Tutto ciò che subivamo doveva certamente far pare di qualche sperimentazione. Essere lasciate da sole per ore e ore. Picchiarci senza logica. Spostarci in continuazione. Rimbambirci con monologhi privi di senso. E poi, c'era quella questione del cibo.
Ci davano da mangiare, sì, ma non erano dei pasti normali, né regolari. A volte ci davano delle zuppe caldissime e dal sapore orrendo; andavano giù a fatica in gola, sembrava di bere fango bollente. Altre venivano servite delle cene luculliane, roba da fare invidia a un re. Antipasti, primi piatti, secondi, dolci e digestivi; per me era una tortura, perché in quei casi vomitare era anche peggio. Sembrava mi dovesse uscire fuori l'intero stomaco, insieme ai pezzi di abbacchio.
Certi giorni ci davano solo frutta. Altri carne cruda. Altri solo carote o ravanelli. Altri solo acqua. In alcuni ci imponevano un digiuno feroce, privandoci di tutto. Se il digiuno durava troppo poteva anche accadere che una delle ragazze si sentisse male o svenisse. Un giorno capitò a me e fu il giorno in cui riuscii a parlare per la prima volta con "Mmh-mmh".
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daimonclub · 4 months ago
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Aforismi e citazioni sul mare
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Aforismi e citazioni sul mare Aforismi e citazioni sul mare, idee, massime, proverbi e frasi poetiche sul mare, gli oceani, i pirati, i sogni e le metafore che il mare stimola negli uomini. Dove c'è mare ci sono pirati. Proverbio greco Mercante e pirata sono stati per lungo tempo la stessa persona. Ancora oggi la moralità mercantile non è altro che un raffinamento della moralità piratesca. Friedrich Nietzsche Se non puoi cambiare il vento, devi aggiustare le vele. Proverbio del mare Più il mare è agitato, più navighiamo tranquilli. Ahoy! I pirati della Malesia Se l'oceano può calmarsi, puoi farlo anche tu. Siamo entrambi acqua salata mescolata ad aria. Nayyirah Waheed L'oceano mi fa sentire davvero piccola e mi fa mettere tutta la mia vita in prospettiva. Beyoncé Il cuore dell'uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, ha le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle. Vincent van Gogh C'è, non si sa quale dolce mistero in questo mare, i cui movimenti dolcemente terrificanti sembrano parlare di un'anima nascosta sotto... Herman Melville Ho la schiuma del mare nelle vene, capisco il linguaggio delle onde. Le Testament d'Orphée Il mare è un deserto di onde, una landa desolata d'acqua. Langston Hughes Siamo come isole nel mare, separate in superficie ma connesse in profondità. William James L'oceano separa le terre, non le anime. Munia Khan Troverò conforto nel ritmo del mare. Charlotte Eriksson Anche noi, come l'acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare. Juan Baladàn Gadea C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima. Victor Hugo
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Citazioni e aforism i sul mare Acqua, acqua in ogni dove, e non una goccia da bere. Samuel Taylor Coleridge Il ricordo del mare durante le notti insonni ci offrono, più dell’organo o della disperazione, l’immagine dell’immensità. Emil Cioran Il mare non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza. Joseph Conrad Dopo l'istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima. Jacques-Yves Cousteau Il suono delle onde del mare mi ricorda quello del battito del cuore di mia madre filtrato dal liquido amniotico nella sua placenta. E' un'associazione che tuttavia non riesce a calmare la mia angoscia per la sua scomparsa. Carl William Brown Vasto mare, che genera un unico continuo mormorio lungo la riva di ciottoli della memoria!" John Keats Dov’è per noi l’indocile naviglio / che, come seni, innalzò vele strane, / rigonfie dell’amore del mare? G. Rodenbach Il mare appare tutto d'oro sotto il cielo illuminato dal sole. Heinrich Heine La poesia consiste nel far entrare il mare in un bicchiere. Italo Calvino Il fiammante / al sol di giugno tremulo mare. Gabriele D’Annunzio La lingua non è sufficiente a dire, e la mano a scrivere, tutte le meraviglie del mare. Cristoforo Colombo Il tocco del mare è sensuale, quando avvolge il corpo nel suo morbido, stretto abbraccio. Kate Chopin Una volta parlai del mare a un ruscello, e il ruscello pensò che io fossi un immaginoso fanfarone; E una volta parlai al mare di un ruscello, e il mare pensò che io fossi soltanto uno sprezzante diffamatore. Kahlil Gibran Il mare della stupidità dei mass media con i socials è diventato un oceano di imbecillità. Carl William Brown Dio crea l'uomo così come il mare crea i continenti: ritirandosi. Friedrich Hölderlin Il mare è un amico dalle mille facce, mai monotono, mai ripetitivo, mai uguale. Susanna Agnelli Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. Nazim Hikmet Non vi è nulla di così disperatamente monotono come il mare, e non mi meraviglio più della crudeltà dei pirati. James Russel Lowell Vivi alla luce sole, nuota nel mare, bevi l'aria selvaggia. Ralph Waldo Emerson Biancheggia la vela solitaria Ed essa, ribelle, invoca le tempeste, come se nelle tempeste ci fosse la pace. M. Lermontov Il mare si oscura, / I gridi dei gabbiani / Sono appena bianchi. Basho Coloro che vivono sul mare difficilmente possono elaborare un solo pensiero di cui il mare non faccia parte. Hermann Broch Sudore della terra, il mare. Empedocle Di fronte al mare, rimuginavo onte antiche e recenti. Il ridicolo di occuparsi di sé quando si ha sotto gli occhi il più vasto degli spettacoli, non mi sfuggì. Perciò ho cambiato in fretta tema. Emil Cioran Mare. Non ha fondo. Immagine dell'infinito. Fa venire grandi pensieri. In riva al mare bisogna sempre avere un cannocchiale. Quando lo si guarda, dire sempre: "Quanta acqua!". Gustave Flaubert Fugge la bianchissima spuma, innumerevole riso. G. Boine
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Citazioni, idee, aforismi sul mare Il Mare! La patria de’ liberi. Gabriele D’Annunzio Ciò che conta di fronte alla libertà del mare non è avere una nave, ma un posto dove andare, un porto, un sogno, che valga tutta quell'acqua da attraversare. Alessandro D'Avenia Smisurato mare! le cui onde sono anni, / oceano del Tempo, le cui acque di lutto profondo / sono sapide per il sale del pianto umano. P.B. Shelley Solcò la distesa del mare lungo la traccia svanita dei remi. Eschilo Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a noi. Thomas Stearns Eliot Il mare è così grande per insegnare che una speranza liquida può conquistare il mondo. Federico Basso Zaffagno Sul porto s’incide l’attesa / le nubi si prendono il giorno. // Lontano trasvola il gabbiano / materia del grido e del nulla. // Il corpo s’innalza ondeggiando / riverbero muto del sole. G.E. Sansone Gloria a coloro che hanno esplorato il mare delle tenebre e ciò che in esso vi era da esplorare. La loro follia rappresenta il grado più elevato dell'intelletto. Carl William Brown Vedi gli scogli, un paio di molluschi e le onde e credi di conoscere tutto del mare. Valeriu Butulescu Cielo e mare sono come due specchi che di giorno si riflettono e di notte si ascoltano. Romano Battaglia Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza. Joseph Conrad Tenendo la mano, o Mare, sulla tua criniera. Lord Byron Anche il sole, la luna e le stelle, per rendere ancor più lucente e splendente la propria bellezza, vanno a specchiarsi sulla bellezza del mare. Giuseppe Alvaro Uomo libero, tu amerai sempre il mare! / È il tuo specchio il mare! Contempli la tua anima / nell'infinito svolgersi della sua onda / e non è meno amaro l’abisso del tuo spirito. Charles Baudelaire Tutto ciò che io scorgo con gli occhi mutati dal mare è una visione troppo grande per la mia mente. V. Watkins Il mare è insieme padre e figlio, desiderio di ritornare in lui. Il mare è l'origine della vita, la gioia, la completezza. Il mare ha lunghe braccia protettive che ti possono ricevere sempre. Il mare è un fratello che dà molto senza ricevere niente. Romano Battaglia Conosco una cura per tutto: l'acqua salata in un modo o in un altro, il sudore, le lacrime o il mare. Karen Blixen Per tutti gi uomini il mare è uno dei simboli materni più grandi e più costanti. Solo la terra, il cui seno ci nutre e ci riprende uno alla volta, può essergli paragonato sotto questo aspetto. Marie Bonaparte La letteratura si nutre di se stessa, per questo talvolta capita che alcuni scrittori fanno indigestione e vomitano un mare di scemenze. Carl William Brown Quando avvien che un zefiretto, / per diletto, / bagni i pié nell’onde chiare, / sicché l’acqua, in su l’arena, / scherzi appena, / noi diciam che ride il mare. G. Chiabrera Coste funebri, famose per tanti naufragi, avvolte per sei mesi l’anno nel sudario delle brume e della spuma delle onde. Marcel Proust Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare. Giovanni Verga Il mare è un antico linguaggio che non riesco a decifrare. J.L. Borges Il mare non cambia mai e il suo operare, per quanto ne parlino gli uomini, è avvolto nel mistero. Joseph Conrad Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua. Erri De Luca
