#Morti 21 novembre
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21 novembre … ricordiamo …
21 novembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Bettina Moissi, attrice tedesca. Figlia dell’attore austriaco di origini italo-albanesi Alessandro Moissi e dell’attrice Herta Hambach. Intraprese la carriera di attrice, divenendo famosa in particolare per aver recitato sul grande schermo in diversi film. Sposò nel 1959 Heinz Berggruen, collezionista d’arte, gallerista, mecenate e giornalista tedesco, da cui ebbe due figli: Nicolas…
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VIRUS - L'inferno dei morti viventi. AKA VIRUS CANNIBALE AKA Hell Of The Living Dead
(French Press Sheet)
Data di uscita: 21 agosto 1981 (Italia)
Spagna: novembre 1980
Italia: agosto 1981
Stati Uniti: 1983
Regista: Bruno Mattei
Sceneggiatura: Bruno Mattei, Claudio Fragasso, Rossella Drudi, José María Cunillés
Casa di produzione: Beatrice Film S.r.l, Films Dara
Distribuzione in italiano: United Artists
Paese di produzione: Italia, Spagna
Bruno Mattei Vincent Dawn
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Visto che facebook, continuano a censurare questo post, lo rendo pubblico qui:
"...RIPUBBLICO OGGI IL TELEGRAMMA RICEVUTO DAL PRESIDENTE LUCA ZAIA CON LA MAIL CHE GLI HO INVIATO IN RISPOSTA...
Buonasera Presidente Zaia, non so se mai avrà il coraggio di rispondermi o anche di contattarmi, da veneta trapiantata in Toscana me lo aspetto.
Vengo al dunque e sarò diretta.
Mio padre Lino Maeran di anni 85 è deceduto il 24 dicembre scorso e noi famigliari abbiamo ricevuto una sua mail di condoglianze, condoglianze che solitamente inviate a chi ha perso un famigliare per covid.
Mio padre è entrato nell'ospedale di Feltre (BL) il 19 novembre perché stava male ed era pure positivo.
È rimasto in Geriatria covid per circa 2 settimane, poi ad inizio dicembre è passato in Geriatria normale perché si era negativizzato.
Le sue condizioni erano critiche sia per l'età che per le varie patologie pregresse che aveva, ma non aveva più il covid.
Era negativo.
Infatti il 21 dicembre è stato dimesso e portato in una struttura riabilitativa per anziani a Seren del Grappa (Feltre) ed era negativo al covid sia il 21 dicembre che il 22 dicembre 2022.
Il 23 dicembre è stato riportato in ospedale a Feltre perché non saturava correttamente.
Al Pronto Soccorso lo hanno dichiarato nuovamente positivo al covid, possibile che lo fosse ancora dopo che era passato un solo giorno in cui lo stesso ospedale lo aveva dimesso da negativo???
È stato portato in Pneumologia covid sempre il 23 dicembre verso sera e la mattina presto del 24 dicembre siamo stati chiamati perché il papà si stava spegnendo.
Arrivati io e mio fratello in reparto solo 10 minuti dopo essere stati avvisati abbiamo constato che il nostro adorato padre era purtroppo deceduto, non da poco, come dichiarato dai medici, perché era già freddo.
La verità caro Zaia è che mio padre non aveva il covid ma è stato registrato come morte da covid perché l'ospedale incassa il triplo dei soldi dalla regione rispetto ad una morte normale.
Questo è grave e ci sono tanti casi come il nostro.
La cosa ancora più grave è che per soldi lo hanno lasciato morire da solo come un cane impedendo a noi famigliari di accompagnarlo fino alla fine col nostro calore.
Mio padre era Lino Maeran nato il 29/01/1937 residente in via XXXXXXX a Santa Giustina (BL), vedovo da 15 anni.
Mi chiedo Presidente Zaia se lei avrà mai il coraggio di far luce su queste situazioni di finte morti da covid per scopo speculativo ai danni dei deceduti e delle loro famiglie.
Io sono Liana Maeran nata a Feltre, l'ospedale dove è morto mio padre, e residente da qualche anno in Toscana, via XXXXXXXX Vaiano (PO) cell.XXXXXXXXX
Attendo un suo sincero riscontro
Liana Maeran"
#zaia#veneto#covid#feltre#reparto#ospedale#rimborsi#censura#facebook#italia#governo italiano#reparto covid#reparto ospedaliero
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Renzo Penna e il Ricordo dell'Alluvione del 1994: "Non Drammatizzate!"
Un racconto di negligenza e sofferenza in una delle peggiori calamità naturali del Piemonte
Un racconto di negligenza e sofferenza in una delle peggiori calamità naturali del Piemonte Recensione aticolo di ‘Nuova Rassegna Sindacale’ del 21 novembre 1994. Il 5 e 6 novembre 1994, il Piemonte fu colpito da una delle più grandi calamità naturali della sua storia. Le intense precipitazioni provocarono l’esondazione di fiumi come il Tanaro, causando 63 morti, decine di feriti e la…
#Alba#Alessandria#Alessandria today#Alluvione 1994#alluvione Tanaro#Asti#Camera del Lavoro#catastrofi naturali#Cgil Cisl Uil#Cronaca#Cuneo#danni alluvione#disastro ambientale#disastro naturale#Economia piemontese#emergenza Piemonte#federalismo fiscale#Fiume Tanaro#gestione delle emergenze#gestione regionale#Google News#Infrastrutture#italianewsmedia.com#Maltempo#Piemonte#Pier Carlo Lava#Prevenzione#Protezione civile#Renzo Penna#Ricostruzione
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Ceccano 21 maggio 1944, le bombe distruggono la chiesa di S. Pietro
Comunemente si ritiene che la chiesa di S. Pietro, che sorgeva all’estremo limite settentrionale di Ceccano, sia stata distrutta nel bombardamento del 3 novembre 1943. In realtà in quell’occasione, che tanti morti fece a Ceccano, la chiesa fu soltanto danneggiata. La distruzione completa si ebbe invece il 21 maggio nel pieno dell’arretramento tedesco, dopo lo sfondamento del fronte a…
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Israele, il padre del piccolo Kfir in un video di Hamas attacca Netanyahu: "Hai ucciso la mia famiglia"
30 novembre 2023 21:05 Yarden Bibas era stato separato dai figli Ariel e Kfir e dalla moglie Shiri, dichiarati morti da Hamas. Israele sottolinea che si tratta di affermazioni non verificate Tgcom24 Il video del padre di Kfir Bibas diffuso da Hamas Yarden Bibas è stato separato dal resto della sua famiglia. Nel video pubblicato da Hamas lo si vedremme mentre viene informato “della morte…
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Sciopero treni, domani stop di 8 ore dopo incidente ferroviario in Calabria
(Adnkronos) - Dopo l'incidente ferroviario di ieri in Calabria, i sindacati proclamano per domani giovedì 30 novembre lo sciopero dei lavoratori del settore ferroviario. Diversi gli orari dello stop ai treni: per le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal la mobilitazione durerà 8 ore dalle 9 alle 17, mentre per i sindacati di base sarà invece di 24 ore. Sciopero di 8 ore, dalle 9 alle 17 di domani, dei lavoratori di tutto il Gruppo Fs italiane e di tutte le imprese ferroviarie per denunciare, in attesa che la magistratura faccia piena luce sull'incidente ferroviario avvenuto ieri nei pressi di Thurio di Corigliano Rossano, "la fragilità di un sistema infrastrutturale dimostratosi nuovamente inadeguato per utenza e lavoratori". A proclamarlo sono le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal, esprimendo “il nostro cordoglio ai familiari delle vittime e la nostra vicinanza a tutte le persone coinvolte nel grave ed ennesimo incidente ferroviario”. "Da anni - precisano le organizzazioni sindacali - denunciamo la pericolosità dei passaggi a livello in tutti i livelli di confronto, chiedendone la soppressione totale. Eppure, nonostante l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria abbia evidenziato il numero di incidenti e di vittime determinati da incidenti analoghi a quello odierno, i passaggi a livello in Italia sono ancora migliaia”. “Le Istituzioni ed RFI - concludono i sindacati - non si preoccupano di innalzare gli standard di sicurezza sull’infrastruttura ferroviaria, in un continuo rimpallo di responsabilità decisionali ed economiche e c’è addirittura chi progetta la privatizzazione del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ma intanto le lavoratrici ed i lavoratori muoiono". E sarà invece sciopero di 24 ore quello proclamato dall'Usb, Cub trasporti, Cat e Sgb. "Basta morti: vogliamo il reato di omicidio sul lavoro", chiede il sindacato l'Usb secondo cui si tratta di una nuova "strage" che segue di poco quella di Brandizzo. "I problemi di sicurezza legati all’obsolescenza della rete ferroviaria, agli appalti e ai tanti, troppi passaggi a livello antiquati sono ben noti al gruppo Fsi così come ad Ansfisa, mai concretamente finanziati, messi a progetto e risolti. Puntualmente la scelta di non investire nella sicurezza e nell’ammodernamento della rete ferroviaria presenta il suo tragico conto. Oggi non serve a nulla piangere l’ennesima strage ferroviaria, siamo stanchi delle doglianze complici. A quante altre stragi dovremo assistere prima di vedere introdurre il reato di omicidio sul lavoro nell'ordinamento del nostro paese?", si chiede l'Usb ricordando la proposta di legge di iniziativa popolare in corso. "Possibili ripercussioni su Frecce, Intercity e Regionali. Gli effetti sulla circolazione, in termini di cancellazioni, limitazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine dello sciopero". E' una nota Fs a spiegare quali potrebbero essere le conseguenze dello sciopero di 8 ore proclamato per domani da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Trasporti. Trenitalia, si legge ancora, invita tutti i passeggeri a informarsi sui collegamenti e i servizi attivi, prima di intraprendere il viaggio, attraverso l’app Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web trenitalia.com, i canali social e web, il numero verde gratuito 800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self-service e le agenzie di viaggio convenzionate. "Concentrare l’astensione collettiva in un’unica grande mobilitazione sindacale, nella giornata del 30 novembre 2023, dalle 9 alle 16.59, considerate le comuni ragioni sottese alla protesta che avrebbe così luogo nell’immediatezza del grave evento". Così il Garante sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali 'richiama' i sindacati di base Cub trasporti, Cat, Sgb e Usb sulle mobilitazioni di 24 ore. L'invito da parte della Commissione arriva "pur riconoscendo pienamente le ragioni e il valore dell’azione di protesta, legittimata dal gravissimo incidente ferroviario costato la vita ad una lavoratrice e ad un lavoratori". [email protected] (Web Info) Read the full article
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Trento: “Mortali”, quindici eventi per recuperare il senso del limite.
