#Pietro De Marchi
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Il mondo è ricoperto di parole
e non di tutte si cita l'autore
Così non sappiamo chi abbia scritto quella preghiera degna di un editto
"Si benedica
la morte e la vita
delle persone semplici e buone"
Si legge su una lapide annerita
di un vecchio cimitero senza nome
Il mondo è pieno di gente
di cui nessuno sa niente
Pietro De Marchi
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/bologna-2/?feed_id=912&_unique_id=64ca00a5c6abf %TITLE% Bologna 25/05/2004 (Da "Contrapposizioni" Stefano Giolo, Edizioni Il Filo) È ancora fermo a quell’ora l’orologio della stazione. Quando la gente saliva sul proprio sogno, per un viaggio che non era l’ultimo né il più bello forse, ma era il loro, la vita. Persone immerse nella routine, tristi, § felici, amanti, piccoli infanti. Ed ora sono un ora, una crepa in un muro coperte da torri lontane da persone non nostre che ci fanno pensare più che loro. ANTONELLA CECI anni 19 ANGELA MARINO ” 23 LEO LUCA MARINO ” 24 DOMENICA MARINO ” 26 ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA ” 57 VITO DIOMEDE FRESA ” 62 CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA ” 14 ANNA MARIA BOSIO IN MAURI ” 28 CARLO MAURI ” 32 LUCA MAURI ” 6 ECKHARDT MADER ” 14 MARGRET ROHRS IN MADER ” 39 KAI MADER ” 8 SONIA BURRI ” 7 PATRIZIA MESSINEO ” 18 SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA ” 34 MANUELA GALLON ” 11 NATALIA AGOSTINI IN GALLON ” 40 MARINA ANTONELLA TROLESE ” 16 ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE ” 51 ROBERTO DE MARCHI ” 21 ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI ” 60 ELEONORA GERACI IN VACCARO ” 46 VITTORIO VACCARO ” 24 VELIA CARLI IN LAURO ” 50 SALVATORE LAURO ” 57 PAOLO ZECCHI ” 23 VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI ” 23 CATHERINE HELEN MITCHELL ” 22 JOHN ANDREW KOLPINSKI ” 22 ANGELA FRESU ” 3 MARIA FRESU ” 24 LOREDANA MOLINA IN SACRATI ” 44 ANGELICA TARSI ” 72 KATIA BERTASI ” 34 MIRELLA FORNASARI ” 36 EURIDIA BERGIANTI ” 49 NILLA NATALI ” 25 FRANCA DALL’OLIO ” 20 RITA VERDE ” 23 FLAVIA CASADEI ” 18 GIUSEPPE PATRUNO ” 18 ROSSELLA MARCEDDU ” 19 DAVIDE CAPRIOLI ” 20 VITO ALES ” 20 IWAO SEKIGUCHI ” 20 BRIGITTE DROUHARD ” 21 ROBERTO PROCELLI ” 21 MAURO ALGANON ” 22 MARIA ANGELA MARANGON ” 22 VERDIANA BIVONA ” 22 FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ ” 23 MAURO DI VITTORIO ” 24 SERGIO SECCI ” 24 ROBERTO GAIOLA ” 25 ANGELO PRIORE ” 26 ONOFRIO ZAPPALA’ ” 27 PIO CARMINE REMOLLINO ” 31 GAETANO RODA ” 31 ANTONINO DI PAOLA ” 32 MIRCO CASTELLARO ” 33 NAZZARENO BASSO ” 33 VINCENZO PETTENI ” 34 SALVATORE SEMINARA ” 34 CARLA GOZZI ” 36 UMBERTO LUGLI ” 38 FAUSTO VENTURI ” 38 ARGEO BONORA ” 42 FRANCESCO BETTI ” 44 MARIO SICA ” 44 PIER FRANCESCO LAURENTI ” 44 PAOLINO BIANCHI ” 50 VINCENZINA SALA IN ZANETTI ” 50 BERTA EBNER ” 50 VINCENZO LANCONELLI ” 51 LINA FERRETTI IN MANNOCCI ” 53 ROMEO RUOZI ” 54 AMORVENO MARZAGALLI ” 54 ANTONIO FRANCESCO LASCALA ” 56 ROSINA BARBARO IN MONTANI ” 58 IRENE BRETON IN BOUDOUBAN ” 61 PIETRO GALASSI ” 66 LIDIA OLLA IN CARDILLO ” 67 MARIA IDRIA AVATI ” 80 ANTONIO MONTANARI ” 86
#Cultura#Poesia#Polemipolitica#11settembre#2agosto#Antifascismo#AttentatodiBologna#bologna#Contrapposizioni#Fascismo#Ora#Persone#sogno#stazione#Stefano#StragediBologna#Terrorismo#TorriGemelle#Vita
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Di Pietro Nigro È dedicata ai "Due volti dell'industria cinematografica italiana del Dopoguerra: Dino De Laurentiis e Suso Cecchi D'Amico la Leconfield Lecture 2024 della British Italian Society che si terrà il 6 novembre all'Istituto Italiano di Cultura di Londra. Torna la Leconfield lecture della Bis: il 6 novembre obiettivo sull'industria cinematografica italiana È dedicata ai "Due volti dell'industria cinematografica italiana del Dopoguerra: Dino De Laurentiis e Suso Cecchi D'Amico" la Leconfield Lecture di quest'anno della Bis, British Italian Society, che ha affidato il suo più importante evento culturale al professor Stephen Gundle. L'appuntamento di quest'anno si terrà il prossimo mercoledì 6 novembre all'Istituto Italiano di Cultura di Londra (39 Belgrave Square, London SW1X 8NX). Non è prevista una fee di ingresso ma è gradito un contributo spontaneo, ed è consigliata la prenotazione a questo link. Stephen Gundle è professore di studi cinematografici e televisivi alla Warwick University. Ha ricoperto posizioni accademiche a Cambridge, Nottingham, Oxford e Londra prima di trasferirsi a Warwick nel 2008. I suoi interessi di ricerca si trovano nei campi del cinema e della storia culturale e politica, con un'enfasi speciale sul cinema italiano e altri media ed è autore di libri tra cui Bellissima: Feminine Beauty and the Idea of Italy (2007) e Glamour: A History (2008), Mussolini's Dream Factory: Film Stardom in Fascist Italy (2013) e Fame amid the Ruins: Italian Film Stardom in the Age of Neorealism (2019). Molti dei suoi libri sono stati pubblicati anche in italiano. Negli ultimi anni ha diretto due importanti progetti di ricerca su produttori e pratiche di produzione nell'industria cinematografica italiana. Al centro della sua lecture, dunque, il cinema italiano e la sua attività di produzione nel periodo d'oro, quello degli anni Cinquanta, uscito dalle ceneri della guerra e dai primi esperimenti di neorealismo, e cresciuto fino a diventare uno dei più importanti e influenti al mondo. Con registi come Visconti, Fellini, Antonioni e molti altri è diventato sinonimo di arte e innovazione. Questa conferenza esaminerà due persone che hanno avuto un ruolo fondamentale in questo successo: il produttore Dino De Laurentiis (1919-2020) e la prolifica sceneggiatrice Suso Cecchi D'Amico (1914-2010). Ognuno di loro pensava più all'industria che all'arte e lavorava non solo con i direttori artistici, ma anche con i registi delle commedie e dei film di genere che erano il pane quotidiano della produzione cinematografica italiana. I loro modi di operare difficilmente avrebbero potuto essere più diversi: sgargianti e visionari nel caso di De Laurentiis, discreti e modesti nel caso di Cecchi D'Amico. Si suggerirà che queste modalità corrispondevano al modello di lavoro di genere nell'industria, in cui i contributi femminili, non importa quanto importanti, tendevano a essere invisibili. Mentre storicamente i produttori hanno ricevuto molto meno credito rispetto ai registi, i successi di De Laurentiis sono oggi più ampiamente riconosciuti. Tuttavia è difficile sopravvalutare il ruolo di Cecchi D'Amico nell'imprimere i marchi di qualità e umanità al cinema italiano che sono stati essenziali per i suoi successi mondiali nei decenni del dopoguerra. ... Continua a leggere su
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Ocorreu, no último sábado (02), a premiação dos estudantes que participaram da VIII Olimpíada de Matemática do Oeste Catarinense. A cerimônia foi realizada no auditório da Universidade Federal da Fronteira Sul - UFFS. Astrit Tozzo, Secretária de Educação, expressou seu orgulho por estas conquistas. “Nosso papel é estimular a formação integral dos estudantes e a participação em Olimpíadas é um dos pilares que fazem com que isso seja possível. Todos os envolvidos nas conquistas de nossos alunos estão de parabéns. Sentimos muito orgulho em fazer parte dessa trajetória”, disse ela. Os alunos premiados na categoria de Nível I foram: Medalha de ouro: Daniel Araujo da Cruz (EBM Diogo Alves da Silva) e Pietro Mariano da Luz (EBM Severiano Rolin de Moura). Medalha de prata: Eduardo Vinícius de Oliveira Zanivan (EBM Mirian Elena Meyer) e Gabriela Bringhentti Bianchi (EBM Sede Figueira). Medalha de bronze: Gabriel Henrique Portella (EBM Jardim do Lago); Mateus Francisco Breitembach (EBM Jardim do Lago); Sarah Karol Biazzi Raimann (EBM Rui Barbosa); Lukas Gabryel Orlandi (EBM Fedelino Machado dos Santos); Emanuelle Toledo Escola (EBM Florestan Fernandes); Débora Peruchini (EBM em Agropecuária Demétrio Baldissarelli); Cesar Gabryel Vaz da Silva (EBM Diogo Alves da Silva). Honra ao mérito: Geovana Da Silva (EBM Água Amarela); João Vitor Campagnaro Rigon (EBM Sede Figueira); Kauã Vinicius Rosa Barbosa (EBM Herbert de Souza); Kelvin Gabriel Alves da Rocha (EBM Linha Campinas); Nicolas Yan Berlatto Toseto (EBM Jardim do Lago); Stephany Lange Siqueira (EBM em Agropecuária Demétrio Baldissarelli); Aghata Krismaruk Figueiró (EBM Severiano Rolin de Moura); Enzo Arthur Eckert Costa (EBM Alípio José da Rosa); Ketlyn Della Riva (EBM Prof Zélia Roque de Lima Munzi); Henrique Samuel Zeferino (EBM Jardim do Lago) e Ruan Carlos Da Roza (EBM Jardim do Lago). Os alunos premiados na categoria Nível II foram: Medalha de ouro: Antônio Bortoluzzi Marques e Vinícius Zanuzzo Coldehof - EBM Jacob Gisi. Medalha de prata: Alice Heloísa Fideles (EBM Jacob Gisi); Anthony Testa Hentges (EBM Diogo Alves da Silva) e Luan De Marchi Fornazier (EBM Severiano Rolin de Moura). Medalha de bronze: Ângelo Antonio Manica Neto (EBM Pe. José Anchieta); Vinícius Civa (EBM Fedelino Machado dos Santos); Ana Carolina Thomazi Dias (EBM Diogo Alves da Silva); Henrique Lucca Ribeiro (EBM Rui Barbosa); Hugo Cesar Bittencourt (EBM André Antonio Marafon); Lucas Hochmann Rosa (EBM Jardim do Lago); Isaac Samuel Pompeo Da Silva (EBM Jardim do Lago); Pedro Tiburski Gnoatto (EBM Diogo Alves da Silva) e Pyetra Carolina Durante Zacharczuk (EBM Sede Figueira). Honra ao mérito: Andrei Victor Alves Da Luz (EBM Jardim do Lago); Arthur Moro (EBM Diogo Alves da Silva); Evelyn Caroliny Do Carmo (EBM em Agropecuária Demétrio Baldissarelli); Gabriel Henrique Antunes Da Silva Dos Santos (EBM Olímpio Corrêa Figueiró) e Henrique Gabriel Velasqui (EBM Vila Real). Baixar imagem Baixar imagem
Baixar imagem Baixar imagem Baixar imagem Baixar imagem Fonte: Prefeitura de Chapecó - SC
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THE ENIGMA OF THE MASTER OF SAINT FRANCIS - The Stil Novo in Thirteenth-Century Umbria
Perugia, National Gallery of Umbria (Corso Pietro Vannucci, 19)
10 March – 9 June 2024
For the first time, sixty masterpieces reveal the secrets of the most important artist to have worked in Central Italy after Giunta Pisano and before Cimabue. The exhibition is being held in the framework of the celebrations marking the eighth centennial of the appearance of the stigmata on Saint Francis of Assisi.
