#Prologo
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 From the Empire
FLIGHT NIGHT - Prologo
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
La luce della luna brillava attraverso le meravigliose vetrate colorate, facendo sembrare la tempestosa notte invernale ancora più scura.
“Amen! Questo pasto che ho preparato è il mio nutrimento. In questa Santa Notte io dico grazie”. La voce del vecchio, prostrato in segno di reverenza, risuonò dolcemente all’interno della cappella. Sembrava quasi piena di compassione.
Ma gli occhi della suora - le cui braccia e gambe erano legate all’altare e la cui bocca era stata imbavagliata - erano spalancati per la paura.
Forse non sarebbe stata tanto spaventata se si fosse trovata davanti un semplice assassino. Dopotutto, un assassino l’avrebbe solamente uccisa. Un assassino almeno sarebbe stato umano.
“Grazie per la tua pazienza Suor Angelina. Ora è il momento della Sacra Comunione.”
La suora sussultò.
Quando il vecchio si voltò, la luce della luna si riflettè sulla lama argentata stretta nella sua mano rugosa. Aveva usato quella lama innumerevoli volte per tagliare le ostie da dare ai devoti, quando ancora era un mortale. Era una lama sacra. Ma ora essa aveva assunto un sinistro colore marrone ed emanava uno sgradevole odore di ruggine.
“Mangiate questo pane, poiché esso é il mio corpo”
Nel silenzio risuonò il suono della veste della giovane suora che veniva strappata. I seni ancora poco sviluppati e una semplice biancheria intima rimasero esposti.
“Bevete questo vino, poichè esso è il mio sangue… Ah, Angelina! Voi diventerete una parte di me. Dentro di me vivremo insieme in una notte eterna”.
Dalle labbra scolpite in un sorriso malvagio, apparvero zanne troppo lunghe per essere semplici denti. Incapace di tenere a freno la sua sete di sangue, il vecchio puntò la lama sacra contro il petto candido di Angelina, facendo agitare il suo cuore con un unico respiro—
Dall’oscurità si udì un sussurro. “Ita missa est. La messa é finita, Padre Scott”
“Cosa?!”
A lato di un crocefisso congelato che emetteva un bagliore bluastro stava una figura avvolta nell’ombra. Il suo volto, rivolto verso il basso, era nascosto nell’oscurità e non era possibile vederlo, ma era chiaro che si trattava di un uomo piuttosto alto.
“Reverendo Alxander Scott, ex Vescovo di Londinium… nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo la dichiaro in arresto con l’accusa di sette omicidi e furto di sangue.”
“Ma chi saresti tu in nome di Dio?!”
“Mi scusi, non mi sono presentato a dovere. Vengo da Roma—“
Fu un errore accordare al vampiro una qualche cortesia. Istantaneamente, il coltello attraversó la distanza tra i due con una velocità al limite dell’impossibile. La mira era perfetta, e la lama andò a conficcarsi esattamente nel petto dello sconosciuto.
“Ah! Non so chi tu sia ma non ti permetterò di interferire con questo sacro rito!”
Il vecchio vampiro, vestito con l’abito sacerdotale, rise sarcastico con le zanne che scintillavano nell’oscurità, proprio davanti all’altare da dove aveva prestato servizio come Vescovo fino al mese prima.
“A causa della tua ignoranza sarai punito con la morte…”
“Non le sembra terribilmente maleducato interrompere una conversazione in questo modo?”
“Ma cos…” Padre Scott non poteva credere ai suoi occhi. Il coltello si era conficcato a fondo nel cuore dell’uomo nell’ombra, eppure lui rimaneva in piedi come se niente fosse.
“Ho ascoltato uno dei suoi sermoni una volta… Predicava che gli esseri umani fossero le uniche creature capaci di credere in loro stesse. Avrei voluto poterle mostrare compassione, ma…”
“Im…impossibile!” Il vecchio prete, che aveva barattato la sua morale e la luce del sole con la forza e il potere datogli dal male immortale, ora indietreggiò, in preda al panico. “Sei un vampiro anche tu?”
“No. Io sono…”
Questa volta la voce fu interrotta dal suono del metallo in frantumi. La lama sacra che era rimasta conficcata nel petto dell’uomo, emise uno strano suono ed si andò ad affondare tra le vesti dell’ex Vescovo.
Il vampiro gemette. “Ho sentito parlare della tua specie, quando ancora ero umano. Si dice che a Roma, nel quartier generale del Vaticano, ci sia una setta di preti che custodiscono un mostro. E quando il Vaticano ha problemi che vanno oltre le capacità umane, mandano lui a risolvere la situazione. Sei tu quel mostro?”
“AX—per la precisione. Sta per Arcanum Cella ex Dono Dei. Sono del Dipartimento Segreto della Segreteria di Stato Vaticana. Vede, al mio capo non piacciono gli scandali. Non le farebbe per nulla piacere che si spargesse la voce che un prete si sia ‘trasformato’”.
Dal nulla l’uomo avvolto nell’ombra sollevò in aria una enorme falce dalla doppia lama.
Quando Padre Scott vide la falce urlò di terrore. “Maledetto! Sei il cane da guardia di Caterina, il suo boia ufficiale!”
Il suo urlo fu inghiottito da una folata di vento invernale.
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Prólogo Frau y Mann
Prólogo Inder | Prólogo Frau y Mann (estás aquí) | Pelea I | Pelea FnM |
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The Arcana | prólogo | III - A IMPERATRIZ
Dentro do palácio, o chão, paredes e o teto elevado são de pedra polida cortadas com perfeição.
Um criado com um chapéu de penas azuis vem varrendo até nós.
Com uma grande reverência, a pessoa passa por mim e corre para o lado da Portia.
Portia: “Camareiro. Como estamos em relação ao tempo?”
Camareiro: “Terrivelmente atrasados! O quinto prato acabou! Sua Senhoria está em seu estado mais infeliz.”
Portia morde o lábio e dá a cesta de fruta para o criado.
Portia: “Peça para o sommelier trazer uma garrafa de Ganso Dourado.”
O criado sai com pressa, desaparecendo por trás de um painel na parede que desliza fechando perfeitamente no lugar.
Portia: “Que pena. Vou te acompanhar diretamente para a sala de jantar.”
Sala de jantar? Eu jantaria com a Condessa?
Portia: “O quê? Não me diga que pensou que não iríamos te alimentar!”
Me apresso para acompanhar seus passos determinados.
Logo estamos de frente para uma bela porta de mogno.
Portia abre a porta, me guiando para dentro.
Ricos aromas permeiam no ar, desconhecidos e tentadores.
Nadia: “Ah, Aidan. Bem-vinda ao Palácio.”
Nadia: “Sente-se. Temo que já esteja muito atrasada para o jantar.”
Ela traz a taça para os seus lábios e bebe profundamente.
Portia me conduz para o meu assento. Outro criado remove o que seria meu prato.
Nadia: “Estava começando a pensar que havia esquecido de meu convite.”
Nadia: “Mas… será que não está acostumada a viajar?”
Nadia: “Parece exausta. Céus, vejo suas bochechas brilhando daqui.”
A Condessa vira sua taça, e Portia aparece ao seu lado com uma garrafa embrulhada em um folheado cintilante.
Nadia: “Ah, Portia. Que atencioso de sua parte.”
Portia: “O prazer é meu, milady.”
Portia enche nossas taças, e a Condessa dá um gole da sua.
Nadia: “Um Ganso Dourado? Uma escolha maravilhosa, Portia.”
Eu pego minha taça para cobrir o momento desconfortável…
… e paro, paralisada pela pintura estranha em minha frente.
A cena é de uma refeição compartilhada entre convidados com cabeça de feras.
A mesa está coberta com pequenos animais, providenciados por uma figura principal com cabeça de bode.
Raios de ouro reluzem ao redor de sua cabeça, e seus olhos vermelhos são surpreendentemente realistas.
Nadia: “Você gosta, Aidan? Da pintura.”
“Não.” ←
“Sim.”
Aidan: “Não.”
A Condessa abaixa sua taça, me observando com uma expressão abismal.
Nadia: “Não? Meu marido prezava por essa obra. Era uma de suas favoritas.”
Nadia: “Entretanto, suponho que seus gostos eram um tanto estranhos.”
O marido de Nadia, o Conde Lucio… ou melhor, o falecido Conde Lucio.
Nadia: “Ele é o bode do meio, claro. Sempre o provedor.”
Nadia: “Lucio tinha a população comendo na palma de sua mão. Assim como na pintura, eu presumo.”
Nadia: “O que quer que oferecia, as pessoas engoliam. Elas o idolatravam.”
Nadia: “Meu marido era particularmente amado por seu Baile de Máscaras anual.”
Ela abaixa a taça, cruzando as mãos e descansando seu rosto sobre elas.
Nadia: “Já compareceu a um, Aidan?”
Nadia: “A cidade inteira ganhava vida para o Baile de Máscaras. A folia tomava conta de corações jovens e velhos.”
Nadia: “Tudo em celebração ao aniversário de Lucio. E que celebração era, quando abria as portas do palácio para todos.”
A Condessa suspira, olhando o vinho rodopiar em sua taça.
Nadia: “Uma lembrança tão querida para muitos, e agora está coberta em tristeza. Um choque terrível para os convidados…”
Nadia: “Encontrar o anfitrião assassinado tão violentamente no último Baile de Máscaras.”
Os criados abaixam o olhar. Eu também desvio o olhar, de volta para a pintura.
Nadia: “Meu pobre marido. Queimado vivo em sua própria cama…”
Nadia: “E na celebração de seu aniversário. O que ele fez para convidar tanto ódio?”
Nadia: “Após uma cena tão chocante… convidados para o Palácio tem sido escassos.”
Desvio o olhar do retrato, bem na hora de encontrar o olhar ansioso da Condessa.
Nadia: “Mas agora que você está aqui…”
Agora que estou aqui…? Ela diz isso com tanta gravidade, tanta confiança.
Aidan: “Condessa, o que tudo isso tem a ver comigo?”
Nadia: “Aidan, o Baile de Máscaras é precisamente porque te chamei aqui.”
Nadia: “Esse ano, minha intenção é realizar o Baile de Máscaras mais uma vez.”
Eu a encaro. Assim como todos os criados da sala. Como… por que…?
Nadia: “As festividades em honra de Lucio serão mais fanáticas–perdão, fantásticas que nunca.”
Nadia: “Há apenas uma ponta solta precisando ser atada.”
Nadia: “O assassino do Conde Lucio ainda corre livre, até hoje.”
Nadia: “Doutor Julian Devorak, o antigo médico de meu marido.”
Sento bem quieta, de repente sentido um frio pelo corpo inteiro.
