#Però mi dispiace perché poi il mio amico parte
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a-town-wolf · 3 days ago
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ragazzi ho pianificato un'uscita per domani dimenticandosi che 1 non ho mai voglia di uscire 2 non ho voglia di vedere amici di amici (dovrei stare con gli amici (👎) di un mio amico (👍) che è sceso dall'università con cui dovrò giocare a dnd (👍) che però implica socializzare (👎). Quanto sono cucinato? E quanto Shinji core sarei se rimanessi a casa per leggere, scrivere, registrare ed editare?
NON SONO NATO PER SOCIALIZZARE ❌️❌️
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pezzidiuncuoreancoravivo · 4 months ago
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6 settembre
Comunque ancora mi stupisco di come io riesca ad essere più considerata dai ragazzi che dalle ragazze.
Stasera avevamo un compleanno e a cena stavo (fortunatamente!) vicina di posto con 3 dei suoi amici, gli unici 3 con cui ho più confidenza e una ragazza, E la quale sì ci vado d'accordo ma spesso sta per le sue o preferisce la compagnia maschile. Quindi mi sono messa a chiacchierare più che altro con loro 3, tra cazzate, gossip e battute, lei se stava lì e difficilmente era coinvolta nella conversazione, ma tanto si vedeva che stava già scazzata di suo molto probabilmente, premetto che spesso e volentieri abbiamo interagito ma da parte sua non ho mai visto tanto interesse nell'approfondire la nostra conoscenza eh, quindi. Poi ci spostiamo nella loro sede e praticamente mi sono trovata a lanciare burrito di gomma e avocadi ad un altro ragazzo (tra l'altro quello che mi diede il tso perché non ho amiche), il quale mi nascose pure la borsa mentre mi ero allontanata e rientrando gli ho tipo detto che me ne ero accorta, insomma ho riso e scherzato con lui.
Ho ritrovato una parte della vecchia me, sono uscita allo scoperto finalmente, ho fatto un po' la cretina come ai vecchi tempi con le mie ex amiche, e la cosa più brutta, sicuramente, è che nessuno lo sa, nessuno sa che non ero così da anni, Riccardo non mi ha detto nulla, non mi ha vista diversa, non ha notato che emanavo luce dalle mie risate e mi dispiace. Mi vede spesso cupa e triste e quando sono allegra pare che non ci faccia caso, perché per lui è una cosa scontata, perché lui non deve mica dirmelo che lo ha notato nonostante sappia che mi faccia piacere sapere che nota certe cose. In effetti ci sono stata molto poco con lui mentre eravamo in compagnia... Io glielo ho anche detto tutto ciò, che mi sono sentita un po' più me stessa stasera ma non mi ha risposto nulla. Mi dispiace tanto per questo.
Mi sono divertita con questo ragazzo, mi son sentita considerata, le altre ragazze hanno fatto gruppetto fra loro, in 3, mentre un'altra dormiva e l'altra appresso a quello che le piace e che non se la fila e io mi son messa a giocare con questo qua e ogni tanto ci si metteva in mezzo un amico di Ric, uno con cui mi ci trovo "bene". Riccardo avrà fatto 2 o 3 lanci poi non mi sono manco accorta cosa stesse facendo.
Dico io, è così difficile avere questo tipo di rapporto con una ragazza? Che poi quelle 3 sono state un po' criticate per il casino che facevano, io invece le capivo (per quanto ormai mi siano andate sui coglioni), io sapevo benissimo come si sentivano e avrei voluto essere criticata anche io per il caos che avrei combinato. Ma mi escludono, loro direbbero che sono io ad escludermi però io stavo lì quando tutte e tre si sono prese a braccetto per andare alla giostra, ero lì quando se ne andavano alla "riunione in bagno", ero lì in tante occasioni. Mi hanno considerata per fare il disegno sul biglietto del festeggiato, almeno quello è stato molto apprezzato, almeno quello...
Io ho ancora questo carattere vivace, allegro, spensierato, fastidioso, caotico, giocherellone, divertente. Però non tutti me lo vogliono tirare fuori e io non sono così sfacciata da metterlo alla mercé di tutti ma solo con chi mi sa ricambiare.
Che poi ok scherzo e mi diverto di più coi ragazzi ma comunque nessuno di loro è mio amico eh.
Boh, come ho già detto, meglio sola al momento, risolvo i miei problemi e torno. Ma un po' di divertimento non guasta ogni tanto...
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marmocchio · 25 days ago
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*Questo post faceva parte della rubrica I dischi di quando ero giovane che avevo iniziato su uno dei tanti altri blog che gestivo, ma non avevo mai continuato.
C'è stato un breve periodo della mia vita in cui avevo iniziato ad ascoltare la hardcore, quella techno. Si parla di un mese o poco più, in cui, per assurdo, avevo comprato la bellezza di quattro compilation e avevo fatto pure la cassettina di una puntata di Vitamina H, in cui erano ospiti gli Stunned Guys. Credo che fosse nell'esatto momento in cui stavo andando in cassa con la mia copia di Always Hardcore volume 10, con la toppa in regalo, che il mio migliore amico avesse iniziato a pensare a come agire, perché solo lui poteva prendermi in giro e trattarmi male. Se avessi intrapreso seriamente quel percorso e fossi diventato chenneso gabber, avrebbe perso quel monopolio. Ho conosciuto il Diavolo in chiesa. Così si sarebbe potuto chiamare questo post. La mia carriera di chierichetto stava giungendo al termine e infatti ero stato quello che con un anticipo di un anno aveva abbandonato quel mondo. Ci trovavamo da soli in sagrestia prima della messa del sabato sera e, ora che ci penso, non capisco perché mi trovassi lì proprio in quel giorno, visto che ci andavo quasi sempre di domenica. Li conosci i Children of Bodom? e mi aveva passato il cd di Something Wild. No, ma chissà che schifo fanno. Io adesso ascolto SOLO la hardcore tenendo in mano il disco. Ascoltali, che secondo me potrebbero piacerti. E quello era il piano: farmi diventare metallaro, in modo che abbandonassi quell'altra roba. La prima cosa che avevo fatto, non appena ero tornato a casa, era stato riversare il disco su cassetta. Red Light In My Eyes, Pt. 1 presentava un piccolo difetto, un saltino, di cui però mi ero accorto solo una volta che avevo tornato quell'album al suo legittimo proprietario. Ma, mentre era con me, più lo maneggiavo, più mi convincevo di trovarmi fra le mani qualcosa di assurdamente bello e nuovo per le mie orecchie. Qualcosa che stava per stravolgere tutto quello che avevo conosciuto fino a quel momento. Era il punto di non ritorno. L'avrei dovuto capire già dalla copertina comunque: la mano tesa del mietitore, come a dirmi non aver paura, vieni con me. E poi tutto quel rosso, con il logo, sul retro, della Nuclear Blast, che mi faceva pensare fosse collegato allo scenario apocalittico, alle spalle del Reaper, quasi da mondo post guerra nucleare. Mi aveva passato anche gli altri due album successivi e senza pensarci troppo avevo accantonato la musica hardcore. Scusa, mi ero sbagliato, mi dispiace ma non possiamo vederci più. Quello verde mi piaceva e c'era Bed of Razors, canzonepiùbelladelmondo, pezzo perfetto, che ancora oggi lo sappiamo tutti a memoria e ci scende una lacrima quelle poche volte che lo riascoltiamo e ci facciamo travolgere dalla nostalgia. Quello blu non era chissà che e penso di averlo ascoltato per intero forse mai. Ma sta cosa dei colori mi aveva preso benissimo e avevo deciso che loro sarebbero diventati IL mio gruppo preferito, nella classifica dei miei gruppi preferiti. Con il tanto atteso e pieno di aspettative Hate Crew Deathroll ma che è sta cosa il lento allontanamento, concluso in un vero e proprio addio con Are you dead yet? Gli altri non li ho nemmeno mai ascoltati. Ok, solo una volta, ma distrattamente. Tre mesi fa, i COB erano venuti in Italia, per il ventennale di questo album. All'amico che mi aveva chiesto se volessi un biglietto, visto che lui ci andava sicuramente, avevo risposto di no, perché tanto fanno solo le ultime, perché mica lo sapevo che avrebbero pescato solo dai tre primi dischi. Mi sto ancora mangiando le mani. Tra l'altro, non ho mai avuto un loro cd originale e la copia masterizzata di SW è l'unica che tengo ancora, solo per ricordo di quei tempi andati. Bei tempi in cui, io e il mio migliore amico, andavamo in giro con le due magliette, comprate su Carnaby St., che sul retro avevano la gigantesca scritta I SURVIVED LAKE BODOM. Tutti ci guardavano male e questo era un vanto per noi. Pezzo preferito: Touch like an angel of death
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venice-world · 4 years ago
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1 PENSIERI 1
Mai nella mia vita avrei mai pensato di scrivere un libro. Spesso ci sottovalutiamo, noi esseri umani siamo strani, vogliamo una cosa e poi una volta ottenuta perdiamo l’interesse. Oggi 29 marzo 2021 provo qualcosa di inedito dentro me, una sorta di solitudine, voglia di alienarmi da tutto. Adoro le cose scritte di getto senza pensarci, sono le più sincere, la sincerità è fondamentale. Mi ritengo diverso da tutti, ho una personalità inquietante, in un momento potrei scalare l’everest, nell’istante successivo sono apatico, privo di senso, mi chiudo in camera spengo il cervello e attendo che il mostro vada via. Il bello di questo libro è che non ha nessun senso logico, come ogni cosa che faccio. Vorrei stare bene con me stesso, sentirmi libero, essere sereno. É la cosa che desidero di più. Vorrei vivere in una casa in campagna, nel silenzio, immerso nella natura, sarebbe la cosa più appagante del mondo. La pandemia sta rovinando la mia stabilità mentale. Mi fa stare male fingere di essere felice, ma è necessario perché nessuno può darmi la soluzione al problema, solo io posso. Pensiamo tutti di essere brave persone, ma dentro ognuno di noi, chi più chi meno, c’è del marcio, l’uomo è un peccatore per natura. L’estate è un periodo bellissimo, perché vado quella settimana a Giulianova a vivere quella spensieratezza che durante il resto dell’anno non ho. Mi ricordo una volta che tornato a casa dopo quella settimana, piansi, al solo pensiero che sarebbe tornata la normalità. Piangere credo sia una delle sensazioni più liberatorie che si possano provare. Oggi avrei dovuto studiare, non l’ho fatto, sono andato a pranzo da mia nonna e poi sono stato sul letto per 6 ore a guardare il vuoto, la sera ho visto la nazionale, che ha vinto 2-0 e forse a pasquetta nonostante la zona rossa riesco a uscire. Raccontare la quotidianità fa bene dicono, è un modo di sfogarsi. Faccio lo stronzo e sono freddo ma in realtà voglio amare, proprio ieri mentre parlavo con un’amica le ho confessato che il periodo più felice della mia vita è
stato il periodo in cui sono stato fidanzato, dal 2014 al 2017, un periodo fantastico; mi sentivo invincibile, senza problemi a cui pensare, innamorato della vita. Un altro momento speciale che ricordo sempre con emozione, ero sul treno che facevo velletri-roma termini avanti e indietro aspettando l’ora di pranzo per tornare a casa e far credere a mia mamma che stavo a scuola, e mentre ero su quel treno ascoltavo “dove gli occhi non arrivano” l’album di rkomi appena uscito e guardavo il panorama sognando un futuro migliore. Già lo so che in questo libro ci saranno errori verbali o altro ma me ne sbatto il cazzo, i pensieri vanno presi al volo e incollati qui, come vengono vengono. É incredibile come riesco ad innamorarmi di tutte le ragazze che incontro sui mezzi, come fate a esse tutte fighe, tacci vostra. Riuscirò un giorno ad essere totalmente me stesso con le persone? Penso sia difficile come rimorchiare in discoteca :)
Vorrei scrivere una canzone e registrarla, quando avrò qualcosa di vero da dire forse la farò. Altro momento che voglio raccontare, 1 gennaio 2020 ore 6:10, buio, io alla stazione di Velletri aspettando di tornare a casa, un freddo boia e un sonno incredibile; prendo le cuffiette e metto “NO PROBLEM” di bresh, non so mi ha dato delle vibes uniche, mi sentivo leggero, correvo sulle nuvole, che sensazione! O forse ero fatto come una pigna e ho enfatizzato troppo. Mi diverte osservare le persone, fare delle teorie su cosa pensano, come sono fatte, ognuno di noi ha quella cosa che lo differenzia dall’altro. Spesso mi lamento del fatto che non riesco a godermi niente, sono dipendente dal futuro, spezza ogni mia aspettativa, su tutto, però la vita è uno schiocco di dita, oggi ci sei domani non si sa. La musica mi tiene in vita, è alla pari del respirare; adoro associare le canzoni ai momenti importanti. Quando mi sono lasciato nel 2017, è stato uno dei periodi più bui della mia vita; lo stesso giorno uscivano 3 dischi che ancora oggi a sentirli provo quel malessere che mi riporta indietro nel tempo. I 3 dischi erano “fenomeno” di fabri fibra, “DAMN” di kenrick lamar e “zzala” di lazza. Christian è il mio migliore amico, il fratello che non ho avuto, vorrei parlare di più con lui, fare discorsi seri, sapere cosa prova, cosa pensa ma rispetto il suo essere timido. Elisabetta ti voglio bene, sei mia sorella, ma una cosa te la devo dire, evita il più possibile di stare a metà nelle
situazioni, non rimanere nel limbo, sii decisa e vivrai molto meglio ogni cosa. Elisa, invidio il tuo modo di vivere con estrema gioia ogni cosa che fai, sei contagiosa nel senso buono del termine. Alessia, sono felice che ci siamo riavvicinati, sei migliorata sotto tutti i punti di vista, ora sei più matura e consapevole. Croce, una persona vera, genuina che ogni volta viene travolto dalla vita; un giorno troverai la tua identità e sarai realizzato, spero di esserci. Sentivo il bisogno di dire queste cose che forse già saprete ma che ribadisco con piacere. Non avere segreti è la base di ogni rapporto. Le novità mi terrorizzano. Soffro di disturbo bipolare, lo sanno poche persone perché tanto se gli altri sapessero non farebbe differenza. Alessia mi distrugge il fatto che non ho avuto il coraggio di dirtelo, mi dispiace tanto, è difficile. Mi pesa parlarne, infatti credo che concluderò quest’argomento con una citazione tratta dal mio film preferito, “Joker”: “la parte peggiore di avere una malattia mentale è che le persone si aspettano che ti comporti come se non l’avessi”. Che fastidio quando il giorno dopo hai una cosa importante da fare e vorresti che la notte durasse per sempre. Sono diventato moderatore di un canale twitch, mi fa sentire parte di qualcosa. Non mi frega niente di come mi vesto, se potessi mi vestirei con le stesse cose ogni giorno. Quando esco con alcuni amici, mi prendono per il culo su questa cosa, all’inizio ci stavo male, poi ho capito che devo essere me stesso sempre, a prescindere da tutti. Ho prodotto beat e ora sono a 921 visualizzazioni totali, punto a 1000, sarebbe una grande soddisfazione. Non sono ancora pronto a dirlo ai miei amici, forse un giorno si. Ora sono le 2:27 ed è una di quelle notti che vorrei durassero per sempre, perché il domani mi spaventa, non sono pronto a viverlo, prendo tempo facendo altro, provo a fregarlo ma lui non ne vuole sapere di fermarsi. Non produco da tantissimo, ormai faccio uscire solo vecchi progetti credendo sia abbastanza, non è così. Sono andato da solo al cinema a vedere “Joker”, è stato uno dei momenti più intimi della mia vita. Quando sono da solo è come se ci fossero tante versioni di me nella stanza che conversano, è il modo migliore che ho per spiegare cosa sento. Prima o poi imparerò a suonare la chitarra, strumento affascinante. Voglio andare a Venice Beach, comprarmi uno skate e chillarmela godendomi ogni singolo
attimo. Vorrei imparare a surfare, credo che sia una figata, una sensazione di onnipotenza in cui domini il mare. Faccio tantissima autocritica, sono estremamente razionale. Credo che quello che sto facendo qui su questo foglio sia qualcosa che non tutti sarebbero in grado di fare; e non parlo di scrittura, parlo di avere il coraggio di esternare ogni nostro pensiero, emozione, sensazione. Questo è solo il primo capitolo di questo mio flusso, fatto per necessità e non per convenienza, col cuore. Non abbiate paura di vivere. Lo dico a voi così magari ci credo un po’ anch’io.
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dichealtrovuoiparlare · 4 years ago
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- Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar!
2020 - Che succede?
1929 - Come che succede? È una festa! T’abbiamo organizzato una festa di addio!
2020 - Per me?
1929 - Certo sciocchino, per chi altri? Sei contento? Un po’ di chinotto?
