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Il Casinò | [ita] - Il Casinò (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1434990361-il-casin%C3%B2-ita-il-casin%C3%B2?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=doandroidsdream Un freddo e oscuro scenario in cui il protagonista si muove con precisione in un vicolo desolato. La sua missione: risolvere un intricato caso che tiene la sua squadra sulle spine. Guidato dal ticchettio delle sue scarpe, riflette sulle ultime informazioni ricevute da un collega: un casinò potrebbe essere la chiave. Con attenzione estrema e travestimento impeccabile, si avvicina al suo obiettivo, consapevole che un errore potrebbe costargli tutto. Con un respiro profondo, varca la soglia del casinò, pronto ad affrontare ciò che lo attende all'interno.
#agentesegreto#casino#giallo#killer#metateatro#mistero#opera#plottwist#serialkiller#shortstory#spionaggio#storiabreve#teatro#thriller#mistero-thriller#books#wattpad#amreading
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Publicado el volumen «“De la comedia a que vamos / este ha sido el entremés”. Estudios sobre el metateatro y la comedia áurea», coordinado por Iñaki Pérez Ibáñez («Biblioteca Áurea Hispánica», 156)
Se acaba de publicar el número 156 de la colección «Biblioteca Áurea Hispánica», el volumen «De la comedia a que vamos / este ha sido el entremés». Estudios sobre el metateatro y la comedia áurea, coordinado por Iñaki Pérez Ibáñez. Iñaki Pérez Ibáñez (ed.), «De la comedia a que vamos / este ha sido el entremés». Estudios sobre el metateatro y la comedia áurea, Madrid / Frankfurt am Main,…
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#Biblioteca Áurea Hispánica#Iñaki Pérez Ibáñez#Iberoamericana Vervuert#Literatura del Siglo de Oro#Metateatro#Teatro del Siglo de Oro
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“Caos” di Mika Myllyaho al Teatro San Leonardo a Viterbo Andrà in scena lunedì 4 novembre 2024 a... #anneriittaciccone #ariannaninchi #caos #florianmetateatro #giadabenedetti #mikamyllyaho #pescara #saraadami #teatrosanleonardo #viterbo https://agrpress.it/caos-di-mika-myllyaho-al-teatro-san-leonardo-a-viterbo/?feed_id=7774&_unique_id=6727fb8695188
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Treviso - Porta Santi Quaranta - 1516
Mentre in Italia il Rinascimento stava vivendo il suo tramonto, questa moda entra nel mondo anglosassone ed influenza, con intellettuali italiani che vi si trasferiscono come John Florio, la cultura inglese.
William Shakespeare - che del resto scrive sonetti come Petrarca - si ispira dunque non solo a storie e luoghi totalmente di fantasia (Amleto e la Danimarca, l’isola inventata de La Tempesta), ma, grazie al contatto con John Florio, all’Italia di Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, a Roma ed in particolare a Venezia nella cui natura mercantile Londra non può non raffigurarsi.
Fra i personaggi più celebri delle opere di Shakespeare vi sono:
- Amleto: principe di Danimarca, tormentato dal dubbio e dal desiderio di vendetta dopo l'assassinio di suo padre da parte dello zio Claudio, antesignano dei nodi messi in evidenza dalla psicanalisi, precursore delle incertezze degli inetti dei romanzi del Novecento, vera testimonianza dell’uomo moderno messo all’angolo dal dilemma fra volontà e nichilismo, dal conflitto fra il vecchio mondo medioevale basato sulla vendetta e la nuova sensibilità critica rinascimentale (“c’è del marcio in Danimarca”).
"["Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile per l'animo soffrire i colpi di fionda e i dardi di una fortuna oltraggiosa, o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, finirli. Morire: dormire; nient'altro; e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne"
- Ofelia: giovane nobile, innamorata di Amleto, che impazzisce e si suicida come le eroine del Novecento (es. Anna Karenina, Tosca);
- Macbeth: un valoroso generale scozzese che, spinto dall'ambizione propria e della moglie, e dalle profezie delle streghe, diventa re tramite l'assassinio e la tirannia;
"La vita è solo un'ombra che cammina; un povero attore che si dimena e si agita per un'ora sul palcoscenico, e poi non se ne parla più"
- Lady Macbeth: moglie di Macbeth, che lo incita al regicidio e alla violenza, ma alla fine è consumata dal senso di colpa;
- Romeo Montecchi: giovane amante di Verona, innamorato di Giulietta, con la quale vive un tragico amore proibito.