Doutor Julian Devorak… agora me lembro do nome nos cartazes de procurado.
Agora sei exatamente quem invadiu minha loja.
Nadia: “Doutor Devorak confessou o crime quando pegamos ele. Tudo o que resta é a sentença.”
Nadia: “Execução por enforcamento.”
Algo quebra horrivelmente.
O rosto de Portia está devastado por horror.
Aos seus pés, os restos quebrados do Ganso Dourado encharcando o chão.
Nadia: “Portia?”
Portia: “P-perdoe-me, milady. Mãos escorregadias.”
Nadia: “Está perdoada.”
Dois criados se apressam para ajudá-la, varrendo a confusão de cacos tão velozes quanto o vento.
Nadia: “É aí que você entra, Aidan. Doutor Devorak tem sido muito evasivo.”
Nadia: “Mas você tem uma reputação e tanto. Há boatos de que já superou até seu Mestre Asra.”
Nadia: “Eu mesma vejo o futuro, em sonhos, gostando ou não.”
Nadia: “E é assim que sei que você é a pessoa que encontrará o Doutor Devorak…”
“E… se o encontrarmos?” ←
“E… se eu disser não?”
Aidan: “E… se o encontrarmos?”
A Condessa coloca sua taça na mesa.
Nadia: “Quando o encontrarmos, vamos trazê-lo diante das pessoas para que todos possam ver sua tão aguardada punição.”
Nadia: “E então, para começar as festividades…”
Nadia: “O doutor morrerá na forca pelo seu terrível crime.”
A Condessa levanta. Por instinto, também levanto.
Nadia: “Portia.”
Nadia: “... Portia.”
Portia: “Sim, milady!”
Nadia: “Mostre a Aidan o quarto de hóspedes. Imagino que tenha muito a ponderar antes do fim da noite.”
Portia: “Agora mesmo, milady.”
Portia me puxa em pé, e com uma humilde reverência, me leva para a porta.
Portia está quieta enquanto me conduz corredor adentro até meu quarto.
Após algumas voltas, passamos por uma escadaria larga, velada em sombras.
Uma corrente de ar desce pela porta de cima, fazendo minha pele formigar. É fria, e cheira à cinzas.
Encolhidos no pé da escada está dois grandes cachorros esguios.
Olhos abismais fixam em mim, e eles levantam devagar, sem fazer barulho.
Mesmo que pareçam que podem atacar a qualquer momento, não sinto nenhuma má intenção.
Eu estendo a mão, e eles se aproximam para cheirá-la.
A respiração ofegante deles faz cócegas na minha pele, e suas caudas começam a balançar.
Portia: “Bom, isso é bizarro. Eles nunca gostaram de estranhos.”
Portia: “É só que foram treinados assim, mas… Eu nunca vi eles agindo assim.”
Focinhos finos roçam em cada lado de meu corpo enquanto os cachorros me investigam mais fundo.
Satisfeitos, eles se afastam, me olhando com expectativa.
Fazer carinho ←
Dar espaço para eles.
Sem pensar, eu levanto a mão para tocar no pelo sedoso do cachorro menor.
Portia: “Não faria isso se fosse você!”
O cachorro recua. Se foi pela minha mão ou pelo tom de pânico de Portia, não tenho certeza.
Portia: “Desculpa. Eles podem ser um pouco imprevisíveis.”
Portia: “Eles parecem gostar de você, mas prefiro que continue com sua mão.”
Os cães trotam obedientemente de volta para seus lugares. Eles quase desaparecem no mármore.
Portia: “Oh! Não é à toa que estão assim, eles ainda não comeram seus bolos de camomila!”
Ela olha nervosamente de mim para os cachorros, que estão parados como estátuas.
Portia: “Espere aqui, Aidan. E é provavelmente melhor manter distância deles.”
Portia: “Volto já, já com aqueles bolos.”
Portia voa por um painel deslizante na parede. Eu me vejo sozinha no corredor com os cachorros.
Sinto o cachorro maior fungar meu lado com insistência. Quando olho para baixo, ele simplesmente recua e me encara.
Então, o cachorro menor está cheirando meu outro lado, fungando amostras do meu cheiro. Eu me viro…
E ele senta em seu traseiro, me olhando inocentemente. Atrevidos.
Enquanto olho seu único olho vermelho sangue, uma sensação inquietante ondula pelo meu corpo como uma onda de febre.
Voz: “Um convidado?”
Dou um passo para trás, meu olhar percorrendo o corredor de cima a baixo.
A voz vinha… do topo da escadaria. Só consigo ver até certo ponto na escuridão oca.
Mas não tem ninguém lá. Eu quase dou um pulo quando sinto um puxão em minhas roupas.
Os cachorros. Seus dentes enterrados em minhas roupas, incessantes enquanto me arrastam para as escadas.
Tropeço nos primeiros degraus e seus rabos começam a sacudir.
Aidan: “Ei!”
Tento me libertar, mas os dois cachorros puxam com teimosia.
Os cachorros só me soltam no topo da escadaria.
O chão e paredes são de pedra frígida, e o ar cheira a cinzas.
Minha cabeça está girando, e eu mal sinto o frio no ar.
Mesmo que meu coração esteja martelando, eu invoco uma luz fraca em minha palma.
Olho para os cachorros, mas eles não estão em lugar nenhum.
Há uma porta mais a frente, parcialmente aberta. Lá dentro, uma escuridão profunda engole os fracos raios de luz.
Entrar no quarto. ←
Dar meia volta.
A mágica na minha palma encolhe para um brilhinho esvoaçante quando piso através da moldura da porta.
Vindo do corredor, é quente aqui dentro. O ar espesso tem um gosto forte e apimentado.
Uma cama fortemente coberta se estica pelo meio do quarto.
Eu passo por uma extravagante armadura, uma escrivaninha de mármore com uma caneta de pena de pavão branca…
… tudo coberto com cinzas.
Minha luz treme sobre um retrato na parede, duas vezes meu tamanho.
Minha luz opaca se estica pela tela.
Embora seja difícil de ver, não tenho dúvidas de quem é o sujeito na pintura.
Conde Lucio. Ele parece mais jovem do que eu esperava, ou o retrato é velho.
Ou talvez o artista estava atendendo a vaidade dele.
O vermelho de seu casaco é o tom cardinal da pintura da sala de jantar.
O braço dourado, uma maravilha da arte da alquimia.
A pele pendurada em seus ombros arrogantes parece impossivelmente refinada, e…
Voz: “Vai lá. Toca.”
Um miasma de ar ardente e espesso empurra minha mão para o retrato.
Mas não sinto nada que não sejam cinzas e uma tela.
Escuto uma risadinha em minha cabeça, enquanto uma névoa cobre minha mente.
Voz: “Nada como o de verdade… vendo, incapaz de sentir.”
Voz: “Que doce tortura…”
Calor como brasa irradia na base do meu pescoço.
A magia na minha palma reage, seu brilho se estendendo pelos meus dedos e descendo o meu pulso.
Voz: “Ahhh…”
As sensações estranhas diminuem, e a voz fica mais fraca, até melancólica.
Voz: “Aí, na sua energia… ohh, é ele.”
Voz: “Você seria…?”
A névoa desaparece de minha mente. Eu me afasto do retrato.
Algo macio se encontra com as costas de meus joelhos, e caio por dobras de veludo empoeirado na gigantesca cama.
Grandes plumas de cinzas ondulam ao meu redor quando minhas costas batem nas cobertas.
Essa é a cama do Conde Lucio… bem onde ele foi assassinado. Incinerado.
Então toda essa fina cinza em meus olhos, em meu nariz e boca e por todo meu corpo… é o que restou dele.
Tapo minha boca, abafando um grito enquanto me esforço a levantar.
Voz: “Indo tão cedo? Você não tem graça.”
Essa voz… ela ecoa por todos os cantos do quarto, e por dentro da minha mente.
“Quem é você?”
“O que você quer?” ←
Aidan: “O que você quer?”
A risada se torna mais aguda, e eu sinto um calor passar por minhas orelhas, se concentrando atrás de mim.
Voz: “O que eu QUERO?”
A última palavra termina num rosnado. Eu congelo, e tenho a sensação que algo tenta alcançar minhas costas.
Então ele recua. A temperatura desce abruptamente, e minha respiração acelerada se torna uma fina neblina.
Não ouso olhar, mas escuto algo se movendo em direção ao retrato.
Voz: “Correntes de ouro, mas nenhum pescoço… belas, belas peles, mas nenhumas costas…”
Voz: “Nenhum rosto perfeito para sufocar de beijos… então não quero nada.”
A voz divaga. O quarto parece normal mais uma vez.
Me atropelo para levantar e me apresso até a porta.
Partindo para uma corrida, continuo a descer pelo corredor, procurando por uma saída na vaga escuridão.
Os retratos nas paredes me observam correndo com frios olhares aristocráticos.
Voz: “Volte… volte…”
Contra qualquer bom senso, eu paro e me viro.
Só o vejo por um momento. Uma silhueta, nítida contra uma parede de janelas altas foscas de fumaça.
Garras, chifres, e cascos como ônix.
A cara branca de um bode, com olhos vermelhos fixados alegremente em mim.
Pisquei, e ele sumiu.
Ouço algo se movendo com dificuldade, o ranger de uma porta, e então… silêncio.
Quando cambaleio até o fim das escadas, desorientada, Portia está procurando por mim.
Portia: “Aí está você!”
Ela observa a fina cinza poeirenta que me cobre dos pés a cabeça.
Portia: “O que… por que está coberta de cinzas? O que aqueles cachorros danados fizeram?”
Ela produz um lencinho de bolso branco e me dá na mão.
Tudo o que consigo fazer é tontamente acenar a cabeça como agradecimento enquanto tiro o pó de mim mesma.
Sinto minha mente embaçada, sofrendo para fazer sentido das sombras que vi, dos cochichos que ouvi…
Portia me pega gentilmente pelo cotovelo, me ajudando a me livrar das últimas cinzas.
Portia: “Sabe, vou só deixar esses bolos bem aqui. Vamos te levar para cama.”
Eu sigo os passos de Portia até chegarmos ao nosso destino.
Felizmente, não é tão longe. Ela abre a porta com um largo gesto.
Portia: “Esses serão seus aposentos, Aidan.”
Portia: “Pode colocar suas coisas onde quiser. O café da manhã é ao amanhecer… Eu te acordo.”
Minha fatiga deve ser facilmente vista. Deixo minha bolsa cair ao chão.
Vendo os lençóis lisos, eu tremo de exaustão.
Portia: “Você parece pronta para apagar. Vou te deixar em paz.”
Portia: “Durma bem, Aidan.”
