#Medici e Savonarola
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L’Inferno di Botticelli: Il Thriller che Svela i Segreti del RinascimentoArte, mistero e modernità si intrecciano nel nuovo romanzo di Stefano Impellitteri. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra enigmi storici e conflitti interiori
Un viaggio tra enigmi storici e conflitti interiori “L’Inferno di Botticelli” di Stefano Impellitteri è un romanzo che va oltre i confini del thriller, immergendo il lettore in un’avventura che unisce arte, storia e introspezione psicologica. Pubblicato il 27 maggio 2024, il libro propone una trama avvincente che combina l’atmosfera de Il Codice Da Vinci con le suggestioni de La Nona Porta. Al…
#Alessandria today#antiche biblioteche#arte e mistero#bOTTICELLI#conflitti interiori#Congiura dei Pazzi#cultura rinascimentale#enigmi storici#eventi storici reali#falò delle vanità#Girolamo Savonarola#Google News#intelligenze artificiali#introspezione psicologica#italianewsmedia.com#L’Inferno di Botticelli#Lorenzo protagonista#Medici#Medici e Savonarola#narrativa e storia#Narrativa storica#Opere d’arte#Pier Carlo Lava#puzzle storico#Rinascimento#romanzi 2024#romanzi avvincenti#Romanzi italiani#romanzo ambientato nel presente#romanzo investigativo
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Umberto Eco: “Come va?”
Icaro: “Uno schianto”
Proserpina: “Mi sento giù”
Prometeo: “Mi rode…”
Teseo: “Finché mi danno corda…”
Edipo: “La mamma è contenta”
Damocle: “Potrebbe andar peggio”
Priapo: “Cazzi miei”
Ulisse: “Siamo a cavallo”
Omero: “Me la vedo nera”
Eraclito: “Va, va…”
Parmenide: “Non va”
Talete: “Ho l’acqua alla gola”
Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi
Demostene: “Difficile a dirsi”
Pitagora: “Tutto quadra”
Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
Socrate: “Non so”
Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
Onan: “Mi accontento”
Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
Boezio: “Mi consolo”
Carlo Magno: “Francamente bene”
Dante: “Sono al settimo cielo”
Giovanna d’Arco: “Si suda”
San Tommaso: “Tutto sommato bene”
Erasmo: “Bene da matti”
Colombo: “Si tira avanti”
Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
Cartesio: “Bene, penso”
Berkeley: “Bene, mi sembra”
Hume: “Credo bene”
Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
Galileo: “Gira bene”
Torricelli: “Tra alti e bassi”
Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
Newton: “Regolarmente”
Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
Spinoza: “In sostanza, bene”
Hobbes: “Tempo da lupi”
Papin: “Ho la pressione alta”
Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
Franklin: “Mi sento elettrizzato”
Robespierre: “Cè da perderci la testa”
Marat: “Un bagno”
Casanova: “Vengo”
Goethe: “C’è poca luce”
Beethoven: “Non mi sento bene”
Schubert: “Non mi interrompa, per Dio”
Novalis: “Un sogno”
Leopardi: “Sfotte?”
Foscolo: “Dopo morto, meglio”
Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
Sade: “A me bene”
D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
Kant: “Situazione critica”
Hegel: “In sintesi, bene”
Schopenhauer: “La volontà non manca
Paganini: “L’ho già detto”
Darwin: “Ci si adatta”
Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
Mallarme’: “Sono andato in bianco”
Proust: “Diamo tempo al tempo”
Henry James: “Secondo i punti di vista”
Kafka: “Mi sento un verme”
Musil: “Così così”
Joyce: “Fine yes yes yes”
Nobel: “Sono in pieno boom”
Larousse: “In poche parole, male”
Curie: “Sono raggiante”
Dracula: “Sono in vena”
Picasso: “Va a periodi”
Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
Fermi: “O la va o la spacca”
Camus: “Di peste”
Matusalemme: “Tiro a campare”
Lazzaro: “Mi sento rivivere”
Giuda: “Al bacio”
Ponzio Pilato: “Fate voi”
San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
Nerone: “Guardi che luce”
Maometto: “Male, vado in montagna”
Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
Orlando “Scusi, vado di furia”
Cyrano: “A naso, bene”
Alice: “Una meraviglia”
Verga: “Di malavoglia”
Heidegger: “Quante chiacchiere!”
Grimm: “Una favola!”
