#Notti sul ghiaccio
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29/2 Jay K, O'Neal (Rehab), 1/3 Off Beat, 2/3 Botteghi al Circus beatclub - Brescia
Il nuovo weekend firmato Circus beatclub - Brescia inizia giovedì 29 febbraio 2024 e si conclude nelle prime ore di domenica 3 marzo. Nel frattempo, tre serate e tanta musica da vivere con gli amici, con il sorriso sulle labbra e un certo stile.
Si parte a ritmo di hip hop, con Rehab, il party "black" del giovedì di Circus beatclub - Brescia. In console ci sono Jay K e O'Neal, due scatenati professionisti di questo sound. Jay K, in particolare, accompagna in console il celeberrimo rapper Guè, ha quasi 50.000 follower su Instagram, è stato 4 volte DMC Champion in Svizzera e 2 volte Itf Champion in Italia. Stefano Guidi, questo il suo vero nome, cura un potente programma mixato sulla Rete Tre di RSI, la Radiotelevisione svizzera italiana.
Dopo il party Off Beat di venerdì 1 marzo '23, che mette tutta la Circus family in console, eccoci con il super guest dj in console sabato 2 marzo, ovvero Matte Botteghi, al mixer solo Botteghi. Botteghi (nella foto), tra gli altri, ha regalato il suo sound pure sul palco del Jova Beach Party. Il suo percorso discografico lo ha fatto conoscere inizialmente grazie ai suoi Bootleg e Mash-Up suonati dai programmi dance di riferimento delle più importanti radio italiane e successivamente realizzando svariati singoli e remix assieme al suo studio partner Rivaz. Tutte queste produzioni musicali lo hanno portato a collaborare con artisti del calibro di Jovanotti, Frankie HI-NRG, Benny Benassi, Mauro Picotto, Maluma e Ackeejuice Rockers. Il progetto discografico Rivaz & Botteghi ha ottenuto negli anni risultati che hanno fatto il giro del mondo grazie ai supporti di David Guetta, Tiësto, Hardwell, Alok, Morten, Fedde Le Grand, Bob Sinclar e Laidback Luke. Quella di Botteghi è una storia in continua evoluzione, per viverla basta seguirlo sui social e soprattutto nelle sue tante serate.
Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
Lo slogan mette energia: "future is now", il futuro è adesso. Il ritmo del video disponibile sui social è forte ed elettronico, ma la voce che lo accompagna è calda, latina, come a mettere insieme la forza i suoni del futuro con la voglia di far tardi con il sorriso, con gli amici di sempre - è tutto visibile qui: Istagram.com/p/Cxa8uxktZYM/ -.
Il video che presenta la nuova stagione di Circus beatclub a Brescia in realtà inizia con il racconto di ciò che è stato: 25 anni di notti in via Dalmazia. Il locale infatti ha iniziato la sua lunga storia nel 1999. 25 anni di divertimento, dance, musica, show. Come scrive lo staff sui social, the Club is back. Con ben 4 serate molto diverse tra loro.
Il giovedì è Rehab, con sonorità hip hop anche internazionali ed il ritmo di Jay K. La domenica Panorama porta in console per ogni serata un top dj italiano attivo in mezzo mondo che sarà resident di un appuntamento già molto atteso, dedicato ad un pubblico che si accontenta solo del meglio. Ecco poi il venerdì e il sabato, da sempre il cuore del divertimento pop al Circus beatclub, che è gestito anche in questa stagione '23 ' - '24 dal gruppo guidato da Antonio Gregori, lo stesso che ha portato al successo anche MOLO a Brescia, grande disco estiva ed il River a Soncino (Cremona), aperto tutto l'anno. Il venerdì al Circus è OffBeat, una notte dedicata a sonorità sempre diverse e scatenate, mentre il sabato è Crush, dedicato agli artisti della Circus Family: Toma e Brio alla voce, Dr.Space in console e tanti, tanti altri.
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Circus beatclub Brescia
www.circusbeatclub.com [email protected]
info +39 333 210 5400 (WhatsApp)
Via Dalmazia 127, 25125 Brescia
ingresso a pagamento con consumazione
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29/2 Jay K, O'Neal (Rehab), 1/3 Off Beat, 2/3 Botteghi al Circus beatclub - Brescia
Il nuovo weekend firmato Circus beatclub - Brescia inizia giovedì 29 febbraio 2024 e si conclude nelle prime ore di domenica 3 marzo. Nel frattempo, tre serate e tanta musica da vivere con gli amici, con il sorriso sulle labbra e un certo stile.
Si parte a ritmo di hip hop, con Rehab, il party "black" del giovedì di Circus beatclub - Brescia. In console ci sono Jay K e O'Neal, due scatenati professionisti di questo sound. Jay K, in particolare, accompagna in console il celeberrimo rapper Guè, ha quasi 50.000 follower su Instagram, è stato 4 volte DMC Champion in Svizzera e 2 volte Itf Champion in Italia. Stefano Guidi, questo il suo vero nome, cura un potente programma mixato sulla Rete Tre di RSI, la Radiotelevisione svizzera italiana.
Dopo il party Off Beat di venerdì 1 marzo '23, che mette tutta la Circus family in console, eccoci con il super guest dj in console sabato 2 marzo, ovvero Matte Botteghi, al mixer solo Botteghi. Botteghi (nella foto), tra gli altri, ha regalato il suo sound pure sul palco del Jova Beach Party. Il suo percorso discografico lo ha fatto conoscere inizialmente grazie ai suoi Bootleg e Mash-Up suonati dai programmi dance di riferimento delle più importanti radio italiane e successivamente realizzando svariati singoli e remix assieme al suo studio partner Rivaz. Tutte queste produzioni musicali lo hanno portato a collaborare con artisti del calibro di Jovanotti, Frankie HI-NRG, Benny Benassi, Mauro Picotto, Maluma e Ackeejuice Rockers. Il progetto discografico Rivaz & Botteghi ha ottenuto negli anni risultati che hanno fatto il giro del mondo grazie ai supporti di David Guetta, Tiësto, Hardwell, Alok, Morten, Fedde Le Grand, Bob Sinclar e Laidback Luke. Quella di Botteghi è una storia in continua evoluzione, per viverla basta seguirlo sui social e soprattutto nelle sue tante serate.
Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
Lo slogan mette energia: "future is now", il futuro è adesso. Il ritmo del video disponibile sui social è forte ed elettronico, ma la voce che lo accompagna è calda, latina, come a mettere insieme la forza i suoni del futuro con la voglia di far tardi con il sorriso, con gli amici di sempre - è tutto visibile qui: Istagram.com/p/Cxa8uxktZYM/ -.
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Il giovedì è Rehab, con sonorità hip hop anche internazionali ed il ritmo di Jay K. La domenica Panorama porta in console per ogni serata un top dj italiano attivo in mezzo mondo che sarà resident di un appuntamento già molto atteso, dedicato ad un pubblico che si accontenta solo del meglio. Ecco poi il venerdì e il sabato, da sempre il cuore del divertimento pop al Circus beatclub, che è gestito anche in questa stagione '23 ' - '24 dal gruppo guidato da Antonio Gregori, lo stesso che ha portato al successo anche MOLO a Brescia, grande disco estiva ed il River a Soncino (Cremona), aperto tutto l'anno. Il venerdì al Circus è OffBeat, una notte dedicata a sonorità sempre diverse e scatenate, mentre il sabato è Crush, dedicato agli artisti della Circus Family: Toma e Brio alla voce, Dr.Space in console e tanti, tanti altri.
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Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
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#dovecomprareiregalidinatale#dovecomprareledecorazionipernatale#guidaaimercatinidinatale#mercatinidinatale#natale
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Ciao lettori! Vi confido una mia riflessione di qualche mese fa sullo spirito del nord, mi sono chiesto, ma se le direzioni avessero un'anima, un carattere, che cosa direbbero? Questo è quello che ho pensato dello spirito del nord, spero che vi piaccia:
Dalle mie alture, bianche dimore di ghiaccio scruto il mondo di sotto. La mia virtù orienta le bussole degli umani, e il mio alito è tramontana, guida di uccelli migratori, naviganti e nunzio di inverno. Sul mio capo sta la bella Sirius, sicura guida di navi e avventurieri, nelle notti sul mare.
Ma guai a chi vorrà ridurre il mio spazio vitale, perchè mi nasconderei in silenzio, non visto, in luoghi impensati. Benedetto sei tu, che pensi a me e mi cerchi, nell'aria rarefatta all'imbrunire o nel vento freddo d'inverno, nell'aria rarefatta e turchina di dicembre, benedetto sei tu, perchè benedetto è anche lo spirito che mi muove.
#direzioni#nord#the great north#nordwind#poetry#poetryexperimentation#directions#esperimentipoetici#poesia
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Guillermo Mariotto
Guillermo Mariotto #GuillermoMariotto #mariotto #gattinoni #maisongattinoni #perfettamentechic #felicementechic #lynda
Jesus Guillermo Mariotto è uno stilista e personaggio televisivo venezuelano naturalizzato italiano. Da molti anni vive a Roma.
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Guillermo Mariotto nasce a Caracas Caracas, 13 aprile 1966) da madre venezuelana e padre italiano.
Mia madre studiava Medicina mentre accudiva noi. Ha ripiegato in Odontoiatria e si è laureata partorendo altri due figli. È stata un’eroina. Mio padre era avvocato ed era…
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#Ballando con le stelle#Ballando sull&039;acqua#Basile#Dolce&Gabbana#Fernanda Gattinoni#God Chair#Guillermo Mariotto#Jesus Guillermo Mariotto#Krizia#le bacchettate di Mariotto#Madonna Fiumarola#maison Gattinoni#Notti sul ghiaccio#Raniero Gattinoni#Sua Santità Benedetto XVI#Vacanze di Natale a Cortina
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Questa storia inizia con una frase che, molto, molto tempo fa, mi disse mia madre: “ Non c’è nulla che faccia più paura di vedere qualcuno che amiamo iniziare a guardarci come un mostro. Lo stesso mostro che abbiamo sempre cercato di nascondergli.”
A otto anni la maestra mi fece sedere vicino a Fabio, e ci disse che saremo stati compagni di banco per tutto l’anno scolastico.
Io ero timida. Tenevo lo sguardo basso e, mentre scrivevamo sul quaderno, facevo attenzione a non sfiorare il suo gomito col mio.
