#Francesco Paolo Scarpinato
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storiearcheostorie · 10 days ago
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Al via il restauro dei mosaici della Cappella Palatina di Palermo: entro un anno torneranno a splendere [VIDEO]
Al via il restauro dei mosaici della Cappella Palatina di Palermo: entro un anno torneranno a splendere [VIDEO]
Mario Galloni Sono iniziati ufficialmente i lavori di restauro della Cappella Palatina, uno dei gioielli più celebri del patrimonio storico-artistico siciliano e sito Unesco. La consegna dei lavori è avvenuta presso il Palazzo Reale di Palermo, alla presenza delle autorità locali e degli esperti della Soprintendenza dei beni culturali di Palermo, che guidati da Selima Giuliano, e in accordo con…
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blueiscoool · 4 months ago
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Haul of Ancient Roman Coins Discovered in Sicily
A rare haul of 27 silver Roman coins dated between 94 and 74 BC has been discovered on the remote island of Pantelleria, the Sicily region said on Monday.
The discovery was made during a cleaning and restoration project by a team led by archaeologist Thomas Schaefer from the University of Tuebingen in Germany.
It was found in the Acropolis, part of the Archaeological Park of Selinunte, Cave di Cusa and Pantelleria, which is one of the largest such sites in the Mediterranean and includes the remains of an ancient Greek colony founded in the 7th century BC.
The discovery was on the same site where 107 Roman silver coins had been unearthed in 2010 and not far from where the three famous imperial statue heads of Caesar, Agrippina and Titus had been found a few years earlier.
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The coins would have been minted in Rome and date back to the Republican age, the same period as the first find.
"This discovery … offers valuable information for the reconstruction of the events, trade contacts and political relations that marked the Mediterranean in the Republican age," said Francesco Paolo Scarpinato, a regional councillor for cultural heritage.
Some coins appeared in the loose soil after recent heavy rains while the others were found under a rock during the excavations and have already been cleaned and inventoried.
The archaeologist Schaefer speculated that the treasure was hidden during a pirates' attack and never retrieved.
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Regione Sicilia: Valle dei templi, completati i lavori di musealizzazione del telamone
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Regione Sicilia: Valle dei templi, completati i lavori di musealizzazione del telamone.  Un colosso di quasi otto metri di altezza, un telamone immenso che nasce dall'accorpamento di alcune grandi statue, le stesse che erano sistemate tra le colonne del famoso tempio di Zeus Olimpio, di cui sono giunte a noi solo le rovine. Nella Valle dei templi di Agrigento è appena stata completata la ricostruzione della figura-simbolo della potenza di Zeus che, secondo il mito, costrinse i giganti sconfitti a sorreggere in eterno il "peso" del tempio a lui dedicato. Lo "svelamento" del telamone sarà giovedì 29 febbraio, alle 11, nella Valle dei templi. Presenti il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani; l'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato; il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta; il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché; il prefetto di Agrigento, Filippo Romano; il curatore del progetto di musealizzazione, Carmelo Bennardo, e l'esperto scientifico del progetto, Alessandro Carlino. Il colosso poggia su una struttura in acciaio corten, che supera da sola i dieci metri. È stato realizzato combinando blocchi originali e frammenti scoperti già nel 1920 e conservati nell'area del tempio che appartenevano a diversi telamoni. Sarà il cuore di un'imponente operazione di musealizzazione dell'intera area sulla base degli studi condotti da alcuni anni dal Parco della Valle con l'Istituto archeologico germanico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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corallorosso · 3 years ago
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Nel silenzio (più o meno) generale è passata la riforma della giustizia Cartabia. È passata con i voti della Lega, partito che ha da anni problemi con la giustizia. È passata con i voti dell'indagato Renzi. È passata con i voti del PD, quel PD falcidiato da arresti e condanne nell'ultimo decennio. È passata con i voti di Forza Italia, partito fondato (tra gli altri) da un amico della mafia (Dell'Utri), un frodatore del fisco (Berlusconi) e da un corruttore (Cesare Previti). Ahimè è passata anche con i voti del Movimento 5 Stelle i cui esponenti un tempo cantavano onestà e consideravano modelli i vari Di Matteo, Gratteri, Davigo e Scarpinato ed oggi votano insieme a Francesco Paolo Sisto, Sottosegretario alla giustizia del governo dei migliori nonché avvocato proprio di Berlusconi. Nei prossimi anni politici e colletti bianchi verranno salvati grazie al meccanismo dell'improcedibiltà contenuto nella riforma. Chi avrà denari per costosi avvocati si salverà, i poveri cristi no. Come negli anni '90, anni di ingiustizie, prescrizioni facili e leggi ad-personam. Oggi, nell'era dell'assembramento al governo, non sono più sufficienti le leggi ad-personam. La corruzione 2.0, quella che riguarda e che riguarderà l'intera classe politica (consulenze, assunzioni di parenti, conferenze strapagate e porte girevoli) è galoppante. Ergo era necessaria una legge non per uno ma per tutti. Un grazie a chi ha votato NO (non me lo scorderò) e un appello ai cittadini: "Quando verranno cancellati processi illustri (tra qualche anno) e dunque verrà calpestato il diritto delle vittime ad aver giustizia, ricordatevi di chi oggi ha scelto quel che gli è convenuto e non quel che era giusto". Gian Piero Alloisio un giorno disse: "non temo Berlusconi in sé, temo il Berlusconi in me". In Parlamento hanno ormai persino perso la capacità di guardarsi dentro. Alessandro Di Battista
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seguendotracce · 3 years ago
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GIOVANNI FALCONE e IL “GIOCO TROPPO GRANDE”
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“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”
Questo breve articolo racconterà alcuni fatti che spesso sono negati alla conoscenza del grande pubblico. Non perché siano “vicende segrete” ma perché, nel complesso, si tende a evitare di parlarne. E perché i vari gatekeepers tendono a nasconderli sotto il tappeto. E sono fatti che portano fino ai giorni nostri.
Primo fatto: in occasione una simile drammatica strage, il gotha di Cosa Nostra avrebbe dovuto presenziare in prima linea. E invece no. L'unico “nome noto” è quello di Brusca (che crederà di aver premuto il telecomando). Nemmeno l'artificiere (Pietro Rampulla) è uomo di fiducia di Riina.