Umberto Eco - "Il Secondo Diario Minimo"
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA CRISI VISTA DA BOTTICELLI
"La calunnia" (Uffizi, Firenze) viene considerata una tavola appartenente a una terra di mezzo, tra la fine delle illusorie certezze umaniste di matrice neoplatonica e l'inizio di una consapevolezza intensa e profonda.
Risale a un periodo compreso tra il 1491 e il 1495, anni di svolta nella Firenze che assiste alla scomparsa di Lorenzo de Medici e all'ascesa effimera del frate ferrarese Girolamo Savonarola, con la successiva costituzione della "repubblica" che vedrà in Niccolò Machiavelli il più acuto tra i suoi protagonisti.
Sandro Botticelli (1445 - 1510) di quell'età di mutamenti radicali se ne fece imprevisto interprete: da artista di profonda sensibilità, artefice che aveva dipinto la gloria della "Signoria" medicea, seppe tuttavia intuire prima del tempo l'esigenza espressiva della crisi incombente, di una cupa caduta, dell'inesorabile e lunghissimo scivolamento che lascerà solo vestigia mute in una Firenze ingessata nel vanto fuggevole di impareggiabili forme architettoniche e artistiche.
Le fiamme alte dei "fuochi delle vanità" non bastarono a illuminare fino in fondo le piazze della città: quanta produzione artistica venne bruciata, sacrificata sugli altari di una rivoluzione di parole.
Ma non quest'opera del maestro della "Nascita di Venere" e della "Primavera": un quadro che segna, nei suoi chiaroscuri e nella concitazione drammatica della scena, l'avvento del tragico e grandioso "rinascimento" cinquecentesco.
Con la "Natività mistica", del 1501, il ciclo inaugurato da "La calunnia" si chiuse in un delirante, inascoltato appello.
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Il 15febbraio nasceva a Firenze Pietro il Fatuo, ovvero il tragico destino di un figlio di papà (quando il papà è Lorenzo il Magnifico).
Tutti i figli di padri famosi devono affrontare lo spauracchio del confronto con il padre, oltre al normale complesso d’Edipo. E per un Alessandro Magno che ce la fa, c’è un Pietro il Fatuo che miseramente fallisce. E dire che Pietro, povera creatura, dalla sorte aveva avuto anche qualche dono, tipo quello di assomigliare fisicamente a mamma Clarice Orsini, una delle donne più belle del rinascimento e non al babbo, fascinoso quanto si vuole, ma bruttino. Clarice gli aveva donato anche antenati illustri e nobili che a casa Medici mancavano, e buoni agganci a Roma. Il padre gli aveva invece dato tutto quello che i Medici potevano, ed era molto: una fortuna immensa, i migliori precettori, fra cui Angelo Poliziano amico di famiglia, una corte zeppa di artisti e il potere su Firenze.
Pietro però aveva il tocco di Mida al contrario: ignorante come una talpa, usò Michelangelo per farsi fare pupazzi di neve dopo una nevicata a Firenze. Vanesio, si fece odiare per le spese folli in vestiti. In politica, era un disastro. Non riuscì nemmeno a convincere il papa Alessandro Borgia a far sposare ad un Medici Lucrezia Borgia, e sì che Alessandro fece sposare la figlia praticamente a chiunque. Quando i Francesi scesero in Italia, cincischiò senza senso, e poi dovette arrendersi e concedere loro il passaggio e piazzeforti gratis. A Firenze il popolo si infuriò, e Savonarola riuscì a far cacciare Pietro e instaurare la Repubblica.
Pietro per tutto il resto della vita tentò di tornare a a Firenze, senza riuscirci. I cugini più svegli saliranno al potere. Lui morirà affogando in un fiume durante una campagna di guerra in cui, tanto per cambiare, non cavava un ragno dal buco, e il fratello papa Leone penò parecchio per trovare un posto dove seppellirlo, mettendolo poi provvisoriamente a Cassino, di cui era abate. Era il 28dicembre 1503.
