#Morti 11 maggio
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11 maggio … ricordiamo …
11 maggio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2023: Barry Newman, Barry Foster Newman, attore statunitense. Dopo gli esordi come attore teatrale a Broadway, Newman si è affermato come interprete televisivo, grazie soprattutto al ruolo dell’avvocato italo-americano Anthony J. Petrocelli nella serie Petrocelli (1974-1976), personaggio che aveva già precedentemente interpretato sul grande schermo nel film Al di là di ogni ragionevole…
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#11 maggio#Alexander Crichlow Barker Jr#Barbara Hutton#Barry Foster Newman#Barry Newman#Buddy Van Horn#Doris Eaton#Francisco Copello#Gerald Isaac Stiller#Guido Gorgatti#Jean Adair#Jennet Adair#Jerry Stiller#Joan Chandler#Lex Barker#Lucien Lelong#Lucien-Camille Lelong#Margaret Ann Lipton#Morti 11 maggio#Norman Lloyd#Norman Perlmutter#Peggy Lipton#Personaggi importanti#Roberta di Camerino#Serena Bennato#Turi Ferro#Vittorio Sala#Wayne Van Horn
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Crisi climatica in Etiopia: siccità estrema e malnutrizione
«In Etiopia è in corso una delle peggiori siccità degli ultimi 40 anni. Cinque stagioni consecutive di pioggia saltate stanno portando il Paese in uno stato di emergenza umanitaria drammatico, che sta colpendo l’intero Corno D’Africa. Da un lato un periodo da record in stato di siccità, dall’altro le recenti devastanti alluvioni che hanno colpito almeno 36 milioni di persone in Etiopia, Kenya, Somalia. Un “paradosso climatico”, considerando che l’intero continente africano contribuisce per appena il 4% alle emissioni di gas serra globali, che alimentano l’emergenza». A lanciare l’allarme è Fondazione CESVI, che interviene proprio in Etiopia dal 2021 con progetti per rafforzare la resilienza della popolazione agli shock di tipo naturale e migratorio interno e per contrastare la crisi climatica. Crisi climatica in Etiopia, cos succede nel resto del mondo? La crisi climatica non risparmia nessuno, nemmeno l’Europa, con milioni di persone colpite da eventi estremi. Nel 2023 le temperature sono state sopra la media per 11 mesi, con livelli record a settembre, caratterizzato da un boom di giornate di caldo estremo, aumentando la mortalità legata al calore del 20% rispetto a 20 anni prima. In parallelo, le piogge sono aumentate del 7%, facendo salire il livello dei fiumi in modo allarmante o facendoli esondare, come in Emilia-Romagna, dove CESVI è intervenuta in risposta agli allagamenti del maggio 2023, costati la vita a 16 persone e causando più di 23 mila sfollati. L’Italia sperimenta però anche la siccità, come in Sicilia, dove sono stati dichiarati lo stato d’emergenza e il razionamento dell’acqua. Il Corno d'Africa Nell’area allargata del Corno d'Africa (GHoA) l’aumento dei disastri legati al cambiamento climatico, unito a povertà, instabilità e conflitti, oltre a causare un numero imprecisato di morti e centinaia di migliaia di sfollati, ha fatto sì che nella regione si concentri ormai il 22% dei bisogni umanitari del mondo. Sono quasi 50 milioni le persone in condizioni d’insicurezza alimentare acuta (IPC3+), fra cui almeno 10,8 milioni di bambini sotto i 5 anni d’età, numero destinato ad aumentare ancora. Secondo l’Indice globale della fame (GHI) 2023, diffuso da CESVI, in Somalia la situazione è estremamente allarmante, mentre in Etiopia e Kenya è grave. In questo contesto aumenta il rischio di epidemie, soprattutto nelle zone inondate dove l’acqua potabile non solo scarseggia, ma viene contaminata. Inoltre, la drammatica situazione ha fatto salire a 23milioni i rifugiati e gli sfollati interni nel Corno d’Africa e Regione dei grandi laghi, con i numeri più alti proprio in Etiopia, Uganda, Sudan e Somalia. In Etiopia oltre 21milioni di persone necessitano di aiuti, fra cui quasi 16 milioni per insicurezza alimentare, e l’Onu stima che 2,4 milioni di bambini sotto i 5 anni e 1,3 milioni di donne incinte o in allattamento abbiano bisogno di trattamenti contro la malnutrizione acuta. In un paese dove il 91% della popolazione vive in aree rurali e il mezzo di sostentamento più diffuso è la pastorizia, dal 2021 la siccità più grave della storia recente ha portato cinque stagioni delle piogge consecutive pressoché prive di precipitazioni. Attività della Fondazione CESVI Centinaia di migliaia di persone sono sfollate e la ripresa richiederà tra i 5 e gli 8 anni per chi ha perso tutto, come le comunità agro-pastorali. Nell'area di Borena, nell’Oromia, tra le più colpite dalla mancanza d’acqua, CESVI è attiva dal 2021.Le comunità di pastori dell’area negli ultimi anni hanno visto stravolgere la propria vita: l’80% dei capi di bestiame, che prima davano cibo e sostentamento alla popolazione, oggi è scomparso a causa dell’assenza quasi totale dell’acqua, alla cui ricerca e raccolta è oggi orientata l’esistenza degli abitanti. È possibile sostenere questo intervento attraverso una raccolta fondi aperta su GoFundMe con l’obiettivo di aiutare la comunità di Borena e contrastare la malnutrizione infantile che colpisce le famiglie più vulnerabili. Le conseguenze della crisi climatica in Etiopia e nel resto dell'Africa In Somalia siccità e inondazioni si alternano e hanno portato il Paese sull’orlo della carestia, spingendo dal 2021 lontano dalle proprie case 1,5 milioni di persone, uccidendo migliaia di animali, e il numero di sfollati è salito a oltre 2,6 milioni. Nel 2023, poi, le piogge hanno portato acqua, ma anche devastanti inondazioni, colpendo 2 milioni di abitanti e spingendo oltre 750mila a muoversi. Il livello di malnutrizione in Somalia è gravissimo, mentre le strade sono interrotte e i villaggi isolati, scuole e ospedali chiusi, il rischio di malattie è cresciuto. CESVI interviene nel Paese attraverso progetti sanitari con centri di salute e cliniche mobili dove prevenire e trattare la malnutrizione. In Kenya, segnato di recente da forti piogge e conseguenti inondazioni, almeno 267 persone sono morte, 280mila sono sfollate e 380mila colpite. Gli allagamenti hanno ucciso decine di migliaia di animali e distrutto campi coltivati, aziende, infrastrutture, fonti d’acqua. Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay Read the full article
