#Monte Gomito
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mymountaintrails · 1 year ago
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Strada Ducale - Lago Piatto - Alpe Tre  Potenze - Lago Nero - Denti della Vecchia 
A volte ci si alza con una gran voglia di camminare. Non è sufficiente semplicemente scarpinare fino alla cima di un monte e poi tornare indietro. No!, si chiede di più al proprio corpo perché desideriamo di più ... in questo folle gioco di "dare e avere"
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inmontagnadilunedi · 2 years ago
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#249# 15/06/2023 Abetone - Sentiero Del Tedesco - Monte Gomito - Rifugio Selletta
Chi ha diritto, non ringrazia.Carlo Cattaneo,nato 15 giugno 1801, patriota e scrittore. Pranzo: ristorante Da Dario, Fiumalbo. Itinerario: partiamo poco sopra il centro dell’Abetone (1399 m) e prendiamo il Sentiero Del Tedesco (CAI 501). Se siete fortunati come noi, sarete accompagnati da una guida di eccezione, uno splendido Border Collie che, alla fine, scopriamo chiamarsi SVEN. SVEN ha una…
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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ta-dan!
No, la Russia non stava affrontando una minaccia imminente alla sicurezza nazionale tale da giustificare un'invasione su larga scala dell'Ucraina, come poi avvenuto. Lo ha dichiarato, senza giri di parole, Yevgeny Prigozhin, il fondatore del Gruppo Wagner, in un video-bomba destinato a far discutere pubblicato oggi, venerdì, sui social media. 
A che cosa è servita la guerra, dunque? «La guerra era necessaria perché Shoigu ricevesse la stella dell'eroe. La guerra era necessaria al clan oligarchico che governa la Russia. La guerra era necessaria per installare Medvedchuk come presidente dell'Ucraina».
Prigozhin è tornato altresì sui piani originari di Putin. Accusando gli oligarchi vicini al Cremlino di voler saccheggiare le risorse dell'Ucraina una volta stabilite l'egemonia militare e politica, attraverso un regime fantoccio filo-russo. «Il compito era quello di dividere i beni materiali in Ucraina» ha detto Prigozhin. «C'erano furti diffusi nel territorio industriale ucraino orientale del Donbass, ma loro volevano di più». Di qui, a detta del capo della Wagner, la decisione di invadere su larga scala. E dire che «Zelensky, quando è diventato presidente, era pronto per accordi. Bastava scendere dal Monte Olimpo, andare a negoziare con lui».
----[video disponibile]
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avrà alzato il gomito....:-)
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retemeteoamator-blog · 2 years ago
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beatricematiphotography · 7 years ago
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Monte Gomito.
HQ: https://flic.kr/p/XNw8M2
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smokingago · 2 years ago
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La lettera delle Marche alla Nazione.
CIAO ITALIA,
mi chiamo Marche!
Ti chiederai perché il mio nome è al plurale, rispetto alle tue altre 19 Regioni.
Ho una superficie di medio-piccola grandezza di 9694 kmq,
e sembro avere una forma di pentagono irregolare.
Mi trovo collocata al tuo centro/nord verso est ed
in me trovi di tutto:
il mare, la collina e la montagna.
Il mio mare che si trova ad est, è balneabile al 98,2% secondo il Ministero della Salute; le mie colline rappresentano il 69% del territorio, mentre per quello che riguarda i monti,
la mia cima più alta è il Monte Vettore, della catena dei Monti Sibillini.
Ti dice nulla questo nome?
Il mio (1.543.572 di abitanti ) è distribuito fra le zone del mio capoluogo che è Ancona e le mie province che da nord a sud sono: Pesaro Urbino , Ancona ,Macerata ,Fermo e Ascoli Piceno .
Sai, tra il mio Capoluogo e/o Provincie e città non è mai esistito un gran feeling:
animosità dettata per motivi territoriali o sportivi ..
Mah, questi miei figli!!
Eppure Patria mia, si trovano localizzati nel tuo gomito:
punto di contatto fra sud e nord..
Dal sud la mia gente ha mantenuto l'attaccamento alla terra, alla famiglia, alle sue tradizioni..
Dal nord ha assunto l'impegno e la costanza del lavoro,
di crescere e rimanere autonomi..
Testa del nord, cuore del sud, questi sono i miei figli!
Chiusi nel loro mondo?
Forse un po' si, perché da me si sta bene, sai Italia?
Da me non c'è per fortuna troppa criminalità,
non troppe cose fanno rumore particolare sui quotidiani locali..
Per questo i miei abitanti sono gelosi della loro terra:
hanno paura che venga sconvolto il loro equilibrio di pace,
ma non sono cattivi e neppure rustici, devono solo capire se si possono fidare..
Allora ti donano anche il cuore!
Sai nella mia terra sono nati molti personaggi illustri e/o famosi :
Raffaello Sanzio (pittore),
Gioacchino Rossini (compositore), Giacomo Leopardi (poeta),
Maria Montessori (conosciuta per il suo rivoluzionario metodo didattico nel mondo),
Giovanni Battista Pergolesi (celebre compositore),
Papa Pio IX (ultimo Papa Re e Santo), Diego Della Valle (noto imprenditore), Virna Lisi (nota attrice Italiana), Massimo Lopez (attore, comico e doppiatore),
Neri Marcore' (attore),
Roberto Mancini (mister e calciatore), Valentino Rossi (pilota motociclistico), Valentina Vezzali ed Elisa Di Francisca (campionesse di scherma )..
Perché dunque, fino ad agosto scorso, non hai mai parlato di me?
Per eventi simili avremmo preferito evitare le luci della ribalta...