Trento: “Mortali”, quindici eventi per recuperare il senso del limite. Dal 2 all’11 novembre Trento ospiterà “Mortali”, primo evento diffuso dedicato alla cultura della morte e del morire. 15 eventi in 8 giornate che toccheranno luoghi diversi della città di Trento per tornare a parlare della morte, la grande esclusa della nostra epoca. Grandi nomi di intellettuali provenienti da diverse discipline animeranno dialoghi, death cafè, laboratori, spettacoli, per rimettere la nostra finitezza al centro della scena. Il progetto nasce da un gruppo di persone che si definiscono “attivatori”: persone che per ragioni diverse hanno sentito la necessità di ridare spazio alla cultura della morte, del morire, del fine vita. Il gruppo organizzatore è stato di stimolo a un processo che ha incontrato l’entusiasmo e il supporto di tante realtà locali. La pluralità dei soggetti partecipanti mostra come la manifestazione sia caratterizzata da una molteplicità di temi, di voci, di luoghi, di mezzi espressivi. Sulla “nave” di “Mortali” è salita per prima la Fondazione Hospice Trentino Onlus, che ha creduto con convinzione nel progetto e lo ha sostenuto. Si sono poi aggiunti la Fondazione Bruno Kessler, il Mart, l’Associazione Ama, il Servizio Funerario del Comune di Trento, la Casa Editrice Erickson, la Cellula Luca Coscioni, la Cooperativa Fai, la Circoscrizione Oltrefersina, l’Opera Universitaria e le tre Associazioni di volontari delle Cure Palliative del Trentino Alto Adige: la trentina Associazione Amici della Fondazione Hospice, la bolzanina Il Papavero, l’Associazione Vivere in Hospice di Mori. Ognuno di questi soggetti si è fatto promotore di un evento, dando così vita a un ricco programma che va dai temi filosofici a quelli di bioetica, passando attraverso la spiritualità, l’antropologia, le tematiche più contemporanee relative alla digital death e la morte spiegata ai bambini. Si inizia giovedì 2 novembre, pomeriggio del Giorno dei Morti, con tre eventi dal sapore “locale”: al Cimitero Monumentale, alle 15 ci sarà l’inaugurazione dell’opera di Christian Fogarolli e alle 16 la visita guidata; alle 18 alla Fondazione Bruno Kessler l’appuntamento sarà con Lucia Galvagni e Paolo Ghezzi in Oltre la cella del corpo, per ricordare Piergiorgio Cattani. Dal 3 novembre “Mortali” prenderà un respiro nazionale, con l’intervento del filosofo Vito Mancuso, che sarà alle 21 alla casa editrice Erickson con una riflessione dal titolo Appagati dalla vita fino alla morte – Buone pratiche per una vita vissuta, fino alla fine. Gli eventi proseguiranno in un ricco calendario fino a sabato 11 novembre. Parlare di morte non sarà un riflettere cupo, ma anzi l’occasione per trarre gli insegnamenti migliori per vivere pienamente, nella consapevolezza della nostra mortalità. “Includere il senso del limite, della nostra finitezza, nel nostro pensare e nel nostro agire ci aiuta a vivere meglio: anche questo è il senso di questa manifestazione che, ci teniamo a ribadirlo, vuol essere uno spunto per slanciarsi verso la vita”, spiegano gli organizzatori. Tutti gli eventi sono visibili sul sito www.mortali.org Si suggerisce la prenotazione a questo link. Per info 371 4505415 e [email protected] ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Torna anche per il mese d Novembre il Tg Table, il tg più amato dai meeple italiani. Anche questa volta, con l'aiuto degli amici di Hirtemis, tentiamo l’arduo compito di segnalare i boardgame in uscita a Novembre, se già normalmente questo compito è improbo questa volta lo è ancora di più visto che il mese parte mercoledì con Lucca Comics & Games e molti giochi da tavolo potrebbero essere presentii sui tavoli degli editori nel Carducci e non in distribuzione effettiva.
Oggi vedremo per 00:00 Intro 01:31 @AsmodeeItalia ( BrainBox - La Mia Prima Matematica, BrainBox - Scienza, KeyForge - Venti di Scambio, Everdell - Newleaf, Everdell - Mistwood, Timeline ASI (Agenzia Spaziale Italiana), Unlock! - Extraordinary Adventures, Unlock! Kids 2 - Storie dal Passato, Ticket to Ride Legacy - Leggende del Vecchio West, Zombicide - The Boys Pack 2 The Boys Pack 1, Zombicide - Supernatural, Zombicide - Iron Maiden, Marvel Champions LCG - Deadpool, Marvel Champions LCG - X-23, ON Air @mydeejay , Star Wars Unlimited)
05:32 @dvgames_official (Alibi, Decktective - Arrestate Sherlock Holmes!)
06:14 @ghenosgames7580 Moon River, Similo - Il Signore degli Anelli. Expeditions - Un sequel di Scythe, The Great Splitenos Games
07:53 @pendragongamestudio3192 Minatori Imperiali, The Things
08:40 @CranioCreations (Amygdala, Ark Nova - Mondi Sommersi, Delta, Fields of Arle - Big Box, Maple Valley, Sagrada - Gloria, Sagrada - Passione, Sagrada - Vita, Selfie Birds, Terra Mystica - L'Era delle Scoperte, troll&princess)
13:12 @msedizioni8527 (After Us, Root: Mazzo Esuli e Partigiani, Root: Kit del Vagabondo, Root: Kit delle Meraviglie, Root: Kit dei Combattenti - La Compagnia del Fiume, ROOT: Predoni e Cavalieri)
14:48 @studiosupernova9896 (Onitama, Non si può Dire più Niente - Indignazioni Perenni, NobiNobi - Thriller, NobiNobi - Horror, Biblioversum )
17:04 @LittleRocketGames ( Hidden Leaders - Forgotten Legends )
17:29 @GateOnGames (Alpaca)
18:07 @giochi_uniti (El Grande, Paleo - Un Nuovo Inizio, DestinyQuest - L'Occhio della Furia d'Inverno. Pathfinder - 2E - Presagi Perduti - Libro dei Morti, Pathfinder - 2E - Presagi Perduti - Gran Bazar, Pathfinder - 2E - Presagi Perduti - Ferro e Fuoco )
20:02 @LuckyDuckGamesEN Empire's End | Gioco da Tavolo
20:37 @RedGloveEdizioni Detecteam Family - Un Uovo di Troppo, Detecteam Family - Campioni Imbroglioni, Detecteam Family - La Torta Scomparsa, Smart10, Vu Du Variiant
21:42 @Giochix Discordia
22:12 @needgames8019 Electric Bastionland, Into the Odd, Flabbergasted! Una Commedia di Ruolo, Atlante Techno Fantasy, Blade Runner 24:04 Polemiche su Lucca!