Ma Fabio mi sorrideva, quando entravo in classe. E mi raccontava i cartoni che guardava a pomeriggio, dopo i compiti. E mi chiedeva come stavo. E lentamente il ghiaccio nella mia pancia iniziò a sciogliersi, e imparai a ricambiare i suoi sorrisi sdentati.
Iniziò a invitarmi a casa sua per fare merenda, e io a chiedere a mia mamma di passarlo a prendere per andare al parco assieme. Stare con lui mi metteva di buon umore.E, a fine anno, io e Fabio eravamo diventati buoni amici.
A undici anni iniziammo le medie (ovviamente il primo giorno ci sedemmo vicini; era la nostra tradizione).
Quello fu l’anno in cui mamma e papà cenavano in silenzio. In cui non si tenevano più per mano, quando uscivamo.
Ricordo sere passate a stringere forte il cuscino fra le braccia, spaventata, perché papà gridava, e la mamma piangeva.
Non ricordo l’ultima volta che mio padre disse “ti amo” a mia madre. O l’ultima volta che mia madre guardò mio padre, con quella luce negli occhi che la rendeva sempre bellissima.
Gli anni delle medie li passai male. I miei voti peggiorarono in tutte le materie, e non parlavo con nessuno, perché temevo che, appena avessi aperto la bocca, o alzato gli occhi, sarei scoppiata a piangere, e non sarei più stata in grado di fermarmi.
Fabio continuava a starmi vicino; mi scriveva messaggi durante il giorno e mi telefonava le notti in cui non riuscivo a prendere sonno.
A scuola, la sua presenza mi faceva sentire sicura. Protetta. Quando parlavo con lui, la morsa che attanagliava il mio stomaco si allentava. Era come se riuscissi a respirare meglio. E il petto non mi facesse più tanto male come prima.
Fabio non mi lasciò sola. Mi aiutò coi compiti e non si lamentò mai, nonostante gli chiedessi spesso di rispiegarmi gli argomenti. Non mi fece mai sentire stupida. O un peso. O una persona difficile da frequentare.
Fabio era l’unico che sapeva dei miei genitori, dei loro litigi, e, infine, del loro divorzio. Ma Fabio era un ragazzino di quattordici anni, e raccontò ogni cosa a sua mamma, che sparse la voce ad altri genitori.
I miei genitori si arrabbiarono moltissimo con me. Ricordo lo schiaffo che mi diede mio padre, la pelle della guancia andare a fuoco, come se fosse percorsa da migliaia di scariche elettriche. E le sue parole, più dure del marmo “sei solo una stupida ragazzina che non capisce niente”.
Ricordo lo sguardo che mi rivolse mia madre, pieno di vergogna. E io scoppiai a piangere e mi chiusi in camera.
Dopo ore, lei mi raggiunse e si sedette al bordo del letto.
“Lo so tesoro che le tue intenzioni non erano cattive... in fondo, volevi solo confidarti con un amico. Ma devi capire che, per quanto possiamo voler bene ad una persona, non possiamo raccontargli tutto. Certe cose devono restare private.”
“Mamma” risposi fra i singhiozzi, con la faccia imbrattata di moccio e gli occhi bollenti di lacrime “ma perché? Io non capisco!” E non lo capivo davvero. E mi sentii stupida per questo, una stupida ragazzina proprio come mi aveva chiamato papà.
“Perché io e la mamma di Fabio siamo amiche. E quando ami una persona, vorresti sempre proteggerla dalle parti peggiori di te. Dai tuoi errori. Dai tuoi sbagli. La vorresti tenere lontana, e darle solo il meglio. “
“Ma perché?” le sue parole mi confondevano, la mia mente si riempiva di nebbia.
“Per paura. Non c’è nulla che faccia più paura di vedere qualcuno che amiamo iniziare a guardarci come un mostro. Lo stesso mostro che abbiamo sempre cercato di nascondergli.”
Dopo quel giorno, non rividi più mio padre.
Iniziammo le superiori, e le strade di me e Fabio si divisero; lui, con la sua media brillante, si iscrisse al liceo. Io mi rifugiai in una scuola che speravo fosse più semplice.
Le parole di mia mamma mi avevano scosso. Da quel giorno non raccontai più nulla sulla mia famiglia a Fabio. E dato che le lacrime che versavo e la rabbia che ribolliva nelle mie vene era per causa loro, non gli potei più raccontare nemmeno come stavo io. E tenermi tutto dentro mi faceva stare male. Mi sentivo come se fossi sempre sul punto di scoppiare.
Mi mancava parlare con Fabio, mi mancava lui, che nonostante tutte le cose orribili che mi accadevano, continuava a guardarmi come se io fossi l’unica cosa bella.
Gli anni delle superiori furono bui.
Iniziai a frequentare ragazzi più grandi, a cui interessava solo il mio corpo, e io confusi le attenzioni che mi davano per amore. Non volevo restare sola. Non volevo continuare a sentirmi sola. Per loro iniziai a fumare sigarette, nonostante non mi piacesse il sapore che mi lasciavano sulle labbra, o l’odore di cui si impregnavano le mie dita e i miei vestiti. Ma loro mi dissero che mi sarei abituata in fretta.
Iniziai a bere alcolici di cui non conoscevo nemmeno il nome, fino a quando mi girava la testa, fino a quando le mie gambe diventavano molli e cadevo a terra, risvegliandomi il giorno seguente con lividi che non ricordavo di essermi fatta.
Sapevo che le cose che facevo erano sbagliate. Ma mio padre mi aveva abbandonata, e mia madre mi faceva sentire come se anche lei l’avesse fatto. A nessuno importava di me. Nemmeno a me stessa. E incominciai a fumare sempre più pacchetti, e a bere sempre più bottiglie, perché quando ero lucida, mi odiavo. Desideravo uccidermi, uccidere quello che ero diventata e quello che avevo fatto.
Mi odiavo per non aver avuto abbastanza forza da salvarmi da sola. Mi odiavo per aver distrutto ogni possibilità di realizzare i miei sogni. Mi odiavo per aver mandato nei casini ogni cosa. Mi odiavo perché, a causa mia, mio padre se ne era andato. Erano lunghe e senza stelle le notti che passavo sveglia a tormentarmi su quello che era successo anni prima, e alla fine giungevo sempre alla medesima conclusione: se fossi stata zitta, forse lui sarebbe restato.
E odiavo Fabio che, nonostante tutto, si ostinava a voler stare al mio fianco. A telefonarmi la sera. A inviarmi messaggi. A venire sotto casa mia, perché era preoccupato per me. Io non sapevo come comportarmi. Le nostre conversazioni divennero vuote e piene di silenzi. Gli dissi che avevo bisogno di spazio e gli chiesi di lasciarmi sola. Lui mi chiese di uscire sempre meno. Finché non lo fece più. E lentamente, molto lentamente, uscì dalla mia vita, e il suo fantasma non faceva altro che ricordami che lo avevo allontanato solo perché mi vergognavo della persona che ero diventata e non volevo che lui mi vedesse in quello stato. E fu allora, che capii le parole di mia madre. E capii che ero innamorata di lui.
A vent’anni rividi Fabio. Erano le due del mattino, e stavo camminando lungo un marciapiede mal illuminato. In mano stringevo un paio di tacchi consumati. I miei capelli erano pieni di nodi e puzzavano di fumo. E il mio vestito era talmente corto da dover tirare l’orlo sulle cosce ad ogni passo.
“Ehi, sconosciuta” alzai lo sguardo, e dopo molto tempo, incrociai nuovamente i suoi occhi. E fu come se qualcosa dentro me, qualcosa di duro e appuntito che mi feriva ad ogni respiro, incominciasse a sgretolarsi. Era più alto di come lo ricordavo. E aveva tagliato tutte le ciocche dei suoi capelli, le stesse che da bambina intrecciavo fra le dita. Ma i suoi occhi non erano cambiati: continuavano ad essere dello stesso colore del caffè, quello che bevevo ogni mattina perché mi faceva pensare a lui.
“Ehi” la mia voce aveva un suono strano, come se fosse stata scartavetrata.
“Aspetta, sei qui tutta sola? Ma è pericoloso! Vieni, ho la macchina qui vicino. Ti do un passaggio per casa tua”
“Credevo stessi andando da qualche parte” gli risposi sospettosa.
“Infatti è così. Ma questo è più importante. Lo sai... era da molto che aspettavo di vederti. “
Uscimmo assieme qualche volta, dopo quell’incontro fortuito. Sapevo che non andava bene, perché io non andavo bene per lui. Lui non meritava me, che schifo! Meritava qualcuno di migliore. Ma quando mi chiedeva di vederci, gli rispondevo si. Perché stare con lui, la sua presenza, il suo profumo, ogni cosa di lui, mi faceva sentire... come non mi ero più sentita da talmente tanto tempo che non ricordavo nemmeno più come si chiamasse quella sensazione.
Ma poi venne un giorno, in cui non controllai l’orologio sul cellulare, perché ero troppo impegnata a battere Fabio a Mario Cart. E quando terminammo l’ennesima partita, suonarono alla porta e Fabio corse ad aprire: era la pizza. Aveva ordinato la mia preferita. E mi resi conto che nonostante tutto quel tempo, lui non aveva dimenticato nulla di me. Dopo aver cenato, mi passò il telecomando e mi propose di scegliere un film. Non era trascorsa nemmeno mezz’ora, quando mi resi conto che ci eravamo svenduti vicino. Così vicino che percepivo il calore del suo corpo, e l’odore del suo shampoo. Lui mi prese la mano e mi sorpresi di quanto fosse morbida la sua pelle, e le sue dita mi accarezzavano con una delicatezza che mi pietrificò. Perché io non ero abituata a ricevere amore. Non ero abituata ad essere toccata da qualcuno che mi desiderava davvero. E mi vennero in mente tutte le mani che mi avevano toccato nel corso degli anni. Mani sporche, mani distratte, mani a cui non importava nulla di me. Le stesse mani che lasciai trattassero in egual modo il mio corpo e la mia anima: con violenza, con brutalità, come se fossi poco più di un vecchio giocattolo.
E mi sentii sporca. E provai disgusto per me. E lui non sapeva. Non sapeva di tutti i miei lividi, e delle mie cicatrici. Non sapeva nulla dei miei errori. E del modo in cui mi guardavo allo specchio.
Ritrassi di scatto la mano. Lui mi guardò confuso, ma il suo sguardo era screziato di dolore.