A voz suave dela divaga, e ela desliza gentilmente a porta até fechar.
De uma só vez, me enterro nos lençóis luxuosos. Eu me sinto como se fosse leve.
Com o coração batendo no ritmo firme dos cada vez mais distantes passos de Portia, me afundo em inconsciência.
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𝑩𝑳𝑶𝑶𝑫 𝑫𝑬𝑺𝑻𝑰𝑵𝒀 ~𝑫𝑰𝑨𝑩𝑶𝑳𝑰𝑲 𝑳𝑶𝑽𝑬𝑹𝑺~
🥀𝑷𝑹𝑶́𝑳𝑶𝑮𝑶🥀
Una noche tormentosa, varios cuerpos manchados de su propia sangre, las paredes y muebles destrozados... Todo era un desastre... En ese lugar sombrío, helado... Vacío, a excepción de aquella melena dorada como el brillante oro por la poca luz nocturna que brindaba la luna... Lloraba sin consuelo alguno, con un cuerpo frío y pálido... Manchando ese líquido rojizo entre sus brazos.
–¿Por qué? – preguntaba aquella chica con ojos cristalinos y lágrimas que corrían por sus sonrosadas mejillas.
–No podíamos... Resistirnos... A que no... Estuvieras... Con nosotros...– Decía el chico de ojos verdes cual esmeraldas, apagados y vacíos, casi sin vida.
–No debieron... – Lo miraba atentamente mientras acariciaba su pálida mejilla manchada con algunas gotas de sangre.
–¿Cómo no?... Si eres nuestra... Especialmente... Mía...— Con una sonrisa en sus labios dando su último aliento.
Una muy dolida rubia abrazada su cadáver en la oscuridad de la noche mientras la Luna de testigo presenciaba su dolor y llanto.
Mientras tanto... En otro lugar una chica corría con los pies descalzos, sin rumbo, pero tratando de huir muy pero muy lejos, su vestido blanco estaba sucio y su rostro expresaba lo muy cansada y asustada que estaba...
Pov...
Maldita sea... Yo no quería esto porque diablos me tiene que pasar estas cosas... Juro por mi vida que ellos me las pagarán, lo juro, ellos no pueden salirse con la suya...
Corría sin parar esas cosas pronto iban a alcanzarme, me dolían los pies de tanto correr y mi energía había sido sellada... Esto no podía ser peor.
Ya los había perdido de vista, pero pronto me encontrarían nuevamente... Me saque la ropa y aprovechando que había un lago cerca quitaría el rastro de olor.
La chica de cabellos plateados se sumergió en lo profundo del lago, en el momento en que se hundió, diviso la Luna y en su interior pidió desesperadamente un deseo...
Después de estar aproximadamente 15 minutos en el agua... Salía de lo profundo, mientras que sus pulmones tomaban la mayor cantidad de aire posible; la luna se escondía detrás de las nubes, un relámpago dorado azotó en un árbol cercano, la de cabellos plateados se moría del miedo... divisar esa escena, mientras que ella se encontraba en el agua.
Anonadada por lo que acababa de presenciar sintió que algo duro le caía en cabeza, al mirarlo, noto que era una piedra que brillaba intensamente, sentía que sus perseguidores se acercaban así que volvió a zambullirse en el lago, haciéndose bolita para que el brillo de la piedra no fuera visible para ellos.
Pov....
Espero que se vayan pronto esos malditos...espera que es ese brillo blanco tan fuerte, pero si el brillo hace unos momentos era azul... ¿eh?, Porque yo también estoy brillando... Pero que está pasando... ¡¿Qué diablos?!
La noche era fresca y en el tejado de una mansión abandonada, una chica se encontraba sentada, apreciando la vista mientras que la brisa mecía su cabello suavemente, el cielo estaba nublado amenazando así una posible tormenta... Miraba al cielo como esperando algo o... A alguien.
Su vida había sido muy solitaria y digamos que anhelaba compañía; eran estos sus pensamientos, hasta que una gota de agua cayo en su mejilla deslizándose... Parecía como si llorará en silencio en lo más profundo de su ser.
Una tras otra las gotas de lluvia iban cayendo, decidió entrar para resguardarse de la lluvia y la posible tormenta venidera; el lugar era oscuro a excepción de algunas velas que alumbraban espacios escasos de la mansión abandonada en la que se resguardaba.
Algo llamo su atención y es que se podían ver que rayos de colores dorados y rojos danzaban por entre las nubes, era hermoso y electrizante, sintió una presencia que se acercaba con rapidez hacia la mansión, era fuerte e imponente.
Daba miedo de cierta forma... Se asomó por la cristalina ventana, pero debido a la lluvia no podía ver del todo bien, aun así, esa persona si la pudo ver, observándola con detenimiento, con una mirada que la intimidaba y estremecía su ser...
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Este fanfiction fue escrita por Hikaru Tamilla. Puedes leer su historia en;
Gracias por dejarme narrar tu historia. La historia ya hacido escrita, asi que si no puedes esperar para el siguiente capitulo, puedes leer la historia directamente desde la cuenta de la autora.
Espero que te guste.
#yax#fanfiction#animaniacs#español#prologo#max goof#yakko warner#dot warner#wakko warner#the animaniacs#Youtube
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Consejos de escritura: Historias de fondo para tus personajes
Recordamos que el siguiente texto no ha sido redactado por el staff de ToL, solo lo hemos traducido para que pueda llegar a más personas. La autoría pertenece a @clarrissanewt. Podéis leer el post original en su tumblr así como en nuestro tumblr bajo la etiqueta “idioma original”.
¿Qué son las historias de fondo de los personajes?
Las historias de fondo de los personajes son cualquier cosa que le sucedió a tu personaje antes de que comenzara la historia principal. es una parte crucial del desarrollo y la creación del personaje y puede ayudarte a tener una idea sólida de los antecedentes del personaje (¡y probablemente una de las razones por las que el personaje hace algo en el presente!)
Maneras de agregar historias de fondo:
Flashbacks:
Los flashbacks pueden ser una buena forma. Cualquier evento catastrófico podría provocar que el personaje tenga un flashback. Los flashbacks no solo brindan una idea del pasado del personaje, sino que también intrigan a los lectores.
Usa cambios de tiempo verbal para moverte entre el flashback y la narrativa principal . Siempre que tu narración o tus personajes recuerden un momento anterior al comienzo de la historia, tienes dos opciones. Si el flashback es corto, puedes describirlo brevemente. Si es más largo, es posible que desees una escena completa que describa un evento pasado. Es importante marcar el comienzo y el final de un flashback para que se vean claramente los saltos en el tiempo.
Mantenlos relevantes. Los flashbacks ayudan a completar los motivos y la historia de los personajes, pero si son demasiado largos o tediosos, el lector se aburrirá. Si usas flashbacks, siempre ten en cuenta que el tiempo aún se está moviendo en la historia principal y asegúrate de que tu lector pueda escuchar el tictac del reloj en esa historia principal.
A veces todo el libro es el flashback. Puedes comenzar con un personaje que narra la historia a otra persona. Enmarcar los eventos de la historia de esta manera, con un punto de vista dual de la vida de un personaje a lo largo del tiempo, puede aportar más matices a la narración. Antes de usar esta técnica, pregúntate si el arco del personaje es lo suficientemente dramático como para hacer una retrospección interesante.
Cuenta primero la historia actual. A veces, puede no estar claro a dónde pertenece un flashback hasta que hayas completado tu primer borrador y tengas una vista completa de la historia.
Diálogos :
A veces, una simple conversación puede permitir que el personaje revele algunos de los eventos pasados a la persona en la que confía. Puede ser una buena manera de ocultar la historia de fondo mientras se la das a los lectores.
Reflexión:
Deja que el personaje "reflexione" sobre lo lejos que ha llegado. La introspección o la reflexión es una de las formas en que tu personaje puede revelar sus historias de fondo en la narrativa actual.
+ Bono! - Prólogos
Los prólogos vienen antes del capítulo uno y pueden ser prosa expositiva/introductoria, un poema, una carta, un trozo del diario personal de alguien, un recorte de noticias o cualquier cosa intermedia.
Cosas que es mejor no hacer en un prólogo:
1. Usar un prólogo como lugar para un basurero masivo... basurero de información.
Los volcados de información son una de las maneras más fáciles de hacer que los ojos de los lectores se pongan vidriosos. Los párrafos de texto que brindan información básica densa (aunque importante) son difíciles de digerir. Sin filtrar estratégicamente esta información a lo largo de una escena o a lo largo de los capítulos, los lectores pueden desconectarse inmediatamente de una historia.
2. Un prólogo que no tiene nada que ver con la historia principal.
Los prólogos deben impulsar o impactar de alguna manera la trama principal. Si tu prólogo está lleno de acción, ofrece información de fondo del tamaño de un bocado y entreteje una escena convincente pero no es relevante para la trama principal, probablemente necesites repensar tu estrategia.
No importa si tu escritura es sólida si las escenas no se mueven estratégicamente hacia ese bonito arco argumental, representando un viaje emocional para tu personaje y mostrando lo que está en juego para tu personaje y el mundo en general.
3. Prólogos demasiado largos.
El lector moderno (a menudo) prefiere capítulos más cortos, incluidos los prólogos. Si tu prólogo es más largo que la mayoría de los capítulos (o si tanto tu prólogo como tus capítulos son más largos), podría ser el momento de reevaluar la estructura y el ritmo de los capítulos.
4. Utilizar el prólogo para enganchar al lector como único fin.
Piensa en los prólogos que lanzan al lector a la acción, y me refiero a la mitad de la acción. Tal vez sea el centro de un campo de batalla sangriento o retorcido en las sábanas de una historia de amor. Sea lo que sea, el lector se sumerge sin ceremonias en la acción en un mundo con el que no está familiarizado y cuyos personajes aún no conoce (y ama).
Si bien las escenas de acción son una forma apasionante de comenzar una historia, considera si esta acción es importante o no para la trama central y si este comienzo no es demasiado abrumador o confuso para que el lector se aclimate.
5. Usar el prólogo estrictamente para proporcionar una atmósfera o para construir un mundo desde el principio.
La construcción de mundos es una de las cosas que más gustan a los lectores de fantasía y ciencia ficción. Estos deliciosos detalles son… bueno… ¡deliciosos! El escenario se describe con suficiente detalle para que los lectores visualicen el entorno del personaje, pero no demasiado como para atascar el ritmo de la escena.
Tipos de prólogos
Trasfondo/Historia: este tipo de prólogo proporciona un trasfondo de la historia del mundo y los eventos que ocurrieron previamente, como una gran batalla o una traición. Estos eventos generalmente ocurrieron antes del comienzo de la historia y de alguna manera impactan significativamente los eventos en el futuro.