Saremmo rimasti volentieri al silenzio nel nostro angolino tricolore..
Sai il mio grado di sismicità è pari al 97,3% del territorio,
che corrisponde a 230 comuni,
ed è stato sempre così ma non è stato fatto nulla!
E ora?
Ora piangiamo case distrutte,
vite spezzate, le persone sono schiacciate!
Ma sai cosa c'è di bello?
Che il Marchigiano non si arrende, tutti i miei figli da Pesaro Urbino ad Ascoli Piceno
e da Ancona a Fabriano,
si prendono per mano ed in questo momento dimostrano chi è il popolo Marchigiano!
Noi siamo un popolo fiero e risorgeremo dalle nostre macerie!
Scusa se ti ho disturbato Italia, ma la mia voce la volevo far sentire!
La Regione Marche
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Storia di Jin I Il villaggio 1
STORIA DI JIN E DELLA BARONIA DI MORPURG CAPITOLO I Il villaggio 1 Jin si sollevò da tavola, il pasto era finito. Non rivolse nessuno sguardo alla moglie che cominciava a sparecchiare. Uscì. Il freddo mattutino lo costrinse ad arricciarsi nel giubbone, le nuvole del giorno prima, ancora presenti, iniziavano a diradarsi. La terra bagnata e dura, calpestata per secoli, gli trasmetteva l’umidità su per i piedi e da lì risaliva le gambe, fino alla schiena. Il villaggio cominciava a svegliarsi. Lui, sempre primo, sentiva le voci dei compaesani levarsi dalle abitazioni. Voci secche, che davano ordini alle mogli, e le risposte insolenti delle stesse, che reagivano. Le donne! Tanto necessarie, quanto fastidiose. Le trovava eccitanti, ma riconosceva che imbruttivano presto. Scherzava con le giovinette del villaggio, ma sapeva di non potere andare oltre lo scherzo, pena gli sguardi torvi e gli atti ostili dei padri delle stesse e le maldicenze dei suoi compaesani. Non che, sotto sotto, tutti non pensassero la stessa cosa, ma gli obblighi della tradizione gli impedivano di fare il filo alle giovani nubili. Per quelle appena sposate, c’era il coltello del marito a frenare gli impeti più incontrollabili. Se voleva sfogarsi c’era il bordello in paese, e Jin lo usava non appena poteva. Venti soldi erano tanti per lui, che faticava sotto il sole e al freddo della pioggia, ma la Natura chiamava e la moglie non bastava: per questo esistono le donne, per Balthur! si diceva, e che, allora, gli uomini si dessero da fare a prendersi le proprie soddisfazioni! Col pensiero aveva conosciuto tutte le giovinette del villaggio, mentre lo faceva con Alixi, anche se lo trovava un difficile esercizio perché i mugolii e i sospiri di lei lo riportavano alla cruda realtà, ma se lo faceva bastare: conosceva tutte le loro preferenze sotto le lenzuola e sapeva che, alla fin fine, erano tutte disponibili. Bastava solo insistere. Peccato ci fossero i padri, i fratelli e i mariti… Se non fosse stato così, perché sarebbero esistite le puttane? Non erano forse delle donne troppo esigenti in fatto di sesso, da non poter resistere con un solo uomo? Eh, sì, ne parlava spesso dopo la zappatura o mentre si dava da fare… Da dietro il monte Fernon, si intuiva il sole fare il suo corso e il tempo passare. Non poteva indugiare oltre e smise di attardarsi con simil pensieri: aprì la porta di rami intrecciati che chiudeva gli attrezzi in un vano ricavato nel muro della capanna, prese la zappa, e si avviò ai campi. Percorse il vecchio sentiero che passava accanto al bosco e sul sentiero cominciò a pensare: “Il barone sta per morire, che ne sarà di noi? Il figlio non è adatto al compito.” Guardò a est verso le montagne lontane e inalò una bella boccata d’aria. Questa era immobile, perché il vento mattutino, proveniente dal mare, non riusciva a penetrare la querceta e il sottobosco. Affrettò il passo e arrivò al ruscello. Questo scorreva, in quel punto, frizzante e brioso, verso nord, ma poi piegava a est per ricongiungersi al fiume, che bagnava Morpurg prima di gettarsi nel mare. Si chinò e si sciacquò la faccia. Poi bevve. “Acqua fresca,” pensò. Si diresse a nord, lungo il ruscello, per raggiungerne il gomito, dove avrebbe attraversato senza bagnarsi i piedi. Suo cugino, Alem, aveva abbattuto un albero, avendo l’abilità di farlo cadere nella giusta posizione, a fare da ponte. Sul tronco si mantenne in equilibrio e attraversò. Arrivò ai campi del barone, che si estendevano lungo tutta la piana fino al Reeve, da dove cominciavano i terreni della contea. Cominciò a zappare. Gli piaceva muoversi e darsi da fare, ma, quel giorno, era preoccupato per le sorti della baronia: se il barone fosse morto anzitempo – aveva solo trentasette anni – il figlio diciassettenne sarebbe riuscito a contrastare le mire del conte? Il barone era un uomo forte e amato dai suoi contadini, se fosse successo qualcosa lo avrebbero seguito fino alla morte e così il conte avrebbe perso molti dei suoi cavalieri, in caso di battaglia. Per questo, finora, si era trattenuto. Il re era lontano e, quassù, non contava nulla. I nobili! Pretendevano sempre dal contadino che lavorasse, sulla terra e nelle opere pubbliche: la costruzione di un ponte o migliorie stradali, che di tanto in tanto si facevano, e che poi andasse in guerra per fare la fortuna de’ Signori, che erano gli unici a