Non sapeva il mostro che ero diventata, e le cose orribili che avevo fatto. E in quel momento mi tornarono alla mente le parole di mia madre “ Non c’è nulla che faccia più paura di vedere qualcuno che amiamo iniziare a guardarci come un mostro. Lo stesso mostro che abbiamo sempre cercato di nascondergli”.
Non potevo. Non potevo imbrattare con tutto l’odio e lo schifo che provavo per me stessa anche lui. Me ne andai, sbattendo la porta e correndo per le scale. Non mi voltai mai indietro. E non lo rividi più.
Oggi compio 34 anni, e sto aspettando un treno in una città anonima. Per ingannare il tempo, accendo il cellulare e apro Instagram. E fra i consigliati mi appare lui. Decido di cliccare sul suo profilo. Non è privato, ed ha appena pubblicato una foto. Sorride, vestito di nero, accanto ad una ragazza bellissima, col velo che le nasconde i capelli. Si è sposato, e questo mi provoca come uno strappo all’altezza del petto. Non so perché mi fa ancora così tanto male, dopo tutti questi anni. Ma non mi fermo e vado sul profilo di sua moglie. Voglio sapere, finalmente, che genere di donna può essere amata da Fabio. Nella biografia c’è scritto “leggi la mia intervista premendo qui!”. Ecco, lo sapevo. È di sicuro un’artista, una modella o una persona brillante, di carriera. Abbastanza per essere degna di un intervista, in ogni caso. Ma appena leggo l’articolo, mi sento sbiancare. Devo sedermi. Ho perso il treno. Ho perso la cognizione del tempo, perché non ho idea di quanto sia restata tra i miei pensieri. E dopo anni, mi ritrovai a scoppiare a piangere come quella notte, prima che mio padre se ne andasse.
L’articolo recitava questo: “Da adolescente mi ammalai di anoressia nervosa per più di tre anni. Fu l’inverno più rigido della mia vita: avevo sempre freddo, provavo solo rabbia e tristezza, finché mi ridussi a non provare più niente e a desiderare solo di non alzarmi più dal letto il mattino successivo. Vivevo in un inferno che mi ero costruita da sola. Ho pensato spesso al suicidio. Ho fatto cose orribili al mio corpo. Ho fatto soffrire me stessa e tutte le persone che mi volevano bene. Ma ora posso affermare di essere felice.” si volta e sorridendo stringe la mano al marito “perché ho trovato qualcuno che, nonostante conosca il mio passato, ha deciso di restare comunque al mio fianco. Non fu facile, perché all’inizio avevo paura e cercai di allontanarlo; credevo che se avesse saputo, anche lui mi avrebbe etichettata come ‘malata’. E avrei sopportato quel marchio da chiunque, ma non da lui. Almeno lui, no.
Però il suo continuo insistere finì per far desistere anche me. E mi lasciai amare. Credo sia stata la cosa più coraggiosa che abbia fatto; confidargli i miei errori, raccontagli dei miei demoni e degli incubi che continuavano a perseguitarmi.” respira e chiude gli occhi. Dopo una breve pausa li riapre e continua “stiamo assieme da sette anni, e non c’è mai stata una mattina in cui mi sono alzata e lui non mi ha fatto sentire amata.”
Cosa vorresti dire ai giovani che stanno affrontando situazioni simili alle tue?
Ed è così, che si conclude questa storia:
“Ragazzi, lasciatevi amare. L’amore salva le persone. Non sono i vostri sbagli a definirvi, ma il modo in cui riuscite ad andare avanti, nonostante questi. Lo so che siete convinti che, mostrando le parti più sporche e rovinate di voi alla persona che amate, questa finirà per guardarvi come vi guardate voi allo specchio. Ma voi non vi amate. Loro si. E credetemi; chi vi ama, non vi farà mai sentire un mostro. Al contrario, succederà che inizierete ad amarvi anche voi, e a vedervi nel esatto modo in cui lui vi guarda. “
-Alessia Alpi, scritta da me.
(-Volevoimparareavolare on Tumblr)
#mie#frasi mie#alessia Alpi#storie mie#storie belle#storie vere#storie brevi#storie Tumblr#amore#amicizia#dolore#lacrime#piangere#disturbi alimentari#adolescenti#vita#vivere#persone#storie tristi#frasi belle#frasi vere#vero amore#ti amo#mi manchi#citazioni#aforismi#riflessioni#pensieri#volevoimparareavolare
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La bambina del fiume
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C'era una volta una bambina che amava un fiume. Il suo non era un amore qualunque, ma uno di quegli amori che ti scelgono all' improvviso e fanno dell'altro un essere fulminante, unico al mondo.
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E quello che la bambina voleva era essere fiume. E il modo in cui aveva pensato di realizzarlo era correre con lui, al suo fianco, fino al mare, dove lo avrebbe riconosciuto, proprio nell'attimo della sua sparizione.
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Il fiume aveva cercato di dissuaderla, perché sapeva che il suo era un amore pericoloso. Conosceva l'amore degli esseri umani per il fiume e sapeva che non dura, ma sentiva che la bambina era diversa, la sua ferocia non ammetteva ostacoli ed era cosí rapita dalle sue voci da non ascoltare alcun consiglio o ribattere piú veloce del guizzo di una trota.
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La sua corsa era iniziata una notte, dopo un sogno affollato, la bambina aveva tracciato un arco nell' aria con le lenzuola e senza esitazione, si era infilata stivali e glacca a vento, era scesa al fiume e aveva cominciato a corrergli al fianco.
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Cosa fai? - aveva chiesto il fiume. - Perché non sei sotto le lenzuola di tela, questo lenzuolo di nebbia non ti conosce e potrebbe farti scomparire.
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- Voglio sposarti, - gli bisbigliò di sbieco la bambina, ancora nuova alla corsa. - La nebbia sarà il mio velo. Voglio scoprire cose quel di piú di io e te.
Sono un fiume, - le spiego lui, - non mi fermo mai. Saprai abitare ognuno dei tuoi passi fino all' assoluta solitudine, saprai dimenticare gli altri?
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- Io sono del fiume, - rispose malinconica la bambina - e conosco il tuo nome segreto, sempremai ti chiami, sei un essere destinato, segui il tuo corso, non so amare gli uomini perché non hanno piú destino, non seguono alcun disegno, sono travolti.
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- Saprai tacere le notti di disgelo mentre scopro i loro morti? Saprai continuare a corrermi al fianco mentre suscito i loro amori e scavo nei loro cuori, sola? Sarai la mia cantastorie?
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La bambina tacque, sapendo che I'unico sí che un fiume può ascoltare è solo un profondo silenzio senza opposti.
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C'erano giorni e notti di ghiaccio in cui la bambina con le unghie incideva sul corpo del fiume il suo «Sono qui»; c'erano primavere in cui i pesci le porgevano muti i loro eventi di fiume perché lei li cantasse; c'erano rovi che le aprivano la pelle; c'erano uccelli che la commiserava -no lanciandole penne azzurre e grida di conforto; c'erano lune immense che andavano a pezzi nell'acqua e sottili lune, come capelli d'argento che si scioglievano nel fiume.
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C'erano rumori di uomini, visioni di cattedrali e villaggi, di città e di templi solitari, tutte le tradizioni di paura degli uomini, scorrevano accanto al fiume e alla sua cantastorie. E il fiume continuava il suo corso, non obbediente, scelto, e ls bambina gli correva al fianco. E il fiume continuava il suo corso, non obbediente, scelto, e la bambina gli correva al fianco.
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Arrivarono una sera alla foce, la bambina vide il punto esatto in cui il fiume, senza esitazione alcuna, si tuffava nel mare e mescolava le sue acque col sale e non era più il "suo" fiume, ma acqua nell'acqua. Corse, ferendo l'aria, nella corrente e mise il suo piccolo corpo esausto a scudo del fiume, con tutta la sua ferocia, a braccia spalancate, accolse il suo corpo d'acqua e velocità. Ogni sua cellula urlava - Ti riconosco.
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Con i campanelli delicati della sua ultima voce, il fiume scrisse sul palmo della mano destra della bambina "Sempre" e su quello della mano sinistra "mai".
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Allora la bambina congiunse le mani, e si tuffò. Sentí la giacca a vento coprirle le spalle e il capo, come una morbida onda gonfiarsi oltre le braccia, sentí la testa e il corpo diventare immensi, risentí il suono squillante del fiume che si getta nello sconosciuto, sentí di contenerlo e di contenere il mare e il cielo e tutto quello che nel cielo si muove e tace.
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Capí di essere fatta di ogni cosa, persona, attimo incontrati prima, durante e dopo la corsa. E seppe che solo grazie alla sua assoluta solitudine ora l'altro non era che lei, in un'altra forma e che perdersi vuol dire abbandonarsi a qualcosa che ci sorpassa.
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E il fiume continua a scorrere e la bambina a raccontare, sempre, mai.
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[ Chandra Candiani ]
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Ore 19:00 17/08/2021
Come quando colori di getto, senza traccia, usando pennello, mani, gomito; respirando il colore, sentendolo vivo tra le dita, vibrante, quasi incredibile.
Così le ultime 48 ore.
Imprevedibili, difficilmente raccontabili, sapide perché fissate sulla pelle come salsedine dopo un giorno di mare.
Visi, chiacchiere, risate, i fuochi sul mare; il bagno in intimo e poi la pioggia e canti, nuovi numeri di telefono, il vento tra i capelli, il ghiaccio dello spritz tra le labbra, la fame alle tre del mattino.
I sorrisi.
Tornare 18enni per due notti.
Fregarsene del tempo.