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Aforismi e lampi d'intelletto sul mare Vede / incedere le barche in mezzo al mare, / bianche e impettite, come dentro un solco. M. Moore I corpi sfacciati di questa quasi nuda gente di città ai bagni di mare Le vibrazioni delle automobili hanno fiaccato i loro insensibili deretani in un’inerzia di gomma elastica, in una noncuranza turgida come uno pneumatico Dunlop. D.H. Lawrence In alto mare ho sempre avuto l’impressione di vivere, minacciato, nel cuore di una felicità da re. Albert Camus Per me il mare è come una persona, come un bambino che conosco da molto tempo. Sembra folle, lo so, ma quando nuoto in mare ci parlo. Non mi sento mai sola quando sono con lui. Gertrude Ederle Un raggio, avanguardia del giorno ancora incerto, / sfrecciò sui flutti dello Ionio; palpita / sulle onde tremule la luce e scherzano / fiammelle saltellando sull’azzurro. Claudiano Immenso, misterioso oceano che mutava colore ad ogni istante, mentre le onde parevano giocare con i raggi del sole. Sawako Aryoshi Ho scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada. Kahlil Gibran Ingannevole è l’aspetto della tua immobilità: / tu, nei tranquilli abissi, nascondi il turbamento; / tu, in ammirazione del cielo, tremi per esso. V.A. Zukovskij L'uomo è talmente stupido da disprezzare i compagni che navigano con lui nel tempestoso mare di guai della propria esistenza, mentre ammira strabiliato chi lo fa affondare. Carl William Brown C’è il mare, d’accordo, ma il mare è poi sempre quello, sempre uguale, mare fino all'orizzonte, se va bene ci passa una nave, non è che sia poi la fine del mondo. Alessandro Baricco Questo invito d’ogni istante / che il mare ci fa di evadere! Questa disperazione di voler partire / e dover rimanere! J. Barbosa Quella benefica pellicola colorata che si depositava sull’epidermide aveva un piacevole effetto visivo e cromatico. Sembrava cancellare la malattia e, come una vernice, ricopriva la maschera della povertà. G. Triani A distanza di migliaia di secoli il mare è ancora lì a testimoniare una verità il cui significato spesso ci sfugge. Nessuna conoscenza, nessuna sensazione, nessuna esperienza è superiore a quella del mare. Romano Battaglia Soltanto la musica è all'altezza del mare. Albert Camus O pesci amici ditemi il segreto degli occhi aperti / dei miei sguardi che sboccano nel mare / a reggere le chiglie delle navi lontane. V. Aleixandre Vecchio oceano, o grande scapolo, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi regni flemmatici. Lautréamont Per il misero corpo dolorante, / per l'anima mia triste, lacerata, / per il rigido cuore sanguinante, / per l'amara via affaticata il mare amato, il mare dolce amante, / il mare, il mare, e sia ogni cosa obliata. M. Machado y Ruiz Con una immagine poetica, ma per nulla forzata, il fondo del mare è il punto da cui l’uomo è partito per il lungo viaggio verso lo spazio. W. von Braun Con la moderna stronzata che per andare bene bisogna pensare in modo positivo, troviamo sempre più gente che pur essendo in un mare di guai per non dire nella merda fino al collo, si gonfia del proprio orgoglio ed esprime soddisfatta: " Proprio un ambiente fertile, non vi sembra." Carl William Brown Sulla spiaggia un giorno mi ritrovai con la mano del mare nella mia, e sulla risacca una voce che diceva: ���Noi sopravvissuti’. E. Diktonius Inutile cercare tra gli uomini: di bello e profondo c'è solo il mare. Mirko Badiale I venti silenziosi di stupore / sfiorano leggermente le acque. John Milton Aveva il petto tre volte fasciato di quercia e di bronzo, l’uomo che, per primo, al mare feroce affidò una fragile barca. Orazio Al mare la vita è differente. Non si vive di ora in ora ma secondo l’attimo. Viviamo in base alle correnti, ci regoliamo sulle maree e seguiamo il corso del sole. Sandy Gingras Volevo libertà, aria pura e avventura. Le ho trovate sul mare. Alain Gerbault Il mare unisce i paesi che separa. Alexander Pope Sulle creste la schiuma splende / più luce / più luce di quanto / gli specchi possano riflettere mai. C. Vasio Il mare, una volta lanciato il suo incantesimo, ti tiene per sempre nella sua rete di meraviglia. Jacques-Yves Cousteau Siamo fatti per l'immensità. La nostra anima si dilata quando il cielo e il mare si ingrandiscono sotto i nostri occhi. Hernst Hello I nuotatori in mutandine bianche a quadrellini blu v’insegnano gratis anatomia alle ragazze curiose, che poi la notte non possono dormire e sognano di non essere sole e si alzano la mattina con gli occhi sbattuti. L’Illustrazione Italiana 1890 E come spiccata da un vento / t’abbatti fra le braccia / del tuo divino amico che t’afferra. Eugenio Montale
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Aforismi celebri sul mare La teoria è una grande rete che va a pescare nel mare dell'esperienza, quello che si pesca, si pesca. Soprattutto oggi, dove le acque sono molto inquinate e i pesci scarseggiano. Carl William Brown Dev'esserci qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare. Kahlil Gibran Ai limiti bassi della terra, / fiduciosa la sera mi consente / la pace casta delle acque. L. Sinisgalli Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti / arrivederci fratello mare / mi porto un po' della tua ghiaia / un po' del tuo sale azzurro / un po' della tua infinità / e un pochino della tua luce / e della tua infelicità. Nazim Hikmet Il mare è molto simile a noi. Non ha il cuore duro della terra, che è senza pulsazioni. H. Michaux Il mare / corteggia / la spiaggia. / Sono mille anni / che giocano, / e non sono stanchi. E. Pietraforte La ridicola borghesia moderna è più interessata ad una vacanza al mare, al giardino della propria casa, o ai vari optionals da montare sulla propria auto che non alle reali sorti dell'umanità. Carl William Brown Il mare / corteggia / la spiaggia. / Sono mille anni / che giocano, / e non sono stanchi. (E. Pietraforte) E un alto vento / trascina il mare / dietro sogni. D. Barnes E un alto vento / trascina il mare / dietro sogni. D. Barnes I mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto della sua creazione. Paul Fort Mi hanno portato una conchiglia. / Dentro ci canta un mare di mappa. / Il mio cuore / si riempie d’acqua / con pesciolini d’ombra e d’argento. / Mi hanno portato una conchiglia. F. García Lorca Il tempo non disegna rughe sulla tua fronte azzurra: oggi ti muovi ancora come ti vide l’alba della creazione. Lord Byron Panta rei, tutto scorre diceva Eraclito, soprattutto il fiume in piena della stupidità che genera un'inondazione dopo l'altra, accade così che il livello del mare si sta alzando sempre più e perfino i ghiacciai, eccitati, pensano di sciogliersi. Carl William Brown O conchiglia marina, figlia / della pietra e del mare biancheggiante, / tu meravigli la mente dei fanciulli. Alceo Mare, liscio e turchino, / addò pare nchiuvata / ncopp’a ll’acqua ’na vela / janca. S. Di Giacomo; dialetto napoletano Mare, mare, mare / ma sai che ognuno ci ha il suo mare dentro al cuore sì / e che ogni tanto gli fa sentire l'onda / mare, mare, mare / ma sai che ognuno ci ha i suoi sogni da inseguire sì / per stare a galla e non affondare. Luca Carboni Ah, chissà chissà / se non sono partito un tempo, prima di me, / da un molo / se non ho lasciato, vascello al sole, / obliquo dell’alba, / un’altra specie di porto? Ferdinando Pessoa Tutti ar mare tutti ar mare / a mostra' le chiappe chiare / co' li pesci in mezzo all'onne / noi s'annamo a diverti'. Gabriella Ferri Lo amavo come se avesse dovuto lavarmi di una macchia. Arthur Rimbaud Dio proteso su balaustrate d’abissi a meravigliarsi ancora / dell’incredibile invenzione del mare. G. Brunamontini All'uomo piacciono le cose facili e comode; perciò cosa c'è di più allettante di una marea di fesserie che vengono somministrate ogni giorno dai mass media mentre si è comodamente seduti in poltrona, praticamente si può approfondire l'imbecillità senza muoversi da casa. E poi dicono che non c'è progresso. Carl William Brown Implacabile io, il Vecchio e implacabile mare: / implacabile assai più quando sereno sorrido Rallegrato, ma non ammansito, dai mille e mille naufragati in me. H. Melville La nave non è una creatura di fantasia, una felice libellula che beva l’azzurro svolando d’isola in isola, di mare in mare: no, no: la nave è una povera mula da soma; poco posa, molto cammina, se vuol stare a galla sul glauco. C.E. Gadda Tutto viene a noia, solo a te non è dato abituarsi, / passino i giorni, e gli anni, e mille, mille anni. B. Pasternak Su tematiche affini potete leggere: Citazioni e battute divertenti sulle vacanze Citazioni e battute divertenti sul mare Pensieri e riflessioni sulle vacanze Un estate al lago Citazioni e pensierio sul lago Quotes on vacation Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Read the full article
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piovra · 7 months ago
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Terry
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Mezzo decennio. Terry incarnava per eccellenza l'anima del jack. Presa dopo aver già vissuto due famiglie in soli tre mesi. Nata l'8 Luglio del 2005. Marchigiana di sangue. L'abbiamo chiamata Terry per trovare un nome che ricordasse papà, morto poco più di due mesi prima, così pensammo al suo studio legale a via Terenzio. Di fatto, all'anagrafe canina, portava il nome di Terenzia XXI.
Fosse stato per la nostra fantasia, il suo nome sarebbe stato J. Lo, per le sue movenze in preda all'eccitazione che sembravano un balletto sculettante.
La sua energia e gioia di vivere ha scosso un momento nero e difficile per tutta la famiglia. Ricordo bene il primo giorno, presa a Civita Castellana, da una signora che l'aveva avuta per regalo, ma che non era nelle condizioni di poter controllare la sua straordinaria vitalità.
Con Terry non soltanto ho ritrovato la bellezza di vivermi un cane, ma ho anche scoperto la straordinaria energia dei Jack Russell, di cui tuttora ne sono innamorato. Anarchica, famelica, scatenata ed imprevedibile. Terry aveva un'energia straordinaria. Nella più totale imprevedibilità, assieme a Bruto, Terry ci regalò una cucciolata meravigliosa. Sei piccoli pelosetti, nati il 21 Luglio del 2007, il giorno prima del compleanno della Roma (80 anni), in una calda serata d'estate. Quel giorno ho scoperto coi miei occhi la perfezione della natura, il meraviglioso ed incredibile istinto di una madre. Sei cuccioli di cui ricordo persino l'ordine e gli orari delle nascite: il primo fu Teo (finito a mio zio, tuttora in vita). Poi arrivò Nina (inizialmente Terrina per la somiglianza del manto a Terry), Goccetta (gemella di Freccia ma con una goccia), Freccia (era un missile), Brutino (clone del padre) e Bernardo (per le dimensioni e colori, sembrava un San Bernardo).