guadagnarci. Si soffermò a pensare: questa era ribellione, il solo pensiero lo era. Voleva essere un ribelle? E a cosa gli sarebbe giovato se non a finire nel pozzo o ricevere qualche frustata o, peggio, finire alla gogna, dove tutti facevano quel che credevano? Smise di pensare. Era questa una cosa riservata ai nobili e ai religiosi e a qualche borghese, giù in città. Ma lui, un povero contadino, che ne voleva sapere? Che pensasse a muovere le braccia per zappare, dunque. Quando il sole arrivò a spuntare da dietro il monte Fernon, arrivarono gli altri. “Alla buon’ora!” li rimproverò scherzoso. “Ti svegli troppo presto, Jin. Prenditela comoda… Di avena ce ne spetta solo il quarto. E siamo più del triplo dei Signori, che non lavorano.” Jin non rispose e tornò a faticare. Gli uomini piegarono le schiene e cominciarono a dissodare il terreno, lasciato incolto per qualche anno. E su e giù, e su e giù, in continuazione. Ripetitivamente. Gli zoccoli immersi nel terreno nero, ricco, fertile. Quando il sole fu alto nel cielo, gli uomini si alzarono, stanchi ma consapevoli che avevano faticato per vivere, e arrivarono le mogli col pasto di medio giorno. Avanzavano festanti in gruppo e chiacchieravano ad alta voce, spesso ridendo. Jin le guardò con secchezza perché, a lui, il riso delle donne infastidiva. Quando arrivarono vicine agli uomini, Alixi disse: “Jin, ecco il pane e le rape. Mangia.” “Tu hai già fatto?” “Io ho fatto. Ti lascio il cesto, ché vado in paese.” “No, aspetta!” disse con la bocca piena. “Prendo tutto e ti riporti il cesto.” “Non ti va proprio di fare niente, uomo!” “Non mi va di girare con il cesto, donna!” “Tu e le tue fissazioni!” Alixi mise i pugni sui fianchi e lo guardò con aria di finto rimprovero. “Che te ne stai a fare piantata, lì, rigida come uno stoccafisso?” “Io me ne sto piantata dove mi pare.” “Ah, le donne! Solo guai! Sempre a cercare la polemica.” “E tu?” “Aah, taci!” Alixi tacque e lasciò correre. “Quando vai in paese, chiedi notizia del barone. Voglio sapere tutto: se ha cacato, mangiato, se si è alzato e si è affacciato… Tutto.” “Vado, vado, chiedo, chiedo, riferisco, riferisco.” Prese il cestino, fece una mossa col culo rivolto verso il marito e se ne andò. “Donna stupida,” pensò Jin. “Ho preso una donna stupida, come moglie.” Finito di mangiare, ricominciarono a zappare e Jin pensò alla moglie. Stava cominciando a invecchiare e non gli aveva dato dei figli: che fosse sterile? Le sue sorelle avevano tutte figliato e sapeva che questa della sterilità era una faccenda di famiglie, perciò non sapeva che dire. La forza di lasciarla non l’aveva, perché, in fondo, ci si trovava bene, ma l’aveva tradita spesso. Con prostitute. ‘Ma quelle non contano’, si disse. Avrebbe voluto farlo con qualcuna di città: una di quelle borghesi, insoddisfatte dalla fiacchezza del marito cittadino, ben vestita e bella in carne, come piacevano a lui. Una di quelle che si mettevano profumi e si imbellettavano il viso per piacere agli uomini. Si immaginava di diventare padre di un bastardo, allevato da un cornuto. E s’immaginava vederlo giocare nella piazza di Morpurg, ignaro che il vero padre, vero in tutti i sensi, lo guardava compiaciuto dei suoi progressi e consapevole che, con la genia del contadino e i soldi e la cultura del borghese, avrebbe sicuramente fatto strada. Inspirò e si compiacque di tutto ciò. Poi si fece prendere dalla fatica, fino a quando fu il momento di rincasare. La sera, quando il sole cominciò a scomparire all’orizzonte, Jin e gli altri tornarono al villaggio. Il tramonto durava abbastanza a lungo prima di nascondersi dietro gli alberi e, quindi, nel mare, e gli dava il tempo di tornare ai focolari prima che scurisse del tutto. “Speriamo che anche quest’anno il raccolto vada bene,” disse Alem sulla via del ritorno. “Speriamo di sì, cugino di madre,” rispose Jin. Restarono in silenzio per il resto del tragitto, le orecchie cullate dalla brezza serale che passava le fronde. Alem camminava con la zappa in spalla e aveva un sorriso tranquillo, il sorriso proprio di coloro che tornano a casa stanchi ma soddisfatti del lavoro, mentre avanzava al fianco di Jin. Jin pensò che al cugino piaceva la vita del contadino. “È un sempliciotto,” si disse. Mentre a lui piaceva sempre meno… Si faticava troppo in cambio di nulla, in estate come in inverno, e si stava soli seppur in compagnia: quando si lavorava, lo sforzo era tale che solo qualcuno riusciva ad accompagnarlo con un mesto e ritmico canto e gli altri appresso. Questa era compagnia? Forse, ma a lui non piaceva. Avrebbe preferito stare in una casa borghese davanti al focolare e parlare con gli amici, o al caldo del letto, con un bel pellicciotto a scaldargli le spalle, a parlare con una bella, raffinata donna cittadina. Questo voleva, per Balthur!, e lo voleva da sempre. Arrivati al villaggio, si alzò un vento più forte. ‘Minaccia pioggia’, dissero. E rientrarono nelle capanne. Al freddo – poiché il focolare era spento - Jin aspettò la moglie, che non era tornata, e la rabbia cominciò a montare. Stava seduto sulla sedia, davanti al tavolo, e stringeva i pugni e