"Ma, ecco, sorge a levante una luce: è l'oriente, e Giulietta è il sole"
- Giulietta Capuleti: giovane innamorata di Romeo, la cui relazione con lui è ostacolata dalla faida tra le loro famiglie;
"Ma cos'è un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso dolce profumo"
- Otello: generale moresco al servizio di Venezia e pronto a combattere a Cipro contro i Turchi, che è ingannato da Iago e uccide la moglie Desdemona per gelosia;
- Puck (Robin Goodfellow): spirito birichino e servitore di Oberon, famoso per i suoi scherzi nel metateatro del Sogno di mezza estate;
- Re Lear: nonostante gli avvisi del giullare di corte ("The Fool"), re anziano che divide il suo regno tra le figlie, innescando una tragica catena di eventi;
"Ripeness is all"
- Falstaff: presente in più opere (es. Enrico V), cavaliere gaudente e spaccone;
- Prospero: ne La Tempesra, Duca deposto di Milano, mago e signore dell'isola su cui è naufragato;
[Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni]
- Enrico V vincitore ad Azincourt
"Una volta di più nella breccia, cari amici"
- Giulio Cesare: generale romano il cui assassinio innesca il conflitto civile;
- Bruto: congiurato che vive il suo dilemma fra il senso di colpa derivante dal suo amore filiale per Cesare e l’aspirazione stoica alla libertà;
- Marco Antonio: Alleato di Cesare, che cerca vendetta contro i cospiratori. Il suo monologo è in realtà quello di un inglese che teme l’anarchia nel caso in cui il sovrano - come un’Elisabetta senza eredi - sia deposto.
"Amici, Romani, concittadini, prestatemi orecchio; / vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. / Il male che gli uomini fanno vive dopo di loro, / il bene è spesso sepolto con le loro ossa"
"Ci rivedremo a Filippi"
- Cleopatra: regina d’Egitto che suicida dopo la sconfitta di Azio
"la poppa era di oro battuto, le vele di porpora e così profumate che i venti languivano d’amore per esse, i remi erano d’argento e mantenevano i colpi al ritmo del flauto"
- Shylock: l’ebreo astuto, il villain, ne Il mercante di Venezia, costretto successivamente alla conversione per via del conflitto con il debitore Antonio.
“Egli m’ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m’ha impedito di concludere un affare per un milione.
"Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni, ha disprezzato la mia razza, ha intralciato i miei buoni affari, ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici!
E tutto questo per quale ragione? Perché sono ebreo! E dunque? Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni? Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano? Non viene ferito forse dalle stesse armi? Non è soggetto alle sue stesse malattie? Non è curato e guarito dagli stessi rimedi? E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano? Se ci pungete non versiamo sangue, forse? E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci usate torto non cercheremo di rifarci con la vendetta? Se siamo uguali a voi in tutto il resto, dovremo rassomigliarvi anche in questo. Se un ebreo fa un torto a un cristiano, a che si riduce la mansuetudine di costui? Nella vendetta. E se un cristiano fa un torto a un ebreo quale esempio di sopportazione gli offre il cristiano? La vendetta. La stessa malvagità che voi ci insegnate sarà da me praticata, e non sarà certo difficile che io riesca persino ad andare oltre l’insegnamento.”
La letteratura inglese - con l’epica del ciclo arturiano e la raccolta di storie di Chaucer - influenza l’opera di Shakespeare il cui sguardo sull’uomo e sul potere darà poi i suoi frutti nell’epoca romantica di Yeats ("Cammina dolcemente perché cammini sui miei sogni"), Keats, Woodsworth, Shelley, Coleridge e Byron.