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Acomepidì
È l'amore che bussa alla porta L'amore che non aspettavi Aprigli prima che riparta Qual è l'amore che cercavi? L'amore che nasce sui banchi di scuola L'amore che sboccia sulle barricate O è l'amore che ti lascia in un angolo sola a leccarti le ferite È l'amore che fa campare le donne L'amore che uccide i deboli di cuore L'amore sepolto sotto il ghiaccio perenne L'amore che fa rumore L'amore che sopporta distanze infinite L'amore che diventa opprimente L'amore che hai preso mille volte a testate L'amore che ti frega sempre Ah, l'amore, sempre l'amore Lacrime versate in mille poesie L'amore ai tempi del terrore L'amore ai tempi delle epidemie L'amore che dà scandalo L'amore casto e puro L'amore dentro un ciondolo L'amore che non ha futuro Un piccolo amore a Rimini d'estate Un amore già morto a settembre Un amore qualunque per notti infuocate Un grande amore finito per sempre L'amore che non lascia strascichi L'amore, quello dei brividi L'amore delle vertigini L'amore che lascia i lividi L'amore che troverai domani L'amore che ti fa incazzare L'amore che fa scrivere canzoni Che poi non vuoi più ascoltare Ah, l'amore, sempre l'amore L'amore che viene e va così Sul sedile posteriore L'amour à l'arrière des taxis L'amore in un mondo distratto Ma non si ferma davanti a niente Perché l'amore vince tutto E tu perdi sempre
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- L’angelo caduto - cap.9
"Le persone legate dal destino si troveranno sempre a vicenda" THE WITCHER
Splendenti raggi solari bucano la fitta coltre di nuvole bianche, squarciando il cielo con la loro intensa luce. La nebbia che avvolge l'alta collina si dissolve, lasciando che il grande maniero del conte Straud sia visibile in tutta la sua oscura perfidia. I tetti appuntiti neri, le mura di un grigio antracide e le alte finestre oscurate osservano la bellezza di quella mattinata assolata, dove la luce si riflette contro la bianca neve emanando un'aura brillante, quasi accecante.
Il comandante Cullen cammina da solo nel fitto bosco di abeti, il rumore della neve che si infrange sotto i suoi passi. Non sembra sentire freddo, riscaldato dall'astro infuocato che governa un cielo ora terso. Il suo animo è tranquillo, serenamente contento. Non c'è timore sul suo viso, non c'è più la paura della lotta. Sorride alla vista della sua amata che lo saluta da lontano, pronta a correre verso di lui e gettarsi tra le sue braccia. L'idillio perfetto dopo anni di sanguinosa lotta per la sopravvivenza dell'umanità, anni di rinunce, di paure, di progetti rinviati. La luce che inonda il piccolo borgo oscuro di Forgotten Hollow è il simbolo della rinascita, del non temere più il buio della notte e le sue creature che si aggiravano tra quelle strade, pronte a porre fine ad un'altra vita umana senza pietà. Ed eccoli lì, gli eroi silenziosi di quella battaglia, la ragazza prescelta dal destino per porre fine a quel lungo capitolo di crudeltà, e il giovane comandante di un insolito esercito, compagno nella guerra e nella vita. Sono a pochi passi l'una dall'altro, si guardano, sorridono, una nuova vita pronta per essere scritta tra le pagine bianche di un altro libro dove non c'è più il male ad affliggere il mondo. Ancora un passo...
Un istante e il mondo idilliaco va in pezzi. La nebbia torna ad avvolgere la collina che sovrasta il piccolo borgo di Forgotten Hollow, il sole scompare dietro una fitta coltre di nuvole scure e il buio torna a dipingere le strade. Come un fuoco che divampa all'improvviso, la lunga chioma rossa appare alle spalle del comandante. Lo sguardo di lui si tramuta, il sorriso si dissolve e il terrore riempie i suoi occhi chiari. Un grido squarcia il silenzio della grande vallata. La cacciatrice tenta invano di muoversi in soccorso dell'uomo che ama, ma è tutto inutile. La vampira afferra il collo del comandante e in un secondo è tutto finito. I denti affilati affondano nella pelle dell'uomo in profondità bucando i tessuti e i muscoli fino alla giugulare dissanguandolo in pochi attimi. Il corpo freddo e inerme dell'uomo cade a terra con un tonfo sordo nella neve fredda e opaca, mentre la risata della vampira sovrasta il grido della cacciatrice sconfitta. L'uomo che ama non c'è più. Ne resta solo una carcassa vuota, senza più battiti, senza più anima.
Le sue urla di terrore riecheggiarono nella grande casa vittoriana. "Svegliati!" sussurrò una voce maschile scuotendola dal torpore. "No, ti prego. Cullen..." mormorò la cacciatrice in preda ai deliri. Un sussulto e i suoi grandi occhi celesti si aprirono. Le luci tenui della piccola stanza da letto la aiutarono a mettere a fuoco i dintorni non riconoscendoli. "Dove mi trovo?" domandò Helena guardandosi attorno. "Sei a villa Vatore, cacciatrice" rispose la stessa voce maschile che aveva tentanto di svegliarla pochi istanti prima. Helena accortasi di indossare soltanto la biancheria intima, tentò di coprirsi con le mani, ma una fitta di dolore al braccio la fece desistere.
"Chi sei?" domandò ancora osservando il suo misterioso interlocutore "Cosa è successo?" "Mi chiamo Caleb Vatore, cacciatrice. Non ricordi cosa è accaduto qualche notte fa?" chiese di rimando. "Io ricordo di essere stata attaccata da un gruppo di vampiri e poi quella rossa...tu...tu sei venuto ad aiutarmi?!" domandò retoricamente. Caleb fece cenno di assenso senza aggiungere altro. "Grazie, Caleb. Sarei probabilmente morta senza il tuo aiuto" concluse la cacciatrice. "E' stato un onore, cacciatrice." rispose l'uomo abbozzando un sorriso. La sua pelle era stranamente molto pallida, quasi lucida sotto le luci tenui della stanza. Gli occhi avevano la stessa tonalità del ghiaccio che contrastavano sotto i folti capelli scuri. Helena lo osservò attentamente, ma non disse una parola, benchè un dubbio si fosse insinuato nella sua mente. "Io ora ti lascio tranquilla. I tuoi abiti sono su quella poltrona lì" annunciò Caleb indicando la seduta nell'angolo. "Se hai fame scendi pure al piano inferiore. C'è del cibo in cucina appositamente per te. Io sarò nel salone, se avrai bisogno di qualcosa" "Caleb, dove siamo?" domandò Helena confusa. "A casa mia, te l'ho detto" rispose Caleb. "Intendevo in che posto" incalzò Helena, mentre i suoi dubbi si facevano sempre più pressanti. Caleb con un sospiro confessò "A Forgotten Hollow..."
La cacciatrice sussultò mentre i pezzi di un puzzle invisibile andavano ad incastrarsi alla perfezione. Le tende tirate e scure nella stanza, l'arredamento antiquato e la carnagione di Caleb potevano significare soltanto una cosa. "Sei un vampiro" annunciò Helena con lo sguardo attonito, fisso su Caleb. "Si, ma non temere. Non ho intenzione di farti del male. Se avessi voluto ucciderti lo avrei fatto quella notte e non mi sarei preso cura delle tue gravi ferite" dichiarò il vampiro sorridendo appena e mettendo in mostra i canini allungati. "Suppongo di dovermi fidare di te..." mormorò Helena abbassando lo sguardo e notando le pesanti fasciature che avvolgevano il suo corpo in più punti. Sull'addome la macchia di sangue era ancora visibile sulle bende, segno che in quel punto aveva subito forse il danno maggiore. "Caleb...da quanto tempo sono qui?" domandò poi. "Tre notti. Le ferite erano molto gravi quando ti ho trovata e non sei stata cosciente fino a questa mattina, ma le cure stanno dando i loro effetti. Presto potrai tornare a cacciare" rispose Caleb, in piedi davanti a lei come una statua di marmo. "Tre notti? Io devo tornare. Mi staranno cercando!" disse Helena mettendosi a sedere sul bordo del letto e tentando di alzarsi. Un capogiro la colse all'improvviso facendola ricadere di peso sul morbido materasso cigolante.
"Sei ancora debole per affrontare tutta quella strada da sola ed io adesso non posso uscire di qui" mormorò Caleb che era andato a sedersi accanto a lei con uno scatto fulmineo. "Ma io devo tornare a casa..." sussurrò lei accigliandosi. "Ascolta, ora riposa un altro pò. Intanto ti preparerò qualcosa da mangiare che possa rimetterti in forze e stanotte ti promettò che ti aiuterò a tornare a casa, se lo desideri." concluse Caleb aiutandola a stendersi. Helena asserì con la testa e si sdraiò di nuovo sul comodo letto abbandonandosi totalmente alla richiesta di riposo che il suo corpo necessitava.
Quando il sole fu alto nel cielo di metà pomeriggio la cacciatrice si ridestò dal suo sonno ristoratore, sentendosi finalmente più in forze e pronta per tornare a casa. Erano passati tre giorni dall'attacco della vampira ed Helena si domandava se i membri dell'Organizzazione l'avessero data ormai per morta e il suo pensiero volò inevitabilmente a Cullen. Aveva bisogno di far sapere a tutti che stava bene, che era viva e che aveva ricevuto un aiuto prezioso dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettata. Come era possibile che un vampiro avesse aiutato proprio lei la cacciatrice, colei scelta dal destino per distruggerli tutti? Poteva davvero fidarsi di lui? Si mise a sedere sul bordo del materasso a molle che cigolò sotto il suo peso. La stanza era nella penombra ed Helena desiderò ardentemente aprire le tende per far filtrare un pò di luce esterna. Così si alzò lentamente per paura di un nuovo capogiro e andò verso una delle finestre coperte da pesanti drappi scuri. Afferrò un lembo e tirò, lasciando così che una flebile luce di metà pomeriggio entrasse ad illuminare la grande stanza da letto. Amava il sole e non poteva immaginare come fosse vivere per l'eternità senza più godere di quella meraviglia, benchè anche la sua vita si svolgesse per la maggior parte del tempo nell'oscurità. Raccolse i suoi vestiti sulla poltrona nell'angolo accanto alla porta e iniziò ad indossarli, facendo attenzione a non strapparsi le bende che Caleb le aveva accuratamente messo per coprire le sue ferite. Osservò la sua figura vestita nello specchio da terra dal vetro un pò appannato e pensò a quanto fosse sciocco tenere un oggetto simile in una casa abitata da un vampiro, dal momento che le creature della notte non potevano vedere la loro immagine riflessa su nessuna superficie.
