#Morsos art
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grokebaby · 2 months ago
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He knew that it would cost him dear, yet did he dare not say
Where he had been that fateful night, secret it must stay
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gopisgirl · 3 months ago
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Siis Morso on kyllä yks aliarvostetuin tuntsa hahmo
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trikoripl · 2 months ago
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the complete edition of "this is the worst thing I made in my entire life"
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morsobaby · 7 months ago
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Ymmärrättekö
Juha88 Chilchuck x Senshi musiikkivideo. Ymmärrättekö
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wurmwizzard · 4 months ago
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Another 1hr hike turned 5hr somewhat-lost trek through the wilderness. Not that I particularly mind, of course.
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postfuturistikarcturus · 8 months ago
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Amnesia grunts..... Skrunklies
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rattydearest · 1 year ago
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Bandmates
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cuppug · 6 months ago
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Morso sona art not all that interesting I just like drawing my silly robots thats all
Doing a bit of rewiring
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dood1e-bug · 1 month ago
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Hard to say one trademark, but I easily recognize your art for the thick brush you use on lineart. Honestly morso though by the types of creature people you draw too.
Oh yeah the thick lines, I think The secret saturdays and the sly cooper games (specifically cutscenes in 2 and 3) really got me into doing it.
also curious does anyone do this where you start with the outer thicker lines first
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then go in with thinner, I don't know it makes it easier for me to do. esp since personally line art is my least favorite thing to do. ooo interesting, never thought of like the type of creatures i draw.
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grokebaby · 13 days ago
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Everyone Ngah left behind
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gopisgirl · 3 months ago
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Jompi kumpi heistä häviää tämän tappelun, mutta molemmat ovat silti legendoja....
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desirdae-archive · 1 month ago
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abbshehdhfj
we have some art/sketches of Desirae we want to post but some of them are kinda like “suggestive”(kinda? Morso we hate drawing clothes and so a lot of the drawings have her wearing like underwear and stuff) so we dunno if we should-
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morsobaby · 10 months ago
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Possessed by fish thoughts today I guess
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rideretremando · 11 months ago
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"Ma tu cosa proponi in concreto in alternativa all'educazione emotiva nelle scuole?" mi è stato chiesto a Roma durante una presentazione.
Questo. A marzo 2024, con diverse centinaia di studenti dei Licei italiani, sarò ad Atene, per una settimana, proprio là dove sorgeva la palestra di Platone.
Se parleremo di fragilità non lo faremo per accettarla ma per trovare, con Platone, la forza per superarla.
Se parleremo di emozioni non sarà per farne l'elogio, ma per imparare, con Platone, a governarle e per evitare che ansia e insicurezza condizionino le nostre vite. Fesserie del tipo "ho l'ansia ecologica" non si possono sentire
Se parleremo di corpo non sarà per dire che tutti i corpi sono belli e vanno bene, e che bisogna accettarsi come si è (cosa a cui non crede nessuno), ma per allenarci, con Platone, a dare forma ai nostri corpi perché questo è il primo e indispensabile passo per elevarsi. La cura di sé come arte filosofica inizia dal corpo.
Se parleremo di dialogo non racconteremo la favoletta idiota in cui tutti, rispettosamente, accolgono le idee di tutti perché ogni cosa che un soggetto esprime sarebbe bellissima, ma spiegheremo, con Platone, che il dialogo è agon, è contesa, è conflitto e si tratta di imparare a misurarsi con i rapporti di forza.
Se parleremo di amore, non racconteremo menzogne edificanti dipingendo rapporti inesistenti nella realtà in cui non ci sarebbero gelosia, o desiderio di possesso, pulsioni, ma solo rapporti etici impeccabili in cui ciascuno si preoccupa solo della libertà dell'altro... Mostreremo, con Platone, che eros è complesso, può essere anche un morso doloroso, può scombinare la nostra razionalità, si impasta con pulsioni del corpo, e quindi va conosciuto e nei limiti del possibile indirizzato verso un percorso di elevazione.
Se parleremo di etica non diremo che la posizione della vittima è la postura da coltivare, ma ricorderemo, con Platone, che fare filosofia significa alzarsi in piedi, scrollarsi di dosso le catene e intraprendere con fatica un percorso di elevazione. Perché: "Ognuno è responsabile del proprio destino, la divinità non è responsabile" ("Repubblica").