Punto de vista diferente (POV): este tipo de prólogo podría ser ventajoso cuando se sumerge en la perspectiva de otro personaje, particularmente cuando la perspectiva de ese personaje solo se necesita una vez y proporciona una base para la historia.
Protagonista (Pasado o Futuro): estos prólogos son excelentes para mostrar un momento crucial para el protagonista, ya sea en el pasado o en el futuro (como un momento decisivo hace años o después de que haya tenido lugar la trama principal).
Puntos fuertes de un prólogo
No temáis, escritores. Los prólogos no son del todo malos. De hecho, son útiles en varios escenarios:
Proporcionar un vistazo "rápido" de información de fondo importante sin necesidad de flashbacks, diálogos o recuerdos que interrumpan la acción más adelante en el libro.
Engancha al lector en la acción de inmediato mientras los lectores hacen preguntas relevantes para la trama central y, por lo tanto, están ansiosos por aprender esas respuestas en los capítulos iniciales.
Ofrece información que el lector no podría obtener de la trama de otra manera (como una ruptura con el punto de vista de la narración o desde la perspectiva de un personaje diferente).
Presenta al antagonista, brindando motivos de fondo que humanicen al personaje o muestren sus malas intenciones. Este ángulo puede ser útil si el protagonista no conoce al antagonista hasta más adelante en el libro.
Introducir una filosofía o creencia religiosa importante para la trama/escenario.
Anticipar eventos futuros, creando así suspenso para el lector y haciendo que haga preguntas (y siga leyendo con entusiasmo).
¿Necesito un prólogo?
Considera las siguientes preguntas:
¿Qué información estoy proporcionando en el prólogo? ¿Por qué es importante revelarlo por adelantado? ¿Puede revelarse a lo largo de la historia en dosis más pequeñas y seguir teniendo el mismo impacto (o más)?
¿El punto de vista de este personaje vuelve a aparecer más adelante en la historia? Si es así, ¿funcionaría esto como un primer capítulo?
#consejos de escritura#consejos#historias de fondo para tus personajes#prologo#tol#spanish rpg#rpg español#foro de rol#rol en foro
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“Being a part of a twin set” -Miya Twins [Haikyuu!!]
Note: ↓[Engl. version]↓
Prologo: “La necessità di un equilibrio”
Essere un fratello non è una cosa semplice.
Non lo è affatto, soprattutto quando ti ritrovi a condividere anche il tuo aspetto.
Perché in una casa dove è rimasto solo uno dei genitori, inevitabilmente cresci con la necessità di capire quanto importante sia l'equilibrio.
Per questo motivo Atsumu ed Osamu avevano imparato a comportarsi come il sole e la luna: se il biondo non sapeva trattenersi, era il cenerino ad essere paziente; se il maggiore (di soli sette minuti!!) aveva in bocca la parola voglio, il minore scuoteva la testa fingendo disinteresse; se il primo si faceva travolgere dalle emozioni, era il secondo a farsi abbastanza forte da sostenere entrambi...
Insieme facevano di tutto pur di non gravare sulle spalle della loro adorata Ma'.
Anche se alle volte questo significava rinunciare ad una parte di loro stessi.
"Se sono felici loro, lo sono io" è il motto che sforzavano di ricordarsi quando diventava difficile e stringevano i denti, serravano i pugni, si mostravano invincibili per poter cautelare quell'equilibrio, per far sì che la sua bilancia non pendesse da un solo lato quando uno dei due osava essere un poco egoista, senza mai farlo vacillare né cedere.
Superficialmente la gente ha da sempre additato la loro interdipendenza come un legame morboso, ignorando il vero motivo latente: se sei da solo come faresti mai a sbarazzarti della tua immagine speculare, l'unica indissolubilmente a te legata per geni per sangue, l'unica che capisce e resta al tuo fianco nonostante tutto?
Osamu avrebbe tanto voluto chiederlo a quei bambini cattivi che alla materna prendevano in giro Atsumu, poiché incapace di relazionarsi con chiunque non fosse il suo gemello, ma tra i due era proprio lui ad essere fatto di parole e allora rispondeva ai bulli con le botte.
Solo il cenerino aveva il diritto di schernire il biondo e nessun altro.
Per calmare i suoi pianti mocciosi aveva provato a ragionare con lui, tuttavia Atsumu continuava comunque a voler fare amicizia con gli altri, ugualmente desiderava far parte del gruppo... quello stesso gruppo che irrazionalmente accoglieva Osamu, ma non anche lui. Ed allora incominciava a diffidare di quelle "amicizie", rinunciava loro dubitando della loro onestà dato il comportamento esclusivo che avevano nei confronti del suo gemello. Il cenerino cresceva sempre più cinico con il passare del tempo ed imparava a mostrare agli altri solo la sua apatica superficie, stanco della gente intenta a confrontarli per capire quale dei due potesse essere il migliore.
Le lagne di uno e l'asocialità dell'altro avevano portato la loro Ma' a preoccuparsi per loro, quindi assieme avevano cercato un modo per far parte di un gruppo in cui la loro sincronia sarebbe stata impossibile da rinnegare, fondamentale. All'Inarizaki High tutti conoscevano i Gemelli Miya, la coppia incredibile ed intercambiabile divenuta l'incubo dei professori e di chiunque si azzardasse a sfidarli ma soprattutto il mostruoso duo nel campo da pallavolo.
Per forza di abitudine Osamu assecondava i capricci del biondo, come spendere ore extra in palestra per allenarsi o partecipare ad eventi sociali per conoscere persone, al caro prezzo della sua porzione di budino. Esatto, perché sarebbe andato anche il capo al mondo per suo fratello e la sua Ma', però il cibo aveva la sua priorità. Era in grado di restare impassibile ad una rovinosa caduta di Atsumu davanti ai suoi occhi, se fra le mani stringeva un caldo dorayaki, e di spezzare braccia se qualcuno tentava di rubargli un morso.
"Samu ama mangiare di gusto come Tsumu ama giocare a pallavolo!" scherzava di tanto in tanto Ma', facendogli passare l'appetito inconsapevolmente.
L'amore non c'entrava nulla con il suo peccato di gola.
No, lui non provava quel genere di sentimenti...
Quello ad agire di cuore era Atsumu, non lui.
No, lui era il gemello noioso, silenzioso e (anche si, dai) goloso, mentre Atsumu...
Beh, Atsumu era definitivamente il più solare dei due, quello più bello con il sorriso stirato sulle labbra, gli occhi vispi e vivaci ed il ciuffo dorato. Per questo aveva un fan club di ragazze che gli sbavavano dietro, anche se stranamente bastavano cinque minuti delle sue chiacchiere senza filtri a farle scappare via. Già, via per andare a cercare la sua copia e fare il paragone.
Se il biondo era stronzo per innocente natura, Osamu lo era diventato per esaurimento.
Era una cosa insopportabile, la odiava, la odiavano entrambi.
Come mai avrebbero potuto essere la loro libera persona, se la ricerca di comprendere quale dei due fosse quello giusto li perseguitava dovunque?
Al secondo anno di liceo Atsumu ed Osamu vennero divisi in due classi diverse e parallele.
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Bayou Sangriento: Prólogo (Parte 2)
Anteriormente...
Lunes 9 de noviembre de 2020. Casa abandonada de los Winchester. Shreveport, Luisiana.
El ex-sacerdote buscando respuestas (y venganza)
Dean Winchester, ex-pastor protestante (Credo: Marcial; Determinación: Venganza.)
Dean Winchester había regresado recientemente a su vieja casa. Estaba abandonada tras más de dos años fuera, sin luz ni agua corriente, había conseguido habilitar el pequeño garaje familiar como una especie de trastero y almacén para su equipo.
Estaba a punto de meterse en su catre desmontable cuando alguien llamó con fuerza a la puerta de la casa. Desde el garaje podía acceder rápidamente a la casa y eso hizo, llevando consigo su Colt 1873 Single Action Army Peacemaker del calibre .45. Miró por la puerta de cristal, apartando levemente la roída cortinilla y vio a un empleado de una agencia de transporte esperando, con su furgoneta atrás con las luces encendidas y el motor arrancado. Dean miró su reloj, ¡eran casi las 00:00 horas! Abrió lo suficiente la puerta mientras mantenía el arma preparada en su otra mano, oculta a la vista del transportista. Tras identificarse a petición del hombre, le entregó un sobre y le hizo firmar en su libreta. Tras un chascarrillo sobre el estado ruinoso de la casa y del vecindario, se marchó.
Dean comprobó que la carta no tenía remitente, pero iba dirigida a él y a esa dirección en particular. La abrió y vio que dentro había un trozo de papel garabateado con bolígrafo negro que decía:
Ve al café “Josie's” en Nueva Orleans a las 6 AM de hoy día 9. Van a hacer una redada y podrían necesitarte. Mi contacto me habló de posibles “cuerpos neutros” involucrados. FBI+DEA+Policía local+”expertos”. Les he hablado de ti a los coordinadores. No te vas a arrepentir de ir... Suerte. J.
Dean sabía perfectamente quién era ese “J.”, su contacto en el cuerpo de Policía y colega de caza John Carpenter. Sabía que podía fiarse de él, a pesar de hacer tiempo que no coincidían. Había usado los medios adecuados para comunicarse con él, así que estaba seguro al 98% de que el mensaje provenía realmente de él.
Comprobó su reloj y corrió hacia el garaje, preparando su equipo en una pequeña mochila (una muda de ropa, un pequeño neceser con lo básico para el aseo personal, balas del .45, una vieja biblia y su documentación.) Se puso su ropa de pastor y el revólver en su funda sobaquera dentro de la chaqueta y un abrigo marrón largo encima. ¡Tenía el tiempo justo para coger el autobús que salía a Nueva Orleans si corría!
Llegó justo a tiempo, pagó el billete y se sentó en uno de los muchos asientos libres. Solo había 7 pasajeros, contándole a él, de un total de 45 plazas en el bus. El conductor se puso en camino prácticamente cuando él se acomodó en su sillón. Tenía algo más de 5 horas por delante, por lo que podría dormir un rato...
Sobre las 5:45 horas llegó a la estación de autobuses y tuvo que andar unos cuantos minutos hasta que finalmente, usando su navegador gps del móvil, encontró el lugar de la reunión, el Café "Josie's".
"Josie's", el lugar de reunión...
La reunión.
Dean comprobó que habían varios coches aparcados. Pese a ser poco más de las 6:10 horas ya había gente desayunando. El día estaba poco a poco abriéndose paso, en el horizonte el sol intentaba aparecer pese a las nubes de aquella mañana de noviembre. Hacía un poco de aire y bastante humedad, por los charcos del suelo no haría mucho que habría llovido. Estaban en plena temporada de huracanes, las lluvias eran marca de la casa en Nueva Orleans prácticamente todo el año.