Quando fu completamente vestita, Helena osservò i segni ancora visibili sul suo viso, domandandosi se sarebbero rimaste le cicatrici e fu allora che la sua attenzione cadde su una fotografica incorniciata sulla toeletta in legno chiaro. Ritraeva quattro persone, due donne, un uomo e una bambina di circa 7 anni, sorridenti e vestiti con abiti che, molto probabilmente, risalivano ai primi anni del novecento. La foto era ingiallita dal tempo, ma Helena riconobbe Caleb vestito con una giacca e un paio di pantaloni stretti sul ginocchio. Un berretto copriva i suoi capelli pettinati e il suo sguardo era autoritario, ma al contempo dolce e affabile. Accanto a lui c'era una donna, capelli chiari raccolti in uno chignon e un abito lungo che le fasciava il corpo esile. Un'altra donna coi capelli corti e scuri era in piedi sul lato opposto, anche lei in abito lungo e uno sguardo profondo. La bambina era adorabile con la sua treccia lunga e il vestitino corto e sembrava felice. Helena osservò quei volti domandandosi chi potessero essere le persone accanto a Caleb e se, anche loro, fossero vampiri e si aggirassero tra le mura di quella casa. Non aveva mai visto dei vampiri-bambini e neppure il suo Osservatore ne aveva mai fatto menzione alcuna. Il pensiero di quella bambina trasformata in un mostro immortale fece rabbrividire la cacciatrice. I suoi pensieri però vennero interrotti quando la porta della camera si aprì e la figura di Caleb apparve sull'uscio. La vista del sole che filtrava dalla finestra lo fece rizzare come un gatto spaventato ed Helena si affrettò a tirare di nuovo la tenda. "Perdonami. Volevo solo far entrare un pò di luce naturale" annunciò voltandosi verso il vampiro. "A volte piacerebbe anche a me vedere ancora il sole" dichiarò Caleb rabbuiandosi in volto, più di quanto non fosse già tenebroso. "Caleb, non ho potuto fare a meno di notare quella foto" disse Helena indicando la cornice sulla toeletta "Le altre persone ritratte con te, sono in questa casa adesso?" domandò poi di getto senza pensare alle conseguenze di quella sua richiesta. "Solo mia sorella Lilith...la donna coi capelli scuri" rispose Caleb abbassando lo sguardo. Helena non domandò dove fossero la donna e la bambina fotografate accanto al vampiro, temendo di porre un quesito scomodo all'uomo. Fu Caleb a prendere la parola, asserendo che le avrebbe raccontato una storia, se avesse avuto voglia di ascoltarla. La cacciatrice annuì silenziosamente mentre Caleb le faceva segno di seguirla.
Scesi al piano inferiore della villa, Caleb fece strada ad Helena e l'accompagnò verso il salotto dove il crepitio del fuoco riecheggiava tra le mura. Seduta su una comoda poltrona c'era la donna della fotografia, ma era molto diversa a vederla di persona. Era vestita con un abitino aderente che le fasciava le curve mettendo in risalto i muscoli ben definiti, un paio di calze a rete e tacchi talmente alti che solo a guardarli facevano venire le vertigini. I capelli lunghi e neri erano tirati dietro le spalle lasciando il viso completamente scoperto a metterne in mostra i piccoli occhi color ghiaccio come quelli di Caleb. Il trucco pesante incorniciava il tutto. Non aveva più nulla della donna della fotografia, quell'aria un pò ingenua e l'aspetto delicato di quei tempi andati. Come il fratello il susseguirsi inesorabile dell'eternità con i suoi eventi storici, le guerre, le carestie e le epidemie avevano indurito i suoi lineamenti. "Cacciatrice, lei è mia sorella Lilith" annuciò Caleb. "Salve" disse Helena cercando di trovare qualcosa ad effetto da dire in quella circostanza così anomala. La vampira non rivolse nessun tipo di saluto alla cacciatrice, ma si limitò a guardare il fratello con aria truce. "Lilith non essere maleducata" mormorò il vampiro ricambiando lo sguardo della sorella. "Perdona la sua mancanza di educazione. Mia sorella è sempre stata una ribelle" disse poi rivolgendosi ad Helena. "Magari tua sorella non gradisce la presenza della cacciatrice in casa sua e ne ha tutto il diritto" asserì Helena guardando la vampira. "Esattamente, ma mio fratello fa sempre di testa sua senza mai chiedere nulla. Non è vero Caleb?!" parlò Lilith. La sua voce era profonda, per nulla stridula. "Ne abbiamo già discusso, Lilith. La cacciatrice aveva bisogno di aiuto" ringhiò Caleb. Helena iniziò a sentirsi a disagio in quella discussione tra fratelli, e soprattutto tra vampiri. "E per aiutare lei hai ucciso Lauren, la tua creatrice!" disse Lilith di rimando. "Ho dovuto farlo..." intervenì Caleb, ma non terminò la frase perchè Helena si intromise chiedendo chi fosse Lauren. "Siediti Helena" disse poi il vampiro tornando ad un tono calmo e vellutato chiamandola per la prima volta con il suo nome e non con il ruolo che il destino le aveva imposto "Voglio raccontarti quella storia".
Nel frattempo lontano da villa Vatore e da Forgotten Hollow, a Tiamaranta's Fortress i membri dell'Organizzazione non si davano pace. Da giorni non avevano mai interrotto le ricerche di Helena, mentre i due maghi avevano tentato qualsiasi incantesimo di localizzazione, senza avere successo. Alcuni di loro avevano ormai perso le speranze di ritrovare la cacciatrice viva e vegeta, benchè Amelia continuasse ad insistere che se fosse stata uccisa, avrebbe percepito l'aura di una nuova prescelta. Chi non aveva mai smesso di sperare era il comandante. Non dormiva da quella mattina in cui era andato a Forgotten Hollow in cerca di Helena e aveva ritrovato soltanto il suo ciondolo. A malapena mangiava e le forze lo stavano abbandonando. Jo continuava a ripetergli di riposare, di mangiare o si sarebbe ammalato presto, ma Cullen era inamovibile e continuava a dire che se non avesse ritrovato Helena tanto valeva morire. Si era recato spesso a Forgotten Hollow alla ricerca di tracce che potevano essergli sfuggite quel giorno e, durante le ronde notturne, aveva affrontato diversi vampiri domandando se sapevano qualcosa a riguardo della sparizione della cacciatrice, prima di ucciderli. Ma di Helena nessuna traccia. Era come svanita nel nulla, mentre lei era sempre stata lì, a pochi passi da loro, al sicuro in una delle camere da letto di villa Vatore.
Mentre Helena ascoltava la storia che Caleb le stava narrando, a Tiamaranta's Fortress Cullen sedeva alla sua scrivania. Un foglio di carta bianca era poggiato davanti a sè e il comandante fissava il suo candore cercando le parole giuste da incidere. La speranza di rivedere Helena viva era ancora lì, aggrappata con le unghie alla sua anima e Cullen volle esternare i suoi sentimenti su quel pezzo di carta, augurandosi di poterle dare quella lettera una volta che fosse tornata.
"Senza dubbio questa mia lettera ti confonderà. Devo ammetterlo, non ho avuto molte opportunità di comporre nulla di natura personale. Forse è sciocco. Sei impegnata nella tua lotta, come lo sono anche io. Il nostro lavoro sembra non finire mai, ogni passo in avanti sembra finisca con quattro passi indietro. Ti ho vista oltrepassare quel cancello ogni notte per andare a combattere, tornando sempre. In queste notti ho atteso. La testa premuta contro le fredde pietre della finestra, aspettando di vedere la tua sagoma comparire all'orizzonte. Sembra patetico ora che lo scrivo, come se fossi una fanciulla in una torre che si strugge per un cavaliere. Non ho mai pensato che tu potessi non farcela. Al contrario, in ogni fase di questa missione, ho sempre creduto con fervore nel tuo successo. Le mie intenzioni con questa lettera non erano di attirare dubbi sulle tue capacità. La verità, la ragione di questo spreco di tempo è che ti amo. Sto qui chino sulla scrivania e osservo il consumarsi delle candele e tutto ciò che scorre nelle mie vene è una paura infernale che non potrei mai dirti. Non in futuro, ma adesso con te così lontana da me. Tu sei molto di più di quanto avrei potuto desiderare, sperato, necessitato. Hai distrutto le mie difese con uno sguardo. Mi hai fatto tremare in ginocchio e mi hai rialzato in piedi. Non mi sono mai sentito così vulnerabile come lo sono tra le tue braccia. La tua semplice presenza è un balsamo per la mia anima ferita, la stessa che darei per tenerti con me per sempre. Ti desidero. Baciare le tue labbra, perdermi nel tuo abbraccio, assaporare le tue cosce che tremano a cavalcioni sopra di me e sorridere mentre ti muovi sotto di me. La promessa dei tuoi sussulti che implorano di più infiamma il mio cuore e mi distoglie dalla sconforto della guerra. I miei sogni possono essere costellati per sempre da incubi, ma i miei pensieri, i miei momenti di veglia, sono dedicati a te. Sei un vino profumato che inebria la mia mente e la mia lingua, e libera l'uomo che temevo fosse perso per sempre dalle sue catene. Non avrei mai immaginato di essere diventato il tipo d'uomo che scrive una lettera d'amore. Di devozione. Una dichiarazione che ciò che voglio di più da questo mondo, dal Creatore stesso, sei tu. So che tornerai da me, passando per quel cancello e tra le mie braccia. E avevo bisogno che tu sapessi che mi troverai con la fronte premuta contro la fredda pietra che ti aspetta. Ti amo. Cullen"
Terminò di scrivere quella confessione che il sole aveva iniziato a discendere dietro la linea del mare. Poggiò la fronte contro il pugno chiuso, adagiando il gomito sul foglio di carta non più immacolato e chiuse gli occhi, mentre una smorfia di dolore gli tirò le labbra. "So che tornerai..." mormorò poi abbandonandosi totalmente ad una silenziosa disperazione che lo aveva accompagnato in quei giorni, senza lasciarlo mai, benchè la speranza del ritorno di Helena gli avesse dato la forza di non cedere.
Le ombre fuori Tiamaranta's Fortress iniziarono ad allungarsi col passare dei minuti, mentre la linea dell'orizzonte si tingeva delle tonalità del rosso del tramonto. Fu allora che una figura scura sopraggiunse oltre il fitto degli alberi che coprivano la scogliera dove si ergeva la fortezza. Passi veloci corsero tra i corridoi, sempre più affrettati. Senza bussare contro il battente di legno dello studio, Leliana aprì la porta di scatto trovando il comandante perso nei suoi pensieri malinconici. "Comandante" lo chiamò cercando di attirare la sua attenzione, ma Cullen non si mosse. "Cullen" chiamò ancora "La cacciatrice...è tornata!".
