#Museo archeologico di Gela
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Sicilia, al via il recupero del relitto “Gela II”: la nave di epoca greca risale al V secolo a.C.
Sicilia, al via il recupero del relitto “Gela II”: la nave di epoca greca risale al V secolo a.C.
Redazione Prendono il via le operazioni di recupero del relitto di epoca greca, databile al V secolo a.C., rinvenuto nei fondali di contrada Bulala, nei pressi del porto di Gela. Il progetto di scavo e recupero del relitto “Gela II”, realizzato e diretto dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, sarà effettuato dal raggruppamento di imprese Atlantis di Monreale (Pa) e Cosiam di Gela…
#archeologia#archeologia subacquea#Francesco Paolo Scarpinato#Gela#Museo archeologico di Gela#Nave di Gela#navi#notizie#recupero#Regione Siciliana#relitti#scavi#scavi archeologici#Sicilia
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Auriga di Delfi
scultura greca bronzea del V secolo a.C.
Il cosiddetto Auriga di Delfi è una scultura greca in bronzo (alta 184 cm), databile al 475 a.C. e conservata nel Museo archeologico di Delfi.
L’Auriga di Delfi, capolavoro greco della prima età classica, è un magnifico originale in bronzo, uno dei pochi giunti fino a noi. La scultura è stata ritrovata negli scavi del Santuario di Apollo a Delfi, nei pressi del tempio dove probabilmente era collocata. Scolpita nel 475 a.C., probabilmente dallo scultore Sòtade di Tèspie, è l’unica statua rimasta di un gruppo scultoreo commissionato da Polizelo, tiranno di Gela, forse per ricordare una vittoria ottenuta nella corsa con i carri, nel 478 a.C. Il monumento includeva anche il carro, i cavalli preceduti da un inserviente, nonché, probabilmente, il principe. Di tale gruppo, oltre all’Auriga, si conservano solo pochi frammenti dei cavalli e dello schiavo.
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Sicilia: Notte europea dei musei, la Regione ha aperto i luoghi della cultura
Sicilia: Notte europea dei musei, la Regione ha aperto i luoghi della cultura. Si è tenuto l'appuntamento con la "Notte europea dei musei". L'iniziativa nasce con il patrocinio dell'Unesco, del Consiglio d'Europa e dell'Icom (International council of museums) per incentivare e promuovere la conoscenza del patrimonio artistico e culturale nazionale ed europeo. Musei, parchi archeologici e siti storici della Regione hanno aperto le porte, al costo simbolico di un euro, offrendo visite guidate, mostre speciali, performance artistiche, laboratori per bambini e tanto altro. Un'opportunità unica per esplorare le collezioni permanenti e le esposizioni temporanee, arricchendo così la propria conoscenza dell'arte e della storia siciliana. Partita da Palermo, sono state aperte le porte il Museo Archeologico Salinas (ore 19-23) con percorsi guidati e con visita al cantiere aperto di restauro della statua di "Diana cacciatrice"; il Museo d'arte contemporanea a Palazzo Belmonte Riso con visite guidate alla scoperta di sessant'anni di storia dell'arte da Jannis Kounellis, Richard Long, Christian Boltanski, ai siciliani Carla Accardi, Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo e Emilio Isgrò; il Villino Florio e il Villino Favaloro e, ancora, il Centro regionale progettazione e restauro, che ha aperto la propria sede di Palazzo Montalbo, con laboratori di diagnostica e di restauro, oltre che alla biblioteca. Nella provincia, hanno aperto il Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato con l'Antiquarium e il museo Pirro Marconi di Himera, l'Antiquarium di Solunto, quello di Monte Iato, il Museo archeologico della Valle dell'Eleuterio a Marineo, le Terme arabe a Cefalà Diana. Ad Agrigento ha aderito il Museo archeologico regionale Pietro Griffo: ha ospitato un inedito percorso teatralizzato con i ragazzi del liceo classico Empedocle di Agrigento che ha come filo conduttore il mito di Achille e Pentesilea, tra Eros e Thanatos; in provincia, il Museo archeologico della Badia di Licata, con un laboratorio per i piccoli ispirato al ricchissimo patrimonio di vasi preistorici ed uno spettacolo "Il tesoro dal passato. A Caltanissetta sono state organizzate visite al Museo archeologico di Marianopoli e all'area archeologica delle Mura Timolontee di Gela dove sarà possibile assistere a rappresentazioni teatrali itineranti sulla storia della città. A Catania c'è stata un'apertura straordinaria del Teatro Antico e di Casa museo Giovanni Verga, con una visita condotta dallo storico dell'arte Gaetano Bongiovanni sul tema "Giovanni Verga e Catania". In provincia, ha partecipato all'iniziativa anche il Museo della ceramica di Caltagirone e il Museo archeologico di Centuripe. Nell'Ennese ha aderito all'iniziativa la Villa romana del Casale a Piazza Armerina. A Messina ha aperto il Museo regionale; nella provincia, invece, visite all'Antiquarium di Milazzo, all'area archeologica di Tindari, alla Villa romana di Patti, alle Terme romane di Bagnoli a Capo d'Orlando ed ancora all'area archeologica di Halaesa Arconidea a Tusa. Nel Ragusano sono state organizzate visite serali al complesso monumentale ex Convento della croce a Scicli, al Museo archeologico regionale di Camarina, al Museo archeologico Ibleo di Ragusa e al Parco della Forza di Ispica. In provincia di Trapani hanno aderito il Parco archeologico Lilibeo di Marsala, con un programma che ha previsto una conversazione sul tema "La poesia come presente alternativo", mentre, la visita al museo è stata accompagnata da performance musicali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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b. 1982, in Rome Education:
2006-2008 MA , Accademia Belle Arti Macerata. 2001-2005 Bachelor Degree History of Art, Sapienza Università di Rome
Solo and Two-person Exhibitions:
2019 Fiore aperto / fiore chiuso, Maurizio Bongiovanni / Giulio Catelli, Galleria Richter, Roma;
Cats love birds, Giulio Catelli / Alessandro Finocchiaro, MARS a cura di Fabio Carnaghi, Milano.
