#Museo Nazionale di Cuba
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Davide Lo Surdo: Una Statua di Bronzo per Celebrare il Chitarrista più Veloce della Storia
Un omaggio alla leggenda vivente della chitarra, Davide Lo Surdo, con una scultura in bronzo in Danimarca che ne consacra l'eredità musicale
Un omaggio alla leggenda vivente della chitarra, Davide Lo Surdo, con una scultura in bronzo in Danimarca che ne consacra l’eredità musicale. Davide Lo Surdo, celebre chitarrista italiano, continua a segnare la storia della musica con una serie di tributi e riconoscimenti che testimoniano il suo impatto senza pari. Riconosciuto dalla rivista Rolling Stone Brasil come il chitarrista più veloce di…
#chitarra elettrica#chitarra nei musei#chitarra rock#chitarre di Lo Surdo#chitarrista leggendario#chitarrista più veloce#Davide Lo Surdo#Davide Lo Surdo statua#eredità musicale#evoluzione del rock#icona musicale#icone del rock#immortalità nella musica#Jesper Esbensen scultore#Jesper Højmark Esbensen#leggenda del rock#libri di storia musicale#Maurizio Baiata#musei di musica#Museo Nazionale di Cuba#musicista italiano#omaggi musicali#omaggio musicale#patrimonio musicale#rivoluzione musicale#rock internazionale#Rock Memories 2#rock moderno#rock mondiale#Rolling Stone Brasil
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CIAK! CUBA. Al Salce, il grande cinema nei manifesti cubani
Al Museo Nazionale Collezione Salce va in scena una mostra : “CIAK! CUBA. Il cinema nei manifesti cubani dalla Collezione Bardellotto“, dal 20 ottobre 2024 al 31 marzo 2025. Questa esposizione, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Treviso-Belluno, celebra i manifesti cinematografici cubani, recentemente insigniti del prestigioso riconoscimento “Memory of the World”…
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Il chitarrista Davide Lo Surdo a Cuba Il chitarrista più veloce della storia,... #alejandrobetancourt #chitarra #cuba #davidelosurdo #lavana https://agrpress.it/il-chitarrista-davide-lo-surdo-a-cuba/?feed_id=4965&_unique_id=6631142cd87b0
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Pesaro, nel 2025 accoglierà le Città creative della Musica UNESCO
Pesaro, nel 2025 accoglierà le Città creative della Musica UNESCO. Pesaro2024, segna un altro gol: ospiterà, nel 2025, l’UCC Music Cluster Meeting, l’incontro annuale delle Città creative della Musica UNESCO. «Entusiasti di un altro risultato importante ottenuto dalla città - sottolinea Daniele Vimini, vicesindaco e assessore alla Bellezza di Pesaro - che si inserisce nella strategia triennale (2023-2025) di promozione di Pesaro Capitale italiana della cultura 2024». L’annuncio è arrivato dal cuore della Svezia, da Norrköping, città in cui il vicesindaco e Filippo Galeazzi, focal point per Pesaro Città Creativa della Musica UNESCO, hanno presentato il Monitoring Report, il rapporto di monitoraggio (2017-2021). Fra due anni, a Pesaro, per 4 giorni, arriveranno dunque rappresentanze dei 59 città del network UNESCO (di circa 40 paesi diversi: dall’Australia alla Germania, dal Giappone a Cuba, dal Cile alla Turchia, dall'India agli USA), «Uno specchio del mondo sarà presente nel nostro territorio - aggiunge Vimini - per un appuntamento di rilievo internazionale. Artisti e musicisti saranno coinvolti in un programma culturale che racconterà al meglio, a partire del genio di Rossini, la varietà e la storia della scena musicale pesarese nei secoli: dalla musica antica all'elettronica, passando per il jazz e l'indie, il rock, il pop». L’appuntamento si inserisce nella strategia di consolidamento del racconto di Pesaro2024: «Abbiamo deciso di candidarci ad accogliere il meeting nel 2025 – aggiunge il vicesindaco -. Questo sia per non far ricadere la data nell'anno già denso di manifestazioni che sarà quello a venire, sia per dare un altro elemento di continuità nella promozione “a lungo termine” di Pesaro». L’assegnazione del meeting, per il 2024, è ricaduta su London (Canada), recente membro della rete della Musica UNESCO, «Con una strategia intrecciata, la città dell’Ontario promuoverà “La Natura della Cultura” di Pesaro; viceversa, Pesaro contraccambierà la narrazione parlando di London durante l’anno da Capitale». Un interscambio virtuoso che «arricchisce la schiera dei paesi esteri coinvolti nel racconto di Pesaro 2024. In particolare, quelli del nord America: oltre agli USA, sui quali stiamo lavorando insieme al sindaco, in particolare per iniziativa a Los Angeles e New York, si aggiunge dunque una vetrina importantissima nell'area dell'Ontario che promuoverà la Capitale italiana della Cultura e l’UCC Music Cluster Meeting 2025». «Sarà un grande meeting - conferma Rainer Kern, focal point di Mannheim e coordinatore della rete delle Città creative della Musica UNESCO -, decisivo per il consolidamento di un network che è fortemente cresciuto in questi anni e che ha visto in Pesaro un riferimento costante in termini di relazioni ma anche di qualità progettuale, dal Museo Nazionale Rossini, alla Sonosfera® (che abbiamo visitato e che raccontato al meeting mondiale di San Paolo 2022) fino alla nuova Sala della Repubblica e Auditorium Rossini, che visiteremo. Sarà eccitante anche respirare il clima della Capitale italiana della cultura 2024 che porterà ulteriore fermento musicale in città». Fermento che, a Pesaro come nelle altre città del network, non smette di mettere in campo iniziative. Tra quelle lanciate durante il meeting in Svezia, c’è anche quella dedicata all’appuntamento del 30 aprile, data in cui ricorre l’Internazional Jazz Day, istituita dall'Unesco nel 2011 per “celebrare un genere musicale che, forse più di altri, ha avuto un ruolo fondamentale nell'unione dei popoli”. Per l’occasione ciascuna delle Città creative produrrà un racconto per immagini della propria scena jazz locale; le clip verranno poi montate per realizzare il video finale, quest’anno dedicato all’Ucraina e alla pace, e in particolare a Kharkiv (Città creativa della Musica) e Lviv (Città creativa della Letteratura).