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Circus beatclub - Brescia, si balla sempre: 26/1 Off Beat / Vida Loca, 27/1 Crush / Samuele Brignoccolo
Il nuovo weekend di Circus beatclub - Brescia inizia venerdì 26 gennaio 2024 con il ritmo giusto, quello di Off Beat. Per una notte è anche quello di Vida Loca, party dallo stile pop, hip hop latin e internazionale. E' il format che da tempo fa scatenare a tutta Italia e non solo. La grande VL mette in console super dj come Giulia Alberti e Tommy Luciani mentre sul palco porta un vero al corpo di ballo di altissimo livello, mettendo in scena un mix di emozioni che danzano al ritmo di pop, delle hit e dei suoni latin che stanno facendo ballare il mondo in questo momento. Tutto questo è Vida Loca, in poche parole, è un musical imperdibile che ti fa ballare senza sosta. Questa festa, tra gli altri riempie locali di riferimento come Matis a Bologna, Peter Pan e Villa delle Rose a Riccione (RN), Praja a Gallipoli. E che succede al culmine della serata? Dj e vocalist del Circus arrivano in console portando il groove in 4/4, decisamente house... ed il party al massimo livello.
Che succede sabato 27 gennaio 2024 per l'appuntamento Crush? C'è un guest d'eccezione, insieme a tutta la Circus family. Sul palco c'è Samuele Brignoccolo (nella foto). Content creator, dj e produttore, su TikTok conta circa un milione di follower. Grazie ai suoi mix e mashup ha raggiunto numerosi traguardi, creando vari trend diventati poi virali nella piattaforma anche a livello internazionale. I suoi mash up sono spesso usati dai più famosi Creator a livello mondiale. Samuele Brignoccolo è stato inserito nella classifica degli artisti più popolari su TikTok, raggiungendo la quinta posizione. La sua formazione musicale inizia molto presto, infatti all'eta di 6 anni comincia a muovere i primi passi sulla batteria, decidendo successivamente di iscriversi alla scuola di musica del suo paese che frequenterà fino ai 15 anni. All'età di 16 anni si appassiona della musica elettronica e della scena Clubbing in Italia, intraprendendo un nuovo percorso di formazione... ed è oggi si esibisce in mezzo mondo, a ritmo di House, Tribal House e Moombahton.
Circus beatclub - Brescia
Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
Lo slogan mette energia: : "future is now", il futuro è adesso. Il ritmo del video disponibile sui social è forte ed elettronico, ma la voce che lo accompagna è calda, latina, come a mettere insieme la forza i suoni del futuro con la voglia di far tardi con il sorriso, con gli amici di sempre - è tutto visibile qui: Istagram.com/p/Cxa8uxktZYM/ -.
Il video che presenta la nuova stagione di Circus beatclub a Brescia in realtà inizia con il racconto di ciò che è stato: 25 anni di notti in via Dalmazia. Il locale infatti ha iniziato la sua lunga storia nel 1999. 25 anni di divertimento, dance, musica, show. Come scrive lo staff sui social, the Club is back. Con ben 4 serate molto diverse tra loro.
Il giovedì è Rehab, con sonorità hip hop anche internazionali ed il ritmo di Jay K. La domenica Panorama porta in console per ogni serata un top dj italiano attivo in mezzo mondo che sarà resident di un appuntamento già molto atteso, dedicato ad un pubblico che si accontenta solo del meglio. Ecco poi il venerdì e il sabato, da sempre il cuore del divertimento pop al Circus beatclub, che è gestito anche in questa stagione '23 ' - '24 dal gruppo guidato da Antonio Gregori, lo stesso che ha portato al successo anche MOLO a Brescia, grande disco estiva ed il River a Soncino (Cremona), aperto tutto l'anno. Il venerdì al Circus è OffBeat, una notte dedicata a sonorità sempre diverse e scatenate, mentre il sabato è Crush, dedicato agli artisti della Circus Family: Toma e Brio alla voce, Dr.Space in console e tanti, tanti altri.
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Circus beatclub Brescia
www.circusbeatclub.com [email protected]
info +39 333 210 5400 (WhatsApp)
Via Dalmazia 127, 25125 Brescia
ingresso a pagamento con consumazione
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Circus beatclub - Brescia, si balla sempre: 26/1 Off Beat / Vida Loca, 27/1 Crush / Samuele Brignoccolo
Il nuovo weekend di Circus beatclub - Brescia inizia venerdì 26 gennaio 2024 con il ritmo giusto, quello di Off Beat. Per una notte è anche quello di Vida Loca, party dallo stile pop, hip hop latin e internazionale. E' il format che da tempo fa scatenare a tutta Italia e non solo. La grande VL mette in console super dj come Giulia Alberti e Tommy Luciani mentre sul palco porta un vero al corpo di ballo di altissimo livello, mettendo in scena un mix di emozioni che danzano al ritmo di pop, delle hit e dei suoni latin che stanno facendo ballare il mondo in questo momento. Tutto questo è Vida Loca, in poche parole, è un musical imperdibile che ti fa ballare senza sosta. Questa festa, tra gli altri riempie locali di riferimento come Matis a Bologna, Peter Pan e Villa delle Rose a Riccione (RN), Praja a Gallipoli. E che succede al culmine della serata? Dj e vocalist del Circus arrivano in console portando il groove in 4/4, decisamente house... ed il party al massimo livello.
Che succede sabato 27 gennaio 2024 per l'appuntamento Crush? C'è un guest d'eccezione, insieme a tutta la Circus family. Sul palco c'è Samuele Brignoccolo (nella foto). Content creator, dj e produttore, su TikTok conta circa un milione di follower. Grazie ai suoi mix e mashup ha raggiunto numerosi traguardi, creando vari trend diventati poi virali nella piattaforma anche a livello internazionale. I suoi mash up sono spesso usati dai più famosi Creator a livello mondiale. Samuele Brignoccolo è stato inserito nella classifica degli artisti più popolari su TikTok, raggiungendo la quinta posizione. La sua formazione musicale inizia molto presto, infatti all'eta di 6 anni comincia a muovere i primi passi sulla batteria, decidendo successivamente di iscriversi alla scuola di musica del suo paese che frequenterà fino ai 15 anni. All'età di 16 anni si appassiona della musica elettronica e della scena Clubbing in Italia, intraprendendo un nuovo percorso di formazione... ed è oggi si esibisce in mezzo mondo, a ritmo di House, Tribal House e Moombahton.
Circus beatclub - Brescia
Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
Lo slogan mette energia: : "future is now", il futuro è adesso. Il ritmo del video disponibile sui social è forte ed elettronico, ma la voce che lo accompagna è calda, latina, come a mettere insieme la forza i suoni del futuro con la voglia di far tardi con il sorriso, con gli amici di sempre - è tutto visibile qui: Istagram.com/p/Cxa8uxktZYM/ -.
Il video che presenta la nuova stagione di Circus beatclub a Brescia in realtà inizia con il racconto di ciò che è stato: 25 anni di notti in via Dalmazia. Il locale infatti ha iniziato la sua lunga storia nel 1999. 25 anni di divertimento, dance, musica, show. Come scrive lo staff sui social, the Club is back. Con ben 4 serate molto diverse tra loro.
Il giovedì è Rehab, con sonorità hip hop anche internazionali ed il ritmo di Jay K. La domenica Panorama porta in console per ogni serata un top dj italiano attivo in mezzo mondo che sarà resident di un appuntamento già molto atteso, dedicato ad un pubblico che si accontenta solo del meglio. Ecco poi il venerdì e il sabato, da sempre il cuore del divertimento pop al Circus beatclub, che è gestito anche in questa stagione '23 ' - '24 dal gruppo guidato da Antonio Gregori, lo stesso che ha portato al successo anche MOLO a Brescia, grande disco estiva ed il River a Soncino (Cremona), aperto tutto l'anno. Il venerdì al Circus è OffBeat, una notte dedicata a sonorità sempre diverse e scatenate, mentre il sabato è Crush, dedicato agli artisti della Circus Family: Toma e Brio alla voce, Dr.Space in console e tanti, tanti altri.
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Circus beatclub Brescia
www.circusbeatclub.com [email protected]
info +39 333 210 5400 (WhatsApp)
Via Dalmazia 127, 25125 Brescia
ingresso a pagamento con consumazione
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Circus beatclub - Brescia, si balla sempre: 26/1 Off Beat / Vida Loca, 27/1 Crush / Samuele Brignoccolo
Il nuovo weekend di Circus beatclub - Brescia inizia venerdì 26 gennaio 2024 con il ritmo giusto, quello di Off Beat. Per una notte è anche quello di Vida Loca, party dallo stile pop, hip hop latin e internazionale. E' il format che da tempo fa scatenare a tutta Italia e non solo. La grande VL mette in console super dj come Giulia Alberti e Tommy Luciani mentre sul palco porta un vero al corpo di ballo di altissimo livello, mettendo in scena un mix di emozioni che danzano al ritmo di pop, delle hit e dei suoni latin che stanno facendo ballare il mondo in questo momento. Tutto questo è Vida Loca, in poche parole, è un musical imperdibile che ti fa ballare senza sosta. Questa festa, tra gli altri riempie locali di riferimento come Matis a Bologna, Peter Pan e Villa delle Rose a Riccione (RN), Praja a Gallipoli. E che succede al culmine della serata? Dj e vocalist del Circus arrivano in console portando il groove in 4/4, decisamente house... ed il party al massimo livello.
Che succede sabato 27 gennaio 2024 per l'appuntamento Crush? C'è un guest d'eccezione, insieme a tutta la Circus family. Sul palco c'è Samuele Brignoccolo (nella foto). Content creator, dj e produttore, su TikTok conta circa un milione di follower. Grazie ai suoi mix e mashup ha raggiunto numerosi traguardi, creando vari trend diventati poi virali nella piattaforma anche a livello internazionale. I suoi mash up sono spesso usati dai più famosi Creator a livello mondiale. Samuele Brignoccolo è stato inserito nella classifica degli artisti più popolari su TikTok, raggiungendo la quinta posizione. La sua formazione musicale inizia molto presto, infatti all'eta di 6 anni comincia a muovere i primi passi sulla batteria, decidendo successivamente di iscriversi alla scuola di musica del suo paese che frequenterà fino ai 15 anni. All'età di 16 anni si appassiona della musica elettronica e della scena Clubbing in Italia, intraprendendo un nuovo percorso di formazione... ed è oggi si esibisce in mezzo mondo, a ritmo di House, Tribal House e Moombahton.
Circus beatclub - Brescia
Come ogni anno, ed è un vero record nel panorama italiano, anche per la stagione '23 - '24, Circus beatclub si rifà il look: alle pareti un color ghiaccio scuro perfetto per il futuro (e pure per il presente), impianto luci tutto nuovo, schermi e mirrorball che si muovono durante la serata, nuovi divani, nuova console a cui si accede in modo diverso... chi balla al Circus balla sempre nello stesso club, certo, ma proprio da questa stagione il club sarà sempre diverso grazie ad allestimenti, scenografie ed interventi particolare.