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Quattro anni dopo, la pandemia di COVID-19 porta con sé una lunga coda di dolore Quattro anni dopo: la persistente ombra della pandemia di COVID-19 L’11 marzo segna il quarto anniversario della dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che identificava l’epidemia di COVID-19 come una pandemia. Nonostante gli sviluppi, il virus continua a impattare la società in modi profondi. Segnali di uscita e realtà nascosta Nel maggio 2023, l’OMS ha revocato lo stato di emergenza per il COVID-19, seguito dagli Stati Uniti, che hanno reso a pagamento test e trattamenti. Tuttavia, le statistiche rivelano che il virus ha lasciato un pesante tributo: quasi 1,2 milioni di morti negli USA e milioni di persone ancora afflitte dalla
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Brescia, strage di piazza della Loggia: rinviato a giudizio Roberto Zorzi
13 novembre 2023 13:53 Secondo la procura, lui e Marco Toffaloni, all’epoca sedicenne, avrebbero piazzato l’ordigno che esplodendo provocò 11 morti e 102 feriti Tgcom24 L’attentato di Brescia e la bomba: cosa è successo il 28 maggio 1974 Attentato terroristico di matrice neofascista: viene definita così la strage di piazza della Loggia compiuta il 28 maggio in uno dei luoghi più…
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Devastazione in Marocco
26 maggio – 11 settembre 2023. Un potente terremoto ha devastato le comunità del Marocco occidentale. Il sisma di magnitudo 6,8 ha colpito l’8 settembre 2023, a circa 70 chilometri (40 miglia) a sud-ovest di Marrakesh, a una profondità di 26 chilometri (16 miglia), scuotendo le case e causando migliaia di morti e danni diffusi. La mappa proxy dei danni mostrata qui sopra è una versione…
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Stati Generali della Natalità, Meloni:" i figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro"
Stati Generali della Natalità, Meloni:" i figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro" L’11 maggio 2023 si è alzato il sipario - all'Auditorium della Conciliazione di Roma - sulla terza edizione degli Stati Generali della Natalità, dal titolo "Sos-Tenere#quota500mila", l'evento dedicato all'analisi dello stato di salute demografico del nostro Paese, che fa i conti con il più grave calo delle nascite da 160 anni a questa parte. "La natalità è un tema che riguarda la salute economica e sociale del Paese. Non c'entrano i valori o gli schieramenti politici, ma cosa accade nel presente e cosa accadrà nel futuro a tutti noi, nessuno escluso. Un dato su tutti: siamo al record negativo di 339 mila nascite a fronte di700 mila morti. Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto": ha detto, in apertura, il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo. Giorgia Meloni si è presentata all'evento vestita di bianco, con giacca longuette e pantaloni, al convegno sulla natalità e Papa Francesco, in un clima di cordialità e confidenza, scherza sul colore della mise della premier: "Oggi - dice il Pontefice - ci siamo vestiti uguali...". La scena è avvenuta al termine dei loro interventi agli Stati Generali della natalità, mentre i due lasciavano il palco salutandosi calorosamente. "Dobbiamo andare oltre il qui e ora. La natalità è la priorità della nostra azione, affinché l'Italia torni ad avere speranza nel futuro”: queste le parole della Premier Giorgia Meloni dal palco degli Stati Generali della Natalità. "Abbiamo intitolato alla natalità un ministero, lo abbiamo collegato a famiglia e pari opportunità, non è una scelta di forma ma di sostanza. È la sintesi del programma di un governo che vuole affrontare le grandi crisi, fra cui è innegabile quella demografica. Perché i figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro". "La sfida demografica è una delle più difficili da affrontare - ha dichiarato la premier -una sfida che portiamo avanti non con impostazione dirigista, ma con l'approccio sussidiario, di chi crede che il compito dello Stato sia creare le condizioni favorevoli, con l'ambiente normativo e soprattutto sul piano culturale, alla famiglia, all'iniziativa, allo sviluppo, al lavoro". "Qualcuno dirà che vogliamo uno Stato etico - ha proseguito Meloni - no: vogliamo uno Stato che accompagni e non diriga, vogliamo credere nelle persone, scommettere sugli italiani, sui giovani, sulla loro fame di futuro". "Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il loro desiderio di maternità senza dover rinunciare alla realizzazione professionale non è che non avranno pari opportunità, non avranno libertà. Noi vogliamo restituire agli italiani un Paese in cui essere padri e madri sia un valore socialmente riconosciuto e non un fatto privato", ha concluso Meloni che al termine del suo intervento ha stretto la mano al Papa. Papa Francesco ieri mattina, 12 maggio 2023, partecipa agli Stati generali della natalità. Apre il suo intervento, che è seguito a quello della premier Giorgia Meloni, il Pontefice ha raccontato di una donna cinquantenne che ha incontrato, la quale gli ha chiesto di “benedirle il suo bambino”, riferendosi al suo cane, che aveva nella borsa. “Non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora. Tanti bambini hanno fame e lei con il cagnolino… Queste sono scene del presente ma se non stiamo attenti questo sarà il futuro”, le parole con cui il Pontefice ha ricordato l’episodio. "La natalità e l'accoglienza non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c'è nella società", dice Papa Francesco nel corso del suo intervento agli Stati Generali della Natalità. "Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, di accogliere, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno", ha aggiunto il Papa chiedendo di sostenere la felicità, specialmente quella dei giovani, perché "quando siamo tristi ci difendiamo, ci chiudiamo e percepiamo tutto come una minaccia". "In questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare", dice il Papa elencando -poi- alcuni problemi: "Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Bollettino Covid, in Italia 19.046 contagi e 176 morti per Coronavirus nella settimana dal 5 al 11 maggio: i dati
DIRETTA TV 12 Maggio 2023 I contagi e decessi Covid in Italia nella settimana dal 5 al 4 maggio: nel bollettino pubblicato oggi si contano 19.046 nuovi casi e 176 morti negli ultimi 7 giorni. 34 CONDIVISIONI Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su ATTIVA GLI AGGIORNAMENTI Contagi covid in leggero calo in Italia nell’ultima settimana. Sono infatti 19.046 i nuovi casi di…
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Nuova edizione del TG Table, con le uscite dei boardgame previste per il mese di Maggio 2023: mese di primavera e fiere.