2018 Quotidiano emozionale, a cura di Marta Silenzi, con un contributo di Mercede Auteri, Galleria Centofiorini, Civitanova Marche (Mc);
1 luglio 2014, a cura di Giuseppe Raso con un testo di Maria Pia Bonanate, Cantine De Gregorio, Sciacca (Ag);
2016 Giulio Catelli e Roma, testi di Fabrizio D’Amico, Guido Giuffrè, Antonio Mercadante, Galleria Lombardi, Roma
Group exhibitions (selection):
2020
Mistici, sensuali, contemplativi, a cura di Nicola Nitido, Metodo Milano, Milano;
Le altre opere. Artisti che collezionano artisti, a cura di Lucilla Catania e Daniela Perego Museo Carlo Bilotti, Roma.
2019
Antonio Mercadante, un critico irregolare in mostra. Paesaggi umani, Accademia di Belle Arti di Roma, Roma.
2018
Landina 2018, esperienze di Pittura en plein air , a cura di Lorenza Boisi, Museo Tornielli, Ameno (NO);
Painters – painting – painters, MARS a cura di Lorenza Boisi, Milano;
Birds, a cura di Enrico Mitrovich, L’Officina Arte Contemporanea / Galleria Ghelfi, Vicenza;
Eros, dal mito al contemporaneo, a cura di Alba Romano Pace, con la collaborazione di Angelo Mondo, Ennio Turco, Museo Archeologico di Gela (Cl)
2017
Selvatico [dodici]/ foresta. Pittura Natura Animale, a cura di Massimiliano Fabbri e Lorenzo di Lucido, Galleria Marcolini Forlì (FC).
2016
Civica raccolta del disegno di Salò, nuove acquisizioni 2011-2016, a cura di Marcello Riccioni, MuSa, Salò (BS);
Open eleven for GAP, a cura di Luca Scandurra, GAP Arte, Acireale (CT);
66° Rassegna Internazionale D’Arte G. B. Salvi, a cura di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, varie sedi, Sassoferrato Ancona;
Erranti, Erotici, Eretici, a cura di Marco Tonelli, Fondazione Sergio Vacchi, Castello di Grotti, Siena;
Still Nature, Giulio Catelli – Alessandro Finocchiaro, a cura di Chiara Palozza, Ostello Santa Maria delle Grazie, Magliano Sabina (Roma);
Testo a Fronte 2, a cura di Tiziana D’Acchille, Galleria Porta Latina, Roma;
Katten Kabinet, a cura di Lorenza Boisi, Mars, Milano.
2015
"Ecce Homo" Immagini da Antonello, a cura di Gianfranco Centenari e Claudio Cerritelli, Galleria Alberoni, Piacenza.
Residency:
2019 Cartografia Sensibile curated by di Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2017 Timisoara (Romania), International artist residency, Painting Colony / Krchedin (Serbia), 10th International Artistic and Poetry Colony “Krchedin 2017”.
2017 Landina, Esperienze di pittura en plein air, curated by Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2012 Denizli (Turkey), Intercultural Painting Camp, Cafer Sadik Abalioglu Education and Culture Foundation.
2011 Hangzhou (China), Follwing the footsteps of Marco Polo: Italian Artist painting Hangzhou, Hangzhou Cultural Brand Promotion Organization
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Di Sederi, Navi e Cambiamenti
(in foto, particolare di vaso greco con nave da guerra, Museo Archeologico Regionale di Gela, Caltanissetta )
Si narra che Teseo fu fondatore di Atene. A dimostrazione di ciò c’è un mito particolare: aveva fatto un patto con Piritoo, re dei Lapiti: rapire una figlia di Zeus e sposarsela. Pensarono a Elena sebbene fosse solo una bimba. La rapirono approfittando dell'assenza dei suoi fratelli, i gemelli Dioscuri Castore e Polluce, e giocandola a dadi la futura regina di Sparta toccò a Teseo. Teseo la portò ad Atene e la affidò alla madre Etra. Piritoo però voleva la sua parte, e Teseo non si tirò indietro nell'aiutarlo: un oracolo predisse loro che per salvaguardare la controversia dovevano scendere agli Inferi e prendere Persefone, la regina e sposa di Ade. L’oracolo però era in realtà Momo, figlio della Notte e personificazione del Sarcasmo, e presero l'oracolo in parola. Così tornarono in Laconia, presumibilmente evitando i Dioscuri, e arrivarono a Tenaro, dove c'era l'ingresso per l'Ade usato da Dioniso, Orfeo e in seguito Eracle. Ma Ade li ingannò, e per punirli della loro presunzione li fece accomodare sulle Sedie dell'Oblio: immediatamente quei seggi divennero carne della loro carne, e i due non riuscirono ad alzarsi; serpenti sibilanti li avvolgevano, le Moire li fustigavano e Cerbero li addentava. Il tutto sotto lo sguardo ghignante di Ade. Il supplizio durò quattro anni.Poi nell'Ade arrivò Eracle che doveva catturare Cerbero per la più tosta della sue dodici fatiche. L'eroe vide i due sventurati e riconobbe in Teseo suo cugino (in fondo l'ateniese aveva come padre divino Poseidone, ed Eracle era figlio di Zeus); così, con l'autorizzazione di sua sorella Persefone, cercò di liberarli dal tormento: afferrò le mani di Teseo e tirò con così tanta forza finché con uno strappo lacerante, il povero Teseo fu strappato alla sua Sedia… lasciando una buona porzione di carne attaccata al seggio. Per una contingenza mitica i suoi sudditi ateniesi immediatamente si adattarono alla mutilazione del loro re e divennero famosi per le piccole natiche, caratteristiche che nell’antica Grecia non era molto apprezzata.