Following the record-breaking exhibition dedicated to Perugino in 2023, from 10 March to 9 June 2024 the National Gallery of Umbria in Perugia will host another prestigious undertaking, introducing the general public to the figure of the Master of Saint Francis, one of the most important artists of the thirteenth century after Giunta Pisano and before Cimabue.
Curated da Andrea De Marchi, Veruska Picchiarelli and Emanuele Zappasodi as part of the celebrations marking the 800th anniversary of the appearance of the stigmata on the body of Saint Francis of Assisi, this exhibition brings together for the first time 60 masterpieces from some of the world’s most prestigious museums, from the Louvre in Paris and the National Gallery in London to the Metropolitan Museum in New York and the National Gallery of Art in Washington.
From the National Gallery of Umbria, which holds the most substantial nucleus of the works on panel by the Master of Saint Francis, the exhibition extends ideally to feature the cycle of Stories from the Life of Christ and Stories of Saint Francis painted by the artist in the Lower Basilica of Saint Francis in Assisi, one of the consequences of the agreement of valorisation concluded between the Franciscan friary of the Sacro Convento and the museum in Perugia.
The thirteenth was a century of enormous social, economic and cultural upheavals. Umbria was to prove itself the region that was best capable of absorbing and developing on the religious and cultural revolution generated by the birth of the mendicant orders, in particular the Franciscans, transforming it into positive energy. Umbria and Assisi, where some of the most singular works of the art of the age were created, became the new fulcrum in the system of European arts, where the mysterious figure emerged of the Master of Saint Francis, to whom scholars are still incapable of giving a name. Indeed, this is why he is known after the panel with the effigy of Saint Francis painted on the same board on which tradition tells us that the saint passed away, now preserved in the Museum of the Porziuncola at the church of Santa Maria degli Angeli, in Assisi, and exceptionally on show in the exhibition in Perugia.
It was to him that the friars minor turned, first to work on the stained glass in the Upper Basilica, flanking the master craftsmen from Germany and France, then to decorate the entire Lower Basilica. Creating myriad different friezes, in imitation of enamels and the fine work of goldsmiths, the Master set the first cycle of Stories of the Life of Saint Francis in the basilica’s single nave, telling them in parallel with those of the Life of Christ, as specified by Bonaventura da Bagnoregio, then the General of the Order: for the first time, the saint was identified as Alter Christus, a man whose similarity to Christ himself also extended to his body, with the gift of the stigmata.
Employing relief scans made using 3D lasers for the occasion, the exhibition will include an immersive room using new technologies to reconstruct the mural paintings by the Master in the Lower Basilica in Assisi, some of which suffered as a result of subsequent work executed at the end of the thirteenth century, in particular after the arrival of Giotto.
The exhibition will hinge around the Crucifix, dated 1272 and coming from the church of San Francesco al Prato in Perugia, one of the most important pieces of all the works housed in the Gallery, providing a focus for the majority of the painter’s works, which are returning to Umbria from various museums all over the world. A climate-controlled showcase will house the surviving section of the double-sided reredos that used rise above the high altar in the church of San Francesco al Prato, visually completing the great Crucifix, of which the National Gallery of Umbria now houses the largest number of fragments.
The exhibition will also attempt to furnish an articulated and as systematic as possible documentation of all painting produced in Umbria in the period when the Master of Saint Francis was active, from the middle of the century to the inauguration of the project to adorn the Upper Basilica of Assisi under Pope Nicholas IV. The symbolic starting point will in any case be the work in Umbria of Giunta Pisano, attributing the new, later dating of approximately 1230 to the reredos with Saint Francis of Assisi and the Four Post-Mortem Miracles from the Museum of the Treasury of the Pontifical Basilica of Saint Francis in Assisi, one of the century’s masterpieces, and comparing it with the other version now in the Vatican Museums and with the signed Crucifix of the Porziuncola. Of no less significance is the possibility to appreciate the works probably by Gilio di Pietro from Pisa, who was active in Siena and Orte in the middle of the century.
Alongside the Master of Saint Francis, reconstructions will also be ventured of some of his contemporaries, such as the Master of the Franciscan Crucifixes and the Master of Santa Chiara, the latter case made possible by the exceptional loan of the hagiographic altarpiece from the Basilica of Saint Clare, dated 1283, and of the monumental painted crucifix from the Rocca Flea Civic Museum in Gualdo Tadino. The production of the Master of the Marzolini Triptych, which has some singular affinities with Armenian miniature painting, will provide eloquent evidence of the extraordinary polyphony of works and of artists in Umbria in the second half of the thirteenth century, grown to maturity in the shadow of the international construction project in Assisi.
The region unquestionably constitutes a privileged observatory for understanding the nature of the intense exchanges that criss-crossed the Mediterranean trading routes in that period, between the Holy Land and central Italy, the cradle of the Franciscan movement, and of the epoch-making artistic revolutions that would have been inconceivable in the absence of the climate created in the Basilica of Saint Francis.
The exhibition is the result of a partnership between the National Gallery of Umbria, the Ministry of Culture, the Pontifical Basilica and Franciscan Friary of the Sacro Convento of Saint Francis in Assisi and the “San Francesco d’Assisi” Seraphic Province of the Friars Minor of Umbria, with the support of the Perugia Foundation and in synergy with the Region of Umbria.