Moltissime nuovi giochi da tavolo in uscita per i principali editori, che però aspetteranno la fine del mese con Play di Modena.
Ancora una volta sono gli amici di Hirtemis a supportare il TG Table che mi hanno aiutato a stilare una lista, che speriamo si riveli la più precisa possibile.
Nel Tg Table vedremo:
Hirtemis t.me/hirtemis
@AsmodeeItalia (Hand to Hand Wombat, Happy Salmon seconda edizione, Heat (Pedal to the Metal), Le Cronache di Avel – ESPANSIONE Le Nuove Avventure, The Number, Zombicide Undead or Alive – ESPANSIONE Gears & Guns, Zombicide Undead or Alive – ESPANSIONE Running Wild)
@deviritalia5201 (Bamboo)
@dvgames_official ( Deckscape – Tokyo Blackout, Decktective – Segreti nella Sabbia)
@ghenosgames7580 ( Azul Mini, Great Western Trail -
@pendragongamestudio3192 (Detective Batman – Tutti Mentono, Si Oscuro Signore - Luxastra)
GATES ON GAMES (Mini Crimes Stagione Due, Mortum – Medieval Detective, Oltre, Racconti di Oltre Vivi e non Morti)
@giochi_uniti (Elfenland Deluxe)
@CranioCreations (Hamlet – Costruisci il tuo Villaggio, Heaven, Here I Come, Lift It Party)
@RestorationGames (Unmatched – For King and Country inglese)
@msedizioni8527 (Fort – ESPANSIONE Cani e Gatti, Hidden Games – In Bilico su un Filo, Una Notte da Cana, Fantasy World, Four Against Darkness – Contro le Profondità Dimenticate, Four Against the Great Old Ones – Carcosa Sorge. Not The End Revamped Edition )
13:11 @LuckyDuckGamesEN (Earth)
13:47 @hasbrogamingofficial7680 / @DNDWizards (Dungeons & Dragons – Il Tesoro dei Draghi di Fizban)
14:15 @acheronbooksandgames (Brancalonia – L’Almanacco del Menagramo, Brancalonia – L’Impero Randella Ancora)
15:00 Previsioni del tempo/FIERE
#Around the table#boardgame#Detective Batman – Tutti Mentono#tg table#Great Western Trail - Argentina#Elfenland Deluxe#board game#Le Cronache di Avel#italiano#Hidden Games#ita#gdt#board games#giochi in scatola#tavola#Zombicide Undead or Alive#giochi in uscita a maggio#giochi da tavolo#giochi di società#giochi da tavolo per#Heat (Pedal to the Metal)#Hand to Hand Wombat#regole#giocatori#Happy Salmon#Hamlet – Costruisci il tuo Villaggio#dungeons & Dragons#Youtube
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Giovanni Santese, ecco "Questo amore"
Dall'11 novembre 2022 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "Questo amore", il nuovo singolo di Giovanni Santese che anticipa il nuovo album.
"Questo amore" è un brano che riporta l'amore ad una dimensione umana, celebra l'incontro e lo scontro, il consueto e lo straordinario, è un canto che toglie, ma che togliendo aggiunge un qualche cosa di più. Gli attimi che non abbiamo per dirci quanto ci amiamo, gli attimi sprecati nelle noie quotidiane, il tempo dedicato a desiderare sempre qualcosa di più. Commenta l'artista a proposito del brano: "Questo amore cancella secoli di poesia alle storie d'amore ma ricambia con attimi di verità."
Il videoclip di "Questo amore", diretto da Lorenzo Kruger, parte da una suggestione contenuta nel testo: questo amore non è. Assecondandola il video diventa altro dalla canzone, attraversandola e donandole un nuovo piano di lettura.
Descrive così l'idea del videoclip il suo regista: "Molte canzoni che ascoltiamo vogliono raccontarci cos'è l'amore, quella di Giovanni cerca di dirci cosa l'amore non è. Questa formulazione del brano mi ha innescato una visione che diventa alternativa e allo stesso parallela al testo. Ho pensato a questa coppia che per tutto il video sembra incontrarsi ma che non si trova mai. Un amore che non è. Una coppia apparente come lo sono molte che vediamo per strada, che sembrano vicine ma che la vita, il tempo e le esperienze tengono su due piani sfalsati."
Guarda qui il videoclip su YouTube: HYPERLINK "https://youtu.be/4f697YNvRjo"https://youtu.be/4f697YNvRjo
Biografia
Giovanni Santese è un cantautore italiano. Il suo album d'esordio, prodotto da Taketo Gohara, sarà pubblicato a fine 2022 per Irma Records. In precedenza ha pubblicato come non giovanni altri due album: "Ho deciso di restare in Italia" (2014 - Irma Records) finalista per l'assegnazione della Targa Tenco come Migliore Opera Prima 2015, e "Stare Bene" (2017 - Irma Records). Ai precedenti due dischi sono seguite numerose date live in band e in acustico, che hanno toccato le principali città d'Italia e i club del circuito indipendente. Giovanni Santese ha preso parte inoltre allo storico concerto del Primo Maggio di Taranto davanti a 100.000 presenze insieme a Fiorella Mannoia, Afterhours, Vinicio Capossela, Tre Allegri Ragazzi Morti e tanti altri.
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Giovanni Santese, ecco "Questo amore"
Dall'11 novembre 2022 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "Questo amore", il nuovo singolo di Giovanni Santese che anticipa il nuovo album.