Ma voglio ricordare Teseo per un altro aspetto: una delle leggende su Teseo, che ricordo è uno dei maggiori eroi mitici della Grecia, narra il suo viaggio da Creta ad Atene. Durante questo viaggio la nave si mantenne intatta, perché tutte le sue parti furono sostituite nel tempo. Al suo ritorno, tutti gli elementi erano stati sostituiti, non esisteva più alcun pezzo originale. La domanda che sorge spontanea è: la nave con cui arriva Teseo è la stessa con cui è partito?
Parte qui un quesito metafisico che mi è venuto più volte in mente pensando alla ripartenza delle attività, da oggi: cosa è cambiato nella nostra sostanza dopo un periodo così diverso, di forzature di libertà, di apprensione, di riflessione?
Siamo le stesse persone?
I bambini cominciano tutti con la metafisica, gli adolescenti continuano con la morale, e noi adulti finiamo con la logica e la contabilità. Daniel Pennac
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La Regione finanzia la rete multimediale del Parco archeologico di Gela
La Regione finanzia la rete multimediale del Parco archeologico di Gela
Read More Terzo museo archeologico della Sicilia, dopo il Salinas di Palermo e il Paolo Orsi di Siracusa, con oltre 5000 pezzi esposti documenta la storia di Gela in un arco temporale di oltre 1.800 anni, dall’arrivo dei coloni greci fino al Medioevo The post La Regione finanzia la rete multimediale del Parco archeologico di Gela appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla…
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La palma nana è una specie tipica della macchia mediterranea🌴basta passeggiare lungo le zone costiere siciliane per vederne tantissimi esemplari! Proprio per questo motivo, i Greci di Kamarina la scelsero come simbolo per le loro monete (foto 2) e l'affiancarono a due schinieri. Dovete sapere che Siracusa fondò la subcolonia di Kamarina (oggi in provincia di Ragusa) nel 598 a.C. e la popolò di soldati. Kamarina fu "l'occhio di Siracusa verso Gela", altra città greca lungo la costa meridionale della Sicilia. Sul mio canale IGTV trovate un interessante video sul Museo Archeologico di Kamarina, buona visione! #viaggioasudest #siracusa #mediterraneo #macchiamediterranea #palmanana #archeologia #archeologiagreca #archaeology #archeologie #ancienthistory #ancientcoins #numismatica #numismatics #greekcoins #sicily #sicilia #siciliagreca #greatgreece #magnagrecia #italiait #osservarcheologia #archeological #archeologoprofessionistaoggi #travelblogger (presso Syracuse, Italy) https://www.instagram.com/p/CHsn7xNswHm/?igshid=c4dmpd0t41qd
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SAIL 2018 - Presentati al Museo di Gela i reperti subacquei recuperati dalla Soprintendenza del Mare: esposti anche i lingotti di Oricalco, il mitico Oro di Atlantide - 2018
Martedì 10 aprile 2018 alle ore 10,00 nei locali del Museo archeologico regionale di Gela, verranno presentati i reperti subacquei recuperati dalla Soprintendenza del Mare nel corso delle campagne di indagine. Interventi effettuati negli ultimi anni in collaborazione con la Guardia di Finanza ROAN di Palermo, la Capitaneria di Porto di Gela e il subacqueo gelese Francesco Cassarino. Esposti i lingotti che facevano parte di un prezioso carico trasportato da un’antica nave naufragata a qualche centinaio di metri dalla costa gelese, ad una profondità di circa cinque metri. I lingotti sono di un metallo particolare, chiamato “oricalco”, definito l’Oro di Atlantide. Una lega di rame e zinco simile al nostro ottone e considerato nell’antichità un metallo prezioso e al terzo posto per valore commerciale dopo l’oro e l’argento. La scoperta dei lingotti di oricalco è tra le più importanti di questi ultimi anni sia perché costituisce un unicum come ritrovamento, sia perché i reperti finora conosciuti forgiati con questa lega sono molto rari. Inoltre esposti due elmi corinzi provenienti dai fondali di contrada Bulala: si tratta di due oggetti molto simili tra di loro, inquadrabili nella tipologia dell’elmo diffuso in Grecia tra il 650 e il 450 a.C. Sono costituiti da un’ampia calotta con paranaso rettangolare allungato e da due ampie paragnatidi. Una fila di piccoli fori presenti lungo tutto il bordo serviva per il fissaggio di fodere in cuoio all’interno. Gli elmi possono essere datati nell’arco del VI sec. a.C. Fra i più significativi reperti anche un exaleiptron (cothon) di importazione corinzia con decorazione geometrica databile dalla seconda metà alla fine del VI secolo a.C., una macina in pietra lavica con inserto in legno e un’ancora in piombo e legno. La mostra sarà inaugurata dal Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa e dal Direttore del Museo di Gela Ennio Turco. Il restauro di alcuni dei reperti esposti, è stato effettuato grazie al supporto del Club per l’Unesco di Gela. “Le ricerche nel mare di Gela proseguono con risultati di grande rilievo scientifico e soprattutto garantendo la tutela del patrimonio culturale subacquea di questa zone della Sicilia. I reperti che si mostreranno al pubblico di Gela sono stati recuperati nel corso di queste ricerche nell'area del relitto che portava i lingotti di oricalco. Si tratta di ceramiche, lingotti e due temi corinzi in bronzo che, dopo lo studio e le operazioni di restauro effettuate presso la Soprintendenza ritornano a Gela, così come abbiamo sempre fatto con tutti i reperti provenienti da questo mare".