The Enigma of the Master of Saint Francis. The Stil Novo in Thirteenth-Century Umbria
Perugia, National Gallery of Umbria (Corso Pietro Vannucci, 19)
10 March – 9 June 2024
Edwin Alexander Francis is the audioguide narrator. Produced by OrpheoGroup. Recorded at StudioColosseo, Rome
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Telecom Italia Mobile sta smantellando le vecchie cabine telefoniche
Tim ha intenzione di posizionare sul territorio nuove cabine digitali che permetteranno di accedere in modalità touch screen a una vasta gamma di servizi e contenuti digitali, tra cui quelli di pubblica utilità. Le stazioni 'intelligenti' realizzate in collaborazione con Urban Vision, sono state presentate in anteprima da Pietro Labriola, Amministratore Delegato del Gruppo TIM, in occasione della giornata conclusiva dell'Italian Tech Week. Apripista del progetto sarà il Comune di Milano nel 2024. Caratterizzate da un design completamente rinnovato, le cabine digitali si rivolgeranno a tutti: TIM le descrive come "un presidio evoluto e inclusivo, con applicazioni sensoristiche che consentiranno anche alle persone con disabilità motorie, barriere linguistiche o visive, di accedere alle informazioni e ai servizi digitali in modo personalizzato, semplice e veloce". Le nuove cabine rappresenteranno una vera e propria 'stazione digitale' per poter fruire di servizi di infotainment, di ricarica degli smartphone, di pagamenti digitali e ticketing, di chiamate gratuite verso numeri fissi e mobili nazionali. Inoltre, le cabine digitali saranno dotate di tasto 'Women+', grazie al quale accedere in tempo reale a un servizio di supporto con operatore per segnalare, gestire ed assistere la persona che ne faccia richiesta. "Si tratta di una funzionalità a valenza sociale che mette a disposizione della collettività uno strumento di contrasto agli episodi di violenza nei confronti delle donne o dei fenomeni di microcriminalità", spiega TIM. Rilevante anche il supporto alla cultura, al turismo ed alle informazioni istituzionali che in tempo reale il Comune vorrà fornire alla propria cittadinanza, ad esempio l'offerta artistica della città, dei cinema, teatri, musei, concerti ed eventi, acquistare i biglietti, scegliere un ristorante, prenotare un taxi, verificare le previsioni meteo e orari dei mezzi di trasporto, ottenere info sulla viabilità. "L'innovazione è la chiave per offrire soluzioni più efficienti e portare benefici concreti alla collettività" ha dichiarato Pietro Labriola, AD di TIM. "Con questo progetto trasformiamo la cabina tradizionale, nata negli anni '50, in uno sportello multiservizi di nuova generazione che contribuirà a rendere le nostre città più sostenibili. Abbiamo così colto l'opportunità di dare una seconda vita ad una parte del nostro patrimonio, ormai superato dalle nostre abitudini, per farlo evolvere e diventare anche un importante presidio di sicurezza per le donne in situazioni di pericolo. Le cabine telefoniche si trasformeranno così in uno strumento a disposizione dei cittadini e che conferma il nostro impegno per l'inclusione, di genere e sociale, nell'era delle smart city". "Siamo davvero orgogliosi di essere partner di TIM in questo grande progetto", ha affermato Gianluca De Marchi, AD di Urban Vision. "Nello sviluppo della nuova cabina digitale TIM ci siamo basati sui principi che da sempre caratterizzano il nostro rapporto con la città: creare valore per la comunità in termini di pubblica utilità, innovazione e sicurezza, attraverso soluzioni tecnologicamente avanzate, totalmente integrate con il tessuto urbano". La nuova cabina si integra nel modello di Smart City promosso da TIM che - grazie alle nuove tecnologie basate sull'Intelligenza Artificiale, 5G e IoT- ha l'obiettivo di realizzare spazi urbani più vivibili, sostenibili e sicuri capaci di valorizzare anche il patrimonio culturale e artistico. La progettazione delle cabine rispetta i più avanzati standard di sostenibilità (Life cycle thinking) che azzerano completamente l'impronta di carbonio (carbon footprint) attraverso sistemi di compensazione sul territorio locale certificati a livello internazionale. Il progetto intende valorizzare una parte del patrimonio storico della telefonia pubblica tradizionale in corso di dismissione sul territorio nazionale. L'avvio del progetto coinvolgerà la città di Milano, dove saranno progressivamente installate circa 450 postazioni, l'iniziativa si estenderà successivamente in altre 13 principali città italiane per un totale di circa 2.500 cabine digitali. Read the full article
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youtube
Laurence Kilsby (GBR) - «Deh ti piegha» (Antonio Vivaldi «La fida ninfa»)
Cesti Competition 2022
Orchester: Ana Liz Ojeda, Jeremie Chigoni, Karla Alejandra Bocaz Munoz (Violine I); Valentina Mattiussi, Raffaele Nicoletti, Lucrezia Nappini (Violine II); Archimede de Martini, Gilberto Ceranto (Viola); Nicola Brovelli (Violoncello); Mario Filippini (Kontrabass); Mauro Pinciaroli (Laute, Theorbe); Gregorio Carraro, Giuseppe Falciglia (Oboe); Yoan Otano (Fagott) Chiara Cattani (Musikalische Leitung)
The International Singing Competition for Baroque Opera Pietro Antonio Cesti was founded in 2010 by Alessandro De Marchi.
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Il mondo è ricoperto di parole
Il mondo è ricoperto di parole
Talland Bay Il mondo è ricoperto di parolee non di tutte si cita l’autore. Così non sappiamo chi abbia scrittoquesta preghiera degna di un editto: “Si benedica la morte e la vitadelle persone semplici e buone”. Si legge su una lapide anneritadi un vecchio cimitero senza nome. Il mondo è pieno di gentedi cui nessuno sa niente. Pietro De MarchiPh MLM
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trenta maggio
Renzo Biasion, Facciata bolognese, 1958
La carta delle arance
e con ardente affetto il sole aspetta Dante, Par., XXIII 8
Quella carta velina variopinta, frusciante tra le dita di chi la distendeva, la stirava con cura, specie negli angoli, per innalzare sotto i nostri occhi un fragile cilindro, una…
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#Agnès Varda#Antonio Gamoneda#Benny Goodman#Colm Tóibín#Countee Cullen#Giorgio De Santillana#Michail Bakunin#Pierre Janet#Pietro De Marchi#Pietro Tonolo#Renzo Biasion#Roberto Calasso#Sergio Citti#Vincino
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“Si morirà, d’accordo, ma il fatto stesso di essere nati è una fortuna, sì, è una fortuna incredibile esserci, vivere”
questa notte ho fatto un sogno orribile tremendo orrendo, poi poco fa ho letto queste parole di pietro de marchi e ci ho fatto colazione con la marmellata buonissima alle ciliegie.
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Rossano Brazzi.
Filmografía
Actor
- Fatal Frames (1996)
- Russicum - I giorni del diavolo (1988) .... Marini
- La collina del diavolo (1988) .... Mr. Panama
- Final Justice (1985) .... Don Lamanna
7, Hyden Park: la casa maledetta (1985) .... Dr. Sernich
- Ciudad del crimen (1984) .... Carmine
- Pabellones lejanos .... El Rana de Bhithor (3 episodios, 1984)
- Primera parte: Return to India
- Segunda parte: The Journey to Bhithor
- Tercera parte: Wally and Anjuli
- La voce (1982)
- Il paramedico (1982)
- Anche i ladri hanno un santo (1981)
- Omen III: The Final Conflict (El final de Damien, 1981) .... DeCarlo
- Champagne... e fagioli (1980) (no acreditado) .... Narrador
- Io e Caterina (1980) .... Arthur
- Mr. Too Little (1978) .... Zabo The Great
Caribia (1978)
- Il tempo degli assassini (1975) .... Padre Eugenio
- Gli angeli dalle mani bendate (1975)
Il cav. Costante Nicosia demoniaco, ovvero: Dracula in Brianza (1975) .... Dr. Paluzzi
- Giro girotondo... con il sesso è bello il mondo (1975)
- Detrás de esa puerta (1975) .... Embajador Lara
- Terror! Il castello delle donne maledette (1974) .... Conde Frankenstein
- Mister Kingstreet's War (1973)
- El gran vals (1972) .... Alemán
- Racconti proibiti... di niente vestiti (1972) .... Lorenzo del Cambio
- Il giorno del giudizio (1971) .... Comisario
- Morir por amar (1971)
- Vivi ragazza vivi! (1971)
- Trittico (1971) .... Andrea, el cirujano
- Intimità proibite di una giovane sposa (1970) .... Adolfo Rogano
- Los libertinos (1970) .... Barón de Coyne
- Vita segreta di una diciottenne (1969)
- Un trabajo en Italia (1969) .... Beckerman
- Al este de Java (1969) .... Giovanni
- Salvare la faccia (1969) .... Brigoli
- El gran robo (1968) .... Ross Simpson
- El rey de África (1968) .... Dr. Hamilton
- Il diario segreto di una minorenne (1968)
- The Bobo (1967) .... Carlos Matabosch
- Siete veces mujer (1967) .... Giorgio - episodio Amateur Night
- Per amore... per magia... (1967) .... El narrador.
- Gli altri, gli altri e noi (1967)
- Il Natale che quasi non fu (1966) .... Phineas T. Prune
- La ragazza del bersagliere (1966) .... Fernando
- Un amore (1965) .... Antonio Dorigo
- Escándalo en Villa Fiorita (1965) .... Lorenzo
La ragazza in prestito (1964) .... Mario
- La intriga (1964) .... Conde Paolo Barbarelli
- Pão de Açúcar (1964)
- Las cuatro verdades (1962) .... Leo
Die Rote (1962) .... Fabio
- Rome Adventure (1962) .... Roberto Orlandi
- Luz en la ciudad (1962) .... Signor Naccarelli
- Austerlitz (1960) .... Lucien Bonaparte
- La batalla de Siracusa (1960) .... Archimede
- Count Your Blessings (1959) .... Charles Edouard de Valhubert
- A Certain Smile (1958) .... Luc Ferrand
- South Pacific (1958) .... Emile De Becque
- Arenas de muerte (1957) .... Paul Bonnard
- Interludio de amor (1957) .... Tonio Fischer
- The Story of Esther Costello (1957) .... Carlo Landi
- No se case en Montecarlo (1956) .... Bertrand
- Summertime (1955) .... Renato de Rossi
- Gli ultimi cinque minuti (1955) .... Dino Moriani
- Faccia da mascalzone (1955)
- Il conte Aquila (1955)
- Angela (1954) .... Nino
- La condesa descalza (1954) .... Conde Vincenzo Torlato-Favrini
- La contessa di Castiglione (1954) .... Conde de Cavour
- La chair et le diable (1954) .... Giuseppe Guardini
- Creemos en el amor (1954) .... Georgio Bianchi
- La barriera della legge (1954) .... Teniente Mario Grandi
- Carne de horca (1953) .... Juan Pablo de Osuna
- La prigioniera della torre di fuoco (1953) .... Cesare Borgia
- C'era una volta Angelo Musco (1953) .... El relator
- L'ingiusta condanna (1952) .... Carlo Rocchi
- Il boia di Lilla (1952) .... Athos
- La donna che inventò l'amore (1952) .... Conte Grilli
- La leggenda di Genoveffa (1952) .... Sigfrido
- El hijo de Lagardere (1952) .... Philippe de Lagardere
- Eran trecento (1952)
- Hechizo trágico (1951) .... Pietro
- La corona negra (1951) .... Andrés
- La venganza de Águila Negra (1951) .... Vladimir Dubrovskij
- Romanzo d'amore (1950) .... Enrico Toselli
- Gli inesorabili (1950) .... Saro Costa
- Vulcano (1950) .... Donato
- Mujercitas (1949) .... Profesor Bhaer
- I contrabbandieri del mare (1948)
- El diablo blanco (1947) .... Príncipe Mdwani
- Il corriere del re (1947) .... Julien Sorel
- Il passatore (1947) .... Stefano Pelloni
- Furia (1947) .... Antonio
- La monaca di Monza (1947)
- Eleonora Duse (1947) .... Arrigo Boito.