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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! Que viva Camilo ! Camilo Cienfuegos, la imagen del pueblo Camilo Cienfuegos è forse l'unico eroe più popolare di Ernesto "Che" Guevara a Cuba. Non c'è casa, negozio, ufficio, scuola, laboratorio a Cuba senza il ritratto del héroe sonriente. Camilo Cienfuegos Gorriaràn, meglio conosciuto popolarmente come "Camilo" appare nelle tante fotografie e ritratti sempre sorridente e gioviale con una folta e lunga barba, quasi che sprizzasse simpatia da ogni pelo. L' espatrio negli Usa Camilo era un uomo del popolo, un habanero doc, di umili origini, nato nel quartiere popolare di l'Avana vecchia e lì tra quella gente rimane per antonomasia il più grande ed indimenticato eroe cubano di tutti i tempi (più del Che e dello stesso Josè Martì). Mentre Che Guevara ha avuto un'indiscutibile "internazionalizzazione" della sua figura, del suo pensiero, delle sue idee, Camilo Cienfuegos ha attecchito popolarmente, è rimasto un eroe su scala nazionale: la imagen del pueblo. Ogni guerrigliero latino americano potrebbe facilmente riconoscersi nella sua figura. Alto, bruno, magro perennemente mostratoci con una barba bruna ed un cappello a metà strada tra il cow-boy statunitense ed il guajiro caraibico e con gli occhi protesi ad una genuina risata. La firma di K100 Camilo nella sua prima gioventù fu un serio ed umile lavoratore, si impegnò in mille attività e mestieri. Si distinse soprattutto negli Stati Uniti dove fu costretto ad espatriare per problemi economici e politici nei primi anni 50. Le foto del giovane Camilo nel periodo nordamericano sono diametralmente opposte a quelle stereotipate del Comàndante guerrigliero; infatti appare molto più conformista e curato con la sua faccia smilza, sbarbata con dei piccoli baffetti a rigo, sempre elegante, incravattato ed impegnato a fianco della dissidenza cubana antibatistiana. Fu proprio in quel periodo che Camilo sviluppò un grande senso dell'ironia e dell'autoironia, iniziò a firmare le sue missive ai familiari ed agli amici con un sarcastico "K100", che in spagnolo si pronuncia "Ca Cien". Sorsero negli Usa altri problemi al giovane Camilo, che fu costretto ad espatriare in Messico, dove fu poi scelto come ultimo (o forse penultimo) membro della spedizione del"Granma" da Fidel Castro. Camilo sarà poi tra i pochissimi sopravvissuti all'imboscata batistiana di Alegria del Pio e si distinguerà per le sue notevoli doti di coraggio e abnegazione alla causa della guerriglia sulla Sierra Maestra così da essere nominato Comandante di una delle più importanti colonne della guerriglia che libereranno la regione centrale dell'isola caraibica. Il bimotore scompaso L' eroe sorridente esprimerà il suo più alto capolavoro a Yaguacay, nel versante nord della parte centrale di Cuba, dove al comando di un manipolo di uomini costringerà alla resa lo stratega batistiano Jabon Lee ed i suoi soldati asserragliati nel famoso "cuartel". Questa superlativa azione congiuntamente con la straordinaria impresa di Che Guevara a Santa Clara costringerà Batista alla capitolazione definitiva e determinerà quindi l'ingresso vittorioso dei barbudos ad ovest sino a l'Avana. Dopo una serie di incarichi temporanei politici e militari all'interno della giovane giunta rivoluzionaria, il comandante Cienfuegos scomparirà misteriosamente il 28 ottobre 1959. Infatti dopo aver sedato una rivolta organizzata dal comandante Hubert Matos, lasciò l'aeroporto di Camaguey su di un piccolo bimotore diretto a L'Avana e scomparve per sempre. Probabilmente l'aereo precipitò a causa di un improvviso maltempo. Sono state avanzate varie ipotesi ed illazioni sulla sua scomparsa. C'è chi attribuisce alla Cia l' organizzazione di un attentato al bimotore, c'è chi parla solo di tragica fatalità, mentre sembrano solo baggianate le voci fatte circolare dai circoli controrivoluzionari secondo le quali Camilo si troverebbe sbarbato ed in incognita negli Usa o addirittura l' aereo in questione sarebbe stato sabotato dagli stessi vertici rivoluzionari. Questa serie di illazioni sono forse sorte dal fatto che il corpo di Cienfuegos e del pilota non furono mai rinvenuti, come i resti dello stesso apparecchio. Nel momento in cui Camilo scompare nasce il suo mito, la sua leggenda il suo eterno ricordo; addirittura Che Guevara chiamerà uno dei suoi figli Camilo. Fiori dal malecon A Yaguacay oggi vi è uno stupendo monumento dedicato all'eroe sorridente, proprio di fronte al mitico "cuartel" e sotto la statua bronzea di Camilo è situato un museo dedicato all'eroe habanero. In questo museo sono contenuti molti reperti e documenti, sicuramente quelli più interessanti sono costituiti dalla corrispondenza tra Che Guevara e Camilo, dove emerge un grande rispetto reciproco e soprattutto l'aspetto ironico ed ottimista di Camilo che unico tra i baburdos poteva permettersi di sfottere il severissimo comandante Guevara firmandosi con degli tu eterno chicharron (chicharron è un termine confidenziale per carinerie intime tra due persone). L'eroe di Yaguacay, scomparso a soli 27 anni viene celebrato ogni 28 ottobre da tutti i cubani, che si recano lungo i "malecon" (i lungo-mare) con stupendi mazzi di fiori e vassoi colmi di petali, che all'unisono vengono lanciati in mare. Quello stesso mare che è oggi beffarda illusione per molti caraibici e che tiene distanti... molto distanti i latino americani dagli statunitensi. Eugenio Lorenzano (Liberazione) William Galvez parla di Camilo Cienfuegos (intervista di Marco Papacci dell'Ass-Italia-Cuba) VEDI tutto il lungo TESTO INTEGRALE DELL'INTERVISTA SUL SITO SEGUENTE: http://web.tiscali.it/ItaliaCuba/galvez.htm D: I giovani italiani conoscono il Che per la sua storia politico-militare, di dirigente e di combattente internazionalista, però non conoscono Camilo Cienfuegos. Puoi raccontarci brevemente chi era EL SENOR DE LA VANGUARDIA? R: Per prima cosa voglio dirti che lui proveniva da una famiglia umile, operaia, di genitori spagnoli. Camilo era il terzo di tre fratelli. Don Ramon e sua moglie Emilia educarono i figli in maniera esemplare. Ossia rispettosi del prossimo, amore per lo studio, per la famiglia e propensi alla solidarietà. Nella casa della famiglia Cienfuegos Gorrarian si respirava un’aria di gente onesta, seria sotto tutti i punti di vista. Gli altri fratelli si chiamavano Humberto, che è scomparso recentemente e Osmany, entrambi hanno lottato per la rivoluzione. La difficile situazione economica della famiglia li portò spesso a cambiare casa. Possiamo dire che il giovane Camilo crebbe con delle difficoltà, ma non arrivò mai all’eccesso di fare l’elemosina né il lustrascarpe, cosa molto corrente tra i giovani cubani dell’epoca pre-rivoluzionaria. Era un giovane con molti interessi, gli piaceva molto praticare lo sport e divertirsi con i suoi amici. Un giovane sano ma con una inquietudine di carattere sociale e politico. Prima del golpe del 1952 partecipa ad una manifestazione contro l’aumento del biglietto per i mezzi di trasporto. Partecipa alla manifestazione dove vengono inumati i resti del leader sindacale assassinato a Santiago de Cuba, Jesus Menendez. Voglio ancora tornare sul periodo giovanile. Quando era studente della scuola primaria, veniva sempre scelto per le attività di carattere patriottico. Quando passò all’ottavo grado, aveva una certa inclinazione per le arti plastiche, voleva essere uno scultore. Si iscrisse ad una scuola vicina alla San Alejandro. Con l’aggravarsi della situazione economica della famiglia inizia a lavorare come commesso in un negozio d’abbigliamento maschile e di conseguenza abbandona gli studi. Questa cosa