#Morsos art
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grokebaby · 1 month ago
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Everyone Ngah left behind
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morsobaby · 9 days ago
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Joulu(vuohi)pukki!
Turrien pitäisi paljon enemmän piirtää Joulupukki kirjaimellisena pukkina niiku pliis hei kamoon 
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gopisgirl · 4 months ago
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Siis Morso on kyllä yks aliarvostetuin tuntsa hahmo
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trikoripl · 3 months ago
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the complete edition of "this is the worst thing I made in my entire life"
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morsobaby · 9 days ago
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Gourmand fanart
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wurmwizzard · 5 months ago
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Another 1hr hike turned 5hr somewhat-lost trek through the wilderness. Not that I particularly mind, of course.
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postfuturistikarcturus · 9 months ago
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Amnesia grunts..... Skrunklies
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rattydearest · 1 year ago
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Bandmates
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cuppug · 7 months ago
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Morso sona art not all that interesting I just like drawing my silly robots thats all
Doing a bit of rewiring
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dood1e-bug · 2 months ago
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Hard to say one trademark, but I easily recognize your art for the thick brush you use on lineart. Honestly morso though by the types of creature people you draw too.
Oh yeah the thick lines, I think The secret saturdays and the sly cooper games (specifically cutscenes in 2 and 3) really got me into doing it.
also curious does anyone do this where you start with the outer thicker lines first
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then go in with thinner, I don't know it makes it easier for me to do. esp since personally line art is my least favorite thing to do. ooo interesting, never thought of like the type of creatures i draw.
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grokebaby · 3 months ago
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He knew that it would cost him dear, yet did he dare not say
Where he had been that fateful night, secret it must stay
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gopisgirl · 4 months ago
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Jompi kumpi heistä häviää tämän tappelun, mutta molemmat ovat silti legendoja....
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desirdae-archive · 2 months ago
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abbshehdhfj
we have some art/sketches of Desirae we want to post but some of them are kinda like “suggestive”(kinda? Morso we hate drawing clothes and so a lot of the drawings have her wearing like underwear and stuff) so we dunno if we should-
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morsobaby · 19 days ago
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Fanart of hjm
Anybody else still think about that ice cream truck man from Skrillex bangarang music video
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rideretremando · 1 year ago
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"Ma tu cosa proponi in concreto in alternativa all'educazione emotiva nelle scuole?" mi è stato chiesto a Roma durante una presentazione.
Questo. A marzo 2024, con diverse centinaia di studenti dei Licei italiani, sarò ad Atene, per una settimana, proprio là dove sorgeva la palestra di Platone.
Se parleremo di fragilità non lo faremo per accettarla ma per trovare, con Platone, la forza per superarla.
Se parleremo di emozioni non sarà per farne l'elogio, ma per imparare, con Platone, a governarle e per evitare che ansia e insicurezza condizionino le nostre vite. Fesserie del tipo "ho l'ansia ecologica" non si possono sentire
Se parleremo di corpo non sarà per dire che tutti i corpi sono belli e vanno bene, e che bisogna accettarsi come si è (cosa a cui non crede nessuno), ma per allenarci, con Platone, a dare forma ai nostri corpi perché questo è il primo e indispensabile passo per elevarsi. La cura di sé come arte filosofica inizia dal corpo.
Se parleremo di dialogo non racconteremo la favoletta idiota in cui tutti, rispettosamente, accolgono le idee di tutti perché ogni cosa che un soggetto esprime sarebbe bellissima, ma spiegheremo, con Platone, che il dialogo è agon, è contesa, è conflitto e si tratta di imparare a misurarsi con i rapporti di forza.
Se parleremo di amore, non racconteremo menzogne edificanti dipingendo rapporti inesistenti nella realtà in cui non ci sarebbero gelosia, o desiderio di possesso, pulsioni, ma solo rapporti etici impeccabili in cui ciascuno si preoccupa solo della libertà dell'altro... Mostreremo, con Platone, che eros è complesso, può essere anche un morso doloroso, può scombinare la nostra razionalità, si impasta con pulsioni del corpo, e quindi va conosciuto e nei limiti del possibile indirizzato verso un percorso di elevazione.
Se parleremo di etica non diremo che la posizione della vittima è la postura da coltivare, ma ricorderemo, con Platone, che fare filosofia significa alzarsi in piedi, scrollarsi di dosso le catene e intraprendere con fatica un percorso di elevazione. Perché: "Ognuno è responsabile del proprio destino, la divinità non è responsabile" ("Repubblica").