Su Pietro Rampulla, sono interessanti le dichiarazioni del collaboratore di Giustizia (in tema di smaltimenti illegali di rifiuti tossici in Sicilia) Francesco Elmo: “Elmo racconta dell’esistenza di alcuni campi di addstramento, due dei quali in Sicilia, dove si esercitavano, oltre agli appartenenti a Gladio e alla ‘Struttura’, anche terroristi mediorientali, uomini di Cosa Nostra ed estremisti neri. (...) E aggiunge che, in quegli stessi luoghi di addestramento, era stato addestrato anche Pietro Rampulla” (testimonianza dalla Richiesta di archiviazione del 19.10.98 dell’inchiesta sul Centro Scorpione di Trapani, a firma del dottor Garofalo, procura di Trapani).
Una volta diventati collaboratori di giustizia, gli uomini del commando stragista stranamente non sono mai riusciti a chiarire agli inquirenti in quale preciso momento Riina avesse deciso di uccidere Giovanni Falcone: ognuno ha buttato sul tavolo una sua data e un suo luogo... e questo è molto strano, considerato il fatto che "la Mafia" si stava apprestando a un atto di una gravità inaudita. Dalle parole degli stragisti pentiti, verranno indicati come menti operative Salvatore Biondino e Nino Gioè, """suicidatosi""" pochi mesi dopo il suo arresto.
Faccio un breve inciso importante a proposito dello "strano suicidio" di Nino Gioè. A questo proposito sono interessanti le parole di Riina (minuto 04:45): - TESTIMONIANZA DI RIINA
Riina sostanzialmente si lamenta del fatto che quando il Di Carlo accusa lui viene creduto ma quando il Di Carlo racconta il fatto che ad andare a trovarlo in carcere in UK furono i servizi segreti americani, israeliani e inglesi allora la musica cambia e agli inquirenti passa magicamente la voglia di ascoltare.
Nota a margine: il Di Carlo è morto “””di Covid””” ad aprile 2020 mentre si trovava sotto protezione in Francia mentre Nino Gioè è morto "suicida" in carcere nel 1993.
Parole del giudice Scarpinato: "Resta inquietante lo strano suicidio in carcere nel 1993 di Nino Gioè, appena arrestato e sospettato per Capaci, dopo strani incontri con agenti dei servizi e una strana trattativa avviata con Paolo Bellini..." (testimonianza completa scaricabile QUI).
Torniamo alle deposizioni dei pentiti del commando stragista perché tutti sostengono di aver sorvegliato Falcone e constatato che rientrava a Palermo di sabato. Molto strano, visto che Falcone, a maggio, era stato a Palermo un solo giorno ed era un lunedì...
Come facevano dunque a sapere che sarebbe rientrato sabato 23 maggio?
I tabulati dei membri del commando sono stati analizzati: alle 15.17, quaranta minuti prima che Falcone salisse sull'auto per Roma Ciampino, un cellulare in mano agli stragisti entrò in comunicazione con il MINNESOTA Lo stesso cellulare, alle 15.38 richiamò lo stesso numero in Minnesota per 23 secondi. Un'altra chiamata partirà poi alle 15.43 e durerà ben 9 minuti. Tutti i membri del commando negarono di averlo utilizzato e men che meno di aver chiamato negli USA.
Ma il clima in Sicilia era già caldo da almeno due mesi: il 12 marzo fu assassinato Salvo Lima, l'Intoccabile della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana. Il 18 marzo il Ministro dell'Interno Vincenzo Scotti manda all'Ansa una singolare "circolare ai Prefetti di tutta Italia..." La circolare del Ministro dell'Interno Scotti avvisa i Prefetti dell'esistenza di un "piano di destabilizzazione del Paese". Lo stesso presidente della Repubblica Cossiga apprende della circolare solo dall'Ansa. Con lui quel giorno c'era Falcone e insieme incontreranno poi Borsellino.
La circolare di Scotti è stata redatta sulla base di due informative: una prima informativa, a firma del giudice Grassi, parla dell'omicidio Lima mentre la seconda arriva dagli uffici del SISDE e "auspica l'avvio di contromisure per via di un piano di destabilizzazione"
L'informativa del SISDE riportava le dichiarazioni rilasciate a Bologna da tale Elio Ciolini, detenuto, secondo il quale tra marzo e luglio l'Italia sarebbe stata mèta di attentati. Qui due parole su Ciolini: LINK.
L'ipotesi del golpe (o del "piano di destabilizzazione") è comunque presa sul serio da molti. Elio Ciolini identificava in Gliulio Andreotti uno dei principali bersagli. Da notare che Andreotti era in corsa per la nomina a Presidente della Repubblica ma, subito dopo la strage di Capaci, verrà eletto Oscar Luigi Scalfaro.
LE AGENDE ELETTRONICHE
Questa è un'altra cosa di cui si parla molto poco. Chissà perché... Il 24 giugno (data simbolica importante!) 1992 la giornalista Liana Milella pubblica sul Sole24Ore due cartelle (100 righe in tutto, circa) che Giovanni Falcone le ha stampato a luglio del 1991
Gli appunti riguardano i contrasti tra Giovanni Falcone e l'allora procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco. In quegli appunti Falcone parla chiaramente di Gladio (in relazione all'omicidio La Torre) e si lamenta del fatto che sia Giammanco che Pignatone "prendano tempo"
I famosi "diari di Giovanni Falcone” verranno identificati - nel giugno '92 - dalla procura di Caltanissetta come due agende elettroniche: una Sharp e una Casio. Il 14 luglio il procuratore Celesti nominerà due esperti per analizzarle: Luciano Petrini e Gioacchino Genchi
Petrini era un ingegnere della Computer MicroImage, aveva già lavorato con Giovanni Falcone e aveva estrapolato dall'archivio del SISMI le schede su Gladio che Falcone stava analizzando. L'ing. Petrini morirà, assasinato, nel 1996.