digrignava i denti, senza muover muscoli per accendere il fuoco. Quando, quattro clessidre dopo, Alixi tornò, Jin l’accolse con urla e improperi: “Dove sei stata fino a adesso? Non hai lasciato da mangiare e io muoio di fame! Stupida donna!” La moglie non seppe reagire di fronte alla sfuriata e l’unica cosa che le riuscì fu il pianto. “Che ti succede?” urlò Jin, calmandosi un pochino, tuttavia. “Il barone è morto da una settimana e il figlio ha fatto atto di sottomissione al conte. Dipendiamo dalle leggi della contea, da adesso in poi.” Jin si calmò, perché cose più importanti del suo stomaco e della sua rabbia premevano la mente. “Ne vado a parlare con gli altri.” Uscì e cominciò a gridare: “Concilio, concilio!” Prese una torcia dal vano degli attrezzi, rientrò nella capanna e l’accese. Poi riuscì. Gli altri uomini stavano facendo lo stesso. “Che c’è, Jin?” dissero, assonnati. “Il barone è morto, siamo nelle mani del conte.” “Ma no, il baroncino ci difenderà…” “Il baroncino si è già accordato col conte. Dipenderemo dalle leggi della contea.” “Chi te l’ha detto?” fece qualcuno. “Mia moglie: è stata in paese, oggi.” “E cosa possiamo fare?” “Nulla,” disse Jin, stupendosene. Gli uomini abbassarono il capo. “Fa freddo, stasera,” dissero. “Bisogna coprirsi, io vado.” “Anch’io.” “Perché ci hai chiamati, Jin? Non possiamo nulla contro il conte.” Jin ci pensò. “Era per darvi la notizia.” “Grazie. Andiamo a dormire, ché siamo stanchi.” Il vento continuò a soffiare, e una leggera pioggerellina cominciò a bagnare il terreno. Si sarebbe calmata tardi, nella notte. Tutti tornarono alle capanne e anche Jin rincasò. Alixi aveva acceso il fuoco. “Che hanno detto?” gli chiese inquieta. “Non possiamo far nulla, moglie. Fammi mangiare e andiamo a dormire.” Jin mangiò il suo pasto a base di avena e ceci e andò a letto. Tutta la notte un gufo bubulò, e questo era un cattivo presagio.
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kon-igi · 6 years ago
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KON-ICE: che c’hai du’spicci?
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Questo è il braccio di quel tossico di @3nding che era già da qualche settimana in crisi d’astinenza da controllo del colesterolo e a cui, dopo il prelievo, è avvenuta questa manifestazione.
Intanto il prelievo di sangue venoso è stato eseguito pungendo, mi pare, la vena basilica (meno reperita della cubitale e della cefalica... però potrei pure sbagliarmi per mancanza di punti di riferimento) ma quell’ecchimosi con punto più pallido e riferito indolenzimento da venerdì ci dice che qualcosa è andato storto.
(disclaimer: questo non significa che il prelevatore abbia commesso un errore ma che comunque possa essere accaduto qualcosa, anche di inevitabile).
Sperando che in questa discussione intervengano infermiere e infermieri numerosi a dire la loro (tanto lo so che ci sono!), intanto illustro i vari punti critici.
IL LACCIO EMOSTATICO
Alcuni autori affermano che il laccio emostatico, ai fini del prelievo, sia più dannoso che utile, perché la sua applicazione troppo stretta o prolungata (> 60 secondi) può alterare parecchi valori come elettroliti, emocromo etc e mettere il vaso in condizioni di essere traumatizzato più facilmente. Visto che il laccio è utile solo per l’individuazione della vena, un vaso di grosse dimensione potrebbe essere reperito anche senza ma per comodità dell’operatore lo si applica in maniera standard. Tecnicamente, il laccio dovrebbe essere rimosso non appena si è sicuri che l’ago sia nel lume venoso, quindi prima di aspirare, sempre per il discorso della preservazione del campione e perché la suzione di sangue da un vaso ingorgato è sempre rischiosa per un suo eventuale collasso.
POSIZIONE E MOVIMENTI DEL BRACCIO
A differenza di quanto normalmente eseguito (per comodità dell’operatore), il braccio dovrebbe essere steso e leggermente inclinato verso il basso e si dovrebbe assolutamente evitare la tecnica PUMP, cioè quella di far aprire e chiudere più volte la mano per far gonfiare la vena poiché in questo modo è vero che il vaso si evidenzia ma aumenta anche il rischio di emorragia e di emolisi/iperkaliemia. Appena applicato il laccio, il prelevatore dovrebbe passare il dito sulla futura sede di venipuntura da monte a valle, visualizzare lo svuotamento e il successivo riempimento, disinfettare (solo allora!) e poi pungere.
TIPO E POSIZIONE DELL’AGO
L’ago dovrebbe essere sufficientemente grande da non emolizzare il sangue prelevato (circa 20-21 Gauge) e spinto delicatamente con un angolo d’inclinazione di 10° rispetto alla pelle, inserito per non più di 10-15 mm e MAI mosso avanti e indietro (rischio infezione ed emorragia). Se il sangue non fluisce, si estrae e si punge un’altra vena con un nuovo ago.
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TIPO E POSIZIONE DEL DISPOSITIVO
Intanto sono molto raccomandati, oramai da anni, i VACUUM, quelle provette sotto vuoto che raccordate tramite un HOLDER (o ‘camicia’) all’ago di prelievo aspirano il sangue con pressione negativa standard in contenitori già pronti con i reagenti per il tipo di esame. 