lo segnerà per tutta la vita. Camilo si conquista subito il posto fisso, per i suoi modi di fare, simpatici e coinvolgenti. Quando si producono gli scontri del 10 di marzo, gli studenti universitari diffondono un appello per difendere l’università, Camilo si schiera immediatamente al lato degli studenti. D: E’ in questo periodo che emigra verso gli Stati Uniti? R: Si. Per aiutare economicamente ancora di più la sua famiglia, decide di emigrare insieme ad un suo amico d’infanzia negli States. Gli concedono un visto turistico per soli 29 giorni. Passati questi, risiede illegalmente come clandestino. Il fatto di essere negli USA non gli fa dimenticare quanto sta succedendo a Cuba. Inizia così a scrivere degli articoli su un giornale sostenuto da un gruppo patriottico. Viene intervistato da una radio locale, partecipa a picchetti di protesta contro le visite dei tiranni sudamericani negli Stati Uniti e manifesta in favore della richiesta di amnistia per i prigionieri politici a Cuba. Il fatto di essere illegale, lo preoccupava. Fortunatamente parlava un discreto inglese e per questo motivo spesso lo scambiavano per un portoricano. Dal 1953 fino al 1955, quando viene arrestato, risiede negli States, successivamente viene espulso. Camilo prende coscienza che bisognava lottare contro la dittatura di Batista, però non ha chiaro il metodo e non conosce bene i fatti del Moncada. Quando torna a Cuba, si rende conto che i fratelli e gli amici più stretti stavano lottando contro la dittatura. Durante la sua permanenza sull’isola, legge LA STORIA MI ASSOLVERA’ e ascolta la denuncia che Fidel fa all’uscita dal carcere. Già in questo momento ha capito quale sarà la sua forma di lotta. Il 7 dicembre del 1955 viene ferito durante una manifestazione studentesca. Il 22 gennaio 1956 partecipa ad un'altra manifestazione per ricordare Josè Martì, viene malmenato e arrestato dalla polizia. A questo punto non gli interessa più risolvere i suoi problemi economici, vuole unirsi alla causa di Fidel Castro. Ritorna negli Stati Uniti per guadagnare un po’ di soldi, per poi trasferirsi in Messico. Il suo dovere adesso è quello di lottare per la liberazione di Cuba, compiere con la lotta, quel cammino educativo che la sua famiglia gli ha dato. D: Cosa succede dopo questa presa di coscienza? R: Dagli Stati Uniti si dirige in Messico e qui prende contatto con un suo amico che aveva preso parte al Moncada, si chiamava Reynaldo Benitez. Non fu facile farsi accettare nel gruppo dei partenti perché lui non militava in nessuna organizzazione antibatistiana. Reynaldo Benitez e altri due amici riescono a farlo accettare. Nel mese di novembre del 1956 si imbarca insieme ad altri 82 uomini nel Granma, come semplice soldato. Dopo lo sbarco è tra quelli che si salvano dopo la battaglia di Alegria de Pio. Nel suo gruppo erano presenti Juan Almeyda, Ramiro Valdez, Pancho Gonzales, il Che e Reynaldo Benitez ed altri che ora non ricordo. Successivamente si riorganizzano e il 24 dicembre insieme ad altri venti combattenti salgono sulla Sierra Maestra. Nel frattempo Mongo Perez e Faustino sono incaricati da Fidel di prendere contatto con Frank Pais per riattivare il M26/7. Quando si produce il primo scontro armato de La Plata, Camilo si distingue come un gran combattente. Mano a mano che l’Esercito Ribelle si organizza, Camilo va sempre all’avanguardia del suo gruppo, in esplorazione. Nonostante non avesse un gran fisico, riesce ad adattarsi bene alla vita di montagna, come fece lo stesso Che nonostante la malattia di cui soffriva. Con l’arrivo dei rinforzi inviati da Frank Pais l’Esercito Ribelle va ingrandendosi e diversi sono gli scontri e le battaglie vinte. Camilo è già il SENOR DE LA VANGUARDIA. Il CHE ricorda CAMILO: VAMOS BIEN " Y la seguridad, expresarles la seguridad de que aquel ¿"voy bien"? de Fidel cuando le preguntara a Camilo, en la Ciudad Militar a los primeros días o el primer día de su llegada a La Habana, no significa la casualidad de una pregunta hecha, a un hombre que de casualidad estuviera a su lado, era la pregunta hecha a un hombre que merecía la total confianza de Fidel, en el cual sentía, como quizás en ninguno de nosotros, una confianza y una fe absoluta". CHE Fonte sito cubano: http://www.tribuna.islagrande.cu/Camilo/camilo1.htm Camilo, un capo alla testa degli invasori Generale di Brigata ritirato William Gálvez Il 10 agosto del 1958 Camilo venne chiamato dal Comandante in Capo che si trovava a Las Mercedes. Eravamo in tre lungo il percorso della bella zona di montagna e si notavano le tracce della guerra. Nel batey c’erano Fidel, Celia, il Che e altri compagni. Stavano discutendo con un colonnello del regime sulla consegna dei prigionieri, anche se l’obiettivo reale di quell’incontro era sondare le disposizioni del capo dei ribelli sull’accettazione di un golpe militare per sostituire Batista. Il Comandante in Capo - che si opponeva in maniera categorica a questa possibilità ideata nelle più alte sfere dell’esercito - esigeva categoricamente che il governo passasse alla guida dei dirigenti rivoluzionari. Una diCamilo Nel luogo delle riunione ci sono una cassa di bibite e una scatola di sigari che hanno sull’anello la propaganda di Rivero Agüero, un candidato alla tirannia della Repubblica. Con il suo forte senso dell’umorismo Camilo prende alcuni sigari e dopo averli ripartiti esclama sorridendo: “ Bene adesso mandiamo in fumo Riverito...” Fidel lo informa sul piano di invasione dell’occidente e Camilo chiede che la colonna porti il nome di Osvaldo Herrera, per ricordare un eroico rivoluzionario morto in combattimento. Fidel gli spiega però che è già stato scelto il nome di Antonio Maceo e Camilo comprende che ricordare le pagine più gloriose della guerra del ‘95 è più adeguato, poichè Maceo era il più geniale tattico e stratega mambi. Il comandante Guevara aveva la missione di condurre una seconda colonna di invasori sino a Las Villa. L’offensiva ribelle Una volta sconfitta l’offensiva nemica, il Comandante in Capo, convinto dalla necessità di intensificare la guerra al di là dell’oriente, come nella guerra di indipendenza, sino a raggiungere le province occidentali considera che è giunto il momento. Il recente successo militare offre l’opportunità unica per realizzare l’offensiva dei ribelli. Le colonne ribelli avanzeranno in tutte le direzioni nel resto del territorio senza che nulla o nessuno le possa fermare, annuncia Fidel nella sua relazione sull’offensiva. In oriente le basi delle operazioni delle forze ribelli sono ferme e invulnerabili. Oltre alla Sierra Maestra, centro e avanguardia eroica del Primo Fronte José Martí, c’erano anche il Secondo e il Terzo Fronte. Non sono pochi coloro che conoscendo l’importanza del nuovo impegno pensano che le truppe selezionate possono condurre la guerra sino all’estremo occidentale dell’Isola, ma perseguitate dalle