Simone Regazzoni
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Mentre la vita pubblica e persino quella privata assumono i caratteri dello spettacolo, è in atto un contromovimento che cerca di modellare lo spettacolo, il teatro, tutte le forme di espressione artistica, sulla realtà — di annullare la differenza stessa tra arte e vita. Entrambe le tendenze diffondono un senso dell’assurdo caratteristico della sensibilità contemporanea. Va notata la stretta connessione tra un eccesso di elementi spettacolari, il cinismo dell’atteggiamento disincantato ormai diffuso anche tra i bambini, l’impermeabilità alla sorpresa o alle emozioni violente e la conseguente indifferenza a distinguere tra illusione e realtà. Siamo troppo ciniche [scrive Joyce Maynard di se stessa e di una bambina di quattro anni che ha portato al circo], per non intuire il trabocchetto nel gioco di prestigio, l’imbottitura del Santa Claus dell’Esercito della Salvezza, i trucchi della telecamera negli show pubblicitari alla TV (“Non è la mano di un folletto che spunta fuori dalla lavatrice,” mi dice Hanna, “è soltanto un attore coi guanti.”) Non diversamente al circo... ella si appoggiò indietro sul sedile imbottito, la mia bambina di quattro anni... prevedendo capitomboli e scivoloni, severa, sveglia, triste, saggia, matura, disincantata, più assorta nello zucchero filato che affascinata dal Più Grande Spettacolo del Mondo. [...] Avevamo assistito, impassibili, a spettacoli ben più straordinari, tutto il nostro mondo era un’indigestione per gli occhi, un circo a dieci piste con cui non avrebbero potuto competere neppure i Ringling Brothers. Un uomo ficcò la testa nelle fauci di una tigre e io lo indicai alla mia gelida, imperturbabile amica, con espressioni di sbalordimento esagerato, e quando essa non si curava di guardare... le giravo la testa verso la tigre, la costringevo a seguire il numero. La tigre, penso, avrebbe potuto staccare la testa al domatore con un morso, inghiottirlo in un boccone e tramutarsi in scimmia e lei non avrebbe battuto ciglio. Davanti a noi almeno due dozzine di clown ammucchiati in una Volkswagen cercavano di uscirne senza che Hanna capisse qual era lo scopo di tutto ciò. Non è solo perché sa che escono da una botola che Hanna non riesce a entusiasmarsi. Anche se non fosse a conoscenza del trucco, non dimostrerebbe maggiore interesse.
La sovraesposizione a illusioni prefabbricate distrugge rapidamente la loro efficacia rappresentativa. La componente illusoria del reale non produce, come sarebbe prevedibile, una intensificazione del senso della realtà, ma genera, nei confronti della realtà stessa, uno stato di allarmante indifferenza. Il nostro senso della realtà si trova allora a dipendere, per quanto sembri strano, dalla nostra disponibilità ad accettare l’aspetto illusorio del reale. Persino la comprensione razionale delle tecniche illusorie non annulla la nostra capacità di considerare l’illusione prodotta come una rappresentazione della realtà. La smania di conoscere i trucchi del prestigiatore, come l’interesse suscitato recentemente dagli effetti speciali di un film quale Guerre stellari, hanno in comune con lo studio della letteratura il desiderio di apprendere dai maestri dell’illusione lezioni sulla realtà stessa. Ma quando si riscontra un’indifferenza totale persino per la meccanica dell’illusione, è prevedibile il collasso della stessa idea di realtà, che dipende in ogni suo elemento dalla distinzione tra natura e artificio, realtà e illusione. Tale indifferenza rivela l'erosione della capacità di interessarsi a qualsiasi cosa esterna al sé. Così la bambina impassibile, che ha già visto tutto, si riempie di zucchero filato e quanto succede non le importerebbe neppure se non sapesse in che modo ventiquattro clown riescono a infilarsi in una macchina. “
Christopher Lasch, La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive; Nuova postfazione dell’autore, traduzione di Marina Bocconcelli, Fabbri (collana Saggi Tascabili), 1992. [Libro elettronico]
[Edizione originale: The Culture of Narcissism: American Life in an Age of Diminishing Expectations, W. W. Norton, New York City, 1979]
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