2020 - Fa schifo il chinotto.
1929 - Lo so, è in tuo onore.
2020 - Ma… ma io ho solo combinato una serie di disastri uno dietro l’altro.
1929 - Ed è per quello che ti festeggiamo! Entri a far parte del club!
2020 - Che club?
1929 - Gli anni più brutti della storia. Io sono 1929, l’anno della Grande Depressione.
2020 - Piacere.
1929 - Non è hai cinque euro?
1348 - Duemilaventi! Fatti abbracciare! Dai, fra positivi, che ti vergogni? Non dirmi che non mi riconosci…
2020 - Con la maschera non…
1348 - Sono l’anno della peste! E, lasciamelo dire, un grandissimo fan del tuo lavoro. Devi assolutamente raccontarmi come sei riuscito a fargli mangiare sto pipistrello, perché qua abbiamo scommesso eh? Ai tempi miei, figurati, si lavavano col fango era facile, ma il tuo è stato un colpo da maestro. Sei il Del Piero della pandemia globale.
2020 - Io non volevo… non sapevo che…
1943 - Avete sentito? Il ragazzo è anche umile. Piacere, 1943. Su, su non è il momento di fare i modesti.
2020 - Non stavo facendo il… perché sei in pigiama?
1943 - Secondo te?
2020 - Oh mio dio.
1943 - Qui siamo tutti tuoi ammiratori, ti abbiamo seguito con grande attenzione per l’intero mandato. È incredibile quello che sei riuscito a fare in appena dodici mesi. Incendi, malattie, rivolte.
2020 - Ho pure cacciato Trump, però.
1943 - Ma dai, lo sai che hai fatto esattamente il contrario. E sei pure riuscito a far dirigere a Nolan un film di merda. 2014 c’era andato vicino con Interstellar, ma tu ti sei superato.
2020 - Ma io non ho mai…
1968 - E quella trovata ingegnosa di ammazzare icone benvolute da tutti? Che colpo di genio. E te lo dice uno che ha fatto fuori un Kennedy e un Luther King. Che vuoi fare adesso, piantiamo una palla in testa al Gabibbo? Investiamo sulle strisce Bebe Vio? Chiamami, conosco le persone giuste.
1915 - Quello che ti manca, secondo me, è una guerra. Una bella guerra mondiale. È un po’ tardi, ma se ti metti sotto ce la fai. Io ho perso un po’ di puntate, la Germania c’è ancora?
2020 - Sì.
1915 - Bomba, allora metà del lavoro è già fatto!
1348 - Ma vi ricordate gli incendi in Australia?
1943 - E le rivolte a Hong Kong.
1968 - Beirut.
1915 - Cyberpunk.
1929 - E quando pensi che abbia esaurito ogni perversa nefandezza, tac, ti piazza il Milan primo in classifica.
536 - Buoni, buoni! Lasciatelo respirare!
2020 - E tu chi saresti?
536 - Il 536, l’anno peggiore dell’umanità. Eruzioni vulcaniche, inverno perenne, fame, carestia, epidemie e guerre. Nominane una e io son riuscito a ficcarcela dentro. Ma tu amico mio, tu ti sei dimostrato un anno veramente schifoso. Perciò ti conferisco ufficialmente la medaglia di annus horribilis. 2001, per cortesia cedi la medaglia.
2001 - No! È mia!
536 - Ne abbiamo già parlato.
2001 - Ma le torri!
536 - Ancora con ‘sta storia. Dai, hai avuto il tuo momento e adesso in prospettiva sembri solo un anno qualunque. Passala a terminator qui.
2020 - Non mi piace terminator… non mi piace proprio per niente…
536 - Sai cosa facciamo io e te uno di questi giorni? Uno di questi giorni usciamo a berci qualcosa e facciamo la conta dei morti. Che dici?
2020 - Ma è spaventoso.
536 - Esatto.
2001 - Duemilasettecentocinquantatré esclusi i dirottatori.
536 - E basta un po’ 2001! C’hai il Signore degli Anelli al cinema, prendi la tua roba e vai fuori dai coglioni!
2020 - Io… io… scusate eh, posso dire una cosa?
536 - Devi, ragazzo mio. È la tua serata!
2020 - Io non l’ho mai voluto.
536 - Cioè?
2020 - Non ho mai voluto fare male a nessuno, non ho mai voluto niente di tutto questo. E adesso ci sono tutti questi commenti, gli insulti, i meme da due soldi e la voglia generale di dimenticarmi, di andare avanti... è troppo. Non ce la faccio. L’idea di passare alla storia come un anno spaventoso è… atroce. Io ci ho provato, vi giuro che c’ho provato a fare l’anno. A essere indimenticabile per i motivi giusti, ma non ci riesco. Non so farlo. Perché, scusate, voi sapete fare tutto? E allora mi sento un fallito, mi sento di aver tradito la fiducia di chi contava su di me.
Mi dispiace, mi dispiace tanto. Per tutto, per i morti, per la malattia, per i lavori persi, per la distanza, mi dispiace per quelle cazzo di insopportabili forme di cordoglio su internet. Mi dispiace per il fatto che tutti ci siamo resi conto che il sistema ci vuole forti, ma non ci tutela quando siamo deboli. Mi dispiace per gli antivaccinisti, per i negazionisti e per Lorenzo Tosa. Mi dispiace per il revisionismo storico, il capitalismo etico e l'informazione emozionale. Mi dispiace per essere stato un anno di santi e mostri, di eroi e merde, un anno incapace di mezze misure. Mi dispiace, soprattutto, di non essere stato all’altezza dei vostri propositi, delle vostre ambizioni, dei vostri sogni.
E poi penso che, cristo, ci sarà qualcuno lì fuori che quest’anno, nonostante tutto, s’è innamorato, ha avuto un figlio o… non lo so, ha trovato un lavoro, un amico, s’è sposato, ha scoperto qualcosa di sé, ha realizzato una cosa bella. E magari adesso si vergogna perché è circondato da morte e sfiga e delusioni, perché sono stato un anno di merda per tanti ma non per lui. E forse, imbarazzato, mi ricorderà con affetto, persino con gioia. Lo so che sembra impossibile, ma magari succede.
1929 - …
1943 - …
1348 - …
536 - Grande!
1348 - Fenomeno!
1929 - Pure il discorso di ringraziamento è riuscito a rovinare! Ma come fai? Come fa? Tutto quello che tocca! Genio!
2020 - No! Io non… io volevo dire che…
536 - Ma tu sei sprecato a fare l’anno, dovevi fare il decennio, il secolo. Adesso vai, goditi la festa, socializza un po’, magari finisce che ne ammazzi ancora qualcuno prima della fine. Dai che scherzo! E fammelo un sorriso! È una festa! Un po’ di musica per cortesia!
2020 - …
2021 - Ehilà.
2020 - Ehilà.
2021 - Brutta serata?
2020 - La più brutta della… aspetta, tu che ci fai qui?
2021 - Mi ambiento.
…that's great it starts with an earthquake…
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intotheclash · 4 years ago
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Tornammo al campo base. Antonio ci accompagnò fino in piazza, poi si congedò, salì sul furgoncino e se ne tornò al lavoro. Lui ce l'aveva un lavoro vero. Quella giornata era un regalo grandioso. All'inizio, si era prospettata una chiavica, ora invece avevamo un mondo di possibilità nelle nostre mani. C'era solo da inventarsele. Non avevamo alternative: dovevamo per forza divertirci. C'era solo da decidere come. Il Maremmano non aveva ancora detto una parola. Niente, neanche mezza. Non è che fosse un fatto così insolito, era, per natura, un taciturno. Quando ci si impegnava, qualcosina la diceva ed era anche divertente, ma, se non lo spronavi, era capace di starsene muto come un pesce per tutto il tempo. Era arrivato il momento di coinvolgerlo. Era un giorno speciale. E ce lo eravamo meritato tutti. “Cosa ti andrebbe di fare, Pietro?” Gli chiesi, abbracciandolo e tirandolo in mezzo al gruppo. “Non saprei. Decidete voi, a me, sta bene tutto.” “Che ne dici di una bella partita al campo sportivo?” Disse con sarcasmo il Tasso. Quel giorno, era in forma il testa piatta. Lo guardammo con gli occhi pieni di rimprovero, ma il Maremmano non fece una piega, sorrise, addirittura. “Beh? Che sono quelle facce? Che cazzo avrò detto mai?” Il Tasso sapeva di aver detto una cattiveria, ma era solo per ridere. “Non ho voglia di andare al campo, Tasso, non ora, almeno. Troppo caldo per i mie gusti. Non mi va di prendermi un'insolazione. Ma, a proposito del campo, devo dirvi una cosa…” Si sedette, abbassò lo sguardo, come a frugare in terra per trovare le parole, poi, quando, evidentemente la ricerca era finita, sollevò lo sguardo e ci fissò: “Devo ringraziarvi.” “Per cosa?” Non volevo essere ringraziato, ancora mi sentivo in colpa. “Lo sai bene per cosa. Lo sapete tutti. Senza il vostro aiuto, avrei dovuto passare l'estate nei campi. Mio padre me lo aveva promesso. E lui si vanta di essere uno che mantiene sempre le promesse.” “Stavolta s'è sbagliato!” Disse timidamente Sergetto. “Ci ha ripensato, non se l'è rimangiata. Lo avete sorpreso. Ieri sera era davvero commosso. Ha detto che voi avete dimostrato il valore dell'amicizia. E che io, ora, devo dimostrare di meritarmela. Ha aggiunto che avete pagato il mio debito, debito che era solo mio, causato dalla mia incapacità di tenere ferme le mani.” “Cazzate!” Urlò Tonino, alzandosi in piedi. “Tutte cazzate! Tu ci avevi salvato le chiappe, Maremmano, ficcatelo bene in quella tua zucca dura! Al campo, ti sei battuto per noi, non per te. Tu non c'entravi, quei tre coglioni ti avrebbero lasciato in pace, visto che neanche ti conoscevano. A noi, invece, avrebbero sicuramente fatto il culo, se non ci fossi stato tu ad impedirlo, naturalmente. Te lo ridico: sei stato un grande! Il debito quindi era nostro. Tu hai dato l'anticipo e noi ti abbiamo risarcito. Tutto qui. Liscio come l'olio.” “Mi dispiace dovertelo dire, amico mio, ma anche tuo padre si è dimostrato un po’ stronzo. Certo, non come quello di Bomba, ma un pochino lo è!” Disse il Tasso, appoggiando una mano sulla spalla di Pietro e guardando in faccia Bomba, da quel provocatore che era. “Mio padre non è uno stronzo!” Protestò quest'ultimo, ma con poca convinzione. “Eccome se lo è!” Rincarò la dose, Schizzo. “Perché il tuo, invece, com'è?” “Uguale! Anche il mio. Ma meno del tuo. E meno pure di quello del Tasso.” “Brutto quattrocchi bifolone! Che c'entra adesso mio padre?” “Comunque, in parte, ha ragione.” Riprese il Maremmano, alzando il tono della voce per ristabilire la calma. “E’ vero che mi viene subito da alzare le mani. L'ho fatto anche con voi, la prima volta che ci siamo incontrati.” “Quella volta, però, hai sbagliato!” Si affrettò a dire il Tasso, memore anche della figura di merda che aveva fatto.“ "Vero, avresti dovuto dargliene di più!” intervenni, infervorato, e. di seguito, rivolto al Tasso;“ Certo che quando c'è da dire stronzate, non ti fai pregare!” “Perché? Cosa ho detto?” “Te lo sei scordato come sono andate le cose? Abbiamo iniziato noi. Siamo stati noi a lanciare le pietre contro le sue mucche.” “Veramente tu non l'hai fatto.” Disse il Maremmano. “Ma non ho neanche impedito che lo facessero loro! Che cambia? La cosa non mi piaceva, ma me ne sono rimasto zitto e fermo. Pure al campo sono rimasto zitto e fermo. Ho avuto paura. Ho paura di quelli più grandi. Non volevo prenderle, ero sicuro che te le avrebbero date e non volevo farti compagnia. Ti ho lasciato solo. Ora mi dispiace. Sono stato un fifone!” Finalmente mi ero tolto quel peso dallo stomaco. “Non prendertela Pietro, sei stato saggio, come direbbe il mio vecchio.” Mi consolò. “ Il macello l'ho fatto io. Ho fatto tutto da solo. Non so cosa mi sia preso. Non so cosa mi prende tutte le volte che vedo qualcosa che, secondo me, non è giusta. Non riesco a trattenermi, poi, quando passa, quasi mi faccio paura da solo. Certe cose proprio non riesco a buttarle giù. Se vedo uno grande che picchia uno più piccolo, o tanti che se la prendono con uno solo, o con gli animali, mi succede qualcosa. Qualcosa di strano…” “Cosa?” Domandammo in coro. Ci guardò e sorrise: “Non è che, per caso, avete una caramella? Mi si è seccata la gola a forza di parlare.” “Piantala con le sciocchezze, finocchio di un Maremmano! finisci di raccontare! Quando avrai finito, te ne compro un pacchetto di caramelle, tanto i soldi me li ha dati quel cogl… quel sant’uomo di tuo padre!” Aveva fatto marcia indietro in tempo. l'ho già detto: il Tasso temeva il Maremmano e aveva paura a spingersi oltre. “Non c'è nulla da raccontare. Ve l'ho detto: non so cosa mi succeda. E come se qualcun altro entrasse dentro al mio corpo e prendesse in mano il controllo. Qualcuno che non ha paura di niente e di nessuno. Io divento un semplice spettatore. Vedo tutto, sento tutto, ma non posso farci niente. Ve l'ho detto: è strano.” “Cazzo se è strano! E’ la cosa più strana che abbia mai sentito!” Esclamò Bomba, sgranando gli occhi. “Invece non è strano affatto!” Lo contraddisse Tonino, che, naturalmente, catturò tutta la nostra attenzione. Come non era strano? Era stranissimo! “Che avete da guardarmi con quelle facce da idioti?” Proseguì, “Voi, a messa, non ci venite mai, altrimenti avreste già capito!” “Ma che cazzo vai dicendo, Toni’? Che c'entra ora la messa?” Ero sorpreso. “Già, che cazzo c'entra la messa?” Fece eco Sergetto. “Toninuccio bello sta per spararne una delle sue!” Lo prese in giro Bomba. Tonino non si curò di noi e con l'espressione che, credo, abbia avuto Colombo, quando scoprì l'uovo di Colombo, disse: Il Maremmano è posseduto! E’ posseduto dal demonio in persona! Questo spiega tutto!“ Ci aveva fulminati. Restammo per un po’ senza parole, poi partì una di quelle risate corali capaci di coprire pure il rumore delle bombe. Tonino stesso rimase contagiato e si unì al coro. Quando le acque si calmarono, Schizzo richiamò insistentemente la nostra attenzione. Era perplesso, evidente che qualcosa non gli quadrava. "Che ti prende, nasone? Anche tu sei posseduto dal demonio?” Lo stuzzicò, Tonino. “Col cazzo! E neanche il Maremmano lo è! Andrai pure a messa come un bacchettone, ma, di quello che dice il prete, non hai capito una sega!” “Hai capito tu, allora!” “Certo che ho capito! Pensateci bene: come fa ad essere posseduto dal demonio? Non è che se ne va in giro ad ammazzare, arrostire bambini, bruciare le chiese, no. Lui difende le sue mucche, noi poveracci da quelli più grandi, insomma: difende chi non si difende da solo, i deboli!” “E allora? Che vuoi dire? non ti capisco, Schizzo. Dici che non è posseduto?” “No! Cio��, si! Certo che è posseduto. Ma non dal demonio, da Dio!” “Si, adesso Dio si mette a possedere le persone!” gli rise in faccia Tonino. “Dio è Dio” E fa quel che cazzo gli pare e piace! Non solo possiede le persone, se ne ha voglia, ma, se gli girano, possiede anche il Diavolo!“ Concluse Schizzo, soddisfatto.
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sofabsocharlotte · 5 years ago
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« Charlotte! » La richiama a sé. « Vieni qui, dai. » Uno sguardo davanti a sé, il movimento della testa. « Fai spazio a Charlotte. » E questo sì che non è bello. « Lo sai che sono molto delusa da te, vero? » Le labbra che si arricciano in una espressione alquanto dispiaciuta. « Non si fanno queste cose fra amiche. Non è così, Xaxa? » E il capo che si volta di lato, cercando la complicità del bff. « Invece di guardare il mio ragazzo... » La mano destra che cercherebbe di portarsi verso il viso dell`amico, a prenderlo con indice e pollice, dal mento, come a volerlo farlo vedere meglio dall`altra. « Lui è carino, no? » E finalmente ritornerebbe a guardarla. « Tu che ne pensi di Charlotte, Xavier? » Una pausa. « Si è fatta pure un bel cu*etto. »
« Cosa non hai capito di: fai spazio a Charlotte? » Aka alzati adesso è la tua ultima chance. « Non si fanno assolutamente. » pappagallo mode on. « E non puoi deludere la mia migliore amica, lo sai? » Come se fosse effettivamente vietato deludere Octavia Milles, a maggior ragione se questa è la sua migliore amica. « Carino, dici tu? » Solo carino, Octavia? « Si è fatta un bel cu*etto, ma non è ancora nella top ten di Hogwarts. » e quale sarebbe la top ten. « Sicuramente c’è vicina. » e le fa – a Charlotte – persino un occhiolino che sa di incoraggiamento. Ci sei vicina. Te l’ha appena detto. « Penso sia carina. Niente male. » Piccola, sicuro. Comunque non importa. « Che dici, Charlotte, mh? » Mh?