"Questo amore" è un brano che riporta l'amore ad una dimensione umana, celebra l'incontro e lo scontro, il consueto e lo straordinario, è un canto che toglie, ma che togliendo aggiunge un qualche cosa di più. Gli attimi che non abbiamo per dirci quanto ci amiamo, gli attimi sprecati nelle noie quotidiane, il tempo dedicato a desiderare sempre qualcosa di più. Commenta l'artista a proposito del brano: "Questo amore cancella secoli di poesia alle storie d'amore ma ricambia con attimi di verità."
Il videoclip di "Questo amore", diretto da Lorenzo Kruger, parte da una suggestione contenuta nel testo: questo amore non è. Assecondandola il video diventa altro dalla canzone, attraversandola e donandole un nuovo piano di lettura.
Descrive così l'idea del videoclip il suo regista: "Molte canzoni che ascoltiamo vogliono raccontarci cos'è l'amore, quella di Giovanni cerca di dirci cosa l'amore non è. Questa formulazione del brano mi ha innescato una visione che diventa alternativa e allo stesso parallela al testo. Ho pensato a questa coppia che per tutto il video sembra incontrarsi ma che non si trova mai. Un amore che non è. Una coppia apparente come lo sono molte che vediamo per strada, che sembrano vicine ma che la vita, il tempo e le esperienze tengono su due piani sfalsati."
Guarda qui il videoclip su YouTube: HYPERLINK "https://youtu.be/4f697YNvRjo"https://youtu.be/4f697YNvRjo
Biografia
Giovanni Santese è un cantautore italiano. Il suo album d'esordio, prodotto da Taketo Gohara, sarà pubblicato a fine 2022 per Irma Records. In precedenza ha pubblicato come non giovanni altri due album: "Ho deciso di restare in Italia" (2014 - Irma Records) finalista per l'assegnazione della Targa Tenco come Migliore Opera Prima 2015, e "Stare Bene" (2017 - Irma Records). Ai precedenti due dischi sono seguite numerose date live in band e in acustico, che hanno toccato le principali città d'Italia e i club del circuito indipendente. Giovanni Santese ha preso parte inoltre allo storico concerto del Primo Maggio di Taranto davanti a 100.000 presenze insieme a Fiorella Mannoia, Afterhours, Vinicio Capossela, Tre Allegri Ragazzi Morti e tanti altri.
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11 maggio … ricordiamo …
11 maggio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Buddy Van Horn, detto Buddy, stuntman, regista e attore statunitense. A volte è stato accreditato come Wayne Van Horn. (n. 1929) 2021: Norman Lloyd, pseudonimo di Norman Perlmutter, attore, produttore cinematografico e regista statunitense. È stato sposato dal 1936 con l’attrice Peggy Craven. Fu grande amico di Christopher Lee e di Charlie Chaplin. (n. 1914). 2020: Jerry Stiller, Gerald…
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La Festa dei lavoratori: tra lotte e conquiste
La Festa del Primo Maggio, celebrata ogni anno in tutto il mondo, rappresenta un momento fondamentale per commemorare le lotte e le conquiste del movimento operaio. Le sue origini affondano nella seconda metà dell'Ottocento, quando le condizioni di lavoro nelle fabbriche erano disumane, con orari massacranti, salari miseri e nessuna tutela per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le radici americane della Festa dei lavoratori Nel 1886, negli Stati Uniti, i lavoratori si unirono per chiedere una riduzione della giornata lavorativa a otto ore. Il 1° Maggio, a Chicago, iniziò uno sciopero generale che coinvolse oltre 350.000 persone. Le proteste continuarono per giorni, sfociando nel tragico massacro di Haymarket il 4 Maggio. Durante una manifestazione pacifica, una bomba esplose tra la folla, causando la morte di 11 persone e il ferimento di molte altre. La polizia reagì sparando sui manifestanti, con un bilancio di ulteriori morti e feriti. Un simbolo internazionale Nonostante la repressione, il sacrificio dei lavoratori di Chicago non fu vano. Nel 1889, durante il Secondo Congresso dell'Internazionale Socialista a Parigi, venne istituita la Festa del Primo Maggio come giornata di commemorazione delle lotte operaie e di rivendicazione dei diritti dei lavoratori. La scelta della data fu un omaggio ai caduti di Haymarket. La diffusione in Italia In Italia, la Festa del Primo Maggio fu celebrata per la prima volta nel 1891. Inizialmente osteggiata dal governo e dalla monarchia, divenne un punto di riferimento per il movimento socialista e sindacale. Nel corso del XX secolo, la Festa del Primo Maggio fu caratterizzata da grandi manifestazioni e scioperi, spesso repressi con violenza dalle autorità. Dal 1990, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, hanno istituito un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: la manifestazione si tiene a Roma, tradizionalmente in piazza di San Giovanni in Laterano (nel 2020 e 2021 all'Auditorium Parco della Musica, nel 2024 al Circo Massimo) dal primo pomeriggio fino alla notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguita da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmessa in diretta televisiva dalla Rai. Il fascismo e la rinascita L'ascesa del fascismo al potere in Italia nel 1922 segnò un periodo di repressione per il movimento operaio e la Festa del Primo Maggio fu cancellata. Solo con la caduta del regime nel 1945, la Festa poté essere nuovamente celebrata liberamente. Oggi, il Primo Maggio Oggi, il Primo Maggio rappresenta un'occasione per celebrare le conquiste ottenute dai lavoratori in termini di diritti, condizioni di lavoro e tutele sociali. È anche un momento per riflettere sulle sfide ancora aperte, come la precarietà del lavoro, le disuguaglianze salariali e la sicurezza sul luogo di lavoro. Foto di copertina: DepositPhotos Read the full article
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La vendemmia in Sicilia 1929
11 Novembre - San Martino : si aprono le botti del vino nuovo
San Martino arriva tra le nebbie ed i voli delle gru che cercano il sole, foglie morte portate via dal vento, torrenti gonfiati dalle nuvole del furioso maestrale, filari di vite nudi e scheletrici. Eppure San Martino è l’inizio della nuova vita del vino. Non è una nascita ma un continuo. Le piogge di aprile, il sole di maggio, l’afa di luglio, il fuoco di agosto, le lacrime celesti di settembre, sono qui a cantare nelle botti, nell’instancabile fermentare del vino, nel suo mutarsi giorno dopo giorno, nell’essere zucchero e quindi ricordo, ebrezza, infine amore. San Martino viene in silenzio, nello spogliarsi di vita degli alberi, nel fermassi delle nubi appesantite dall’acqua sulla cima dei monti, tra i rami nudi dei boschi, nel silenzio che riempie come fredda lava che tutto cancella, il cuore degli uomini. In questo silenzio mutevole ed inquieto, i rossi accesi, i gialli dominanti si perdono, nel continuo cantare delle botti, tra le fiamme dei camini che fanno aprire le castagne con il loro gusto intenso e rotondo. Nel silenzio del cielo, tra il grigiore dei colli silenziosi e la danza del fuoco, senti l’anima tua seguire nel vento il rinascere continuo del mondo, l’evolversi delle stagioni e il mutare degli astri. L’anima tua sente che il silenzio del mattino, l’assenza di insetti, il sole nascosto tra le nubi, non è un approdo in cui nascondersi e chiudersi al mondo, ma un salpare, verso tempeste immobili e mareggiate silenziose, perché l’autunno non è nello spogliarsi degli alberi, nel cadere continuo di foglie imbrunite o di rami morti rubati dal vento. L’ autunno è nel fermentare del mosto maturato a vino novello e presto vino maturo, è nel suo essere ora schiumoso nella voce sua frizzante, ora quieto e fraterno nell’improvviso imbrunire del giorno, nel sapore intenso che dona alle caldarroste, nella forza gioiosa ed estatica con cui disseta i tuoi sogni. Tutto questo è il sorriso dell’autunno, necessario abbandono, invisibile ambrata rinascita, tutto questo è San Martino.