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La prima settimana del Catania Off Fringe Festival edizione 2023, anticipata da una spumeggiante presentazione al galà del 17 sera al Teatro Sangiorgi praticamente sold-out, è giunta a conclusione registrando un efficace afflusso negli spazi in cui chi c’è stato ha potuto assistere ad un girotondo di esibizioni ciascuna di enorme pregio drammaturgico e recitativo. Spaziando dai vantaggi di una non nascita, di una inadeguatezza genitoriale; raccontando di un pomeriggio in una sala var, ricordando un writer famoso, così tanto che fu fatto sparire; la performance muta della muta di un rettile, ricostruzioni di crimini mafiosi e politici, valori e cose che si perdono per strada, reinterpretazioni della commedia dell’arte, enorme tela bianca come uno specchio digitale, teatro danza che fugge da Mozart, Amleto punk che ha molto da dire al mondo dello spettacolo, metateatro ed interazione, spazi in cui il gioco creativo fa esistere tutte le cose, il giardino di Alice che diventa ospedale, cicli della vita in cui chiunque può identificarsi; danza, parole mute, gesti eloquenti, tributi musicali, musica generata da strumenti quasi magici.
La prima settimana del Fringe a Catania ha portato una ventata di freschezza (sebbene le temperature si mantengano su medie estive) e promette un interessante secondo segmento di programmazione da giovedì 26 a domenica 29 ottobre, ultimo turno alle h. 22,00. Trentatré gli spettacoli in scena in undici spazi performativi catanesi: CUT - Centro Universitario Teatrale, Piccolo Teatro della Città, Zō Centro Culture Contemporanee (Sala Grigia e Sala Verde), OPEN - Creative Work Space, Le Stanze in Fiore, I.O.S. Angelo Musco (scuola), Sala Hernandez, Piazza Scammacca, Teatro "Sala De Curtis", Salmastra, Four Points by Sheraton. Tre scelte orarie che permettono di pianificare tranquillamente la propria serata e l’incastro con altri impegni; la rotazione che dà agio di recuperare laddove il progetto di assistere a quasi tutto non possa essere portato a temine nella stessa giornata. Il Fringe non ha solo il merito di produrre e supportare quei validi lavori indipendenti che si collocano nell’orlo, nel margine, ma anche di offrire alle strutture di essere scoperte da chi non avesse ancora avuto l’occasione di conoscerle. Dunque, restano pochi giorni ancora per concorrere all’aumento dei livelli di Felicità Interna Lorda, per chiudere l’estate che ancora non se ne va con una scorpacciata proficua ed edificante di teatro diffuso ed arti performative, comicità intelligente, che sì fa ridere ma anche riflettere; testi impegnati, musicali e clowneschi; storie vere per mantenere vigile la memoria collettiva su fatti storici e storie contemporanee, testi autobiografici o immaginari. Tanti anche gli eventi collaterali al Village del SAL di Via Indaco.
La nostra città risponde, la curiosità per questa seconda edizione del Catania Off Fringe Festival cresce.
Il programma completo con tutti gli eventi e gli spettacoli è pubblicato sul sito: www.cataniaoff.com.
Aspettiamo tutti i Catanesi, certi del loro interesse già risvegliato dalla prima settimana di programmazione.
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Bologna: 3-8 ottobre a Teatri di Vita, "Nakba" Enrico Frattaroli affronta la memoria della "catastrofe" della Palestina
Bologna: 3-8 ottobre a Teatri di Vita, "Nakba" Enrico Frattaroli affronta la memoria della "catastrofe" della Palestina. Si chiama "Nakba", ovvero "catastrofe", ed è il grande punto di svolta della storia della Palestina e del Medio Oriente, quando nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele, migliaia di palestinesi furono costretti ad abbandonare le proprie case, le città e le terre, per scappare nei campi profughi. Una tragedia della pulizia etnica che si ripete in questi giorni con la fuga degli armeni dal Nagorno-Karabakh, e che è alla base dell'instabilità dei territori palestinesi, tuttora sotto occupazione militare e senza riconoscimenti dei diritti. A raccontare tutto questo è lo spettacolo di Enrico Frattaroli, protagonista della grande stagione delle avanguardie teatrali, interpretato da Franco Mazzi: "Nakba - I nostri occhi sono