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Sebbene l’uso di questi dispositivi abbia velocizzato, standardizzato e reso molto più sicuri i prelievi, in particolari condizioni (fragilità venosa, vasi molto piccoli) l’operatore potrebbe decidere di prelevare il sangue con siringa standard e iniettarlo successivamente nella provetta (anche se così facendo si aumenta il rischio di schiumaggio ed emolisi, cioè la rottura della parte corpuscolata del sangue).
La buona pratica vuole che l’ago di prelievo sia avvitato direttamente sull'holder 
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ma molti preferiscono usare un butterfly con tubo di raccordo affinché gli eventuali movimenti dell'holder (tenuto con l’altra mano) non si trasmettano all’ago inserito in vena.
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(quel cappuccio grigio nasconde un’ago interno che si scopre nell’attimo in cui il tappo di gomme della provetta ci spinge contro)
DOPO IL PRELIEVO
Si mette un batuffolo di cotone o una garzina sul punto di iniezione e si chiede al paziente di tenerlo premuto dolcemente per cinque minuti, evitando assolutamente di massaggiare o DI PIEGARE IL BRACCIO, il sistema migliore perché il sangue arterioso faccia aumentare la pressione nella vena punta, bloccata dalla flessione del gomito, e si rischi così lo stravaso ematico.
CONCLUSIONI DELLA GIURIA
Quando ho detto che quell’ecchimosi non sta a significare obbligatoriamente che il prelevatore abbia commesso un errore intendevo che il buon fine di un prelievo ematico non dipende soltanto dalla bravura dell'operatore (che non deve commettere errori!) ma pure da tutta una serie di variabili anatomiche ed emotive, spesso imprevedibili.
Per esempio, il fatto che il braccio sia ancora dolente è probabilmente legato a un meccanismo intintivo di difesa organica con il quale 3nding è avvertito dal suo cervello animale che in quel braccio un vaso è stato lesionato e che quindi deve stare fermo sennò muore dissanguato. I cervello animale è molto utile ma spesso pure un po’ stupidino.
@gianlucavisconti per la reprimenda sulle eventuali sciocchezze dette.
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chez-babs · 3 years ago
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Venerdì e sabato sono stata al mare, domenica sul lago… Siete mai stati a #pontetresa ? È oltre il #lagodighirla di cui vi ho parlato qualche post fa. È un borgo di confine. Da un lato italiano, poi, attraversi la dogana e passi in #svizzera C’è uno strano silenzio in questo luogo. E diversi scenari. Buffo pensare che se mi tuffo a Lavena (la città vecchia) e faccio una quarantina di bracciate, riemergo in un’altra nazione. Il lago e quello di #lugano, dove fa una specie di gomito e crea una strettoia che si apre su un secondo specchio d’acqua più piccolo. Circumnavigarlo in macchina o in bici è piacevole, ma anche passeggiare sul lungolago o noleggiare una barca. Intorno tante chicche. Sul lato svizzero ad esempio si arriva ad Agno e si ridiscende a #morcote , su quello italiano c’è anche #portoceresio o la salita a monte San Giorgio, da cui godere un panorama pazzesco sul lago di Lugano. Anche questa dritta fa parte delle #gitefuoriporta da fare @in_lombardia Ve la racconto al volo, perché da domani parleremo nuovamente di cibo! E di #lastagionedelpane Fateci un giro! Poi attraversate il confine, fare incetta di cioccolato e tornate a casa 🏠 Buon pomeriggio! #calmfluencer #diffonderelabellezza #viverelabellezza #ilmioritmolento #slowliving #travelphotography #photooftheday #thesimpleeveryday #holiday #igtravel #instago #instagood #instapassport #mytravelgram #tourism #travelgram #trip #barbaratorresan #chezbabs (presso Ponte Tresa, Switzerland) https://www.instagram.com/p/CWBODn8slbH/?utm_medium=tumblr
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giancarlonicoli · 3 years ago
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19 ago 2021 10:21
UN PAESE OSTAGGIO DEI NO VAX - LA QUESTIONE DELL'OBBLIGO VACCINALE SUI LUOGHI DI LAVORO DIVENTERÀ ESPLOSIVA AL RIENTRO DALLE VACANZE – NELLA CGIL I SEGRETARI GENERALI DELLE CATEGORIE SONO GIÀ SPACCATI SUL GREEN PASS: LE RESISTENZE MAGGIORI VENGONO DA INSEGNANTI E METALMECCANICI, MA NELLE FABBRICHE GLI OPERAI, OLTRE A VIETARE L’INGRESSO IN MENSA, CHIEDONO SPAZI SEPARATI DAI NO VAX – LA LINEA DI LANDINI, CHE NON VUOLE IL GREEN PASS NELLE MENSE, NON CONVINCE LARGA PARTE DELL'ORGANIZZAZIONE E…
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Paolo Griseri per “la Stampa”
Uno degli ultimi episodi al cementificio Rossi di Pederobba, in provincia di Treviso, 90 dipendenti ai piedi del Monte Grappa. Dopo settimane di discussioni l'iniziativa l'hanno presa i delegati di azienda: «In mensa i vaccinati, sacchetti con cibo caldo per gli altri». Altro che timori per la presunta segregazione dei no vax: «Il 90 per cento degli iscritti alla Cgil vuole il vaccino e il Green Pass. Non possiamo inseguire l'altro dieci per cento», dice il segretario generale di una importante categoria della Cgil.
La sua non è una posizione isolata. I dubbi sulle ambiguità della linea dell'organizzazione sul Green Pass sono diffusi nel principale sindacato italiano. La linea spiegata da Maurizio Landini («È sbagliato introdurre il Green Pass nelle mense con una logica sanzionatoria») non sembra convincere larga parte dell'organizzazione. Dallo schermo rimbalzano parole grosse: «Corporativo», «minoritario».