Una fine fantozziana, senza gloria e senza dignità, per un bel ragazzo che era decorativo ma non riuscì mai ad essere altro e nella vita sbagliò ogni singola mossa, perché i padri possono essere sì potenti e lasciarti il mondo, ma se non hai la testa per gestirla ogni eredità è solo una maledizione.
foto da Wikipedia
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La storia della "Piagnona"
E’ la celebre campana che, donata al convento da Cosimo il Vecchio, chiamò tante volte a raccolta il popolo fiorentino per udire la fatidica parola di Fra Girolamo Savonarola, che flagellava i depravati costumi dei tempi e inneggiava a quelle libertà pubbliche insediate dalla munificenza e dall'ambizione di casa Medici. È quella campana che i fiorentini chiamarono la Piagnona perché il suono dei suoi cupi e funerei rintocchi accompagnava il pianto dei cittadini commossi dalle prediche del Frate banditore della fede, riformatore dei costumi, apostolo di libertà.
Cosimo de' Medici riedificò sul luogo di un antico e cadente monastero di Frati Salvestrini un nuovo e splendido edificio, nel quale ottenne da Papa Martino V la facoltà di trasferire i frati Domenicani che abitavano allora il modesto ospizio annesso alla chiesa di S. Mamiliano sulla Costa San Giorgio. A spese di Cosimo il Vecchio fu fatta anche l'unica e grossa campana che, accordando la bellezza delle sue forme con quella del suo campanile, doveva aver parte essenziale in tanti avvenimenti che si svolsero nella chiesa e nel monastero sottostanti. Suonò dapprima la campana ad onore e gloria del munifico fondatore, salutò nel 1436 i frati che dal modesto asilo di S. Mamiliano scendevano ad occupare una così splendida residenza e suonò più tardi per incitare i cittadini a scuotere quella supremazia che insidiava l'indipendenza della vecchia Repubblica.
Suonò a stormo per adunare gli amici del Savonarola e gli oppositori dei Medici e chiamarli alla difesa del convento in quella famosa notte dell'8 aprile 1498, quando le orde dei Palleschi e degli Arrabbiati lo strinsero quasi d'assedio e lo invasero, penetrando attraverso un passaggio sotterraneo che metteva in comunicazione il convento stesso col vicino edificio della Sapienza (l’attuale Rettorato). Al tempo del Savonarola il numero dei frati di S. Marco era considerevolmente aumentato, così la Signoria concesse loro l'uso dei locali dell'edificio della Sapienza, iniziato a costruire a spese di Niccolò da Uzzano. I frati collegarono il nuovo locale al vecchio per mezzo di un corridoio sotterraneo che attraversava la via del Maglio, attualmente via Lamarmora.
Fra Girolamo Savonarola venne arrestato quella notte nel convento, sulla soglia della porta della biblioteca, nonostante la Piagnona avesse suonato a stormo per dare l'allarme e chiedere soccorso; fra Girolamo, che era solito dire "I miei fiorentini hanno la fede come cera, che ogni caldo la strugge", ebbe ragione poiché fu abbandonato dalla maggior parte dei suoi seguaci e quindi, dopo una vana difesa durata alcune ore con pochi fedelissimi male armati, venne catturato. Rinchiuso nella torre d'Arnolfo nel locale detto l'Alberghetto, fu sottoposto a vari interrogatori, processato e condannato all'impiccagione ed al rogo. Lo sdegno che le prediche del Savonarola avevano suscitato nella Curia Romana, l'odio dei Medici e dei loro seguaci, le ire scatenatesi in modo estremamente violento non ebbero sfogo sufficiente nemmeno dopo il supplizio del frate e la dispersione delle sue ceneri. I suoi più convinti sostenitori vennero catturati e banditi dalla città, se non addirittura uccisi; i frati domenicani vennero portati al confino, fuori dal territorio della Repubblica Fiorentina, e venne loro addirittura proibito di parlare del Savonarola e del suo operato, pena gravi sanzioni. Ma la Signoria di Firenze spinse la sua sete di vendetta fino a prender decisioni che sconfinavano nel ridicolo. Con fra' Girolamo si volle "punire" anche la Piagnona che aveva chiamato fino all'ultimo momento i fedeli alla difesa del frate; su ordine dell'allora gonfaloniere Jacopo Nerli, detto Tanai, accanito Pallesco, una schiera di Arrabbiati la staccò dal campanile e la lasciò cadere sui fabbricati del convento, e così facendo la campana si danneggiò.