Gioacchino Genchi era commissario capo a Palermo (oggi è avvocato). Era colui che scoprì la presenza in Italia di Totuccio Contorno (quando avrebbe dovuto essere negli USA sotto protezione dell'FBI). Era stato anche lui collaboratore di Giovanni Falcone.
Genchi e Petrini iniziano fin da subito a notare alcune "anomalie" sulle agende elettroniche di Giovanni Falcone. Ad esempio, manca la scheda Ram dell'agenda Casio. I periti sono certi che Falcone l'aveva e la usava poiché era stato proprio Genchi a dargliela.
Gioacchino Genchi sarà tra l'altro tra i primi a parlare di una direzione che "andava ben oltre la matrice mafiosa" relativamente alla strage di Capaci. E si spingerà anche oltre: parlando di un possibile ruolo da parte dell'amministrazione USA (all'epoca: Bush sr.)
Secondo Genchi, per gli USA, Andreotti era diventato "scomodo" (per via delle sue posizioni filo-arabe in Medio Oriente e per la sua non così netta convinzione al progetto UE) e allo stesso tempo miravano alla distruzione di tutto l'apparato della cosiddetta Prima Repubblica, che infatti Mani Pulite spazzerà via di lì a breve.
E Giovanni Falcone, negli USA, aveva un ruolo non da poco e "vantava inferenze importantissime" (si veda: testimonianza di Genchi al Borsellino Quater, cit. in: Montolli, I Diari di Falcone, Chiarelettere 2018 p. 53).
Genchi fa partire la frattura Italia-USA dalla crisi di Sigonella e in particolare dalla telefonata tra Craxi e Reagan, quando i due arrivarono ai ferri corti soprattutto a causa delle traduzioni arbitrarie dall'italiano fatte da Michael Ledeen.
Sì, quel Michael Ledeen, l'amico di Renzi e Carrai. Ma passiamo oltre.
Fin dall'epoca di Sigonella, Craxi era convinto che le "stanze del potere" italiane fossero controllate dagli statunitensi tanto che la mattina in cui autorizzò la partenza dell'aereo egiziano da Ciampino, sia lui che Martini (SISMI) comunicarono gli ordini da cabine telefoniche
Tornando ai dispositivi elettronici di Giovanni Falcone: tra maggio e giugno 1992 succedono alcuni fatti bizzarri (diciamo così). Dopo la morte del giudice, qualcuno ha aperto alcuni file sul suo pc per ben sei volte dal 30 maggio al 19 giugno e NON si è limitato a leggerli. Genchi e Petrini scoprono che erano stati consultati diversi documenti, tra cui le schede di Gladio che Giovanni Falcone stava studiando. Addirittura mancava un file (di cui esiteva però il backup denominato "Orlando.bak"). Da notare che la stanza dell'ufficio di Giovanni Falcone in Via Arenula, a Roma, era sotto sequestro ed erano stati apposti i sigilli. Quindi nessuno, se non autorizzato, avrebbe potuto entrare.
Giovanni Falcone,  inoltre, per tutti i suoi dispositivi elettronici utilizzava sempre la stessa password (peraltro facile da decifrare). Quando i consulenti Genchi e Petrini aprono la Casio rimangono di stucco: l'agenda era stata cancellata!
I due consulenti escluderanno l'incidente. Nella loro relazione (sul reperto classificato "101") scriveranno: "Si esclude l'accidentalità dell'evento..." L'agenda Casio di Giovanni Falcone era stata cancellata! Mancava inoltre la memoria Ram e il cavetto di collegamento al pc
Si può escludere che sia stato lo stesso Giovanni Falcone a cancellarla dato che aveva inserito alcuni appuntamenti per giorni successivi alla sua morte (ancora in memoria). Genchi contatta dunque i tecnici Casio di Milano e chiede collaborazione per il ripristino...
Fatto a dir poco vergognoso: il Ministero dell'Interno negherà a Genchi l'auto per recarsi a Milano dai tecnici della Casio Genchi però non si arrenderà e noleggerà a sue spese un'auto per recarsi a Milano con il PM Petralia e il consulente Petrini
La Casio di Falcone verrà ripristinata e la perizia sarà depositata da Genchi il 15.01.93. Il consulente noterà una certa avversione nei suoi confronti da parte di quei poliziotti che per primi avevano esaminato i Pc e che NON SI ERANO ACCORTI DI NULLA.
Riporto una pregnante citazione di Gioacchino Genchi rilasciata al Borsellino Quater (cit in Montolli, Diari di Falcone, p.86):
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Un quesito rimasto senza risposta: chi ha manomesso l'agenda elettronica Casio di Giovanni Falcone lo sapeva che il giudice - da almeno cinque mesi - ne utilizzava anche un'altra (marca Sharp)?
I periti Genchi e Petrini analizzano anche l'Agenda Sharp e vi trovano l'annotazione dell'appuntamento con il mafioso Gaspare Mutolo in carcere a Spoleto: da notare che nessuno ne è ufficialmente al corrente, tranne il Ministero di Giustizia e chi effettivamente partecipò alla riunione.