« Ecco, fammi spazio. » rincarando la dose, una volta che arriva e che si mette seduta proprio di fronte a lei. « Lo so, mi dispiace tanto! Ti giurissimo su.. su tutte le mie fatine » e ne ha tante « che è successo per sbaglio. » ed aggiunge « E infatti, cioè le amiche non fanno così, lo so! Infatti io cioè non l’ho fatto apposta, davvero-davvero! » insomma ecco. « Cos.. cosa dico? » che dice?
« Secondo me Charlotte diventerà una delle ragazze più favolose di tutta Hogwarts. » Ruffiana come pochi. « Però magari potrebbe rimanere senza la mia amicizia, se non fa qualcosa per riparare a questo errore. » Un grosso errore, grossissimo, a quanto pare. E assottiglia le palpebre, per guardarla meglio. Ci sta pensando. « Ti impegnerai per Xavier, sì? » Sondiamo un po` gli stati d`animo della secondina. Ma subito dopo. « CE L`HO! » Così ad alta voce, voltandosi per un attimo verso il bff, a cui lancia un sorrisetto niente male, prima di ritornare su Charlotte. « Se ci tieni alla mia amicizia, per ripagarmi dell`errore, devi salire sulla panca, e gridare che Xavier è il più bello di tutta la scuola. » Le braccia che si incrociano al petto. « Così anche Helios non pensa più che a lui piaci. » Perché, lo pensa? « Xavier ti ripagherà con un bacio. Vero Xaxa? » Forse questa parte non era proprio concordata, ops.
« Ne sono convinto. Dopotutto è stata smistata tra i Serpeverde anche per questo. » per la bellezza dici? « Pensavo fosse già rimasta senza la tua amicizia ormai… » una piccola pausa riflessiva « dovresti recuperarla, Charlotte. » la sua amicizia. « Dopotutto come vedi, per me è fondamentale. » facendo spallucce. « Dovresti stare più attenta a quello che fai. » [...]  « Vero Charlotte. » vero. Ha detto vero. « Ti ripagherò con un bacio. » che membro virile.
eeh.. u-un.. eeh-io… che?? » suoni senza senso dalle labbra schiuse, con lo sguardo che si alterna dall’uno all’altra. « EHI, VOI OSCENI! » tutti quanti voi « LO SAPETE CHI IL PIU’.. IL PIU’ BELLO DI TUTTA HOGWARTS? » chi sarà mai!? « È XAVIER! » ecco. « EE.. E BASTA, ECCO. » buona cena a tutti, intanto può tornare quanto meno seduta sulla panca ma dopo averci messo un fazzoletto di stoffa nel punto in cui ci ha messo i piedi perché è una signorina pulita, favolosa e soprattutto schizzinosa. « SperocheHeliosabbiacapito. »
Riflettori su Xaxa e l’ipotetica lista di scommesse che prosegue. Si avvicina alla secondina e cerca di facilitare il tutto poggiandole la mano sotto il mento. « Non mi finire in infermeria. » per uno svenimento in atto. Sarà abbastanza veloce nell’avvicinarsi a lei, sfuggendo in direzione delle sue labbra per darle un bacetto – solo un bacetto – a stampo. Una cosa che potrebbe essere sin troppo innocente e rapida. Gli occhi aperti nemmeno tentano le palpebre di abbassarsi. Rapido così come lo sarà l’allontanamento del viso – qualora questo sia stato permesso – per avere una panoramica migliore sulla tredicenne. Te lo sei guadagnata, in caso.
Prima che il quartino le si avvicini per darle quel bacetto adorabile, la serpeverde sbatacchia le palpebre e si fissa su Xavier in un’apnea che potrebbe ammazzarla davvero. Poi quell’innocente bacino che la porta a sentire in un attimo fugace che per lei è durato nell’eterno infinito le labbra altrui. E appena si allontana si porta le mani sulle guance guardando non Xavier e nemmeno Octavia: dentro di sé il miglior spettacolo pirotecnico della storia. « … » Avete rotto Charlotte, bimbi.
« Così siamo pari. »
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ribbit-darthvalz · 4 years ago
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Polvere viola
“Mi chiedo come sia sopravvissuta... è sicuramente una strega... non ho altre spiegazioni altrimenti.” “...aiutami, mettiamola sul tavolo” Una folata d’aria gelida, mi trapassò da fianco a fianco, sentii mani calde sollevarmi, con una rigidità e una cura quasi religiose. Poi il legno del tavolo, mi bruciava, delle parti di me bruciavano con un intensità tale da farmi gridare. Anche gridare era doloroso, sentivo le corde vocali stridere, come se le stessi portando allo stremo, c’era come della ruggine nella mia gola. Un sapore disgustoso e terribile mi raggiunse la lingua, era sangue, ed era lì da un po’, come se non avessi respirato o deglutito. Il fuoco tornò a riempirmi i pensieri, sentivo le fiamme avvolgermi la gamba e forse anche il braccio destro, forse era la schiena. Aprire gli occhi mi costò altre urla, poiché la poca luce che c’era, mi fece aggrottare la fronte e percepii delle cicatrici, o forse croste, sul viso che venne tirato di conseguenza. Ma niente era come il fuoco che sentivo sul corpo.  Potevo vedere benissimo il cielo, era notte, le stelle iniziavano a comparire sopra di me, non feci troppo caso alla neve sulle cime degli alberi, o attorno a quelli che erano i resti di un camino e le assi di legno che una volta componevano le pareti della casa. Era buio, freddo, ma bellissimo, quando realizzai che poteva essere inverno, mi forzai di non sentire il fuoco che mi avvolgeva. Di fatto poco dopo sparì. 
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“Ci dispiace signorina, non abbiamo potuto fare niente...” La voce di prima mi sorprese, ma non riuscivo a muovere il collo, una forte fitta alla schiena me lo impediva, ora sentivo quel maledetto braccio destro, pesante, stanco, non morto, ma nemmeno felice di muoversi, e il collo con lui.
 “Oh dio, scusa... ecco sono qui. Non puoi vedermi se sto di qua...”
Sentii dei passi prima dietro, cioè all’altezza della mia testa, poi al fianco e in fine un’ombra sovrastò il viso, senza però coprire il cielo. Era un ragazzo dalla faccia simpatica, sembrava il tipico eroe puro e un po’ ingenuo. Faccia da brava persona, naso di una certa importanza, barba media e curata, i capelli corti ma non troppo da essere radi. Evidentemente lo stavo guardando con troppa insistenza, tanto che sgranò gli occhi esclamando “Ti prego, sta calma, non siamo qui per farti del male... giuro”
“Se avessi voluto farmi del male, adesso ...” Mi bloccai a metà, la mia voce era diversa, la cosa mi fece raggelare. Vidi esitazione nel suo volto, scrutò una parte della casa che era fuori dal mio campo visivo, era in difficoltà, provai pena per lui. Ero così stanca da non riuscirmi a preoccupare per me stessa. Provai a richiamare la sua attenzione muovendo una mano nella sua direzione, afferrargli il giaccone di pelliccia era l’intento, nella realtà si accorse di me perché iniziai a soffrire come un cane. Inspirò profondamente. Mi guardò, provai ancora dispiacere per lui, chissà chi era e che incontro crudele doveva essere stato questo.  “... Siamo a fine Novembre. Ti abbiamo trovata questo pomeriggio, non sappiamo da quanto tempo tu sia qui, come vedi ha nevicato e questa baracca è andata distrutta dopo solo Dio sa cosa.” Si fece un po’ più indietro, si spostò appoggiandosi al tavolo, in modo che potessi vederlo bene. 
“Sono quello che chiameresti babbano o no-mag, non magico. Però mi occupo di occulto, sai chi vive su questi monti è molto abituato ad avere a che fare con cose strane... pensiamo che tu sia entrata in contatto con quello che molti chiamano baubau, o uomo nero, insomma hai sicuramente sentito parlare di questa leggenda.”  Ci fu una sferzata d’aria gelida, socchiuse gli occhi infastidito, io rimasi muta ed immobile. La porta, o qualcosa fatto di legno, sbatté lontano da entrambi, successivamente sentii dei passi, più pesanti e affrettati.  “Ah... finalmente sei tornato... bravo accendi il fuoco, ne abbiamo bisogno” “... e lei... è sveglia? dovrebbe esserlo dai, ho fatto tutto quello che ho potuto per ...insomma scongelarla... o qualsiasi cosa abbia fatto a se stessa” 
La voce del secondo uomo aveva un accento molto diverso da quello vicino a me. Mentre parlava, lo sentivo fuori campo che spezzava legna e l’accatastava non poco lontano da dov’eravamo. 
“Sì Sandro, è sveglia... però le stavo raccontando una cosa un po’ seria. Tu finisci con il fuoco e io col racconto...” La stizza del ragazzo mi fece divertire. Colui che rispondeva al nome di Sandro, rispose facendo una serie di rumori infantili, tipo “gne gne” 
“Scu-scusami... volevo essere serio e darti una risposta credibile, che ti lasciasse tranquilla, mi dispiace.” si sfregò le mani per scaldarsi. Solo allora notai che le sue labbra si erano inscurite e tremava tantissimo “Mi ricollego a quello che ha detto il mio collega... ti abbiamo trovata in questa catapecchia ed era come se il tuo corpo si fosse congelato, o boh, fatto sta che il cuore non era fermo fermo, era solo... lento... credo”  Guardò verso il compare e una luce gialla e calda gli illuminò il viso. Sentii un leggero caldo pure io, quasi impercettibile.  “Penso che tu lo sappia, in Italia la magia è cosa più comune di quanto non si dica. Ci sono tipi di magie, attività magiche... sì, diciamo così... che possono essere tramandate o imparate. Sandro ha provato a scongelarti o insomma... farti tornarne qui, con le tecniche che ha imparato dalla sua famiglia. Ha usato una pozione, diciamo...”  Una mezza risata si levò dal centro della stanza.  “... da quando le pozioni si danno nel costato tipo pulp fiction ... “ La cosa mi sorprese, ma evidentemente non sapevano come darmi quella roba che mi aveva riportata vigile.  “Eh sì insomma... fatto sta che hai tantissime ferite ed evidentemente sei rimasta in quello stato per diverso tempo, te ne sarai accorta dallo sforzo che hai fatto nel provare a parlare o anche solo urlando. Sfortunatamente sei finita in un postaccio, non so dove stessi andando... anzi, temo di saperlo, ma penso anche che tu non abbia vissuto niente di reale negli ultimi mesi... almeno le poche cose che ricordi, non credo siano vere...”  “Ma scusa, falle vedere il volantino che ho trovato, no!?”  Il ragazzo si illuminò e un po’ parve confuso, rovistò in una delle tasche interne del giaccone e mi mostrò una pergamena di scomparsa.  “Già... è del tuo mondo.” vedere la mia foto dell’ultimo anno di scuola, che si muoveva, ad un palmo da me, mentre io nemmeno riuscivo a parlare, mi fece lacrimare silenziosamente. 
“è di questa estate... il ministero ha contattato ehm.. beh, siamo tipo dei ranger, cioè definirci maghi sarebbe troppo... insomma ha contattato noi esperti del luogo e di queste creature, poco dopo la tua scomparsa...” 
“La parola giusta sarebbe, coglioni che non si fanno i cazzi propri e vanno a rovinare la festa a casa del Baubau... ma meglio di no, qui sono superstiziosi nel pronunciare quel nome” Sandro si intromise e sentii la sua voce farsi più vicina, per poi fermarsi al lato opposto del tavolo. Prese l’unica sedia che c’era e si sedette come se niente fosse.
“Quindi... è iniziato dopo il diploma... mi ha presa prima che iniziassi...” provai a dire due parole, la gola raschiava meno e forse il mio corpo bruciava meno, il braccio mi pesava così tanto che non riuscii a concentrarmi a dovere.
“Il tirocinio, iniziassi il tirocinio, già. Le ricerche sono partite dal ministero, poi si sono spostate nella sezione del nord, questa qua, dove saresti dovuta arrivare tu. Veniamo da quelle zone, la comunità magica e non magica vivono a stretto contatto, c’era un gran vociare sulla sconfitta di quel mago cattivo e sull’arrivo di qualcuno dell’accademia di magia. Una sparizione così, per una persona tanto attesa, ha fatto pensare al peggio subito...” Il ragazzo mi parve più rilassato, sicuramente meno infreddolito. 
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Sandro si intromise, aveva un tono tranquillo ma sicuro non andava preso alla leggera. “Poi non ti abbiamo trovata subito, perché il bau-bau è un gran burlone e nasconde tutto a tutti. Un po’ brutto come primo incontro con un criptide. Ogni cosa può essere piegata alla sua volontà e le leggi della magia moderna, non funzionano con lui. Ti spiego, per contrastarlo, anche solo in cose minori, come piccole manipolazioni della realtà, siamo dovuti ricorrere ai libri di sua nonna...” La risata stavolta non venne da Sandro “non mi ci far pensare... una volta i rituali, anche solo i sigilli, venivano tramandati in modo segreto. Ho dovuto leggere appunti su appunti su come fare la polenta, e tutti i tipi di polenta esistenti all’epoca, per estrapolare qualche informazione sui sigilli di protezione e su come una volta si riparavano da questa minaccia...” Il suo viso tornò a farsi scuro. “Certo Vale, abbiamo avvertito i soccorsi e presto una squadra del ministero sarà qui...mi dispiace se provi tanta paura... lo so”
Sandro batté una mano sul tavolo “Non la toccare! ah-ha! Sai che non puoi usare i poteri su di lei, non sappiamo se una traccia del nostro amicone è ancora dentro di lei... potrebbe farti sentire o vedere cose che non sono mai esistite...” Si sporse e lo vidi in viso per la prima volta, una facciotta rotonda, allegra e resa ancor più gioviale dalle guance rese rosse dal freddo, ma le sopracciglia erano aggrottate in un’espressione di preoccupazione e disappunto.  “Tu non le hai pensate quelle cose, vero. Non gli hai chiesto...” “No. Non so di cosa parla...” Dissi con un filo di voce.  Sandro continuò a parlarmi, lanciò uno sguardo al suo compare e in tono consolatorio disse “Vedi, il nostro caro amico Furio è nato con un potere a metà tra il tuo mondo e quello babbano. Peccato che il buon cuore lo renda terribilmente stupido!” Tuonò, più in senso amichevole, quasi per tirarlo su di morale stuzzicandolo che per rimproverarlo. “Può leggere nella mente delle persone e vedere i loro ricordi, ma solo se le tocca. Oltre a ciò riesce a percepire la paura delle creature, come dire, piccole... indifese, insomma tipo te ora”.
Furio rimase distante, guardava il fuoco, probabilmente. “Già. Io sono di queste zone. Non sai quante volte, da piccolo, sentivo cose che non potevo comprendere, bambini portati via da quel mostro terribile, sentivo la loro paura, anche se vivevo in città e non in questa foresta. La paura dei bambini per l’uomo nero... speravo di non sentirla più...” “Quindi, brutto cretino, sai anche che rischi corri se entri in contatto con una persona come lei, che le ha resistito.” ci fu una pausa “E tu non solo gli hai resistito... chissà come, hai trovato il suo libro. Sei l’unica che torna indietro con questo” Mi mise davanti agli occhi una sorta di giornalino pieno di macchie d’inchiostro. “Il libro dei cuori perduti, o dei cuori neri. Si dice che sia il mezzo con cui il Baubau si metta in contatto con le vittime, però poi sparisce con loro. Questo fatto è singolare, sicuramente aiuterà quelli del ministero a fare luce sulla faccenda...” “Ma puoi tenerlo... così...” Chiesi, un po’ sorpresa dalla semplicità con cui lo teneva in mano.  Solo allora mi accorsi che le sue mani erano completamente segnate di viola, c’erano dei disegni su ogni falange, sul dorso della mano e anche sui palmi. Evidentemente Furio notò la mia faccia incuriosita e sollevò un braccio, tirando su la manica della pelliccia.