Águila negra (1946) .... Vladimir Dubrowskij
- Malìa (1946) .... Cola
- Paese senza pace (1946) .... Tita Nane
- La grande aurora (1946) .... Renzo Gamba
- La casa senza tempo (1945) .... Capitán Paolo Sivera
- La resa di Titì (1945)
- I dieci comandamenti (1945) .... (segmento "Non commettere atti impuri")
- Silenzio, si gira! (1943) .... Andrea Corsi
- Il treno crociato (1943) .... El teniente Alberto Lauri
- El hogar perdido (1943) .... Pablo
- Maria Malibran (1943) .... Carlo de Beriot
- I due Foscari (1942) .... Jacopo Foscari
- La gorgona (1942) .... Lamberto Finquinaldo
- Los que vivimos (1942) .... Leo Kovalenski
- ¡Adiós, Kira! (1942) .... Leo Kovalenski
- Una signora dell'ovest (1942) .... William/Manuel
- Piazza San Sepolcro (1942)
- È caduta una donna (1941) .... Roberto Frassi
- El rey se divierte (1941) .... El rey Francesco I
- Il Bravo di Venezia (1941) .... Guido Fuser, su hijo
- Tosca (1941) .... Mario Cavaradossi
- La fuerza bruta (1941) .... Fred
- Ritorno (1940) .... Michele Donato, alias Mac Dynar
- Kean (1940) .... Edmund Kean
- El puente de cristal (1940) .... El comandante Mario Marchi
- Processo e morte di Socrate (1939) .... Simmia
- Piccolo hotel (1939)
- Il destino in tasca (1938)
Actor (televisión)
- Mort d'un zombie (1993) (TV)
- Ruth Rendell Mysteries (1 episodio, 1990)
- * Put on by Cunning (1990) Episodio de TV .... Sir Manuel Carmargue
- A Fine Romance (1 episodio, 1989)
Pilot (1989) Episodio de TV .... Castello
- Le tiroir secret (1986) Miniserie
- We the Living (1986) .... Leo Kovalenski
- La vallée des peupliers (1986) Series de TV .... Umberto de Lorenzi
- Cristóbal Colón (1985) TV mini-series .... - Diego Ortiz De Vilhegas
- L'elemento D (1984) (TV)
- Hart y Hart .... Inspector Pastori (1 episodio, 1983)
- Straight Through the Hart (1983) Episodio de TV
- Vacaciones en el mar (2 episodios, 1982)
- Primera parte: Venetian Love Song/The Arrangement/Arrividerci, Gopher/The Gigolo (1982) Episodio de TV
- Segunda parte: Venetian Love Song/The - Arrangement/Arrividerci, Gopher/The Gigolo (1982)
- La isla de la fantasía .... Anton Jagger (1 episodio.
HONDURASQUEDATEENCASA
#ELCINELATELEYMICKYANDONIE
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Il mondo è ricoperto di parole e non di tutte si cita l’autore. Così non sappiamo chi abbia scritto questa preghiera degna di un editto: “Si benedica la morte e la vita delle persone semplici e buone”. Si legge su una lapide annerita di un vecchio cimitero senza nome. Il mondo è pieno di gente di cui nessuno sa niente.
Pietro De Marchi
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Marchi: "Gennaio" è il nuovo video
E' disponibile su YouTube il videoclip di "Gennaio", ballad pop del cantautore sardo Marchi
E’ disponibile su YouTube il videoclip di Gennaio, ballad pop del cantautore sardo Marchi. Il video è ambientato negli anni ’30 tra le montagne innevate della Val di Mello e vede protagonisti di una scampagnata romantica d’altri tempi Antonio e Pietro, due amici che vivono intimamente la scoperta del loro amore. Il videoclip è diretto da Giovanni Iavarone ed è prodotto da Francesco De Giorgi per…
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Pistoia: giorno della Memoria, le iniziative per commemorare le vittime della Shoah
Pistoia: giorno della Memoria, le iniziative per commemorare le vittime della Shoah. Per commemorare le vittime della Shoah in occasione del Giorno della Memoria, che ricorre ogni anno il 27 gennaio, sono in programma iniziative dal 23 gennaio al 7 febbraio organizzate da Comune di Pistoia, Cudir, Anpi e altre associazioni. Martedì 23 gennaio alle 16.30 nella Biblioteca San Giorgio, dal progetto di Uniser Pistoia, si terrà Le parole di Hurbinek. Giornate della memoria ideato da Massimo Bucciantini, la restituzione pubblica del laboratorio scolastico condotto nel corso della prima edizione, con presentazione dei testi radiofonici di Walter Benjamin e Janusz Korczak realizzati dagli studenti dell'Istituto Marchi-Forti di Pescia e del De Franceschi-Pacinotti di Pistoia: Illuminismo per ragazze e ragazzi, un podcast a cura di Giovanni Guerrieri de I Sacchi di Sabbia e Rodolfo Sacchettini. Info: [email protected]. Venerdì 26 gennaio alle 15.30 nell'Officina delle Opportunità (ex Melos, in via dei Macelli 11) si terrà Parole della Memoria, laboratorio di Cavardiage e scrittura poetica per ragazze e ragazzi dai 14 ai 25 anni sul tema della memoria e della commemorazione delle vittime della Shoah. L'appuntamento è curato dal progetto Officina delle Opportunità e dalla Cooperativa Intrecci. L'iniziativa è gratuita e su prenotazione. Per informazioni: 340 417 3071. Sempre venerdì 26 gennaio alle 17 a Palazzo de' Rossi (via de' Rossi, 26) si terrà la Cerimonia di consegna da parte del Prefetto di Pistoia delle "Medaglie d'Onore" conferite ai sensi della legge 27 dicembre 2006 n. 296. L'iniziativa è a cura della Prefettura di Pistoia. Info: tel. 0573-350461, 350459. Sabato 27 gennaio alle ore 10 nell'aiuola di viale Arcadia (piazza della Resistenza) è previsto l'Omaggio al cippo che ricorda i bambini ebrei vittime di esperimenti medici nel campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau. Saranno deposti fiori bianchi. L'iniziativa è di Cudir e Associazione Scarpette Rosse n°24. Per informazioni contattare il Cudir allo 0573 371234. Sempre sabato 27 gennaio alle 11 in piazza della Resistenza si terrà la Cerimonia itinerante con deposizione di fiori alle targhe dedicate a Renato Moscato, ebreo pistoiese ucciso ad Auschwitz, ai Rom e Sinti vittime del Porajmos, e al cippo dedicato ai bambini ebrei cavie degli esperimenti medici di Josef Mengele nel campo di Auschwitz-Birkenau. Interverranno il sindaco Alessandro Tomasi, il presidente della sezione Anpi "Pietro Gherardini" Renzo Corsini. In questo percorso della memoria alcuni elementi del "Coro Città di Pistoia" eseguiranno tre canti yddish e rom tratti dal "Concerto per la Memoria" e una ninna nanna palestinese. Seguirà il trasferimento alla stazione ferroviaria di Pistoia per la deposizione di una corona alla targa commemorativa dei deportati e internati che non fecero ritorno dai campi di deportazione e di internamento nazifascisti. Interverranno Filippo Mazzoni, vicepresidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Pistoia. Alla cerimonia sarà presente il sindaco Alessandro Tomasi. L'iniziativa è a cura di Cudir e Anpi. Info: Cudir 0573 371234. Domenica 28 gennaio alle 17 nel Santuario di Valdibrana a Pistoia sarà celebrata la Santa Messa in suffragio delle vittime della Shoah. Seguirà alle 18 nell'aula liturgica del Santuario di Valdibrana il Concerto per il Giorno della Memoria, a cura del Coro Città di Pistoia. Info: [email protected]. Mercoledì 7 febbraio alle 17 nell'auditorium Terzani della Biblioteca San Giorgio è in programma La resistenza degli IMI nei campi di detenzione del Terzo Reich, convegno sugli Internati Militari italiani nei campi di detenzione del Terzo Reic. Si terrà la presentazione del libro La volontà delle parole di Valentina Peselli (Ciesse editore). Oltre all'autrice interverranno Mauro Perini, presidente Anei di Firenze e Filippo Mazzoni, vicepresidente dell'Istituto Storico della Resistenza. A coordinare l'iniziativa sarà Rosalba Bonacchi, presidente Provinciale Anpi. L'evento è a cura di Anpi, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età contemporanea e Coordinamento per la Democrazia Costituzionale Pistoia. Info: [email protected]. Fino alla fine di gennaio nella galleria centrale della Biblioteca San Giorgio sarà possibile visitare la mostra La memoria disegnata. I fumetti da leggere per non dimenticare. Percorsi tematici di lettura, ascolto e visione. Numerosi sono i percorsi bibliografici che la Biblioteca di via Pertini ha redatto in occasione del 27 Gennaio, Giorno della Memoria, in cui si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Questa storia è raccontata utilizzando il genere del fumetto, un linguaggio che, grazie alla sua peculiarità espressiva, si presta in modo efficace alla narrazione di questa realtà storica. L'iniziativa è a cura della Biblioteca San Giorgio. Tutti gli eventi sono a ingresso libero e gratuito. Il programma è visibile su: www.comune.pistoia.it oppure www.cultura.comune.pistoia.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Esattamente un anno fa l’Università di Firenze, Dipartimento SAGAS, organizzò un forum per attirare l’attenzione sul degrado di uno dei palazzi più belli di Firenze, il più rappresentativo della stagione tardo barocca insieme a palazzo Medici Riccardi, vale a dire Palazzo Fenzi Marucelli. Fu un sasso gettato nello stagno, che sta cominciando a dare i suoi frutti proprio in questo momento. Andrea De Marchi tenne allora una relazione introduttiva che qui pubblichiamo in occasione del Convegno sui Musei universitari, che avrà luogo nei prossimi giorni (1-2 febbraio 2018), ideato da Cristiano Giometti e Donatella Pegazzano appunto nella prospettiva di una futura musealizzazione del piano terra di Palazzo Fenzi Marucelli, una volta riordinato e restaurato (leggi il programma). Ringraziamo l’autore per averci consentito di fare conoscere questo testo attraverso le nostre pagine. [N.d.R.]