Già. L'incontro di Giovanni Falcone con il "pentito-non-pentito-forse-pentito" Gaspare Mutolo è un altro tassello importante per capire chi - da dietro le quinte - lavorò ai fianchi del giudice (e anche di Paolo Borsellino). Da rilevare il fatto che Mutolo incontrò anche il giudice Pierluigi Vigna (qui lascio tre puntini di sospensione, forse avrò modo di riprendere in seguito con altro articolo) e anche Paolo Borsellino (addirittura 48 ore prima della strage di Via D'Amelio). Dell'incontro di Mutolo con Falcone, però, si parlerà solo dopo la lettura dell'appuntamento sulla Sharp poiché Mutolo verbalizzerà tutto mesi dopo: a ottobre 1992. All'incontro con Mutolo, Giovanni Falcone si fa accompagnare in carcere da Gianicola Sinisi (ufficio V dg am). Falcone conferma (sul suo verbale) il fatto che Mutolo NON E' un pentito (e non ha espresso vocazione a pentirsi), è solo preoccupato per la sua famiglia. Ma, inspiegabilmente, quando Mutolo inizierà a verbalizzare le sue dichiarazioni mesi dopo (ottobre '92) dirà di aver detto a Giovanni Falcone di volersi pentire (?) e di aver avvisato il giudice che a Palermo c'erano uomini in contatto con la mafia: Signorino e Contrada
Peccato però che nel verbale redatto da Giovanni Falcone NON CI SIA TRACCIA di queste dichiarazioni (infamanti) di Mutolo  a carico di Signorino (uno dei due PM che al maxiprocesso aveva fatto condannare proprio Mutolo) e Contrada (ufficiale del Sisde). Non è difficile immaginare che qualcuno, mesi dopo la strage di Capaci, stesse probabilmente manovrando Mutolo sfruttando la circostanza del suo incontro con Giovanni Falcone avvenuto mesi prima. Nelle mani di chi era, Mutolo, a ottobre '92? Faccio notare che il giudice Signorino, in seguito a queste accuse, si suicidò (dicembre 1992), lasciando però una lettera di spiegazione CHE NON E' MAI STATA RESA PUBBLICA. Contro Contrada si scatenò persino l'FBI e la CIA, nella persona di Tom Tripodi (ordini USA, dunque). Ripeto: le accuse di Mutolo a Signorino e Contrada sono dell'ottobre '92 ma nel verbale dell'incontro con Mutolo redatto mesi prima da Giovanni Falcone QUESTE COSE NON CI SONO. Strano che Falcone non fosse rimasto scosso almeno dalle accuse rivolte al collega Signorino... Inoltre sulla Sharp Giovanni Falcone si ritrovano gli appuntamenti annotati dal giudice a partire da Dicembre '91 (14 giorni prima del viaggio a Spoleto) e nella sua rubrica telefonica è annotato il numero di casa di Signorino (annotava i numeri di casa di pochissime persone).  Pare dunque che Giovanni Falcone fosse in buoni rapporti con Signorino anche nel periodo delle dichiarazioni di Mutolo. Del resto Falcone era scrupolosissimo nell'analisi delle dichiarazioni dei mafiosi: aveva stanato i depistatori Spinoni e Pellegriti e aveva richiesto allo stesso Buscetta precisi riscontri (circa 2600) alle sue dichiarazioni... come avrebbe potuto, dunque, fidarsi "sulla parola" delle dichiarazioni di tale Mutolo? Impossibile! Non informò nemmeno il Ministero di Giustiza ma, secondo De Gennaro, rivelò "per vie brevi" a Giammanco che il mafioso voleva pentirsi. A questo punto è chiaro che qualcuno mente. E NON E' FALCONE.
Lasciando stare per un attimo i "nemici occulti" (o finti amici) di Giovanni Falcone (probabilmente a loro volta manovrati "dall'esterno"), concentriamoci su quelli plateali. Come il ben noto scontro con Leoluca Orlando per esempio: LINK.
Tra gli attacchi inqualificabili dei Media rivolti a Giovanni Falcone troviamo il famoso editoriale di Viola per "La Repubblica" pubblicato il 9 gennaio '92. E poi il più sottile e sibillino attacco da parte di Corrado Augias, il 12 gennaio, durante la trasmissione "Babele". In chiusura della trasmissione di Augias, un giovane del pubblico attaccò Falcone : "Lei scrive nel suo libro che in Sicilia si muore perché si è soli, giacché lei fortunatamente è ancora fra noi, chi la protegge?" Quel giovane, oggi, prova almeno vergogna? La risposta di Giovanni Falcone: "Significa che, per essere credibili, bisogna essere ammazzati in questo Paese. Questo è il Paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e questa non esplode, allora la colpa è tua" Chiaro il riferimento all'attentato dell'Addaura.
Sull'attentato dell'Addaura ci sarebbe molto da scrivere, per ora anticipo questo:
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Torniamo alle anomalie sulle Agende elettroniche di Giovanni Falcone. Fatto stranissimo: nel mese di marzo '92 (mese dell'omicidio Lima, quando inizia una fase cruciale nella storia della Prima Repubblica) su entrambe le agende di Falcone non c'è NULLA  Non ci sono appuntamenti di lavoro, non è segnato l'incontro con Cossiga e Borsellino (dedotto solo successivamente dall'agenda grigia di Borsellino) e non è annotata nemmeno la vicenda dell'archiviazione dei fatti dell'Addaura. E questo è un fatto stranissimo, visto che Giovanni Falcone annotava tutto.
Ovviamente è IMPOSSIBILE che entrambe le agende di Falcone si siano smagnetizzate cancellando solo il mese di marzo... allora dove sono finiti quegli appunti? IL VIAGGIO A WASHINGTON
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Tre giorni dopo la strage di Capaci inizia a circolare la voce del viaggio che Falcone avrebbe fatto a Washington circa un mese prima...
Il 29 maggio '92, l'ex giudice Carlo Palermo (sopravvissuto alla strage di Pizzolungo) durante un dibattito pubblico a Milano dichiarerà che Falcone era arrivato a un punto di chiarezza sull'omicido Lima e per questo si era recato negli USA a incontrare Buscetta.
Sempre Carlo Palermo, nell'incontro pubblico di Milano, dichiarò (parole riprese dall'Ansa): "Cosa si siano detti [Falcone e Buscetta] non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai: ma mi si dice che ora Buscetta ha paura a parlare".
Il 25 settembre '92 però, il Ministero della Giustizia, smentisce la voce del viaggio di Falcone a Washington tra aprile e maggio confermando invece i suoi viaggi a Washington nel mese di febbraio e a Lisbona e Vienna ad aprile. Ok. Tutto chiaro? No, proprio per niente!
Nei primi giorni di ottobre '92 le agende elettroniche di Falcone vengono però decodificate e... sorpresa! All'interno del databank cancellato, il viaggio di Falcone negli USA è invece CONFERMATO!
Gli appunti riportati sull'agenda Casio di Falcone sono inequivocabili. Dal 28 aprile al 1° maggio 1992 sul calendario è segnato:
28 aprile: Roma-Washington 29 aprile: USA - 19.30 ambasciata UK festa 30 aprile: USA 1° MAGGIO: USA
Il viaggio di Falcone negli USA non è segnato solo sul calendario elettronico ma più volte anche nella sezione memo. Gli impegni del giudice nelle date successive sono coerenti con gli eventi confermati: un incontro a Bologna, uno a Palermo e un convegno in Calabria
Ma c'è di più: controllando i tabulati telefonici di Giovanni Falcone, Gioacchino Genchi si accorse che, proprio nei giorni del presunto viaggio, il cellulare di Falcone non aveva registrato chiamate. I cellulari dell'epoca, Etacs, non prendevano all'estero.