i nostri nomi", ovvero "XX calligrammi per la Palestina", tratto dal romanzo autobiografico "Testimone oculare" di Muhammad Al-Qaysi, che fu tra i fuggitivi con la famiglia all'età di 4 anni. L'appuntamento è Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it), da martedì 3 a domenica 8 ottobre, alle ore 21 (sabato ore 20, domenica ore 17). La musica è del Trio Joubran, la dizione poetica in lingua araba e canto mawwal di Samia Qazmuz Bakri, il tema al flauto palestinese di Mohamed Al-Zamel, gli interventi in audio del soprano Patrizia Polia e del basso Federico Benetti, e la calligrafia araba di Amjed Rifaie. Lo spettacolo "Nakba - I nostri occhi sono i nostri nomi", presentato in collaborazione con Assopace Palestina, e prodotto in collaborazione con il Centro di Produzione Florian Metateatro, è all'interno della stagione "La rabbia", realizzata con il contributo del Comune di Bologna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura. Nakba in arabo significa "catastrofe" e indica gli eventi che nel 1948 hanno portato alla creazione dello Stato d'Israele e il doloroso esodo di migliaia di palestinesi dalle loro terre, trasformati in profughi, ai quali Israele nega ogni diritto, tra cui il "diritto al ritorno" sancito dalla risoluzione 194/1948 delle Nazioni Unite. A questa pagina della Storia, che condiziona tuttora la vita di milioni di persone e l'equilibrio geopolitico, Enrico Frattaroli dedica uno spettacolo-testimonianza in musica, immagini, parole e grafia, a partire dalla testimonianza di Muhammad Al-Qayasi, profugo a soli 4 anni dal suo villaggio di Kafr'Ana, vicino Giaffa, diventando portavoce di una storia d'esilio che accomuna tutto il popolo palestinese. Il tema esistenziale, sociale e politico dell'opera autobiografica di Al-Qayasi diventa un intenso momento teatrale, cheFrattaroli allestisce in venti stazioni di racconto poetico: "una partitura le cui dimensioni testuali, musicali, visive e teatrali si integrano quali gradi di libertà, di verità, di uno stesso spazio compositivo" scrive Frattaroli: "Il popolo palestinese è, per propria cultura, un popolo poetico" e i suoi scrittori "restano poeti, restano umani anche negli scritti in cui denunciano la disumanità e l'orrore dei crimini subiti e che continuano a subire". L'interpretazione di Franco Mazzi è accompagnata dalle musiche del Trio Joubran, il più celebre ensemble palestinese, mentre alle spalle dell'attore compaiono le parole arabe nella loro più suggestiva dimensione calligrafica, alternata a immagini che richiamano la tragedia. Franco Cordelli sul "Corriere della sera" lo ha definito "uno spettacolo che non ha precedenti". Enrico Frattaroli ha attraversato la grande stagione dell'avanguardia romana con Giuliano Vasilicò, Memè Perlini, Giancarlo Nanni. Artista indipendente e autore di diverse opere teatrali, acustiche e audiovisive tra cui spiccano il lungo lavoro sull'opera di Joyce e il lustro di produzioni sull'opera del Marchese di Sade (nel 2010 ha portato a Teatri di Vita il suo folgorante "Sade: opus contra naturam"), definisce il suo teatro essenzialmente poetico, in cui la scrittura si offre come partitura organica per altre dimensioni: musicale, spaziale e visiva.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Arte. Metateatro. Quando la tv incontra il trash vero. Tre presentatori entrano in una diretta. Splash.
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Metateatro
Ma sto delirando o il tipo che fa T.Kirk in strange new worlds è lo stesso delle serie tv sui licantropi teenagers?
Roba da pattinson che passa dal luccicare in film pietosi a capolavori come Lighthouse con Willem Defoe
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“ Avevo affisso alla porta del mio studio un cartellino con questo avviso:
Sospese da oggi le udienze a tutti i personaggi, uomini e donne, d’ogni ceto, d’ogni età, d’ogni professione, che hanno fatto domanda e presentato titoli per essere ammessi in qualche romanzo o novella. N.B. Domande e titoli sono a disposizione di quei signori personaggi che, non vergognandosi d’esporre in un momento come questo la miseria dei loro casi particolari, vorranno rivolgersi ad altri scrittori, se pure ne troveranno.