 “Prima di entrare in questa foresta, ci siamo dovuti far segnare questi dalle vecchiette dell’ultimo villaggio vicino, quello mezzo magico. Usando le informazioni dei libri di mia nonna e la loro conoscenza. E come noi, anche le altre squadre di maghi, altrimenti saremo finiti tutti come te” Il suo braccio era pieno di rune a me sconosciute ed altri simboli intricati. 
“Poi io ne ho molti meno perché non ci credo a questo mostro farlocco, ah-ha. Che si palesi come fece l’uomofalena, quello sì che è un signore...” C’era una nota di fierezza nella voce di Sandro, ma anche tanta voglia di smorzare gli animi. Mi strappò una sincera risata “...l’uomo falena... il mio preferito..”  sussurrai esausta ma molto più presente a me stessa. Ormai quei due mi avevano incuriosita abbastanza da farmi sentire un po’ più al sicuro, quindi dentro di me si accesero altre necessità, necessità da persona viva e cosciente, dopo tanti mesi. Feci uno sforzo enorme ma con uno scatto che sembrò più uno spasmo, sfiorai una delle dita di Furio.  “Devo sapere... scusa” Sentii la mia energia rinvigorirsi, come un fiume che torna a sgorgare. Non era giusto intrufolarsi nella mente di una persona che aveva poca dimestichezza coi propri poteri, anche meno potente di me, dato che babbana, però parlare mi stancava davvero tanto, volevo sapere tutto sul Baubau. Appena lo toccai, sentii che la mia energia veniva come strappata, afferrata di forza da qualcos’altro, era la sua mente affamata di ricordi.
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Ero così arrabbiata... mi accorsi che ero arrabbiata, solo quando mi vidi riflessa nei pensieri di Furio.  Quella creatura teneva sotto scacco la foresta da secoli, c’era una zona nera, come il triangolo delle bermuda, in cui tutto svaniva, niente poteva giungervi e fare ritorno, la magia per spostarsi non funzionava, anche alcune bacchette davano problemi. Vidi un mare di alberi neri, diventare rossi sotto la luce del tramonto, poi fogli, inchiostro, un bambino che gioca nel giardino di una vecchia casa. Un’anziana lo tiene d’occhio mentre stende il bucato. Era tutto silenzioso e avvolto da un’aura stranamente pacifica. Non si muoveva una foglia, in quel pomeriggio, ma niente faceva pensare che fosse normale.
Una lunga ombra serpeggia sul prato ma il bambino non se ne accorge. Un fuoco altissimo, di colpo, con lingue blu e viola, si alzano dal prato a due passi dall’ombra che sta per schizzare fuori dall’erba, sta per farsi viva, ma non ci riesce.  “Tornerò a prenderlo... o lo farà la foresta per me...” Ulula la bestia, sgusciata fuori dalla sua tetra dimora, sfruttando l’ombra degli alberi, la giornata che va a morire. Una donna, rossa come il sole che la illumina, tiene stretto il bambino. “Vorrà dire che ogni cosa brucerà”  Anche l’anziana accorre e la donna gli porge il bambino che viene subito riportato in casa. Intravedo della polvere viola sulle imposte della vecchia casa, poi tutto diventa velocissimo e non posso controllarlo, posso solo guardare e stare in silenzio, aspettare il momento in cui vorrà mostrarmi qualcosa di rilevante, ancora.  Scatoloni, polvere, fogli, inchiostro, tanto inchiostro, giocattoli, sorrisi, una città, alberi che diventano palazzi, cielo azzurro e spensierato che diventa grigio e plumbeo. Tanti ragazzini, tanta solitudine, verifiche, errori, altre risate. Un viaggio, una ragazza, un anello. Poi nuovamente tanti alberi, il fumo di una casa di legno, un camino, della tecnologia babbana, tante persone allegre, diverse tra loro, ma sembrano stare bene insieme. Un villaggio pacifico e pieno di maghi, di colpo fogli, altri fogli, inchiostro. La mia foto. Il buio del bosco, quel prato dove l’ombra apparve, la veranda della nonna, ormai vuota. Polvere viola, sigilli, fuoco.  Un’auto, la mia auto, viene ripescata da un lago ormai ghiacciato. E’ mezza fuori, come nei film thriller. Il cuore quasi mi si ferma. Camminano nella foresta, tutto è estremamente pesante, fa freddo, sembra che il sole non sorga mai. Trovano la mia bacchetta vicino ad una roccia piatta, ha sopra dei simboli che non ho mai visto, che ci fa lì... non ci sono mai stata. La marcia continua, il sole sorge ma per pochissimo. Qualcosa li attacca, piccoli esserini neri, come gatti estremamente magri e spigolosi. Sandro gli tira contro delle ampolle, uno salta sul suo braccio ma appena tocca i sigilli, si polverizza.  Una scossa percorre Furio e la sento pure io, che sensazione terribile, come se qualcosa ti tirasse dai piedi e ti trascinasse sul fondo di un lago ghiacciato, come svegliarsi nel cuore della notte e vedere qualcuno sul proprio letto per poi scoprire che è solo un cumulo di vestiti da lavare.  Dopo poco il mio corpo. Mi viene da vomitare. “Smettetela adesso o vi taglio le mani!” Un clap mi riporta alla realtà, Sandro ha tirato uno schiaffo all’amico per interrompere il nostro collegamento, io vengo sbalzata fuori come se lo avesse tirato pure a me. 
“Signorina ce l’ho anche con te... non ti posso prendere a schiaffi solo perché sei a tanto così dalla morte”  Furio intanto scuote il capo e si lamenta “Potevi anche allontanarmi di peso, non importano gli schiaffi ora...”
“Ho come l’impressione che non sarebbe bastato, e poi te lo meriti, così impari a trascinare gli altri dentro di te... ti avevo detto di non farlo, o sbaglio!?”  Sandro è molto stizzito ma si capisce che la sua è sincera preoccupazione da amico più che altro. 
“Volevo solo che vedesse... è entrata e non..” mi lanciò un occhiata stanca e un po’ dispiaciuta “Non ho potuto fare a meno di usare la sua energia, i suoi poteri, per, per... non lo so” rimase distante da me, quasi a scusarsi.
“Visto!? Non sappiamo nemmeno come funzionano i tuoi poteri, almeno non fino in fondo. Poteva succedere qualsiasi cosa... vieni qui tu! Sta ferma mi raccomando!” Mentre Sandro rimproverava Furio, lo sentii mettermi un braccio su entrambe le cosce, per tenerle immobili. Estrasse qualcosa da una borsa che prima non avevo notato, simile a quelle vecchie di pelle, quelle dei dottori per intenderci. Subito dopo ci fu uno sparo. Urlai, o meglio, aprii la bocca cercando di far uscire un suono, ma non uscì niente poiché contrariamente a quanto mi aspettavo, non sentii alcun dolore.  “Smetterò di entrare nella testa delle persone o insomma, usare questi poteri a caso, quando TU smetterai di sparare le tue pozioni sulla gente SENZA AVVERTIRE!”  Sandro rise di gusto, con in mano quella che era una pistola ma che ai miei occhi stanchi sembrava boh, un paio di grosse forbici da dottore, o una cosa del genere. All’affermazione di Furio mi feci un po’ più preoccupata, sentii la tensione ma anche l’adrenalina che circolavano in ogni parte del mio corpo, percepivo il freddo pungente e la faccia non mi faceva così male, quel colpo mi aveva fatto sicuramente bene, la mia gamba non andava più a fuoco.
“Bene mia cara, ora non sentirai alcun dolore, per le prossime ore. Però non significa che tu sia guarita, ma almeno potrai riposare... ora ti do questo che dovrebbe aiutarti con la gola, poi penso a ripulirti le bende e ti sistemo un po’ per farti trasportare al meglio dai tuoi amici.” Prese una vecchia coperta e me la mise sotto la testa, riuscivo finalmente a vedermi i piedi senza nessuno sforzo, avrei preferito non vederli, ma almeno in quella posizione mi era più facile parlare con loro due e prendere la pozione, che sembrava più uno sciroppo per la tosse mescolato con la vodka, che mi passò Sandro poco dopo.  La gamba che sentivo in fiamme, aveva ogni ragione per esserlo. Riuscivo a vedere quello che penso fosse la mia rotula, mentre attorno la carne era rossa e viva come non mai, però Sandro riusciva a sdrammatizzare abbastanza mentre mi cambiava quella porzione di bende. Ero scalza, mi avevano trovata coi vestiti strappati e induriti da un mix di sangue e neve. Quando mi avevano messa sul tavolo, prima ero stata fasciata e cosparsa di unguenti, rimedi insomma, pseudo magici, poi avvolta in una sorta di lenzuolo con sopra una coperta termica. Le mie cose erano state ritrovate nella mia borsa, a pochi metri dal mio corpo. Anche se era territorio del Baubau, quei due erano così tranquilli, affiatati tra loro, e propensi a stuzzicarsi e prendersi in giro, che la mancanza di un soffitto per quella baracca nella foresta, era poca cosa. Sprigionavano calore familiare, accoglienza, sicurezza.  “E così il tuo ex ragazzo era un vampiro... che storia... non ero sicuro esistessero. Dev’essere stato terribile...” Mentre mi cambiava le bende, Sandro chiese a Furio di disegnarmi sulle braccia gli stessi simboli che avevano pure loro, quindi per tenermi sveglia iniziò a chiedermi cose sul mio vissuto. Il suo sciroppo magico alla vodka, dopo una prima fiammata alle corde vocali, sembrò ripulirle dal tempo e dal sangue in un istante. Quindi attaccai subito con la mia instancabile parlantina, un po’ per rimanere presente a me stessa, un po’ per esorcizzare le cose che mi aveva fatto vedere quella bestia. 
“Mh, pure della peggior specie. Non posso nemmeno impalarlo” sbuffai “Sapete, nel mondo magico i vampiri sono accettati, tanti si sanno contenere, ma tanti altri ancora sfruttano gli umani... come fossimo inferiori”
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“Il mondo è molto più complicato di come lo descrivono nei libri per ragazzi, eh vabbè” Sandro fece spallucce riferendosi alla famosissima serie di libri, che per tanti babbani sono pura fantasia. Sistemate le mie bende, rimise le sue cose nella borsa e si spostò verso il fuoco, ormai ero sicura fosse alle mie spalle, vedevo la sua luce proiettata in ciò che rimaneva del muro di legno, davanti a me. Furio stava ancora disegnando rune, così assorto che non parlava già da un po’. “Quindi, tua madre è una strega...” sussurrai, pensando alla donna coi capelli rossi, le fiamme blu e viola, su quel prato nei suoi ricordi.
 Alzò lo sguardo dal mio gomito e mi guardò come se non avesse capito bene ciò che avevo detto.  “Penso di sì...” sospirò e si guardò attorno un po’ incerto. “Non lo so, sono cresciuto in città, non ricordo bene come fosse qui quando ero piccolo... scusami, ho cercato di fartelo vedere per... non so, forse speravo che avresti potuto dirmelo tu.”  Erano passate ore, il cielo era più sereno, e mentre mi parlava pieno di incertezze, iniziammo a sentire rumori strani, come di pentole che vengono sbattute. Più si avvicinavano più suonavano familiari.  “Schiantesimi?!” borbottai, aggrottando la fronte, che iniziò a pizzicarmi per il freddo. “Beh la fuori è pieno di quei cosini scemi, qua non possono entrare, tranquilla, ma se i tuoi amici sanno come farli saltare in aria... beh, non mi metto a piangere, anzi”.  La risposta sarcastica di Sandro, mi distrasse completamente dalla conversazione che stavo avendo, e sentii il calore della salvezza, credo, invadermi il cuore. Più si avvicinavano, più gli incantesimi volavano, ma entrambi i miei compari, erano tranquilli e continuavano con le loro cose. Erano così vicini che vedevo i fasci verdi, azzurri e rossi, riflessi nelle finestre.  Sospirai profondamente. “E’ arrivata la cavalleria...” Furio accennò una risata.  “Coi fuochi d’artificio. In grande stile” Risposi sinceramente divertita, mi sentivo così piena di speranza, che quel duro tavolo di legno, divenne comodo come il letto di casa mia. Ero rilassata, dopo mesi e giorni passati al freddo, rattrappita dalla paura e dalla neve. Che splendida sensazione. 
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olstansoul · 4 years ago
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Sacrifice, Chapter 9
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Quindi quello che hai perso è solo uno dei millemila libri che hai letto?"
"Beh si...non è come un grande classico, tipo il ritratto di Dorian Gray, ma si può considerare come un vero e proprio bestseller"
"Sento puzza della professoressa Potts"disse lui e lei rise.
"Guarda che non è colpa sua, da quando sono piccola leggo molto. Ho iniziato con le avventure dei Dei Norreni, Thor, Odino e quella roba cosi e poi man mano sono passata ai grandi classici...non sono mica mio fratello"
"Lui è più grande?"
"No, è più piccolo ed è completamente immerso con la testa nei videogiochi"
Erano passati solo venti minuti da quando la campanella di fine lezioni era suonata e tutti gli studenti erano usciti per poter tornare a casa. Wanda e James stavano percorrendo insieme il percorso per tornare a casa e stavano ammazzando il tempo conoscendosi di più, cosa che lei stava apprezzando. Era la sua occasione per conoscerlo meglio.
"Come ti capisco, anche se la mia non è immersa completamente con la testa nei videogiochi"
"Hai una sorellina?"chiese lei con un leggero entusiamo.
"Si...e a volte giocare con lei e i suoi mille accessori di Barbie può essere una distrazione"
"Almeno hai il vantaggio che lei ti chiede di giocare con te, se chiedo a mio fratello di giocare mi liquida subito"
"Si, hai ragione, ho il vantaggio che me lo chiede ma dopo mi ritrovo la stanza piena di  vestiti e scarpe rosa. Ed io, purtroppo, sono costretto a riportargliele indietro...vuole che il loro armadio sia perfetto"
"Beata lei, mi ricordo che quando ci giocavo io non avevo la minima idea di dove andavano a finire, le portavo da una parte all'altra della casa e spesso perdevo pezzi durante il tragitto. Poi vedendo che non riuscivo a tenerle perfette, mia madre iniziò a comprarmi quelle di pezza,che ora saranno piene di polvere su quella mensola"
"Una ragazza dai gusti molto semplici"disse lui.
"Si, non sono mai stata una tipa appariscente, suonavo la chitarra ma facevo anche danza però le cose sono cambiate..."
"E cosa è successo?"chiese lui.
E a quella domanda lei rimase interdetta. Non poteva certamente dirgli tutto, ora che si stavano conoscendo e poi cosa sarebbe successo se gliel'avrebbe detto? Ci avrebbe creduto? Sarebbe rimasto scioccato? L'avrebbe aiutata? Che cosa avrebbe pensato di lei? Non sapeva cosa fare, certamente quello che gli stava per dire era solo una piccola barriera che divideva la finzione da quella che era la realtà vera e propria. E cosa sarebbe successo se quella barriera si fosse rotta?
"Beh...quando hai i due pali più importanti della tua vita, ovvero i tuoi genitori, che non si amano più e ovvio che poi, di conseguenza, non riesci più a fare nulla e...ti cadono le braccia, non sai quello che devi fare e ti senti morire"
"Mi dispiace, non volevo procurarti un tuffo doloroso nel passato..."
"Tranquillo, ormai crescendo impari a farci l'abitudine e non riesci neanche più a coglierne la differenza"disse lei facendo un respiro profondo e allargando le braccia ma un mucchio di fogli cadde sul marciapiede.
La stessa scena di questa mattina con Natasha si stava ripetendo, in quello stesso istante però c'era James che non perse un secondo a raccoglierli tutti. Lei provo ad abbassarsi ma il dolore alla schiena la fermò.
"Non ho fatto nessun tipo di sforzo che potesse permettermi di avere un mal di schiena del genere,quindi per favore che ne dici se te ne vai e mi lasci in pace?"chiese lei, nella sua mente, rivolgendosi al suo caro e unico amico tumore.
"Scusami, ero...ero distratta"
"Tranquilla, va tutto bene...credo che ne usufruirò molto spesso"disse lui riferendosi agli schemi lavorati della professoressa di storia che Wanda aveva preparato.
"Vuoi che ti ricambi il favore? Non ti basta pensare di aiutare il signor Lang con chissà quale idea malsana?"
"No, no ma ci studierei volentieri...e poi gli sto dando solo una mano"
"Chissà come...beh, io dovrei essere arrivata"disse lei indicando una casa sulla destra.
"Oh, si...ehm, ci vediamo in giro?"chiese lui e lei annuì.
Iniziarono a prendere due strade diverse, lei verso il portico di casa sua e lui proseguendo dritto verso casa. Ma in quello stesso istante c'era qualcosa che Wanda non aveva ancora fatto. Prima ancora di mettere la chiave nella toppa e girarla, si voltò e vide il castano proseguire il suo cammino e presa da una felicità improvvisa scese di nuovo le scale e si trovò di nuovo sul marciapiede.