#Around the table#boardgame#game#giochi da tavolo#tutorial giochi da tavolo#tutorial giochi#gioco#giochi di società#board games#bgg#boardgamegeek#videorecensione#regole#come si gioca#board game#ita#italiano#gdt#giochi da tavolo per#giocatori#board game enthusiasts#Recensione giochi da tavolo#uscite giochi Novembre#uscite novembre 2023#boardgame lucca comics and games#uscite giochi da tavolo#giochi da tavolo novembre#novità giochi da tavolo#novità boardgame#Youtube
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From the depth: upset noise, una vita HC
La tensione internazionale tra USA e URSS raggiunge nell’anno nuovi vertici: Reagan annuncia il varo del piano di difesa “scudo spaziale”. In ottobre ordina un invasione lampo nella piccola isola di Granada, per debellare le forze cubane che l’avevano occupata. Un mese prima, aerei da guerra russi avevano abbattutto un aereo civile coreano, con 269 passeggeri a bordo, che per motivi non spiegati aveva deviato dalla propria rotta, passando sul territorio russo.
La decisione di “Time” di nominare uomini dell’anno Reagan e Andropov nasce proprio dall’idea di sottolineare l’importanza delle decisioni che i due presidenti dovranno prendere in futuro per evitare ulteriori escalations. Problemi per gli Stati Uniti anche in Libano, dove ad aprile un’autobomba esplode nei pressi dell’Ambasciata USA, provocando 63 vittime, e ad ottobre un tremendo attentato uccide più di 240 soldati americani.
Il giornalista Gerd Heidemann del settimanale tedesco Stern dichiara al mondo di essere venuto in possesso di una raccolta di 62 diari scritti da hitler negli anni dal 1932 al 1945. Sarebbe lo scoop del secolo, e come tale viene inizialmente trattato, almeno finchè una più accurata analisi di laboratorio rivela che l’inchiostro e la carta utilizzati per i diari sono di molto posteriori alle date presunte di stesura degli stessi.
Saltano fuori anche notevoli inesattezze nella cronologia degli eventi raccontati nei diari, finchè lo scoop si rivela quello che era: una clamorosa “bufala” architettata dal pittore che sosteneva di aver ritrovato i diari. Disastro aereo a Madrid: a causa della nebbia due aerei si scontrano tra loro, causando 90 morti. In Inghilterra, Margaret Thatcher vince con schiacciante distacco le elezioni. Nobel per la pace al leader del sindacato polacco, Lech Walesa, mentre William Golding, l’autore de “Il signore delle mosche”, riceve quello per la letteratura.
Papa Giovanni Paolo II, scampato all’attentato di Agca, promulga la bolla di indizione del nuovo Giubileo, poi a fine anno visita in cella il suo attentatore.
IL FILM CHE SCIOCCO’ L’AMERICA
Il 20 novembre la ABC manda in onda il film per la tv “The day after”, che ipotizza un attacco nucleare sul suolo americano, precisamente nella zona di Kansas city, Missouri. Oltre 100 milioni di telespettatori guardano il film, che provoca un’ondata collettiva di isteria paragonabile solo all’esperimento di Orson Welles “La guerra dei mondi”.
Il film, girato come un documentario in presa diretta, è scioccante anche per i dettagli scientifici accurati che contiene. Evitando effettacci spettacolari improbabili, mostra infatti le varie fasi di quello che sarebbe un attacco atomico, dall’iniziale blocco elettromagnetico di tutti i motori e circuiti elettrici ed elettronici, alla distruzione provocata dall’impatto dell’ordigno, agli inquinamenti portati dal successivo “fallout”.
Vengono istituiti numerosi numeri verdi per rispondere alle richieste di informazioni e rassicurazioni della popolazione, per quello che fu un vero evento mediatico che influenzò sicuramente la coscienza collettiva sul tema della guerra nucleare.
IN ITALIA
Incendio al cinema Statuto di Torino: 64 persone muoiono inossicate e per ustioni quando un incendio divampa nella sala. Altri misteri italiani: scompaiono a Roma due adolescenti, Mirella Gregori e Emanuela Orlandi. 30 anni dopo, non si sa ancora che cosa ci fosse veramente dietro. L’ennesima crisi di governo porta alle elezioni anticipate, che vedono l’affermazione del PSI di Bettino Craxi, che diventa nuovo presidente del Consiglio.
Clamoroso blitz anticamorra: vengono emessi 856 ordini di cattura contro uomini politici, avvocati e imprenditori accusati di collegamento con la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Il nome più famoso è quello del presentatore Enzo Tortora. A ottobre, viene arrestato in Brasile Tommaso Buscetta, uno dei più potenti capimafia, che diventerà “collaboratore di giustizia”.
Continuano, però, gli attentati di mafia: un’autobomba imbottita di tritolo uccide il giudice Rocco Chinnici e due agenti di scorta. Termina l’anno con il messaggio piuttosto polemico del Presidente della Repubblica Pertini. Dissociandosi dalla linea del governo, il Presidente, dopo le manifestazioni contro l’installazione dei missili americani a Comiso, afferma di schierarsi dalla parte di chi manifesta per la pace. Inoltre, invoca il ritiro del nostro contingente militare in Libano, in caso di guerra.
SPORT E SPETTACOLO
Otto Oscar, tutti i pi�� importanti, per il kolossal “Gandhi”, quattro premi anche per “E.T.”. Ma il vero caso cinematografico dell’anno è “Flashdance”, sostenuto anche da una colonna sonora travolgente che piazza nelle top 10 di tutto il mondo “What a feeling”. Esce anche “Il ritorno dello Jedi”: quasi 600 milioni di dollari incassati. Michael Jackson domina il mercato musicale con i singoli estratti da “Thriller”, mentre “War” lancia definitivamente gli U2.
“Holiday” fà conoscere al mondo della musica una 25enne italo-americana, tale Louise Veronica Ciccone, detta Madonna. L’atletica leggera inventa i suoi campionati del mondo, e l’Italia esulta per la volata d’oro nei 10.000 metri di Alberto Cova, baffo da ragioniere e fisico normalissimo. L’Italia di Meneghin é campione d’Europa di basket, mentre nel calcio, doppia beffa per la Juve, in Italia a opera della Roma di Falcao, in Europa in finale di coppa campioni con l’Amburgo di Magath.
Il Milan vince il campionato di serie B.. Una compagnia svizzera di orologi lancia sul mercato una nuova linea di prodotti, a basso costo e coloratissimi: è l’inizio della mania Swatch. La Apple commercializza “Lisa”, il primo vero personal computer, la Microsoft fà uscire la prima versione di Word. ARPANET cambia ufficialmente protocollo per usare Internet Protocol: nasce Internet.
IL primo cellulare
Il 21 settembre 1983 riceve l’approvazione della Federal Communications Commission per la messa in commercio il Motorola DynaTAC 8000X, il primo telefono cellulare della storia. Il prototipo del telefono era già stato realizzato nel 1973 da Martin Cooper, ingegnere americano della Motorola, ma è solo nel 1983 che si rese disponibile il primo network 1G e iniziarono le offerte commerciali dei primi operatori mobili per l’uso di “quasi” tutti i giorni.
“Quasi”, perchè il prezzo al dettaglio del DynaTAC sfiorava i 4.000 dollari, quindi non proprio alla portata di tutte le tasche. Eppure, nonostante i quasi 800 grammi di peso, nonostante fosse tutto tranne che “portatile” e avesse un’autonomia di conversazione di mezz’ora a fronte di 10 ore necessarie alla ricarica, l’ultima novità della tecnologia riscuote da subito un grande successo, con liste di attesa di mesi per accaparrarsi il nuovo “status symbol”.