San Martino arrives among the mists and the flights of cranes looking for the sun, dead leaves carried away by the wind, streams swollen by the clouds of the furious mistral, rows of bare and skeletal vines. Yet San Martino is the beginning of the new life of wine. It is not a birth but a continuation. The rains of April, the sun of May, the heat of July, the fire of August, the celestial tears of September, are here singing in the barrels, in the tireless fermenting of the wine, in its changing day after day, in to be sugar and therefore recall, joy, finally love. San Martino comes in silence, stripping the trees of life, stopping the clouds weighed down by water on the top of the mountains, among the bare branches of the woods, in the silence that fills the hearts of men like cold lava that erases everything. In this changing and restless silence, the bright reds, the dominant yellows are lost, in the continuous singing of the barrels, among the flames of the fireplaces that open the chestnuts with their intense and round taste. In the silence of the sky, between the grayness of the silent hills and the dance of fire, feel your soul following in the wind the continuous rebirth of the world, the changing of the seasons and the changing of the stars. Your soul feels that the silence of the morning, the absence of insects, the sun hidden among the clouds, is not a landing place in which to hide and close to the world, but a setting sail, towards motionless storms and silent sea storms, because the autumn is not in the stripping of trees, in the continuous falling of browned leaves or dead branches stolen by the wind. Autumn is in the fermentation of the matured must into new wine and soon mature wine, it is in its being now frothy in its sparkling voice, now quiet and fraternal in the sudden darkening of the day, in the intense flavor it gives to roasted chestnuts, in the joyful strength and ecstatic with which it quenches your dreams. All this is the smile of autumn, necessary abandonment, invisible amber rebirth, all this is San Martino.
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Quando e perché Mussolini abolì la Festa del 1° maggio La Festa del Lavoro, intesa come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche né sociali, per affermare i propri diritti e migliorare la propria condizione, ha origine lontane. Dopo migliaia di anni di osceno sfruttamento, con turni di lavoro che arrivavano alle sedici ore al giorno (uomini, donne, persino bambini), a metà dell’Ottocento cominciò a svilupparsi una coscienza civile ed umana, onda lunga della rivoluzione illuminista del secolo precedente. Nella lontana Australia, luogo d’emigrazione e di lavoro, nel 1855 si coniò una parola d’ordine su cui si fonderanno le politiche dei movimenti sindacali organizzati di fine secolo e del Novecento: “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”. Era un concetto rivoluzionario, che andava al di là della dimensione lavorativa, e che mirava ad allargare la sfera dei diritti di ogni cittadino. Nell’ottobre del 1884 le organizzazioni sindacali indicarono nel 1° Maggio 1886 la data limite, a partire dalla quale gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno. Fu indetto uno sciopero generale a cui parteciparono quattrocentomila lavoratori; a Chicago ne sfilarono ottantamila, e la manifestazione venne repressa nel sangue. Ad essa seguirono giorni di violenti scontri in tutte le grandi metropoli americane, culminati il 4 maggio col massacro di Haymarket, dove 11 persone persero la vita. Ma la lotta contro il capitalismo selvaggio e senza regole continuava. Adesso toccava all’Europa. Il 20 luglio 1889 a Parigi si tenne il congresso della Seconda Internazionale, che decise di organizzare una grande manifestazione in una data stabilita. La scelta cadde sul 1° maggio, per commemorare la carneficina di Haymarket: il ricordo dei “martiri di Chicago” divenne simbolo di lotta dei lavoratori di tutto il mondo. (...) Il 1° maggio 1898 coincise con la fase più acuta dei “moti per il pane”, con il tragico epilogo di Milano, nei giorni dal 6 al 9 maggio, quando l’esercito di Bava Beccaris cannoneggiò la popolazione inerme, lasciando sul selciato 81 morti e 450 feriti. (...) Finalmente, il 1° maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori poterono festeggiare il conseguimento dell’obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore di lavoro. Ma un formidabile nemico del popolo e dei lavoratori tesseva la sua tela omicida. Nell’ottobre del 1922 Benito Mussolini diventò Presidente del Consiglio, e uno dei primi atti del suo governo cancellò con un colpo di spugna il 1° maggio e il suo significato, maturato in anni di sanguinosissime conquiste dei lavoratori: il 19 aprile del 1923, con un decreto-legge da lui proposto ed approvato dal Consiglio dei ministri, la festività venne abolita ed accorpata alla festa ufficiale del fascismo, che coincideva con il “Natale di Roma”, il 21 aprile, dallo stesso tiranno proclamata. Soltanto l’anno prima, il presidente del Consiglio Facta aveva riconosciuto il 1° maggio come giornata festiva. La scellerata decisione di Mussolini era la logica conseguenza della lotta fascista contro le corporazioni dei lavoratori e dei loro sacrosanti diritti, che già prima della presa del potere si era concretizzata durante il cosiddetto biennio rosso, quando le squadracce in camicia nera si macchiarono di violenze inaudite contro le organizzazioni operaie socialiste e comuniste, con vergognose caccie all’uomo, omicidi e distruzioni, violenze tollerate e persino sostenute dagli organi dello stato liberale: una macchia