forze superiori del nemico, verranno distrutte e annichilite. Il grande ottimismo di Fidel davanti alle situazioni cosi difficili gli ha permesso di vincere e anche stavolta non ci saranno eccezioni. La guerra nel suo impetuoso sviluppo offre la possibilità a molti compagni di rendere manifeste le loro capacità eccezionali per il comando e per la guerra. Camilo è uno dei primi ed è a lui che Fidel assegna la missione storica di dirigere l’invasione sino a Pinar del Río. L’ordine del massimo leader della Rivoluzione non è impossibile da compiere, ma è molto rigoroso e difficile per il ungo percorso da compiere da parte delle truppe degli invasori, in un terreno praticamente sconosciuto e piano nella sua maggior parte della sua estensione. Non si devono ignorare le potenti risorse che il nemico concentrerà contro le colonne in marcia verso occidente, quando scoprirà la loro presenza. È a El Salto che inizia la selezione di coloro che faranno parte della colonna degli invasori. Il 17 Camilo, il nostro capo marcia va a ricevere le ultime istruzioni per l’invasione e il 18 ritorna all’accampamento e ci fa vedere la storica credenziale: “ Si affida al Comandante Camilo Cienfuegos la missione di condurre una colonna ribelle dalla Sierra Maestra sino alla provincia di Pinar del Río per compiere il piano strategico dell’esercito ribelle. La colonna Antonio Maceo, poichè si chiamerà così la forza degli invasori in omaggio al glorioso guerriero dell’indipendenza partirà da El Salto il prossimo mercoledì 20 agosto del 1958. Al Comandante della colonna degli invasori si concedono tutte le facoltà di organizzazione di unità di combattimento ribelle nel territorio nazionale sino a che i comandanti di ogni provincia arriveranno con le loro colonne alle loro rispettive giurisdizioni, egli potrà applicare il codice penale e le leggi agrarie dell’esercito ribelle nei territori conquistati, ricevere i contributi stabiliti con le disposizioni militari, combinare operazioni con tutte le forze rivoluzionarie che incontrerà e in settori determinati, stabilire un fronte permanente nella provincia di Pinar del Río, che sarà la base delle operazioni definitive della colonna degli invasori e designare per tutti questi fini ufficiali dell’esercito ribelle, sino al grado di comandante di colonna. La colonna degli invasori ha l’obiettivo primordiale di combattere una guerra di liberazione sino all’occidente dell’Isola e a questo si dovrà posporre ogni questione tattica e ci si batterà contro il nemico in tutte le occasioni che si presenteranno durante il percorso. Le armi che si prenderanno al nemico verranno destinate alle organizzazioni delle unità locali. Per premiare, segnalate e stimolare gli atti di eroismo nei soldati e negli ufficiali della Colonna degli Invasori No.º 2 Antonio Maceo si crea la medaglia al valore Osvaldo Herrera, capitano di questa colonna, che perse la vita nelle prigioni di Bayamo dopo una coraggiosa ed eroica resistenza, subendo le torture degli sbirri della tirannia. Firmato Fidel Castro Ruz, Comandante in Capo. Le piogge torrenziali, che provocarono la crescita del fiume Yara impedendo il passaggio, permisero l’inizio della storica invasione solo il 21 agosto. A 26 anni il giovane guerrigliero Camilo Cienfuegos Gorriarán è uno dei più importanti capi dell’esercito ribelle ed ha la responabilità di una delle più importanti e rischiose missioni di tutta la guerra di liberazione cubana: L’INVASIONE
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Sabato 5 settembre alle ore 20 la 48esima edizione di Positano Premia la Danza – Léonide Massine
POSITANO (SA) – La perla della costiera amalfitana diventa ancora una vola capitale della danza il cielo di Positano brillerà con le etòiles di Positano premia la danza. Il balletto internazionale si connetterà con il mondo nella 48esima edizione da sabato 5 settembre alle ore 20.
Sul sagrato della Chiesa di Santa Maria Assunta eventi live e digitali celebreranno il palmarès 2020 particolarmente prestigioso con speciali riconoscimenti a Anthony Dowell, il danseur noble del balletto britannico e Viengsay Valdes, erede artistica di Alicia Alonso.
Due le performance live previste:
Giancarlo Giannini, che sarà insignito del Premio Vespoli, omaggerà i miti dell’arte coreutica che hanno amato la divina costiera
il sassofonista Marco Zurzolo, che riceverà il Premio Musica per la colonna sonora – interpretatat dal vivo – del film tv di Rai1 In Punta di piedi di Alessandro D’Alatri.
In un anno in cui per effetto della pandemia si è dovuto rinunciare al tradizionale gala sulla spiaggia grande che guarda all’isola di Li Galli, luogo del cuore di Massine e Nureyev, i riconoscimenti più antichi della danza internazionale sono stati regolarmente assegnati. Un segnale di resistenza da parte di tutta l’equipe di Positano premia la Danza, che dà continuità ad un albo d’oro unico.
Il Comune di Positano ha potuto i contare sulla disponibilità della prestigiosa giuria del premio composta dal coordinatore Alfio Agostini (direttore di Ballet2000), Valeria Crippa (Corriere della Sera), Brigitte Lefevre (direttore Festival de Cannes), Nina Loory e Laura Valente (Prix Benois de la dance del Bolshoj MOSCA/Massine ITALIA), Roger Salas (El Pais).
Ogni premiato ha realizzato un messaggio video di ringraziamento e una clip originale: contributi emozionanti e dall’alto valore artistico che come un abbraccio virtuale, da New York a Mosca, da Cuba a Londra, giungeranno a Positano nella sera del 5 settembre. Sarà possibile infatti seguire il premio in diretta sui canali social del Premio, dove si alterneranno la diretta live dal sagrato e i contributi video.
Palmarès Positano Premia la Danza 2020
Anthony Dowell, danseur noble per eccellenza, è senza dubbio il più grande danzatore classico inglese della sua generazione. Direttore artistico del Royal Ballet di Londra, a Dowell va il premio nato dal gemellaggio tra il Prix Benois de la Danse di Mosca e il Premio Massine di Positano.
Il Premio Positano di quest’anno va a
Viengsay Valdés, danzatrice principale e Direttrice del Balletto Nazionale di Cuba. Il Premio che riceve vuol essere anche un omaggio alla Memoria di Alicia Alonso,leggenda del balletto mondiale fino alla sua scomparsa nell’ottobre dello scorso anno, all’età di 99 anni. Alicia Alonso nel 2012 fu anch’essa insignita del Premio, che venne a ritirare di persona.
Alyona Kovalyova. Nata a San Pietroburgo, si è formata all’illustre Accademia Vaganova, ma è passata poi al Balletto del Teatro Bolshoi di Mosca, dove si è imposta in una serie crescente di ruoli culminata in quello da protagonista del Lago dei Cigni dal 2017.
Marcelino Sambé. Portoghese, ha studiato al Conservatorio di Lisbona e alla Royal Ballet School di Londra. Oggi Principal dancerdel Royal Ballet, è divenuto popolare anche per il suo impegno umanitario e sociale.