Entró y vio que habían en la barra un par de camioneros disfrutando de un copioso desayuno grasiento bañado en café aguado, un par de mesas estaban también ocupadas por trabajadores de la zona e incluso un tipo trajeado que desayunaba mientras consultaba algo en su portátil. Una mujer de cabello canoso y gesto serio estaba detrás de la barra. Al ver a Dean se dirigió a él con voz grave y modales algo bruscos. Le preguntó si iba a tomar algo y Dean pidió un par de huevos fritos con bacon y café. Mientras esperaba que se lo trajeran miró por la sala, viendo que más allá de donde comían en las mesas había una mesa de billar y una diana de dardos. Por allí estaban los cuartos de baño y finalmente una puerta cerrada con un tipo enorme apoyado delante de ella...
Josie Galagher, la propietaria del Café "Josie's".
Pocos minutos después llegó el desayuno, un par de huevos bien fritos pero no excesivamente grasientos, con dos lonchas de beicon crujiente y dos triangulitos de pan tostado con mantequilla para acompañar. Le llenó la taza con café y el indicó que había crema y azúcar o edulcorante al gusto. Tras desayunar, Dean siguió mirando unos minutos a su alrededor. Josie regresó y le preguntó si quería más café. El ex-pastor le dijo que sí, que fuera rellenándolo porque estaba esperando a unos amigos con los que se tenía que reunir... Josie le dijo que en el reservado había unas personas esperando a alguien. Le animó a que preguntara a su sobrino Bill, el enorme tipo que hacía guardia en la puerta del fondo. Si era él a quién esperaban los de dentro, le dejaría pasar. Si no, pues probablemente le daría un puñetazo y lo tiraría del local...
Dean se dio cuenta que quizás era la mejor de las alternativas. Se bebió su segunda taza de café y se dirigió al encuentro del enorme tipo vestido con una camisa de cuadros, con barba rojiza y ojos azules. Le dijo que creía que le estaban esperando los de dentro... Bill corroboró que él era Dean Winchester y le abrió la puerta del reservado, dejándolo pasar y cerrando tras él.
Bill Galagher, el brazo fuerte del Café Josie's.
El reservado era donde normalmente se llevaban a cabo las timbas de póker en el lugar. Había una gran mesa redonda con un tapete verde gastado, varias sillas de madera, una lámpara de luz blanca justo sobre la mesa. Ahora habían multitud de documentos, un par de tablets, fotografías, teléfonos móviles, varias tazas vacías y una jarra de cristal con los restos de café que denotaban que habían estado un buen rato allí dentro.
Había 4 personas allí, que dieron la bienvenida a Dean tras éste presentarse al entrar. La voz cantante parecía llevarla una mujer de unos 40 años con el cabello castaño largo, vestía traje de chaqueta y llevaba una pistolera muy evidente sobre su blusa blanca. Para Dean apestaba a FBI (no les tenía demasiado aprecio). Se presentó como Samantha Gordons y a su vez fue presentando al resto de los presentes. Había otra señorita de ascendencia asiática vestida de negro, se la presentó como Ming Naan, de la DEA. Un caballero afroamericano calvo vestido con los colores de la Policía de Nueva Orleans fue presentado como Jerome Doubois, del Departamento de Policía de Nueva Orleans. Y por último un tipo vestido con ropa cara, traje de chaqueta, bastante alto y corpulento, pelo castaño oscuro con canas y barba que enseguida le dio a Dean una extraña sensación que en alguna otra ocasión había sentido durante sus tiempos de Cazador en China, que fue presentado como Martin D'Richet, un experto en ocultismo. Éste último parecía bastante serio y casi no saludó a Dean.
Samantha "Sam" Gordons, agente del FBI.
Como ya estaban todos, podían comenzar con los datos de la operativa que iban a llevar a cabo y por la que Dean había sido llamado. Samantha comenzará diciendo que sabe que Dean es alguien de fiar, ha sido recomendado por John Carpenter (a quien ella conoce bastante bien)
Se va a llevar a cabo una redada en una nave industrial abandonada. Habría sospechas de que se usaría para fabricar, almacenar y probablemente ser el centro de distribución de un potente narcótico muy de moda en Nueva Orleans y sus alrededores conocido como "Polvo Zombie". El FBI estará en esa operación porque se habrían encontrado muestras de dicha droga en algunas poblaciones cercanas a la frontera de Texas con Luisiana. Se trata de una operación conjunta entre la DEA, el FBI y la policía local de la ciudad.
Ming Naan, oficial de la DEA.
Ming Naan tomará la palabra y comenzará a decir que en esa nave un cártel haitiano conocido como "Los colmillos de Damballah", muy peligrosos y agresivos, una banda de narcosatánicos por cómo actúan, se están encargando de producir dicha droga y moverla por la ciudad y sus alrededores. Jerome corregirá ese concepto de "narcosatánico" tan extendido entre los blancos protestantes, son haitianos y veneran el vudú. No tiene nada que ver con lo satánico, aunque puedan ser tan crueles e inhumanos si se lo proponen.
Jerome Doubois, detective de la Policía de Nueva Orleans.
Tras esta aclaración, Ming continuó con su disertación sobre el cartel. En efecto, usan el vudú contra la población autóctona que sigue esas creencias y tradiciones y conseguir lo que precisen de ellos (de ahí que en los últimos meses se hayan hecho con el mercado de las drogas de diseño en la ciudad, eliminando a toda su competencia) Son especialmente violentos en sus actos y se cree que su líder ideológico sería un tal Raoul "Machete" Lorde (Dean tuvo claro cuál era su arma preferida con tan solo oírlo) El tipo estaba condenado por varios delitos de tráfico de estupefacientes, soborno, extorsión, inducción a la prostitución, y al menos 3 cargos de asesinato. Actualmente estaba en paradero desconocido después de que regresara a la cárcel tras una vista por otra causa judicial que tenía pendiente, momento que aprovecharon para liberarlo y huir con ellos. Los rumores indicaban que podría estar en Nueva Orleans de nuevo, quizás al cargo de la operación de la distribución de esa droga. Ming mostró una foto de Raoul, de cuando fue fichado poco antes de entrar en prisión.
Foto de Raoul "Machete" Lorde, supuesto líder de "los Colmillos de Damballah".
Comentó de nuevo Ming que la DEA, con ayuda de la Policía de Nueva Orleans, habían mantenido cierta vigilancia en esa nave indutrial supuestamente abandonada. La zona estaba bastante mal después de las inundaciones del Katrina, una barriada cercana de casas estilo "Shotgun" permanecían vacías y sin arreglar desde agosto de 2005. Recientemente, un corredor y su perro encontraron en una de ellas un cadáver reciente de un hombre asesinado por un hachazo en la cabeza... Algunas de las naves cercanas se habían reconvertido en locales de ocio, trasteros, etc. pero era una zona poco recomendable para visitar por la noche. Consideraban que no habría más de media docena de personas actualmente allí, entre vigilancia y "cocineros" de droga.
Martin D'Richet, experto en asuntos "extraños".
Samantha comentó que el hombre de la barba canosa y la mirada furibunda, Martin D'Richet, estaba allí en calidad de experto en cosas extrañas. Podría ser de gran utilidad en el caso de "los Colmillos de Damballah" usara otros medios de protección para su mercancía dentro de aquel lugar... A parte de esto, estaba buscando a su hija, Marie, sobre la que se sabía que a veces se involucraba en los asuntos de los bajos fondos de la ciudad para sus "amos". La forma en que la agente del FBI había dicho esa última palabra no le gustó nada a Dean. Sobre la mesa había también una fotografía de una hermosa mujer de cabello moreno y ojos claros. Sin duda era la hija de Martin...
Fotografía de Maria D'Richet, la hija de Martin. ¿Trabajando para "Cuerpos Neutros", quizás?
Ming comentó que la DEA estaba en disposición de detener y poner a disposición judicial a cualquier miembro del cartel que se encontraran en esa nave. Pero si había resistencia armada, responderían en consecuencia... La idea inicial era usar fuerza no letal contra los vigilantes, intentando no alertar a los del interior de la nave, pero si había un tiroteo estaban más que preparados para devolver el fuego.
Sobre Dean, Samantha comentó a los presentes que ella sabía que él era un experto cazador, sospechaban que pudiera haber algún "Cuerpo Neutro" aprovechándose de la operación de drogas, incluso quizás dirigiéndola...
Había dos operativos fuertemente armados listos para intervenir, pero primero entraría un grupo menor: 3 agentes de la DEA junto a Ming Naan (ella dirigiría el operativo táctico); Jerome Dubois y su compañero Michael Sutton de la Policía de Nueva Orleans; Steven Holden del FBI, Martin D'Richet y Dean Winchester. Samantha se quedaría como enlace con el resto del operativo, preparados para entrar como refuerzos si el asunto se ponía más difícil o había alguna sorpresa. Tras esto, sabiendo cada uno su cometido, fueron abandonando la habitación para reunirse con el resto del equipo fuera del local.
Antes de salir, Samantha pidió a Dean que se esperara un momento. El ex-pastor así lo hizo. Una vez solos, le dijo que conocía a John Carpenter desde hacía varios años, confiaba plenamente en su criterio pero había hecho sus deberes sobre Dean: sabía lo ocurrido con su esposa y su hijo, y como junto a John y otros cazadores después ha ido investigando y cazando a criaturas de la noche. Samantha le explicó que ella sabía bien de todo aquello, pertenecía a una rama del FBI, la División de Asuntos Extraños (o SAD), que cazaba "Cuerpos Neutros" (vampiros) y a veces empleaban a otros Cazadores autónomos para misiones menores. Si aquella operación salía bien, quizás podrían afianzar una posible relación a largo plazo entre su organización y Dean. Tras esto, ambos salieron de la habitación.
Bill ya estaba con sus quehaceres normales, limpiando las mesas. Samantha le digo a Josie que todo era de cuenta suya, que ya arreglarían lo que se debía en breve. La mujer asintió, parecía contenta de tenerles allí. Mientras salían, Samantha le comentó a Dean que Josie había sido agente de la ley, pero que al jubilarse había abierto ese local y ahora podían dejarse caer por allí para tomar algo o descansar. Era muy amigable pese a ese aspecto tan rudo y las formas que tenía.