indelebile nella storia di questo Paese. All’atto formale il tiranno fece seguire atti sostanziali, con operazioni a tenaglia: la milizia fascista venne sguinzagliata per intimidire e aggredire operai e contadini, soffocare ogni manifestazione di protesta nelle fabbriche e nei campi, mentre le autorità di pubblica sicurezza si occuparono di stroncare ogni movimento teso a difendere i diritti dei lavoratori e a prevenire azioni collettive e individuali operanti in tal senso: retate, arresti preventivi, sequestri di materiale e chiusura di fogli e giornali divennero la tetra normalità. Festeggiare il 1° maggio divenne un reato duramente punito. Ma il pugno di ferro del regime non conosceva limiti: nel biennio 1925-26 furono proclamate le cosiddette “leggi fascistissime”, che dichiararono fuorilegge le associazioni sindacali non irreggimentate, vietarono il diritto di sciopero e la serrata. L’anno seguente entrò in opera il famigerato Tribunale Speciale dello Stato, che comminò migliaia di pesantissime condanne: nel solo 1928, per aver celebrato il 1° maggio, sette operai di Trieste, cinque di Verona, tre di Torino e uno di Milano vennero condannati ad oltre 102 anni di carcere. Di fronte a tale spietata durezza, persino il ricordo del 1° maggio del 1921, definito dall’Avanti! “il più tragico, il più tempestoso, il più significativo tra quanti ne ha solennizzati la classe lavoratrice d’Italia”, impallidiva. La volontà del regime di estirpare alla radice il significato più autentico del 1° maggio fu così tenace da sfociare nella psicosi e nella pura idiozia: negli anni Trenta in Romagna gli squadristi irrompevano nelle case in cerca di tortelli, serviti nei giorni di festa. Bisognerà aspettare il crollo del regime e il 1945 perché gli effetti del decreto del 1923 cadessero, e quella ricorrenza tornasse a rappresentare la data simbolo della Festa del Lavoro, liberamente celebrata da milioni di lavoratori. In occasione di questa gloriosa ricorrenza, non sarà quindi inutile ricordare che quella di un Mussolini schierato a fianco del popolo e dei lavoratori è una delle maggiori balle che ancora circolano su quel triste figuro. Giuseppe Costigliola
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SECONDA ONDATA
Per capire il presente, bisogna conoscere il passato. È una legge vera sempre, anche nel nostro caso: per capire quanto può essere grave la seconda ondata, bisogna studiare come si è sviluppata la prima. Ma c’è un problema, ci scontriamo con la questione sempre evidenziata: i dati dei contagi di febbraio e marzo erano fortemente sottostimati a causa del numero insufficiente di tamponi.
Ora però abbiamo una informazione chiave: l’esito della indagine sierologica dell’ISTAT, che ha stimato il numero reale dei contagi sino a giugno. Il risultato dell'indagine è che un milione e mezzo di italiani sono entrati in contatto con il virus nella prima ondata, circa sei volte di più di quanti ne sono stati identificati coi tamponi.
Per ricostruire la curva reale dei contagi potremmo quindi moltiplicare per sei il valore giornaliero dei contagi identificati, ma sarebbe una soluzione brutale e sbagliata: il numero di tamponi effettuati non è stato uniforme, ma spaventosamente basso rispetto ai contagi in marzo, per poi aumentare in aprile e raggiungere un numero in linea con le necessità nei mesi successivi.
Ho quindi adottato un metodo diverso per ricostruire la probabile curva dei contagi nella prima ondata. Attenzione, il post sarà lungo. Ma non è possibile ridurlo, se non omettendo informazioni chiave sulla metodologia.
Prima di tutto sono partito da una semplice media mobile a 7 giorni sui dati grezzi (per eliminare il ciclo settimanale dovuto ai fine settimana), poi ho identificato una soglia minima (il 2%) nel rapporto positivi/test sotto la quale il numero degli identificati si può ritenere parzialmente affidabile. La soglia del 2%, che ho scelto in modo empirico, è risultata molto vicina a quella che meglio approssima il risultato dell’Istat, come vedremo dopo. In che periodo siamo stati sotto questa soglia? Solo dai primi di maggio siamo scesi stabilmente sotto a questo valore e ora ci stiamo pericolosamente tornando.
Anche i dati grezzi del rapporto test/casi sono stati sottoposti a media mobile su 7 giorni. Infine tutti i valori dei positivi identificati sono stati considerati sottostimati in modo proporzionale alla distanza dalla soglia in quel momento, ciò vuol dire che nel picco epidemico di metà marzo i valori sono stati incrementati di un fattore dieci, in certi casi anche superiore.
Il risultato lo potete vedere nella curva nera del grafico, a scala logaritmica: al momento del picco nei dati (20 marzo) avevamo quasi 70 mila contagi al giorno. E’ un numero enorme, soprattutto se consideriamo che era concentrato quasi esclusivamente in Lombardia e regioni limitrofe. Per avere un termine di paragone, è pari quanti ne venivano registrati un mese fa in tutti gli Stati Uniti. La data del picco è consistente con il lock-down del 12 marzo: questa curva è costruita a partire dagli identificati e in quel periodo (in cui venivano tamponati solo i sintomatici più gravi) tra il momento del contagio e il momento in cui si veniva identificati passavano vari giorni. Solo dal giorno del lock-down la curva ha iniziato, finalmente, a scendere.
Come possiamo validare la curva prodotta? Con due indicatori: il primo è che la cumulata di tutti i casi produce 1 milione e 620 mila casi, un valore di poco superiore a quello stimato dall'ISTAT, che peraltro secondo molti potrebbe soffrire di una certa sottostima (perché gli anticorpi nel tempo tendono a scomparire).