Mi toccò la mattina appresso di sostenere un’aspra discussione con uno dei più petulanti, che da circa un anno mi s’era attaccato alle costole per persuadermi a trarre da lui e dalle sue avventure argomento per un romanzo che sarebbe riuscito – a suo credere – un capolavoro. Lo trovai, quella mattina, innanzi alla porta dello studio, che s’aiutava con gli occhiali e in punta di piedi – piccolo e mezzo cieco com’era – a decifrare l’avviso. In qualità di personaggio, cioè di creatura chiusa nella sua realtà ideale, fuori delle transitorie contingenze del tempo, egli non aveva l’obbligo, lo so, di conoscere in quale orrendo e miserando scompiglio si trovasse in quei giorni l’Europa. S’era perciò arrestato alle parole dell’avviso: «in un momento come questo», e pretendeva da me una spiegazione. Erano ancora i giorni di torbida agonia che precedettero la dichiarazione della nostra guerra all’Austria, ed entravo di furia nello studio con un fascio di giornali, ansioso di leggere le ultime notizie. Mi si parò davanti: – Scusi… permette? – Non permetto un corno! – gli gridai. – Mi si levi dai piedi! Ha letto l’avviso? – Sissignore, appunto per questo… Se mi volesse spiegare… – Non ho nulla da spiegarle! Non ho più tempo da perdere con lei! Via! Vuole le sue carte, i suoi documenti? Venga, entri, prenda e se ne vada! – Sissignore… ecco, ma se volesse dirmi almeno che cosa è accaduto?… Sperando di farlo schizzar per aria, polvere, come per una cannonata a bruciapelo, gli urlai in faccia: – La guerra! Rimase lì impassibile, come se non gli avessi detto nulla. – La guerra? Che guerra? Me lo tolsi davanti con uno strappo violento; entrai nello studio, sbattendogli la porta in faccia; e, buttandomi sul divano, corsi con gli occhi alle ultime notizie dei giornali, se finalmente la dichiarazione di guerra era avvenuta, se gli ambasciatori d’Austria e di Germania erano partiti da Roma, se c’erano già i primi fatti d’armi per mare o alla frontiera. Nulla! ancora nulla! E fremevo. «Ma come? ma come?», dicevo. «Che s’aspetta? E che aspettano ancora questi signori ambasciatori, dopo le sedute solenni della Camera e del Senato e il delirio di tutto un popolo che da tanti giorni grida per le vie di Roma guerra, guerra! Son diventati sordi? ciechi? L’albagìa tedesca, la tracotanza austriaca dove sono più? Quattro, cinque volte, nei giornali del mattino, nei giornali del pomeriggio, in quelli della sera s’è loro annunziato che i treni speciali sono pronti per essi. Niente. Sordi. Ciechi. E intanto a Trieste, a Fiume, a Pola, in tutto il Trentino si fa scempio e strazio dei nostri fratelli che ci aspettano; e noi li abbiamo lasciati partire protetti e tranquilli, i signori sudditi austriaci e tedeschi!» Mentre così pensavo, fremendo, m’avvenne di levar gli occhi dal giornale, e che vidi? Lui, quel petulante, quell’insoffribile personaggio, ch’era entrato non so come, non so donde, e se ne stava pacificamente seduto su una poltroncina presso una delle finestre che guardano sul mio giardinetto, tutto ridente e squillante, in quei giorni di maggio, di rose gialle, di rose bianche, di rose rosse e di garofani e di geranii. Guardava fuori, con faccia beata, i cipressi e i pini di Villa Torlonia dirimpetto, dorati dal sole, abbagliati sotto l’intenso azzurro del cielo e stava a udire con delizia evidente il fitto cinguettio degli uccellini felicemente nati con la stagione e il chioccolio della fontanella del mio giardinetto. La sua vista inopinata, quel suo atteggiamento di delizia mi suscitarono una rabbia che non so dire: una rabbia che avrebbe dovuto lanciarmi addosso a lui, e invece restava lì come schiacciata dal peso d’uno stupore, ch’era anche nausea e avvilimento. Gli vidi, a un tratto, voltare verso me quella beata faccia. Con l’orecchio intento e una mano appena levata: – Sente? – mi disse, – sente che bel trillo? È un merlo, questo, sicuramente. Afferrai i giornali stesi su le ginocchia