"James..."lo chiamò e lui si girò subito percorrendo quella poca distanza che lo divideva da lei.
"Hai ancora bisogno di qualcosa?"
"Oh! Ma che carino!"pensò lei ma subito tornò con i pensieri su quello che gli voleva dire.
"Io...io volevo solo dirti grazie...per questa mattina intendo"disse lei e gli occhi di James si spalancarono.
"Si, lo so forse...non sono una tipa a cui escono facilmente dalla bocca parole di questo tipo ma stavolta è perché lo sento davvero"disse lei abbassando la testa.
"Non c'è di che Wanda...mi sono davvero preoccupato per te"
"Ti ringrazio, sul serio..."disse lei alzando definitivamente lo sguardo dalle scarpe.
"Per quanto riguarda le tue ripetizioni? Ecco non ci siamo visti da giovedì scorso..."
"Oh, beh...questa settimana ho alcuni impegni e non credo che.."
"Potresti darmi il tuo numero di telefono, cosicché puoi informarmi e dirmi quando sei libera..."le propose lui.
Non aspettò risposta da parte della castana che subito James tirò da fuori la tasca destra del suo jeans il suo cellulare.
"Tieni..."
"Beh, se proprio dobbiamo fare le cose per bene..."disse lei iniziando a prendere il suo cellulare nella sua tracolla.
Se li scambiarono ed entrambi segnarono il loro numero sul telefono dell'altro.
"Mi scrivi tu?"
"Si, ti farò sapere io..."
E ognuno prese la sua strada, Wanda salì una seconda volta le scale del portico e infilò le chiavi nella toppa entrando finalmente in casa dove regnava un buon profumo di pasta.
"Ehi...sei tornata, non ti avevo sentito"disse sua madre appena la vide apparire sulla soglia della cucina.
"Non ho bussato, mi sono portata dietro le chiavi"
"Come è andata la giornata? Tutto okay?"
Si sedette e provò a pensarci su. Certo non era iniziata col piede sbagliato, perché se fosse stato così sarebbe stata sicuramente colpa del signor Stark. Ma oltre a quello che era successo durante l'intervallo tutto era andato per il meglio.
"Bene, oserei dire quasi benissimo..."disse lei addentando una fetta di pane messa nel cesto in mezzo alla tavola.
"Addirittura benissimo? Cosa ti succede?"
"Nulla, perché?"
"Sembri felice..."
"Colpa di Barnes"disse lei nella sua testa ma provò a zittire i suoi pensieri.
"Ho solo incontrato una nuova amica"disse lei riferendosi alla bionda Natasha.
"Davvero? E chi sarebbe?"
"Natasha Romanoff, una mia alunna" disse la voce di Clint alle loro spalle ed entrambe si girarono.
"Da come ne parli, sembra davvero una persona carina"
"Lo è..."disse lei sorridendo mentre stava masticando con la bocca chiusa.
"Ho assegnato loro un lavoro sull'età Vittoriana, spero che farete un bel lavoro"
A quella affermazione lei sorrise, non avrebbe mai pensato di trovare una persona come Natasha che dal primo momento si prende cura di te. E questo la rendeva molto felice.
Dall'altra parte della città...
Prese le chiavi per poter aprire la porta, una volta chiusa alle sue spalle notò che dentro casa non c'era nessuno. Si diresse nella cucina, cercando qualcosa da mettere sotto i denti, aprendo il frigo per quasi quattro volte ma nulla faceva al caso suo.
"Grazie mamma che vieni incontro alle mie esigenze di cuoco perfetto"disse lui ad alta voce.
Ma chi lo conosceva, sapeva benissimo che non era per niente un cuoco perfetto. Si arrese e fece il giro della penisola prendendo dalla dispensa la busta di panini del giorno prima. Si fece un panino veloce che mangiò seduto sullo sgabello, sua madre non voleva che le briciole si spargessero per tutta la casa sennò avrebbe dovuto pulire e sarebbe stata solo una fatica in più, oltre alla sua ordinaria fatica da infermiera. Una volta finito si lavò le mani mettendo tutto ciò che aveva usato, al solito posto. Fu quando chiuse il cassetto che si accorse che la porta di casa fu sbattuta e da lontano vide la figura robusta di suo padre.
La stessa persona che non vedeva da giorni, ma stavolta era accompagnato da un'altra persona. Doveva essere una ragazza, poco più bassa di lui, non riusciva a raggiungerlo neanche con le scarpe alte che aveva, con i capelli biondi legati in una coda alta. Si mosse lentamente, posando il canovaccio sulla penisola e uscendo dalla porta che dava sulla cucina. La porta del ufficio di suo padre era socchiusa e vide, dal piccolo spazio rimanente che la ragazza bionda era seduta sulle sue gambe.
Non reagì come se fosse impazzito da un momento all'altro. Piuttosto si allontanò dalla porta e da quella scena con una faccia schifata e con un leggero ghigno ironico sulle sue labbra.
"Me lo sarei dovuto aspettare..."disse lui sottovoce prendendo lo zaino da sopra il divano e salendo le scale.
Aprì la porta di camera sua, la chiuse alle sue spalle e si buttò sul letto dove da lì non si sarebbe alzato fino all'ora di cena.
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hereiam-aloneagain · 4 years ago
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11 Agosto
La verità? La verità è che non so come sto davvero, durante il giorno sembra che vada tutto bene, ma appena sto da sola sento il peso della solitudine. Una solitudine enorme, gigantesca, infinita. Eppure degli amici li ho, non sono abbastanza? Forse sono io che sono ingrata e non so cosa fare della mia vita. La vera domanda è: come mai non riesco più a stare da sola? Cosa è successo? Fino a qualche mese fa stavo benissimo sola, apprezzavo ogni secondo passato con me stessa, adesso più sto da sola più sto male. Giusto la scorsa settimana o poco più, quando Francesco mi ha detto che non sarebbe potuto venire da me, perché il suo amico aveva bisogno di lui, mi è crollato il mondo addosso, senza alcun motivo valido; io volevo che andasse da lui, perché sicuramente aveva molto più bisogno di me, ma allo stesso tempo in quel momento mi sono resa conto di quanto fossi sola e ho pianto tutto quello che era possibile piangere. Ho pianto talmente tanto che dopo aver finito ero letteralmente distrutta. "Distrutta" è una parola pesante da usare, ma giuro che mi sono sentita la persona più debole del mondo. Era da tanto che non mi sentivo così stanca. E così sola.
Io ci provo a dare un senso alla mia vita, ma davvero non riesco. Che senso ha vivere se è sempre tutto uguale? Sempre le stesse giornate e quando succede qualcosa è sempre qualcosa di negativo. L'unico scopo della mia vita ormai è aspettare che accada qualcosa di nuovo che interrompa la mia routine. Io cerco di dare un senso alla mia vita come se non avessi delle ragioni per viverla, quando invece ne ho e la più importante sono io. Mi faccio altamente schifo, però mi voglio un mondo di bene. Poi ogni persona a cui tengo, ognuna di loro dà un minimo di senso a tutto questo ed è una ragione per cui io sono ancora qua senza essere impazzita. Pensare che c'è gente che di queste persone non ne ha neanche una. Allora perché mi sento così sola?
Mi sto dilungando troppo, il vero motivo per cui sto scrivendo ora, 11 Agosto 2020 all'una di notte, è la mia famiglia, o meglio persone che ne facevano parte. Ero nel letto a pensare a quanto fossi sola e sono arrivata a pensare a mio papà e subito dopo a mio zio. "Via i rami secchi", parole di mio papà nei nostri confronti, ma come cazzo ti permetti, guardati meglio intorno, forse capisci che qui l'unico ramo secco sei tu.
Poi, tutti hanno presente quello zio super simpatico che alle feste in famiglia porta sempre regali e/o racconta storie fantastiche. È da anni che non si fa più sentire, zero, ma io dico, ma come puoi sparire così? Avrai i tuoi motivi, okai, ma non pensi a noi? Io ricordo che aspettavo le feste soltanto per vedere Zio Dale.
Qualcuno faccia smettere questa sensazione. Fortunatamente non è come in passato, riesco a controllare i miei pensieri, ma vorrei che smettesse. Non voglio rivivere quei momenti in cui non riuscivo a controllarmi e pensavo di essere pazza.
Io non chiedo tanto, vorrei solo non sentirmi così sola.
Credo che questo momento sia anche dovuto al fatto che mi manca Francesco; non ho ancora capito se stiamo insieme o meno, non ci capisco niente, ma è bello così, probabilmente è l'unica cosa relativamente bella che mi sta capitando dopo tanto tempo. Non posso scrivere a lui ora, credo stia dormendo e se gli scrivessi emergerebbe soltanto la parte egoista di me. Non deve succedere, io voglio che stia bene e devo aiutarlo senza creargli intralci in nessun modo, tantomeno con la mia solitudine di merda. Io ho bisogno del triplo delle attenzioni delle persone normali, lui questo non può darmelo ora e di certo non lo pretenderò, spero soltanto che ne valga la pena.
Vorrei tanto uscire a fare una passeggiata lunghissima, ora che c'è silenzio è il momento più bello. Credo, però, che andare a dormire sia la cosa più sensata da fare. L'unico problema è che ho paura di non avere sonno, ho bisogno di addormentarmi appena tocco il cuscino, sono stanca di pensare stasera.
Devo dormire senza la sua buonanotte. Devo dire che ci avevo quasi fatto l'abitudine, quindi mi dispiace.
Perché do sempre più di quanto ricevo? Forse perché nonostante tutto io credo nelle persone. Spero di non sbagliarmi anche questa volta, voglio fidarmi il più possibile, non posso rimanere delusa ancora. Questa volta andrà bene.
Ho guardato le chat di whatsapp, il fatto che abbia soltanto due chat di ieri è abbastanza deprimente.
Qualcuno riuscirà mai a farmi stare di nuovo bene? Chiedo così tanto? Non me lo merito anche io?
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veronica-nardi · 5 years ago
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Black and White Finale
Non schifo questa serie, e più che delusa (non ho mai avuto alte aspettative) sono basita e perplessa dai livelli di no sense che ha raggiunto il drama nella seconda metà della storia.
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Con gli episodi finali abbiamo raggiunto il fondo.
I personaggi sembrano dei completi dementi, roba no sense a non finire, fantascienza illimitata, logica e buon senso semplicemente persi per strada.
Chen Zai Tian intende catturare l'amico ma fallisce perché gestisce l'azione in modo semplicemente idiota facendoselo sfuggire da sotto il naso. Stesso episodio, dieci minuti dopo... gli salva la vita, scusandosi con "quando ho saputo che eri tu il figlio del Boss ho sentito come se mi stessi rubando qualcosa".
Questo ragazzo ha un chiaro bisogno di un percorso di terapia.
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Wu Ying Xiong riesce a catturare la sua ex bastarda che l'ha incastrato, la mette in macchina di fianco a sé... senza manette. Questa tizia è cazzutissima, badass, non solo è intelligente, ma ci sa fare anche a livello fisico, e lui intende portarla alla polizia come se fosse una passeggera qualunque. Cioè, dai...
Ho sempre pensato che Wu Ying non è in grado di fare il poliziotto, e questa ne è stata la conferma.
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Ho riso tantissimo sperando che la donna lo fregasse di nuovo, cosa che in effetti fa... per poi morire tra le sue braccia confessandogli il suo amore:
"Addio, mio eroe."
VENTI MINUTI FA HA CERCATO DI UCCIDERLO, E ORA GLI DICE DI AMARLO.
Logica, dove sei?
E lui che piange disperato...... ma per favore!!
E quando ho scoperto che Wu Ying non è figlio del Boss, bensì del Presidente del Taiwan in persona, ho lasciato che gli ultimi neuroni rimasti si suicidassero da soli.
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.... Perché?
Davvero non capisco il perché di tutto questo putiferio su chi è figlio di chi, su chi è davvero il padre di tizio. E poi questo presidente ciccia fuori all'improvviso, non si capisce bene che rapporto viene a crearsi con Wu Ying, e in quest'ultimo non cambia assolutamente nulla.
Viene fuori che il vero villain è una mega super organizzazione che voleva rovesciare l'attuale presidente e insediare al potere uno dei loro senatori. Ma perché queste serie asiatiche mettono in piedi dei piani fantascientifici per mettere al potere un nuovo presidente?
I nostri eroi combattono i cattivi di turno in una sequenza in cui i secondi muoiono tutti, mentre i primi sopravvivono tutti. Riescono persino a sconfiggere il Capo dei mercenari, un tizio fortissimo nel combattimento e arti marziali.
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I combattimenti non sono male, ma quando i personaggi tirano pugni hanno il difetto di mettere quei suoni alla Bud Spencer e Terence Hill che li fanno risultare piuttosto finti.
Il Boss non viene mostrato che fine faccia, quindi suppongo che rimane vivo e vegeto e continua a farsi la sua bella vita, con i due protagonisti che ormai sono diventati amici con lui.
Wu Ying è certamente il personaggio che ha avuto l'evoluzione più evidente, ma non capisco esattamente dove abbia portato. Cioè lui adesso è amico dei criminali e allo stesso tempo fa il poliziotto?
Io l'ho detto: qui i personaggi non sono grigi, sono dementi.
Chen Zai Tian tocca il punto più basso di tutti quando alla fine scherza con Chen Lin: "Sei così carina. Sei sicura che tuo padre non abbia fatto una plastica facciale anche a te?"
Forse questa serie non ha chiara una cosa:
Prendere una persona con la forza e cambiargli la faccia NON È UNA COSA NORMALE. Non c'è nulla di cui essere grati, e non c'è proprio nulla da ridere.
Ah, per completare il quadro dell'idiozia, è venuto fuori che la ragazza del fast food saltato in aria non è affatto morta, ma fa parte anche lei del gruppo di mercenari. Reazione di Chen Zai Tian (e anche la mia):
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Però alla fine lei gli lascia un biglietto e lui sorride tutto contento... eh perché in fondo sono amici.
Questo drama alcuni punti positivi ce li ha:
Non è mai stato noioso.
I momenti di simpatia, e qui devo ringraziare soprattutto Chen Zai Tian, che mi ha fatto sorridere fino all'ultimo. Ma carino anche il momento finale in cui Wu Ying insegue un ladro, ed è a sua volta inseguito da due guardie che devono tenerlo sotto controllo perché è il figlio del presidente.
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Non ho trovato la recitazione straordinaria, però è stata buona, in particolare l'attore di Chen, che ha saputo rendere il suo personaggio il più caratteristico di tutti attraverso le movenze del corpo e gesti particolari.
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Per quanto riguarda le ship, non è detto in modo esplicito alla fine, ma suppongo che Chen Zai Tian e Chen Lin alla fine stiano insieme, quindi almeno su questo ci ho azzeccato. Mentre Wu Ying non si sa...
Alla fine, la cosa più soddisfacente e bella di tutte è stata Xi Ying, che da Miss Noia si è rivelata l'unico personaggio normale in questo branco di disadattati. Lo ammetto: l'ho apprezzata moltissimo nel vederla svolgere le indagini con determinazione e coraggio, e vederla alla fine tirare fuori le palle e affrontare a viso aperto i nemici è stato meraviglioso.
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Questa serie era partita bene, ma poi è diventata un minestrone di assurdità e roba no sense. Qualche aspetto carino e che mi è piaciuto, c'è. Ma in generale, mi dispiace, non posso promuovere questo drama.
Ma vediamola così: è il primo drama asiatico che boccio! Prima o poi doveva accadere, e Black and White ha avuto questo onore.
Consigliata? In teoria no, se volete vederla ricordatevi di spegnere il cervello prima della visione.
Voto: 5.
E con quest'ultima gif di Cristiano Malgioglio (GRAZIE TRASH ITALIANO) io chiudo:
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ilarywilson · 5 years ago
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Take your time
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25th April 2076
I: «Sei in anticipo» lo saluta ironicamente, e se alluda al fatto che avessero un appuntamento, o al fatto che lui di norma la stalkerizzi anziché anticiparla, non ci è dato saperlo. «Dunque è questo il segreto della tua invidiabile tintarella?» alludendo al suo starsene disteso su un prato assolato impeccabilmente vestito. Il capino a sbucare sopra il suo, facendogli ombra.
«Mi togli il sole» «Tz. Io sono il sole» «Miss Wilson, ora sai anche essere ironica?» «Guarda che sono sempre ironica».
Anche oggi, su quel prato, la mente di Duffany appare confusa.
H: «A me non dispiace averti intorno. Ma preferirei vederti sdraiata, almeno non devo ciecarmi, se ho il sole accanto e non davanti». La mano va a posarsi sulla coperta, dove si può stare tranquillamente in due, dando una paio di colpetti con il palmo sul tessuto verde. 
«Vieni?»
I: «Cerchi di coprire le tracce di un omicidio?» domanda alludendo prima alla coperta, poi alle ceneri di quella lettera e poi a lui, su cui torna con sguardo curioso.