Il secondo è la pendenza della curva (la linea tratteggiata) nel suo primo tratto, cioè nel periodo di crescita libera del virus: una pendenza mostruosa, un tasso di crescita del 32% al giorno, con un tempo di raddoppio di soli 2.5 giorni. Ricordiamo che il grafico è in scala logaritmica: in pochissimi giorni il numero di contagi giornalieri scala interi ordini di grandezza, passa da 100 a 1000 a 10.000 contagi al giorno.
Dove avevamo già visto questo mostruoso tasso di crescita? Forse lo ricorderete, nella curva dei decessi dei primi grafici di marzo, esattamente uguale. La linea blu nel grafico riporta i decessi giornalieri (mediati su 7 giorni) e la linea tratteggiata è il suo trend nella fase di crescita libera del virus. I due trend, contagi e decessi giornalieri, sono perfettamente paralleli, con uno shift di soli 5 giorni: un tempo ridottissimo rispetto all'attuale, perché purtroppo in quel momento i casi gravi venivano identificati troppo tardi o addirittura solo al momento del decesso.
Ora abbiamo chiaro qual’è il potenziale di espansione di questo virus in una vita normale, quella che abbiamo purtroppo lasciato alle spalle dal 12 marzo: senza mascherine, distanziamento, aerazione, senza alcuna limitazione a locali, eventi, assembramenti, il virus raddoppia contagi e morti ogni 2.5 GIORNI. La crescita spaventosa dei decessi in marzo non era dovuta a fantomatiche realtà locali, ma alla velocissima e spaventosa diffusione dei contagi nei giorni precedenti. Il rapporto tra i due, cioè la letalità, è stata sicuramente più alta in italia rispetto ad altri paesi, per ragioni legate alla struttura della popolazione e al collasso del sistema sanitario nella fase acuta, ma in realtà questo è vero nelle fasi successive all'esplosione iniziale, perché nella fase di crescita il rapporto tra i due è stabile e poco superiore all’1%.
E oggi?
Ora ha senso guardare la curva dei contagi di agosto (la linea rossa, asse del tempo in alto) e il suo trend di crescita (la linea tratteggiata), confrontandolo con lo spaventoso trend di febbraio-marzo. La seconda ondata si presenta come una esponenziale con tasso di crescita del 6.5% al giorno, equivalente a un tempo di raddoppio di 11 giorni. E’ un valore enormemente più basso di quello di febbraio grazie alle regole ancora in vigore (a cui per qualche giorno abbiamo stupidamente derogato per le discoteche, e lui ne ha approfittato immediatamente per tornare a esplodere) ma è anche un tasso di crescita enormemente più alto di quello che ci possiamo permettere, che è ZERO.
Perché un tempo di raddoppio di 11 giorni vuol dire che all'apertura delle scuole avremmo 3 mila casi al giorno e a fine settembre circa 10 mila (assumendo che l’apertura delle stesse non aumenti il fattore di crescita, cosa che temo impossibile). Come spiega benissimo Emanuele Ghedini, il meccanismo è molto simile a quello di un reattore nucleare che diventa critico: a partire da inizio giugno abbiamo estratto lentamente le barre di controllo dal nocciolo e ora la potenza del reattore è tornata a crescere in modo esponenziale.
Ora qualcuno starà già pensando: si, ma terapie intensive e decessi non aumentano, quindi stiamo ben sereni.
In realtà non è vero: il 31 luglio avevamo 41 pazienti in terapia intensiva, ora 67. Ma quello che bisogna capire, ancora una volta, è cosa voglia dire una crescita esponenziale e il valore atteso nel tempo. Con poco più di mille contagiati al giorno, perlopiù giovani e identificati molto prima di quanto si facesse in marzo, il valore atteso è dell’ordine dei 10 nuovi decessi al giorno, e non ora, ma tra 1-2 settimane. Quindi è normale che al momento i decessi sembrino stabili. Ma con 10 mila contagiati a fine settembre, il valore atteso è 100 decessi a metà ottobre. E a quel punto comincia a crescere anche la letalità, perché alcune strutture sanitarie iniziano a collassare, perché il contagio rientra nelle RSA, etc. Quel che succede poi, lo sapete.
Tutto ciò non è scritto. È la strada che stiamo seguendo, ma una strada si può cambiare. Sarà un lungo inverno, diamoci delle tappe, degli obiettivi. Bisogna capire la potenza del tempo in una crescita esponenziale, per sfruttare al meglio il tempo, ogni attimo. Fare e richiedere un’accortezza in più, ogni giorno. Tenere la mascherina in modo corretto. Non parlare in faccia alle persone. Pensarci un attimo prima di infilarsi in un certo luogo. Spiegare di nuovo ai figli perché lo facciamo.
Diamoci delle tappe, la prima è arrivare all'apertura delle scuole.
Fausto Tomei, fb
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“ Avevo affisso alla porta del mio studio un cartellino con questo avviso:
Sospese da oggi le udienze a tutti i personaggi, uomini e donne, d’ogni ceto, d’ogni età, d’ogni professione, che hanno fatto domanda e presentato titoli per essere ammessi in qualche romanzo o novella. N.B. Domande e titoli sono a disposizione di quei signori personaggi che, non vergognandosi d’esporre in un momento come questo la miseria dei loro casi particolari, vorranno rivolgersi ad altri scrittori, se pure ne troveranno.