C'è un altro evento bizzarro, che si verifica nell'aprile del 1993: alla trasmissione "Il Rosso e il Nero" viene intervistato il procuratore di Brooklyn Charles Rose che rivela di aver incontrato Falcone proprio nell'aprile del 1992!
Il mistero si infittisce perché interviene il direttore dell'FBI, William Sessions, smentendo il procuratore Rose. A questo punto Martelli, ministro di Giustizia, dichiara che "spetta alle autorità americane chiarirsi tra loro". Ma questo chiarimento, ovviamente, non avverrà.
Per uscire dal vicolo cieco, Genchi propose di controllare le carte di credito di Falcone: non certo per "farsi i fatti suoi" ma per capire se si potesse confermare (attraverso l'analisi delle spese) il viaggio negli USA.
Niente da fare: Genchi verrà accusato da (nientepocodimenoche) Ilda Boccassini (applicata per qualche tempo a Caltanissetta per indagare su Capaci) di voler sottoporre la figura di Falcone a indagini  La Boccassini farà poi gran carriera in Mani Pulite (operazione eterodiretta da oltreoceano)...
Tornando al viaggio di Falcone a Washington: è possibile che il giudice fosse venuto a conoscenza da Buscetta di un piano di destabilizzazione dell'Italia? Ma come poteva Buscetta, Mafia perdente e da anni sotto controllo dell'FBI, esserne a conoscenza?
Una cosa è certa: Falcone sostenne davanti al CSM la necessità di accertare il motivo delle nuove dichiarazioni rese da Buscetta dopo anni (Falcone si sarebbe certo accorto del fatto che Buscetta mentiva su Andreotti e non sarebbe stato zitto).
Qualcuno che credeva fermamente che Buscetta fosse "manovrato dall'esterno" c'era e lo conosceva molto bene: il mafioso Gaetano Badalamenti.
Come ebbe ad affermare anche il giornalista Edoardo Montolli, esistono due Buscetta: un Buscetta attendibile (interrogato da Falcone, che esigeva un riscontro per ogni affermazione) e un Buscetta post-Falcone (molto meno attendibile).
Segnalo anche un'altra inquietante vicenda: quella delle previsioni dell'Agenzia "Repubblica" (che non ha a che fare con il quotidiano "La Repubblica"). Il 21 maggio l'Agenzia parla di un Andreotti "politicamente deceduto" (nell'elezione alla Presidenza della Repubblica si era al 13° scrutinio)
Mentre, cosa molto strana, il 22 maggio, la sessa Agenzia rilancia l'idea di "qualcosa di drammaticamente straordinario" che potrebbe avvenire.
E aggiunge: "I partiti cioè, senza una strategia della tensione che piazzi un bel botto esterno - come ai tempi di Moro - a giustificazione di un voto d'emergenza, non potrebbero accettare d'autolegittimarsi". Come ha fatto l'Ag Repubblica a prevedere "un bel botto esterno?"
Non sappiamo come siano andate le cose, possiamo solo accendere piccoli sprazzi di luce ponendoci alcune domande ma senza buttarci nella foga delle risposte certe. Ci sarebbe molto altro da dire, ma credo che continuerò in seguito con un thread sulla strage di Via D'Amelio.
Bibliografia: Montolli, I Diari di Falcone, Chiarelettere 2018 Grimaldi-Scalettari, 1994, Chiarelettere 2010 Carlo Palermo, La Bestia, Sperling&Kupfer 2018 Montolli, Il caso Genchi, Alberti Ed. 2009
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giuliocavalli · 5 years ago
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L'omicidio di Nino Agostino è uno dei buchi neri negli anni di mafia che precedono gli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il poliziotto ammazzato insieme a sua moglie Ida il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini era probabilmente inserito in un nucleo speciale per la ricerca di latitanti e su quell'omicidio da 31 anni è calato il silenzio. Ora il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato si prepara a chiedere un processo nei confronti del boss Nino Madonia, di Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, amico del poliziotto assassinato. Abbiamo intervistato il padre Vincenzo che in attesa della verità da più di 30 anni ha deciso di farsi crescere la barba finché non ci sarà una verità definitiva. Caro Vincenzo, il procuratore Scarpinato finalmente ha dato una svolta alle indagini. È pronto a tagliarsi la barba? Io me lo auguro. Dovrebbe andare tutto bene. Io ho molta fiducia in questi magistrati, ho sempre avuto fiducia nella magistratura. Cosa pensa di Rizzuto, ex collega e amico di suo figlio, tra gli indagati? Io già allora avevo dato degli elementi su come stavano le cose in quella giornata. Ora stanno indagando il giusto. Sono convinto che lui sappia qualcosa. Lei aveva parlato anche di un ruolo di Giovanni Aiello, l'ex poliziotto soprannominato "faccia di mostro"… Evidentemente la morte l’ha tagliato fuori. Ormai è morto. Secondo lei perché Nino è stato ucciso? Ha visto cose che non doveva vedere sul fallito attentato all’Addaura (si riferisce al fallito attentato al giudice istruttore palermitano Giovanni Falcone, avvenuto il 21 giugno 1989 nei pressi della villa che il magistrato aveva affittato per il periodo estivo, situata sulla costa siciliana nella località palermitana denominata Addaura nda). Ha capito di più più di quanto doveva capire. È convinto che dietro al fallito attentato dell'Addaura ci siano menti non solo mafiose? Esatto. Ora voglio vedere le carte. Coltiva la speranza di vedere la verità? Altrimenti per quale motivo devo campare allora. Mia moglie se ne andò con quel desiderio e non riposa in pace. Io sono in vita solo per questo, perché lei riposi in pace. (articolo per @fanpage.it tra i link in bio) https://www.instagram.com/p/B8hRJGTij9H/?igshid=1iaf1tvs25hh5
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telodogratis · 2 years ago
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Apertura nel segno di Pasolini, presentato il Tao Christmas Fest 2022 (IL PROGRAMMA)
Apertura nel segno di Pasolini, presentato il Tao Christmas Fest 2022 (IL PROGRAMMA)
Read More E’ stato presentato questa mattina, presso la Sala Pio La Torre di Palazzo dei Normanni a Palermo, il programma del Tao Christmas Fest 2022. The post Apertura nel segno di Pasolini, presentato il Tao Christmas Fest 2022 (IL PROGRAMMA) appeared first on BlogSicilia – Ultime notizie dalla Sicilia. Palermo, arte, Beatrice Venezi, cultura, Ester Bonafede, Francesco Paolo Scarpinato, regione…
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gyrlversion · 6 years ago
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The Urbanist’s Guide to Palermo
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Looking east from Piazza Pretoria in the historic center. Photo: Giuseppe Scarpinato