IL MESTIERE DEL DOCENTE universitario negli ultimi anni è cambiato profondamente e probabilmente sta cambiando ancora. Se pensiamo ai nostri maestri non possiamo non invidiarli, perché potevano profondere tutte le loro migliori energie, a tempo pieno, nel condurre ricerche originali e nel trasmettere ai giovani la loro sapienza. Nessuno di loro avrebbe potuto nemmeno lontanamente immaginare i carichi amministrativi rendicontativi e organizzativi che ci soverchiano quotidianamente. Il rischio di smarrire la dimensione gratuita e profondamente umanistica della ricerca per sé stessa e di impoverire così anche le potenzialità di costante verifica ed innovazione metodologica è assai elevato. La pur giustificata reazione di rigetto, che ogni tanto tenta molti di noi, è però sterile e impedisce di cogliere le sfide attuali a cui siamo chiamati, il dovere civile e morale di proiettare la docenza oltre il chiuso delle aule, di confrontarci con le possibili ricadute di quanto insegniamo, di contribuire ad una disseminazione del sapere che fruttifichi in buone pratiche.
[quote style=”boxed” float=”right”]Una società bombardata dalle immagini è nondimeno sempre più affamata di altre immagini, in un atteggiamento bulimico che riduce l’opera d’arte a pretesto occasionale per suscitare emozioni estemporanee e fuggevoli, anziché imparare a gustarle per quello che effettivamente rappresentano[/quote]Ciò è tanto più vero per chi insegna storia dell’arte. Una società bombardata dalle immagini è nondimeno sempre più affamata di altre immagini, in un atteggiamento bulimico che riduce l’opera d’arte a pretesto occasionale per suscitare emozioni estemporanee e fuggevoli, anziché imparare a gustarle per quello che effettivamente rappresentano, per il vissuto anche remoto che vi è sedimentato e trasfigurato, e attraverso di esse coltivare il valore della memoria, provare l’emozione autentica di percepire nella bellezza prodotta dall’uomo nel corso dei secoli il barlume di qualcosa che gli era ancora ignoto. I giovani stanno drammaticamente perdendo la memoria storica, il senso stesso, tragico e commovente, grandioso ed entusiasmante, della storia che sta dietro di loro, in favore di un unico eterno presente ove tutto si livella e galleggia nel plasma infinito del web, dove le differenze si annebbiano, dove nulla emoziona veramente perché tutto è possibile e tutto è già noto.
La storia dell’arte proprio per la maggiore facilità – apparente – di assimilazione delle immagini, può divenire allora strumento privilegiato di un’educazione permanente che contrasti il progressivo smarrimento di identità. Insegnando a leggere il succedersi degli stili e con essi delle mentalità, a decifrare in un monumento, ma pure in una città e nel territorio, un gigantesco palinsesto, alimenta la consapevolezza mai banale del diverso e della diacronia. Le conoscenze storicamente fondate e verificate non sono mai erudizione fine a se stessa, fanno parlare l’opera, ci dispongono ad ascoltarla, in un vero e proprio slow food nella ricezione delle opere d’arte, come palestra della cultura dell’attenzione. Saper leggere un’opera d’arte per le tendenze metodologiche più agguerrite e promettenti vuol dire soprattutto ricollocarla mentalmente nel suo contesto: di produzione, di ricezione estetica, funzionale e ideologica. Rimetterla al suo posto, magari anche con l’ausilio delle straordinarie potenzialità offerte dai rendering e dalle visualizzazioni digitali, o addirittura con la realtà aumentata, con tutti i rischi ludici che essa comporta, e con questa operazione dare un senso ai monumenti e ai musei, riscattare dal rischio incombente sulle nostre città di una regressione ad un unico, proteiforme ma inafferrabile, non-luogo.
[sixcol_four] Queste riflessioni preliminari credo siano opportune nel momento in cui ci troviamo a discutere in questo luogo, così denso di storia e di arte e al tempo stesso così maltrattato, all’interno di un quartiere che è tutto straordinariamente denso e che è non meno sofferente. Palazzo Marucelli Fenzi come l’intera area di San Marco (la chiamo così, rinviando all’antica Cafaggio suburbana, che quartiere non era, cresciuta attorno ai grandi poli religiosi dei silvestrini e poi domenicani osservanti, San Marco, e dei Servi di Maria, Annunziata, pullulante specie in San Gallo di insediamenti monastici femminili), palazzo Marucelli Fenzi e l’intera area di San Marco – dicevo – esprimono delle potenzialità soffocate da un tessuto urbano che non aiuta il dialogo, che talora respinge per ricorrenti episodi di grave degrado, che riassorbe le tante isole di bellezza e di pace che racchiude, i tanti frammenti di arte e di storia che lo fanno illustre, come a volerli nascondere. [/sixcol_four][sixcol_two_last] [/sixcol_two_last]
Sebastiano Ricci, Punizione di Eros, c. 1706-1707, particolare, Firenze, Palazzo Marucelli Fenzi
[sixcol_four]È una gigantesca sfida, che riguarda una pianificazione urbanistica degna di questo nome, dove siano chiare, dichiarate e condivise, le scelte, le priorità, gli indirizzi. Ma è anche più nell’immediato e più in piccolo una micro-sfida che ci riguarda molto da vicino e che vorrei dire è quasi impellente. Abbiamo voluto invitare a questo forum professionisti e dirigenti che svolgono ruoli di responsabilità in istituzioni culturali, formative e museali, che in questa area a rischio di perdita identitaria insistono, nella consapevolezza che tout se tient, che nessuno può progettare in proprio senza dialogare col vicino, che questa realtà atollica se innesca delle sinergie virtuose può davvero schiudere potenzialità inattese. Avviare un confronto non può voler dire che porre i presupposti di un lungo cammino, avendo il coraggio di guardare lontano. Ma per non parere velleitari vorremmo partire molto concretamente dal presente dolorante e dal futuro incerto di questo edificio, di questo monumento che racchiude in sé le ambivalenze, le potenzialità e le pastoie, splendeurs et misères, dell’intero quartiere.[/sixcol_four][sixcol_two_last] [/sixcol_two_last] [sixcol_four] Palazzo Marucelli poi Fenzi – ne parleranno più nel merito Donatella Pegazzano e Cristiano Giometti – è dopo Pitti e palazzo Medici Riccardi l’esempio più alto e fulgido della decorazione barocca a Firenze. «Uno de’ più vaghi e nobili edifici, che da altri gentiluomini siano stati fatti in Firenze nel presente secolo», così lo ricorda Filippo Baldinucci alla fine del Seicento. Come prima di lui Pietro da Cortona e Luca Giordano nelle altre due residenze succitate, qui il veneziano Sebastiano Ricci tra 1706 e 1707 fa irrompere una ventata di aria frizzante. Per quegli anni è un vertice di livello europeo, dove pitture murali, pirotecnici stucchi ad illusione, dorature e vernici traslucide, finti quadri con finte cornici, trompe-l’oeil d’ogni sorta sfondano pareti e volte, trasfigurano gli ambienti. Ma poi il palazzo racconta tante storie, vi si sovrappongono gusti ed epoche diverse, fino all’Ottocento, quando lo comprò Emanuele Fenzi, costruttore della strada ferrata Leopolda, e sempre a livelli molto alti, con boudoir neogotici e neo-cinquecenteschi, ora fatiscenti ed usati impropriamente come studi. Un collega, veneziano provocatore, Giuseppe Pavanello, tanti anni fa mi disse che era riuscito a vedere la cosa più bella che c’è a Firenze. Era riuscito. Non è facile infatti, a meno di essere studenti che, per lo più ignari di tanto splendore e della sua storia, usano quotidianamente la biblioteca di geografia. O fino a poco tempo fa impiegati del nostro dipartimento che avevano la scrivania in quelle stanze, preziose come uno scrigno: ma opportunamente il nostro direttore prof. Stefano Zamponi le ha fatte sgomberare, di modo che possano essere presentate più degnamente al visitatore occasionale che lo richieda. L’altro giorno ho assistito ad una scena surreale: una ventina di signore e signori di un’università della terza età volevano vedere la sala d’Ercole, ciò che è stato loro concesso in via del tutto eccezionale e per pochissimi minuti, purché le fatiche d’Ercole e Sebastiano Ricci venissero spiegati dal loro cicerone mentre erano pigiati nel corridoio, e poi si aggirassero a fatica e in silenzio tra i tavoli per non disturbare gli studenti che leggevano in biblioteca. Il quadrilobo con la Punizione di Eros, di Sebastiano Ricci, che al Metropolitan Museum di New York o alla National Gallery di Londra campeggerebbe isolato, si vede tra il lusco e il brusco, di passaggio tra gli scaffali e sopra al bancone di distribuzione dei libri per il prestito. Nel resto del palazzo occhieggiano decorazioni bellissime, di qua e di là, dove meno te le aspetti, soffocate fra rifacimenti intrusivi, disimpegni disadorni e muri scrostati. Volte affrescate e circondate da stucchi sono offese dalle barre del neon. Nella sala della Guerra, uno degli stucchi stupefacenti del Portogalli è stato perforato per applicare la riloga di una tenda: e non secoli fa!