Oleg Ivenko, giovane danzatore russo di origine ucraina, formatosi in Bielorussia e oggi primo ballerino dell’Opera di Kazan, si è messo in luce in diversi concorsi, ma ha acquisito una notorietà internazionale dal 2018, come interprete del ruolo di Rudolf Nureyev nel film White Crowdi Ralph Fiennes.
Valentine Colasante. Formatasi alla scuola francese, è l’unica italiana attualmente col titolo di étoiledell’Opéra di Parigi dove ha già interpretato i maggiori ruoli del repertorio classico e moderno.
Alejandro Virelles. Cubano, formatosi nel Balletto Nazionale di Cuba, è oggi primo ballerino della compagnia dello Staatsoper di Berlino.
Roger Cuadrado. Spagnolo di Barcellona, solista del Balletto Nazionale Ceco a Praga, si è fatto notare recentemente in un programma di coreografie di repertorio internazionale ma qui ispirate…all’uso della mascherina.
Giacomo Castellana. Nato a Palermo, diplomato alla scuola del Teatro Bolshoi di Mosca, è oggi solista di spicco del Balletto dell’Opera di Roma, dove si è messo in luce nei ruoli principali dei titoli delle scorse stagioni.
Nicoletta Manni Classe 1991, è oggi una professionista tra le più affermate su scala internazionale. Nata a Galatina,provincia di Lecce, a 12 anni è stata ammessa alla scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, dove diventa prima ballerina a soli 22 anni.
Timofej Andrijashenko, lettone, classe 1994, dopo aver iniziato a studiare danza all’età di 9 anni presso l’Accademia Nazionale Statale di Riga. Andrijashenko, vincitore di numerosi concorsi internazionali, nonché Medaglia d’oro al concorso più importante del mondo, quello del Bolshoi di Mosca, è Primo Ballerino al Teatro Alla Scala.
Martina Arduino. Torinese, formatasi all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, è oggi prima ballerina della compagnia milanese, dove è stata notata da pubblico e critica nei ruoli maggiori delle produzioni di questi anni.
Artemiy Belyakov.Diplomato all’Accademia di Balletto del Teatro Bolshoi di Mosca, è entrato a far parte della prestigiosa compagnia dove si è presto imposto come uno dei più brillanti giovani della troupe. Oggi ne è primo ballerino, segnalato come una delle grandi promesse del balletto russo attuale.
Julie Guibert. Francese, ha studiato danza classica ma ha trovato la sua vocazione nella danza moderna e contemporanea, facendo parte tra l’altro del Cullberg Ballet di Stoccolma e del Balletto dell’Opéra di Lione. Si è affermata come interprete di Mats Ek, William Forsythe, Russell Maliphant, Maguy Marin… Da quest’anno è direttrice artistica del Ballet de l’Opéra de Lyon.
Il Premio speciale Positano va alla creazione originale Vivianesque di Gennaro Cimmino. Produzione di KORPER per lo speciale omaggio del coreografo al drammaturgo Raffaele Viviani a settant’anni dalla sua scomparsa. Partendo da un inedito accostamento, mai sperimentato prima sull’opera di Viviani, in Vivianesque convivono tutti i linguaggi della scena contemporanea: teatro, musica e soprattutto la danza.
Ha così commentato Michele De Lucia, Sindaco di Positano: « Questa è un’edizione particolare del Premio Massine: abbiamo sentito il dovere di non interrompere la storia del riconoscimento più antico e prestigioso del mondo della danza e di confermare un appuntamento con l’arte e con le emozioni, da vivere con gioia e sicurezza. Il Palmarès dei premiati è di livello altissimo, i loro messaggi ci hanno commosso e incoraggiato. Ringrazio la giuria, i grandi artisti che saranno con noi e tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questo evento prezioso, un abbraccio virtuale del mondo a Positano, con l’augurio di tornare presto a celebrare le stelle della danza sulla spiaggia grande, come accade da quasi mezzo secolo.»
Per gentile concessione del Museo e Archivio Storico della Fondazione Teatro di San Carlo dal 2017, il simbolo della manifestazione è anche quest’anno un bozzetto di scena di Paolo Ricci realizzato per il balletto Petrushka, riprodotto in carta pergamenata. La pittura del poliedrico artista attivo a Napoli, autore di molti lavori per il teatro, incontrò uno dei titoli più significativi della stagione dei Ballets Russes già coreografato da Massine e di cui Nureyev fu tra gli interpreti ideali.
Breve storia del Premio
Positano richiama i più grandi artisti della danza sin dagli anni ’20 del secolo scorso quando vi si stabilì un collaboratore di Diaghilev, seguito da Lifar, Bakst, Nijinsky, Stravinsky (oltre a personaggi del mondo artistico come Picasso e Cocteau). Léonide Massine, il ballerino/coreografo dei Ballets Russes, s’innamorò del luogo e Diaghilev gli donò le antistanti isole dette Li Galli. Per le sue strade hanno passeggiato personaggi come Serghei Diaghilev, Vaslav Nižinskij e Rudolf Nureyev che fece di Li Galli un’amata residenza. Il 2 agosto 1969 nasce il Premio Positano. Dieci anni dopo la prima edizione, alla morte di Léonide Massine, il premio venne intitolato alla sua memoria. La manifestazione ha premiato negli anni (impossibile citarli tutti) celebri artisti, da Margot Fonteyn a Nureyev, da Maurice Béjart a Ekaterina Maximova, Carla Fracci, Luciana Savignano, Elisabetta Terabust, Alessandra Ferri, Roberto Bolle, Mikhail Baryshnikov, Alicia Alonso, Lutz Förster, Vladimir Vassiliev. Nel 2019 il Premio alla Carriera è andato a Nacho Duato, danzatrice dell’anno Svetlana Zakharova.