Tra le ingiurie del popolo fiorentino, il 30 giugno la campana fu posta su un carro trainato da somari e frustata dal boia per le vie della città. In seguito la campana venne portata nei locali dell'Opera del Duomo, che ebbe l’incarico di riparare le lesioni subite. Fu Simone del Pollajolo, architetto conosciuto col soprannome di Cronaca, a trovare la soluzione per ripararla. Attorno ai tronconi dei sei bracci della corona spezzata, il Cronaca adattò degli anelli di ferro che, per mezzo di sbarre, di tiranti, di chiavarde e di viti, accomodò e collegò ad un grandissimo mozzo di legno di quercia, fasciato tutto intorno di reggetta di ferro. Fu così collocata nel campanile della chiesa francescana di San Salvatore al Monte, i cui frati erano antagonisti del Savonarola. Nell’ordinanza della Signoria si giunse a decretare che la Piagnona, quale rea di alto tradimento e qual nemica della patria, fosse bandita dalla città per cinquant’anni. Si narra che la prima volta che la campana fece sentire il suo suono dal colle di San Miniato, fu in occasione delle esequie di quel Tanai de' Nerli che l'aveva condannata!
Trascorsi vent’anni, i ricordi del Savonarola iniziavano a svanire, i suoi seguaci si stavano calmando e i frati avevano ottenuto il permesso di rientrare nei confini dello Stato Fiorentino, pur se a più di cento miglia dalla città, ma speranzosi di poter riprendere possesso del convento di San Marco in un secondo momento. Nel frattempo, alcuni dei frati si prodigavano, presso il Papa Giulio II e presso il Gonfaloniere ed i Priori della Repubblica Fiorentina, affinché la campana venisse “liberata” dalla pena del bando e restituita al convento di San Marco. La grazia venne ottenuta il 5 giugno 1509, in un momento di particolare entusiasmo della Signoria, per l’avvenuta presa di Pisa. Quello stesso anno la campana poté salutare coi suoi rintocchi i Domenicani che, reduci dall'esilio, tornavano a prender possesso del loro convento, restaurato dai danni prodotti dalla rabbia dei Palleschi.
Curiosamente, l’ultimo rintocco della campana di San Marco ebbe luogo nello stesso giorno, il 5 giugno, di 299 anni dopo, nel 1808. Dopo tre secoli, l'ingegnoso meccanismo del Cronaca aveva risentito delle conseguenze del passare del tempo. I ferramenti si erano ossidati e corrosi, le chiavarde, per quanto sostituite da legature di filo di ferro, avevano perduto ogni consistenza, il legno cominciava ad imporrarsi ed un pericoloso movimento di distacco della campana dal mozzo si era già manifestato.
Inoltre, il continuo percuotere del battaglio negli stessi due punti, aveva logorato talmente la campana da ridurne lo spessore a pochi centimetri. Un accurato controllo di tecnici qualificati rilevò il pericolo imminente che la campana potesse precipitare, staccandosi dal mozzo, e la possibilità che, per effetto dei colpi di battaglio, avrebbe potuto rompersi e frantumarsi. Per queste ragioni venne deciso di sostituirla con una copia realizzata dalla Fonderia Rafanelli di Pistoia e di collocare l’originale nella sala del Capitolo del Convento di San Marco. Nella sua lunga e travagliata storia, la Piagnona ha avuto il compito ingrato di sottolineare con i suoi rintocchi eventi tristi della storia fiorentina: la morte del Santo vescovo Antonino, del Beato Angelico, e, il più triste di tutti, per il trapasso di Lorenzo il Magnifico. La campana è tuttora visibile nel Museo di S. Marco collegata ancora al suo mozzo, grossolano e mal ridotto, ma che in sé racchiude parte della storia della Piagnona, mutilata e perseguitata campana. Sopra un ceppo di legno la Piagnona si presenta in tutta la sua bellezza con la parte superiore ornata di un fregio di graziosi puttini attribuito dal Carocci alla scuola di Donatello.
Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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Título completo: Retrato de Girolamo Benivieni
Artista: Probablemente de Ridolfo Ghirlandaio
Fechas de artistas: 1483 - 1561
Fecha de realización: probablemente alrededor de 1510-20
Medio y soporte: Óleo sobre madera
Dimensiones: 70,5 × 56,2 cm
crédito de adquisición: Legado Salting, 1910
Es casi seguro que el modelo sea Girolamo Benivieni (1453-1542), una importante figura literaria y política florentina. Inicialmente uno de los intelectuales que rodeaban al culto Lorenzo de 'Medici, quien efectivamente gobernó Florencia, cayó bajo la influencia del predicador y reformador dominicano Girolamo Savonarola, quien persuadió a los florentinos para formar una república populista. Benivieni denunció su propia poesía amorosa temprana y en su lugar escribió canciones para acompañar las hogueras de objetos frívolos y eróticos organizadas por los jóvenes seguidores de Savonarola.