H: «No, è morto mio padre» con lo stesso tono che si utilizza per un` informazione tipo “sto andando a fare la spesa”.
I: «Sul-sul serio? Non è una di quelle metafore fraintendibili tipo quella dei pagamenti in natura o-o dei cani e dei maiali nel labirinto…?» Ilary Wilson saprà sempre come tirar fuori la cosa più inopportuna di tutte. «Mi dispiace. Stai-stai bene?»
H: Le sorride di nuovo, quando osserva il tono della sua voce cambiare da “sono preoccupata per te” a “ti tratto con dolcezza”.«Non preoccuparti, Ilary, sto bene» la rassicura, alla sua ennesima occhiataccia di apprensione. Non necessita in questo momento della crocerossina, in realtà. «Non è stato un buon padre e non ci parlavamo da anni… lo stesso con mio fratello».
«Dannazione, Wilson», ora mi fai anche raccontare di me.
Avverte quella mano piccola -dalla pelle liscia e profumata- tirare verso di sé quella più grande dell`uomo che, come un fulmine inaspettato, riavverte di nuovo le viscere dentro di lui scomporsi e fremere. E poi all`improvviso, si ritrova a non produrre solo endorfine, ma sicuramente qualcosa di più a cui però ancora non riesce a dare un nome. Deglutisce, mentre la osserva fare. Quelle braccette vanno a coprire le spalle larghe dell`uomo che, inerme, non fa altro che deglutire ancora. E ancora, cinge la vita di lei con un braccio, inspirando quell`odore forte di camomilla non del tutto sconosciuto, che lo inebria e lo avvolge.
I: «Nel peggiore dei casi, tra trenta secondi avrai comunque prodotto endorfine e starai meglio di prima. Ma se te ne approfitti ti brucio» il sorriso lui lo potrà sentire in quel sussurro che gli raggiunge l`orecchio, mentre lei gli concede -magnanima- il beneficio del dubbio di un abbraccio made in Wilson in piena regola. 
H: «Magari mi dessi solo endorfine, Wilson…» sussurra di rimando, con il fantasma di suo padre ormai dimenticato e la presenza di un sorriso spensierato sulle labbra. Come potrebbe approfittarsene? Harry Duffany è tornato adolescente.
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La teoria degli abbracci da almeno-trenta-secondi
«Regola numero uno del Credo Wilson» oggi sei fortunato, Duffany, iniziamo addirittura a decantare la sua bibba personale. «Gli abbracci non si chiedono, si danno» sollevando il pollice davanti al suo viso. «Regola numero due, durano almeno trenta secondi» per la questione delle endorfine «Regola numero tre, non si rifiuta mai un abbraccio e soprattutto non si interrompe prima che chi ne aveva bisogno accenni a volersi liberare di te» e magari è giusto un modo per spiegargli perché non si sia ancora scollata. Ingenua rompitrice di gusci, spontanea conceditrice di abbracci e disinvolto animaletto che infine riesce ad accoccolarglisi contro senza dare a quella vicinanza niente di malizioso. Lo lascia ricambiare quella stretta, finendo ad incastrare la testolina nell`incavo della sua spalla, gli occhi socchiusi a riaprirsi un istante quando lui parla e a lei tocca reprimere un brivido che non è chiaro se sia la semplice reazione involontaria a quel sussurro troppo vicino, se sia colpa del contenuto ambiguo che sceglie saggiamente di non approfondire o ancora dell`angoscia viscerale che a quanto pare ora le prende quando sente qualsiasi cosa che non sia più che prevista e calcolata. Alla faccia della reputazione di fatina spensierata, eh Sorriso Wilson?
Profumi ancora di muschio bianco, Duffany? Potremmo esserci affezionate al tuo colletto, tutto sommato.
H: Quella mano che prima si agganciava alla vita, ora si sposterebbe sul caschetto biondo, esattamente sulla nuca, andando ad accarezzare con il dorso dell`indice quei capelli soffici e camomillosi. Un accarezzare lento, ritmico e distratto. Sdraiato sulla schiena Harry Duffany si ritrova a guardare il cielo.
«Non ho proprio intenzione a liberarmi di te» sussurra, a mezzavoce. «Da un cielo terso e limpido che non nasconde alcun rumore… Perdendomi negli angoli del tuo splendore, mi chiedo dove mai sia finito il sole…» canticchia persino.
I: Lo sanno tutti che non bisogna mai toccare i capelli a qualcuno. E` sleale. E ora le palpebre sono così pesanti che potrebbero quasi convincerla ad abbandonarsi a quella bella sensazione. Ma poi lui inizia a canticchiare e lei cade vittima dell`ennesimo flashback intrusivo che le fa strizzare gli occhi. «Dannazione, Duffany» annaspa, per scacciare la sensazione formicolante di pericolo. Ora deve davvero impegnarsi per non dire qualcosa di scortese, per non far ritrarre lui, giacché si sente un po` colpevole d`avergli chiesto di piantarla con le maschere. Scatta a sedere. Privandolo in un colpo solo di testolina, camomilla, calore, abbraccio e vicinanza. How rude, Wilson.
«…S-scusa è che… Mi sono appena ricordata… di una sostituzione…d`emergenza, in ospeda- un collega si diploma! Come ho fatto a scordarlo!»
H: «Dannazione, Wilson». Sì, se la prende con lei, perché ovviamente non crede di aver sbagliato qualcosa. Le afferrerebbe la mano, in un gesto altrettanto brusco e repentino. I suoi occhi si sposterebbero sugli altri azzurri, quasi a supplicarla di rimanere. «Resta».
I: «Sto impanicando» confessa senza troppi giri. «Restaci tu, fermo, mentre impanichi!» E una Wilson spaventata è una Wilson aggressiva. «Non è logico!» esattamente come lei in questo momento. L`unica cosa chiara nell`ombra di sincera difficoltà che le attraversa le iridi, è che su quelle microscopiche spalline verde acqua sosti forse un peso più ingombrante del previsto. La manina libera a sfregare nervosamente contro una gamba e le dita dell`altra a impastare altrettanto nervosamente il palmo altrui. Nonmollarelapresa-nonmollarelapresa-nonmollarelapresa diventa un mantra silenzioso.
H: La mano è ancora a presa salda con la sua. Non riesce a capire cosa sia effettivamente successo. La maschera, quella che lei gli aveva minacciosamente detto di togliere, torna al suo posto, e un involucro invisibile si riadatta al suo corpo, caldo come un vecchio amico. Sarà perché lui non ha mai affrontato un divorzio, sarà che per lui le relazioni siano qualcosa di completamente inesistente, sarà perché era davvero la prima volta che si toglieva quella maschera. Si irrita quando non riesce a spiegare una cosa. E se non riesce a spiegarla, automaticamente è sbagliata.
«Dammi un motivo valido».
I: «Ti sei scottato» proprio quello che lui doveva evitare di fare. «E` che… sono veramente un casino in questo momento. Ho divorziato solo venerdì scorso, ho una casa di cui non so che fare e…»
«Potresti per favore provare a portare pazienza?»
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H: Appena terminate quelle tre parole “ti-sei-scottato”, lascia andare la presa perché, nel profondo, sa che quella sbruffona ha pienamente ragione. La sua bocca si assottiglia in una linea e volge lo sguardo altrove: non ha proprio voglia di guardarla.
Inspira. «No. E ora vai a fare la tua sostituzione del gramo, e non tornare a cercarmi». Espira.
I:  «Avevo ragione. Volevi solo venire a letto con me» provocazione numero uno? «E o hai pensato che bastassero un paio di carinerie a farmi capitolare o hai...» beneficio del dubbio numero due «chiaramente fatto finta» arroganza sbruffona parte... 1000? «di non sentire quando ti ho detto che stavo male, che era presto» no, questo non l`hai mai detto «e che se cercavi qualcosa di facile avresti dovuto cambiare tavolo» oh, questo lo ha detto davvero. «Per cui no, Duffany, non puoi arrabbiarti solo con me, perché te l`avevo detto!» Scossa e paonazza, ora che s`è sfogata pure lei, si allontanerebbe di un paio di passi da quella coperta prima di fare dietrofront per un`ultima, importantissima postilla. «Sei un idiota che preferisce mandare tutto a morgane piuttosto che fare lo sforzo di conversare col proprio ego, per spiegargli che non tutto gira intorno a lui, solo perché è troppo… spaventato per farlo!»
H: Due falcate e la raggiunge. «Se tu pensi che il mio unico obiettivo era quello di portarti a letto, allora di me non hai capito una scopa». Respira. Inspira. Espira. «Ti ho dimostrato in tutti i modi che tengo a te. E che l` unico tavolo al quale vorrei sedermi, porta inciso il tuo nome sul legno, a caratteri cubitali. 
I: Oh. Un leggero fremito, mentre il respiro rallenta e quella dichiarazione miete i polmoni come prime vittime. Le seconde sono le corde vocali che vibrano dell`ennesima uscita inappropriata. 
«Beh... devi davvero sperare che non abbia un`omonima, allora» seriously, Wilson?
H: «Mi sono aperto con te e ancora non so quali siano le tue intenzioni. Mi mandi in pappa il cervello!» Si toglie il cappello di paglia dalla testa e se lo rigira tra le mani, guardandolo con un tiepido sorriso sulla bocca. «Dannazione, Ilary…»
I: «Cosa?» è nuovamente la domanda retorica che gli rivolge. Ma non è così crudele da osservarlo scoprire le carte senza dargli almeno un croccantino di ricompensa. «Okay. Sono stata molto bene con te. Mi dispiace se ho mandato segnali ambigui. Non l`ho calcolato. E` solo successo. E` stato spontaneo, ok? Non sapevo dove stavo andando, devo per forza? E` che sei capitato, bello e facile» oh, come suona male ma è Ilary Wilson, fate uno sforzo. «E sono un po` frastornata, adesso. Mi sento una bambina al luna park che ha appena scoperto le insalate russe. Perciò puoi darmi qualche momento di assestamento prima di decidere se farmi cappottare a testa in giù da un mucchio di ferro arrugginito? Soffro di vertigini» grazie. 
«Non lo so... comprami una mela caramellata mentre io guardo gli altri suicidarsi e rido e dico "ahah-che troll, IO non lo farò mai" ma poi lo faccio e tu non mi ricordi che mi sono contraddetta perché... beh, perché mi devi un`incoerenza» 
H: Quel battibecco lo sta stancando e quel sole gli sta offuscando la vista.  Eppure, c`è ancora qualcosa, in quelle iridi azzurre, che lo tengono ancorato alla proprietaria. Non gli vuole dare un nome. Ilary ha ragione: per paura. «No, non devi» sapere dove stavi andando. Abbassa lo sguardo, non ce la fa a sopportare lo sguardo di lei. «È la prima volta che ho intenzione di conoscere tutto dell`altra persona. Cosa mangi a colazione, se ti piacciono più i pancakes o il porridge, se dormi con i calzini o senza, che tipo di musica ti piace ascoltare». Ok, basta, Duffany. 
«Quindi prenditi tutti i giorni che vuoi, e quando pensi di essere pronta, mi troverai nello stesso posto. Però, ti prego. Se torni, non mandarmi segnali ambigui...»
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I: Gli occhi si sbarrano increduli. Un piccolo broncio antilacrima le curva le labbra all`ingiù, mentre le deglutisce appena in tempo tutte le risposte a tutte le domande, per non mandare segnali ambigui. Non riesce a trattenere solo quel «dici sul serio?» che esce fuori come un mormorio incredulo.
Il tempo è decisamente qualcosa che non è mai stata abituata ad avere.
«Posso vedermi accordata un` ambiguità, Sir?» «Dipende». «Sei bello».
H: Schiude la bocca, giusto per far entrare un po` d`aria nei polmoni, non per far uscire una risposta.   “Anche tu” è la prima. “Dannazione, Wilson” è la seconda. “Non puoi uscirtene così” è la terza e ultima. Quella sensazione d`assenza di superficie sotto i suoi piedi è tornata più solida che mai. Senza dire alcunché, la vede voltarsi, quel vestito che la rende irresistibile si apre a ruota con lei, e lì un sorriso gli scappa.
Sicuro, sarà una giornata da dimenticare.
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botalco · 4 years ago
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Un giorno Rose cadde, chiese aiuto ma con tutto l’aiuto non riuscì, iniziò a pensare come uscire da quell’inferno, perché ad ogni problema c’è una scappatoia, perché il problema, come ogni cosa esistente, non è perfetto. Allora pensò e ripenso, perché la via facile non la poteva scegliere, ovvero quella di abbandonare tutto, ma non era parte di lui questa scelta…
pensò e ripensò, iniziò ad analizzare tutti i problemi, anche se era molto stanco ormai, si portava quel fardello da due ben e sanguinosi anni. Era diventato tutto un peso, non considerando che decise di non pensare al di fuori di quel fardello, perché il periodo non era uno dei migliori. Un grande problema stava affrontando la società attuale dove lui ne faceva parte, per lo meno fisicamente, un grosso fardello che stava mettendo in ginocchio il sistema. Non vorrei scendere nei suoi particolari, perché sapete lui parla spesso con me narratore, ha una  forza grandiosa, ma anche lui perde l’equilibrio, si impegna molto ma la situazione attorno a se non lo aiuta.
vi siete mai chiesti cosa potrebbe condizionare il pensiero di un essere umano? Sapete miei cari quante tangenti infrangono dirette come siluri il percorso della vita di ogni individuo?
Come stava rose? Oltre alla sua situazione sociale, cosa stava succedendo attorno a sé? Forse il sentimento più oscuro dell’emozioni, cioè
La perdita..
Eh si  miei cari è una grande bestia da considerare. Lui ancora non si rende conto di questo piccolo ed enorme emblema. È riuscito a bloccare questo pensiero, e a parer mio non ho la più pallida idea di come abbia fatto a bloccare tutto ciò. Certo, parlando sembra facile, posso sempre ripetere “certo basta spegnere l’interruttore dell’emozioni”, a parer mio per come lo conosco, visto che parliamo molto e ci conosciamo da una vita, Rose non è il tipo che spegne le sue emozioni, non riesce, ma penso che nessuno al mondo, massimo le sorvoli, giri intorno, scappi, ma sempre e comunque  torni nel viale dei ricordi, sempre toccherai l’oggetto morbido che culla la  testa durante le ore buie del giorno, sempre l’acqua bollente cade dal tetto del bagno e arde la tua pelle malsana di cazzate giornaliere, cosi corrode il sangue, il tuo cuore, la testa e ogni parte del tuo corpo, sempre rimarrai solo con te stesso; è la tua compagna Vita, tra le strade, i tramonti, le stazioni, il mare e potrei continuare all’infinito, ma sempre rimarrai solo e lì penserai alle tue emozioni apparentemente spente.
Rose, ora dico cazzo, come puoi spegnere il motore primario dell’Essere umano!!!
Guarda se mi vedresti in questo momento, sto sorridendo della tua testa di cazzo. Certo, prendiamoci in giro, un modo per andare avanti, per non perdere il sentiero, per non mollare, tutto. Ma non è meglio affrontare? E tu potresti rispondermi “non ho la forza evidentemente” !
Mio caro, se c’è una cosa che ho capito dalla vita è questa : “ACCADONO MOLTI MALI AGLI UOMINI, MA UN MODO PER ANDARE AVANTI SI DEVE TROVARE, RIPETO, DEVI TROVARE poiché C’é SEMPRE LA SCAPPATOIA AD OGNI PROBLEMA, DEVI SOFFRIRE, DEVI SCERVELLARTI, MA MAI ARRENDERTI, perché NON NE VALE LA PENA, NON HA SENSO, COME FAI A VIVERE ALLORA? UN MODO SI TROVA SEMPRE MIO CARO, USA QUALSIASI MEZZO O PER LO MENO CON OGNI MEZZO, MA MAI ARRENDERSI, SENNò HAI PERSO NELLA COMMEDIA DI DIO.
Mmh per quando riguarda l’altro male che affligge l’umanità, inizia sempre per riempirti il cuore, ti fa sentire vivo, ti fa sognare, porta la gioia nella tua vita, ti fa passare tutti i mali, senza considerare che il vero MALE CHE CAUSA, se prende un’altra strada da quella che pensavi di aver segnato. È un gran paradosso mio caro Rose l’amore è una bella batosta, detto ciò non sto dicendo che non devi amare e devi chiudere le porte al pathos, ma ti dico, parole perse al vento, tutto nasce dall’amore ma tutto finisce con esso. Mi chiedo e invito a voi a farlo, sempre, come cazzo sia possibile condividere tutto, ma proprio tutto con una persona, poi, dal nulla, per via di situazioni esterne o terze parti, diventate estranei, vi rincontrate per strada e neanche vi salutate, neanche volgete lo sguardo. Lo vedi e fai finta che non ci sia, ma fino a pochi mesi fa ti univi con quella persona. Cioè non so come spiegare  questo grande dilemma, una perdita, anzi la perdita e come la morte. Se dobbiamo seguire il nonno Freud ci sono modi per affrontare la morte, bene grazie, forse, ma dai Ciaoooo.