Accuse pesanti nel linguaggio della sinistra quelle che si scambiano i segretari generali delle categorie riuniti in videoconferenza nella giornata di martedi. Landini assiste ad uno scontro che certo non gli piace. Perché ciascuno dei partecipanti alla riunione telematica rappresenta centinaia di migliaia di iscritti. Le resistenze maggiori al certificato verde obbligatorio vengono dagli insegnanti e dai metalmeccanici. I dubbi delle tute blu sono addirittura trasversali alle organizzazioni sindacali. Lunedì scorso, proprio alla vigilia della riunione del vertice della Cgil, Fim, Fiom e Uilm nazionale hanno firmato un comunicato di sostegno esplicito alla linea del «no Green Pass» in mensa.
Accusando il governo di «incerte disposizioni» rivendicavano il diritto di «accesso alle mense per tutti i lavoratori e lavoratrici». Anche per questi antefatti la riunione di martedì si accende presto. Perché l'uscita dei metalmeccanici sembra voler spingere anche le altre categorie a seguire la strada del no all'obbligo di Green Pass. I lavoratori della scuola si accodano alla linea. Lo fanno con convinzione: «Non tocca a noi decidere se ci debba essere l'obbligo. Tocca al governo. Lo faccia». Perché non costringere gli insegnanti a vaccinarsi e dimostrarlo con il certificato verde? «Perché fino ad oggi hanno sempre funzionato i protocolli sul distanziamento e tanto deve bastare». È la tesi pubblicamente sostenuta da Landini. Sapendo che sull'obbligo di certificato verde nei luoghi di lavoro Draghi difficilmente riuscirà a mettere d'accordo Lega e Pd, Cinque stelle e Fratelli d'Italia.
Così il sindacato spera che sia l'impasse della maggioranza a toglierlo dall'impaccio di dover prendere una posizione chiara sulla vaccinazione. E nella maggioranza politica c'è chi tenta la mossa contraria: lasciare che sia il sindacato a vedersela con il Green Pass obbligatorio magari imposto dalle aziende. Il classico gioco del cerino, tipico della piccola Italia.
Nelle stesse ore della riunione in Cgil da Palazzo Chigi si tenta invano una via d'uscita. Una «faq» afferma che «per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde, analogamente a quanto avviene nei ristoranti». Sembra chiaro ma non è così secondo i sindacati: «Una faq non è un provvedimento legislativo», taglia corto il segretario dei metalmeccanici della Cisl di Torino, Davide Provenzano.
E anche i sindacati degli insegnanti si uniscono in modo trasversale: i titolari di cattedra di Cisl e Uil si oppongono all'obbligo. Non sfugge che la più grande categoria dell'industria e quella degli insegnanti siano state in questi anni le più permeabili alle sirene del grillismo e alle sue predicazioni no vax. Ma nei luoghi di lavoro quelle titubanze non sono apprezzate. Dalla riunione emergono episodi preoccupanti. «Nelle fabbriche vengono a chiederci spogliatoi separati tra vaccinati e no» racconta un segretario. La divisione è anche più profonda: «Dovremmo introdurre l'obbligo anche nelle salette sindacali interne alle aziende».
C'è chi riferisce situazioni particolari: «Perché devo lavorare gomito a gomito con i miei compagni in galleria se so che uno di loro non si è vaccinato e non intende farlo?». La preoccupazione generale, che tutti condividono, è quella di evitare che l'obbligo del Green Pass finisca per annullare i protocolli di sicurezza definiti nel marzo del 2020, all'inizio della pandemia, quando sindacati e imprenditori della manifattura avevano stabilito regole precise di distanziamento per riprendere rapidamente la produzione. Una unità di intenti che riproduceva nei luoghi di lavoro il clima generale del Paese, quando la sera l'Italia cantava sui balconi. Ma oggi non è più così: «Chi ci garantisce che con il Green Pass obbligatorio le aziende non ritengano di abolire i vecchi protocolli di sicurezza?» dicono i dubbiosi.
«Ma se si fa un accordo che impone l'obbligo di Green Pass e i protocolli, questo problema si supera», rispondono altri. Questioni divisive che lo schermo restituisce in modo chiaro, quasi drammatico. «Dobbiamo cercare il più possibile di tenere uniti i nostri iscritti, evitare che si dividano», dicono i rappresentanti degli insegnanti. Aggiungendo che «per questa ragione è giusto pagare il tampone ai colleghi che non intendono vaccinarsi». Posizione che crea scompiglio. I favorevoli all'obbligo insorgono: «In Germania Merkel sta pensando di imporre a chi non si vaccina per scelta di pagarsi i tamponi. Perché noi dovremmo invece essere condiscendenti verso i no vax? Con le scuole che cadono a pezzi spendiamo i denari pubblici per pagare scelte contro l'obbligo vaccinale?».
Nella riunione c'è chi ricorda «il caso di Napoli quando il colera colpiva la città e il 19 per cento delle vaccinazioni contro la malattia venne effettuato nelle Camere del lavoro». E aggiunge: «Siamo in grado di proporre noi al governo l'obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro?». Per far cessare anche il gioco del cerino tra la politica e il sindacato uscendo dall'angolo ed evitando di subire le divisioni interne. Landini deve ora governare tutto questo. E non solo lui. Anche Sbarra e Bombardieri, i segretari generali di Cisl e Uil, devono far fronte a problemi analoghi con una base in grandissima maggioranza favorevole al vaccino che rischia di diventare ostaggio della rumorosa minoranza no vax.