E' stata una splendida madre. Uno spasso guardarla allattare i cuccioli e insegnargli a vivere in questo mondo. Quanto si impara sui cani da una cucciolata, non potete immaginarlo. Dopo quella fantastica esperienza, ci siamo tenuti Nina, la più piccola, che alla fine è stata quella che si è più affezionata a me.
Gli anni d'oro di Terry sono stati più o meno una decina: un vero uragano che grazie agli eventi di cui sopra, ha stravolto la nostra esistenza, restituendoci un valore della vita che era finito sotto le macerie dopo la scomparsa di mio padre.
Poi, da un giorno all'altro, quella maledetta "sard", una strafottuta malattia rara di cui nessuno conosce le origini e come colpisca i poveri cani: degenerazione retinica improvvisa, senza possibilità di cure o prevenzione. In sostanza, Terry ha visto il buio improvviso da un momento all'altro. Noi ce ne accorgemmo vedendo le sue zampette che cercavano di strofinare gli occhi e dal fatto che si faceva inspiegabilmente rubare il cibo da Bruto e Nina, lei che era il capo e che li comandava con la sua imponenza. La diagnosi alla clinica veterinaria a Via Nomentana fu come una sentenza finale per la povera Terry: cieca a vita.
Ho guardato l'ultimo tramonto con Terry, tenendola in braccio. Non ho mai perdonato il fato per una crudeltà simile. Non ho mai dimenticato le lacrime e la rabbia di quel giorno.
Non è vero che i cani si adeguano, sviluppando maggiore forza dagli altri sensi. Non è vero che non cambia più di tanto la situazione. Tutte cazzate. Certo, si adeguano, ma con tutte le limitazioni di questo mondo. Alle sue limitazioni si somma la perdita del suo dominio, che ha reso Terry una piccola canetta insicura e privata improvvisamente delle sue forze. Nonostante tutto questo accanimento contro di lei, dietro a quegli occhietti ormai patinati e segnati da una cataratta irreversibile, c'era sempre un cane con una sua dignità, che manifestava ogni intenzione attraverso gli abbai e soprattutto la coda... elemento imprescindibile per comprendere tutto di lei: dallo stato d'animo alle sue intenzioni. E lo sculettare, in pieno stile J.Lo, non lo ha mai perso per tutto l'arco esistenziale.
Questa tragedia ha inevitabilmente aumentato in lei un attaccamento viscerale a mia madre. Purtroppo le passeggiate con me si ridussero al minimo indispensabile: Non aveva più voglia di uscire e aveva parecchia paura laddove non si trovasse in luoghi a lei non familiari.
Ogni volta che la lasciavo a casa era per me una sconfitta, pur avendo dalla mia tutte le ragioni del mondo ed obblighi da rispettare anche con gli altri cani. E nonostante le mie paranoie mentali, Terry non diceva nulla, non ha mai fatto pesare niente, non si lagnava. Lei viveva esclusivamente per noi. Una cagnetta meravigliosa. Tutto per lei ha avuto un equilibrio finché mia madre era viva ed era sempre al suo fianco, persino nei suoi ultimi giorni, come se avesse capito che c'era qualcosa che non andasse.
Morta mia madre, per Terry è iniziata una tragedia: ogni volta che entravo e uscivo da casa, la trovavo accucciata col muso rivolto verso la porta di casa, che l'aspettava silente per ore e ore. Non ha mai superato quella separazione. E' stata una coltellata fatale. Un dolore profondo e silente durato poco più di due mesi, quando si spense il 24 Maggio, a distanza di 58gg dalla morte di mia mamma.
Quando morì Eccola, la bassotta della mia adolescenza, mia madre mi disse che fu mio padre, il suo preferito per eccellenza, a chiamarla. Mio padre era morto proprio 58 giorni prima, come è successo tra mia madre e Terry. Un caso unico che raro, accomunato poi anche da tanti altri piccoli aspetti che mi portano a credere che l'intuito di mia madre non era del tutto infondato e che sia stata proprio lei a chiamarla con sé, a liberarla soprattutto da quel male che le ha ucciso la gioia di vivere e l'energia del Jack che era in lei.
Resta però quel vuoto incolmabile, i suoi abbai al primo rumore anomalo, le zampette che correvano da una stanza all'altra e dio solo sa quant'altri piccoli dettagli che coloravano la vita in questa casa. Di Terry vorrei raccontare un mondo di storie, ma nel mio piccolo posso solo dire che Terry, come tutti i cani di questo mondo, ha occupato quello spazio silente che tutti noi abbiamo quando andiamo offline e ci chiudiamo nella nostra intimità. Terry, come è possibile immaginare, è stato un pezzo meraviglioso e tra i più pregiati della mia vita.
Ogni giorno ci penso e mezzo decennio non scalfirà mai la sua memoria, che resta immutata nel mio cuore come una vera e propria cicatrice.
Manchi, cucciola mia. Sapessi quanto...
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siciliatv · 8 months ago
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Mamma di Denise D'arrò implora il ritorno della figlia scomparsa
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Maria Furnari, madre di Denise D'arrò, l'adolescente di Taormina misteriosamente scomparsa da una settimana, ha lanciato un accorato appello per il ritorno della figlia: "Denise, ti prego, torna a casa. Non so come aiutarti, ma voglio solo il tuo ritorno. Chiunque sappia qualcosa, per favore, aiuti a riportarla a casa. Conosciamo le sue difficoltà, vi chiedo solo questo". Le ricerche per trovare Denise D'arrò continuano intensamente, con i vigili del fuoco concentrati soprattutto nell'area del torrente di Santa Venera, vicino a Trappitello, il paese della ragazza. Ogni possibile ipotesi viene considerata, nella speranza che Denise possa essere ospitata da qualche amico nella zona. Fonti confermano l'attività incessante nel tentativo di rintracciare la giovane scomparsa. Ma intanto emergono nuovi particolari! La scomparsa di Denise D'Arrò, la 17enne di Taormina, rivela ora dettagli significativi. Pare che la ragazza si sia allontanata da casa già in passato, ma ogni volta è tornata entro uno o due giorni. Solo mercoledì 8 maggio, i genitori hanno formalizzato la denuncia ai carabinieri, benché Denise si fosse allontanata per l'ultima volta il 2 maggio. Fonti investigative confermano che la giovane è uscita di casa accompagnata dal suo cane, un jack russel di nome Chanel. La famiglia, conoscendo le precedenti esperienze di scomparsa della ragazza, ha atteso alcuni giorni prima di segnalare il suo allontanamento alle autorità. Le ricerche sono state avviate con ritardo, ma ora sono in corso con il coinvolgimento delle forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco, nell'ambito del Piano provinciale per la ricerca delle persone scomparse. Le indagini si concentrano principalmente nell'area circostante l'abitazione di Denise, situata nei pressi di un fiume. La ragazza avrebbe con sé il cellulare, risultato spento fin dal giorno della sua scomparsa. Gli inquirenti stanno anche valutando l'ipotesi di un fidanzato, ma al momento non ci sono dettagli rilevanti. Denise D'Arrò, alta 1.80 metri, dai capelli rossi e dagli occhi azzurri, era vestita con jeans blu, un maglione nero e scarpe bianche al momento della scomparsa. Secondo la sorella Pina, abituata a vederla portare fuori il cane ogni sera, la giovane non è tornata dopo circa 30 minuti come al solito. Nel frattempo, il suo cellulare è rimasto spento. "Denise, speriamo che tu stia bene e possa tornare presto a casa. Noi vogliamo solo aiutarti", ha dichiarato la sorella alla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?". Read the full article
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londranotizie24 · 9 months ago
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Pompei, presentati i 10 grandi concerti estivi all’Anfiteatro del Parco Archeologico
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Pompei, presentati i 10 grandi concerti estivi all’Anfiteatro del Parco Archeologico. Si è svolta a Roma, al Ministero della Cultura, la presentazione di “Pompei è Arte”, il programma di 10 grandi concerti che si terranno all’Anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei nei mesi di giugno e luglio 2024. Il cartellone, patrocinato dal Ministero della Cultura e dal Parco Archeologico di Pompei e in collaborazione con il Comune di Pompei, prevede le seguenti esibizioni: Carmen Consoli (8 giugno); John Legend (11 giugno); Russell Crowe (9 luglio); Ludovico Einaudi (12 luglio); Il Volo (17 luglio); Biagio Antonacci (18,19,20 luglio); I Pooh (22 luglio) e Francesco De Gregori (26 luglio). «Oggi celebriamo un matrimonio molto felice tra il nostro straordinario patrimonio culturale e il belcanto, eccellenza nazionale di recente riconosciuto dall’UNESCO. Sono due elementi che si coniugano e vanno nel segno dell’articolo 9 della Costituzione che ci parla di tutela e valorizzazione della nostra bellezza e, in questo caso, di Pompei. Con l’ultima Legge di Bilancio abbiamo rifinanziato gli scavi a Pompei. Attualmente ne sono attivi sessanta e ci aspettiamo che da questo scrigno possano uscire fuori altri tesori come quelli che abbiamo visto di recente emergere. E dobbiamo continuare nell'opera di valorizzazione», ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. «Credo che gli artisti della musica siano una risorsa per i luoghi della cultura. È un'alleanza naturale, portano vita ai monumenti, sono i primi ambasciatori di bellezza e cultura popolare. Parlano di arte, comunicano emozioni. In questo senso sono fondamentali perché rappresentano un primo passaggio cruciale nella formazione e nell’educazione delle giovani generazioni. Dobbiamo tener conto che oggi ampie fasce della popolazione attingono informazioni e conoscenza dal web e dai social. Abbiamo bisogno di comunicare anche in questi luoghi del digitale e gli artisti ci aiutano a divulgare bellezza», ha aggiunto il Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. «Abbiamo parlato di archeo-urbanistica considerando che Pompei è un sito archeologico a scala di un'intera città, con tutto ciò che comporta. Come i lavori di restauro e accessibilità, i servizi e la cura e la valorizzazione delle aree verdi, anche l'organizzazione di eventi musicali si inserisce nell'ottica di un'area archeologica che rientra a pieno titolo nella vita culturale contemporanea, senza rinunciare alla sua alterità rispetto all'oggi: un contemporaneo arcaico che ci aiuta a creare nuovi collegamenti. Siamo molto felici che oltre al Ministero della Cultura, tale approccio abbia trovato anche la fattiva collaborazione, già dall'anno scorso, del Comune di Pompei, anche perché questi eventi sono importanti per offrire ai visitatori un motivo in più per fermarsi sul territorio e scoprire altri tesori dell'area vesuviana», ha evidenziato il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. «È per noi un grande onore essere qui. Questo è un anno importante perché festeggiamo 15 anni di carriera e non potevamo che celebrarli in musica. Ad aprile partiremo per un tour di due anni e siamo felici di poter condividere questa nostra enorme gioia anche con voi. Questo progetto promuove la cultura e la bellezza e dietro qualsiasi genere di bellezza c’è sempre tanto lavoro e sacrificio. Noi cerchiamo di portare con grande passione l’arte del bel canto in giro per il mondo e siamo contenti di portarla anche a Pompei, dove abbiamo avuto la fortuna di cantare già nel 2016», hanno affermato gli artisti de “Il Volo”. «L’unità di intenti è sempre sinonimo di successi. Ministero della Cultura, Parco Archeologico, Città di Pompei e privati insieme per esaltare la bellezza di uno dei luoghi più visitati in Italia e per dargli una diversa fruibilità, attraverso le note dei più grandi artisti internazionali. È una iniziativa che unisce il patrimonio culturale e artistico, rappresentato dalla musica, a quello di luoghi di storia e suggestioni. Luoghi che perlopiù non sono progettati per fare musica ma che esaltano, con la loro suggestione, l’evento artistico. Luoghi dei quali la musica sottolinea la bellezza, moltiplicandone il fascino e l’incanto. Abbiamo realizzato una kermesse di giochi di specchi dove la bellezza musicale riflette la bellezza culturale», ha sottolineato il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pizza-ra-bizza · 2 years ago