Si ringrazia lo sponsor tecnico di questa edizione 2020, Foto Ema s.a.s
Per maggiori informazioni: www.positanopremialadanza.it
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Positano capitale della Danza Sabato 5 settembre alle ore 20 la 48esima edizione di Positano Premia la Danza - Léonide Massine…
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Venezia Classici: la selezione di quest’anno dei migliori restauri di film classici
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Venezia Classici: la selezione di quest’anno dei migliori restauri di film classici
Torna anche nell’edizione numero 76 della Mostra del Cinema di Venezia (che si terrà al Lido dal 28 agosto al 7 settembre), Venezia Classici la selezione dei migliori restauri di film classici. Leggi anche:– Venezia 76 sarà ‘Estasi’ il film di pre-apertura Venezia Classici: la selezione di quest’anno dei migliori restauri di film classici Quest’anno a presiedere la Giuria di studenti di cinema che assegnerà (per l’ottavo anno) i Premi Venezia Classici (Miglior Film Restaurato e Miglior Documentario sul Cinema), sarà la regista e sceneggiatrice Costanza Quatriglio. La giuria sarà composta da 22 studenti ognuno indicato dai docenti dei diversi corsi di cinema delle Università italiane dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari. Verrano presentati nella selezione di Venezia Classici di quest’anno, capolavori come Lo sceicco bianco di Federico Fellini (che proprio alla Mostra del Cinema di Venezia 1952 ebbe la sua premiere), La commare secca che segnò l’esordio alla Mostra del Cinema del 1962 di Bernardo Bertolucci, presente nella selezione anche con Strategia del ragno. E ancora Tiro al piccione di Giuliano Montaldo, Out of the Blue di Dennis Hopper e New York, New York di Martin Scorsese. La versione del film di Scorsese, è una nuova copia 35mm stampata proprio in occasione della Mostra del il 100° annversario della United Artists. La proiezione sarà seguita da una master class del produttore Irvin Winkler (Toro Scatenato; Quei bravi ragazzi; New York, New York, i cinque film della serie di Rocky). La sezione Venezia Classici verrà completata da una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. Selezione che verrà resa nota in occasione della conferenza stampa della 76.Mostra del Cinema di Venezia. L’elenco completo dei restauri di Venezia Classici selezionati per la 76. Mostra: THE INCREDIBLE SHRINKING MAN [RADIAZIONI BX: DISTRUZIONE UOMO]di JACK ARNOLD (USA, 1957, 81′, B/N) restauro: Universal Pictures LA COMMARE SECCA (THE GRIM REAPER)di BERNARDO BERTOLUCCI (Italia, 1962, 92′, B/N) restauro: CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con RTI-Mediaset STRATEGIA DEL RAGNO (THE SPIDER’S STRATAGEM)di BERNARDO BERTOLUCCI (Italia,1970, 110′, Colore) restauro: Fondazione Cineteca di Bologna e Massimo Sordella in collaborazione con Compass Film ENSAYO DE UN CRIMEN (THE CRIMINAL LIFE OF ARCHIBALDO DE LA CRUZ) [ESTASI DI UN DELITTO]di LUIS BUÑUEL (Messico, 1955, 92′, B/N) restauro: Cineteca Nacional México in collaborazione con Sindicato de Trajadores de la Producción Cinematográfica LE PASSAGE DU RHIN (THE CROSSING OF THE RHINE) [IL PASSAGGIO DEL RENO]di ANDRÉ CAYATTE (Francia, Germania, Italia, 1960, 125′, B/N) restauro: Gaumont MARIA ZEFdi VITTORIO COTTAFAVI (Italia, 1981, 122′, Colore) restauro: Rai Teche in collaborazione con Cineteca del Friuli, Fuori Orario (Rai3) e Museo Nazionale del Cinema di Torino CRASHdi DAVID CRONENBERG (Canada, 1996, 100′, Colore) restauro: Recorded Picture Company e Turbine Media Group (supervisione del restauro di David Cronenberg e del direttore della fotografia Peter Suschitzky) FRANCISCAdi MANOEL DE OLIVEIRA (Portogallo, 1981, 167′, Colore) restauro: Cinemateca Portuguesa – Museu do Cinema KHANEH SIAH AST (THE HOUSE IS BLACK)di FOROUGH FARROKHZAD (Iran, 1962, 21′, B/N) restauro: Fondazione Cineteca di Bologna e Ecran Noir productions, in collaborazione con Ebrahim Golestan. Con il sostegno di Genoma Films e Mahrokh Eshaghian. LO SCEICCO BIANCO (THE WHITE SHEIK)di FEDERICO FELLINI (Italia, 1952, 86′, B/N) restauro: Fondazione Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto “Fellini 100” in collaborazione con RTI-Mediaset e Infinity SODRÁSBAN (CURRENT) [NELLA CORRENTE]di ISTVÁN GAÁL (Ungheria, 1963, 85′, B/N) restauro: Hungarian National Film Fund – Film Archive TAPPE-HAYE MARLIK (THE HILLS OF MARLIK)di EBRAHIM GOLESTAN (Iran, 1964, 15′, Colore) restauro: Ecran Noir productions e Fondazione Cineteca di Bologna in collaborazione con Ebrahim Golestan e il National Film Archive of Iran. Con il sostegno di Mahrokh Eshaghian e Genoma Films LA MUERTE DE UN BURÒCRATA (DEATH OF A BUREAUCRAT) [LA MORTE DI UN BUROCRATE]di TOMÁS GUTIÉRREZ ALEA (Cuba, 1966, 85′, B/N) restauro: Academy of Motion Picture Arts and Sciences (Archive) e Cinemateca de Cuba OUT OF THE BLUEdi DENNIS HOPPER (Canada, USA, 1980, 94′, Colore) restauro: Discovery Productions (John Alan Simon e Elizabeth Karr) EXTASE (ECSTASY) [ESTASI]di GUSTAV MACHATÝ (Cecoslovacchia, 1932, 87′, B/N) restauro: Národní filmový archiv (Cineteca di Praga) con il sostegno di Milada Kučerová e Eduard Kučera e la collaborazione di Film Servis Festival Karlovy Vary MAURIdi MERATA MITA (Nuova Zelanda, 1988, 100′, Colore) restauro: New Zealand Film Commission TIRO AL PICCIONE (PIGEON SHOOT)di GIULIANO MONTALDO (Italia, 1961, 115′, B/N) restauro: CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con Surf Film NEW YORK, NEW YORKdi MARTIN SCORSESE (USA, 1977, 163′, Colore) Nuova copia 35mm realizzata da Metro Goldwyn Mayer (MGM), in occasione del 100° anniversario della United Artists KALINA KRASNAYA (THE RED SNOWBALL TREE) [VIBURNO ROSSO]di VASILIY SHUKSHIN (URSS, 1973, 107′, Colore) restauro: Mosfilm Cinema Concern (produttore del restauro Karen Shakhnazarov) WAY OF A GAUCHO [IL GRANDE GAUCHO]di JACQUES TOURNEUR (USA, 1952, 91′, Colore ) restauro: Twentieth Century Fox e The Film Foundation crediti foto@Ufficio Stampa Biennale Venezia
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Le Scoperte Straordinarie del Professor Pitoni …dimenticate nel tempo
Vi sono addirittura casi di esploratori che hanno scoperto cose sensazionali e ci si dimentica sia di loro che delle loro scoperte.
È senza dubbio il caso del professor Angelo Pitoni, un esploratore che ha scoperto oggetti che teoricamente non dovrebbero esistere, e proprio per questo motivo non se ne parla molto, nonostante tali scoperte si possono sia vedere che toccare.
Il professor Angelo Pitoni è una persona fuori dal comune, e descrivere la sua vita è davvero un impresa titanica. In breve si può dire che egli è un geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici.
E prima di essere tutto ciò, Pitoni fù partigiano ed è stato anche medaglia d’oro della resistenza e agente nel 1943 del commando delle Special Force inglesi e dell’Oss americano (Office Strategic Service, antenato della CIA), esploratore in Venezuela di zone sconosciute e selvagge, etc.
Pitoni nella sua vita di esploratore ha fatto innumerevoli scoperte di “piccola” importanza, che vanno da statuette antichissime ad una città Maya. Ma egli ha anche scoperto alcune cose di un importanza notevole come la Sky Stone e la Dama del Mali.