FROM http://www.navigamus.info/2018/04/presentati-al-museo-di-gela-i-reperti.html
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: • Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, Sicily: PART 1.1 . Attic Red-figured Volute Crater attributed to the Niobid Painter https://en.wikipedia.org/wiki/Niobid_Painter 460 BC. | phonecam snaps, hires to follow, more on my FB | . Found in a cemetery at Gela. “This is a masterpiece of Attic vase painting inspired by what the Greeks considered to be the mother of all the arts painting - as one may see in the themes and in the grandiose composition of the scenes”. . 🏺 On the neck : a #Centauromachy . 🏺 On the body : an #Amazonomachy: • Side A: “There is a central group with a helmeted warrior armed with a great shield, decorated armour and a spear who is shown striking down an Amazon also wearing helmet, armour decorated with a gorgoneion (a gorgon’s head), and a shield who has dropped her sword which falls to earth. In vain another Amazon rushes in from the right to defend her fallen comrade. The face of the warrior is represented frontally, while the decorations on the helmet (the sphinx and the crest) are shown in profile. Below the handle on the left there is a duel between a Greek with a Corinthian helmet who protects himself with a shield and an Amazon wearing a Phrygian cap”. . • Side B: “The battle scene continues. To the left a fully armed Greek holds back with tensed arm an Amazon who defends herself with an axe, while behind her an Amazon armed with arrows exits to the right at a gallop. Beneath the handle there is an Amazon with her bow in a defensive posture against an assailant Greek who brandishes his sword. In all probability the central scene refers to the touching story of Achilles who kills Penthesilea, the youthful queen of the Amazons, but who falls in love with her at the moment he causes her death”. . #agrigento #archaeologicalmuseum #archaeology #ancientpottery #greekmyths #ancientart #vasepainting #redfigure #volutekrater #niobidpainter #attica #archaeologyphotography #mythologicalcreatures #achilles #penthesilea #amazonqueen #greekwarrior #amazons #ancientamazons #amazzoni #amazones #amazonen #αμαζόνες #амазонки #amazonki #italianmuseums #museumsoftheworld #michaelsvetbird | Agrigento Part 1.1 https://www.instagram.com/p/B1lT-p_oXCB/?igshid=1qms35qi1ld59
#centauromachy#amazonomachy#agrigento#archaeologicalmuseum#archaeology#ancientpottery#greekmyths#ancientart#vasepainting#redfigure#volutekrater#niobidpainter#attica#archaeologyphotography#mythologicalcreatures#achilles#penthesilea#amazonqueen#greekwarrior#amazons#ancientamazons#amazzoni#amazones#amazonen#αμαζόνες#амазонки#amazonki#italianmuseums#museumsoftheworld#michaelsvetbird
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Gela in Italy, from Europe region, is best know for Nature & Wildlife Areas.
Discover the best things to do in Gela with beautiful photos and great reviews from travelers around the world here!
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1. Riserva Naturale Biviere
Only 1300 meters from the sea - A small lake - A stopping spot for bird travelers - And a home for some other species - Very calm, Beautiful sunsets - A true phase of tranquility!
2. Museo Archeologico Di Gela
The museum was reasonably interesting but we probably only spent about half an hour there. None of the explanations/leaflets were in English, the staff on the day, didn't speak much English and displays are very traditional. However there are a lot of red and black vases and lots of coins.
3. Chiesa Madre Gela
At the end of the day, you either like it or you don't. Traveling through Europe a lot, you see a lot. I think this is one of the nicer ones to see. But as I said, a matter of taste. Be your own judge.
4. Manfria
Beautiful coast, virtually unfounded ... only you, nature and history .. you can snorkel, swim without sharks, but you can also take a long walk while contemplating Spectacular views and spectacular sunsets! You can also see some of the stairs shaped on the rocks during Operation Husky (WW2). The right place to RELAX.
5. Lungo Mare Federico Ii Di Svevia
Even if you arrive in March, I guess you won't be afraid to swim. But you can still take a long walk on a beautiful sand beach. Many facilities are available for your meal. Many fish menu based restaurants as well.. Beautiful sea. Even nicer view from the ' vecchio pontile '.
6. Capo Soprano
Capo Soprano is a vibrant and vast neighborhood and it represents the city's real fireplace in my opinion of you. Many bars and fast food, take away restaurants. A very short walk away from the sea as well!
7. Convento Frati Minori Cappuccini
Always feel great when returning to visit and sit in The Chiesa Cappuccini for a while - I love This One! There is a Beautiful View in Front of the Church - Great for Sunsets!
8. Castello Svevo Di Gela
It was closed when I went. Looked like no one had been around for years. I still drove all the way up to the gate. Even though I couldn't go it it was worth the drive up.
9. Chiesa Del Carmine
It occupies the position of the ancient Annunciation Church, dating back to the first half of the sixteenth century. On the façade of the church is a beautiful Romanesque portal.
Inside are a number of works of art dating from around the 19th century, a series of paintings dating back to the beginning of this century, a holy water backdrop from 1571 and an organ dating from 1917.
It is also worth noting that the Cross of the 15th century, painted on wood against a yellow background and is considered by many to be magical. The celebration of Madonna del Carmine takes place on July 16.
10. Chiesa San Francesco D'assisi
The church is not very big but well cared for. The beautiful golden decorations and especially the ceiling of an intense blue color bring brightness to the entire environment. One of the most beautiful churches in Gela: not to be missed.