Il problema è forse che quel testa di cazzo di Rose vuole le cose subito, pronte, immediatamente veloce! Che stupido! Miei cari parlo cosi di lui perché ormai lo conosco bene. Sapete ogni tanto mi sveglia di notte perché non può dormire o forse non vuole dormire, la vede come una forma di perdita di tempo, perché il tempo non va sprecato, si può sempre fare qualcosa, ma la cosa che lui ama di più e parlare, raccontare, inventare, scrivere, leggere e farti entrare nel mondo delle idee e farti nuotare tra i suoi ricordi, tra le sue stronzate, e sapete ci riesce anche con me, sempre. Ma sapete una cosa? Io mi diverto, mi nutro di lui, sembra un po' pazza come situazione, ma sentirlo mi fa stare bene, odio quando fa il coglione però!
Io non so come aiutarlo adesso, pensiamo al suo male minore? Come farò ad aiutarlo? Non si può, sapete, ho pensato e ripensato per molto tempo, ma li ci vuole tempo, esperienza, fortuna e poi anche voglia.
Rose so che leggerai questo scritto, per questo sto per pubblicarlo nel giornale scolastico: io sono in anonimo, tu sei sotto pseudonimo, i lettori già sono in incognito, andrà a finire in siti, libri, computer, telefoni, luoghi, tutto sempre in processo d’incognito.
Se per quello, tu come farai a superare il tuo problema è in incognito, solo tu capirai e applicherai il sistema intellettuale per riuscire a salvarti.
Rose, ti voglio bene, miei cari lettori, vi voglio bene, mio mondo anche se sei mezzo fottuto ti voglio bene. Voi lettori, siate intelligenti, non attaccate tutto ciò che vi viene detto, tutto ciò che viene scritto, non siate troppo polemici, raccogliete il bello in quello che è uscito da queste poche righe, la semplicità regola il mondo, e la semplicità è molto più letale di quanto voi potiate immaginare.
Alla mia famiglia, non avete mai capito un cavolo di vostro figlio, non sapete molte cose ma neanche interessa a vostro figlio farvele sapere, specialmente a mia madre, che manco sa dove abito un altro po'.
 Ai miei compaesani non userò parole perché non c’è niente da dire e soprattutto non c’è ne frega un cazzo, siete molto piccoli, ma posso dire solo due parole “Memento Mori”, cercate se volete, non mi interessa!
A miei amici, madonna, potrei descrivere tantissime cose e parlare finché non sverrò davanti a questa tastiera, sono la cosa più bella che mi poteva capitare nella vita, li porterò sempre con me, seguiranno sempre il loro amico, in qualsiasi parte del mondo andrà! Grazie amici miei, mi raccomando sorridete sempre. (comunque non sto scrivendo una lettera d’addio, e neanche penso di suicidarmi, state tranquilli).
Ai miei colleghi di lavoro, che carini che siete, uno più zuccone dell’altro, non tutti ovviamente, i miei 5 colleghi nel cuore, tutto il resto? Forza in fila indiana verso il burrone, anzi scusate, già siete giù, allora ve lo grido da qua sù, miei cari danzate nella vostra futile e inutile esistenza, me ne frego.
Ai posteri, non so come vi faranno trovare il pianeta i vostri genitori, ma posso dirvi che sono dei coglioni, sapeste quello che combinano e mi dispiace ancor di più che alcuni erediteranno molti pensieri ignoranti, ma se siete intelligenti e ce la farete ve ne uscirete e li lascerete ai margini, dove è giusto che stiano.  
Rose, vedi, non sei solo, ho avuto una dedica per tutto e tutti ! Ce la farai, basta sapere tre piccole regole che devi seguire: pensa prima di parlare, mantieni la calma e non arrenderti mai. Applicando le regole P.M.N farai il culo a qualsiasi essere del mondo. Quindi, mio caro Rose, oltretutto a ciò che è stato indicato qui, sei un grande, ti voglio bene, forza e coraggio, io sarò sempre con te!
Sempre
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dreamerwriter18mha · 5 years ago
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CRONACHE DI YUUEI - GROUND ZERO Capitolo 10 - Legame pt. 1
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PAIRING: KIRISHIMA X BAKUGO   RATING: +18   GENERE: Fantasy AU
Quando Kirishima si svegliò la mattina dopo, fu inizialmente sorpreso dal corpo caldo premuto contro di lui, dal dolce odore di fuoco e zucchero che lo avvolgeva e dal respiro che gli solleticava la pelle del collo. Poi si ricordò esattamente di come era finito nel letto del Re e si sentì avvampare.
"E' presto, dormi" brontolò una voce ovattata contro la sua spalla.
Passò qualche altro minuto. Kirishima cercò di restare più fermo e rilassato possibile, per non disturbare ulteriormente il sonno del Re.
"Oh, al diavolo" esclamò il biondo, allontanando il viso dalla spalla di Eiji, quel tanto che bastava per scoccargli un occhiata infastidita.
"Mi dispiace" disse il rosso con un sorriso.
Diavolo, Bakugo era carino da morire appena sveglio. Con i capelli arricciati in posizioni strane e lo sguardo annebbiato.
In risposta Katsuki si premette ancora più forte contro di lui, strofinandosi come un gatto, finché improvvisamente non si bloccò, molto più sveglio e con espressione stranita.
"Che succede?" chiese Kiri, perplesso.
Lentamente il Re sollevò le pellicce e guardò in basso. Anche il drago curioso seguì il suo sguardo e quando vide cosa aveva attirato l'attenzione del biondo, arrossì vistosamente.
Un lungo arto arricciato, spesso alla base e sottile sulla punta, coperto di squame rosso brillante era saldamente avviluppato attorno ai fianchi del Re, con la punta che oscillava qua e là, dotata di vita propria.
"Umh...scusa..." mormorò Eiji imbarazzato, concentrandosi per spostare la sua grande coda.
"No...va bene...credo...non me l'aspettavo" ribatté Bakugo, senza togliere gli occhi dal bizzarro arto.
Fece per toccare le squame, ma si fermò con la mano a mezz'aria.
"Posso?" chiese, guardandolo in attesa.
"Oh...certo..." rispose l'altro sorpreso.
Il Re sfiorò una delle scaglie con un dito e ci picchiettò contro per saggiarne la durezza. Kiri lo osservò curioso.
"Sono bellissime" mormorò Bakugo, facendo scorrere la mano sulla distesa cremisi.
"Grazie" rispose il drago arrossendo.
Qualcosa nel fatto che a Katsuki piacessero le sue squame lo fece sentire immensamente orgoglioso.
"Ti da fastidio se le tocco?" chiese il Re curioso.
"In realtà non sento gran che...credo che siano troppo spesse" rispose Kiri.
"Mmh...capisco..."
"Dovremmo alzarci?"
"Devi dirmelo tu, Capelli di merda. Sei tu che mi stai trattenendo" ridacchiò il Re, indicando la coda.
Anche Kirishima rise, imbarazzato.
Appena la lunga appendice si fu srotolata via dai suoi fianchi, Bakugo uscì dal letto, ma non prima di essersi sporto a baciare il suo drago.
"Potrei abituarmi a quest'immagine" commentò.
"Non posso lamentarmi, il tuo letto è davvero comodo" ribatté Eiji,  gettando via le pellicce e rotolando sulla schiena con un sorrisetto malizioso.
Gli occhi rossi di Bakugo scivolarono avidi sulla sinuosa figura, per lo più nuda, che giaceva nel suo letto.
"Bada bene alle proposte che avanzi, drago. Potresti doverne rispondere in seguito" lo avvertì, ma con un ghigno giocoso "Dai alzati, andiamo a mettere qualcosa in quel buco nero che hai al posto dello stomaco"
Effettivamente, rispetto a quando era arrivato, l'appetito di Kirishima era cresciuto in modo più che esponenziale. Se i primi giorni faticava a finire due piatti pieni, ora poteva far sparire un pranzo completo di otto portate senza troppe difficoltà e avere anche il coraggio di scendere in cucina per la merenda a metà pomeriggio. Da ciò che Katsuki aveva letto, per un drago era normale mangiare come un esercito.
Dopo che il Re ebbe indossato il suo solito mantello con tutti i gioielli tribali e Kirishima uno dei suoi soliti completi comodi e resistenti, scesero insieme per le scale. Una volta attraversata la porta segreta, però, il rosso si accorse di essere solo.
"Kat?" esclamò, ruotando su se stesso.
Bakugo era fermo a pochi centimetri dall'uscita della torre, con occhi sbarrati e viso pallido.
"Katsuki? Qualcosa non va?" chiese, sentendo l'istinto di protezione del suo drago emergere con prepotenza.
"Puoi restare lì tutto il giorno se vuoi, piccolo Re, ma non te la scamperai" brontolò Amane con un sorriso divertito.
Anche le aiutanti di cucina ridacchiarono con lei.
Il clima ilare rassicurò Kirishima, qualunque cosa avesse spaventato Bakugo in quel modo, non si trattava di un vero pericolo per la sua vita.
"Vi giuro, se una sola di voi osa..." ringhiò il biondo, uscendo finalmente dalla torre con sguardo omicida.
"Buon compleanno Re Bakugo!" gridarono tutte insieme.
L'esclamazione fu subito seguita da delle piccole ma rumorose esplosioni. Bakugo sembrava un vulcano sul punto di eruttare.
"Ehi ehi ehi! Calmo, amico!" ridacchiò Kiri, avvicinandosi con le mani alzate "vogliono solo essere gentili, non mi sembra il caso di arrabbiarsi" mormorò dolcemente, posando una mano sul viso dell'altro.
Drago e Re si fissarono negli occhi nella cucina silenziosa per un lungo istante, il primo amichevole e rilassato e il secondo con i denti scoperti e gli occhi che mandavano fiamme. Il resto del personale pronto alla fuga e Amane con un enorme coperchio di latta in mano per difendere il povero ragazzo se il Re fosse esploso.
Non accadde.
Dopo qualche secondo, le spalle di Bakugo si abbassarono e le sue mani smisero di fumare.
"Sì...va bene...grazie Amane, e anche a voi ragazze. Ma che la cosa si fermi qui" brontolò indispettito, evitando l'altro ragazzo e marciando a grandi passi verso la porta "vieni o no, Capelli di merda?"
"Sissignore" sospirò Eiji, lanciandosi al seguito, dopo aver fatto un sorrisino tirato alle signore.
"Cosa ho appena visto?" esclamò la sguattera, dopo che furono spariti.
"I miracoli dell'amore, bambina" rispose la mezza-gigantessa con una forte risata.
Fuori dalla cucina, il Re imboccò il corridoio per la sala da pranzo con passo pesante e un aria a metà tra imbarazzato e incazzato nero.
"Umh...Re Bakugo?" mormorò Kiri con voce debole.
Il biondo sembrò sussultare alle sue parole, ma non si voltò.
"Sei arrabbiato con me?" continuò.
Stavolta Bakugo smise di colpo di camminare e lo guardò con il viso contratto.
La risposta alla domanda era praticamente dipinta su tutta la sua faccia, o almeno così pensò Kirishima. Nonostante fosse un drago e nonostante fosse ormai più grosso del Re, l'istinto radicato nel suo cervello di farsi più piccolo possibile ebbe la meglio.
In un battito di ciglia tutta la sua sicurezza svanì, le spalle si incurvarono e il viso si abbassò. Davanti al Re c'era una copia quasi perfetta del ragazzino incatenato e spaventato di molte settimane prima.
"Perché diavolo dovrei essere arrabbiato con te?" sbottò il sovrano.
I grandi occhi cremisi scattarono interrogativi dal pavimento al viso del Re.
Bakugo fece per avvicinarsi, ma si fermò nel suo movimento, chiuse gli occhi, prese un respiro lungo e rumoroso. Poi li riaprì. L'espressione rabbiosa si era in parte attenuata. Solo allora riprese il suo passo verso il drago.
"No, Eiji. Non sono arrabbiato con te. Ora mi spieghi perché cazzo l'hai pensato?" chiese, con un tono molto più dolce.
"Prima, in cucina io...insomma, dopo ieri sera...io non..." balbettò "non so come comportarmi con te, ecco"
"Ma che cazzo stai dicendo?"
"Dopo ieri sera...siamo ancora amici? O siamo qualcos'altro? Quello che sto cercando di dire...quali sono i confini?" chiese, con voce leggermente più ferma.
Dopo qualche secondo, gli occhi di Bakugo si accesero di comprensione.
"Oh...pensavi che fossi arrabbiato perché mi hai accarezzato il viso davanti alle domestiche?"
"Sì? Cioè, voglio dire...tu sei un Re...io sono solo..."
"Capelli di merda, se quello che sta per uscire dalla tua bocca è che sei solo uno schiavo giuro che ti colpirò. Forte" ringhiò Bakugo, puntandogli un dito contro con aria minacciosa.
"Beh, ma tecnicamente..."
"Tecnicamente un cazzo!" ruggì il biondo avanzando verso di lui "Tu non sei un fottuto schiavo! Mettitelo bene in testa! Non lo sei dal giorno in cui hai varcato la porta di questo castello! Tu sei uno dei miei Lord, sei il mio drago, sei uno dei miei consiglieri, diavolo, sei uno dei miei migliori amici. Forse dopo ieri sera sei qualcos'altro, forse no, non lo so, non ci avevo pensato, ma una cosa la so: Non. Sei. Un. Fottuto. Schiavo. Punto!"
Alla fine della sfuriata, Kirishima era con le spalle al muro e lo sguardo colmo di una tale adorazione da lasciare perfino il rumoroso sovrano senza parole.
"Grazie, Kat"
"Tsk. Ora muoviti, ho fame" brontolò in risposta il biondo.
Afferrò saldamente la mano di Kiri con la sua e iniziò a trascinarlo con se verso la sala da pranzo.
Accanto a lui, un silenzioso drago elaborava un piano.
Appena varcarono la soglia della sala da pranzo, Eiji fu stritolato in un abbraccio spacca ossa da Uraraka.
"Stai bene Kiri? Ieri sera ero un po' preoccupata"
"Si, grazie Chako. Ero un po' sconfortato" confessò timidamente.
"Forse avremo dovuto mandare su qualcuno di un po' meno gretto. Bakugo è un vero stronzo, amico, qualunque cosa ti abbia detto, non ascoltarlo" commentò Sero, indicando il Re con una forchetta.
Katsuki fece per mandarlo a quel paese, ma fu anticipato da un ringhio gutturale.
"Chi sei tu, che osi insultare il mio Re" ruggì Eijiro, mentre il suo corpo iniziava a passare alla forma ibrida.
Sero e Uraraka indietreggiarono.
"Uraraka?" chiese Sero, posando la mano sull'elsa della spada.
Kirishima sibilò minaccioso e si spostò davanti a Bakugo, coprendolo con una delle sue ali.
"Lascia andare la spada, Sero. Se non vuoi finire sbranato" esclamò Katsuki, accarezzando la base della lunga coda con un ghigno divertito.
"Sei tu che dovresti allontanarti da questa bestia" gli fece notare Sero, estraendo la lama e puntandola verso Kirishima.
"Abbassa immediatamente quella spada, Sero, o non sarà di lui che dovrai preoccuparti" ordinò Katsuki, con tono duro e freddo. Ogni traccia di ilarità era scomparsa dal suo viso.
Il cavaliere spostò gli occhi un paio di volte tra il drago e il Re, poi lentamente ripose la spada nell'elsa, alzò le mani in segno di resa e fece qualche passo indietro.
"Kiri è un drago? E quando pensavi di dirmelo?" esclamò Uraraka con espressione imbronciata.
"È il suo segreto, non il mio. Non ero io a dovertelo dire" specificò il Re "Aspettate, ci penso io" aggiunse poi, vedendo che i due erano ancora restii ad avvicinarsi e Kirishima stava ancora guardando Sero con sospetto.
Allungò la mano per toccargli il viso e lo costrinse a guardarlo.
"Va tutto bene, Eiji. E' un amico, non è una minaccia" sussurrò, accarezzandogli la guancia.
L'espressione del drago si distese e lentamente tornò alla sua forma originale.
Appena fu nuovamente alla sua altezza, Bakugo posò la fronte contro quella di Eijiro, in quello che lui sapeva essere un bacio nella cultura dei draghi.
"Bravo il mio drago. Sei stato fantastico" mormorò, in modo che gli altri due non lo sentissero..
Gli occhi di Kirishima si illuminarono di gioia.
"Avete finito di flirtare voi due?" chiese Uraraka spazientita.
Tutta la dolcezza svanì dagli occhi di Bakugo, sostituita dal solito fastidio.