Lo slogan mette energia: : "future is now", il futuro è adesso. Il ritmo del video disponibile sui social è forte ed elettronico, ma la voce che lo accompagna è calda, latina, come a mettere insieme la forza i suoni del futuro con la voglia di far tardi con il sorriso, con gli amici di sempre - è tutto visibile qui: Istagram.com/p/Cxa8uxktZYM/ -.
Il video che presenta la nuova stagione di Circus beatclub a Brescia in realtà inizia con il racconto di ciò che è stato: 25 anni di notti in via Dalmazia. Il locale infatti ha iniziato la sua lunga storia nel 1999. 25 anni di divertimento, dance, musica, show. Come scrive lo staff sui social, the Club is back. Con ben 4 serate molto diverse tra loro.
Il giovedì è Rehab, con sonorità hip hop anche internazionali ed il ritmo di Jay K. La domenica Panorama porta in console per ogni serata un top dj italiano attivo in mezzo mondo che sarà resident di un appuntamento già molto atteso, dedicato ad un pubblico che si accontenta solo del meglio. Ecco poi il venerdì e il sabato, da sempre il cuore del divertimento pop al Circus beatclub, che è gestito anche in questa stagione '23 ' - '24 dal gruppo guidato da Antonio Gregori, lo stesso che ha portato al successo anche MOLO a Brescia, grande disco estiva ed il River a Soncino (Cremona), aperto tutto l'anno. Il venerdì al Circus è OffBeat, una notte dedicata a sonorità sempre diverse e scatenate, mentre il sabato è Crush, dedicato agli artisti della Circus Family: Toma e Brio alla voce, Dr.Space in console e tanti, tanti altri.
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Circus beatclub Brescia
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Da Starbucks con JK
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Sei nella stessa posizione da ore: gli occhi bruciano ogni volta che passi al rigo successivo, senti che il tuo collo potrebbe spezzarsi in due e cadere sul libro da un momento all’altro e le dita, seppur macchiate di ogni genere di inchiostro possibile, palesano un doloroso rossore. Non sai bene da quanto tempo te la stia prendendo con l’elastico per capelli, come se questo fosse la diretta causa del tuo stress, ma era l’unica opzione che non desse troppo fastidio al tuo compagno di studio o a chiunque altro non fosse in quella caffetteria con voi. E poi non ci tieni proprio a ricevere un’altra occhiataccia dal tipo di mezz’età tutto incravattato per bene; hai letto nel suo sguardo la voglia di infilarti la penna a scatto nella gola abbastanza chiaramente da non voler constatare se sia davvero in grado di mettere tale desiderio in atto.
Sei concentrata e nulla potrebbe distrarti dal tema che stai preparando per la classe di domani: né lo sguardo truce di un impiegato, né la porta cigolante del bagno che si apre e nè tantomeno la mosca che trova nel tuo braccio un ottimo appoggio dove riposare e riprendersi dalla giornata afosa che impazza al di fuori dello Starbucks e dalla sua benedetta aria condizionata. Ma qualcuno ci riesce. Lo stesso ‘qualcuno’ che si è alzato dal suo posto un paio di minuti fa e del quale non ti sei minimamente accorta di aver perso le tracce. Cominci a guardarti attorno e la piccola compagna alata vola via, indicandoti la via da percorrere con gli occhi per ritrovare quel idol che tanto ama andarsene in giro come se non fosse per niente conosciuto a livello mondiale. Gli avrai pur detto che il Sud Africa non è certo la Corea o l’Europa ma lui resta comunque una diamante tra un mucchio di zirconi. Perché paragonarlo ad un elefante non ti salterebbe in mente nemmeno per dar vita ad una metafora.
Ma Jungkook non riuscirebbe a passare inosservato nemmeno se lo volesse e molte volte, purtroppo, è proprio quello che succede. La sua aura sprigiona un’energia troppo forte per essere ignorata. Come ora, ad esempio. Si dirige verso il vostro tavolo reggendo entrambe le bevande con una mano ed un piattino con sfiziosi donuts iper-zuccherati con l’altra, eppure -nella banalità di quel gesto- noti il cassiere non staccargli gli occhi di dosso.
Le cannucce che regge nella bocca gli danno l’aria di un tricheco dai lunghi baffi ed è così che spieghi la curiosità dello staff ed allo stesso tempo la scomparsa delle rughe da tensione che ti si formano sulla fronte quando studi troppo.
“Si dice ‘baie dankie’, giusto?” E lo senti, il cuore, morire per due semplici paroline nella tua lingua madre che mai avresti pensato potessero farti questo effetto. Lo avrai detto trilioni di volte e sentito dire altrettante nella tua breve vita ma c’è qualcosa nel modo in cui lo pronuncia lui che lo rende speciale e gli dà un nuovo, dolce, adorabile significato. Pensare che fosse preoccupato per il modo in cui aveva risposto al dipendente dietro la cassa non rende il lavoro più facile per il tuo miocardio che con tenacia tenta di non ridursi totalmente in poltiglia.
“Baie dankie” ripeti non avvicinandoti neanche lontanamente alla sua tenerezza nel dirlo.
“Oh, l’ho detto male?”
“No, no, no! Intendevo sul serio dire ‘grazie’. A te. Per aver preso tutto questo.” Riposizioni gli occhiali da lettura sul naso, presa da un improvviso colpo di timidezza. “La tua pronuncia era impeccabile.” Come ogni qualsivoglia volta provi a fare qualcosa, da bravo Golden Maknae quale è.
“Merito della mia insegnante” replica orgoglioso spingendoti in giù gli occhiali in un gesto giocoso e che vuole andare ben oltre all’apparire un ragazzino combinaguai. “Basta studiare, su!” Traduce poi in parole concrete il messaggio subliminale. “Hai bisogno di una pausa. Mangia qualcosa.”
“Finisco soltanto questo paragra-” ma prima che tu possa continuare a sottolineare i punti salienti, ti ha già sfilato da sotto il naso l’evidenziatore per bilanciarlo sopra il suo orecchio adornato da cerchi argentati, provocatore come solo il peggior studente sarebbe. Hai smesso di minacciarlo con lo sguardo ormai da tempo; è ormai un paio di mesi che sembra esserne immune. In tutta risposta arriccia il naso per disarmarti completamente e mettere a tacere una volta per tutte ogni insorgente ribellione da parte tua. Ma, ora che ci pensi bene, hai ancora una freccia al tuo arco da scagliargli contro: carichi l’elastico tra il medio e l’indice e lo rilasci come con una fionda. La molla gli arriva sul petto e lo fa sobbalzare sulla sedia attirando come una calamita un’altra occhiataccia dell’uomo alle sue spalle che a malapena riesci a vedere per via delle spalle larghe di Jungkook.
Si strofina la maglietta nera nel punto in cui è stato colpito, massaggiandosi il pettorale come se gli avessi effettivamente fatto qualcosa. Non ci credi nemmeno per un secondo. E quella faccia sconvolta non dura più di un battito di ciglia che si trasforma ben presto in una smorfia vendicativa e diabolica. Fa eco dei tuoi gesti e carica lo stesso elastico tra le dita, puntando platealmente alla tua fronte. Non capisce quanto possa essere pericoloso: maneggiato da lui potrebbe perfino diventare pericoloso-da-pronto-soccorso. Fai perciò delle tue braccia una roccaforte e ti servi del tavolo per avere maggiore copertura, aspettando che il colpo arrivi. Perché sai quanto lui sia capace di farlo e di come non si faccia scrupoli.
Uno.
Due.
Tre.
Niente.
Arrivi fino a dieci prima di prendere coraggio per dare una sbirciatina fuori dalla barriera di muscoli che hai tirato su. Dalla breccia scorgi gli enormi occhi da cucciolo del tuo ragazzo a due centimetri dai tuoi, brillanti come una galassia di stelle calde ed eterne. Un paio di ciuffi scuri gli adornano la fronte ed il naso tocca quasi il tuo avambraccio e sebbene non riesci a vederlo, sai che si sia sporto sul tavolo per raggiungerti. Beh, che dire: sei grata che dietro di lui, a godere della vista, ci sia quel musone pinguino rompiscatole e non qualcun altro che avrebbe decisamente voluto apprezzarne meglio le rotondità.
“Non potrei mai fare del male alla mia insegnante” dice ruffiano inclinando il capo. “E poi la tua pelle è così delicata che ti resterebbe il segno fino a Natale.”
“Natale è tra due settimane” precisi con un sorrisetto che gli fai ben vedere ampliando di proposito il varco. Lo conosci abbastanza da sapere che intendesse alludere ad un periodo ben più lungo di quattordici miseri giorni per un tuo livido ben assestato.
“Aish, dimentico sempre che qui l’inverno è caldo ed il freddo arriva con l’estate!” Ruota gli occhi facendoti ridere del clima del tuo stesso Paese. “Sai cosa? Dovremmo approfittarne per fare un giro in spiaggia. É una bellissima giornata di dicembre e dovremmo passarla a bruciarci i piedi sulla sabbia e vivere nell’ansia di non scottarci sotto il sole cocente. E parlo specialmente di te.”
Ti convinci che la guerra sia finita ed esci dal tuo guscio, prendendo seriamente in considerazione quella proposta. Perfino la parte in cui torni a casa con lo stesso colore di un gambero arrostito.
“Se vai in spiaggia con quella maglia, attirerai tutta la luce del cosmo e ti verrà un’insolazione da paura.” Constati indicando il nero indumento del ragazzo, drammatizzando un tantino il tutto.
Sei genuinamente preoccupata per lui: devi riconsegnarlo alla HYBE sano e salvo. Non vuoi che ti vietino di averlo tutto per te, lì, in futuro. Non ci tieni proprio. Per questo sei sempre così severa con le lezioni d’inglese e super paranoica anche quando lui sembra non crearsi minimamente di questi tossici pensieri. Questo è un test da parte della compagnia per valutare se sia saggio fidarsi di voi e dell'anonimato che il suo nome pare ancora avere nel tuo Paese e nulla avrebbe mandato a monte i tuoi sforzi.
“Vorrà dire che me la toglierò, allora” rimbecca facendo spallucce, annientando la malizia con una falsa aria innocente. E tu in tutta risposta ti senti avvampare ma non è una battaglia che puoi lasciargli vincere.