Until fairly recently, tourists treated the somewhat crumbling seaside city of Palermo as a mere touchdown between other Sicilian destinations: the volcanic Aeolian Islands; the coastal, cobblestoned city of Cefalù; the Greek temples of Agrigento. Spend a night there and get out as quickly as you can. But now they’re deciding to stay a while. The Italian government selected the city as its capital of culture for 2018, and the same year Palermo hosted the Manifesta art festival, boosting its tourist numbers by 10 percent. Meanwhile, the Mafia’s stultifying grip on the city has continued to loosen in the wake of the collective outrage over the murders of judges Paolo Borsellino and Giovanni Falcone in 1992. The organization no longer controls local politics and law enforcement and has mostly ceded the drug trade to criminal organizations beyond Sicily. Having regained a measure of control over their city, residents are clearly in a positive mood, evidenced by the revved-up social scene in the old center of town: Where once a chaos of traffic reigned, the left-wing mayor, Leoluca Orlando, has restored the salotto urbano — the “urban living room” — with numerous pedestrian-friendly initiatives. In Palermo, the ancient (Greek, Roman) mingles with other traces of past settlements (Byzantine, Norman, Arab, Swabian, French, Spanish) in its architecture, in the Sicilian dialect, and in its traditional dishes, renowned street food, and centuries-old food markets. But sidling up to the city’s fusty dining and hotel options are palazzos now filled with contemporary art and rehabbed hardware stores turned bars.
The city is full of buildings that look like they could use a good power-wash, but that’s the charm. Claudio Gulli, the historian of art venue Palazzo Butera, on his city’s unmissable relics.
“The Orto Botanico [botanical garden] perfectly encapsulates the spirit of Palermo — plants from all over the world were once acclimated here before being sent all over Europe. It was imagined by a Jacobin Frenchman, Léon Dufourny, who came to study Greek architecture in Sicily in the late 1700s, as many architects did. Once you pass through the templelike neoclassical welcome building, you can stroll through greenhouses filled with impossibly lush vegetation, wander through the palm garden dotted with carved marble figures, and marvel at the enormous drooping limbs of the Australian banyan tree here.”
“To understand Sicilian Baroque, there are three churches along Via Torremuzza in the historical quarter of Kalsa — Santa Teresa Alla Kalsa, Santa Maria Della Pietà, and the Noviziato dei Crociferi. They’re all from the end of the 1600s, early 1700s, and each has its own distinctive façades including articulated windows and double rows of columns. Today, they seem a bit neglected, but they were incredibly important structures, and the designs for the frescoes of the Pietà are in the Louvre.”
“In Piazza Marina, the 14th-century Palazzo Steri of the Chiaramonte family defined Gothic architecture in Sicily: Its notable windows in black-and-white stone became known as ‘Chiaramonte Gothic.’ The University of Palermo is restoring the intricately painted wooden ceiling, a masterpiece of Gothic decoration from the 1370s and 1380s that will be unveiled in a few months. You can tour through the Inquisition Museum inside, where you can still see the drawings prisoners made on the walls.”
“The unfinished 16th-century Spasimo church, which was supposed to contain a painting by Raphael (now in the Prado), has no roof and is one of the most evocative open-air churches in Italy. It’s located right in the center of Palermo, and on summer nights there are popular film festivals, theater performances, and jazz concerts on the grounds.”
Days at Baroque palazzos, nights at former hardware stores.
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Palazzo Butera (left) and Botteghe Colletti. Photo: Courtesy of Palazzo Butera/Simon Watson.
Palazzo Butera (left) and Botteghe Colletti. Photo: Courtesy of Palazzo Butera/Simon Watson.
“Massimo Valsecchi, one of Europe’s most prominent art collectors, bought Palazzo Butera (Via Butera 18) to exhibit his collection (which includes works by Gerhard Richter and Gilbert & George, plus site-specific pieces by Anne and Patrick Poirier) to the public.”—Andrea Masu, artist in the Alterazioni collective
“The Riso museum (Via Vittorio Emanuele 365), located inside a restored Baroque palazzo, has had shows from contemporary Italian artists like Giuseppe Veneziano. It’s in the pedestrianized part of the city, where everyone is out walking these days.” —Francesca Borghese, co-founder of cultural-event series Cogito
“The once-industrial area of Cantieri Culturali alla Zisa has film festivals and photo shows, and it’s home to ZAC (Via Paolo Gili 4), the center for contemporary art — now a magnet for local creatives. After events, people hang and drink beer.” —Claudio Gulli, Palazzo Butera art historian
“At the Galleria d’Arte Moderna (Via Sant’Anna 21), there’s a collection of art from the 1800s until the 1950s. They show contemporary exhibitions inside a part of the complex that’s a beautiful old Franciscan convent.” —Francesco Pantaleone, founder of Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
“Bocum (Via dei Cassari 6) in the old city center has a talented bartender who makes a divine gin-and-tonic, but what I love best is the surreal atmosphere of the place— there’s a piano and chandeliers and mismatched stuffed armchairs — as if you’re in a Palermo of the past.” —Borghese
“Or I’ll I head to Le Cattive (Passeggiata delle Cattive, Piazza Santo Spirito), a wine bar inside Palazzo Butera with a cavernous space that’s very antique feeling: tiled floors, ­pistachio-colored walls, but mixed with sleek pendant lighting.” —Borghese
“And I love to go to Ferramenta (Piazza Giovanni Meli 8). It was a hardware store that opened in the 1800s; today, the bar still has all the old little drawers where they used to store their tools and parts. I’m half-German, so I like to drink beer there, but at least it’s Sicilian beer.” —Pantaleone
“In Palermo, so much of life happens on the street, particularly on Via Paternostro. A lot of artists, musicians, and creative people in town hang out at Botteghe Colletti (Via Alessandro Paternostro 79), a bar in a 1940s-era collar store. Their Campari cocktail with Sicilian herbs is amazing.” —Edoardo Dionea Cicconi, artist and musician
Broach one of these hot topics.