Visitatori nella Sala di Ercole
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Veduta della Sala dell’Amore punito con la “Punizione di Eros” di Sebastiano Ricci
Giovan Martino Portogalli, Nereide, particolare della decorazione in stucco della Sala della Guerra
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[sixcol_four] Come storico dell’arte e docente che insegna in questa università io mi vergogno. Come possiamo educare alle buone pratiche se non le incarniamo? Come possiamo istillare nei giovani la sensibilità per il patrimonio, per la sua comprensione storica, per le attenzioni che esso merita, se il luogo stesso che ci ospita è un esempio perfetto dell’opposto? Come possiamo accogliere degnamente colleghi e ospiti? È questo il nostro biglietto da visita? Allo stesso modo immagino che tanti colleghi del DIDA si vergognino a discutere pubblicamente tesi di laurea di restauro architettonico in un edificio illustre come Palazzo San Clemente, fatiscente e deturpato.[/sixcol_four] [sixcol_two_last][/sixcol_two_last] [sixcol_four] Palazzo Marucelli Fenzi meriterebbe di essere rivoltato come un calzino, svuotandolo anche di tanti tramezzi e divisori e superfetazioni cementizie, in cui si sbizzarrirono pessimi nipotini di Michelucci, riducendolo ad un vero dedalo di scale e scalette, meandri e mezzanini e terrazzini, dove anche io ogni tanto mi perdo. Nel patrimonio edilizio monumentale dell’Università la maggiore spina nel fianco è probabilmente palazzo San Clemente, lo sappiamo bene. Ma palazzo Marucelli Fenzi, anche senza interventi strutturali straordinari, potrebbe essere ricondotto a dignità per gradi. Ripulire e riordinare con un attento restauro il piano terreno non sarebbe un obiettivo così immane, anzi assai realistico, se solo si liberassero gli spazi occupati dalla biblioteca di geografia, come promesso da anni.
Come tutti sanno esiste un grandioso progetto per un polo bibliotecario umanistico, detto progetto Brunelleschi, consultabile anche sul sito del Sistema bibliotecario di ateneo, e in vista di ciò da qualche anno sono stati traslocati gli studi dei docenti che ancora vi avevano luogo. È una prospettiva entusiasmante, che potrà un giorno mettere a disposizione degli studenti, ma anche della città, un patrimonio librario imponente e spazi polivalenti, dove speriamo troveranno posto anche altre collezioni documentarie assai importanti che l’ateneo ha, come la fototeca di storia dell’arte, negli ultimi anni arricchitasi grazie al dinamismo della collega Sonia Chiodo di fondi notevoli (Parronchi, Marabottini, Del Bravo), ospitando anche quelli preziosissimi di Offner e Boskovits del Corpus of the florentine painting. Non tutto onestamente entusiasma a pari grado: in molti riteniamo discutibile (e mal gestibile, chi pulirà tutti i giorni quella copertura in vetro da foglie e guano?) l’idea di chiudere con vetri il bel chiostro cinquecentesco per tramutarlo in un’enorme sala di lettura: ci piace che i chiostri restino tali! Alcuni benefici già sono giunti e vanno salutati col meritato plauso: così i tornelli che regolano l’accesso, così la grande e luminosa sala di consultazione di italianistica e storia dello spettacolo, ricavata nell’ex aula B, inaugurata il 10 ottobre dello scorso anno e sempre piena di studenti.
Nell’attesa fervorosa della Très grande bibliothèque, che chissà se vedremo prima della nostra pensione, noi abbiamo però diritto a convivere al meglio con la precarietà. Per questo poniamo con forza l’esigenza di trovare oggi, non tra diversi anni, una soluzione ragionevole nello sterminato plesso di Brunelleschi per il fondo librario di geografia, per quanto interlocutoria e non definitiva essa possa essere. La sistemazione attuale, nelle sale affrescate da Sebastiano Ricci, è infamante ed insostenibile, nuoce alla nostra stessa immagine ed è nella sostanza conservativa gravissima, va medicata il prima possibile.
Due anni fa, il 21-22 marzo 2015, il FAI meritoriamente inserì nelle XXIII Giornate di primavera palazzo Marucelli Fenzi, affidando le spiegazioni a giovani liceali formati per ciò, e fu un successo clamoroso: vi affluirono in due giorni circa 5000 persone. Nell’occasione fu reso praticabile anche il varco verso la libreria annessa anticamente a questa dimora illustre, la Biblioteca Marucelliana. Una volta liberato, il piano terreno del palazzo potrebbe diventare un raffinato museo, potenzialmente affidabile per la sua gestione e valorizzazione all’interazione degli stessi studenti universitari, fra tirocinii e spin-off, elaborando progetti anche di didattica per le scuole e per la città, per cui sarebbe adattissimo, raccontando tante storie, dalla mitologia greca al sogno pittorico e illusionistico barocco, dall’uso degli spazi domestici e di rappresentanza, all’auto-rappresentazione di famiglie gentilizie da annoverare tra le maggiori a Firenze fra Seicento e Ottocento. Potrebbe essere uno splendido laboratorio, dove la formazione e la ricerca si intreccino con un museo vivo, come già avviene per il Museo e istituto di preistoria Paolo Graziosi, ospite del Comune d Firenze nella sede delle Oblate.
Un giorno forse non necessariamente così remoto il piano terreno di palazzo Marucelli Fenzi potrebbe aggiungersi come una nuova unità del sistema museale di ateneo, contribuendo così insieme al complesso di Villa la Quiete alle Montalve, su cui si stanno impegnando con grande dedizione e generosità due nostri colleghi storici dell’arte, Donatella Pegazzano e Cristiano Giometti, ad arricchire il già prestigioso sistema dei musei naturalistici dell’università.
“Non solo David” dovrebbe essere lo slogan di una battaglia tenace e capillare, quotidiana, per far emergere un’altra Firenze, fatta di un tessuto pullulante e per nulla minore, anzi densissimo di memorie storiche e di piccoli capolavori, fatta di chiostrini, palazzi affrescati, teatri e teatrini, orti e giardini, collezioni di manufatti particolari e naturalistiche, frammenti di realtà monastiche, biblioteche storiche… che ora non è accogliente, non attira quell’ampia fascia di turismo più colto e raffinato, rimane nell’ombra ed è insidiato dal degrado. Ci sono poi energie riposte della società civile che potrebbero venire dissopite e galvanizzate. È bello trovare schiuso l’uscio del chiostrino affrescato di San Pierino, in via Gino Capponi, ed intravvedere tutti i giorni i colori di quella piccola meraviglia, aperta grazie ai volontari della Società Dante Alighieri. La presenza di una popolosa comunità studentesca, specie dei dipartimenti umanistici, che ha pure spopolato queste zone dagli abitanti residenziali, ma che nel bene e nel male le sta permeando sempre più del suo vissuto, potrebbe essere il motore di una riqualificazione dove i luoghi della formazione (università, accademie, biblioteche) e quelli del patrimonio (musei maggiori e minori) si intreccino, rimandino l’uno all’altro.
Alcuni complessi, come la palazzina neoclassica dei Servi, di Luigi Cambray Digny, su cui è stato pubblicato pure un volume, sono stati felicemente recuperati in anni recenti: ora è la sede dell’altro corno del dipartimento SAGAS, una sede bella e funzionale. Celata, anche a noi docenti e agli studenti, vi è l’ottocentesca aula intitolata al grande chimico Ugo Schiff, ebreo tedesco e socialista della prima ora, con le sue ripide gradinate per le dimostrazioni scientifiche, che necessita di interventi urgenti di salvaguardia e che potrebbe essere una piccola attrattiva (io ho chiesto di recente l’autorizzazione ad entravi, ma non ci sono riuscito, e un custode che invece c’è entrato mi dice che le condizioni di degrado sono allarmanti; per questo nel video che scorre a loop sono in grado di mostrare solo un’immagine sfocata rubata dal web). [/sixcol_four] [sixcol_two_last]
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[quote float=”left”]Perché quest’area non potrà un giorno diventare una piccola Oxford, felicemente incistata sul fianco di una città storica sempre più brutalizzata dal consumo orgiastico del turismo massificato, mordi e fuggi, canalizzato nei due o tre binari obbligati e feticizzati?[/quote] Probabilmente anche altri potrebbero lamentare micro-contesti monumentali che patiscono il degrado e che andrebbero salvati. Ma soprattutto quello che manca è un virtuoso sistema connettivo, una rete che facendo conoscere questi luoghi li aiuti a vivere. Una rete in cui proprio gli studenti di beni culturali, in inquieta ricerca di affinare professionalità efficaci, nutrite di sapienza e di sensibilità, potrebbero giocare un ruolo importante in un futuro forse non così remoto e non così utopico. Perché quest’area non potrà un giorno diventare una piccola Oxford, felicemente incistata sul fianco di una città storica sempre più brutalizzata dal consumo orgiastico del turismo massificato, mordi e fuggi, canalizzato nei due o tre binari obbligati e feticizzati? Perché non potrà esservi coltivata la dimensione accogliente e gradevole del college, dove chiostri bellissimi come quello di Sant’Apollonia non siano manomessi da usi impropri e abbandonati allo squallore, dove siano proposti percorsi alternativi, dove i luoghi che si visitano si confondano e mescolino con quelli dove si studia e si ricerca? Perché non si rade al suolo l’obbrobrio cementizio di Sant’Orsola, un fantasma che ha ghettizzato le insulae circostanti, e non si indice un concorso internazionale per trasformare quella vasta area in redditizia foresteria per gli studenti e polmone verde, rilanciando la vocazione studentesca e universitaria di questa zona di Firenze?