La Skystone
Nel 1990 Angeli Pitoni ha scoperto in Sierra Leone (Africa occidentale) l’esistenza di una anomala pietra azzurra che egli ha poi portato ad analizzare presso diversi laboratori nel mondo. Gli esami effettuati ai laboratori dell’università di Ginevra, della Sapienza di Roma, di Utrecht, di Tokyo e di Freiberg affermano tutti la stessa cosa, cioè che la pietra azzurra ”non esiste” perché non è neanche simile a qualsiasi tipo di roccia conosciuta in natura. Di conseguenza deve trattarsi di una pietra artificiale. Poiché tale pietra è di colore azzurro con sottili venature bianche, essa è stata chiamata “Skystone”, cioè pietra del cielo.
Le Scoperte Straordinarie del Professor Pitoni …dimenticate nel tempo
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I Nomoli
Sempre in Sierra Leone, nello stesso terreno in cui Pitoni ha trovato la Skystone, egli ha anche trovato delle statuette di individui dall’aspetto deforme, che la gente del luogo chiama “Nomoli”. Pitoni ha dichiarato che, in base ad analisi, risalgono a circa dodicimila anni fa.
Tali statuette furono scoperte anch’esse anni prima, ed alcune di esse si trovano al British Museum di Londra e al Musèe de l’Homme di Parigi, dove non è stato possibile attribuirle a nessuna cultura africana conosciuta e alla fine le statuette hanno finito per essere dimenticate.
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LA DAMA DEL MALI
La terza scoperta rilevante di Pitoni nella zona è quella che è stata chiamata la “Dama del Mali”, una gigantesca scultura femminile alta 150 metri che domina la vetta inaccessibile di un monte in Guinea, alto tra l’altro ben 1500 m.
La “Dama del Mali” si presenta come l’inequivocabile gigantesca effigie di una figura femminile con in testa una specie di corona, scolpita su un’enorme parete di granito che in tempi antichissimi potrebbe essere stata una costa rocciosa di un lago o di un mare, considerando anche il fatto che essa è rivolta verso l’Atlantico.
I tratti somatici della figura femminile sono decisamente indoeuropei, ed in particolare colpisce l’espressione regale ed imponente, che ben si accosta con la specie di corona sulla testa e con il vestito simile ad una tunica regale.
È inoltre d’obbligo sottolineare la perfetta modellazione della testa e del dorso, nonché il loro pressoché ottimo stato di conservazione. Questa scultura fu già scoperta da alcuni studiosi, che incredibilmente la ritennero l’effetto di una erosione eolica, e questo è sicuramente il mistero più grande dato che anche un bambino capirebbe che si tratta di una raffinata scultura umana, senza contare che analisi hanno dimostrano l’inesistenza di fattori perché si verifichi una erosione eolica, e senza contare che la scultura è stata studiata anche dal dottor Moussa Courouma, archeologo e direttore del Museo Nazionale della Guinea.
A causa del sua aspetto regale e di quella che sembra una corona, tale scultura sembra rappresentare una regina non identificabile poiché non riconducibile a nessuna nozione posseduta dall’uomo moderno, dato che teoricamente quando fu scolpita la “Dama del Mali” non esistevano ufficialmente civiltà tanto progredite da poter compiere un opera simile, per non parlare poi della Skystone che nemmeno oggi si riesce a capire come l’abbiano prodotta.
Analizzando la struttura geografica in cui è posta, si ha l’idea che tale scultura sia stata realizzata in epoche remotissime quando delle acque arrivavano nei pressi del monte dove vi è la “Dama del Mali”, dato che sembra essere scolpita appositamente su una specie di scogliera affinché guardasse verso una distesa d’acqua, probabilmente l’oceano o un grande lago.
Inoltre la “Dama del Mali” sembra essere logicamente collegata alla “Skystone”, tracciano così i confini di una antica civiltà avanzata che si estendeva dalla Sierra Leone alla Guinea (ma forse anche nel Mali), risalente ad un periodo che va dai 12.500 ai 35.000 anni fa.
Ciò è in realtà molto possibile, dato che ci sono reperti archeologici tangibili dell’esistenza di civiltà avanzate in quell’epoca in tutto il mondo, come dimostrano la molte strutture sommerse al largo della costa di Cuba e l’enorme struttura sommersa a Yonagumi (Giappone), entrambe frutto di civiltà avanzate sviluppatesi nell’ultima era glaciale, che va appunto dai 12.500 ai 35.000 anni fa.
A questo punto è evidente l’esistenza anche in quelle zone dell’Africa di un’antichissima civiltà evoluta oramai dimenticata, forse proprio Atlantide, di cui ci rimangono ampie tracce concrete, come i resti di materiali artificiali e la gigantesca scultura scoperti da Angelo Pitoni.
Di conseguenza è ovvio che una tale civiltà abbia lasciato anche altre tracce consistenti nella vasta zona in cui sembra che si sia sviluppata, ma non ci si deve stupire che non sono siano state ancora trovate, dato che la ricerca archeologica in questa zona continua ad essere nulla, se si escludono i pochi tentativi del coraggioso esploratore Angelo Pitoni.
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Fonte
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Cosa vedere a cuba
Cuba è un'isola davvero grande, infatti o avete molto tempo oppure girarla in pochi giorni non è possibile. Io e i miei amici abbiamo optato per la capitale L’Avana, passando una settimana per le strade di questa splendida città, tra musei e locali. Per prima cosa abbiamo vagliato la parte storica della città e non potevamo perderci il museo simbolo della rivoluzione. Museo de la Revoluciòn, la cosa incredibile è che solo entrando si respira la storia di questo popolo, un emozione unica davvero. Finito li, siamo passati a visitare un altro fantastico museo, non molto distante. Quello di arte Cubana, dove sono esposti opere d’arte senza tempo, con artisti di spicco come Wifredo Lam, noto amico di Picasso, e Peter Turnley con la sua fantastica mostra fotografica.
Solo da fuori abbiamo visto il palazzo Bacardi, dicono che da li c’è una vista mozzafiato. Purtroppo non tutti erano d’accordo a salire, quindi abbiamo continuato il tour con qualche fermata per mangiare e rinfrescarci.
Le nostre successive giornate le abbiamo passate al centro della città per lo più. Luogo autentico dell’Avana. Abbiamo visitato Plaza de la Catedral, che rappresenta la piazza principale dove poter visitare la Cattedrale. Una delle attrazioni principali, da li abbiamo fatto capatina in altrettanti musei e gallerie, tra cui Taller Experimental de Grafica. Non ci siamo di certo fatti mancare pranzi nei migliori ristoranti e bar famosissimi, tutti sempre in zona.
Nel caso andata all’Avana e volete assaggiare il miglior mojito del mondo, allora sosta obbligata e spassionatamente consigliata è Bodeguita del Medio. Proprio il luogo dove è nata questa bevanda così speciale e conosciuta in tutto il mondo. Un luogo che vi consentirà di vivere e respirare la tradizione cubana in pieno. Poi Plaza de Armas, Plaza Francesco de Asis, che si caratterizza per lo stile architettonico tipico europeo. Infine uno dei simboli dell’Havana, il Capitolio Nacional struttura magnificiente di questa città. Un tempo sede del governo cubano. Con la sua cupola alta ben 62 metri, spettacolare a dir poco e difficile da non notare.
Un altro simbolo dell’Havana che non vi sfuggerà di certo è il Memorial José Martí. Si tratta della costruzione più alta della città, 140 metri. Collocata in Plaza de la Revolución. Dedicata alla figura dell’eroe Nazionale José Martí. Dopo una lunga settimana all’Havana, avevamo davvero bisogno di cambiare aria.