More than 20 years ago, a rebellion against the Mafia’s stranglehold produced grassroots movements like Addiopizzo, which united over 1,000 establishments in their refusal to pay the pizzo, or bribe. While the movement took a while to gain traction, one-third fewer Sicilian businesses now pay the pizzo than in the ’90s. The Mafia still has a presence in the city,  but it’s been weakened enough so that residents and businesses are able to thrive.
Recent elections put anti-immigrant nationalists at the center of Italian politics, but this has only strengthened the city’s resolve to welcome foreigners. Mayor Leoluca Orlando has rejected the xenophobic proposals put forth by the Lega party’s nationalist leader, Matteo Salvini, defying his call for closed borders by inviting rescued migrant boats to dock in Palermo.
As protests over massive levels of tourism roil Venice and Florence, some Palermo residents wonder if their influx — there were almost 1.3 million tourist visits in 2017 — ​might degrade the city’s authenticity (its historic markets already seem​ ​to be losing theirs). As one local said, “We just go to the market at night to drink cheap beers. Eating at the markets is for tourists now.”
If they weren’t locals.
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Photo: Pane_Burro/Instagram
Olivella Bed & Breakfast olivellabb.it, from $50
“This homey five-room B&B that’s housed in a former silver factory manages to feel modern while also maintaining a lot of original details, like heirloom bed frames, tiled floors, and frescoed ceilings. Plus it’s very central, located right by Teatro Massimo.” —Edoardo Zaffuto, Addiopizzo Travel founder
Piazza Borsa piazzaborsa.it, from $125
“Yes, there’s the five-star Villa Igeia, but it’s far from the center. Piazza Borsa is four stars; it’s right by Quattro Canti and in the erstwhile 19th-century stock-exchange building, which has a courtyard and a fountain.” —Domenico Aronica, Palermo Walking Tour
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Photo: Courtesy of Vendor/Pucci Scafidi
Palazzo Natoli palazzonatoli.com, from $175
“Palermo’s weak spot is its luxury-hotel offerings, but there are small boutique hotels opening to fill the gap, like the lovely Palazzo Natoli, which opened in 2018 inside a Baroque townhouse. Its eight rooms are plushily modern with chandeliers and gilded mirrors, and it has its own small bistro offering dishes with locally grown and organic ingredients.” —Marcella Amato, the Best of Palermo travel guide
Classic and newfangled iterations of the city’s essential dishes.
The Dish: Pasta c’anciova
Pasta with anchovies, tomato sauce, raisins, pine nuts, and toasted bread crumbs.
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At I Pupi. Photo: Courtesy of Vendor
The Traditional Version The Corona family has decades in the local restaurant world and opened Corona Trattoria (Via Guglielmo Marconi 9) four years ago. According to Sarah Bonsangue, chef at I Cucci (Piazza Bologni 3/4), “The team respects classic methods and uses quality ingredients,” and serves them alongside an entirely Sicilian wine list.
The New-School Interpretation  “My teacher, Tony Lo Coco, at I Pupi (Via del Cavaliere 59, Bagheria),” a Michelin-starred restaurant in a tiny town about a half-hour beyond Palermo, “makes a ‘liquid anchovy’ version with bread crumbs.”
The Dish: Timballo di anelletti
Pasta rings baked in a ragù with prosciutto and cheese.
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At Trattoria Ai Cascinari. Photo: Dedda71/Wikimedia Commons
The Traditional Version Run by two brothers, the red-checked-tablecloth Trattoria Ai Cascinari (Via D’Ossuna 43/45) is known for its home-cooking feel. “It reminds me of growing up, waking to the scent of ragù,” says Patrizia di Benedetto, chef at Bye Bye Blues (Via del Garofalo 23).
The New-School Interpretation  If you call ​the day before, the folks at Badalamenti​ (Viale Galatea 55​)​​, a restaurant in the Mondello neighborhood, will make you a​noff-menu​ timballo with fresh pork, salami, and real tomato extract, “as it used to be done in Sicilian households back in the day.”
The Dish: Pasta con i ricci
Pasta with sea urchin.
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At A’Cuncuma. Photo: Acuncumarestuarant/Instagram
The Traditional Version At Spanò (Via degli Scalini 6), a bare-bones restaurant with tables in the parking lot, service is notoriously horrendous, yet the excellent seafood turns diners into faithful customers. “The freshness of the fish makes all the difference, and their version is a must,” says Vladimiro Farina, chef at Ristorante L’Ottava Nota (Via Butera 55).
The New-School Interpretation  A minimalist setting, with white brick and gray wood, that mixes tweaked Palermitan cooking with local spices. “Chef Vincenzo Pinto’s seaweed version at A’Cuncuma (Via Judica 21) is incredible.”
Palermo’s cuisine particularly shines when it comes to the most humble street-food specialties. Orazio Corona, who runs the Corona Trattoria seafood restaurant with his parents, maps the out the best snacks in the historic center.
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Pani Ca’ Meusa Porta Carbone (left) and Gelateria Cappadonia. Photo: Courtesy of vendor
Pani Ca’ Meusa Porta Carbone (left) and Gelateria Cappadonia. Photo: Courtesy of vendor
Panineria Friggitoria Chiluzzo Piazza Della Kalsa 7
“It’s very simple here — just a stand on the street — but they serve fantastic babbaluci, small snails with parsley, that locals love to eat, especially when threre’s a parade around July 15 for the festival of Santa Rosalia.”