More ideals for you: Top 10 things to do in Gallarate
From : https://wikitopx.com/travel/top-10-things-to-do-in-gela-708553.html
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Sicilia, al via il recupero del relitto “Gela 2”, la nave greca del V secolo a.C. che giace sul fondale di contrada Bulala. Al termine sarà esposta al Museo delle Navi di Gela
ARCHEOLOGIA | Sicilia, al via il recupero del relitto “Gela 2”, la nave greca del V secolo a.C. che giace sul fondale di contrada Bulala. Al termine sarà esposta al Museo delle Navi di Gela
Redazione Entrano nel vivo le operazioni di recupero del relitto denominato “Gela 2”, individuato nel 1995 nei fondali di contrada Bulala a Gela, nel Nisseno. Si tratta di una nave greca del V secolo a.C. lunga circa 15 metri e larga 5, rinvenuta a circa 6 metri di profondità. La Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, grazie ad un finanziamento del Fondo sociale di coesione di oltre…
#archeologia#archeologia subacquea#Francesco Paolo Scarpinato#Gela#imbarcazioni#Museo delle navi di Gela#navi#notizie#Parco Archeologico di Gela#relitti#scavi#scavi archeologici#Soprintendenza del Mare
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Al Museo Archeologico Regionale di Gela in mostra l’Eros, dal mito al contemporaneo
L’arte erotica di due epoche a confronto: da un lato statuette, anfore e crateri dipinti con scene erotiche del V e IV secolo a. C.; dall’altro installazioni, dipinti, sculture e fotografie di artisti contemporanei che raccontano l’Eros. È il tema proposto dalla mostra “Eros, dal mito al contemporaneo”, allestita dal 26 gennaio al 24 febbraio…
Al Museo Archeologico Regionale di Gela in mostra l’Eros, dal mito al contemporaneo was originally published on ITALREPORT
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Sicilia cultura, sabato e domenica ingresso gratuito in gallerie, musei e parchi regionali.
Sicilia cultura, sabato e domenica ingresso gratuito in gallerie, musei e parchi regionali. Nel fine settimana gallerie, musei e parchi regionali della Sicilia saranno aperti al pubblico con ingresso gratuito. Domani, sabato 4 novembre, si celebrerà la “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate" indicata dal ministero della Cultura e recepita dalla Regione Siciliana come festività a ingresso gratuito insieme a quelle del 25 aprile e del 2 giugno. Il 5 novembre sarà l'ormai tradizionale prima domenica del mese che prevede la gratuità per tutti i visitatori degli stessi luoghi di cultura. «Si tratta di un'occasione perfetta per trascorrere una giornata in famiglia o con gli amici, immergendosi nelle bellezze artistiche e storiche della Sicilia – afferma l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato –. Invitiamo tutti a partecipare e a immergersi nella cultura, nell'arte e nella natura dell’Isola��. Sarà dunque possibile accedere gratuitamente anche ai 14 parchi archeologici regionali: “Valle dei Templi” ad Agrigento; “Segesta”, “Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria” e “Lilibeo-Marsala” nel Trapanese; “Isole Eolie” di Lipari, “Naxos e Taormina” e "Tindari" nel Messinese; “Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai” e “Leontinoi e Megara” nel Siracusano; “Catania e Valle dell’Aci”; “Morgantina e Villa Romana del Casale” nell'Ennese; “Himera, Solunto e Iato” nel Palermitano; “Kamarina e Cava d’Ispica” nel Ragusano e “Gela” nel Nisseno. Non si pagherà il biglietto di ingresso anche in altri luoghi della cultura: dal museo archeologico "Antonino Salinas" a quello di Arte moderna e contemporanea di palazzo Riso e alla galleria "Abatellis" a Palermo, passando per il museo regionale "Agostino Pepoli" di Trapani e il museo interdisciplinare di Messina, oltre a palazzo Bellomo a Siracusa. Per ulteriori informazioni su orari di apertura e luoghi coinvolti, si consiglia di visitare i siti web ufficiali o contattare direttamente le singole strutture culturali.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Auriga di Delfi
Statua (probabilmente) di Pitagora di Samo o Sotade di Tespie, II metà del V secolo a.C. (stile severo), bronzo fuso a tutto tondo, ritrovato a Delfi (Santuario di Apollo), conservato a Delfi (Museo Archeologico).
Faceva parte di una quadriga, commissionata da Polizelo, tiranno di Gela, forse per ricordare una vittoria ottenuta nella corsa con i carri, nel 478 o 474. Venne ritrovata poiché sepolta da una caduta di massi dalle rupi Fedriadi nei pressi di dove era collocata.
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Le guerre puniche
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Le guerre puniche
E dire che le cose tra Roma e Cartagine erano iniziate piuttosto bene. Lo storico greco Polibio, ammiratore di Roma, ci riferisce di un primo trattato di alleanza tra le due città, stipulato nell’anno 509 a.C., quando i re e tutti gli etruschi erano stati cacciati da Roma da un anno. Cartagine era già la potenza egemone del quadrante occidentale del Mediterraneo. E Roma? Non era che una piccola città, circondata da popolazioni toste e bellicose, che le avevano impedito di espandersi troppo oltre lo stretto territorio di pertinenza dell’Urbe.
Ed allora, perché una grande potenza (Cartagine) sottoscrive un trattato d’alleanza con una piccola ed apparentemente insignificante città, tra l’altro in condizioni precarie di vita? Ovvio che una ragione ci sia, ed è la seguente: Roma sorge sulla riva sinistra del Tevere, fiume che segna il punto di confine per così dire storico tra l’area etrusca a nord e l’area greca a sud del Tevere. Quindi, potenziando Roma, i cartaginesi intendono creare un terzo incomodo per gli uni e gli altri. Ma perché fare ciò? Perché greci ed etruschi sono i concorrenti più pericolosi per Cartagine in quel quadrante del Mediterraneo. Dìvide et ìmpera, avrebbero poi sentenziato i romani.
Niente di nuovo sotto il sole: il gran casino in atto oggi nel medio oriente si spiega pari pari con la medesima logica dei fatti antichi. Quindi lo studio della storia antica non è un ameno passatempo, finalizzato a solleticare la nostra curiosità meravigliata (a volte): quel popolo che dimentica la propria storia, è destinato prima o poi a ripetere errori già fatti. Ma gli artefici della presuntuosa “buona scuola” di Renzi pare che questo non lo considerino.