En la entrada estaban esperando junto a una furgoneta negra con lunas tintadas a Dean 3 operativos de la DEA con sus uniformes de intervención, incluyendo chalecos antibala pesados, cascos y pasamontañas, armados con subfusiles Hecker & Kock MP5K-PDW de 9mm. Ming Naan estaba sentada ya en el asiento del conductor. A su lado estaba Jerome. También estaba por allí el agente del FBI Steven Holden y otro detective de la Policía de Nueva Orleans, Michael Sutton. Con Martin y Dean, el grupo estaba completo. Uno de los agentes de la DEA le preguntó a Dean si necesitaba algo de equipo adicional mientras dejaban la mochila que llevaba el ex-pastor dentro de la furgoneta. Dean les pidió un chaleco antibalas. Le pasaron uno, se lo colocó sobre su ropa de pastor, y encima su chaquetón largo. Subieron a la parte trasera de la furgoneta y se fueron sentando y colocando los cinturones de seguridad. Martin llevaba en las manos lo que parecía ser una especie de gafas de visión nocturna, aunque su diseño era algo totalmente desconocido para Dean. Samantha estará en todo momento comunicada por radio con el equipo de la DEA, su compañero del FBI y los dos policías.
Los 3 agentes de la DEA.
Tras despedirse de Samantha, Ming arrancó el motor y salió a toda velocidad por las calles de Nueva Orleans. Eran casi las 7 de la mañana. De camino, comprobando las comunicaciones que podrían tener entre ellos (no solo con Samantha y el resto del operativo), Dean le preguntó sutilmente a Martin si había alguna opción de que éste pudiera hacer que todos los presentes en aquella furgoneta pudieran comunicarse entre ellos... El hombre sonrió, estaba claro que Dean sabía lo que él era en realidad, un Mago de las Tradiciones. Probablemente el ex-pastor habría conocido a alguno durante sus últimos viajes cazando monstruos. Le respondió que podría enlazarlos a todos con él mismo y actuar como una especie de centralita entre todos. Se colocó las gafas de visión nocturna, sacó su teléfono móvil y tecleó algo en él. Tras esto tocó la frente de Dean y la del resto de agentes que estaban dentro de la furgoneta...
La furgoneta negra circulando a toda velocidad.
Sobre las 7:15 horas llegaron al barrio, el aspecto era bastante deprimente, con todas aquellas casas idénticas abandonadas (muchas en estado ruinoso y aún con las pinturas de los buscadores de supervivientes de los días posteriores al Huracán Katrina) No tardaron en ver las naves industriales. Pasaron por delante de una que llamó la atención de Dean: parecía como si una carpa de circo roja colocado sobre un edificio de 3 plantas. Un cartel de neón rojo anunciaba su nombre a toda la zona: "The Asylum Circus". Era curioso que siendo prácticamente de día, el lugar estuviera aún abierto.
"The Asylum Circus", aún abierto a las 7 de la mañana...
Finalmente alcanzaron la manzana donde estaba la nave industrial abandonada. Toda la zona estaba sucia y ruinosa. Aparcaron a una cierta distancia ya que tenían la completa seguridad de que allí estaría algún guardia vigilando la entrada.
La fachada de la nave industrial abandonada.
Comienza la redada.
Desde la furgoneta pudieron comprobar que solo había un par de tipos, haitianos con gorras rojas, vigilando el oscuro callejón al que aún tardaría un rato en llegar los rayos del sol matinal, aunque el cielo nublado de esa mañana podría ponérselo aún más difícil.
Los dos guardias a la entrada de la nave.
Ming Naan les comentó que la idea era usar tásers contra aquellos guardias e intentar que no armaran demasiado revuelo que pudiera atraer la atención de otras personas que pudieran estar dentro de la nave. Aunque por supuesto, estaban autorizados a emplear fuerza letal si las circunstancias así lo forzaban.
MIchael Sutton de la Policía de Nueva Orleans y Steven Holden del FBI se encargarían de reducir a aquel par de tipos. Salieron de la furgoneta y se acercaron usando las sombras del callejón para pasar desapercibidos. Pero uno de los guardias les vio y se dirigió contra ellos, seguido por su compañero. Comenzó una pelea en la que inicialmente fue prácticamente imposible usar los tásers de primeras.
Michael Sutton, detective de la Policía de Nueva Orleans.
El primero en morder el polvo fue Steven Holden, que fue golpeado repetidamente en la cara por uno de los haitianos. Mientras que Michael Sutton conseguía al fin dejar aturdido de un calambrazo de táser al otro tipo, el que se enfrentaba al agente del FBI disfrutó dándole patadas durante unos instantes, hasta que por fin lo pudo aturdir con su táser. Entre los dos los maniataron y amordazaron usando bridas y mordazas y los arrastraron hasta la furgoneta donde les dejaron encerrados.
Steven Holden, agente del FBI (y del SAD)
El equipo al completo se dirigió hacia la puerta de entrada de la nave. No fue demasiado complicado abrir la puerta para poder entrar. Delante iban en posición táctica Ming con sus 3 hombres de la DEA. A continuación Jerome y Michael. Después Martin y Dean. Cerraba la comitiva Steven Holden. Se movieron intentando no hacer demasiado ruido allí dentro. Todo estaba sucio. Había una capa de polvo en el suelo y múltiples pisadas que entraban y salían de la nave, bastante recientes ya que el polvo no se había vuelto a asentar sobre ellas.
Había gente allí dentro, tumbados o acostados sobre jergones o viejos colchones malolientes. El hedor era insoportable, una mezcla de humedad, orines, heces humanas y a saber qué otras cosas. Dean se percató de que era gente bastante joven, adolescentes o adultos de no más de 25 o 30 años. Sin duda estaban drogados, durmiendo su particular borrachera de opiáceos u otras drogas. No parecían percatarse de su presencia por allí. Habría perfectamente una treintena de ellos.
El interior de la nave, con gente drogada durmiendo.
Al fondo parecía haber algún tipo de sala cerrada con ventanales sucios . Se dirigieron hacia allá con cuidado de no hacer demasiado ruido al moverse.
Casi llegando a las puertas dobles que conectaban con otra parte de la nave, vieron sobre unas tablas de madera a modo de tarima varias velas encendidas, entre otras consumidas, botellas rotas, y un extraño dibujo trazado con tiza. Dean estuvo observándolo durante un rato.
El altar vudú improvisado.
Recordó haber visto algo parecido en otras ocasiones, era un Veve, un dibujo realizado para identificar a un tipo de Loa o espíritu en el vudú. Éste en particular era el Veve de Damballah... No era un experto en religiones africanas, pero recordaba que Damballah era uno de los primeros Loa creados por Bondyé (Dios), y que de él surgió el cielo, las estrellas y la vida en la Tierra. Se le representaba normalmente como una gran serpiente blanca o negra, o como un arcoiris. Como la mayoría de los Loa, estaba sincretizado en algún santo cristiano, como era San Patricio (que erradicó las serpientes de Irlanda) o Moisés. Además recordó que en algunos lugares se le relacionaba como un avatar de Set, el dios egipcio... Quizás tendría algo que ver con las ceremonias que el cartel de "los Colmillos de Damballah" hacían allí. Esos veve se usaban en los intentos de que la Loa poseyera al sacerdote o a algún fiel durante sus ofrendas. Luego había que intentar convencer a la Loa que abandonara el cuerpo que estaba "cabalgando", o bien dándole cosas que le gustaban (en el caso de Damballah la leche, flores blancas, alimentos blancos como el arroz o la carne de coco, o un huevo crudo blanco en un soporte de harina...) o borrando el veve, aunque de esta manera se garantizaba la enemistad con la Loa seguramente de por vida.
Le pasó aquella información a Martin usando su enlace mental con él, el mago miró el altar y el veve y asintió. Sin decir nada en voz alta pero parecía estar de acuerdo con lo que Dean le había comentado sobre aquello.
El Veve de Damballah.
Abrieron las puertas dobles con facilidad. Aquella zona estaba un poco más limpia, aunque seguía habiendo polvo y suciedad por todas partes. Encontraron mesas metálicas sucias con tubos de ensayo, matraces, mecheros Bunsen, y un líquido rojizo oscuro y grandes cantidades de un polvo rojizo oscuro de textura arenosa que estaban guardando en bolsitas de plástico. Sin lugar a dudas que aquello era el "Polvo Zombie" del que todos habían oído hablar y aquello era el laboratorio que debían usar para su preparación.
El laboratorio de drogas.
Ming dio la orden de que sus 3 hombre fueran requisando todo aquello rápidamente. Sacaron unas bolsas y empezaron a meter todo en su interior. Mientras esto sucedía, Dean con cierto disimulo se llevó un pequeño vial con una muestra de aquel líquido rojo oscuro. Esperaba encontrar a alguien que pudiera analizarlo más tarde, sospechaba que aquella droga podría contener algo poco natural...
El "Polvo Zombie".
Dean siguió observando aquella zona y vio que correspondía con la parte trasera de la nave. En una de las paredes encontró un mural de corcho con varios documentos y fotografías clavados en su superficie. Estuvo un rato observándolo, encontró un recorte de prensa de un periódico local del día 6 de noviembre en el que se hablaba que había pasado una semana y no había ni rastro del autobús escolar desaparecido. Estuvo leyendo la noticia: el 31 de octubre un autobús escolar de un colegio de Nueva Orleans para niños con problemas emocionales y de aprendizaje fueron a pasar una noche de Halloween diferente en el territorio Cajún. Pero el autobús nunca llegó a su destino. La Guardia Nacional, el Ejército, la Policía de las Parroquias cercanas estuvieron varios días peinando la zona y por el momento no habían encontrado ni rastro del vehículo ni de los 25 niños, su profesora y el conductor que iban dentro.
También encontró cerca unos "flyers" anunciando la excursión, en exclusiva para los padres de los niños del colegio St. Michael Special School, para esa noche de Halloween en territorio Cajun. Lo llevaba a cabo una agencia de viajes llamada "Damballah Voodoo Tours"...
El mural con los flyers, los recortes de prensa y las fotos.
Dean se lo comentó a Martin, de nuevo usando el enlace mental entre ambos. El mago observó el recorte de periódico y los flyers. Le dijo que no eran los primeros que veía de esa agencia de viajes. El pasado día 31 de octubre hubo una visita guiada con una sesión de espiritismo en la Mansión Lalaurie en Nueva Orleans...
Parecía que Ming Naan y sus hombres habían acabado ya de recoger todas las pruebas del laboratorio y la droga preparada. Iba a marcharse hacia donde estaban los demás cuando le pareció ver debajo de unas hojas una fotografía que le pareció familiar. Regresó al mural, apartó las hojas y la encontró: una fotografía reciente de su hijo Samuel, que había desaparecido la misma noche que asesinaron a su esposa, un par de años atrás. Con emoción contenida, la cogió y la miró bien. Parecía reciente, su hijo tenía buen aspecto. Se la guardó en el interior de la chaqueta y usó su teléfono móvil para sacar unas cuantas fotografías del panel de corcho y de la zona donde estaba la fotografía de su hijo medio escondida.