Ghirlandaio ha realizado un estudio detallado y sensible de las profundas arrugas y líneas entrecruzadas del rostro del anciano. El paisaje deshabitado y onírico evoca el reino del pensamiento y la poesía que ocupa su mente. La pose y el fondo montañoso azul brumoso sugieren que Ghirlandaio había visto la Mona Lisa de Leonardo (Louvre, París). Sin embargo, el rostro nítido y cuidadosamente delineado se parece más al estilo de su padre, Domenico Ghirlandaio, que a la sutil interpretación ahumada de Leonardo de los rasgos de Mona Lisa.
Información e imagen de la web de la National Gallery de Londres.
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“Come va?”
1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode”
4. Teseo: “Finché mi danno corda”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico”
32. Noè: “Guardi che mare”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontormo: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia”
81. Marx: “Andrà meglio”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme’: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
138. Verga: “Di malavoglia”
139: Heidegger: “Quante chiacchiere!”
140. Grimm: “Una favola!”
Umberto Eco
da “Il secondo diario minimo”
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“Come va?”
1. Icaro: “Uno schianto”
2. Proserpina: “Mi sento giù”
3. Prometeo: “Mi rode”
4. Teseo: “Finché mi danno corda”
5. Edipo: “La mamma è contenta”
6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
7. Priapo: “Cazzi miei”
8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
9. Omero: “Me la vedo nera”
10. Eraclito: “Va, va”
11. Parmenide: “Non va”
12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
14. Gorgia: “Mah!”
15. Demostene: “Difficile a dirsi”
16. Pitagora: “Tutto quadra”
17. Ippocrate: “Finché c’è la salute”
18. Socrate: “Non so”
19. Diogene: “Da cani”
20. Platone: “Idealmente”
21. Aristotele: “Mi sento in forma”
22. Plotino: “Da Dio”
23. Catilina: “Finché dura”
24. Epicuro: “Di traverso”
25. Muzio Scevola: “Se solo mi dessero una mano”
26. Attilio Regolo: “Sono in una botte di ferro”
27. Fabio Massimo: “Un momento”
28. Giulio Cesare: “Sa, si vive per i figli, e poi marzo è il mio mese preferito”
29. Lucifero: “Come Dio comanda”
30. Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
31. Geremia: “Sapesse, ora le dico”
32. Noè: “Guardi che mare”
33. Onan: “Mi accontento”
34. Mosè: “Facendo le corna”
35. Cheope: “A me basta un posticino al sole”
36. Sheherazade: “In breve, ora le dico”
37. Boezio: “Mi consolo”
38. Carlo Magno: “Francamente bene”
39. Dante: “Sono al settimo cielo”
40. Giovanna d’Arco: “Si suda”
41. San Tommaso: “Tutto sommato bene”
42. Erasmo: “Bene da matti”
43. Colombo: “Si tira avanti”
44. Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
45. Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
46. Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
47. Cartesio: “Bene, penso”
48. Berkeley: “Bene, mi sembra”
49. Hume: “Credo bene”
50. Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
51. Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che”