Raccatti le tue cose dal tavolo e ficchi tutto dentro lo zaino che ti accingi a chiudere.
“Non ti stai dimenticando qualcosa?” E come se fosse anche diventato un mago professionista da tre secondi a quella parte, estrae l’evidenziatore giallo dal tuo orecchio. Non sai come abbia fatto a teletrasportarlo dal suo fino al tuo ma molti dei suoi gesti e comportamenti restano per te un mistero. E va benissimo così; alimentano l’ammirazione ed l’attrazione che provi nei suoi confronti.
Lo fa cadere all’interno e ti lascia serrare la zip, impegnandosi al meglio per ripulire anche la sua area e lasciare la superficie del tavolo pulita ed ordinata. Caricate così entrambi gli zaini sulle spalle, recuperate il cibo e le bevande con le mani libere e vi avviate verso l’esterno, lasciandovi dietro l’atipica struttura in legno chiaro che lo Starbucks di Camps Bay vi offre.
Attraversate con attenzione (tu per lo più) la strada e giungete ben presto sotto l’ombra delle palme di Camps Bay Beach, prendendo con piacere un grande respiro di aria calda e salata dopo aver nauseato il vostro olfatto con aroma di caffè e panna montata per tutta la mattina.
Passeggiate per non più di una decina di metri quando lui esordisce con un ‘Non mi piace così’ seguito da un broncio capriccioso.
Non capisci a cosa si riferisca ma ti fermi per dargli un’occhiata: magari ha davvero troppo caldo e, carico di libri sulle spalle com’è, non pensa sia la condizione l’ideale per una passeggiata di piacere. E concorderesti con lui se non fossi a conoscenza dei suoi disumani allenamenti tra prove e notti in palestra. Perciò dev’essere qualcos’altro.
Aspetti seguendo i suoi gesti con curiosità ed anche una punta di sospetto: non si può mai stare sicuri con con il signorino Jeon. L’improvvisato ingegnere approfitta della breve sosta per posare il donut sulla copertura bombata del suo americano in ghiaccio ed assicurandolo attorno alla cannuccia verde. Ti invita a fare lo stesso con lo sguardo, aiutandoti come può a sorreggere il tutto, dopodiché ti afferra la mano, un sorriso sornione stampato in faccia.
“Molto meglio” gongola compiaciuto del suo colpo di genio stringendola ancora di più e riprendendo a camminare. Quando tira su un sorso dalla cannuccia gli si appiattiscono le guance, risaltando le labbra, ed a questo punto non sei più sicura se sia più adorabile o solo sexy.
“Come dovrei fare adesso a mangiarlo, scusa?” Domandi scettica studiando la struttura zuccherina che ha ideato per voi.
“Mordi tutto intorno senza toccare il centro. Lasci quel pezzo per ultimo ed il gioco è fatto” dice da stratega. “Guarda, così!” Ti fa vedere addentando il donut e lasciando intatto il buco nel mezzo, proprio come aveva indicato qualche secondo prima. La punta del naso si ricopre della lucida patina di glassa ma non sembra curarsene e continua a masticare vistosamente, enfatizzandone la bontà. Se il suo scopo è quello di farti venire l’acquolina in bocca, bravo, ci sta riuscendo a perfezione.
Muovi la mano intrecciata alla sua per liberargli la faccia dall’appiccicume dello zucchero ma lui non ha alcuna intenzione di mollare la presa: resta aggrappato al tuo palmo aperto con le dita, permettendoti comunque, benomale, di rimediare almeno un pochino al dolce disastro che ha sul viso.
“Non te ne frega proprio niente di essere in pubblico, non è così?” Incalzi sforzandoti di non ridere e perdere credibilità. Ami il fatto che lì si senta al sicuro e così a suo agio da non preoccuparsi di probabili occhi indiscreti attorno a lui ma il tuo lato protettivo ti frena dal condividere apertamente questa sensazione.
“Non quando sono con te.”
“Non quando non siamo in Corea” lo correggi con una punta di amarezza che legge tra le tue parole come un libro aperto. “O in qualsiasi altro luogo in cui non vieni assalito ancor prima di mettere il tuo appiccicaticcio naso da donut fuori dalla porta di casa.”
“Saam met jou is my gunsteling plek om te wees” ti ammutolisce con l’esecuzione perfetta di una frase di senso compiuto nella tua lingua madre la quale, da quanto ne sai, non ha nemmeno cominciato a studiare. Ma, da straordinario studente quale è, non si ferma certo lì. “Ek is baie meer myself wanneer ek by jou is” prosegue quindi, barcollando tra le ultime parole, affidandosi alla sua memoria che di fatto non lo tradisce.
Tutto in te si ferma: dal respiro alla mano al lato del suo viso, dal processare quanto tu stia ascoltando all'assorbire il pieno significato di quanto ti stia confessando.
Sbatti le palpebre e speri che questa sia una reazione sufficiente a fargli capire che sei viva a malapena. E vorresti con tutto il cuore che fosse sufficiente a fermarlo ma non lo è perché ciò che arriva dopo è ancora peggio e ti colpisce in pieno come un treno. E tu, povera illusa, che credevi che darti del suo posto preferito fosse il massimo che la cima del monte e che più in su non si potesse giungere.
“As ek weet wat liefde is, is dit as gevolg van jou.”
Se so cosa sia l’amore, è grazie a te.
E non appena coglie lo scintillio nei tuoi occhi, ti avvolge tempestivo tra le braccia, conoscendo la tua sensibilità come le sue tasche. Pensa tu sia così tenera quando ti emozioni che considera proteggere quella sensibilità con la propria pelle come un suo dovere e privilegio. La sicurezza che ti dà ha il sapore di labbra al kimchi, suona come dei ritornelli canticchiati al buio, ha il tepore dei biscotti al cioccolato di mezzanotte e l’odore di ammorbidente Downy. E non riesci ad immaginarti una vita diversa da quella che hai da quando sei con lui. Il che non fa altro che farti piangere più forte.
“Scusami, credevo che l’effetto sorpresa ti avrebbe aiutata a non piangere!” Si giustifica isolando la sensazione di congelamento che avverte all’altezza dello stomaco causata dal frappuccino che gli stai involontariamente premendo addosso. Ti accarezza la testa con l’unica mano libera che ha a disposizione e ciò ti aiuta a riprendere fiato tra un singhiozzo e l’altro. Non sai cosa ti sia scattato dentro ma non sei riuscita ad evitarlo… nè tantomeno a rispondergli. Ma come si risponde ad una dichiarazione d’amore del genere? Cosa potresti mai dirgli che possa esprimere al meglio ciò che pensi?
“Avrei preparato un’altra frase ma a questo punto credo sia meglio conservarla per un’altra occasione” ironizza quel cretino del tuo ragazzo lanciandoti una fune per soccorrerti dalle sabbie mobili del pianto nelle quali sei affondata a piedi uniti. Ed aiuta. Ringrazi mentalmente la sua maglietta nera -che tanto hai criticato prima- per essersi resa utile ed aver asciugato un minimo le guance prima di tornare a volto scoperto.
“Mi hai fatto sporcare tutti gli occhiali” piagnucoli raggiungendo gli occhi al di sotto delle lenti per strofinarli. Qualsiasi cosa tu dica risulterà stupida: tanto vale giocarsi la carta dal vittimismo.
“Non volevo?” Si scusa ancora, ridendo della tua faccia rossa che, purtroppo per te, ha visto molte volte da quando state insieme. Privilegi da fidanzato.
“Oh, ma sei- sei in guai molto più grossi di- questi” dici a riprese gettando uno sguardo ai vostri bicchieri di plastica che a questo punto non racchiudono più un singolo cubetto di ghiaccio.
“Non pensavo che provare ad essere romantico mi portasse ad aver bisogno di un avvocato” scherza prima di fare un altro sorso all’americano non più ghiacciato.
“Avere una relazione amorosa con la tua insegnante potrebbe” rimbecchi.
“Non stavamo solo flirtando innocentemente?”
“Mi hai appena detto che mi ami e che ti senti più te stesso quando sei con me. Credo che questo vada un tantino oltre il semplice corteggiarmi.”
Jungkook resta ora in silenzio e storce le labbra in un’espressione pensierosa, cercando una risposta tagliente nell’aria attorno a lui.
“Se provi ad uscirtene di nuovo con qualcosa in afrikaans, giuro che ti lascio qui e torno a casa.” Piangendo. Ma questo era meglio non aggiungerlo.
“Non che io creda tu sia davvero capace di piantarmi in asso qui da solo ma… perché invece non mi dici tu qualcosa in afrikaans, mh?”
“Io?”
“Sì. È la tua lingua madre, ricordi?” E stavolta un’occhiata truce non gliela toglie nessuno.
Vorresti pensarci bene, dire qualcosa che non sia troppo scontato ma che rifletta bene cosa vorresti sapesse, una verità che magari hai fatto fatica a comunicargli apertamente fino ad ora ma che per te è sempre stata come una certezza alla base del vostro rapporto.
Passano un paio di secondi prima che tu prenda una decisione. I suoi occhi sono ancora incollati sulle tue labbra e ti piace leggerci dell’impazienza.
Dilati l’attesa prendendo il tuo (primo? Sul serio??) sorso di frappuccino e gustandoti ogni singolo granello di zucchero al suo interno prima di aprire bocca.
“As ek my lewe weer kan lewe, wil ek jou gouer vind.”
“E cosa vuol dire?”
“È la materia principale del tuo prossimo esame, faresti meglio a studiare” lo provochi prima di alzarti sulle punte per lasciargli un bacio sulle sottili e fresche labbra. E la fatica che fai per potertici allontanare è immane. Ma ci riesci, aiutata forse dal tuo senso di dignità appena rientrato da una vacanza oltreoceano.
“E tu a scappare” avverte Jungkook prima di scattare e costringerti ad affidarti allo spirito di sopravvivenza e cominciare a correre come una forsennata sulla spiaggia.
Lo zaino ti rimbalza da pazzi dietro la schiena e senti le scarpe affondare nella sabbia ad ogni passo. Proteggi il bottino di zucchero tra entrambe le mani ma questo non basta a prevenire che qualche goccia fuoriesca dal piccolo foro in alto. Ma non ti importa, continui a correre ed a ridere, cullata dalla certezza che Jungkook continuerà a guardarti le spalle e ad impegnarsi al massimo per raggiungerti come se stare con te fosse il più importante dei suoi traguardi.
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