Pyrrhus of Epirus. Museo Archeologico Nazionale – Napoli
All’inizio del III secolo a.C. Pirro, re dell’Epiro, imparentato con Alessandro Magno, sbarca in Italia, per fare guerra contro Roma, e si porta appresso anche degli elefanti, animali mai visti prima dai romani, che li chiamano “buoi lucani”. Perché questa iniziativa del re? A chiamarlo è stata Taranto, in rotta di collisione con Roma, ormai padrona del sud, dopo le lotte con i sanniti, tranne Puglia e Calabria. E Taranto sta proprio là. Poiché era chiaro ai tarantini che Roma avrebbe preso presto l’iniziativa, allora avevano chiamato Pirro. Costui, a sua volta, aveva interesse a venire in Italia, ambizioso com’era di mettere sotto il proprio scettro le città greche della Magna Grecia, insomma tutto il meridione d’Italia. Solo che tutta quell’area da lui ambita era sotto il controllo diretto o indiretto di Roma. Quindi guerra, con vari scontri, tutti vinti da Pirro, ma a caro prezzo (le famose vittorie di Pirro), in particolare ad Heraclea e ad Ascoli Satriano.
Le città della Magna Grecia, ed anche Taranto, non hanno alcuna intenzione di passare dal dominio romano a quello di Pirro, e, quando si rendono conto che costui mira a sottometterle, il loro appoggio si fa più precario. Pirro, allora, anche a seguito delle pesanti perdite patite in occasione delle vittorie, cambia progetto, e decide di passare in Sicilia, per cacciare i cartaginesi (che occupavano la parte occidentale dell’isola), e riunire sotto il suo scettro tutte le città siceliote, spesso di grande importanza e prestigio, come Siracusa, Agrigento, Messina, Taormina, Gela eccetera. Cerca allora di concludere con Roma la pace, per avere coperte le spalle. E manda un’ambasceria a Roma. Famosa è la scena di Appio Claudio Cieco, molto avanti negli anni, che si fa accompagnare in senato, dove avrebbe pronunciato la celebre frase: “Se Pirro davvero vuole la pace , esca prima dall’Italia!”. Capito? Dall’Italia, mica dal territorio romano. Segno che nei progetti romani c’era la conquista di tutta l’Italia. Faceva parte della delegazione di Pirro anche il suo medico personale. Si narra che abbia tentato di farsi pagare dai romani, promettendo l’uccisione del suo re in cambio di denaro. Ed i romani glielo impacchettarono e glielo rimandarono indietro incatenato, denunciandolo. Lealtà romana!
I romani non siglarono la pace, anche perché era giunta a Roma una delegazione da Cartagine: prometteva da una parte aiuto contro Pirro, e dall’altra una minaccia contro Roma, se avesse firmato la pace con lui. Temevano per i loro possedimenti nell’occidente della Sicilia (Trapani, Palermo, Marsala, Mozia), per i quali da secoli lottavano contri greci. E, per essere più convincenti con i romani, avevano mandato ad Ostia una flotta di 120 navi, guidate da Annone.
Pirro, tuttavia, passa in Sicilia. Ma anche lì, le città di origine greca (i sicelioti, mentre in Magna Grecia vi sono gli italioti, greci d’Italia) non intendono sottostare al suo potere, e presto si attenua il favore iniziale. Era partito nel 280 a.C., e nel 275 se ne dovette tornare in patria, dopo averle buscate dai romani a Maleventum, in seguito Beneventum, a mani vuote e senza il regno sognato, tentativo nel quale sperperò tesori di uomini e mezzi.
Il risultato di tutto ciò fu che Roma completò davvero la conquista dell’intera Italia meridionale, arrivando ad affacciarsi sullo stretto di Messina. Qui i secolari ottimi rapporti tra Roma e Cartagine si incrinano e infine vanno in crisi. I cartaginesi avevano favorito lo sviluppo di Roma, per creare il terzo incomodo verso greci ed etruschi. Ed ora la città nata sul Tevere metteva gli occhi sulla Sicilia, e questo divenne molto preoccupante per Cartagine.
Una piccola digressione storica, volta a suggerire l’idea che la politica nel corso dei secoli segue sempre le medesime strade. Quando Garibaldi con le sue due navi ed i poco più di mille soldati arrivò in vista di Marsala, avrebbe potuto essere facilmente annientato dalle batterie del porto. Queste però non spararono, ed i garibaldini poterono sbarcare senza eccessivi problemi. Perché non spararono? Perché – guarda caso! – c’erano alla fonda delle navi inglesi, ed i borbonici non vollero rischiare di inimicarsi l’Inghilterra, danneggiando o peggio delle navi inglesi, mai immaginando che quel pugno di matti con la camicia rossa avrebbe poi compiuto l’impresa. Le navi inglesi non stavano lì per caso, né gli inglesi fecero mancare l’appoggio diplomatico a Garibaldi. Perché? Dìvide et ìmpera: una Italia unita sarebbe stata un grosso Stato, tutto disteso nel Mediterraneo, quindi un ottimo concorrente verso Francia Austria (e Germania) e Russia, nei traffici marittimi, in cui l’Inghilterra aveva grandi interessi: canale di Suez, Cipro, Malta, Gibilterra. Londra favorì l’Italia, come Cartagine favorì Roma.
Nel 264 i romani attraversano lo stretto di Messina, ed iniziano le ostilità, che dureranno fino al 241 con vicende che si alternano, secondo uno schema più o meno tale: sulla terraferma di solito prevalgono i romani, ma sul mare i più esperti cartaginesi riescono a resistere. Il console Caio Duilio inventa i cosiddetti “Ponti corvi”, delle pesanti passarelle con uncini, mediante i quali agganciavano le navi nemiche, e poi andavano all’arrembaggio, catturandole. Vinsero due scontri importanti, al capo Ecnomo ed alle isole Egadi, ma il controllo del mare restò nella disponibilità cartaginese. Il console Atilio Regolo portò la guerra in Africa, ottenne anche dei successi, ma poi fu sconfitto, e la leggenda vuole che i nemici lo fecero morire, rotolandolo in una botte irta di punte di ferro, perché s’era rifiutato di accettare le proposte di pace puniche. Le navi da guerra avevano una punta corazzata, il rostro. A quelle cartaginesi catturate Caio Duilio lo aveva tagliato e, sovrapponendole una sull’altra, ne fece una colonna, detta rostrata. Fu sistemata nel foro, nell’area dei comizi popolari, da allora in poi denominata “Rostri”.