Mi toccò la mattina appresso di sostenere un’aspra discussione con uno dei più petulanti, che da circa un anno mi s’era attaccato alle costole per persuadermi a trarre da lui e dalle sue avventure argomento per un romanzo che sarebbe riuscito – a suo credere – un capolavoro. Lo trovai, quella mattina, innanzi alla porta dello studio, che s’aiutava con gli occhiali e in punta di piedi – piccolo e mezzo cieco com’era – a decifrare l’avviso. In qualità di personaggio, cioè di creatura chiusa nella sua realtà ideale, fuori delle transitorie contingenze del tempo, egli non aveva l’obbligo, lo so, di conoscere in quale orrendo e miserando scompiglio si trovasse in quei giorni l’Europa. S’era perciò arrestato alle parole dell’avviso: «in un momento come questo», e pretendeva da me una spiegazione. Erano ancora i giorni di torbida agonia che precedettero la dichiarazione della nostra guerra all’Austria, ed entravo di furia nello studio con un fascio di giornali, ansioso di leggere le ultime notizie. Mi si parò davanti: – Scusi… permette? – Non permetto un corno! – gli gridai. – Mi si levi dai piedi! Ha letto l’avviso? – Sissignore, appunto per questo… Se mi volesse spiegare… – Non ho nulla da spiegarle! Non ho più tempo da perdere con lei! Via! Vuole le sue carte, i suoi documenti? Venga, entri, prenda e se ne vada! – Sissignore… ecco, ma se volesse dirmi almeno che cosa è accaduto?… Sperando di farlo schizzar per aria, polvere, come per una cannonata a bruciapelo, gli urlai in faccia: – La guerra! Rimase lì impassibile, come se non gli avessi detto nulla. – La guerra? Che guerra? Me lo tolsi davanti con uno strappo violento; entrai nello studio, sbattendogli la porta in faccia; e, buttandomi sul divano, corsi con gli occhi alle ultime notizie dei giornali, se finalmente la dichiarazione di guerra era avvenuta, se gli ambasciatori d’Austria e di Germania erano partiti da Roma, se c’erano già i primi fatti d’armi per mare o alla frontiera. Nulla! ancora nulla! E fremevo. «Ma come? ma come?», dicevo. «Che s’aspetta? E che aspettano ancora questi signori ambasciatori, dopo le sedute solenni della Camera e del Senato e il delirio di tutto un popolo che da tanti giorni grida per le vie di Roma guerra, guerra! Son diventati sordi? ciechi? L’albagìa tedesca, la tracotanza austriaca dove sono più? Quattro, cinque volte, nei giornali del mattino, nei giornali del pomeriggio, in quelli della sera s’è loro annunziato che i treni speciali sono pronti per essi. Niente. Sordi. Ciechi. E intanto a Trieste, a Fiume, a Pola, in tutto il Trentino si fa scempio e strazio dei nostri fratelli che ci aspettano; e noi li abbiamo lasciati partire protetti e tranquilli, i signori sudditi austriaci e tedeschi!» Mentre così pensavo, fremendo, m’avvenne di levar gli occhi dal giornale, e che vidi? Lui, quel petulante, quell’insoffribile personaggio, ch’era entrato non so come, non so donde, e se ne stava pacificamente seduto su una poltroncina presso una delle finestre che guardano sul mio giardinetto, tutto ridente e squillante, in quei giorni di maggio, di rose gialle, di rose bianche, di rose rosse e di garofani e di geranii. Guardava fuori, con faccia beata, i cipressi e i pini di Villa Torlonia dirimpetto, dorati dal sole, abbagliati sotto l’intenso azzurro del cielo e stava a udire con delizia evidente il fitto cinguettio degli uccellini felicemente nati con la stagione e il chioccolio della fontanella del mio giardinetto. La sua vista inopinata, quel suo atteggiamento di delizia mi suscitarono una rabbia che non so dire: una rabbia che avrebbe dovuto lanciarmi addosso a lui, e invece restava lì come schiacciata dal peso d’uno stupore, ch’era anche nausea e avvilimento. Gli vidi, a un tratto, voltare verso me quella beata faccia. Con l’orecchio intento e una mano appena levata: – Sente? – mi disse, – sente che bel trillo? È un merlo, questo, sicuramente. Afferrai i giornali stesi su le ginocchia con l’impeto di piombargli con essi sopra ad accopparlo, urlandogli nel furore tutte le ingiurie, tutti i vituperii che mi venivano in bocca. E poi? Sarebbe stato inutile. Scaraventai a terra i giornali, puntai i gomiti su le ginocchia, mi presi la testa tra le mani. Poco dopo, con placida voce, quegli ricominciò a dire: – E che c’entro io, scusi, se il merlo canta? se le rose ridono nel suo giardinetto? Corra a mettere la museruola a quel merlo, se le riesce, e a strappar queste rose! Non credo, sa, che se la lasceranno mettere la museruola gli uccellini; e tutte le rose di questo maggio da tutti i giardini, non le sarà mica facile strapparle… Mi vuol far saltare dalla finestra? Non mi farò male; e le rientrerò nello studio dall’altra. Che vuole che importi a me, agli uccellini, alle rose, alla fontanella della sua guerra? Cacci il merlo da quell’acacia; se ne volerà nel giardino accanto, su un altro albero, e seguiterà di lì a cantare tranquillo e felice. Noi non sappiamo di guerre, caro signore. E se lei volesse darmi ascolto e dare un calcio a tutti codesti giornali, creda che poi se ne loderebbe. Perché son tutte cose che passano, e se pur lasciano traccia, è come se non la lasciassero, perché su le stesse tracce, sempre, la primavera, guardi: tre rose più, due rose meno, è sempre la stessa; e gli uomini hanno bisogno di dormire e di mangiare, di piangere e di ridere, d’uccidere e d’amare: piangere su le risa di jeri, amare sopra i morti d’oggi. Retorica, è vero? Ma per forza, poiché lei è così, e crede per ora ingenuamente che tutto, per il fatto della guerra, debba cambiare. Che vuole che cambi? Che contano i fatti? Per enormi che siano, sempre fatti sono. Passano. Passano, con gli individui che non sono riusciti a superarli. La vita resta, con gli stessi bisogni, con le stesse passioni, per gli stessi istinti, uguale sempre, come se non fosse mai nulla: ostinazione bruta e quasi cieca, che fa pena. La terra è dura, e la vita è di terra. Un cataclisma, una catastrofe, guerre, terremoti la scacciano da un punto; vi ritorna poco dopo, uguale, come se nulla fosse stato. “
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Brano tratto da:
Luigi Pirandello, Colloquii coi personaggi.
NOTA: il racconto breve Colloquii coi personaggi fu pubblicato per la prima volta a puntate sul quotidiano palermitano Il Giornale di Sicilia (17-18 agosto e 11-12 settembre 1915; il Regno d’Italia era entrato in guerra il 24 maggio). Assieme ai racconti Personaggi e La tragedia d’un personaggio questo testo ha fornito lo spunto per l’innovativo Sei personaggi in cerca d’autore, dramma rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al teatro Valle di Roma.
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