con l’impeto di piombargli con essi sopra ad accopparlo, urlandogli nel furore tutte le ingiurie, tutti i vituperii che mi venivano in bocca. E poi? Sarebbe stato inutile. Scaraventai a terra i giornali, puntai i gomiti su le ginocchia, mi presi la testa tra le mani. Poco dopo, con placida voce, quegli ricominciò a dire: – E che c’entro io, scusi, se il merlo canta? se le rose ridono nel suo giardinetto? Corra a mettere la museruola a quel merlo, se le riesce, e a strappar queste rose! Non credo, sa, che se la lasceranno mettere la museruola gli uccellini; e tutte le rose di questo maggio da tutti i giardini, non le sarà mica facile strapparle… Mi vuol far saltare dalla finestra? Non mi farò male; e le rientrerò nello studio dall’altra. Che vuole che importi a me, agli uccellini, alle rose, alla fontanella della sua guerra? Cacci il merlo da quell’acacia; se ne volerà nel giardino accanto, su un altro albero, e seguiterà di lì a cantare tranquillo e felice. Noi non sappiamo di guerre, caro signore. E se lei volesse darmi ascolto e dare un calcio a tutti codesti giornali, creda che poi se ne loderebbe. Perché son tutte cose che passano, e se pur lasciano traccia, è come se non la lasciassero, perché su le stesse tracce, sempre, la primavera, guardi: tre rose più, due rose meno, è sempre la stessa; e gli uomini hanno bisogno di dormire e di mangiare, di piangere e di ridere, d’uccidere e d’amare: piangere su le risa di jeri, amare sopra i morti d’oggi. Retorica, è vero? Ma per forza, poiché lei è così, e crede per ora ingenuamente che tutto, per il fatto della guerra, debba cambiare. Che vuole che cambi? Che contano i fatti? Per enormi che siano, sempre fatti sono. Passano. Passano, con gli individui che non sono riusciti a superarli. La vita resta, con gli stessi bisogni, con le stesse passioni, per gli stessi istinti, uguale sempre, come se non fosse mai nulla: ostinazione bruta e quasi cieca, che fa pena. La terra è dura, e la vita è di terra. Un cataclisma, una catastrofe, guerre, terremoti la scacciano da un punto; vi ritorna poco dopo, uguale, come se nulla fosse stato. “
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Brano tratto da:
Luigi Pirandello, Colloquii coi personaggi.
NOTA: il racconto breve Colloquii coi personaggi fu pubblicato per la prima volta a puntate sul quotidiano palermitano Il Giornale di Sicilia (17-18 agosto e 11-12 settembre 1915; il Regno d’Italia era entrato in guerra il 24 maggio). Assieme ai racconti Personaggi e La tragedia d’un personaggio questo testo ha fornito lo spunto per l’innovativo Sei personaggi in cerca d’autore, dramma rappresentato per la prima volta il 9 maggio 1921 al teatro Valle di Roma.
#Luigi Pirandello#Colloquii coi personaggi#letture#leggere#intellettuali italiani del XX secolo#Grande Guerra#scrittura#radiose giornate di Maggio#primavera#drammaturgia#vita#narrativa italiana del '900#metateatro#letteratura europea#Sei personaggi in cerca d’autore#scrittori siciliani#creatività#Novelle per un anno#natura#Roma#citazioni letterarie#letteratura italiana del '900#prima guerra mondiale#Palermo#creazione artistica#Italia#Regno d’Italia#patriottismo
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#presente e #passato. #teatropoverodimonticchiello #teatro #metateatro #teatropopolare (presso Monticchiello Borgo Medievale (SI)) https://www.instagram.com/p/B0wfo8Qna-n/?igshid=4jah3c5z0ukm
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Teatro: Pieza para maniquíes y un actor de reparto. Documental sobre el silencio
Por Dana Babic
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Pieza para maniquíes y un actor de reparto. Documental sobre el silencio de Gabriel Penner y con la dirección de Ana Alvarado, se estrenó de manera presencial el pasado 11 de marzo en la Sala Inda Ledesma del Espacio Experimental Leónidas Barletta, perteneciente al Centro Cultural de la Cooperación (Diagonal Norte 943 - CABA).