52. Galileo: “Gira bene”
53. Torricelli: “Tra alti e bassi”
54. Pontormo: “In una bella maniera”
55. Desdemona: “Dormo tra due guanciali”
56. Newton: “Regolarmente”
57. Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
58. Spinoza: “In sostanza, bene”
59. Hobbes: “Tempo da lupi”
60. Vico: “Va e viene”
61. Papin: “Ho la pressione alta”
62. Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
63. Franklin: “Mi sento elettrizzato”
64. Robespierre: “Cè da perderci la testa”
65. Marat: “Un bagno”
66. Casanova: “Vengo”
67. Goethe: “C’è poca luce”
68. Beethoven: “Non mi sento bene”
69. Shubert: “Non mi interrompa, per Dio”
70. Novalis: “Un sogno”
71. Leopardi: “Sfotte?”
72. Foscolo: “Dopo morto, meglio”
73. Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
74. Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
75. Sade: “A me bene”
76. D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
77. Kant: “Situazione critica”
78. Hegel: “In sintesi, bene”
79. Schopenhauer: “La volontà non manca”
80. Cambronne: “Boccaccia mia”
81. Marx: “Andrà meglio”
82. Carlo Alberto: “A carte 48”
83. Paganini: “L’ho già detto”
84. Darwin: “Ci si adatta”
85. Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
86. Nievo: “Le dirò, da piccolo”
87. Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
88. Mallarme’: “Sono andato in bianco”
89. Proust: “Diamo tempo al tempo”
90. Henry James: “Secondo i punti di vista”
91. Kafka: “Mi sento un verme”
92. Musil: “Così così”
93. Joyce: “Fine yes yes yes”
94. Nobel: “Sono in pieno boom”
95. Larousse: “In poche parole, male”
96. Curie: “Sono raggiante”
97. Dracula: “Sono in vena”
98. Croce: “Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito”
99. Picasso: “Va a periodi”
100. Lenin: “Cosa vuole che faccia?”
101. Hitler: “Forse ho trovato la soluzione”
102. Heisemberg: “Dipende”
103. Pirandello: “Secondo chi?”
104. Sotheby: “D’incanto”
105. Bloch: “Spero bene”
106. Freud: “Dica lei”
107. D’Annunzio: “Va che è un piacere”
108. Popper: “Provi che vado male”
109. Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
110. Fermi: “O la va o la spacca”
111. Camus: “Di peste”
112. Matusalemme: “Tiro a campare”
113. Lazzaro: “Mi sento rivivere”
114. Giuda: “Al bacio”
115. Ponzio Pilato: “Fate voi”
116. San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
117. Nerone: “Guardi che luce”
118. Maometto: “Male, vado in montagna”
119. Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
120. Orlando “Scusi, vado di furia”
121. Cyrano: “A naso, bene”
122. Volta: “Più o meno”
123. Pietro Micca: “Non ha letto che è vietato fumare”
124. Jacquard: “Faccio la spola”
125. Malthus: “Cè una ressa”
126. Bellini: “Secondo la norma”
127. Lumiere: “Attento al treno!”
128. Gandhi: “L’appetito non manca”
129. Agatha Christie: “Indovini”
130. Einstein: “Rispetto a chi?”
131. Stakanov: “Non vedo l’ora che arrivi ferragosto”
132. Rubbia: “Come fisico, bene”
133. Sig.ra Riello: “Sono stufa!”
134. La Palisse: “Va esattamente nella maniera in cui va”
135. Shakespeare: “Ho un problema: va bene o non va bene?”
136. Alice: “Una meraviglia”
137. Dr. Zap: “Bene, la sai l’ultima?”
138. Verga: “Di malavoglia”
139: Heidegger: “Quante chiacchiere!”
140. Grimm: “Una favola!”
Umberto Eco
da “Il secondo diario minimo”
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PALAZZO MEDICI RICCIARDI
Nome⚘: Palazzo Medici Ricciardi
Autore⚘: Michelozzo Michelozzi e Minozzo Gozzoli
Data⚘: 1452
Contesto originale⚘: Questo palazzo fu commissionato da Cosimo il Vecchio, inizialmente a Brunelleschi, ma poi quest'ultimo fu ritenuto troppo sontuoso e magnifico, e fu preferito Michelozzo, architetto altrettanto capace ma più discreto. Nel 400, sotto il dominio di Lorenzo il Magnifico, furono esposte nel palazzo opere come il David di Donatello, dipinti di Paolo Uccello e opere di Botticelli, Verrocchio, il Pollaiolo, Domenico Ghirlandaio. Nel 500 queste opere furono distrutte a causa della cacciata dei Medici e dell'avvento di Girolamo Savonarola. A metà del 600 il palazzo venne venduto ad una ricca famiglia di banchieri, i Ricciardi, che realizzarono numerose modifiche ma non toccarono lo stile quattrocentesco.
Stile e descrizione⚘: La facciata è sobria ed elegante, e presenta l'uso del bugnato. L'esterno è diviso in tre registri, separati da cornici. Il bugnato è graduato in modo da essere molto sporgente al pian terreno e meno successivamente. Al piano terreno esisteva un porticato d'angolo, mentre le bifore scandiscono regolarmente la facciata, incorniciate da una ghiera a tutto sesto con un medaglione al centro con l'arme dei Medici e rosoncini. Il cortile è impostato in modo da suggerire l'uso della simmetria; la decorazione nel complesso è tratta dal repertorio classico e composta con fantasia, con un raffinato gioco di prospettiva tra le colonne. All'interno del palazzo abbiamo numerose decorazioni, come la Capella dei Magi di Bernardo Gozzoli, allievo di Beato Angeli co, commissionata da Pietro il Gozzoso.