(Fonte. http://www.anni80.info/eventi-1983.html)
In questo contesto nascono e pubblicano il primo disco gli Uspet Noise
gruppo hardcore punk formatosi a Trieste nei primi anni Ottanta.
La loro prima uscita discografica “VI ODIO” è datata 1983. Si tratta di uno split E.P. condiviso e autoprodotto con la band Warfare di Gorizia; un disco dal suono veloce, ruvido e decisamente punk.
La formazione dell’epoca è composta da Fabrizio Fiegl alla batteria, Giorgio Macoratti al basso, Fausto Franza alla chitarra e Sandro Zarotti alla voce.
Ma è nel 1985 che il nome della band comincia a girare nelle scene hardcore punk nazionali ed estere. Merito dell’E.P. autoprodotto “DISPERAZIONE NEVROTICA” registrato con una formazione nuova, composta sempre da Fabrizio e Fausto, con al basso Paolo Cattaruzza che sostituisce Giorgio Macoratti (rip); mentre alla voce si presenta Edi Roncelli.
Il vinile contiene ottimi testi in italiano, poetici e ancora oggi attuali, pezzi velocissimi con brucianti melodie tra una sciabolata di chitarra e l’altra.
La musica degli Upset Noise viene così conosciuta anche negli Stati Uniti, grazie a una buona recensione della nota rivista Maximumrock’n’roll, che li definisce, inoltre, molto originali per l’epoca.
Nel 1986 il batterista Fabrizio Fiegl entra a suonare a tempo pieno con i Negazione lasciando il posto all’esuberante Stefano Bonanni già membro dagli Eu’s Arse (feroce band di Udine). Poco dopo anche Edi Roncelli lascia il microfono e la sua poesia a Lucio Drusian che da lì in poi scrive i nuovi testi in inglese e dà un’ulteriore e decisiva svolta al progresso della band.
Con questa formazione gli Upset Noise pubblicano il primo LP “NOTHING MORE TO BE SAID” per l’etichetta belga Hageland Records; disco che viene successivamente ristampato e distribuito anche dalla T.V.O.R. On Vinyl (marchio del noto Stiv Valli). La copertina e il logo UPSET NOISE sono realizzati da R.K. Sloane, artista famoso per aver disegnato inoltre il marchio di Gun’s and Roses e Accused.
Con i nuovi componenti la strategia musicale della band cambia a favore di un inedito crossover/hardcore/metal, pur mantenendo un’attitudine genuinamente Hardcore Punk. Il vinile porta gli Upset Noise a intensificare l’attività live in Italia e in Europa, dividendo gli stages con gruppi quali D.R.I., Holy Terror, Social Unrest, Attitude, Accused.
Successivamente la band si evolve ulteriormente in una formazione a cinque elementi; al basso subentra Guido Zamattio e Massimo Arban si aggiunge come seconda chitarra. Più determinati che mai nel 1989 pubblicano sempre per T.V.O.R. un nuovo E.P. dal titolo “GROWING PAIN”. Il risultato è un concentrato di potenza thrash metal ed energia distruttiva hardcore, con l’inserimento della spiazzante track “Growing Pains” di matrice rock, ma inaspettatamente più classica dell’abituale stile degli Upset Noise; e il pezzo piace molto ai berlinesi Jingo de Lunch (già compagni fraterni di strada e di palchi degli U.N.) tanto da riproporla e includerla nel loro album “Underdog” del 1990.
Nel 1993 dopo aver macinato parecchi km e suonato a molti concerti (in compagnia di bands quali Cro-Mags, Only Living Witness, The Obsessed, D.I., Coroner, Into Another e Jingo de Lunch), gli Upset Noise pubblicano l’album “COME TO DADDY” per la nuova etichetta “GLC RECS”, il cui l’engineering è affidato a Walt Molt e Joseph Herensberger dei Jingo de Lunch; la produzione è dell’amico Enrico “K” Susi, mentre la copertina viene realizzata da Jeff Gaither.
Il disco sembra spingersi ben oltre l’ambito crossover del gruppo, con un suono potente, ma fin troppo pulito e stilisticamente molto vario.
Ma dopo un tour promozionale in Europa con i Cro-Mags, il cantante Lucio Drusian abbandona improvvisamente la band a causa di gravi problemi di salute. Gli Upset Noise non riescono a trovare un sostituto adatto alla voce, perdendo la motivazione a continuare a suonare. Da lì a poco, il gruppo si scioglie nel 1995.
Fortunatamente, nel gennaio del 2015, dopo 20 anni, gli Upset Noise si ritrovano in sala prove a Udine. La carica è nuovamente in circolo e le cose da dire sono ancora tante. Fausto alla chitarra, Stefano alla batteria e Lucio (nuovamente in salute) alla voce, reclutano Yure Donati al basso e ripartono a dare la loro consueta energia sui palchi.
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Chiesa del Purgatorio
La Chiesa Ducale del Purgatorio, Santa Maria del Suffragio, è stata costruita come cappella funeraria della famiglia Orsini tra il 1649 e il 1654, grazie ai duchi di Gravina, Don Ferdinando II Orsini e sua moglie Donna Giovanna Frangipane della Tolfa, genitori del Papa Benedetto XIII.
Il Santuario è a una navata con sette altari. Tra i numerosi quadri, si alza la grande pala d'altare sull'altare maggiore raffigurante la Madonna del Suffragio, opera di Francesco Guarino. La cappella dell’Annunciazione ospita il monumento sepolcrale di Ferdinando III Orsini. Sempre nella Chiesa, è presente un pulpito ligneo del Settecento e un organo realizzato nel 1790 ad opera di Benedetto De Rosa.
La Chiesa del Purgatorio è una perla dell’architettura religiosa posta all’imbocco della Piazza della Cattedrale per chi vi giunge da Porta San Michele. Appartiene ad una specifica categoria di edifici di culto cattolico, quella dei Monti del Suffragio, di cui si riscontra la presenza in numerose altre città in Puglia. Si tratta di Chiese dedicate al culto dei morti: le preghiere e le Sante Messe sono finalizzate alla salvezza delle anime dei defunti, assegnando al Monte del Suffragio una funzione mediatrice tra la devozione dei fedeli viventi e la conquista del regno Celeste da parte dei passati a miglior vita.
All’esterno si impone allo sguardo il portale dall’evidente impatto allegorico sormontato dai due scheletri semisdraiati, in atto, forse, del suono dell’angelica tromba della risurrezione finale. Le colonne ai lati del portone sono sostenute da orsi, il simbolo della famiglia Orsini.
Nella facciata della Chiesa si possono leggere due iscrizioni che riportano chiaramente al memento mori: “Quod tu es ego fui” Ero quello che sei, “Tu eris quod ego sum” Sarai quello che sono. Ai lati del tempio ci sono anche due insegne sormontate da Cherubini e con teschi pendenti che annunciano: “Breves dies hominis” e “Via universae carnis”, cioè I giorni dell'uomo sono brevi e Via di ogni carne. Riferendosi a che tutti percorreremo la strada della morte verso il giudizio.
Donna Giovanna fu la capostipite della costruzione, la Duchessa al suo passo lasciò concrete preziose testimonianze del proprio livello culturale con opere e architetture che costituiscono oggi l’identità di Gravina.
La Piazza Benedetto XIII rappresenta l’impronta della nobildonna del Seicento che riqualificò quel luogo aperto a strapiombo sul burrone con la costruzione della Chiesa del Sacro Monte del Suffragio, Chiesa del Purgatorio. In seguito la nobildonna avrebbe arricchito la piazza, sul lato opposto, con l’erezione della cappella di pertinenza del Monastero delle Domenicane, di cui sarebbe diventata la Badessa.
Voglio riportare peraltro, l’intensa agitazione d’anima che invase Donna Giovanna. Rimasta sola, prematura vedova e madre di sei figli tutti assegnati alla vita religiosa, divenne la donna con più potere della regione. Si dedicò con tutte le sue forze ad azioni caritatevoli e alla preghiera, maturando pian piano il desiderio di dedicarsi totalmente al Signore. La mattina del 21 novembre 1676 si confessò e assistette alla messa nella Chiesa di San Domenico, poi si recò nella Cattedrale dove restò a lungo in contemplazione davanti al Crocifisso. Dopo una lunga riflessione, bussò alla porta del Conservatorio di Santa Maria del Piede (oggi Monastero di Santa Maria delle Domenicane, vicino alla Cattedrale). A 52 anni divenne Suor Maria Battista dello Spirito Santo, lasciandosi per sempre alle spalle il mondo e la società che aveva contribuito a migliorare.