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Sud Africa Xenofobia
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Tema Sud Africa Xenofobia Thomo: È stato BRANT R. DE Beer a fare l'enigmatica affermazione: "La maggior parte delle persone è egiziana di per sé". Sembra uno dei suoi indovinelli più stravaganti, ma in questo caso Brant ha difeso la sua posizione nel modo più convincente: “I loro pensieri sono opinioni; della loro vita; una scimmia, le loro passioni una citazione straordinaria al punto che ci lasciamo influenzare dalle persone con cui ci identifichiamo". L'odio settario attivamente incoraggiato può diffondersi alla velocità della luce, come abbiamo visto di recente in Kosovo, Bosnia, Ruanda, Timor, Israele, Palestina, Sudan e qui in Sud Africa Xenofobia e molte altre parti del mondo. Con la giusta dose di incitamento, un senso di identità con un gruppo di persone può trasformarsi in un'arma molto potente per infliggere violenza a un altro gruppo. Molti dei conflitti e delle atrocità del mondo sono sostenuti dall'illusione di un'identità non semplice e senza possibilità di scelta umana unilaterale. L'arte della costruzione dell'odio assume la forma di invocare la forza logica di una certa identità, fingendosi dominante, che soffoca altre affiliazioni e anche in una forma opportunamente bellicosa può sopraffare qualsiasi simpatia umana o benevolenza naturale. con cui possiamo essere normalmente. dotato della logica del più forte, ma non per carta cristiana: né conduce alla violenza elementare, artigianale, o alla violenza globale e al terrorismo, sofisticati dalla logica della razza o della violenza o della setta. L'idea che le persone non possano essere classificate esclusivamente sulla base della religione o della cultura è una delle principali fonti di potenziale conflitto nel mondo di oggi: le persone sono culture umane diverse e un'unica razza umana. Logica contro credenza popolare; implicava l'uso americano del potere dominante di un'unica classificazione culturale unica e razze umane: può incendiare il mondo intero con un senso di griglia culturale e creare un dominio mondiale economico linguistico Algo-Russell-USA-Whitehead. Come ho già detto, una visione del mondo basata su un'unica misura di suddivisione: contrasta non solo con la buona vecchia convinzione che noi umani siamo più disuguali che uguali, ma anche con l'idea, meno dibattuta ma molto più plausibile, che siamo diversi uguali e tutti egiziani razionali. Il mondo è visto come un insieme di credenze (o "civiltà", o "culture"), che ignorano e valorizzano le reciproche identità detenute dagli individui, legate alla classe sociale, al genere, alla professione, alla lingua, alla scienza, alla morale e alla politica: felice essere loro. Questa tendenza a non suddividere secondo un unico criterio provoca molti più conflitti dell'universo di classificazioni plurali e separate che compongono il mondo in cui effettivamente viviamo. L'“alto” riduzionismo della teoria può dare un contributo importante, spesso senza rendersene conto, alla “bassa” violenza della politica. Inoltre, gli sforzi a livello globale per superare questa violenza soffrono spesso di una logica confusione concettuale, dalla non accettazione - esplicita o implicita - di un'identità egiziana univoca, provvisoriamente a tutte le vie più ovvie alla violenza della sovranità non storicamente .
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corallorosso · 3 years ago
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Nella notte del 6 ottobre 1998, Matthew Shepard accetta un passaggio, fuori da un bar. Siamo nel Wyoming rurale, è mezzanotte e i due che glielo offrono sembrano amichevoli, vestiti bene, due ragazzini puliti e a modo. Ad un tratto si rivelano però i due mostri che sono. Aaron McKinney e Russell Henderson lo aggrediscono già in auto: gli rubano i documenti, i soldi e gli tolgono le scarpe, così non può scappare. Dopo di che lo portano in aperta campagna, in un posto dove non passa nessuno e lo legano ad una staccionata. E' notte fonda e fa freddo ma Matthew non lo sente il freddo, sente solo dolore. I due lo picchiano selvaggiamente con le mani, con i piedi, con i sassi e persino con il calcio della pistola. E poi lo lasciano lì. Matthew resta lì, per diciotto ore. Fino a quando un passante in bicicletta non lo scorge: gli sembra un spaventapasseri da lontano, tanto è sporco, ammaccato, le vesti stracciate. Poi si accorge che è un ragazzo, coperto di sangue, legato mezzo nudo ad una staccionata e chiama i soccorsi. Quando paramedici e poliziotti arrivano ha lividi su tutto il corpo, ha un forte trauma alla testa tanto che il cervello è quasi esposto ma soprattutto è il suo viso ad essere spaventoso: è stato picchiato e sfigurato così forte e ripetutamente da sembrare che qualcuno volesse staccargliela quella faccia, far scomparire quel volto. Una maschera di sangue, tranne che per i solchi lasciati dalle sue lacrime. Matthew è in fin di vita, i danni che ha dentro ogni parte del corpo sono inoperabili, non si saprebbe nemmeno da che parte iniziare. Entra in coma e mai più ne esce. Morirà il 12 ottobre. Ci mette sei giorni a morire, sei giorni di agonia. I due assassini verranno presi per caso: durante una rissa verranno arrestati e nella loro macchina verranno rinvenute le cose di Matthew e da lì è presto fatto il calcolo. Lo hanno attirato e pestato perché Matthew era gay. La difesa non ci pensa nemmeno a negare, anzi: sostiene che erano talmente spaventati dall'omosessualità di Matthew, da presunte avances che avrebbe fatto loro, che sono andati nel panico e come impazziti lo hanno ucciso. Lo avrebbero massacrato per legittima difesa, addirittura! Più tardi sosteranno di aver agito in nome di Dio, mossi dalle Parole della Bibbia e lo stesso clero dell'epoca invocherà un'ambigua (e vomitevole) clemenza. Nessuno ci crede però o meglio a nessuno importa: l'efferatezza e i tempi dell'omicidio rivelano una precisa coscienza, una volontà mostruosa di uccidere Matthew. Uno dei due compari vende l'altro e scampa la pena di morte. Ergastolo, fine pena mai. L'altro verrà salvato dai genitori di Matthew: accettano di patteggiare e, con una dignità e un'umanità immensa, risparmiano la vita del secondo aggressore. Ergastolo. Perché loro non sono come lui. Diranno: noi stiamo risparmiando la sua vita in memoria di uno che non ce l'ha più. A tutte le udienze e al funerale di Matthew si presentarono preti, suore, fedeli e fanatici religiosi muniti di cartelli e megafoni sostenendo che Matthew era all'inferno, che era stata la mano di Dio e altre parole di odio che qui, pena la censura, non posso riportare. Non è servito a nulla perché il martirio, vero, di Matthew e la voce dei suoi genitori è rimbalzata nella mondo civile e nella politica innescando battaglie a favore della comunità LGBT che in sua memoria cambiano le cose ancora adesso. Sarà Barack Obama a volere una legge federale che espande i crimini dell'odio includendo la discriminazione per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. Insomma una legge contro l'omofobia a tutto tondo. Si chiama il Matthew Shepard Act. Matthew Shepard 1 Dicembre 1976 - 12 Ottobre 1998 Roberto Ranfagni
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gregor-samsung · 3 years ago
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“ Non sono giovane ed amo la vita ma disdegno di abbattermi al pensiero dell’annientamento. La felicità non è meno vera, anche se deve finire. Il pensiero e l’amore non perdono il loro valore se non sono eterni. Parecchi uomini hanno affrontato il patibolo con fierezza; la stessa fierezza ci dovrebbe insegnare a riflettere senza tremare al destino dell’uomo nell’universo. Anche se le finestre spalancate della scienza al primo momento ci fanno rabbrividire, abituati come siamo al confortevole tepore casalingo dei miti tradizionali, alla fine l’aria fresca ci rinvigorirà. La filosofia della natura è una cosa, altra cosa è la filosofia del valore. Confondendole, soltanto male ne può scaturire. Ciò che noi giudichiamo buono, ciò che vorremmo, non ha rapporto alcuno con ciò che è, perché questo è oggetto della filosofia della natura. D’altra parte non ci può essere proibito di valutare fenomeni che il mondo non umano non valuta, e nemmeno possiamo essere costretti ad ammirare qualsiasi cosa perché è una “legge di natura”. Senza dubbio, noi siamo parte della natura che ha prodotto i nostri desideri, le nostre speranze e i nostri timori, secondo leggi che i fisici cominciano a scoprire. In questo senso noi siamo parte della natura. Subordinati ad essa, siamo il risultato di leggi naturali e, in ultima analisi, loro vittime. La filosofia della natura non deve essere troppo terrestre; per essa, la terra è uno dei più piccoli pianeti di una delle più piccole stelle della Via Lattea. Sarebbe ridicolo trasformare la filosofia della natura per ottenere risultati graditi ai minuscoli parassiti di questo insignificante pianeta. Il vitalismo, inteso come una filosofia, e anche l’evoluzionismo, palesano, sotto questo aspetto, scarso senso delle proporzioni. Essi considerano i fatti della vita, che ci interessano, come aventi un significato cosmico, non limitato alla superficie terrestre. Ottimismo e pessimismo, come filosofie cosmiche, denotano lo stesso ingenuo antropomorfismo; il grande mondo, così come lo conosciamo attraverso la filosofia della natura, non è né buono né cattivo, e non ha per programma di renderci felici o infelici. Tutte queste filosofie sono frutto di presunzione, e sono fortunatamente smentite dall’astronomia. Ma nella filosofia del valore, la situazione è capovolta. La natura è soltanto una parte di ciò che possiamo immaginare; ogni cosa, reale o immaginaria, può essere valutata da noi, e non esiste alcun modello esterno che ci indichi se la nostra valutazione è giusta oppure errata. Noi siamo gli assoluti e irrefutabili arbitri del valore, e nel mondo dei valori la natura è soltanto oggetto. Pertanto nel mondo dei valori noi siamo superiori alla natura. Nel mondo dei valori la natura, in se stessa, è neutrale, non è né buona né cattiva, non è meritevole né di ammirazione né di biasimo. Siamo noi e i nostri desideri che creiamo il valore. In questo regno, noi siamo sovrani e degradiamo la nostra sovranità se ci inchiniamo alla natura. Sta a noi determinare le caratteristiche della vita retta, non alla natura, e nemmeno alla natura personificata come Dio. “
Bertrand Russell, Il mio credo, testo raccolto in:
Id., Perché non sono cristiano, (traduzione di Tina Buratti Cantarelli), Longanesi & C. (collana La buona società n° 117), 1966¹⁰; pp. 59-61.