Una fotografía reciente de Samuel Winchester, el hijo desaparecido de Dean.
Jerome avisó al resto que había escuchado pasos dentro de la nave. Parecía que venían del exterior. Todos se acercaron con cuidado a las puertas y miraron por las pequeñas ventanas redondeadas de las puertas dobles. A lo lejos parecía verse una figura moviéndose, iba hacia el interior.
Decidieron permanecer tranquilos y sin hacer ruido que pudiera alertar que estaban allí dentro, pero al no estar los guardianes en la puerta sin duda esto habría puesto en sobre aviso a alguien de la organización criminal. De improviso escucharon más ruido en la nave, Jerome y Michael miraron y no tardaron en anunciar a sus compañeros que toda la gente que estaba drogada se había levantado y avanzaban tambaleándose hacia el fondo de la nave. El recién llegado iba tras ellos.
Los drogadictos se levantan y empiezan a avanzar tambaleantes hacia el final de la nave industrial.
Dean sugirió a Ming que contactara con Samantha para informar de lo que estaba pasando. Las radios de todos los presentes no funcionaban, ni siquiera pillaban estática. Lo mismo sucedía con los teléfonos móviles, no había cobertura de ningún tipo allí. Martin comentó a Dean que algo extraño estaba pasando. Era como si hubiera algo, una presencia espiritual muy fuerte en la nave, y le impedía poder usar sus propias habilidades con el mundo espiritual o con su mente... No era algo natural, quizás tenía algo que ver con el recién llegado.
Dean se puso a revisar las paredes de la nave. Con herramientas adecuadas, tiempo y haciendo ruido podría intentar desmontar algún panel metálico para intentar salir de allí (no había salida trasera en aquella nave como le habían dicho durante la reunión en el Café "Josie's"), pero por desgracia no disponían de nada de eso.
Ming, al mando de la operación táctica, ordenó a Jeremiah y a Michael que abrieran ambas puertas de par en par a su señal mientras ella se posicionaba con sus 3 hombres con sus subfusiles listos para abrir fuego contra aquellas personas si seguían avanzando. Dean miró un instante por la ventana y se llevó un tremendo susto al ver el rostro de una jovencita con los ojos en blanco y babeando con gesto agresivo contra el cristal de una de las puertas dobles.
La chica con la mirada perdida aporreando las puertas dobles.
La masacre.
Ante la inminente llegada de todos aquellos individuos y desconociendo de quién se trataba el recién llegado, Ming dio la orden y los dos policías abrieron las puertas al máximo. Los cuatro oficiales de la DEA abrieron fuego contra aquella comitiva de personas renqueantes que parecían querer agarrarlos a todos ellos pese a la distancia que aún había para llegar a esas dos puertas abiertas. Vaciaron los cargadores de las armas automáticas, destrozando con sus proyectiles de 9mm carne, hueso, vísceras,... Cuando vaciaron el primer cargador, cambiaron a un segundo y también lo vaciaron. Al cabo de unos instantes, los cuerpos rotos y destrozados de una treintena de personas descansaban unos encima de otros mientras el humo de los disparos se iba disipando.
Por fin pudieron ver al recién llegado, un hombre alto y delgado, con rastas, con pintura blanca en su rostro simulando una calavera, con un collar del que colgaba una bolsita elaborada de tela con plumas y cuentas. En su mano empuñaba un enorme machete oxidado de aspecto muy amenazador.
El Bokor armado con un gran machete.
Parecía que estuviera preparado para salir corriendo enarbolando el enorme cuchillo contra ellos, por lo que Dean usó su Colt contra él, haciendo que una descarga de energía mística envolviera el proyectil que impactó contra el estómago del hombre, dejándole un boquete de lado a lado. Tras aquel disparo, el hombre cayó al suelo.
En ese preciso instante, Martin se llevó las manos a la cabeza, aullando de dolor. Estuvo así unos segundos hasta que cayó al suelo inconsciente.
Una risa siniestra empezó a oírse por toda la nave, rebotando en las paredes y amplificándose. Uno de los oficiales de la DEA no la pudo soportar y echó a correr con la intención de llegar a la calle cuanto antes. Tropezó al salir con uno de los cuerpos y cayó al suelo. Al instante, los cuerpos empezaron a moverse, a agarrarle en el suelo y a arrancarle poco a poco partes de su anatomía hasta que lo destrozaron en cuestión de meros segundos.
Dean tragó saliva. Aquello era otra cosa, no eran meros drogadictos con un mal viaje, ni aquello era veneno de pez globo que hiciera que otros dominaran su voluntad. Esa gente estaba muerta por decenas de balazos cada uno y ahora se estaban empezando a mover.
La risa empezó a hacerse más irritante, más alta en volumen y mucho más siniestra. Otro de los agentes de la DEA salió corriendo, pese a que Steven intentó detenerlo. Se lanzó contra la marea de cuerpos reanimados ensangrentados que lo acogieron en su seno, aplastándolo y desmembrándolo rápidamente entre gritos de dolor.
Dean, horrorizado vio como el hombre del machete se incorporaba. La risa procedía de él. No se lo pensó dos veces y volvió a disparar su arma contra él. Le dio de lleno en mitad del pecho, haciéndole un boquete a la altura de su corazón. Volvió a caer hacia atrás.
Pero la risa sigue incrementando su fuerza e intensidad. Cada vez es más difícil resistirse y en esta ocasión el tercer agente de la DEA y el agente de la Policía de Nueva Orleans Michael Sutton saltaron hacia los cuerpos reanimados que dieron buena cuenta de ellos en cuestión de segundos, ante la mirada horrorizada de Jerome, Ming y Steven.
El hombre de las rastas y el enorme machete volvió a incorporarse. Dean se dio cuenta que antes o después todos acabarían muertos si seguían allí pero tampoco podían huir con todos aquellos cuerpos reanimados esperándoles. Miró hacia un lateral y vio el altar con el Veve de Damballah dibujado con tiza en su superficie. Tomó aire y siguió una corazonada. Consiguió esquivar de un par de saltos a los reanimados más cercanos a la puerta y consiguió subirse al altar.
Dean en ese instante notó algo extraño. Sus movimientos dejaban de ser fluidos, era como si fuera a cámara lenta. Por el rabillo del ojo le pareció ver a un anciano negro muy delgado, con ropa raída, descalzo, con un banjo al hombro y apoyado en una rama de árbol tallada. Un enorme perro negro con ojos amarillos estaba sentado a su lado. Miraba con detenimiento al ex-pastor, como si quisiera saber qué iba a hacer. Al otro lado del altar, en el suelo, reptaba una enorme serpiente blanca.
La risa siguió escuchándose, tan aguda, tan fuerte, que en esta ocasión fueron Ming, Steven y Jerome los afectados que se lanzaron voluntariamente contra el amasijo de cuerpos reanimados...
Con esfuerzo, pero Dean consiguió borrar el Veve del suelo con sus pies. De repente, los cuerpos dejaron de moverse. Heridos por mordiscos y magulladuras varias, los tres habían sobrevivido.
El hombre negro de las rastas con los dos agujeros de bala en su cuerpo siguió avanzando pero ya su risa no se escuchaba. De repente se detuvo en seco y su cuerpo estalló en llamas. Fue una combustión tan fuerte que quedó reducido a cenizas en cuestión de segundos y su enorme machete fundido a sus pies. Dean se dio la vuelta, ya no había ni rastro del anciano, el perro o la serpiente blanca en el altar.
Martin cerró su puño y las llamas se extinguieron al instante. Él se había encargado del Bokor, un sacerdote vudú capaz de obrar encantamientos para fines perversos...
Ming comprobó que sus radios volvían a funcionar... Samantha no había escuchado nada, ni el tiroteo ni sus llamadas pidiendo refuerzos. La agente de la DEA le explicó lo sucedido en el interior de la nave. Un par de minutos más tarde un grupo armado de agentes del FBI y de la DEA entraban en la nave, acompañados por Samantha.
Despedida.
Los equipos estuvieron un rato inspeccionando todas las instalaciones, viendo los cadáveres cerca de la entrada al laboratorio, atendiendo las heridas de los otros supervivientes...
Martin se despidió de Dean cortando el enlace mental con todos los supervivientes. Le agradeció al ex-pastor todo lo que había hecho y esperaba que encontrara a... la persona de la fotografía que tanto atesoraba. Saludó a Samantha y se marchó de la nace.
Samantha también le dio las gracias a Dean. Por lo que le habían contado tanto Ming como Jerome y Steven, gracias a su actuación habían podido salir de aquello con vida. Dean le comentó a Samantha que había un pequeño asunto que precisaría que comprobara: los flyers del viaje al territorio Cajun y la portada del periódico hablando de la desaparición de los niños en el autobús escolar. Ella le dijo que no se había encontrado nada hasta el momento, pero se estaba intentando mantener el asunto un poco a bajo nivel, 25 niños de edades entre 8 y 14 años con problemas emocionales y de aprendizaje desaparecidos sin dejar rastro no era algo que se pudiera demorar en solucionar... Tenía un operativo con el que solía trabajar y aprovechando que ella estaba en Nueva Orleans iba a quedar con él esa misma mañana para ver si podía encargarse de investigar con algunas pistas que habían conseguido recientemente sobre el entorno de esos niños. En cuanto hablara con él, le avisaría para que quedara con él y lo conociera de cara a colaborar ambos en dicha investigación si lo veía interesante...
Dean aceptó, pero antes de marcharse quería que Samantha usara los medios que tenía el FBI (o el SAD) para buscar alguna pista sobre el paradero reciente de la persona de la fotografía que le estaba enseñando... Ella entendió enseguida que era su hijo desaparecido, le pareció extraño que hubiera encontrado esa foto en aquella nave... y más tras dos años sin saber nada de él. Cogió la foto y Dean le mandó las fotografías que había realizado al mural de los papeles que había a su alrededor cuando la retiró, por si pudieran ayudarle en algo.
Samantha se hizo cargo de todo. Le llamaría en breve con lo que supiera de ese otro operativo. Le recomendaba que fuera a comer algo mientras esperaba su llamada...
Continuará en el Prólogo parte 3...