Il sindacato italiano deve insomma trovare la strada per uscire dalla stretta come era riuscito a fare con i protocolli nella prima fase della pandemia. Probabilmente nei prossimi giorni l'incontro tra i vertici di Cgil. Cisl e Uil e i due ministri competenti, Speranza e Orlando, servirà a diradare le nebbie. Prima che, con la ripresa di autunno, la questione dell'obbligo vaccinale sui luoghi di lavoro diventi esplosiva. «Come sindacato - dice uno dei partecipanti alla riunione in Cgil di martedì scorso - dovremmo scegliere. Una soluzione potrebbe essere quella di organizzare noi i comitati vaccinali nelle fabbriche per promuovere l'immunizzazione. Avevamo fatto accordi per poter realizzare le vaccinazioni in fabbrica. Come possiamo oggi diventare agnostici?». -
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inmontagnadilunedi · 2 years ago
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#228# 16/12/2022 Via Vandelli (Barigazzo - Passo Di Cento Croci)
#228# 16/12/2022 Via Vandelli (Barigazzo – Passo Di Cento Croci)
La vita non è altro che una veloce successione di cose inutili.Jane Austen,nata 16 dicembre 1775, scrittrice. Pranzo: ristorante Eurobar, Vaglio di Lama Mocogno (link). Itinerario: anche oggi partiamo con le migliori intenzioni. Nonostante le previsioni avverse, abbiamo in testa la Val Di Luce, il Passo Di Annibale, il Lago Piatto, il Dente Della Vecchia, il Monte Gomito, il Sentiero Del…
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cupido2808 · 4 years ago
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E anche la vetta del Monte Nuda sul versante modenese è stata raggiunta, un punto di vista spettacolare seguendo la dorsale Appenninica dal Corno alla Scale, passando per il Cimone, Libro Aperto, Gomito, Tre Potenze ,Passo di Annibale, Rondinaio, Giovo e in fondo il Cusna...nel mezzo le Apuane avvolte in un manto misterioso di nubi (presso Monte Nuda) https://www.instagram.com/p/CHFHfmpF1cZ/?igshid=1sqm7v54hgnrm
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retemeteoamator-blog · 6 years ago
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😍❄ Grazie al cielo soleggiato e l'aria secca dal #Monte #Gomito (Appennino pistoiese) #ieri si riusciva ad osservare il mare e le isole dell'arcipelago #Toscano Foto @intornoalcimone Rete Meteo Amatori (presso Monte Gomito) https://www.instagram.com/p/Bt0D6dqBUVh/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=ft6c9ajsnplj
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noisiamocomelaprimavera · 4 years ago
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🌸🐝 (presso Rifugio Ovovia Monte Gomito) https://www.instagram.com/p/CDtcY1CK-ZK/?igshid=v50pwkf25g7y
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latinabiz · 5 years ago
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Estate 2020 al mare: le regole da seguire diffuse dall'Iss
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Lido Il 29 maggio nelle coste laziali è partita la stagione balneare. Non è stato semplice l’avvio, anche a causa del meteo non sempre favorevole; ci sono poi tutta una serie di misure e disposizioni da seguire per la sicurezza al mare, sia negli stabilimenti balneari che sulle spiagge libere, in questa estate che sarà condizionata dall’emergenza coronavirus. Le ultime indicazioni sono arrivate nei giorni scorsi dall’Istituto Superiore di Sanità che ha analizzato i rischi per questa estate, come viene spiegato da una nota: “Affollamenti, spostamenti, vicinanza e contatto sono infatti più frequenti nelle aree tipiche dell’ambiente balneare in stabilimenti, spiagge attrezzate o di libero accesso. Assume invece scarsa rilevanza il rischio correlato alla potenziale contaminazione delle acque da reflui o da escreti infetti presenti a monte dell’area di balneazione o diffusi da imbarcazioni. Le misure di controllo e monitoraggio a carattere ambientale e sanitario applicate in base alla normativa vigente, infatti, ma anche la suscettibilità del virus alle variabili ambientali rendono trascurabile il rischio”. Queste sono le principali conclusioni del “Rapporto sulle attività di balneazione in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2” del Gruppo di Lavoro Ambiente-Rifiuti COVID-19 in collaborazione con il Ministero della Salute, l’INAIL, il Coordinamento di Prevenzione della Conferenza Stato Regioni, esperti delle ARPA e altre istituzioni, pubblicato proprio con l’obiettivo di alzare il livello di sicurezza nelle spiagge: “Si tratta di indicazioni semplici, di tipo tecnico che riguardano i controlli ambientali, dal funzionamento dei depuratori, al controllo delle acque reflue e degli scarichi illeciti e di norme igieniche/comportamentali da seguire in stabilimenti e spiagge libere indirizzate ai gestori degli stabilimenti balneari e agli stessi bagnanti”. Tra le diverse indicazioni, per gli stabilimenti e per i bagnanti viene raccomandato: - di prenotare l’accesso agli stabilimenti (anche online), eventualmente per fasce orarie, in modo da prevenire assembramenti, e registrare gli utenti, anche per rintracciare retrospettivamente eventuali contatti a seguito di contagi, mantenendo l’elenco delle presenze per un periodo di almeno 14 giorni, nel rispetto della normativa sulla privacy; - di utilizzare cartellonistica e locandine con le regole comportamentali per i fruitori delle aree di balneazione e i bagnanti per prevenire e controllare i rischi – comprensibili anche per utenti di altre nazionalità; - di regolamentare gli accessi e gli spostamenti sulle spiagge, anche attraverso percorsi dedicati, e disporre le attrezzature, in modo da garantire in ogni circostanza il distanziamento