NOTA: Il mio credo fu pubblicato nel 1925. Russell scrisse nella prefazione: «Ho cercato di esporre il mio pensiero sulla posizione dell’uomo nell’universo e sulle sue possibilità di vivere rettamente... Ci sono forze che conducono alla felicità e altre all’infelicità. Non sappiamo quali prevarranno, ma per agire saggiamente dobbiamo conoscere le une e le altre». Nel processo al tribunale di New York, nel 1940, Il mio credo fu presentato insieme ad altri libri dell’autore per provare che Russell era inadatto all’insegnamento nel City College. Estratti dell’opuscolo furono anche ampiamente citati dalla stampa, e generalmente in modo tale da suscitare errate interpretazioni.
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diceriadelluntore · 2 years ago
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Leggende
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In questa foto ci sono due miti del basket: il giocatore numero 6 è Bill Russell, che abbraccia il suo coach, Arnold Jacob Auerbach, per tutti Red. Come allenatore dei Boston Celtics  Red ottenne 9 titoli NBA, il primo nel 1957, poi otto consecutivi, dal 1959 al 1966, la più lunga striscia vincente di campionati nella storia degli sport professionistici nordamericani. Conquistato il nono titolo decise di lasciare il suo posto in panchina a Bill Russell, che divenne così il primo afro-americano a guidare una squadra in uno dei campionati degli Stati Uniti. Fu allenatore-giocatore dal 1966 al 1969, vincendo altri 2 campionati.
Bill Russell è morto il 31 luglio 2022 all’età di 88 anni: Adam Silver, il commissioner della NBA, ha scritto:
È stato il più grande campione nella storia dello sport di squadra. Gli innumerevoli risultati che si è guadagnato nella sua carriera con i Boston Celtics - tra cui il record di 11 titoli e 5 premi di MVP - raccontano solo minimamente la storia dell'immenso impatto di Bill sulla nostra lega e sulla società in senso più ampio. Bill Russell rappresentava qualcosa di più grande dello sport: i valori di uguaglianza, rispetto e inclusione che ha stampato nel DNA della nostra lega. Al picco della sua carriera, Bill si è fatto sentire vigorosamente per i diritti civili e la giustizia sociale, un'eredità che ha passato alle generazioni di giocatori NBA che lo hanno seguito. Attraverso lo scherno, le minacce e le incredibili avversità, Bill si è elevato sopra tutto, rimanendo fedele al suo pensiero che chiunque meriti di essere trattato con dignità. Ho apprezzato la mia amicizia con Bill: lo chiamavo il nostro Babe Ruth, per il modo in cui aveva trasceso il tempo. Bill era il vincente definitivo e un compagno di squadra eccellente: la sua influenza si percepirà sulla NBA per sempre
Dal punto di vista tecnico, è stato il primo grande difensore della storia del Basket: eccezionale rimbalzista (12 stagioni con più di 1000 rimbalzi), stoppatore, persino un grande attaccante (19 punti di media per uno alto 2.08m) l’idea del pivot come la conosciamo noi si deve al suo modo di giocare. 
E fu anche un grande attivista per i diritti dei neri, e una volta si rifiutò di giocare una partita perchè a lui ed a un suo compagno fu negata l’entrata in un ristorante.
Dal 2009 il trofeo destinato al miglior giocatore delle finali NBA (NBA Finals MVP Award) è intitolato a lui, The Bill Russell NBA Finals Most Valuable Player Award. La motivazione sta nel fatto che Russell, pur avendo vinto 11 titoli NBA, non ha mai ricevuto tale onorificenza. Infatti il premio fu istituito solamente nel 1969, anno dell'ultimo titolo di Russell, in cui però (caso unico finora) fu Jerry West, dei perdenti Los Angeles Lakers, a riceverlo.
Ci lascia una leggenda.
Abbiamo perso un gigante, per quanto Bill Russell fosse alto, la sua eredità va ancora più in alto, sia come giocatore che come persona.  Forse più di chiunque altro, Bill sapeva cosa fosse necessario per vincere e per essere un leader. In campo è stato il più grande campione della storia del basket. A parte questo, è stato un pioniere dei diritti civili: marciando con Martin Luther King e stando accanto Mohammed Ali. 
Barack Obama
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bicheco · 3 years ago
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Una scena di un film mai fatto
Esterno, sera, viale di Roma; Franco, vestito da centurione, avanza con passo stanco lungo il viale, poche persone in giro, uno incrociandolo lo saluta scherzosamente
Passante
Miticus Francus, a te Russel Crow te fa na pippa!
Franco (abbozzando un sorriso - tra sé e sé)
Ci mancherebbe solo questo
Franco si avvicina ad un gruppo di prostitute riunite attorno ad un fuoco, le guarda e le saluta con la testa lasciando intuire come fra loro ci si conosca. Una delle prostitute lo chiama
Mirna
Ciao Franco, che fai? Non vieni a salutarci? Forza...
Franco
Ciao Mirna, sono stanco, fammi andare a casa.
Mirna
Dai... qui, attorno al fuoco...
Prostituta russa (con accento dell'est)
Vieni, devi mangiare i mandarini buonissimi che ha portato Liza, forza.
Liza, una prostituta di colore, sorridendo fa “si” con la testa come a confermare le parole dell'amica
Mirna
Guarda che se non vieni poi Liza ti fa malocchio con dieci anni di disgrazia, lei ha poteri magici
Liza fa un'espressione da strega cattiva
Franco con un sorriso rassegnato si avvicina al fuoco, una ragazza gli porge qualche mandarino che Franco sbuccia e mangia; nel frattempo si chiacchiera
Franco
Allora ragazze, come vanno gli affari? C'è crisi anche qui?
Prostituta russa
Sempre uguale... Io ho capito che l'italiano gli piace lamentarsi: piange, piange, piange ma poi viene sempre qua a scopà
Liza
Prima venuto uno con macchinone.. con SUV, e mezz'ora a parlare per chiedere sconto. C'hai SUV e chiedi sconto?
Si ferma una macchina poco distante ed il conducente (un uomo anziano) chiama una delle ragazze, questa riconoscendo la persona fa un'espressione rassegnata ma si avvicina lo stesso all'auto
Franco (notando la scena)
Chi è?
Prostituta bionda
Passa ogni mezz'ora chiede quanto vuoi e poi va via. Non scopa mai. E' uno stronzo.
Liza
No, a me fa pena. Dice che sua moglie è morta
Prostituta russa
Tu credi? Lo dice per avere sconto. Pure lui morto di fame. Italia: tutti morti di fame!
Prostituta bionda (rivolta a Franco)
Tu sei un attore? Stai girando un film
Mirna
Franco è un grande attore, avrà fatto cento film!
Liza
Davvero?
Franco (timidamente fa “si” con la testa)
Proprio cento no, ma quasi; tanti anni fa però, quando l’Italia era una nazione ed il cinema esisteva ancora. Ora sto al Colosseo, parlo con i turisti, faccio le foto. Sò n'attrazione
Prostituta russa
Tu guadagna bene?