Ora che siamo nel periodo dei defunti, mi riaffiorano i riti a loro dedicati e, per associazione, mi chiedo perché la Chiesa del Purgatorio non sia più dedita al Culto Divino, ma sia diventata luogo museale, per la precisione sede del Museo Capitolare d’Arte Sacra. Oggigiorno la Chiesa viene riportata come “sconsacrata”, la prima impressione per chi, come me, è legato alle tradizioni, è di sgomento per il venir meno di un’antica consuetudine che aveva mutato una cappella di famiglia Orsini, in un luogo sacro per il popolo gravinese. Nei giorni festivi la piazza risuonava del tremore di campane proveniente dalla Chiesa Madre, Santa Maria delle Domenicane, e dal Purgatorio; le persone frequentavano le funzioni, soprattutto quelle delle prime ore del mattino; nel mese di novembre i rintocchi del mortorio contrassegnavano la larga partecipazione dei fedeli alle messe di suffragio.
Come dobbiamo interpretare la chiusura della Chiesa al culto? Nessuna delle altre Chiese del Purgatorio nel territorio risulta sconsacrata. Gli edifici sacri sono un segno visibile della presenza di Dio nella società e svolgono un ruolo di qualificazione dell’ambiente urbano, oltre a possedere evidentemente una funzione spirituale.
Certo, lo spopolamento dei centri storici e delle periferie delle città, unitamente alla crisi delle ordinazioni sacerdotali, sono da tenere in debito conto quando incidono sul regolare funzionamento delle comunità parrocchiali. Tuttavia il fenomeno della crescente assenza dei fedeli nelle Chiese, soprattutto dei giovani, è generale e non limitato agli edifici di culto dei centri storici. A tale atteggiamento è necessario che corrisponda una visione del clero meno rassegnata e più votata ad una paziente comunicazione della bellezza del messaggio cristiano. Non tutti gli ecclesiastici si mostrano rassegnati, ma la riflessione è d’obbligo quando si tratta di decretare o di ritenere in via di fatto una Chiesa non più gestibile come luogo di culto.
Tanto nelle città quanto nelle campagne i beni culturali ecclesiastici costituiscono preminenti elementi di riconoscimento culturale e di aggregazione sociale, indipendentemente dal loro specifico contenuto liturgico. In ogni caso la grave decisione di cambiare la finalità di edifici costruiti come luoghi per il culto cristiano dovrebbe coinvolgere i diversi soggetti implicati: l’intero popolo di Dio, il Vescovo, il parroco, il consiglio pastorale, gli ordini religiosi, le associazioni e i movimenti ecclesiali, le confraternite, i parrocchiani.
E’ stato fatto tutto questo? Com’è possibile che un luogo di culto cattolico così popolare a Gravina e unico sia stato chiuso da un giorno all’altro? Mi sfugge il significato vero di quella che appare una sconsacrazione senza giustificazioni e che diariamente scuote le coscienze civili e religiose gravinesi. Spero che sia una decisione non definitiva, anche se ormai perdura da svariati anni. Il popolo dei fedeli, la Chiesa, la storia e l’arte avrebbero bisogno di una spiegazione per tale decisione. I capolavori dell’arte sacra si sono fin qui salvati dal degrado e dall’oblio solo in quanto inseriti dentro il Museo Capitolare.
Preghiamo finché la casa di Dio ritorni alla sua tradizione originale e non divenga per sempre un luogo di semplice esposizione Sacra. Preghiamo finché ci ridiano ciò che ci è stato sottratto senza nessuna spiegazione di fatto e che in questi giorni si sente di più la sua mancanza.
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Ricordo che il 21 novembre uscirà in streaming il documentario “Died suddenly” dove si parla delle morti improvvise legate al vaccino sperimentale.
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Genova 2001 per noi? A tutto gas - Osservatorio Repressione
Quest’anno ricorre il 20° anno dal G8 di Genova. Con questo articolo iniziamo a ripercorrere quelle tragiche giornate
A distanza ormai di 20 anni dalle “giornate di luglio a Genova 2001”, ripercorro questa brutta storia. Una vicenda quella dei CS non solo mia, ma comune a migliaia, decine di migliaia di persone.
Certo, apparentemente una piccola cosa a confronto delle brutali percosse e torture di Diaz e Bolzaneto. Ma ci ricorda che per reprimere l’insubordinazione popolare le classi dominanti sono disposte a ricorrere a qualsiasi cosa. Anche alla guerra chimica. Meglio conoscere e possibilmente prevenire.
TESTIMONIANZA DI UN GASSATO (COSTRETTO SUO MALGRADO A RIPENSARCI)
Sinceramente. Nei mesi immediatamente successivi alle giornate del luglio 2001 non avevo più intenzione di ripensare a Genova . La sensazione di “scampato pericolo” (dopo aver conosciuto nei dettagli quale fosse stato trattamento subito dagli arrestati a Bolzaneto, le conseguenze dell’attacco notturno in stile militare alla Diaz) era stata molto forte e aveva alimentato il desiderio di rimozione. In effetti, come molti altri, probabilmente mi ero illuso di esserne uscito illeso. Tuttavia, dopo aver trascorso il peggior inverno della mia vita (2001-2002), avevo dovuto prendere in seria considerazione la possibilità di aver subito danni biologici significativi (per quelli morali si può soprassedere) avendo inalato ( ma la contaminazione sembra avvenire anche attraverso la pelle, gli occhi…) i famigerati CS.
Con il senno di poi, non credo sia eccessivo parlare di un “esperimento di guerra chimica a bassa intensità in tempo di pace”.
Ma andiamo con ordine.
Sabato 21 luglio 2001 sono arrivato a Genova in pullman. Facevo parte della numerosa delegazione di membri di varie associazioni vicentine che intendevano portare – pacificamente – la loro protesta al G8:
Gocce di Giustizia, Movimento UNA (Uomo-Natura-Animali), Lipu, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Rifondazione Comunista, diversi pacifisti della Casa per la Pace di Vicenza, Collettivo Spartakus, Centro Sociale “Ya Basta!”, alcuni sindacalisti della Cgil e della Cisl vicentine sensibili alle problematiche del Terzo Mondo.
Era inoltre mia intenzione raccogliere testimonianze da utilizzare per eventuali articoli. Durante il viaggio ho avuto una lunga conversazione con il compagno Arnaldo Cestaro, militante maoista dei primi anni Sessanta, sempre in prima linea in tutte le battaglie pacifiste e antimperialiste. Ricordo in particolare che per decenni l’ho visto picchettare ogni domenica, o quasi, la base militare “Pluto” di Longare.
Parlando dei vecchi tempi, gli avevo chiesto informazioni su tutti quei militanti di buona famiglia – spesso arroganti e autoritari – che dopo gli entusiasmi giovanili, erano rientrati nei loro ovili dorati. Mi spiegò che “uno era diventato dentista, un altro ingegnere, un altro ancora imprenditore…” E fin qui niente di strano, ovviamente. Però, aggiunse, la maggior parte di loro- incontrandolo – fingeva di non conoscerlo.
“Su quali basi – gli avevo chiesto – si permettono questo atteggiamento?”
Risposta: “Caro Sartori “te me pari bauco”. Ossia, tradotto dal veneto “mi sembri ingenuo” (ma tanto).
“Ma xe logico. In base all’articolo quinto: chi che ga fato i schei ga vinto” (non penso di doverlo tradurre).
Purtroppo per lui, l’ottimo e saggio Cestaro la sera non rientrava con noi in pullman ma si fermava a Genova (il giorno dopo voleva portare dei fiori sulla tomba di un vecchio amico) e andava a dormire alla Diaz. Ancora oggi, dopo tanti anni, porta i segni e le conseguenze delle percosse subite (braccia e gambe rotte).
Lo rividi,, sempre indomabile, soltanto l’anno dopo, a Firenze (mentre entrambi uscivamo dalla Fortezza da Basso per unirci al corteo del 9 novembre 2002) e poi in tante altre occasioni: dalle manifestazioni “NO-DALMOLIN” alle iniziative contro i rifiuti tossici sepolti sotto la A31.