#MDT#C5#Bayou Sangriento#Prologo#Parte 2#Crónica: Crescent City By Night#Dean Winchester#Credo: Marcial#Determinación: Venganza#FBI#DEA#SAD#Policía de Nueva Orleans#Los Colmillos de Damballah#The Asylum Circus#Samantha Gordons#Ming Naan#Jerome Doubois#Michael Sutton#Steven Holden#Martin D'Richet#Maria D'Richet#Raoul “Machete” Lorde#Samuel Winchester
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Des Cube rouges en 2025 pour Intermarché-Wanty
Il y a quelques changements chez Intermarché-Wanty pour 2025. Les Cube passsent au rouge et les tubeless Hutchinson arrivent dans la liste des équipements. Pour 2025, Biniam Girmay et ses coéquipiers d’Intermarché-Wanty rouleront toujours sur des Cube Litening C:68 Aero et Air sur les grandes courses de la saison. Et ils passent en rouge et grenat pour s’accorder au maillot 2025. Biniam Girmay…
#Biniam Girmay#Bryton#Cema bearings#Cube#Cyclisme#Cyclisme Pro#Cyclosport#Hutchinson#Intermarché-Wanty#Prologo#Shimano#Tour de France
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Prólogo Inder
Prólogo Inder (estás aquí) | Prólogo Frau y Mann | Pelea I | Pelea FnM |
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Depois da ligação, Robert Miles trocou mais algumas mensagens com um ex-agente de campo que esteve pessoalmente com Sumarex. Ele aceitou colaborar...
A conversa é reveladora!
Não temos muito tempo...
Seria preciso horas para desenrolar toda a Agenda em questão, mas acredito que eu consiga explicar parte do processo de Eliminação dos Potenciais que nasceriam no Brasil à partir da década de 80; e neste caso, o indivíduo não-cativado da Colônia de Sumaré e a razão de nossos planos e ações não terem funcionado exatamente com ele.
Falarei primeiro sobre a construção da nossa Agência... isso será importante para entendermos o contexto.
Tudo começa há cerca de um século atrás, numa das fraternidades ocultas nos ramos da Maçonaria Inglesa. Esse pequeno e seleto grupo, composto apenas por homens e do mais alto posto social, havia chegado ao consenso de que era a hora de lançar mão do plano mais ardiloso e sem escrúpulos da história de toda a humanidade: o controle total do destino das pessoas na Terra.
Parece coisa de gibi, mas veja: o que mais faltava aos detentores de todas as frentes de poder senão mais poder? Poder total sobre o outro, onde quer que ele esteja. Para que isso fosse possível, durante anos eles estiveram estudando e coletando dados das mais variadas fontes de pesquisa, de diversas culturas e inclinações filosóficas. Desde Alexandria não se sabia tanto...
- Você disse que falaria sobre a Agência...
Depois de conceberem o plano, eles passaram imediatamente e colocá-lo em prática: A primeira coisa que fizeram foi edificar um campo de treinamento; agentes seriam usados para a devida execução das manobras. Dez especialistas trazidos diretamente do seio da Ordem encabeçaram um grupo de cem pessoas. Essas primeiras cem foram treinadas no Nível A de execução. As próximas mil foram treinadas no Nível B por essas cem primeiras, e assim por diante... Até chegarem ao número expressivo de um milhão, cento e onze mil, cento e dez agentes treinados.
Dessa forma estabeleceram uma hierarquia natural, tanto para ordens de comando como para resguardarem a identidade dos primeiros dez agentes.
Todos eles, 50% homens e 50% mulheres, foram treinados em solo estadunidense, e todos vieram de forças armadas distintas: a maioria eram do exército, mas haviam pessoas da marinha, da aeronáutica, forças policiais e até mesmo ex-prisioneiros.
Durante três anos os Agentes do Nível A foram introduzidos, por meio de métodos questionáveis, à inúmeras técnicas que iam desde as artes marciais e camuflagem; até idiomas diversos, o Trivium e o Quadrivium. Além de outras habilidades ocultas...
Esse circo começou a tomar forma quando foram enviados à civilização.
Os Agentes receberam uma nova identidade e, logicamente, o Nível A passou a ocupar as mais variadas posições-chave na sociedade ao redor do globo: de governantes e mega empresários à Almirantes e Generais de países subsaarianos.
Os Agentes B e C foram enviados para o meio acadêmico, cultural e artístico. Os Agentes D e E foram para as fronteiras, religiões, esportes e para as periferias das grandes metrópoles.
Eles não precisavam reportar absolutamente nada à ninguém. Precisavam apenas sabotar qualquer iniciativa verdadeiramente humanista; Formar relações com pessoas autênticas e voluntárias e depois plantar a discórdia; Intimidar e fazer calar; Provocar tumultos e revoltas sem nenhum propósito; Estabelecer burocracias estúpidas; Estimular a animalidade humana, seja por meios visíveis ou velados; Fazer propaganda de pessoas e modelos decadentes; Reforçar a competição em detrimento à conciliação.
Eles estiveram atrás das linhas inimigas em todas as últimas guerras. Em todos os regimes ditatoriais... As coisas esquentavam e esfriavam conforme o desejo deles.
O subproduto disso? O que sobra de um amontoado de confusão? Medo. E o medo foi canalizado e toda sorte de esquemas foi desenhado para fazer mais grana e conseguir mais controle. Hoje em dia eles têm o controle de tudo... todos os dados são coletados e todas as possibilidades são calculadadas. Não há nada que fuja ao controle deles.
Foi quando nossos agentes à época infiltrados em monastérios no Tibet, chegaram à informação de que havia um documento que previa uma invasão ao próprio território.
- Agoreth me disse que descobriram Os Papéis apenas quando invadiram o Tibet...
Não, eles foram descobertos antes e essa foi uma das fortes motivações. E adivinha só quem havia planejado a invasão juntamente com o governo chinês?
- Os Agentes do Nível A?!
Afirmativo! Ou seja: os agentes descobriram que já haviam papéis que previam a invasão que estava sendo orquestrada por eles mesmos! E não só isso... ainda dava o nome de quem morreria e onde esta mesma pessoa renasceria...
Um obstáculo tremendo para um plano dantesco! A partir daquele momento eles sabiam que seria preciso aniquilar qualquer possibilidade que esses indivíduos teriam de renascer e reverter os processos já em curso. Dessa forma a Doutrina começou e um sistema de Colônias foi estabelecido.
Quando terminaram de mapear os Potenciais aqui do Brasil, Sumarex era um deles. Nessa época apenas a agente Maria Agoreth fazia parte do grupo, nem mesmo você estava aqui, Miles. Você e Pilares chegaram depois.
- Isso mesmo. Mas, ainda sobre a Doutrina, fiquei sabendo pela própria Agoreth que Sumarex não foi afetado...
Ele não foi afetado mesmo! Eu era um dos agentes inflitrados que chegou a conviver com pessoas muito próximas à ele. Eu mesmo participei de várias manobras para sabotá-lo nos primeiros anos de vida.
Miles, você sabe... pela Doutrina nós não podemos afetar diretamente os potenciais... isso os beneficiaria à médio prazo. Era preciso atrapalhar sutilmente, 3 ou 4 jogadas de antecipação, deixando para o indivíduo as decisões equivocadas e a colheita das próprias mazelas. Isso era uma espécie de jogo espiritual. Muitos agentes se sentiam como semi-deuses quando conseguiam produzir efeitos danosos aos potenciais com manobras matematicamente calculadas.
Mas o indivíduo Sumarex não foi afetado... nós tentamos de tudo: aliciamento, seduções baratas, mentiras escabrosas, falsas amizades, falsos amores, vícios, prisões de pessoas amadas, popularidade frívola, dinheiro sujo, contaminações, todas as formas de sabotagem! Mas nada funcionou... parecia que ele estava sempre um passo à nossa frente. Nos demos conta disso na eminência de encerrar as operações no Brasil, em 2021. Alguns agentes riram e disseram que era preciso deixar alguém pra contar a história...
- Quanta ironia!
Irônico e catastrófico para todos da agência.
- E por quê ele conseguiu se esquivar de tudo?! Precisamos contra-atacar... Ele ainda está por aí com aquele fanzine...
Vocês não vão conseguir neutraliza-lo pelo sistema atual: a Doutrina. Vocês terão que se reinventar. Sumarex caminha em outra linha do tempo. Ele está fisicamente presente, é verdade, mas a sua mente está cerca de oito minutos à nossa frente. A consciência dele está com os raios do nosso Sol e antecipa a coagulação dos eventos na atmosfera.
- Hahahaha! Qual é...
Não estou brincando, Bob! Estamos diante de algo além da nossa compreensão. Você e Pilares são agentes E, os vigias. Eu fui um agente D. Ao que tudo indica, Sumarex alcançou habilidades que nem mesmo aqueles dez agentes primordiais eram capazes. A Obra Solar, Opus Magnum, Nirvana, Samadhi... chame do que quiser!
- Como isso é possível?... Mente, Sol, atmosfera... isso é muito pra mim!
Você espera respostas que eu não tenho... mas a analogia que eu ouvi à respeito é que se o tempo fosse um cordão elástico, nós estaríamos na inércia, num estado de repouso. Na densidade da matéria, como dizem. Mas a mente humana pode esticar o elástico... e como tempo e espaço coexistem, talvez ele tenha encontrado um meio de estar no estágio onde o elástico está esticado, longe do nosso alcance, no que diz respeito à causalidade. Receito que eu não seja a melhor pessoa pra falar sobre física. Contudo, é possível afirmar que Sumarex está usando o fanzine para passar informações cruciais sobre a natureza da realidade. Primeiro ele usa as charges para fazer chacota com vocês, depois ele distribui um Yantra mágico enquanto liberta uma criatura e aprisiona Pilares, além de provocar essa anomalia pixelada... O que mais vem por aí? Não me surpreenderia se ele estivesse ouvindo essa nossa conversa!
- ...
Veja, Miles, eu não quero ir além. Já disse tudo que eu sabia. Estou fora dessa há muito tempo. Não aguentava mais viver uma vida de mentiras. Por isso fui afastado, assim como tantos outros agentes que não seguraram a barra. Concordei em colaborar em nome da nossa antiga parceiria.
Vocês têm o poder aqui, mas ele está em outra estação. Seus algoritmos podem ser geniais, mas eles estão aterrados; quem os executa está limitado ao presente terrestre.
- Acreditas que seja tarde demais?
Não. Mas vocês não têm muito tempo!
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Me siento profundamente honrado y emocionado de haber recibido el prólogo de mi libro "Relatos desde allá", escrito por nada menos que José Manuel Lucía Megías.
No encuentro mejor forma de comenzar este 2025 que con la publicación de esta edición, enriquecida con sus palabras y su mirada única. Es un verdadero privilegio contar con su prólogo en esta obra, que ahora tiene un significado aún más especial para mí.
Gracias a todos los que me han acompañado en este camino, y en especial a José Manuel por su generosidad y talento. ¡Espero que disfruten esta edición tanto como yo disfruté creándola!
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