Franco, masticando, fa un espressione sconsolata
Prostituta bionda
Stasera pure noi “attrazione”: niente clienti
Prostituta russa (indicando il gladio di Franco)
Per forza non si fermano: vedono spadone e scappano!
Tutti ridono. Poi c'è un attimo di silenzio. Franco continua a magiare la frutta, ha la testa bassa, quasi fosse perso nei suoi pensieri.
Mirna (rivolta a Franco, in tono dolce)
Franco, il prossimo film che giri mi fai recitare con te? Tu fai lo sceriffo e io la figlia dello sceriffo, sono stanca di fare sempre la puttana. Tu ed io, ce ne andiamo in giro nel west ad ammazzare i cattivi
Franco (sorridendo)
Come no.... Ci sai andare a cavallo?
Mirna
Mi insegni tu
La prostituta e Franco si scambiano uno sguardo pieno di tenerezza, come se tra loro ci fosse un sottile legame affettivo. All'improvviso si sente il suono prolungato di un clacson proveniente da una macchina sportiva che sfreccia poco distante, dal posto del  passeggero un ragazzo è affacciato dal finestrino
Ragazzo (urlando)
Ciao troieeeeeeeee
Alcune prostitute lo salutano con la mano; la macchina scompare in lontananza.
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daimonclub · 1 year ago
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Aforismi sul benessere
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Aforismi sul benessere Aforismi sul benessere, citazioni, massime di vita e pensieri critici per meditare su cosa sia veramente il benessere e migliorare la propria condizione di vita.  La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattie o infermità. Organizzazione mondiale della sanità In nessuna maniera il digiuno volontario, unito a un’alimentazione sana e vegetariana nel resto dei giorni, è un pericolo: è anzi il segreto per il benessere psicofisico. Umberto Veronesi Da sempre era così sfigato che talvolta gli sembrava persino di trovare un certo salutare conforto nel pensare alla fortuna e al benessere degli altri! Carl William Brown Il benessere è la completa integrazione di corpo, mente e spirito – la consapevolezza che tutto ciò che facciamo, pensiamo, sentiamo e crediamo ha un effetto sul nostro stato di benessere. Greg Anderson La tua salute e il tuo benessere dovrebbero essere la tua priorità, nient'altro è più importante. Robert Cheeke La felicità, intesa come assenza di disagio, è capace a sua volta di promuovere altra felicità, poiché nell'ambiente sociale il benessere di un individuo influisce anche sul benessere di chi gli vive accanto. Vittorino Andreoli Se il benessere individuale significa il malessere collettivo, significa che i conti dell'economia non tornano. Carl William Brown Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro. Epicuro Fare una gentilezza produce il più sicuro e momentaneo aumento di benessere di ogni esercizio fisico che si sia mai provato. Martin Seligman Il nostro sistema economico evidentemente non è " Pareto efficiente", infatti più qualcheduno aumenta il proprio benessere e più gli altri aumentano il loro malessere: il nostro sistema è quindi " Pareto deficiente ". Carl William Brown
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Natura e benessere Le vere leggi di Dio sono le leggi del nostro benessere. Samuel Butler Per le donne come per gli uomini la gioia di vivere è il segreto della felicità e del benessere. Bertrand Russell Il benessere e la qualità della vita dei cittadini di una nazione dipende molto dalle capacità dei loro intellettuali. A proposito, voi come state ? Carl William Brown La qualità della vita relazionale è la componente che più pesa (anche rispetto al reddito) nell'autovalutazione del benessere soggettivo delle persone. Luigino Bruni Ci sono giornate in cui l’unico momento di benessere finisce per essere una scoreggia. Certo, al momento può sembrare sordido... ma se ci si mette dal punto di vista ottimista si constata che il più disgraziato degli uomini può avere almeno un istante di benessere al giorno. Jean-Marc Reiser Dio inteso come verità assoluta, come giustizia e benessere sociale per tutti non esiste ancora o se esiste non si è ancora trovato. Carl William Brown Per ognuno di noi, il benessere è un viaggio. Il segreto è impegnarsi in quel viaggio e fare quei primi passi con speranza e fiducia in sé stessi. Deepak Chopra Si moltiplicano i centri benessere, piuttosto cari. Come se il benessere si facesse comprare. Fausto Gianfranceschi Per la specie umana il vero conflitto esistenziale, concreto e definitivo, dovrebbe essere tra le idee che mirano a diffondere la serenità, la pace ed il benessere a tutti gli uomini e quelle che invece si ostinano a voler rendere felici soltanto le élités. Carl William Brown Quando pensi di aver trovato la felicità ti accorgi che è solo un momentaneo stato di benessere. Aimone Bassanelli
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Citazioni sul benessere Prendersi cura del benessere di un Altro, "essere buoni" con un Altro, accresce anche la sensazione di "benessere" del soggetto che si prende cura, e presumibilmente la sua felicità. Paolo Crepet Chi ha avuto successo sfruttando con abilità le bizzarre contorsioni della fortuna è da sospettare, probabilmente vi vorrà dare consigli e vorrà incrementare il suo benessere alle vostre spalle. Carl William Brown Mi sento abitualmente così male, che quando uno spiraglio di benessere m'illumina brevi istanti quasi per sbaglio, mi spavento. Carlo Dossi Oggi, dopo un lungo periodo di mal di testa, nausea, vertigini, eccetera, mi sono svegliato con una preoccupante sensazione di benessere. Anche la salute ha le sue ricadute. Romano Bertola Ma il benessere sociale, la felicità, la serenità, i rapporti di amicizia e di amore con i propri simili rientrano nei parametri concettuali del prodotto nazionale lordo? Carl William Brown La vera felicità, la sola felicità, tutta la felicità è nell benessere di tutta l'anima. Joseph Joubert Ogni uomo è legato ad alcuni ideali che gli servono di guida nell'azione e nel pensiero. In questo senso il benessere e la felicità non mi sono mai apparsi come la meta assoluta (questa base della morale la definisco l'ideale dei porci). Albert Einstein Solo quando il piacere per il nostro e altrui benessere coinciderà con il dovere morale e categorico di realizzarlo riusciremo a superare le distinzioni tra il bene e il male, tra il ricco e il povero ed otterremo quindi la massima felicità realizzabile su questa terra. Carl William Brown Il saper controllare le proprie emozioni penose è la chiave del benessere psicologico; i sentimenti estremi - emozioni che diventano troppo intense o durano troppo a lungo - minano la nostra stabilità. Daniel Goleman L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci: soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino. Charles Bukowski Il potere e l'autorità hanno la tendenza a conservare il privilegio, ma il processo di miglioramento della società consiste proprio nella rielaborazione, nel mutamento e nel superamento del privilegio. Ecco perché il potere non va d'accordo con un diffuso benessere. Carl William Brown Bisogna creare condizioni tali che gli individui facciano propria l'esperienza del benessere e della gioia, anziché la soddisfazione dell'impulso al massimo di piaceri. Erich Fromm
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Benessere e prevenzione Le coccole e le carezze sono per il nostro benessere personale l'equivalente delle vitamine e proteine nell'alimentazione. Elisabetta Leslie Leonelli Gli Stati Uniti che sono la nazione con il più alto livello tecnologico-scientifico e che spendono una quota considerevole del loro PIL per la ricerca hanno anche un buon 26% della popolazione che è analfabeta. Questa è la miglior riprova che alle elités non importa poi molto del benessere della plebaglia. Carl William Brown Irrita la constatazione che benessere e civiltà sono interdipendenti. Alessandro Morandotti Il primo sintomo di molte malattie è l'apparente benessere. Roberto Gervaso Una buona società è quella in cui la logica collettiva coincide con la morale individuale, in cui le esigenze del pubblico coincidono con i desideri, le aspirazioni, il benessere del privato. Carl William Brown Il nostro benessere non è che privazione di malessere. Ecco perché la setta filosofica che ha dato più importanza alla voluttà, l’ha anche ridotta alla sola assenza di dolore. Il non avere alcun male è il massimo bene che l’uomo possa sperare, come diceva Ennio: Nimium boni est, cui nihil est mali. Michel de Montaigne Chi ha scarsa autostima dubita della propria adeguatezza e capacità di affrontare le richieste della vita e ritiene di non meritare il benessere e la felicità, non è in grado di riconoscere che il diritto di cercare la felicità e il benessere è intrinseco all'esistenza stessa. Edoardo Giusti La gente cerca di illudersi di trovare un condottiero, che possa finalmente condurla al benessere, e così gli affida un'immensa autorità, e ahimè, ancora una volta non può che cadere beffata dalla stupidità. Carl William Brown Quelli che non hanno veramente sofferto ignorano il benessere del tollerabile. Jean Rostand La cattiva politica è la scienza dell'amministrazione e della salvaguardia del privilegio. E' il tentativo di conservare i dogmi al fine di limitare il pluralismo. La buona politica è la lotta per la ridistribuzione delle ricchezze e del sapere, è la lotta per la diffusione dell'educazione e del benessere. Carl William Brown È bene notare come le parole "benessere", "gioia", "piacere", abbiano una diversa carica affettiva. Il benessere è accettabile, la gioia è nobile, il piacere invece è sospetto, odora di zolfo. Henri Laborit La vita non è vivere, ma stare bene Marco Valerio Marziale
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Benessere e medicina Il vero moralista dev'essere un condottiero del comportamento, uno che lotta contro la stupidità del caso e della necessità a favore di un'organizzazione sociale e mentale che scacci e sconfigga il dolore ed esalti invece il benessere e la felicità di tutti. Carl William Brown La semplicità è il grande segreto del benessere. Peter Matthiessen Forse occorre meno benessere ma più ben essere. Per ben vivere. Paola Maugeri Certi uomini di potere rientrano proprio a pennello nella definizione di stupidità e cioè pur non potendo migliorare ulteriormente, realmente e significativamente la loro posizione ed il loro benessere, si ostinano purtuttavia a voler peggiorare quella degli altri. Carl William Brown Per preservare il benessere fisico l'atteggiamento mentale è fondamentale. In qualsiasi situazione, anche nelle peggiori, bisogna cercare di mantenere la calma. Restando calmi la pressione sanguigna si mantiene a livelli normali e il fisico ne risente positivamente. Dalai Lama Le effusioni che accompagnano l'amore (baci, carezze, abbracci), liberando le endorfìne, determinano un miglioramento del benessere psicofisico. Raffaele Morelli La pedagogia o filosofia applicata che dir si voglia, prima ancora di pensare all'educazione e ai metodi didattici per diffonderla dovrebbe preoccuparsi di fare in modo che tutti abbiano i mezzi e le possibilità per permettersi una buona istruzione. La vera pedagogia dovrebbe quindi essere un'etica economica per la politica della giustizia, dell'equità e del benessere sociale. Carl William Brown Il massimo grado di tranquillità interiore deriva dalla crescita dell’amore e della compassione. Quanto più ci preoccupiamo della felicità altrui, tanto più grande è il nostro senso di benessere. Dalai Lama Gli orrori della moderna imbecillità varcano limiti e confini sempre più impensati, e così per ridurre il crimine, invece di diffondere l'uguaglianza ed il benessere, si creano campagne pubblicitarie contro i vari reati, con l'unico scopo, non confessato, ma auspicabile, di incrementarli. Carl William Brown Se siamo infelici o frustrati sotto il profilo mentale, la buona salute fisica non sarà di grande aiuto. Al contrario, se riusciamo a conservare uno stato mentale calmo e tranquillo, potremo essere persone molto felici anche nel caso che la salute sia cattiva. Dalai Lama Filosofia significa amore per il sapere e anche per il benessere, ma non solo per il proprio, bensì anche per quello degli altri. Carl William Brown I momenti difficili, come del resto anche quelli positivi, danno sapore alla vita, ma per farlo devono essere in equilibrio. Infatti, è il rapporto fra emozioni negative e positive che determina il senso di benessere psicologico. Daniel Goleman
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Benessere e ambiente La famiglia e la coppia sono di gran lunga i centri più disgreganti della società capitalistica del falso benessere morale, intellettuale e spirituale. Carl William Brown Il lavoro duro non è la strada per il benessere, sentirsi bene lo è. Il benessere non nasce attraverso l'azione, ma attraverso la vibrazione. In seguito, la tua vibrazione ti chiamerà all'azione. Esther Hicks Puoi anche leggere: Le leggi del benessere Riflessioni sul benessere The laws of wellness Health and wellness Read the full article
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levysoft · 4 years ago
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Negli anni Ottanta le auto andavano a benzina contenente piombo tetraetile (un antidetonante per migliorare il funzionamento dei motori). Alcuni genitori si preoccupavano dei danni che il piombo rilasciato nei gas di scarico poteva arrecare ai bambini. Se avete meno di quarant’anni, probabilmente non sapete nulla di questa storia e sicuramente non l’avete vissuta. Non avete il ricordo viscerale, impiantato nelle narici, di quei gas di scarico. Ma siete certamente parte di quei bambini.