Per quanto riguarda i gas CS di Genova 2001, personalmente ho subito una prima esposizione nel punto in cui il corteo, provenendo da Corso Italia, ha svoltato a destra, in prossimità dei Giardini Martin Luther King, e poi lungo Corso Torino in direzione di Piazza Ferraris, dove si doveva concludere – almeno ufficialmente – la manifestazione.
Come unica protezione avevo prima un fazzoletto e poi una maschera di carta (di quelle vendute in farmacia) che mi era stata data da un altro manifestante, il compagno Giorgio Fortune scomparso pochi anni dopo. Niente per gli occhi. Questo perché avevo considerato di partecipare ad una manifestazione pacifica e autorizzata, non pensando di dovermi attrezzare in alcun modo (in quanto ritenevo di potermi tenere il più lontano possibile da ogni eventuale “casino”).
Con il senno di poi, ovviamente, ho peccato di ingenuità (“baucaggine” direbbe Arnaldo) e di eccessiva fiducia nelle istituzioni.
Sono rimasto in zona per qualche minuto, il tempo necessario per scambiare qualche impressione con alcuni baschi che inalberavano una ikurrina listata a lutto (per Carlo Giuliani ovviamente).
Quindi rispetto al vero e proprio “casino” in atto, mi trovavo a qualche centinaio di metri di distanza anche se zaffate di gas arrivavano con una certa regolarità (presumo da Piazzale Kennedy), ma sul momento gli effetti non sembravano particolarmente intenso (avvertivo solamente una leggera irritazione agli occhi).
Ci tengo a precisare che in passato mi ero ritrovato altre volte in prossimità di lacrimogeni (di tipo “normale”, presumibilmente), sia alla fine degli anni Sessanta che poi negli anni Settanta (quasi sempre in Italia). Successivamente, come fotografo e giornalista freelance negli anni Ottanta, Novanta e oltre, in vari “conflitti a bassa intensità” (come in Irlanda del Nord e nei Paesi Baschi), ma senza particolari conseguenze.
Al momento della carica che doveva spezzare il corteo in due sono riuscito a passare , anche se di poco.
Altro ricordo “fotografico”: un drappello di bandiere galleghe – bianche con la striscia diagonale blu e la stella rossa – illuminate dal sole che sfilavano in velocità davanti alla carica appena in tempo per non esserne travolte (come invece accadde all’improvvisato cordone).
Dopo poche centinaia di metri mi sono accorto che alle nostre spalle c’erano grossi problemi, sia per il fumo dei lacrimogeni (riocrdo il tunnel già intasato), sia per le “ondate” di persone in fuga che – ad ogni carica successiva – si mettevano improvvisamente a correre disordinatamente mettendo in moto tutto il corteo davanti (come un’onda , appunto), nonostante gli appelli alla calma.
Riuscivo comunque ad arrivare in piazza Ferraris e perfino a seguire i vari interventi (Hebe Bonafini, Giuliano Giuliani il padre di Carlo, Agnoletto, Bovè…) fino alla fine.
In questo momento di pausa ho avuto anche modo di apprezzare la grande eterogeneità della “moltitudine” presente. Citando alla rinfusa: il già intravisto drappello di bandiere bianche con striscia diagonale blu e stella rossa della Galizia; diverse bandiere gialle con le quattro strisce rosse dei catalani; bandiere con i quattro mori di un movimento indipendentista sardo (NON un partito, ci tengono ndr); qualche ikurrina basca (sia autentica che “apocrifa”, quelle dell’Askatasuna di Torino); i famigliari dei militanti della sinistra turca all’epoca in sciopero della fame (alla fine i morti saranno oltre cento) con le foto degli hunger strikers; i Sem Terra del Brasile; alcuni comunisti greci che cantavano “Bella ciao” (in greco, ovviamente); gli animalisti della LAV di Bassano e gli antispecisti dell’UNA di Vicenza; il comitato di Bolzano a sostegno degli indiani U’wa della Colombia; molte bandiere curde (del PKK) e ritratti di Ocalan . E anche in mezzo a un esercito di militanti di Rifondazione Comunista, un solitario con la bandiera occitana; alcuni membri di un movimento autonomista trentino con due genziane sulla bandiera (ho poi controllato: all’epoca c’erano due fazioni; quella con le due stelle alpine vicina al centro destra, quella con le due genziane al centro sinistra); uno striscione in memoria di Edo e Sole (compagni anarchici militanti NO-TAV), bandiere corse, scozzesi, bretoni (tutte di movimenti autonomisti o indipendentisti di sinistra … Oltre ovviamente alle varie tribù dell’anarchismo (CNT iberica, CNT francese).
Più o meno la stessa molteplicità eterogenea rivista poi a Firenze nel novembre 2002.
Del tutto inaspettato, l’incontro con l’amico “Giaco”, scrittore e giornalista di Radio Popolare (e massimo esperto nel nostro Paese sulla questione basca) intento a fare la doccia con i secchi d’acqua che una pia vecchietta genovese riversava sulla folla dalla finestra. Non poteva poi mancare il mitico Vincenzo Sparagna, inossidabile direttore di “FRIGIDAIRE”, intento a distribuire un particolarissimo numero speciale: “Il testimone di Genova”.
Al termine dei vari interventi avevo creduto di poter ripercorrere a ritroso il percorso del corteo (Corso Sardegna, Corso Torino). Invece, come tanti altri, dovevo ritornare velocemente verso piazza Ferraris a causa della forte irritazione alla gola e della lacrimazione agli occhi dovute ai gas ancora abbondantemente presenti nelle strade.
Infatti la coda del corteo, praticamente quasi fino a piazza Ferraris, era stata ripetutamente caricata e attaccata con i lacrimogeni.
In questa occasione, dal momento in cui il bruciore acuto mi ha costretto a tornare indietro a quando l’irritazione è diventata sopportabile, saranno passati circa venti minuti. A questo punto, temendo di perdere il pullman per il ritorno, ho cercato di aggirare le strade dove ancora stagnava il pestilenziale gas.
Ho seguito altre persone dirigendomi verso una strada in salita (forse via dell’Orso). Anche qui, salendo, di tanto in tanto ho avvertito bruciore agli occhi. Siamo arrivati nei pressi di una chiesa (presumibilmente San Fruttuoso) dove alcuni frati ci hanno offerto molta acqua (“dar da bere agli assettati”) e la possibilità di utilizzare i bagni.
Poi ci hanno indicato una stradina raggiungibile solo a piedi che ci avrebbe portato in Corso Europa per raggiungere i pullman. Deve essere stato nel tardo pomeriggio, forse un paio d’ore dopo la fine del comizio.
Un genovese, amico dei frati, ci ha fatto da guida. Ad un certo punto una parte della stradina era crollata e per pochi metri si poteva procedere solo in fila indiana, praticamente aggrappati al muretto. Alla fine il vicolo sbucava in una strada che in quel momento era percorsa da gruppi di persone, evidentemente di ritorno dal corteo. Eravamo arrivati a pochi metri di distanza quando tutti hanno iniziato a correre, a scappare.
Temendo di rimanere bloccato, mi precipitavo in strada entrando nel flusso di persone in fuga. A quel punto, piuttosto agitato ormai, sentivo ancora che una forte presenza di gas proveniva da dietro le nostre spalle. L’esposizione durava, credo, solo una decina di minuti, ma mi sembrò più intensa delle altre. In questi frangenti non avevo protezione e subito dopo ho iniziato a provare un forte senso di nausea. Come tanti altri, sono scappato salendo una scala che si rivelò completamente intasata da chi cercava di fuggire. Non saprei dove collocare esattamente questo episodio, comunque tra San Fruttuoso (sotto la Chiesa) e gli Ospedali Civili. Come ho detto dopo questa fuga ho iniziato a provare nausea, sensazione di vomito e mal di stomaco che mi ha accompagnato per tutto Corso Europa. I pullman avrebbero dovuto stazionare su un lato di Corso Europa (via Isonzo,) ma invece il punto di incontro era stato spostato di circa un chilometro. Sono arrivato dopo le 19 (giusto in tempo per non dover restare a Genova), attraverso altri vicoli, ancora una volta grazie ad un cittadino genovese che si è offerto come guida.