Infatti, nonostante la bellezza di questa incredibile città, dopo un po’ diventa troppo caotica e l’aria alcune volte irrespirabile. Quindi dritti dritti verso una settimana di totale relax sulle fantastiche spiagge di Trinidad. Una città dalla bellezza inimmaginabile, con tutti queste case stile coloniale di color pastello. Vi sono anche dei piccoli musei, collocati nella piazza principale, oltre che la casa della musica, dove solitamente la sera dei gruppi suonano la musica tipica cubana.
Una delle cittadine dove si respira davvero la vita cubana, anche se molto turistica.Le spiagge però sono davvero un’attrattiva unica, avete presente quelle che fanno vedere nelle foto e nelle cartoline. Incredibile ma vero. Noi siamo stati nella spiaggia di Erin Bay e Los Iros Beach, Cumana Beach senza parole, incredibili. Con spiagge bianche, mare cristallino e da fondali mozzafiato. Sono tante le attività che si possono fare sull’isola. Dal diving alle escursioni nella foresta.
Per ulteriori consigli e approfondimenti potete consultare siviaggia.it
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Appello a tutte le Istituzioni democratiche Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane. Attenzione: qui ed ora c'è una minaccia per la democrazia. Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell'odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant'anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali. Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell'est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni. Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un'altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale. Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l'abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi. Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell'attuazione della Costituzione. Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo. Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali. Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione. Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L'esperienza della Resistenza ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l'unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni. Nel nostro Paese già un'altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l'avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell'umanità. L'Italia, l'Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”. 3 gennaio 2018 ACLI – ANED – ANPI – ANPPIA – ARCI – ARS – ARTICOLO 21 – CGIL – CISL – COMITATI DOSSETTI – COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – FIAP – FIVL – ISTITUTO ALCIDE CERVI – L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS – LIBERA – LIBERI E UGUALI – LIBERTA' E GIUSTIZIA – PCI – PD – PRC – UIL – UISP ADERISCONO: AICVAS - ALLEANZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE DI MODENA - ANEI - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA CUBA - ASSOCIAZIONE RADICALI SARDI - AUSER - CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO MIELI - FEDERAZIONE DEI CIRCOLI GIUSTIZIA E LIBERTÀ - GIOVANI DEMOCRATICI - I SENTINELLI DI MILANO - LA RETE PER LA COSTITUZIONE - LINK COORDINAMENTO UNIVERSITARIO - MEMORIA ANTIFASCISTA - MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO TOSCANA - MOVIMENTO GIOVANILE DELLA SINISTRA - PMLI - RETE DEGLI STUDENTI MEDI - RETE DELLA CONOSCENZA - UGO NESPOLO - ALDO TORTORELLA - UNIONE DEGLI STUDENTI - UNIONE DEGLI UNIVERSITARI Firma l'appello su change.org http://www.anpi.it/articoli/1908/mai-piu-fascismi «Vietare la presentazione di liste legate ai neofascisti» Per l’occasione si potrebbe rispolverare un vecchio slogan usato dai Radicali negli anni ’80: «Fermali con una firma». Chi va fermato è l’arcipelago di gruppi e grupposcoli di estrema destra che sotto una miriade di sigle – alcune più conosciute, altre meno – da troppo tempo si sono appropriati della scena e della strade italiane. A volte appendendo uno striscione inneggiante al fascismo, altre volte, purtroppo la maggioranza, con aggressioni contro stranieri, militanti di sinistra o semplici cittadini finiti nel mirino solo perché aiutano i migranti, come dimostra l’irruzione compiuta lo scorso novembre dal Veneto fronte skinhead nella sede dell’associazione «Como senza frontiere». Ma anche dando vita a una sorta di welfare, distribuendo cibo e vestiti «solo agli italiani». «Casapound e Forza Nuova esercitano esplicitamente un presunto compito di vicinanza alla popolazione che in realtà è un modo di instillare paura, proporre l’idea della fine delle libertà, della caccia di chi è diverso da te», spiega Susanna Camusso. La leader della Cgil interviene al Museo della Liberazione di via Tasso, a Roma, dove ieri è stato presentato l’appello «Mai più fascismi» con cui 23 tra associazioni laiche e cattoliche (tra le quali Anpi, Arci, Acli, Aned, Articolo 21, Libera, Uisp), partiti (Leu, Pd, Pci, Prc, L’altra Europa per Tsipras) e sindacati (Cgil, Cisl, Uil) chiedono alle istituzioni di impedire alle formazioni neofasciste di presentarsi alle elezioni e di sciogliere le loro organizzazioni, come previsto dalla Costituzione ma anche dalle leggi Scelba e Mancino. «Il fascismo che riemerge è il sintomo di una democrazia malata o almeno pallida e di una politica che serve poco il bene comune» dice il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. La recrudescenza di movimenti legati all’estrema destra non è un fenomeno che riguarda solo l’Italia, come dimostra la legge appena approvata in Polonia che punisce chi ricorda la partecipazione di singoli polacchi alla persecuzione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Nel nostro Paese sembra però avere particolare vigore. Non a caso mentre ricorrono gli ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali, ci sono politici che tornano a usare senza imbarazzo la parola «razza». Attenzione, avverte allora don Ciotti, perché «quando su riparla di razza bianca la rinascita dei fascismi è un fatto reale e non folcloristico». In pochi giorni più di ventimila persone hanno sottoscritto l’appello delle 23 associazioni, e gli organizzatori sperano che molte altre facciano lo stesso (si può fare nelle sedi delle organizzazioni promotrici oppure on-line sulla piattaforma change.org). «Vogliamo dare una risposta umana a idee disumane», aggiunge la presidente dell’Anpi, Carla Nespolo. «L’appello esprime una preoccupazione molto forte per i rischi della nostra democrazia per il risorgere del fascismo, ma anche per atteggiamenti di nostalgia. Ci sono formazioni come Casapound o Forza Nuova – prosegue Nespolo – che anche se non portano nel loro nome la parola fascismo tali sono e vanno perseguite». E la presidente dell’Arci, Francesca Chiavacci, ricorda come le leggi per farlo ci siano, ma da sole non bastano. «Non solo con le leggi si sconfigge la cultura fascista, noi abbiamo un ruolo nel diffondere una cultura democratica». La richiesta, allora, è di rispettare quanto previsto dalla XII Disposizione transitoria della Costituzione che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista. Per i promotori dell’appello sarebbe un modo anche per cominciare a fare i conti con il passato, come invita a fare la Camusso. «Una lunga stagione di sdoganamenti lascia dietro di sé solo macerie», ricorda la segretaria della Cgil. «Dobbiamo attrezzare i giovani ad avere memoria, riempire quel terribile vuoto che ha lasciato la rappresentanza politica». L’appello quindi è sempre lo stesso: non dimenticare quanto accaduto in passato, perché potrebbe riproporsi anche oggi. Un monito al quale don Ciotti aggiunge una raccomandazione. Quella ad «alzare la voce quando gli altri scelgono un prudente silenzio». https://ilmanifesto.it/vietare-la-presentazione-di-liste-legate-ai-neofascisti/
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