Nel Regno Unito come in tanti altri paesi, in quegli anni, i genitori si organizzarono in comitati anti-piombo, volantinando e facendo proteste. Erano gli antivax di allora? No, perché portarono prove robuste e indiscutibili.
Queste prove furono fornite dalla scienza, e furono fornite nonostante politici e imprenditori cercassero di sminuire la gravità del problema.
Questo è Robin Russell Jones, uno degli scienziati che mise in guardia a proposito dei danni cognitivi e comportamentali causati dal piombo. Danni misurabili e quantificabili.
Esposti ai livelli di piombo presenti nell'aria delle città, i bambini erano più violenti, più aggressivi, meno capaci di concentrarsi. Nel 1971 nel mondo furono immesse quattrocento mila tonnellate di piombo, aggiunte alla benzina delle nostre auto.
Il governo britannico rispose minimizzando il problema e negando l'evidenza scientifica. Octel, l'azienda che produceva il piombo, negò che il problema dei bambini fosse colpa del suo prodotto. La scienza parlava chiaro, ma andava contro gli interessi della politica e delle aziende.
Questo è Jack Winterbottom, direttore della Octel, che disse pubblicamente che "i rischi... sono stati grossolanamente esagerati".
Si sostenne che i problemi cognitivi e comportamentali fossero colpa delle classi sociali più povere, che vivevano in case tinteggiate con pitture fatiscenti o tubature vecchie. Tutto pur di non dare la colpa a Madama Automobile e all'industria che la circondava.
Insomma, i bambini dei poveracci erano deficienti per colpa dei poveracci. Bastava vivere in una bella villa in un parco per risolvere il problema. Ergo, i ricchi erano per definizione più intelligenti e più adatti a governare e dirigere. I poveracci s'arrangiassero.
Se a questo punto vi viene in mente Star Trek, state pensando alla puntata "The Cloud Minders" ("Una città tra le nuvole"), in cui c'è un pianeta dove i ricchi vivono nell'atmosfera pulita e i minatori che li riforniscono vengono considerati bruti e inferiori per natura: impossibili da includere in una società civile. Ma i nostri eroi scoprono che in realtà i minatori sono resi aggressivi e violenti non solo dalla discriminazione che subiscono, ma anche dal gas che respirano.
Star Trek sapeva affrontare già negli anni Sessanta temi che nessuno osava toccare. Lo faceva con contorno di azione, alieni, fantascienza e graziose fanciulle, ma sotto traccia c'erano lezioni morali a badilate.
In quella puntata di Star Trek bastò una dimostrazione molto pratica e drammatica per far cambiare idea a tutti. Qui sulla Terra, invece, servì la scienza. Gli studi sugli animali furono decisivi.
I topi da laboratorio non vivevano in case fatiscenti o con tubature tossiche; erano tutti nello stesso ambiente ed erano biologicamente uguali. Ma quelli esposti al piombo dei gas di scarico delle auto lottavano fra loro molto di più e diventavano aggressivi.
Nel Regno Unito fu fatta trapelare alla stampa una lettera del consulente medico primario del governo, Sir Henry Yellowlees, che diceva chiaramente al governo stesso che era altamente probabile che il piombo nella benzina stesse riducendo permanentemente il quoziente intellettivo di molti bambini britannici.
A quel punto la posizione di governo e industria di far finta di nulla divenne insostenibile e nel 1983 il governo britannico decise di bandire il piombo dalla benzina. Ma la benzina senza piombo costava più della "normale".
E ovviamente serviva un'automobile nuova, dotata di marmitta catalitica e di un motore in grado di gestire il carburante senza piombo. Insomma, chi voleva contribuire un pochino, nel suo piccolo, a migliorare l'ambiente doveva spendere di più. Qualunque parallelo con la situazione attuale delle auto elettriche rispetto a quelle diesel o benzina è assolutamente non casuale.
Sei anni dopo, nel 1989, fu finalmente introdotta una tassa sulla benzina con piombo. La senza piombo costava così meno della normale. Bastarono sei soli anni di incentivazione della benzina senza piombo per veder crollare dell'80% i livelli di piombo nei bambini britannici.
Nel 2011 l'ONU dichiarò che l'eliminazione del piombo aveva fatto risparmiare2,4 mila miliardi di dollari l'anno in costi medici e sociali. Con buona pace di chi dice che l'ecologia costa.
Questa rivoluzione, questo successo nel migliorare le cose, è merito della scienza. Andando contro la politica e l'industria. Quelli che molti commentatori al mio tweet hanno additato come errori o contraddizioni della scienza sono in realtà bugie o manipolazioni della politica o dell'industria.
Sono passati 40 anni da quelle decisioni sulla benzina e sul piombo. Guardatevi intorno e chiedetevi in quali altri campi le evidenze scientifiche vengono ignorate o liquidate dai politici e dall'industria in cambio di un tornaconto immediato, senza pensare al lungo termine.
Questo è il ruolo della scienza, del metodo scientifico, nella nostra vita. Tirar fuori i fatti, verificarli pazientemente, correggerli se necessario, e presentarli per quelli che sono, non importa quanto siano sgradevoli o politicamente scomodi, non importa quanto siano irritanti o sovversivi agli occhi dei benpensanti e dei tradizionalisti, per darci modo di decidere cosa fare.
La scienza scopre l'atomo: ma sono i politici a usarlo per fare bombe "per difendere i bambini". Sono i politici a decidere se fare o non fare lockdown, se vendere sigarette, se consentire l'uso di diserbanti o di additivi nei cibi. E i politici li eleggiamo noi.