Nel complesso l’intensità dell’esposizione non avrebbe dovuto essere troppo elevata (anche se non saprei dire rispetto a quali parametri vista la particolare natura del CS) ma ripetuta più volte, per un totale di circa un’ora di esposizione. Come ho detto ho provato bruciore agli occhi, lacrimazione, irritazione alla gola, nausea anche se al momento nessun sintomo appariva con violenza.
Tuttavia dall’inizio di settembre 2001 ho cominciato ad avere problemi respiratori. Nonostante i molti anni di pratica sportiva e di allenamento costante (escursionismo, alpinismo, ciclismo) con buoni risultati. In particolare – sottolineo – fino a pochi giorni prima del 21 luglio avevo effettuato varie ascensioni nelle Dolomiti senza alcuna difficoltà o disturbo.
Da allora ho dovuto usare medicinali e sottopormi a vari trattamenti.
Dopo una serie di visite mediche ho dovuto riconoscere che il danno c’era e anche dopo tanto tempo la situazione rimaneva problematica.
Ho quindi ritenuto mio diritto e dovere sporgere denuncia (tramite l’avvocato Canestrini di Trento) contro gli autori dei delitti deducibili da quanto detto.
Successivamente ho raccolto varie testimonianze di altre persone che dopo Genova si sono trovate con problemi di salute, più o meno acuti. Si tratta di solito di problemi respiratori: asma, bronchite ricorrente (anche in estate), raucedine, difficoltà respiratorie. Tuttavia, ho avuto l’impressione che molti sottovalutassero la gravità della questione (quasi una forma di rimozione), forse sperando che “col tempo andrà tutto bene”. Personalmente credo che ogni caso andava considerato, ricostruendo nel dettaglio quanto accaduto, cercando di specificare luogo, tempo, circostanze e sottoponendosi a opportune visite mediche in modo da poter quantificare con precisione quante persone (sicuramente centinaia, probabilmente migliaia), esposti a CS, hanno subito conseguenze dopo essere state irrorate con il micidiale aerosol. Soprattutto pensando al futuro,
E il futuro – a venti anni di distanza – è ancora molto incerto, soggetto sempre più a decisioni prese da altri. Anche la semplice partecipazione ad un evento autorizzato per esprimere democraticamente il proprio pensiero potrebbe comportare gravi rischi per la salute. Concludo dicendo che, a mio avviso, l’uso massiccio di sostanze altamente tossiche ha rappresenta (almeno per l’Italia) un vero salto di qualità in campo repressivo.
Gianni Sartori
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*nota 1: qualche dato scientifico sul micidiale aerosol a base di CS che la polizia ha usato a Genova in maniera massiccia e spregiudicata (si parla di almeno 60.000 lacrimogeni) contro manifestanti inermi. Sui bossoli in alluminio raccolti (che ricoprivano a migliaia le strade) era ben evidente la scritta: “cartuccia 40 mm a caricamento lacrimogeno al CS,S TA – 1 – 98”.
Il CS non è una sostanza qualsiasi. È stato messo al bando dalla convenzione mondiale sulle armi chimiche (ma solo per il suo uso in tempo di guerra). È considerato estremamente dannoso, può provocare danni permanenti e può avere effetti sui cromosomi delle persone. Secondo i dati raccolti da uno studio del Parlamento europeo, ad alti livelli di esposizione, il CS può causare polmonite ed edema polmonare fatale, disfunzioni respiratorie, oppure gravi gastroenteriti ed ulcere perforanti. Sperimentazioni in vitro hanno dimostrato che il CS è clastogenico, causa cioè la separazione dei cromosomi, e mutageno, cioè può causare mutamenti genetici ereditabili, mentre in altri casi il CS aveva dimostrato di poter causare un aumento nel numero di cromosomi abnormi.
Il CS era già noto per essere stato usato in Vietnam e per essere una delle sostanze sotto accusa tra quelle in possesso dell’Iraq. Inoltre viene studiato con preoccupazione negli Usa ed è stato oggetto di una proposta di messa al bando da parte dell’associazione dei medici sudcoreani che hanno richiesto una “ricerca indipendente per comprenderne gli effetti acuti e subacuti, cronici e di lungo periodo, in particolare su soggetti a rischio, bambini, neonati, anziani, soggetti con malattie croniche preesistenti e pazienti in degenza”.
Come ha scritto il senatore verde Francesco Martone (vittima dei CS e autore di una inchiesta sui fatti di Genova) “chi era a Genova lo ricorda. Ricorda il fiato mozzato, il cuore in gola, l’impossibilità di respirare, la pelle bruciata e gli occhi pieni di lacrime. Ricorda la sensazione di vomito e nausea, immediata, ed il bruciore allo stomaco, i dolori al fegato”. Nella sua inchiesta Martone ha anche ricostruito la storia dell’uso repressivo di questo gas. Il CS è stato usato a Seattle, a Québec, a Genova, in Irlanda del Nord, a Waco, a Seul, in Palestina, in Malesia, in Perù.
In un libro di Gore Vidal (La fine della Libertà – verso un nuovo totalitarismo?) si parlava della strage di Waco, quando il 19 aprile del 1993 gli agenti dell’Fbi posero fine al lungo assedio alla sede della setta dei Davidiani, usando gas CS e carri armati. Secondo le successive ricostruzioni, fu proprio il CS a innescare l’incendio nel quale morirono 82 persone.
Il CS, sigla per chlorobenzylidene malonitrile, in italiano “ortoclorobenzalmalonitrile” è stato sviluppato negli anni ‘50 dal Chemical Defence Experimental Establishment [Porton, Inghilterra]. In Italia i candelotti al CS li produce la ditta Simad s.p.a. di Carsoli, in provincia dell’Aquila. È una sostanza cristallina usualmente mescolata con un composto pirotecnico in una granata o candelotto. Si diffonde sotto forma di nebbia o fumo di particelle sospese. La sua efficacia deriva dalla proprietà irritante, molto forte, per la pelle e le mucose, e di agente lacrimante anche in dosi minime. Gli effetti caratteristici sono una congiuntivite istantanea con blefarospasmo, irritazione e dolore. Il CS micronizzato e mescolato con un antiagglomerante o trattato con idrorepellenti a base di silicone (formule note come CS1 e CS2) può rimanere attivo per giorni e settimane, se polverizzato sul suolo. A Québec, dove si fece uso di CS per reprimere le manifestazioni contro il Trattato dell’Area di libero commercio delle Americhe (aprile 2001), l’ufficio di igiene pubblica avvisò i residenti di indossare guanti di gomma e lenti protettive nel trattare i residui, di gettar via il cibo contaminato (anche quello dentro ai contenitori), rimpiazzare i filtri dell’aria condizionata, e lavare l’esterno delle abitazioni.
Non risulta che nel 2001 gli abitanti di Genova abbiano mai ricevuto suggerimenti del genere.
A livelli più alti il CS è stato associato con disfunzioni cardiache, danni al fegato e morte. Dal punto di vista tossicologico, molte associazioni mediche hanno raccomandato lo svolgimento di maggiori analisi di laboratorio ed epidemiologiche, per avere un quadro completo delle conseguenze mediche derivanti dall’esposizione di componenti quali il CS. Il Journal of the American Medical Association concludeva che la “possibilità di conseguenze mediche di lungo termine quali formazione di tumori, effetti sull’apparato riproduttivo e malattie polmonari è particolarmente preoccupante, considerando l’esposizione alla quale vengono soggetti dimostranti e non dimostranti in caso di operazioni di ordine pubblico”.
L’azienda che fornì il CS al cloruro di metilene, la Defense Technology Corporation (Wyoming) si è poi unita alla Federal Laboratories. Questa ditta, nel 1992, insieme alla TransTechnology Corp, fu oggetto di una causa civile da parte delle famiglie di nove palestinesi uccisi da esposizione a CS, usato massicciamente dagli Israeliani contro l’Intifada.
Va anche ricordato che l’Italia ha ratificato nel 1925 il protocollo di Ginevra contro l’uso di sostanze soffocanti o gas e che nel 1969 almeno ottanta paesi hanno votato per la messa al bando di gas lacrimogeni in operazioni di guerra. Per quanto riguarda l’Italia: come si giustifica la discrepanza sul regime di uso di CS, proibito in guerra ma permesso in tempo di pace, considerando che l’Italia è firmataria ed ha ratificato il protocollo di Ginevra? Secondo alcuni esperti, esisterebbe al riguardo una grave scappatoia legale nella Convenzione sulle armi chimiche, poiché la Convenzione non proibisce l’uso di gas tossici in operazioni “pacifiche” come ad esempio quelle di “law enforcement” (ripristino della legge).