Pani Ca’ Meusa Porta Carbone Via Cala 62
“The owners make the city’s best pane con la milza, a Palermitan sandwich of veal offal that you order schietta (with lemon) or maritata con formaggio(with cheese). There’s an old-fashioned tiled counter and plastic chairs outside where you can eat with a view of the sea.”
Franco U’ Vastiddaru Via Vittorio Emanuele 102
“This place is a classic for anything fried, but especially for pane con panelle, a sandwich filled with chickpea fritters. They have tables set up outside, and it’s very close to Piazza Marina, where there’s a nice Sunday flea market.”
I Cuochini Via Ruggero Settimo 68
“This little laboratory has been open since 1826 and looks like a speakeasy, in that you have to go inside a courtyard to find this little spot. They make the best crocchette di latte fritto, little fried balls of milk with flour and nutmeg. A plate costs 70 cents, but it’s only open for lunch.”
Gelateria Cappadonia Via Vittorio Emanuele 401
“An amazing place that opened last year. The owner serves gelato with chocolate, hazelnut, and tangerine, and he uses a method like the old-fashioned Sicilian one for making the local specialty, granita, with fresh fruit, pistachios, almonds, or coffee.”
Some seaside alternatives to the touristy towns of Cefalù and Monreale.
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An old windmill in Moxia. Photo: Alan Skyrme/Alamy/Alamy Stock Photo
1.5 hours by bus and shuttle boat
The first place the Phoenicians settled in Sicily nearly 3,000 years ago. Visit the Whitaker Museum and its famously beautiful Greek statue from the fifth century B.C., the Mozia Charioteer, and the Tasca D’Almerita vineyard, whose profits help maintain the island. Take the bus from Palermo to Marsala and then another bus to the ferry dock, where a shuttle boat takes you on the five-minute trip to the island.
1.5 hours by boat
Far less known than the nearby Aeolian Islands, Ustica is closer to Palermo and surrounded by state-protected crystalline waters. The beaches of Scoglitti, Cala Sidoti, and the white-cliff-enclosed Piscine are favorites for swimming and snorkeling. Stop into Rosso di Sera for locally caught seafood, including the island’s signature shrimp. Take the Liberty Lines hydrofoil from Palermo’s ferry terminal.
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Riserva dello Zingaro. Photo: Yadid Levy/Anzenberger/Redux/Yadid Levy / Anzenberger/Redux
70 minutes by car or taxi
This four-mile-long nature reserve west of Palermo begins with the Tonnara di Scopello hotel, a former tuna fishery active from the 13th to the 20th century. The park winds from Scopello to San Vito Lo Capo amid sea-worn limestone cliffs sheltering pebbly and sandy coves, along some of the bluest water in the Mediterranean. Grab a pane cunzato, a sandwich on wood-fired bread, at Forno di Stabile ed Anselmo in Scopello.
*This article appears in the May 13, 2019, issue of New York Magazine. Subscribe Now!
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storiearcheostorie · 1 month ago
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blueiscoool · 4 months ago
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Ancient Warship’s Bronze Battering Ram Sunk During a Battle Between Rome and Carthage Found
Found near the Aegadian Islands, just west of Sicily, the bronze rostrum played a role in the last battle of the First Punic War, which ended in 241 B.C.E.
In 241 B.C.E., two empires faced off in a naval clash off the coast of Sicily. By then, Rome and Carthage had been fighting for more than two decades. Rome’s victory in the skirmish, officially called the Battle of the Aegates, brought an end to the First Punic War, the initial conflict in a series of wars between the two ancient powers.
Now, explorers have recovered a piece of that final battle: the bronze battering ram of an ancient warship. According to a statement from Sicily’s Superintendence of the Sea, the ram was found on the seafloor off the western coast of the Mediterranean island, at a depth of around 260 feet. To retrieve the artifact, the team used deep-water submarines from the Society for Documentation of Submerged Sites (SDSS) and the oceanographic research vessel Hercules.
The seabed off the Aegadian Islands “is always a valuable source of information to add further knowledge about the naval battle between the Roman and Carthaginian fleets,” Regional Councilor for Cultural Heritage Francesco Paolo Scarpinato tells Finestre sull’Arte. He adds that the find is yet another confirmation of the work of the late archaeologist Sebastiano Tusa, who spearheaded exploration of the seabed as the site of the 241 battle after a separate ram, also known as a rostrum, was first found there in the early 2000s. In the two decades since, researchers have recovered at least 25 rams from the seabed.
At the time of the Battle of the Aegates, Rome and Carthage had been at war for 23 years, fighting for dominance in the Mediterranean. As the Greek historian Polybius later wrote, the Romans sank 50 Carthaginian ships and captured another 70 along with their crews, taking nearly 10,000 sailors prisoner during the naval battle. Rome forced Carthage to surrender. But the fragile peace was short-lived: Over the next century, Rome would go on to fight a second and third war against the Punic people, winning each time.
“It was very costly, both in terms of human life and economically,” Francesca Oliveri, an archaeologist at the superintendence, told BBC News’ Alessia Franco and David Robson in 2022. “In the last phase, Rome even had to ask for a loan from the most well-to-do families to arm the fleet and build new boats.”
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The recently discovered ram has been brought to Favignana, one of the Aegadian Islands, for further study. Though its features are difficult to make out because the object is covered in marine life, researchers have been able to discern a decoration on its front: a relief depicting a Montefortino-style Roman helmet decorated with three feathers.
The battering ram adds to the wealth of war relics found on the seabed, which also include 30 Roman soldiers’ Montefortino helmets, two swords, coins and many clay amphorae (large storage jars).
According to the SDSS, rams were the most important naval weapons of their time. They were placed on the bows of warships at water level so that sailors could crash their boats into enemy vessels, damaging and sinking them. The plethora of rams scattered on the seabed are testaments to the weapons’ effectiveness in ancient battle.
“We are finding so many things that help to illustrate a little better the world of the third century [B.C.E.],” Oliveri told BBC News in 2022. “It’s the first site of a naval battle, in the world, that has been scientifically documented like this, and it will continue to be documented—because the area of interest is very large. … It will take at least another 20 years to explore it fully.”
By Sonja Anderson.
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