Collocazione attuale⚘: Firenze, via Cavour
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Giambologna - Firenze - Statua equestre di Cosimo I de' Medici - 1594
Dopo la morte di Lorenzo de’ Medici (1492), il figlio Piero non seppe reggere la pressione del Savonarola ed i Medici vennero mandati in esilio.
Solo l’avvento dl soglio pontificio di Giulio de’ Medici, Papa Clemente VII (1523 - 1534) permise il ritorno della famiglia e dopo Alessandro, Cosimo I, figlio di Giovanni delle Bande Nere, va al potere di Firenze e di Siena nel 1537 e nel 1569 diventa Granduca di Toscana.
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Oggi esce su Netflix la terza e ultima stagione dei Medici. Sono così fiera di voi. Ci terrei a ringraziare i registi, gli sceneggiatori, i costumisti, chiunque abbia reso tutto questo così meraviglioso! Avete riportato alla luce una casata così bella e nobile. Piena di intrighi e vicende che hanno cambiato la storia di Firenze, dell’Italia e persino dell’Europa intera per sempre! Anche se ognuna delle stagioni segue un filo logico a sé, io vi consiglio di guardarle tutte, per capire ancora più a fondo ed apprezzare ogni dettaglio! Io ho avuto la fortuna di guardarle giá su Amazon Prime qualche mese fa. E ancora non riesco a togliermela dalla testa. Mi ha lasciata senza fiato. E anche con un po’ di malinconia. Ma non si possono cambiare gli avvenimenti della storia. Non sapete quanto vorrei altre e altre stagioni. Ognuna delle tre comunque, è magnifica a modo suo. È una serie che ti arricchisce a livello personale. A livello artistico, poetico, politico, ma soprattutto umano. L’avrò detto centinaia e migliaia di volte, ma è entrata nel mio cuore e difficilmente ne uscirà. Gli scenari, le vicende, i dettagli, tutta l’arte che vi circonda....wow. In questa nuova stagione ci saranno gran nuovi personaggi come Girolamo Savonarola, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Caterina Sforza, Girolamo Riario. E incontreremo personaggi già visti nella seconda; Sandro Botticelli e Lucrezia Donati. Se amate la poesia, i dipinti, l’architettura, l’Italia, Firenze, Roma, Venezia, Pienza, Volterra e altre location meravigliose...se amate la guerra, la spada, la politica, il Rinascimento, il romanticismo, la Chiesa, la famiglia, l’onore, ed il coraggio..allora guardatela. Sono certa che non ve ne pentirete. Con tutto l’amore, Martina. ❤️ vi amo
#i medici#medici#lorenzo de medici#clarice orsini#rinascimento#serie tv#firenze#roma#venezia#toscana#sandro botticelli#girolamo savonarola#daniel sharman#synnove karlsen#amore#poesia#arte#architettura#castelli#guerra#spada#caterina sforza#storia#1400#1500
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Hi! Can you recommend any books on the Medici or on Florentine/Renaissance history in general? Thank you!
Absolutely! Behold, my master list (taken mainly from my bookshelf) of Renaissance books! (Links go to Amazon or an online pdf)
Public Life in Renaissance Florence by Richard C. Trexler – I love this book. It talks about everything and anything. Florentine society in the Renaissance was inherently social, and just this wealth of information all together in one book is great.
The Economy of Renaissance Florence by Richard A. Goldwaite – boring and hard to get through but good information!
The Crisis of the Early Italian Renaissance by Hans Baron – a little outdated but interesting. Also, In Defense of Civic Humanism which serves as a defense of the book.
The Civilization of the Renaissance Italy by Jacob Buckhardt – you can tell it’s outdated because it’s a Penguin Classic now. As much as scholarship has been changed and updated since this was originally published in the 1850s, it really shaped scholarship about the Renaissance, so I think reading it provides an interesting outlook and a lot of things to consider.