A questo punto è lecito chiedersi quali siano le garanzie per un cittadino che esercita il suo diritto inalienabile all’espressione delle proprie opinioni.
O forse il diritto alla salute di un civile vale meno di quello di un militare?
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Veneto, da Regione virtuosa al primato dei decessi: dal primo dicembre ad oggi 4.653 morti Covid, più della Lombardia Un tragico sorpasso. Da dicembre ad oggi i morti da Covid in Veneto hanno superato quelli della Lombardia, che ha il doppio della sua popolazione: 4.653 contro 4.605. Il confronto tra la Regione simbolo in negativo della pandemia e la Regione considerata virtuosa, quella che fino all’inizio di autunno aveva limitato i danni, racconta di come il Veneto proprio nel mezzo della seconda ondata sia improvvisamente piombato in un incubo senza fine. A novembre, mentre la Lombardia sperimentava la zona rossa, il Veneto rimaneva infatti ancora virtuoso e “giallo“. Poi, proprio a inizio dicembre, la curva dei contagi regionale ha cominciato a risalire, mentre nel resto del Paese calava. Una settimana dopo da Treviso e Montebelluna sono arrivati i primi allarmi sugli obitori pieni: nell’arco di 52 giorni, ovvero dal primo dicembre ad oggi, le vittime hanno superato quelle della Lombardia. Fino al 30 novembre 2020 il Veneto (che ha 4 milioni 900 mila abitanti) aveva registrato infatti 3.711 decessi. Un numero che, nel bollettino delle ore 17 del 21 gennaio, è salito a 8.364. La differenza di 4.653 unità equivale a una crescita del 125,38% in nemmeno due mesi. La peggiore escalation in Italia. La Lombardia (che ha 10 milioni 600 mila abitanti) a fine novembre aveva registrato la cifra impressionante di 21.855 decessi. Al 21 gennaio sono saliti a 26.460, con un incremento, quindi, di 4.605 unità, pari al 21,07%. Nello stesso periodo, in Italia si è passati da 55.576 a 84.202 morti, con una crescita media nazionale di poco sopra il 50%. Così, statistiche alla mano, il Veneto in questo periodo ha avuto un incremento dei morti in valore assoluto che è il quintuplo della Lombardia (pur con metà popolazione) e una volta e mezzo quello della media italiana. (...) Mestre il governatore leghista Luca Zaia ha continuato a dire che il grande numero di positivi registrati in Veneto era effetto della virtuosità del modello veneto, per il maggior numero di tamponi rapidi effettuati. “Troviamo più positivi perché ne cerchiamo più di altre regioni. Non si può paragonare una Ferrari con una Cinquecento”. Ovviamente, il Veneto sarebbe la Ferrari. In questo quadro il numero dei morti, rapportato alla popolazione, era passato quasi in secondo piano, almeno in una comparazione con le altre regioni più popolose. Ma basta allineare i bollettini ministeriali per verificare che la realtà è ben diversa. Dal 15 dicembre al 21 gennaio il Veneto (che per numero di abitanti è al quinto posto in Italia, dopo Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia) è risultato per 26 volte (su 38 giorni) la regione con il maggior numero di decessi in valore assoluto. Negli altri casi è stato superato per 10 volte dalla Lombardia e due volte dall’Emilia-Romagna. Zaia, che conosce tutti questi dati, di fronte ai 108 nuovi decessi a cavallo tra il 20 e il 21 gennaio ha commentato: “Calano di 95 unità i ricoveri totali, calano le terapie intensive che ora sono 333, cinque in meno. Purtroppo non calano i morti, che costituiscono la coda dell’infezione e saranno l’ultima voce che calerà”. In realtà il triste primato del Veneto per 26 giorni su 38 per numero di decessi dimostra che non si tratta di una “coda”, visto che la regione è dalla fine di novembre ai vertici delle statistiche più nere, in controtendenza rispetto alla Lombardia. Zaia ha anche aggiunto: “Tu fermi i fiumi in piena fino a un certo punto. In un mese e mezzo abbiamo avuto una piena eccezionale”. Ora il sorpasso rispetto alla Lombardia lo conferma definitivamente. Per consolarsi il governatore ha concluso: “Forse la terza ondata da noi è già passata”. di Giuseppe Pietrobelli
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Taranto, scontro frontale fra auto: quattro morti e due feriti
27 novembre 2023 21:25 Il tragico incidente stradale è avvenuto tra gli svincoli di San Basilio e Mottola, all’altezza di una galleria Tgcom24 Tra le vittime tre militari dell’Esercito che viaggiavano in auto con altri due colleghi rimasti feriti e condotti all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. I militari, appartenenti alla Brigata Pinerolo 7° Bersaglieri di stanza ad Altamura…
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Covid-19
Questo momento storico ci ha messo davanti una sfida che prima d’ora non ci aveva ancora permesso di mettere in pratica, incidere individualmente sulla collettività. Mette in evidenza l’impatto che una singola azione individuale può avere sul mondo . Interessante però notare come questo fenomeno rispecchia precisamente le caratteristiche del nostro tempo, proprio per rafforzare questo senso comunitario ci si deve ancora una volta abituare dunque alle regole della modernità.
Anche nella letteratura italiana abbiamo esempio di altra pandemia, la peste. Quando a scuola si è parlato di epidemia e pandemia, ci si è spesso riferiti alla peste che è comparsa sulla scena storica diverse volte, l’ultima nel 1630 quando ha ucciso milioni di persone in tutta Europa. Dell’epidemia di peste del 1630 ne parla anche Alessandro Manzoni, che decise di metterla come sfondo nel suo romanzo, I Promessi Sposi.
Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti.
E allora descrive la follia, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi.
Descrive la scena di uno straniero (un “turista”)a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo.
Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio
il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità. Boccaccio sì che l’aveva vista,
la peste. Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre morire, il dolore che anche oggi nel 2020 migliaia di famiglie si sono ritrovate a provare così, all'improvviso, con la perdita di una persona cara, di un amico fraterno. E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro.
Come al tempo della peste, anche oggi rifiutiamo la verità ,forse per un nostro comodo. Milano del 1630 si rifiutò di accettare la realtà dei fatti, motivo per cui poi si arrivò ad avere un numero altissimo di morti e contagi nell’anno successivo alla manifestazione dei primissimi casi di peste. il17 novembre 2019 viene registrato il primo caso di contagio accertato da COVID-19 nella provincia dello Hubeii, ma la notizia è stata divulgata dal governo cinese solamente il 13 gennaio 2020. il primo caso in Italia è stato rilevato il 31 gennaio 2020, un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato il 21 febbraio 2020. Oggi siamo arrivati a 30560 morti, 30560 famigli che hanno perso un loro caro. Come nel 1630 anche oggi, nel primo periodo in cui si manifestarono i contagi, diverse persone tentarono la fuga dalle città principalmente colpite, causando una diffusione ancora più ampia dell’epidemia. Allora come oggi, il peggior timore della autorità era il collasso del sistema sanitario, motivo per cui vengono costruiti dei sistemi di supporto come gli ospedali da campo messi in piedi in Cina o le strutture temporanee di primo soccorso che si trovano attualmente in Italia. Boccaccio e Manzoni rispondevano in modo simile, invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.
Due mesi di quarantena ti insegnano tanto. Ti insegna a vivere con paura e angoscia perché questa pandemia può prendere tutto e tutti. Io non sono pronta di perdere niente, non ero pronta per una cosa cosi grande. Ho visto i film ,ho letto i libri che parlavano di questa tragedia, ma no ho avrei mai pensato che sarebbe mai successo. Questo anno non me lo immaginavo cosi, questo è l’ultimo anno di superiori e nemmeno non posso condividerlo con i miei compagni di classe. Ogni giorno ci nascondiamo dietro allo schermo del computer e ci diciamo che tutto andrà bene, forse sì, ma non ora . Ma nessuno non mi potrà mai ridare indietro questo anno, i ricordi che dovevo crearmi .Questa pandemia mi ha insegnato che ero felice, senza saperlo. Ho imparato a distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo, e non il denaro, è la risorsa più preziosa.
L’unica cosa che questa pandemia non ci può prendere è la speranza, la speranza di un domani migliore. Forse è stupido sperare di tornare come prima, ma la speranza è l’unica cosa che ho.
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