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- Sai perché non mi fido delle persone? mi chiede. - No, le rispondo. - Perchè quando le ho regalato il mio cuore sai cosa hanno fatto? mi chiede di nuovo. -No, non lo so, le rispondo io. - Lo hanno buttato nella polvere, lo hanno pestato, lo hanno schiacciato. Il mio cuore sanguinava ma loro non si sono fermati. Ma sai, non mi hanno fatto male,non cosi male, non come quando lo hanno mentito, lo hano inganato, mi disse. -Un giorno troverai una persona che si prenderà cura di te e del tuo cuore, le risposi io. -Mi prenderò io cura di me e di lui, mi risponde sorridendo.
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Un giorno lei mi disse: 'Io non ero egoista. La vita mi ha fatta diventata diventare cosi. Ho offerto senza chiedere niente indietro, ma mi hanno presa di ingenua. Ho aiutato, ma quando ho chiesto l'aiuto mi hanno girato le spalle. Mi sono trascurata per gli altri, ma gli altri si sono già dimenticati di me. E ora quando dico di essere egoista, intendo che mi metto al primo posto. E dopo il resto'
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Dopo una serata in compagnia degli altri mi ritrovo di nuovo nella mia stanza, sola. Mi accendo una sigaretta e penso a cosa è accaduto stasera. Dopo tanto tempo di silenzio, oggi, ho trovato la forza di raccontare un episodio del mio passato, un episodio della mia vita molto delicato e oscuro. Sono passati ormai 4 anni da quando ho provato a uccidermi. Sì, in un momento di debolezza ho preso un pugno di medicine e mi sono sdraiata sul letto in attesa della mia morte. Volete sapere il perché? Nemmeno io so bene il perché sono arrivata a tanto, forse è stato solo un momento di debolezza, stanchezza, dopa tanta solitudine avevo deciso che per me è abbastanza e volevo chiuderla lì. Tanti anni della mia vita hanno in comune una sola cosa, la mia solitudine, la mia tristezza nel vedere felice gli altri. Mi sono chiesta sempre il perché io non posso essere felice come loro. Perché? Perché gli altri possono avere questa opportunità e io no? E no, non avevo paura di morire, mi sentivo sollevata, come se in quel momento potevo respirare, un respiro profondo.
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Ragazzina, scegli un uomo che si prenderà cura di te. Sceglie quella persona che si interessa come stai, che ti offre il suo tempo. Quella persona che conosce tutte le tue paure e che ti aiuta a superarle. Che ama i tuoi difetti e non prova a cambiarti. Che ti accetta cosi come sei. I soldi non ti porteranno tranquillità. Non ti chiederanno come stai. I soldi non ti ameranno. Mai. Ma lui sì.
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Troppo tardi, sarà quando ti renderai conto cosa hai perso. Troppo tardi, sarà quando faresti di tutto per averla vicino a te. Troppo tardi, sarà quando capirai tutti i tuoi sbagli. Troppo tardi, sarà quando la cercherai. Troppo tardi, sarà quando li dirai cosa senti. Ci abituiamo, una volta con il passare del tempo, non fare più niente per lei che ci sta vicino, quella persona che ci ama. Consideriamo che se ci ama, le basterebbe quel poco che le viene offerto. Ma dimentichiamo che anche il cuore ha un limite, ogni persona, scappa da dove non si sente felice. E quando vorrai essere diverso, offrirle il mondo, non avrai a chi.
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Covid-19
Questo momento storico ci ha messo davanti una sfida che prima d’ora non ci aveva ancora permesso di mettere in pratica, incidere individualmente sulla collettività. Mette in evidenza l’impatto che una singola azione individuale può avere sul mondo . Interessante però notare come questo fenomeno rispecchia precisamente le caratteristiche del nostro tempo, proprio per rafforzare questo senso comunitario ci si deve ancora una volta abituare dunque alle regole della modernità.
Anche nella letteratura italiana abbiamo esempio di altra pandemia, la peste. Quando a scuola si è parlato di epidemia e pandemia, ci si è spesso riferiti alla peste che è comparsa sulla scena storica diverse volte, l’ultima nel 1630 quando ha ucciso milioni di persone in tutta Europa. Dell’epidemia di peste del 1630 ne parla anche Alessandro Manzoni, che decise di metterla come sfondo nel suo romanzo, I Promessi Sposi.
Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti.
E allora descrive la follia, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi.
Descrive la scena di uno straniero (un “turista”)a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo.
Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio
il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità. Boccaccio sì che l’aveva vista,
la peste. Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre morire, il dolore che anche oggi nel 2020 migliaia di famiglie si sono ritrovate a provare così, all'improvviso, con la perdita di una persona cara, di un amico fraterno. E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro.
Come al tempo della peste, anche oggi rifiutiamo la verità ,forse per un nostro comodo. Milano del 1630 si rifiutò di accettare la realtà dei fatti, motivo per cui poi si arrivò ad avere un numero altissimo di morti e contagi nell’anno successivo alla manifestazione dei primissimi casi di peste. il17 novembre 2019 viene registrato il primo caso di contagio accertato da COVID-19 nella provincia dello Hubeii, ma la notizia è stata divulgata dal governo cinese solamente il 13 gennaio 2020. il primo caso in Italia è stato rilevato il 31 gennaio 2020, un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato il 21 febbraio 2020. Oggi siamo arrivati a 30560 morti, 30560 famigli che hanno perso un loro caro. Come nel 1630 anche oggi, nel primo periodo in cui si manifestarono i contagi, diverse persone tentarono la fuga dalle città principalmente colpite, causando una diffusione ancora più ampia dell’epidemia. Allora come oggi, il peggior timore della autorità era il collasso del sistema sanitario, motivo per cui vengono costruiti dei sistemi di supporto come gli ospedali da campo messi in piedi in Cina o le strutture temporanee di primo soccorso che si trovano attualmente in Italia. Boccaccio e Manzoni rispondevano in modo simile, invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.
Due mesi di quarantena ti insegnano tanto. Ti insegna a vivere con paura e angoscia perché questa pandemia può prendere tutto e tutti. Io non sono pronta di perdere niente, non ero pronta per una cosa cosi grande. Ho visto i film ,ho letto i libri che parlavano di questa tragedia, ma no ho avrei mai pensato che sarebbe mai successo. Questo anno non me lo immaginavo cosi, questo è l’ultimo anno di superiori e nemmeno non posso condividerlo con i miei compagni di classe. Ogni giorno ci nascondiamo dietro allo schermo del computer e ci diciamo che tutto andrà bene, forse sì, ma non ora . Ma nessuno non mi potrà mai ridare indietro questo anno, i ricordi che dovevo crearmi .Questa pandemia mi ha insegnato che ero felice, senza saperlo. Ho imparato a distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo, e non il denaro, è la risorsa più preziosa.
L’unica cosa che questa pandemia non ci può prendere è la speranza, la speranza di un domani migliore. Forse è stupido sperare di tornare come prima, ma la speranza è l’unica cosa che ho.
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