Le operazioni militari cartaginesi furono affidate ad Amilcare Barca, che piano piano aveva ripreso molto territorio della Sicilia. Ma, avendo i romani accresciuto il loro controllo sul mare per una migliorata capacità marinara, i rifornimenti da Cartagine diminuirono via via sempre più. Finché Amilcare non fu costretto ad arrendersi, nel 241 a.C. Per secoli i greci avevano inutilmente tentato di espellerli dall’isola, senza mai riuscirci. L’impresa toccò alla lontana ed inflessibile Roma.
Ma perché una guerra così irrimediabile? A Roma ed a Cartagine (ma anche ad Atene) la dinamica politica vede contrapposte due ipotesi di sviluppo economico, e quindi politico: quella della fazione dei proprietari terrieri, ad occhio e croce a Roma i patrizi, ed a Cartagine il gruppo di proprietari terrieri guidato dalla famiglia degli Annoni; e quella della fazione mercantile, a Roma intorno agli Scipioni, ed a Cartagine intorno alla famiglia Barca, quella di Amilcare Annibale Asdrubale. Quando a Roma ed a Cartagine prevalgono le fazioni mercantili, ecco che due imperialismi entrano in collisione: non c’è spazio sufficiente per tutt’e due. Ed allora è guerra. Poi ai soldati si raccontano storielle, come la patria, la gloria, la cattiveria del nemico, gli avi, l’onore individuale e collettivo. Così vanno più convinti ad ammazzare ed a farsi ammazzare_
Addio mia bella addio,) e l’armata se ne va,/ e se non partissi anch’io, / sarebbe una viltà.
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Le guerre puniche
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Le guerre puniche
E dire che le cose tra Roma e Cartagine erano iniziate piuttosto bene. Lo storico greco Polibio, ammiratore di Roma, ci riferisce di un primo trattato di alleanza tra le due città, stipulato nell’anno 509 a.C., quando i re e tutti gli etruschi erano stati cacciati da Roma da un anno. Cartagine era già la potenza egemone del quadrante occidentale del Mediterraneo. E Roma? Non era che una piccola città, circondata da popolazioni toste e bellicose, che le avevano impedito di espandersi troppo oltre lo stretto territorio di pertinenza dell’Urbe.
Ed allora, perché una grande potenza (Cartagine) sottoscrive un trattato d’alleanza con una piccola ed apparentemente insignificante città, tra l’altro in condizioni precarie di vita? Ovvio che una ragione ci sia, ed è la seguente: Roma sorge sulla riva sinistra del Tevere, fiume che segna il punto di confine per così dire storico tra l’area etrusca a nord e l’area greca a sud del Tevere. Quindi, potenziando Roma, i cartaginesi intendono creare un terzo incomodo per gli uni e gli altri. Ma perché fare ciò? Perché greci ed etruschi sono i concorrenti più pericolosi per Cartagine in quel quadrante del Mediterraneo. Dìvide et ìmpera, avrebbero poi sentenziato i romani.
Niente di nuovo sotto il sole: il gran casino in atto oggi nel medio oriente si spiega pari pari con la medesima logica dei fatti antichi. Quindi lo studio della storia antica non è un ameno passatempo, finalizzato a solleticare la nostra curiosità meravigliata (a volte): quel popolo che dimentica la propria storia, è destinato prima o poi a ripetere errori già fatti. Ma gli artefici della presuntuosa “buona scuola” di Renzi pare che questo non lo considerino.
Pyrrhus of Epirus. Museo Archeologico Nazionale – Napoli
All’inizio del III secolo a.C. Pirro, re dell’Epiro, imparentato con Alessandro Magno, sbarca in Italia, per fare guerra contro Roma, e si porta appresso anche degli elefanti, animali mai visti prima dai romani, che li chiamano “buoi lucani”. Perché questa iniziativa del re? A chiamarlo è stata Taranto, in rotta di collisione con Roma, ormai padrona del sud, dopo le lotte con i sanniti, tranne Puglia e Calabria. E Taranto sta proprio là. Poiché era chiaro ai tarantini che Roma avrebbe preso presto l’iniziativa, allora avevano chiamato Pirro. Costui, a sua volta, aveva interesse a venire in Italia, ambizioso com’era di mettere sotto il proprio scettro le città greche della Magna Grecia, insomma tutto il meridione d’Italia. Solo che tutta quell’area da lui ambita era sotto il controllo diretto o indiretto di Roma. Quindi guerra, con vari scontri, tutti vinti da Pirro, ma a caro prezzo (le famose vittorie di Pirro), in particolare ad Heraclea e ad Ascoli Satriano.
Le città della Magna Grecia, ed anche Taranto, non hanno alcuna intenzione di passare dal dominio romano a quello di Pirro, e, quando si rendono conto che costui mira a sottometterle, il loro appoggio si fa più precario. Pirro, allora, anche a seguito delle pesanti perdite patite in occasione delle vittorie, cambia progetto, e decide di passare in Sicilia, per cacciare i cartaginesi (che occupavano la parte occidentale dell’isola), e riunire sotto il suo scettro tutte le città siceliote, spesso di grande importanza e prestigio, come Siracusa, Agrigento, Messina, Taormina, Gela eccetera. Cerca allora di concludere con Roma la pace, per avere coperte le spalle. E manda un’ambasceria a Roma. Famosa è la scena di Appio Claudio Cieco, molto avanti negli anni, che si fa accompagnare in senato, dove avrebbe pronunciato la celebre frase: “Se Pirro davvero vuole la pace , esca prima dall’Italia!”. Capito? Dall’Italia, mica dal territorio romano. Segno che nei progetti romani c’era la conquista di tutta l’Italia. Faceva parte della delegazione di Pirro anche il suo medico personale. Si narra che abbia tentato di farsi pagare dai romani, promettendo l’uccisione del suo re in cambio di denaro. Ed i romani glielo impacchettarono e glielo rimandarono indietro incatenato, denunciandolo. Lealtà romana!