[sixcol_four] Importanti contenitori demaniali, pregni di memorie storiche e ricchi di decorazioni, sono stati dismessi in quest’area o verranno dismessi, senza che sia chiaro, almeno nella nozione comune, quale destinazione li attenderà: il buontalentiano casino mediceo di San Marco, appartenuto a don Antonio de’ Medici e al cardinal Carlo, dove erano la Corte d’appello, la Procura generale della Repubblica, l’Avvocatura di stato e il Circolo ufficiali (si legge su wikipedia: “2012, il complesso è attualmente in attesa di nuova destinazione”); l’ex ospedale militare nell’ex monastero femminile di San Domenico del Maglio, il chiostro di Sant’Apollonia, già menzionato, invaso dalle erbacce ed indecorosamente ridotto ad ospitare la mensa universitaria. Per il Maglio si parla di un polo tecnologico per i beni culturali, in cui sarebbe coinvolto anche l’Opificio delle pietre dure, bisognoso di un terzo polo anche per ospitare la sezione tessili e arazzi, tuttora in Palazzo Vecchio, e questa sarebbe una bella notizia. Per il casino mediceo di San Marco anni fa era stato lanciato, in vista di un finanziamento europeo, un progetto ambizioso di polo integrato, museale e della conservazione, che però non è mai decollato. A fronte delle incognite che gravano su questi importanti beni demaniali, su cui sarebbe auspicabile un dibattito pubblico, ci sono musei che scoppiano e offrono strutture drammaticamente inadeguate sia all’importanza delle opere che conservano sia, nel caso della Galleria dell’Accademia, all’imponente flusso di pubblico. Il Museo archeologico, che si presenta ora con tre allestimenti differenti e contradditori, soffre entro spazi insufficienti. L’Accademia al presente non è in grado di offrire nemmeno il servizio guardaroba, per assenza di spazi, non ha luoghi in cui accogliere più degnamente i visitatori che sono in attesa, e magari intrattenerli con ristori e apparati divulgativi ed educativi. Ma soprattutto – ed è per me che studio questo periodo la cosa più dolorosa – la Galleria dell’Accademia racchiude la collezione più importante che ci sia al mondo della pittura su tavola fiorentina fra Due e Quattrocento, ma queste opere sono ammassate una sull’altra come in nessun museo al mondo si farebbe. Sostanzialmente invisibili per coloro che potrebbero apprezzarle. A quanti nostri studenti sono familiari? Quante classi delle scuole secondarie superiori vanno a visitarle? Quanti pensano che all’Accademia si va solo una volta nella vita, subendo la fila interminabile, per vedere il David? Le stesse opere, distese in altri spazi, coi confronti giusti, avrebbero ben altro impatto e potrebbero essere offerte a gradi diversi di fruizione, al di là del turista esotico mordi e fuggi. Perché non cercare una destinazione altra e limitrofa, in spazi di adeguato respiro monumentale, per la collezione di strumenti musicali? O per la gipsoteca Bartolini: bellissima, per carità, sembra di entrare nella Tribuna di Zoffany, ma che densità bestiale di visitatori! O perché non riqualificare l’insula di Sant’Apollonia e lì dislocare la sezione straripante del Quattrocento rinascimentale, arricchendola dei tanti capolavori grandi e piccoli che giacciono nei numerosi depositi fiorentini (quanti affreschi strappati, anche bellissimi, nel deposito di villa Corsini a Castello!), costruendo un percorso storicamente sensato e finalmente godibile, facendo dialogare le tavole con gli affreschi del Cenacolo di Andrea del Castagno, col chiostro rinascimentale, con la cappellina affrescata da Cenni di Francesco e da altri trecentisti, impenetrabile ai più (celata dietro agli uffici dell’Azienda regionale per il diritto allo studio)? E rivelare queste cose, con eleganza ma efficacia: chi sospetta che sotto alle bandiere italiane ed europee, dietro a quel muro spoglio di via XXVII aprile, non ci sia una caserma o un ufficio della pubblica amministrazione, ma il cenacolo di Andrea del Castagno, come una piccola targa dichiara e come qualche viaggiatore inglese sa bene? Eppure oggi ci sarebbero infiniti mezzi, tra ticket cumulativi a tema, app e percorsi on-line segnalati da QR code, per comunicare, oltre alla banale segnaletica che manca drammaticamente un po’ ovunque in questa zona.
Esiste un pubblico che al paragone dei grandi numeri polarizzati da tre-quattro tappe feticcio è di nicchia, ma che in potenza rappresenta una nicchia assai cospicua. Un pubblico colto ed esigente che giustamente va dove l’offerta è adeguata, ben articolata, raffinata, amichevole, e per cui una città come Firenze è obiettivamente respingente. Anche lo slow food deve avere diritto di cittadinanza nel mondo dei beni culturali di una città come Firenze, contribuendo a quel valore aggiunto che può incidere in maniera determinante sull’immagine complessiva, non brutalmente massificata e livellata. Non è una rivendicazione elitaria. All’opposto. L’idea del museo aperto e diffuso, come itinerario, radicato in luoghi diversi, è l’unica salvezza. Massimiliano Tonelli, animatore del sito Artribune, lanciando provocatoriamente la sfida della gratuità per tutti i musei, sul modello inglese, che alla fine potrebbe rivelarsi anche economicamente un fattore di sviluppo e di incentivo di altri redditi, ben maggiori degli introiti che verrebbero sacrificati, così scriveva: bisognerebbe «accettare che [il museo] smetta di essere un fortilizio quasi impenetrabile di studio ed erudizione, ma si trasformi in un’altra nuova piazza per la città», e perché i musei diventino «protagonisti del tessuto economico e sociale delle città» sarebbe necessario conferire «loro ancora più forza per ottemperare al compito principale che è dato loro: promuovere, esporre, sviluppare, tutelare, fare ricerca sulla cultura e sul patrimonio artistico pubblico».
Io sono piemontese, mi sono laureato a Siena su un argomento marchigiano, ho lavorato come storico dell’arte in soprintendenza a Pisa, come ricercatore universitario in Salento, come professore associato in Friuli, ho sposato una donna veneta. Da dieci anni lavoro e insegno qui. Molti in questa università non sono fiorentini e come me hanno il distacco giusto per rendersi conto di tante potenzialità inespresse. Cari amici fiorentini, permettetemelo: Firenze soffre ancora di un male antico, del pertinace particolarismo, della refrattarietà a fare rete e a lavorare in squadra: ognun per sé e bellum omnium erga omnes. Per questo Fulvio Cervini, come presidente del nostro corso di laurea magistrale in storia dell’arte, ed io, come coordinatore del Dottorato regionale Pegaso in Storia delle arti e dello spettacolo, abbiamo voluto invitare tanti autorevoli vicini di casa, e dare loro la parola, ascoltare i loro lamenti e le loro idee propositive. E scusateci se abbiamo dimenticato qualcuno. Ma non vorremmo che oggi ognuno si preoccupasse solo di rivendicare i propri meriti e il proprio ruolo, rinvangando il passato, alzando steccati, riaffermando prerogative, ma al contrario confidiamo che ognuno sappia gettare il cuore oltre l’ostacolo, lanciare idee e proposte, anche saggiamente utopistiche, guardando lontano e non solo al contingente, per progettare in grande e per progettare insieme. Questa è la nostra terza missione! Questo il vero Horizon 2020 che ci attende! [/sixcol_four] [sixcol_two_last] [/sixcol_two_last]
"Musei, Università, Città" (Firenze, febbraio 2017), di Andrea De Marchi Esattamente un anno fa l'Università di Firenze, Dipartimento SAGAS, organizzò un forum per attirare l'attenzione sul degrado di uno dei palazzi più belli di Firenze, il più rappresentativo della stagione tardo barocca insieme a palazzo Medici Riccardi, vale a dire…
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“Fragilità e Distacco / 70 Years Ruggero Maggi”
COMUNICATO STAMPA
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
“Fragilità e Distacco / 70 Years Ruggero Maggi”
a cura di Sandro Bongiani
Dal 29 agosto al 28 novembre 2020
Inaugurazione: sabato 29 agosto 2020, ore 18.00
S’inaugura sabato 29 agosto 2020, alle ore 18.00, la mostra collettiva internazionale a cura di Sandro Bongiani dal titolo: “Fragilità e Distacco / 70 Years Ruggero Maggi” che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Ruggero Maggi, uno dei più interessanti artisti contemporanei nati negli anni cinquanta. Una importante mostra collettiva internazionale in concomitanza anche della speciale ricorrenza del suo settantesimo compleanno, presentando 289 opere di 295 artisti presenti su un totale corpus grafico di ben 388 opere arrivate da ogni parte del mondo.
Ruggero Maggi inizia la sua attività di artista negli anni '70 con lavori incentrati sulla poesia visiva, sulla mail art, copy-art, laser art e olografia caratterizzati anche dall’inserimento di “estratti” di vita reale. Con il passare degli anni queste strutture “interferenti” all’interno dell’opera sono diventate sempre più evidenti, in un rapporto di intensa “osmosi”, in cui a partire dal 1989 gli arcaici elementi naturali convivono con componenti tecnologici, fino alle opere recenti dove il concetto “Artificiale /Naturale” tra ”sincronismo concettuale e emozionale” assume un ruolo predominante consegnandoci una realtà in cui l’azione umana coincide con quella morale, in un complesso intrico di rimandi e di sollecitazioni. Sandro Bongiani nella presentazione a questa rassegna scrive: “un continuo interesse verso la natura e la dimensione umana in un complesso rimando di sollecitazioni e interferenze, di sottintesi e nascosti richiami in cui l'azione coincide sinteticamente con il tempo provvisorio e oscuro dell’uomo. In questa particolare condizione, la sua ricerca marginale di confine “più vera di natura” ha saputo prendere corpo e manifestarsi in una sintesi poetica accorta che condivide le urgenze estreme della vita ed i contrasti inquieti della nostra malandata società contemporanea”.