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arocchi · 3 years ago
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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri - THE VISION
Nella raccolta di poesie Foglie d’erba, pubblicata nel 1855, il poeta statunitense Walt Whitman scrive: “Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,/ che sono così placidi e pieni di decoro/ […] Non stanno svegli al buio per piangere sopra i/ loro peccati […] Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la manìa / infausta di possedere cose/ nessuno si inginocchia innanzi all’altro”. Attento osservatore della realtà e della natura, Whitman in questa poesia elenca una serie di virtù degli animali, capaci di godere dei benefici della vita terrena senza perdersi dietro a desideri autodistruttivi e ambizioni che facilmente conducono all’infelicità. Non è un caso che questa stessa poesia venga posta in esergo a La conquista della felicità, saggio che il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse e pubblicò nel 1930. Il testo si sofferma sullo stato di infelicità in cui le persone si ritrovano a vivere e sopravvivere e sulle numerose concause che ci impediscono di accedere a un benessere stabile e duraturo. Russell prefigurò lo stato di perenne tedio e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l’uomo nei decenni a venire e che oggi, a quasi un secolo di distanza, suona come una profezia che si è compiuta. Il filosofo sosteneva infatti che l’essere umano fosse predisposto a infliggersi sofferenza e a sviluppare un intenso malcontento, che non originerebbe mai da un’evidente matrice esterna. A questo si intersecherebbe poi la tendenza a perdersi dietro bisogni vacui, finendo per alimentare vizi, dipendenze e sentimenti dannosi, che portano al conflitto con i propri simili. “Nessun sistema ha probabilità di successo, fintanto che gli uomini sono così infelici da considerare lo sterminio reciproco meno orrendo della continua rassegnazione alla luce del giorno,” scrive Russell, e in effetti solo analizzando e trovando una soluzione a questo problema si sarebbe potuti riuscire a costruire una società solida e in grado di progredire in maniera positiva. Peccato però che da allora la situazione si sia invece esponenzialmente aggravata. Eppure non tutto è perduto e rileggere le sue parole può aiutarci a mettere a fuoco il senso della nostra esistenza. Come fattori nocivi all’uomo il filosofo riporta in particolare la tendenza alla competizione e il sentimento di invidia che scaturiscono dal non sentirsi mai all’altezza. Un individuo teso allo “sfoggio delle proprie qualità” si ritroverà facilmente solo, senza affetti, ignaro dei sentimenti profondi dei propri cari. La predisposizione alla competitività, alla prestazione professionale eccellente e alla lotta per il tanto agognato successo sono, oggi ancor più che un secolo fa, fonte dell’abbrutimento di molte persone. “La radice di questo male risiede nell’eccessiva importanza attribuita al buon esito della competizione con i propri simili quale fonte principale di felicità”. L’uomo è portato a inseguire in maniera frenetica successo e guadagni, in quanto strumenti di riconoscimento sociale. Russell lamentava già ai suoi tempi che la competizione, connessa al decadimento degli ideali civili, avesse invaso ogni settore della vita. In questo modo qualsiasi forma di svago – tra cui il filosofo annovera la lettura e la conversazione – finiva per essere percepita e vissuta come una gara con gli altri e quindi privata della gioia che poteva portare. Donne e uomini, spesso, non sembrano in grado di assaporare i piaceri della vita intellettuale senza lasciarsi fagocitare dalla competitività e ciò degenera fatalmente in comportamenti autodistruttivi che hanno come conseguenza stanchezza, assunzione di droghe ed esaurimento nervoso. Ridurre la vita stessa “a una questione di muscoli e volontà” è il primo passo per ritrovarsi di fronte a una società incapace di ammettere, accettare e desiderare una parte di svago in uno stile di vita equilibrato. Il progresso e i benefici della rivoluzione digitale permettono oggi, a chiunque disponga dei pochi mezzi necessari, di trasformare qualunque hobby o passione in un business – o almeno di provare a farlo. Chiunque può apparentemente ritagliarsi il proprio spazio sul web e sui vari social, condividendo abilità, inclinazioni e persino frammenti della propria vita privata, ma tutto questo, se da un lato costituisce una risorsa per chi ha bisogno di una vetrina facilmente accessibile, dall’altro ci priva di una porzione di vita da dedicare alle nostre passioni senza lasciarci divorare dalla competitività, dall’ansia da prestazione e dal bisogno di piacere e acquisire sempre più seguaci. Tutto sul web può diventare strumento di competizione e la corsa ai follower – che in grandi quantità possono effettivamente costituire possibilità di guadagno – lo dimostra. Il bisogno di approvazione surclassa la capacità di assaporare il proprio tempo libero: è il trionfo della performance sul godimento. Il vicino più prossimo della competitività è l’invidia. Russell la descrive come il sentimento umano più deprecabile, in quanto porta l’individuo a infliggere del male alla persona che l’ha suscitata e, al contempo, causa infelicità per chi ne è affetto. Piuttosto che godere di ciò che possiede, l’invidioso desidera infatti privare gli altri dei loro vantaggi, poiché la gioia e la soddisfazione altrui lo fanno sprofondare nel malcontento. L’invidia scaturisce in primo luogo dalla percezione delle disuguaglianze che, se non risponde a una chiara differenza di merito, viene percepita come un’ingiustizia. Se un tempo l’individuo invidiava soltanto i propri vicini (perché poco o nulla sapeva degli altri), oggi è portato a invidiare molte più persone, anche molto distanti dalla sua sfera esistenziale, perché è sempre più facile entrare in apparente contatto con la vita, alle abitudini e agli agi instagrammati e instagrammabili altrui, per forza di cose falsati. A proposito del legame tra insoddisfazione, invidia e odio per il prossimo, il filosofo scrive: “Il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all’odio che all’amicizia. Ed è propenso all’odio perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita”. Un altro vizio denunciato da Russell è la paura della disapprovazione altrui, che si mescola all’incapacità di vivere serenamente senza omologarsi all’ambiente circostante. “Gli strappi alle convenzioni accendono d’indignazione le persone convenzionali”: per questo motivo, talvolta, il bisogno umano di uniformarsi per avvertire un senso di appartenenza e riconoscimento entra in conflitto con l’esigenza di esistere esprimendo la propria individualità, anche laddove appaia stravagante. A questo proposito, il filosofo invita a curarsi dell’opinione pubblica quel tanto che basta “per non morire di fame e non andare in prigione”. Secondo il filosofo, una società fatta di individui che non si inchinano alle convenzioni è di gran lunga più interessante di una in cui tutti agiscono secondo comportamenti stereotipati. E oggi, nell’era della globalizzazione e delle comunicazioni iperveloci, è ancora più necessario abbandonare la paura di ciò che è diverso da noi, che ci porta a riporre fiducia solo in coloro in cui possiamo facilmente riconoscerci. Sforzarsi di capire l’altro e condividere le proprie esperienze è sempre qualcosa che ci arricchisce. La tendenza a percepirsi come macchine da prestazione piuttosto che come soggetti, con bisogni e aspirazioni da ascoltare e assecondare, è poi sempre più tangibile a causa del progresso e dei suoi ritmi incessanti. Di conseguenza, è facile sviluppare un senso di inadeguatezza profondo e una percezione errata delle proprie capacità. Le prestazioni, inumane e irrealistiche, che il mondo richiede, portano a misurarsi in modo dannoso con gli altri e con le proprie fragilità, con uno sforzo che si rivela autodistruttivo, perché sovradimensionato. Tutto ciò ci fa precipitare in una spirale di ansia e di fatica emotiva che, scrive Russell, impedisce anche il riposo, poiché “più stanco è un uomo, più impossibile diventa per lui fermarsi”. Talvolta, la prestazione lavorativa è uno degli strumenti utili per fuggire alle inquietudini e alla paura del fallimento. Sembriamo incapaci di guardare alle nostre angosce con razionalità ed equilibrio – di modo che queste diventino familiari – e andiamo alla ricerca di continue distrazioni, che ci distolgono dalla risoluzione dei problemi che ci turbano. In questo modo prolifera l’abitudine a stordirsi con svaghi allettanti ma superficiali, che finiscono per affaticarci tanto quanto le ore di lavoro indefesso. Questo meccanismo ci mostra come gli esseri umani cerchino da tempo l’eccitamento per sfuggire al vuoto e alla noia fruttuosa. L’individuo che prova a “perdersi” in piaceri estremi e passioni violente, che lo stordiscono e lo astraggono dalla propria percezione del sé, si stima incapace di godere di una felicità duratura. Su questo punto, il filosofo britannico non mostra dubbi: l’uomo moderno fatica a divertirsi senza l’ausilio dell’alcool o di sostanze che alterino la sua percezione; e oltretutto, anche laddove riuscisse a ottenere il successo agognato, egli avrebbe i nervi così devastati da non riuscire a godere dei traguardi conquistati. Ma Russell parla anche del senso di colpa, spesso indotto in età infantile da figure genitoriali o educative eccessivamente repressive e moraliste. In un’etica razionale, dice il filosofo, dovrebbe essere considerato lodevole arrecare un piacere a sé, quando questo non lede l’incolumità e il benessere altrui. Ciononostante, siamo stati cresciuti per generazioni con la paura di peccare, cosa che ci ha portato a sviluppare comportamenti auto-castranti. Il senso di colpa induce a perdere il rispetto di sé e a stimarsi inferiori agli altri, per questo è bene sollecitare la parte cosciente a vigilare su quella incosciente che, spesso a causa di un’educazione sbagliata, ha imparato a infliggersi inutili sofferenze e repressioni. Ancora, nel saggio vengono messi a fuoco i danni che reca a ogni individuo la disposizione a ripiegarsi su di sé e sui propri problemi. Un essere umano sano e propositivo è infatti proiettato verso l’esterno: pur muovendo da un giusto interesse egoistico, esso è però capace di allargare lo sguardo verso ciò che lo circonda, riuscendo a percepire la propria piccolezza e la moderata rilevanza delle disgrazie individuali, al cospetto della sofferenza che permea il mondo intero. Chi non riesce a empatizzare con il dolore altrui e chi non è capace di immedesimarsi rischia di ingigantire oltremodo il valore della propria sofferenza e, così facendo, incide negativamente non solo sulla propria vita, ma su quella di tutti gli altri, calpestandone dignità ed esigenze. “La felicità fondamentale dipende più di qualunque cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose”. A partire da un interesse genuino e da una sana apertura verso la realtà che ci circonda, possiamo provare a tirarci fuori dalla spirale di debolezze e comportamenti auto-sabotanti che ci minano. In conclusione, il filosofo aggiunge poi un argomento fondamentale alla sua tesi: poiché il male più difficile da sconfiggere è l’insoddisfazione, oggi diffusa in maniera endemica e pervasiva, sarebbe auspicabile che aumentasse il numero degli individui che godono di una felicità autentica. Sono questi, infatti, gli unici a non provare piacere nell’infliggere dolore agli altri e, di conseguenza, a non nuocere a sé stessi e al mondo. Finché continueremo a cercare l’appagamento attraverso il riconoscimento sociale, e finché ci percepiremo come macchine invece che come esseri umani, resteremo vittime delle richieste iperboliche della società. Una vita impiegata in una competizione contro gli altri, al fine di “dimostrare di essere i migliori”, induce inevitabilmente a uno stato di tensione che ci impedisce di provare autentica soddisfazione. Oggi in molti iniziano ad avvertire il bisogno di rallentare, per avere il tempo di ascoltarsi ma anche di spostare lo sguardo verso ciò che li circonda. Questo è l’unico modo per smettere di sabotarsi e, così, di ricominciare a godere dei proprio sani successi, quando arrivano.
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