La obra, que se presenta los viernes de marzo y abril a las 21 horas, es una excelente propuesta para disfrutar del teatro en su estado más puro, tradicional. Tres actores proponen momentos de reflexión desde un escenario despojado. La interacción con distintos objetos y con los maniquíes acompaña textos cargados de ironía, humor y crítica, particularmente hacia el teatro, pero que incumbe a la cultura en general.
Pieza para maniquíes y un actor de reparto es una obra metateatral, en este caso, una crítica al teatro dentro de la misma obra, que se manifiesta a través de los soliloquios de cada actor.
Sin embargo, también el silencio es clave. El silencio como proceso de recepción, tanto entre los protagonistas como para el publico, ya que permite, en esas pausas, percibir las consecuencias del planteo de Gabriel Penner (su autor).
El texto se convierte así en su propio objeto de análisis, el escenario es el campo de indagación.
Pablo Maidana, Luciano Mansur y Guillermo Tassara son los actores que intercalan monólogos y silencios, planteando un interesante juego de opuestos: de luces y sombras, de movimiento y quietud, de presencia y vacío, sobre el escenario.
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El Espacio Experimental Leónidas Barletta, inaugurado a fines del año 2021, es un sitio para las artes, las letras y las ciencias sociales. Ubicado en lo que fuera el Teatro del Pueblo y en su nombre se le rinde homenaje a su creador, Leónidas Barletta, precursor del Movimiento de Teatro Independiente Argentino. Una sala muy agradable, el escenario se disfruta desde cualquier ubicación.
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RECOMENDADA
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Fotos: Florencia Mansur / Lorena Paeta
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FICHA TÉCNICA
Dramaturgia: Gabriel Penner Actúan: Pablo Maidana, Luciano Mansur, Guillermo Tassara Diseño de vestuario: Gabriella Gerdelics Diseño de escenografía: Gabriella Gerdelics Realización de títeres y máscaras: Gabriella Gerdelics, Pablo Maidana y Luciano Mansur Diseño sonoro y música original: Cecilia Candia Iluminación: Malena Miramontes Boim Diseño de movimiento: Soledad Pérez Tranmar Fotografía: Florencia Mansur, Lorena Paeta Prensa: Prensópolis Redes sociales: Prensópolis Asistencia de dirección: Guillermo Echenique Producción ejecutiva: Cristina Sisca Dirección: Ana Alvarado Duración: 50 minutos
Este espectáculo cuenta con el apoyo de: Proteatro, Instituto Nacional del Teatro, Fondo Metropolitano de la Cultura, las Artes y las Ciencias, Centro Cultural de la Cooperación Floreal Gorini.
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ESPACIO EXPERIMENTAL LEÓNIDAS BARLETTA. SALA INDA LEDESMA
DIAGONAL NORTE 943 - CABA
ENTRADAS Alternativa Teatral
Con descuento en boletería del C. C. de la Cooperación
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Alusiones metateatrales en «El muerto resucitado» de Lucas Merino y Solares
Alusiones metateatrales en «El muerto resucitado» de Lucas Merino y Solares
Son muy frecuentes a lo largo de esta comedia burlesca (y tópicas en el género) estas alusiones metateatrales que rompen la ficción escénica[1]: «muy servidora de ustedes», «Ustedes ya lo han visto» (pp. 2a y 10b, respectivamente[2]; en ambos casos la actriz se dirige al público con esos «ustedes», y en la p. 9a Foncarral alude también al «auditorio atento»); «mas yo lo remediaré / como me ayude…
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#Alcorcón#Alusiones metateatrales#Burla#Comedia burlesca#Comicidad#Félix Moreno y Posvonel#Fuencarral#Leganés#Literatura española siglo XVIII#Lucas Merino y Solares#Metateatro#Parodia#Risa#Teatro#Teatro del Siglo de Oro
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Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai!
Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore
#luigi pirandello#sei personaggi in cerca d'autore#teatro#metateatro#teatro nel teatro#frase#frasi#frase d'autore#frasi d'autore#frase vera#frasi vere#frase bella#frasi belle#frase celebre#frasi celebri#frase famosa#frasi famose#frase di vita#frasi di vita#frase sulla vita#frasi sulla vita#frase teatrale#frasi teatrali
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stasera, radiotre suite: "fluido fiume", per il centenario dell'ulisse di james joyce
stasera, radiotre suite: “fluido fiume”, per il centenario dell’ulisse di james joyce
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#Anna Livia Plurabella#Anna Livia Plurabelle#Carlotta Caimi#Diego Procoli#Enrico Frattaroli#Enrico Venturini#experimental writing#Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi#Florian Metateatro#Fluido fiume#Franco Mazzi#Galliano Mariani#Giacomo Joyce#Giorgio Melchiori#Jacqueline Risset#James Joyce#James Joyce Italian Foundation#Joyce#Joyce & c.#Mirella Mazzeranghi#Patrizia Polia#prosa#RadioTre Suite#Rai RadioTre Suite#stream of consciousness#Ulisse
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Bologna, torna Alessandro Serra con La tempesta
Bologna, torna Alessandro Serra con La tempesta. Da mercoledì 30 novembre a domenica 4 dicembre va in scena al Teatro Arena del Sole il nuovo lavoro del regista pluripremiato e artista poliedrico Alessandro Serra, che torna a Bologna con La tempesta di William Shakespeare. Lo spettacolo, che ha debuttato in prima nazionale a marzo 2022 alle Fonderie Limone di Moncalieri, è un vero e proprio tributo al teatro in cui Serra torna a confrontarsi, dopo l’acclamato Macbettu, con il drammaturgo inglese. Sabato 3 dicembre alle ore 17.00 il foyer del Teatro Arena del Sole accoglie la presentazione del volume La tempesta. Dal testo alla scrittura di scena (Luca Sossella editore, 2022). Partecipano Alessandro Serra, Donata Feroldi, Antonio Moresco, Alessandro Toppi; modera Sergio Lo Gatto. In La tempesta, considerata l’opera della maturità del Bardo, torna il tema del metateatro e della magia, insieme a quello del potere, di cui i personaggi cercano continuamente di usurpare, consolidare o innalzare: si intreccia con il sovrannaturale che diviene strumento e metafora di un percorso di redenzione. "Prospero trascura il governo, – scrive Alessandro Serra – cioè gestisce male il potere. E subito suo fratello, il suo stesso sangue, trama contro di lui insieme al re di Napoli e lo condanna a una morte per acqua. Gonzalo lo salva, fornendogli segretamente la fonte di un potere ben più grande di quello politico: la magia. Ma chi è sradicato non può che sradicare, dice Simone Weil, e così non appena giunto sull’isola, Prospero usa il suo potere magico per sottrarla a Caliban, che prima adotta come figlio e poi trasforma in schiavo. Lo stesso farà con Ariel: lo libera dalla schiavitù ma lo condanna a servirlo per dodici anni. Persino il suo atteggiamento nei confronti di Ferdinando e Miranda è dettato da un mero interesse dinastico. Anche nella tempesta, come in tutti i romances, c’è il tema dell’unione di due regni. Non appena mettono piede sull’isola Antonio convince Sebastiano a uccidere suo fratello per divenire re di Napoli. Solo Gonzalo, in un mirabile monologo scritto da Shakespeare con le parole di Montaigne, vaneggia di una società ideale senza violenza in cui ogni bene sia in comune, senza alcuna sovranità, in simbiosi con la natura." "Ed è proprio di fronte alla natura che nella prima scena si ribaltano le gerarchie: in un mare in tempesta comanda il Nostromo, non il re, perché Che gliene importa ai cavalloni del titolo di re! Ma in realtà chi comanda davvero è la natura, e quando la natura decide di riprendersi il suo spazio i marinai non possono che intonare il loro saggio requiem: È tutto inutile, preghiamo! Siamo fottuti! Tutti sono sul punto di morire annegati, ma in realtà non muore nessuno, è più un’immersione battesimale, un’iniziazione nel proprio labirinto interiore al termine della quale, dice Gonzalo, noi tutti ritrovammo noi stessi quando nessuno era più padrone di sé. Nella tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Lo credi davvero, spirito? Io sì, se fossi umano. Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma. Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico". Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna Prezzi dei biglietti: da 7 € a 25 € esclusa prevendita Biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00 Tel. 051 2910910 - [email protected] | bologna.emiliaromagnateatro.com ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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