I romani non siglarono la pace, anche perché era giunta a Roma una delegazione da Cartagine: prometteva da una parte aiuto contro Pirro, e dall’altra una minaccia contro Roma, se avesse firmato la pace con lui. Temevano per i loro possedimenti nell’occidente della Sicilia (Trapani, Palermo, Marsala, Mozia), per i quali da secoli lottavano contri greci. E, per essere più convincenti con i romani, avevano mandato ad Ostia una flotta di 120 navi, guidate da Annone.
Pirro, tuttavia, passa in Sicilia. Ma anche lì, le città di origine greca (i sicelioti, mentre in Magna Grecia vi sono gli italioti, greci d’Italia) non intendono sottostare al suo potere, e presto si attenua il favore iniziale. Era partito nel 280 a.C., e nel 275 se ne dovette tornare in patria, dopo averle buscate dai romani a Maleventum, in seguito Beneventum, a mani vuote e senza il regno sognato, tentativo nel quale sperperò tesori di uomini e mezzi.
Il risultato di tutto ciò fu che Roma completò davvero la conquista dell’intera Italia meridionale, arrivando ad affacciarsi sullo stretto di Messina. Qui i secolari ottimi rapporti tra Roma e Cartagine si incrinano e infine vanno in crisi. I cartaginesi avevano favorito lo sviluppo di Roma, per creare il terzo incomodo verso greci ed etruschi. Ed ora la città nata sul Tevere metteva gli occhi sulla Sicilia, e questo divenne molto preoccupante per Cartagine.
Una piccola digressione storica, volta a suggerire l’idea che la politica nel corso dei secoli segue sempre le medesime strade. Quando Garibaldi con le sue due navi ed i poco più di mille soldati arrivò in vista di Marsala, avrebbe potuto essere facilmente annientato dalle batterie del porto. Queste però non spararono, ed i garibaldini poterono sbarcare senza eccessivi problemi. Perché non spararono? Perché – guarda caso! – c’erano alla fonda delle navi inglesi, ed i borbonici non vollero rischiare di inimicarsi l’Inghilterra, danneggiando o peggio delle navi inglesi, mai immaginando che quel pugno di matti con la camicia rossa avrebbe poi compiuto l’impresa. Le navi inglesi non stavano lì per caso, né gli inglesi fecero mancare l’appoggio diplomatico a Garibaldi. Perché? Dìvide et ìmpera: una Italia unita sarebbe stata un grosso Stato, tutto disteso nel Mediterraneo, quindi un ottimo concorrente verso Francia Austria (e Germania) e Russia, nei traffici marittimi, in cui l’Inghilterra aveva grandi interessi: canale di Suez, Cipro, Malta, Gibilterra. Londra favorì l’Italia, come Cartagine favorì Roma.
Nel 264 i romani attraversano lo stretto di Messina, ed iniziano le ostilità, che dureranno fino al 241 con vicende che si alternano, secondo uno schema più o meno tale: sulla terraferma di solito prevalgono i romani, ma sul mare i più esperti cartaginesi riescono a resistere. Il console Caio Duilio inventa i cosiddetti “Ponti corvi”, delle pesanti passarelle con uncini, mediante i quali agganciavano le navi nemiche, e poi andavano all’arrembaggio, catturandole. Vinsero due scontri importanti, al capo Ecnomo ed alle isole Egadi, ma il controllo del mare restò nella disponibilità cartaginese. Il console Atilio Regolo portò la guerra in Africa, ottenne anche dei successi, ma poi fu sconfitto, e la leggenda vuole che i nemici lo fecero morire, rotolandolo in una botte irta di punte di ferro, perché s’era rifiutato di accettare le proposte di pace puniche. Le navi da guerra avevano una punta corazzata, il rostro. A quelle cartaginesi catturate Caio Duilio lo aveva tagliato e, sovrapponendole una sull’altra, ne fece una colonna, detta rostrata. Fu sistemata nel foro, nell’area dei comizi popolari, da allora in poi denominata “Rostri”.
Le operazioni militari cartaginesi furono affidate ad Amilcare Barca, che piano piano aveva ripreso molto territorio della Sicilia. Ma, avendo i romani accresciuto il loro controllo sul mare per una migliorata capacità marinara, i rifornimenti da Cartagine diminuirono via via sempre più. Finché Amilcare non fu costretto ad arrendersi, nel 241 a.C. Per secoli i greci avevano inutilmente tentato di espellerli dall’isola, senza mai riuscirci. L’impresa toccò alla lontana ed inflessibile Roma.
Ma perché una guerra così irrimediabile? A Roma ed a Cartagine (ma anche ad Atene) la dinamica politica vede contrapposte due ipotesi di sviluppo economico, e quindi politico: quella della fazione dei proprietari terrieri, ad occhio e croce a Roma i patrizi, ed a Cartagine il gruppo di proprietari terrieri guidato dalla famiglia degli Annoni; e quella della fazione mercantile, a Roma intorno agli Scipioni, ed a Cartagine intorno alla famiglia Barca, quella di Amilcare Annibale Asdrubale. Quando a Roma ed a Cartagine prevalgono le fazioni mercantili, ecco che due imperialismi entrano in collisione: non c’è spazio sufficiente per tutt’e due. Ed allora è guerra. Poi ai soldati si raccontano storielle, come la patria, la gloria, la cattiveria del nemico, gli avi, l’onore individuale e collettivo. Così vanno più convinti ad ammazzare ed a farsi ammazzare_
Addio mia bella addio,) e l’armata se ne va,/ e se non partissi anch’io, / sarebbe una viltà.
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