Simone Regazzoni
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Mentre la vita pubblica e persino quella privata assumono i caratteri dello spettacolo, è in atto un contromovimento che cerca di modellare lo spettacolo, il teatro, tutte le forme di espressione artistica, sulla realtà — di annullare la differenza stessa tra arte e vita. Entrambe le tendenze diffondono un senso dell’assurdo caratteristico della sensibilità contemporanea. Va notata la stretta connessione tra un eccesso di elementi spettacolari, il cinismo dell’atteggiamento disincantato ormai diffuso anche tra i bambini, l’impermeabilità alla sorpresa o alle emozioni violente e la conseguente indifferenza a distinguere tra illusione e realtà. Siamo troppo ciniche [scrive Joyce Maynard di se stessa e di una bambina di quattro anni che ha portato al circo], per non intuire il trabocchetto nel gioco di prestigio, l’imbottitura del Santa Claus dell’Esercito della Salvezza, i trucchi della telecamera negli show pubblicitari alla TV (“Non è la mano di un folletto che spunta fuori dalla lavatrice,” mi dice Hanna, “è soltanto un attore coi guanti.”) Non diversamente al circo... ella si appoggi�� indietro sul sedile imbottito, la mia bambina di quattro anni... prevedendo capitomboli e scivoloni, severa, sveglia, triste, saggia, matura, disincantata, più assorta nello zucchero filato che affascinata dal Più Grande Spettacolo del Mondo. [...] Avevamo assistito, impassibili, a spettacoli ben più straordinari, tutto il nostro mondo era un’indigestione per gli occhi, un circo a dieci piste con cui non avrebbero potuto competere neppure i Ringling Brothers. Un uomo ficcò la testa nelle fauci di una tigre e io lo indicai alla mia gelida, imperturbabile amica, con espressioni di sbalordimento esagerato, e quando essa non si curava di guardare... le giravo la testa verso la tigre, la costringevo a seguire il numero. La tigre, penso, avrebbe potuto staccare la testa al domatore con un morso, inghiottirlo in un boccone e tramutarsi in scimmia e lei non avrebbe battuto ciglio. Davanti a noi almeno due dozzine di clown ammucchiati in una Volkswagen cercavano di uscirne senza che Hanna capisse qual era lo scopo di tutto ciò. Non è solo perché sa che escono da una botola che Hanna non riesce a entusiasmarsi. Anche se non fosse a conoscenza del trucco, non dimostrerebbe maggiore interesse.
La sovraesposizione a illusioni prefabbricate distrugge rapidamente la loro efficacia rappresentativa. La componente illusoria del reale non produce, come sarebbe prevedibile, una intensificazione del senso della realtà, ma genera, nei confronti della realtà stessa, uno stato di allarmante indifferenza. Il nostro senso della realtà si trova allora a dipendere, per quanto sembri strano, dalla nostra disponibilità ad accettare l’aspetto illusorio del reale. Persino la comprensione razionale delle tecniche illusorie non annulla la nostra capacità di considerare l’illusione prodotta come una rappresentazione della realtà. La smania di conoscere i trucchi del prestigiatore, come l’interesse suscitato recentemente dagli effetti speciali di un film quale Guerre stellari, hanno in comune con lo studio della letteratura il desiderio di apprendere dai maestri dell’illusione lezioni sulla realtà stessa. Ma quando si riscontra un’indifferenza totale persino per la meccanica dell’illusione, è prevedibile il collasso della stessa idea di realtà, che dipende in ogni suo elemento dalla distinzione tra natura e artificio, realtà e illusione. Tale indifferenza rivela l'erosione della capacità di interessarsi a qualsiasi cosa esterna al sé. Così la bambina impassibile, che ha già visto tutto, si riempie di zucchero filato e quanto succede non le importerebbe neppure se non sapesse in che modo ventiquattro clown riescono a infilarsi in una macchina. “
Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive; Nuova postfazione dell’autore, traduzione di Marina Bocconcelli, Fabbri (collana Saggi Tascabili), 1992. [Libro elettronico]
[Edizione originale: The Culture of Narcissism: American Life in an Age of Diminishing Expectations, W. W. Norton, New York City, 1979]
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karenlojelo · 2 years ago
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Vi auguro armadi pieni di abiti a fiori, lucine sempre fisse sull’albero della vita, e pane caldo in tavola da cui rubare un morso prima di ogni pasto. Vi auguro di non dimenticare mai l’ombrello nei giorni di pioggia, un paio di guanti nuovi che proteggano dal vento le carezze, qualcuno che vi sistemi i capelli dietro le orecchie. Vi auguro di avere sempre tempo per fare colazione, di abitare in una città da cui si possa raggiungere il mare, di trovare un posto in cui sia facile sentirsi a casa quando casa è lontana. Vi auguro di indugiare in una stazione o in un aeroporto almeno una volta l’anno, guardare il tabellone luminoso delle partenze e imbarcarvi per un viaggio. Vi auguro un bicchiere di vino rosso con la zucca, un barista di fiducia che il caffè sappia farlo a mestiere, di non dire mai: “Ti amo più della mia vita”. E’ giusto di un padre verso un figlio, di una madre verso la creatura che mette al mondo. Non di una donna verso un uomo, né di un uomo verso la sua donna. In quel “più di me, più della mia vita” cominciano i problemi. Si annida lì il seme della dipendenza. L’amore è un’altra cosa. L’amore è amarti quanto amo la mia vita. Vi auguro una biblioteca a pochi passi da casa, di non svegliarvi mai troppo tardi al mattino, di non restare in pigiama troppo a lungo, una fetta di torta al cioccolato ogni domenica. Auguro cuscini morbidi a chi ama la sofficità; cuscini rigidi a chi, come me, li preferisce più compatti. Vi auguro dormite pancia all’aria, qualcuno che passi a prendervi di notte, una barzelletta che sappia farvi ridere tutte le volte come la prima. Vi auguro un fratello con cui passeggiare alle sei di ogni pomeriggio, un’amica che vi tenga al telefono per ore, un paio di scarpe comode. Vi auguro di imparare una parola nuova al giorno, che la tv trasmetta il vostro film preferito, un cane o un gatto che vi riempiano di baci per il solo fatto di essere ciò che siete. Più di ogni altra cosa, io vi auguro di avere uno scopo, un sogno alto che sia soltanto vostro e, insieme a quello, l’ostinazione illuminata di chi, credendo di farcela senza alcun dubbio, alla fine, poi, ce la fa. #antoniastorace #poesie #lagrandebellezzavolterra (presso Lojelo art gallery) https://www.instagram.com/p/Cm0sk4SouKb/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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