Artisti presenti:
Christian Alle Dino Aloi Antonio Amato Lutz Anders Leslie Atkins Paola Baldassini Franco Ballabeni Calogero Barba Fabiola Barna Donatella Baruzzi Pier Roberto Bassi Umberto Basso Keith Bates Elisa Battistella Lutz Beeke Giacomo Beffa Lancillotto Bellini Milena Bellomo C. Mehrl Bennett John M. Bennett Luisa Bergamini Mariarosa Bergamini Pedro Bericat Carla Bertola Diane Bertrand Rita Bertrecchi Massimo Biagi Gabriele Bianconi Lucia Biral Manuel Xio Blanco Antonio Bobò Rovena Bocci Norbert Bockmann Kika Bohr Giovanni Bonanno Adriano Bonari Anna Boschi Rosa Bosco Maria Cecilia Bossi Marzia Braglia Hans Braumüller Rossana Bucci Joachim Buchholz Anna Maria Buonapace Viviana Buttarelli Fulgor C. Silvi Mirta Caccaro Alfonso Caccavale Glauco Lendaro Camiless Loretta Cappanera Guido Capuano Lamberto Caravita Cascadia Artpost Bruno Cassaglia Antonia Mayol Castello Gianpiero Castiglioni Renato Cerisola Bruno Chiarlone Simonetta Chierici Silvia Cibaldi Cosmo Cinisomo Circulaire132 Maria Antonietta Claretto Anna Maria Cognigni Ryosuke Cohen Mabi Col Francesco Cornello Enzo Correnti Carmela Corsitto Crackerjack Kid Maria Credidio Anna Maria Crescenzi Laura Cristin Carla Crosio Rosa Cuccurullo Crescenzio D'Ambrosio Nicolò D’Alessandro Diana Danelli Marc De Hay Ko De Jonge Mario De Leo Antonio De Marchi Teo De Palma Adolfina De Stefani Albina Dealessi Michel Della Vedova Antonio Di Michele Debora Di Bella Elena Di Felice Maura Di Giulio Fabio Di Ojuara Franco Di Pede Marcello Diotallevi Giovanna Donnarumma Mike Dyar Eart Art Mimmo Emanuele Rita Esposito Ever Arts Cinzia Farina Fernanda Fedi Gretel Fehr Domenico Ferrara Foria Ivana Ferraro Luc Fierens Giuseppe Filardi Anna Finetti Alessandra Finzi Aaron Flores Maurizio Follin Roberto Formigoni Kiki Franceschi Nicola Frangione Piet Franzen SIDAC Giglio Frigerio Ivo Galassi Daniele Galdiero Rosalie Gancie Antonella Gandini Attilia Garlaschi Claudio Gavina Ombretta Gazzola Roberta Ghisla Roberto Gianinetti Mario Giavino Ed Giecek Gino Gini Guglielmo Girolimini Lino Giussani Coco Gordon Bruno Gorgone Daniela Gorla Claudio Grandinetti Elke Grundmann Paolo Gubinelli Giovanni Gurioli _Guroga Karl Friedrich Hacher Hanrahan Peter Hide 311065 Uwe Hofig Slanye Huang Carlo Iacomucci Ibirico Gennaro Ippolito Robert James Benedetta Jandolo Janus Edition Isabel Jover Magda Lagerwerf Felipe Lamadrid Giusi Lazzari Ettore Le Donne Nadine Lenain Pascal Lenoir Alfonso Lentini Marialisa Leone Giovanni Leto Pino Lia Pierpaolo Limongelli Pietro Lista Oronzo Liuzzi Serse Luigetti Ruggero Maggi Olga Maggiora Nadia Magnabosco Mailarta MailArtMartha Loredana Manciati Antonio Mancini Antonello Mantovani Angela Marchionni Renzo Margonari Patrizio Maria Dorian Ribes Marinho Laura Marmai Max Marra Calogero Marrali Maria Grazia Martina Maribel Martinez Gianni Ettore Andrea Marussi Anna Maria Matone Anja Mattila Michelangelo Mayo Monica Mazzone Pierluigi Meda Massimo Medola Myriam M. Mercader Miche Art Universalis Monica Michelotti Virginia Milici Gabi Minedi Antoni Mirò Annalisa Mitrano Henning Mittendorf Mauro Molinari Domingo Sanz Montero Maya Lopez Muro Museuvofmailart Keiichi Nakamura Giuliana Natali Katerina Nikoltsou Aldo Nodari Pierangela Orecchia Clemente Padin Lucia Paese Franco Panella Katia Paoletti Linda Paoli Paola Pareschi Sjoerd Paridaen Enzo Patti Giuseppe Pellegrino Remy Penard Walter Pennacchi Mariella Perani Marisa Pezzoli Riccardo Pezzoli Tarcisio Pingitore Horvath Piroska Valentina Poli Veronique Pozzi Painè Nadia Presotto Daniele Principe Tiziana Priori Gina Pritti Giancarlo Pucci Fabrizio Randini Cesar Reglero Gaetano Ricci Angelo Ricciardi Isabella Rigamonti Carla Rigato Ina Ripari Costantino Rizzuti Ilaria Rizzuti Jaume Rocamora Gian Paolo Roffi Claudio Romeo Piero Ronzat Giovanni Ronzoni Lorenzo Rosselli Manuel Ruiz Ruiz Marialuisa Sabato Hikmet Sahin Piero Sani Sergio Sansevrino Antonella Sassanelli Antonio Sassu Anna Maria Saviano Roberto Scala Duccio Scheggi Peter Schubert Lars Schumacher Jörg Seifert Cesare Serafino Lucio Serafino Tiziano Serafino Domenico Severino Noriko Shimizu Maria Josè Silva – Mizè Pietro Silvestro Cecilia Solamito Luigino Solamito Alberto Sordi Cristina Sosio Lucia Spagnuolo Celina Spelta Ciro Stajano Honoria Starbuck Giovanni e Renata Strada Rod SummersVec Elisa Taiola Franco Tajariol Nello Teodori Ernesto Terlizzi Gian Paolo Terrone Elsa Testori Roberto Testori Thierry Tillier Paola Toffolon Renata Torazzo Micaela Tornaghi Horst Tress Alan Turner Stefano Turrini Mikel Untzlla Sigismund Urban Valdor Generoso Vella Silvia Venuti Ada Vera Verbena Daniele Virgilio Alberto Vitacchio Antonio Zenadocchio Rolando Zucchini.
RUGGERO MAGGI / Biografia
Dal 1973 si occupa di poesia visiva e libri d'artista (Archivio Non Solo Libri); dal 1975 di copy art e arte postale (Archivio Amazon); dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1980 di X-ray art e dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi: “Caos italiano” 1998; “Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza” 1999 – 2000; “Isole frattali” 2003, “CaoTiCa” 2004, “Attrazione frattale” 2006, “Caos e Complessità” 2009, “Caos, l’anima del caso” 2010, “Caotica.2014” Lodi e Jesi.
Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” (1993) esposta nel 1995 al Museo d’Arte di San Paolo (BR).
Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49./52./54. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980.
2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate.
2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Biennale di Venezia.
2008 presenta come curatore il progetto “Profondità 45 – Michelangelo al lavoro” sul rapporto Arte -Tecnologia. Nel 2008 a Villa Glisenti (BS) ed all’Art Centre della Silpakorn University di Bangkok, per un simposio artistico italo-thailandese dedicato alle problematiche del riscaldamento globale, realizza l’installazione “Ecce ovo”.
2009 cura l’installazione site-specific collettiva “Prima o poi ogni muro cade” all’interno di PLAZA: OLTRE IL LIMITE 1989-2009 XX Anniversario della caduta del Muro di Berlino in Galleria del Corso a Milano; evento successivamente presentato a Villa Pomini a Castellanza (VA) e Spazio Luparia a Stresa.
2010 “GenerAction – un promemoria per le generazioni” progetto di Mail Post.it Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo - Gallarate.
2011/2013/2015/2017 presenta a Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia Padiglione Tibet, progetto presentato successivamente alla Biennale di Venezia, al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR), palazzo Ducale di Genova e presso la Biblioteca Laudense di Lodi.
2014 PadiglioneTibet partecipa alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina.
2016 “TERRA/materiaprima” progetto di Mail Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo – Gallarate.
2016 presenta Padiglione Tibet al Castello Visconteo di Pavia.
2017 presenta la 1 Biennale Internazionale di Mail Art a Venezia – Palazzo Zenobio
2018 Padiglione Tibet partecipa alla Vogalonga (Venezia)
2018 installazione “Erosioni in pinzimonio” - Poetry and Pottery Un’inedita avventura fra ceramica e poesia visiva - CAMeC centro arte moderna e contemporanea La Spezia
2018 installazione CaraPace - Museo Tecnico Navale - La Spezia
2019 “Onda Sonora” libro collettivo – V Biennale del Libro d'artista - Napoli
2019 ARTNIGHT Venezia – Padiglione Tibet - videoproiezione 2011.2019. Storia di un padiglione per un paese che non c'è - Magazzini del Sale, Reale Società Canottieri Bucintoro
2019 riceve il Premio alla carriera - PREMIO ARTE IN ARTI E MESTIERI 2019 – XIX EDIZIONE - Fondazione Scuola Arti e Mestieri "F. Bertazzoni" - Suzzara (MN)
2020 “#GlobalViralEmergency / Fate Presto” L’arte tra scienza, natura e tecnologia - Spazio Ophen Virtual Art Gallery – Salerno
“Fragilità e Distacco / 70 Years Ruggero Maggi”
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
Via S. Calenda, 105/D - Salerno, Tel/3937380225
e-mail: [email protected]
Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
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