interpersonale; - di garantire distanziamento interpersonale di almeno 1 metro tra persone non appartenenti allo stesso nucleo familiare, in ogni circostanza, anche durante la balneazione; - di controllare la temperatura corporea, ove possibile, del personale e dei bagnanti con interdizione di accesso se questa risulta superiore ai 37,5°C; - di vietare qualsiasi forma di aggregazione che possa creare assembramenti, quali, tra l’altro, attività di ballo, feste, eventi sociali, degustazioni a buffet; - di interdire gli eventi musicali con la sola eccezione di quelli esclusivamente di “ascolto” con postazioni sedute che garantiscano il distanziamento interpersonale; - di pulire, con regolarità almeno giornaliera, le varie superfici, gli arredi di cabine e le aree comuni e sanificare in modo regolare e frequente attrezzature (sedie, sdraio, lettini, incluse attrezzature galleggianti e natanti), materiali, oggetti e servizi igienici, limitando l’utilizzo di strutture (cabine docce singole, spogliatoi) per le quali non sia possibile assicurare una disinfezione intermedia tra gli utilizzi promiscui; - di non trattare in alcun caso spiagge, terreni, arenili o ambienti naturali con prodotti biocidi; - di evitare l’uso promiscuo di qualsiasi attrezzatura da spiaggia; - di dotare i bagnanti di disinfettanti per l’igiene delle mani; - di fornire disinfettanti e DPI adeguati al personale (mascherine, schermi facciali, guanti) e utilizzare obbligatoriamente DPI in caso di contatti ravvicinati con bagnanti e attività a rischio. Ha detto ancora l'Iss: "L’informativa e la sorveglianza, in ambienti di libero accesso, come le spiagge libere, risulta di difficile praticabilità. Pertanto, in questo ambito sono chiamati i sindaci e/o agli altri enti locali competenti a dover applicare ogni adeguata misura volta a garantire condizioni di riduzione dei rischi e, ove necessario, a definire attività di vigilanza sul rispetto delle misure da parte dei fruitori delle spiagge, a regolamentare gli accessi per consentire il distanziamento interpersonale, individuare le procedure di sanificazione delle attrezzature e delle aree comuni. Rimangono valide le seguenti indicazioni per tutti: - rispetto del distanziamento interpersonale di almeno 1 metro; - responsabilità di vigilanza sul distanziamento anche dei bambini; - misure di igiene personale, pulizia e disinfezione frequenti delle mani; - igiene respiratoria: starnutire e/o tossire in fazzoletti di carta o nel gomito; - uso di mascherine quando le misure di distanziamento siano di difficile mantenimento (le mascherine dovranno essere smaltite con i rifiuti indifferenziati). Ha detto ancora l'Iss: "Le norme ambientali  richiamano e rafforzano la vigilanza su eventuali scarichi illeciti di reflui nei corpi idrici (mare, fiumi, laghi), sul controllo degli impianti di depurazione e sugli scarichi da imbarcazioni. Una particolare attenzione deve essere anche indirizzata all’applicazione delle norme di controllo delle acque di balneazione. È possibile prevedere sospensione, a carattere cautelativo, della balneazione qualora i dati storici di monitoraggio segnalino l’area come interessata, direttamente o indirettamente, dalla presenza di reflui non depurati, scarichi illeciti e/o contaminazione da fosse settiche, che possono influenzare la qualità delle acque nell’area di balneazione". “ Read the full article
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kon-igi · 7 years ago
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Buonasera doc. Da qualche tempo mi sveglio tutte le mattine con il braccio e la mano sinistra completamente addormentati. Oggi mi è capitato anche al lavoro e mi sono ritrovata con la mano sinistra intorpidita. Ho anche notato che mentre sto scrivendo (sono mancina) mi devo spesso fermare e riposare mano e braccio. Ho letto sull'internet (non mi sgridi) che stringere una pallina antistress aiuta ma su di me ha avuto l'effetto contrario. Sa darmi un'idea di quale mostro mi ha morsa? Grazie!
Tumblrsavior è un utile salvagonadi post-elezioni ma certe volte non capisce proprio una sega
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Comunque, NON DEVI LEGGERE SU INTERNET SENNÒ FINISCE CHE TI CURI LA CANDIDOSI CON CLISTERI DI BICARBONATO E LIMONE!
Se vuoi posso farti una carrellata delle possibili cause ma è ovvio che il prossimo step sarà quello di andare dal tuo medico ed eventualmente farti prescrivere una visita fisiatrica od ortopedica.
Partendo dal presupposto statistico che sia un problema neurologico e non vascolare, è molto facile che si tratti di una neuropatia periferica cioè della compressione di un nervo a opera di una qualche altra struttura del braccio o del collo.
Statisticamente, la maggior parte delle volte si tratta di Sindrome del Tunnel Carpale (la compressione del nervo mediano a opera dei foglietti tendinei ispessiti all’interno del polso). Normalmente la parestesia dovrebbe essere avvertita solo da quel punto in poi (quindi esclusivamente alla mano) ma spesso quando la sindrome è in fase avanzata, i deficit vaso-motori si estendono ancher a monte.
Altre neuropatie potrebbero essere l’intrappolamento/compressione del nervo ulnare (gomito appoggiato sul bordo della scrivania o traumatizzato da caduta) oppure una compressione delle radici nervose cervicali (C5-C7) causate da colpo di frusta o erniazione del disco.
Se non fai sport in maniera agonistica o non hai subito importanti traumi della spalla, escluderei altre neuroaprassie lungo il decorso del plesso brachiale.
per concludere, senti il tuo medico se non sia il caso di fare un’elettromiografia.
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