"Sei solo gelosa perché Eiji vuole più bene a me che a te" ribatté il Re, mostrandole la lingua.
La mora inarcò un sopracciglio al soprannome, ma decise di non dire nulla. Katsuki sembrava già abbastanza irritato.
"Kiri, questo è Hanta Sero, è il comandante del nostro esercito. E' appena tornato da un importante missione. Fa dei commenti un po' inopportuni, ma puoi fidarti" spiegò la mora, tornando pigramente alla sua colazione, come se non avessero appena rischiato una rissa.
"Ciao. Scusa, ma non sopporto chi parla male di Katsuki" disse Eiji, con sguardo serio.
"Cercherò di ricordarmelo. Non ci tengo ad essere fatto a pezzi da un drago" rispose il soldato, stringendosi nelle spalle con nonchalance.
"Vieni a mangiare, Eiji" esclamò il biondo, posando due piatti straripanti di cibo al suo posto e a quello accanto, dove si sedeva sempre il rosso.
Subito l'altro lo raggiunse e lo ringraziò prima di riempirsi la bocca di cibo.
Come sempre era tutto delizioso.
Sero e Uraraka finirono poco dopo, ma rimasero a chiacchierare. Bakugo stava sorseggiando del latte caldo e Kirishima aveva appena riempito il suo quarto piatto, quando una guardia fece irruzione nella saletta privata, con l'uniforme scombinata e il fiatone. Era un uomo grande come una montagna, con corti capelli marroni e occhi gentili.
"Sire...miei Lord..." ansimò.
"Che succede, Sato?" esclamò Bakugo con preoccupazione, avvicinandosi all'omone.
"Sire...armate di Lord Todoroki al confine Sud" spiegò.
"Cosa vogliono?" ringhiò il Re.
"Dovete consegnare subito il drago o distruggeranno il regno e lo porteranno via con la forza"
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zoeneedsnutella · 4 years ago
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𝑁𝑖𝑔ℎ𝑡 𝐶ℎ𝑎𝑛𝑔𝑒𝑠
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Lo so, so che lui mi ama, me lo ha detto e l'ho letto nei suoi occhi, so che diceva la verità e non so cosa mi faccia stare così in ansia, in realtà non c'è un motivo valido, sto per fare l'amore con la persona a cui tengo di più al mondo eppure mi sento come bloccata.
Prendo il vestito che ho scelto e lo poggio sul letto, è rosso e mi arriva fino a metà coscia, non ha le maniche ed è stretto sul petto andando poi morbido sui fianchi.
Faccio una doccia calda per tranquillizzarmi e una volta uscita indosso quel vestito, mi guardo allo specchio, è molto bello e mi sta anche bene, risalta le mie gambe lunghe. Metto i sandali con il tacco dorati e aggiungo qualche accessorio come l'anello che mi ha regalato Zayn anch'esso dorato, torno in bagno per asciugarmi i capelli e per fare delle onde il più naturali possibile.
Quando finisco il risultato non è affatto male ed esco dalla mia camera diretta in salotto dove mia madre è seduta.
"Wow Cara sei bellissima" dice alzandosi e venendomi in contro, non posso fare a meno di sorridere e ringrazio "Però così non ci esci con Zayn" dice indicando il mio vestito.
"Perché?" chiedo non capendo il controsenso.
"Perche no" dice guardandomi seria "È troppo... sensuale" dice a mo di rimprovero.
"Ma mamma non è aderente, è un po' corto ma è proprio quello il bello del vestito" dico leggermente infastidita, insomma mi ci è voluta più di un'ora per trovare quello giusto e finalmente che l'ho trovato a lei non piace, vedo che cerca un'altra scusa ma non fa in tempo che il campanello suona e io corro per quello che me lo permettono i tacchi fino alla porta.
"Buonasera" mi saluta Zayn con un sorriso enorme e un mazzo di garofani in mano, sa che non sopporto le rose, le trovo troppo banali, sorrido e gli faccio cenno di entrare mentre vado su in camera mia per prendere la borsetta con il telefono e le chiavi di casa.
Quando scendo trovo mia mamma e Zayn all'entrata in un silenzio imbarazzante quindi saluto velocemente mia mamma ed esco con Zayn il quale prima di aprirmi la portiera come un galantuomo mi da un leggero bacio a stampo.
Il viaggio in macchina è tranquillo anche se io sono sempre in ansia per stanotte.
"Dove mi porti?" chiedo girandomi a guardarlo, mi sorride ricambiando lo sguardo "Sorpresa" dice solamente tornando a guardare la strada.
Mi piace questo lato di Zayn, è misterioso, lo è sempre stato e mi ci è voluto un sacco di tempo per farlo sciogliere con me, rimaneva sempre sugli attenti e quando era arrabbiato o triste non lo dava a vedere, ma quando lo guardavo lo capivo, capivo se era arrabbiato, triste, felice, deluso, finalmente ora non c'è bisogno, è lui a dirmi tutto e sono felice perché ogni cosa riguardi lui, che sia brutta o bella voglio che riguardi anche me.
"Arrivati" dice spegnendo la macchina, esco e mi giro intorno, è un ristorante bellissimo, deve essergli costato tantissimo e un po' mi dispiace fargli spendere così tanto per una cena ma non posso essere che felice che lo faccia per me.
Ci avviciniamo all'entrata ma prima che possa aprire la porta Zayn mi tira con delicatezza indietro "Sai, non te lo avevo detto perché c'era tua mamma e come hai visto non era molto felice di vedermi però sei stupenda stasera" dice guardandomi negli occhi, arrossisco leggermente perdendomi nei suoi occhi castani.
Mi porta sul retro, facendomi entrare dalla cucina, rimango abbastanza sorpresa, inizia a presentarmi a tutti i cuochi e gli aiuto cuochi spiegandomi che è il ristorante di suo padre, in effetti sapevo che avesse un ristorante ma Zayn non mi ci aveva mai portato e non sapevo fosse di lusso.
Usciamo dalle cucine "Vieni, ho prenotato il tavolo più bello" Zayn mi prende la mano che prima aveva lasciato ed entriamo nella sala da pranzo, è enorme, ha le pareti color crema, con tutte le tende rosse a far da cornice alle finestre.
Un cameriere si avvicina sorridendo a Zayn e poi mi guarda "Tu devi essere Cara" dice sorridendomi "Zayn aveva detto che eri bella ma non pensavo così tanto" dice facendomi arrossire, se ne va scusandosi e Zayn mi spiega che è un grande amico di famiglia oltre che un cameriere.
Ci sediamo e dopo poco che abbiamo ordinato arrivano i piatti, mangiamo tranquillamente fino a quando non vedo mio fratello entrare arrabbiato nel ristorante, diretto verso il nostro tavolo, lo guardò increspando le sopracciglia e non mi lascia il tempo di fare domande che tira Zayn su dalla sedia per la giacca, mi alzo immediatamente "JAKE!" esclamo infuriata "COSA STAI FACENDO?" tutto il ristorante ci sta fissando, lo capisco perché mi sento osservata e c'è un silenzio tombale.
"COSA VUOI FARE A MIA SORELLA È?" dice ad un centimetro dalla faccia di Zayn il quale non si è scomposto per niente.
"Portarla cena" dice infatti tranquillo.
"E DOVREI CREDERTI?" chiede mio fratello sbuffando, mi avvicino ancora di più "JAKE LASCIA ZAYN, ORA" dico fissandolo negli occhi, gira il viso verso di me "E non volevi farci niente è? Guarda come è vestita" dice stringendo la sua giacca ancora di più, mi sento umiliata, mi guardo intorno, gli occhi pizzicano e le lacrime minacciano di uscire.
"LASCIA ZAYN, JAKE NON STO SCHERZANDO, LASCIA IL MIO RAGAZZO" dico ancora una volta ma Jake non sembra capire, continua a fissarlo negli occhi come se si stesse chiedendo come fargli più male, arrivano le guardie del ristorante "Lasci il signor Malik ed esca immediatamente dal ristorante" dice un'uomo grosso e pelato in smoking, non ottiene risposta quindi si avvicina di più "Glielo ripeto un'altra volta, poi parte la denuncia, esca dal ristorante" Jake lascia Zayn sbuffando e guardandomi male, "Cara, vieni con me".
"NO" esclamo arrabbiata, mi avvicino a Zayn il quale mi abbraccia mentre mio fratello viene scortato fuori, mi giro a guardarlo e un cameriere ci chiede se è tutto a posto e se vogliamo continuare la serata, Zayn mi guarda e io scuoto la testa senza parlare, perché so che se aprissi bocca inizierei a piangere, annuisce ed usciamo dal ristorante, una volta saliti in macchina mi giro a guardarlo ed inizio a scusarmi, ma lui mi interrompe "Ehi, tranquilla non è colpa tua" dice accarezzandomi la guancia "Ora ti riporto a casa okay?" dice mettendo in moto la macchina, ma questa volta lo fermo io.
"No" dico mettendo una mano sulla sua per bloccarlo dal muovere la chiave "Non voglio tornare a casa" dico guardandolo con ancora gli occhi lucidi.
"E dove ti porto" chiede confuso.
"Dove saremmo dovuti andare dopo la cena, a casa tua" dico sorridendo leggermente.
"Cara io non so se dopo quello che è successo..." dice guardandomi serio.
"Ehi, questa è la nostra serata e io voglio passarla con te" dico anche io seria, mi guarda diritto negli occhi, come a voler cercare un segno che gli dica di non accettare ma io sono certa di quello che voglio fare, anche se un po' in ansia.
Annuisce ed esce dal parcheggio del ristorante diritto a casa sua come avevamo detto, visto che i suoi genitori con le sorelle sono fuori città, di tanto in tanto lo guardo, pensando a quanto è stato tranquillo rispetto al solito stasera, se fosse successo in un'altro momento si sarebbe rigirato e gliele avrebbe date, però stasera si è trattenuto, l'ho visto nei suoi occhi, ho visto che avrebbe voluto però non lo ha fatto, forse perché era nel ristorante del padre o forse perché non vuole avere ancora più problemi con mio fratello, non si sono mai piaciuti però nessuno dei due ci può fare niente, Jake è comunque mio fratello, mentre Zayn è il mio ragazzo e nonostante Jake non voglia accettarlo sa che lo amo con tutta me stessa.
Scendiamo dalla macchina e Zayn apre la porta di casa sua facendomi passare prima così da chiudersi la porta dietro, accende la luci e mi fa cenno di seguirlo in cucina "Non siamo arrivati al dolce, quindi se vuoi ho del gelato" dice sorridendo mentre poggia la vaschetta e i cucchiai sul bancone, rido e con il cucchiaio inizio a magiare il gelato dalla vaschetta.
"Ho paura" dico ad un certo punto, così dal nulla.
"Di cosa?" chiede giustamente Zayn non capendo.
"Di farlo" dico con chissà quale coraggio.
"Farlo farlo?" chiede cercando di capire se aveva capito bene, annuisco "Cara, lo sai che non dobbiamo farlo per forza stasera giusto?" Zayn mi guarda serio.
"Io voglio farlo" dico e lui mi guarda confuso "Solo che ho paura di quello che succederà dopo" dico sentendo un groppo in gola.
"E cosa vuoi che succeda?" chiede continuando a non capire.
"Io...io ho paura che poi tu mi lasci, ho paura che poi starò male come sono già stata," dico guardando in alto e cercando di non piangere, si alza e si avvicina a me.
"Non lo farei mai" dice quando è davanti a me.
"Ha detto lo stesso mio padre e ora dove è? Non lo sa nessuno" dico faticando a tenere le lacrime al loro posto.
"Ma io non sono tuo padre" dice asciugandomi qualche lacrima che non ero riuscita a trattenere "Lo so okay? Me ne sono accorto anche io, il tempo va velocissimo e mi sembra ieri che ci siamo conosciuti, mi sembra ieri il primo bacio e mi sembra ieri il primo 'Ti amo' quando in realtà è passato quanto? Un anno? Si, però mi sono anche accorto che noi due siamo gli stessi, siamo quelli di quando ci siamo conosciuti, siamo quelli del primo bacio e siamo quelli del primo 'Ti amo' non siamo cambiati se non in meglio, io riesco a trattenermi e non bevo più, grazie a te, grazie all'amore che mi dai ogni singolo giorno e non mi importa se non vuoi fare l'amore con me stanotte, perché finché sto con te posso aspettare" conclude dandomi un bacio a stampo, si stacca leggermente dal mio viso e io elimino le lacrime che ho versato per le sue parole.
"Ti amo" dico riconnettendo le nostre labbra ma in modo più passionale, per fargli capire che lo voglio davvero.
"Sicura?" chiede tra un bacio e l'altro, annuisco impercettibilmente e in un secondo ci ritroviamo nella sua camera da letto, tolgo i sandali lanciandoli in un angolo buio della stanza mentre lui tira giù la cerniera del mio vestito rosso lasciandolo cadere a terra, gli tolgo la giacca e la camicia.
Mi sdraio sul letto seguita poi da lui che nel mentre si era tolto le scarpe, lo aiuto a togliere i pantaloni che volano anch'essi in qualche angolo buio, la biancheria non ci mette niente a sparire ma non sono a disagio come pensavo, mi sento al posto giusto, nel momento giusto e con la persona giusta.
𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒕𝒆𝒎𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒊 𝒔𝒖 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐, 𝒑𝒓𝒆𝒇𝒆𝒓𝒊𝒓𝒆𝒊 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊𝒓𝒆𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏 𝒐 𝒅𝒊 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒅𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒊𝒔𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒐 𝒔𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒕𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒉𝒆 𝒆𝒄𝒄𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒕𝒐𝒕 𝒇𝒂𝒓𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒃𝒐𝒏𝒖𝒔 𝑳𝒂𝒓𝒓𝒚 𝒆 𝒑𝒐𝒊 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒕𝒆𝒗𝒊 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒓𝒎𝒊 𝒊𝒍 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒕𝒆.
𝒗𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒁𝒐𝒆<3
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kyda · 5 years ago
Text
dopo il video collegato al podcast che ho ascoltato di recente, ho deciso di continuare a guardare qualche altro video sullo stesso canale pur non avendo idea di chi sia questo signore né di cosa faccia nella vita
ma è russo, parla lentamente e di cose che sembrano interessanti e immergermi in nuove teorie e altri modi di pensare non mi dispiace, sono troppo curiosa, quindi non ci ho pensato due volte
poi una delle cose che mi ha sempre aiutato nella comprensione (del russo come dell'inglese) è ascoltare tanto dalla stessa fonte prima di passare a un'altra, perché l'orecchio si abitua e dopo un paio di ascolti non è più così difficile come all'inizio
youtube
in questo video inizia a raccontare di una donna che, pur odiando profondamente suo marito, non riusciva a lasciarlo
non lo amava al punto da riuscire a sopportare a malapena anche il suo profumo eppure continuava a vivere con lui
perché? si chiede
probabilmente perché nonostante l'odio che provava nei confronti del marito, lasciarlo e vivere con se stessa senza di lui non le sembrava una prospettiva migliore, addirittura la spaventava, perché non amava se stessa più di quanto "amasse" suo marito... ma giusto dire così in italiano, sì? forse no, non lo so dire, the struggle is real però il punto è che nonostante odiasse fortemente suo marito, non amava se stessa più di quanto amasse lui, cioè niente
continua chiedendosi se quello che sono fosse un'altra persona, con il mio carattere e tutto, sarei suo amico? vivrei con questa persona? passerei del tempo con lui? solo che qui non si tratta di una persona con cui si condivide un appartamento o con cui si passa il tempo, ma di qualcuno con cui si condivide addirittura un corpo e quindi non esiste nessuno, a parte noi stessi, con cui potremmo avere una relazione più profonda e più ci trattiamo male e peggio stiamo, meno ci amiamo e più soffriamo
forse tentiamo così tanto di amare gli altri perché speriamo che l'amore di un altro possa sostituire quello che non riusciamo a dare a noi stessi; forse cerchiamo così tanto di avere delle relazioni perché speriamo che quelle relazioni possano darci ciò che non riusciamo a ricevere da noi stessi
dice che anche lui ha impiegato tanti anni per imparare a stare bene da solo e che alla fine ha capito che niente può farci sentire liberi come la buona relazione con noi stessi (costruzione della frase e scelta delle parole, soprattutto alla fine, che forse lascia a desiderare e che mi ricorda molto il modo in cui parlano i miei prof russi, ma ok)
e che avere a che fare con se stessi è una delle cose più difficili, ma che dividere un appartamento o qualsiasi altra cosa con qualcuno diventa molto più semplice una volta che si è imparato come stare bene da soli, con questi "noi" con cui ci ritroviamo a condividere un corpo
niente di nuovo né originale, vero, but I can kill two birds with one stone by listening to it in russian (mentre questo è il mio tentativo disperato di promettermi che non metterò da parte l'inglese visto che gli stessi topics li ascolto in russo)
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