Friendship, Love, and Trust in Renaissance Florence by D. V. Kent (spoiler: it’s gay)
Arms and Letters: the crisis of courtly culture in the wars of Italy by John M Najemy – only an article, and one that you’d have to find, but it talks about how Italy fell out of practice in war because it focused so much on art and philosophy
The Medici (because that’s What I’m About)
The House of Medici: Its Rise and Fall by Christopher Hibbert
Magnifico: The Brilliant Life and Violent Times of Lorenzo de’ Medici by Miles J. Unger
April Blood by Lauro Martines – about the Pazzi Conspiracy
The Montefeltro Conspiracy by Marcello Simonetta – also about the Pazzi Conspiracy but goes a little more into the quasi-espionage and whatnot that went on both in Florence and Rome but also Milan and Venice
Medici Money: Banking, Metaphysics, and Art in Fifteenth Century Florence by Tim Parks – I think the title speaks for itself, but it also goes into depth on the specifically economic reasons for the Pazzi Conspiracy
Death in Florence by Paul Strathern – I haven’t actually read this in full; it’s about the struggle between the Medici and Savonarola at the end of the 15th century
Primary Sources
The Civilization of the Italian Renaissance: A Sourcebook by Kenneth R. Bartlett – This was the main primary source book we used in my Italian Renaissance History class last semester. It has a great range of sources from cities (Rome, Florence, Venice, Milan) to time periods (about 1300 to 1600) and topics (art, culture, home life, etc.), and also gives little summaries in the beginning of each section of the general culture at the time. A good place to start.
The Prince by Machiavelli (this is the edition I used)
The Lives of the Early Medici as Told In Their Correspondence, translated and edited by Janet Ross – I really just love this book, it’s so revealing about both the Medici as individuals and about life at the time.
The Lives of the Artists by Giorgio Vasari (there are so many editions to chose from; I own four and none of them are complete) – of course, not completely accurate, but terribly amusing to read.
#personal correspondence#queen of the quattrocento#book recommendations#medici#a lot of these are kinda hardcore but others are relatively light reading
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i may or may not have watched the entirety of medici 3 and
better than season 2, not that it took much, but wtf
the finale in particular is just... the timeline is completely messed up?? there’s literally like nothing real about it or at least nothing that really happened in that particular year or situation??
also there’s this final montage of shots and things lorenzo supposedly brought to florence and barely half of them were actually related to his patronage tbh
THEY SAY PIERO WAS KICKED OUT WHEN CHARLES VII INVADED ITALY, CHARLES THE S E V E N T H. DID NOBODY EVEN CHECK GOOGLE JUST IN CASE??
there are literally whole episodes built around characters that were fictional so WHO THE FUCK CARES. like so this made up guy killed this other made up guy. so what? was there really nothing in actual medici history that could be used for drama??
lucrezia donati deserved better, as usual. like they could have just avoided bringing her back but they needed alessandra or no one in italy would have given a flying fuck
anyway she was great and synnove karlsen is such a good actress and sharman himself was less ridiculous than last year
francesco montanari is good but way too sexy for savonarola, he had crazy chemistry with every woman he even looked at. neri marcorè’s english is super on point
they made caterina sforza so so important for random things she never even did and then she just disappeared. the whole rome episode was so unnecessary though beautifully shot?? she’s just there for the whole riario arc but once he dies she’s gone and that’s supposed to be like... feminist writing??
i... don’t know what to think. again it’s really better than season 2 but it took little. it’s just /not bad/ but also such a fail in terms of accuracy or even common sense in many respects
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Alla luce della consolidata tradizione de “le donne (a parte Bianca) sono quelle dotate di sale in zucca” ne I Medici, e considerato che alla fine della fiera è rimasta dalla parte di Lorenzo anche sapendolo colpevole ho deciso di credere che i sorrisi e le moine di Lucrezia verso i piccoli seguaci di Savonarola siano falsi come Giuda.
Spero onestamente che quello sguardo che rivolge al marito volesse dire: “Hai rotto i coglioni per decenni per levarti Lorenzo De Medici dai piedi, adesso lui non c’è e in cambio abbiamo um fanatico religioso che odia il lusso. Questi gioielli e suppellettili ce li prendono comunque, per cui meglio darli con un sorriso che farci prendere a mazzolate, adesso cavati quegli anelli e get with the program.”
Voglio credere che a Firenze sia rimasta almeno una, dico una persona di buonsenso.
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Famiglia Carnesecchi: parte seconda
Questa la PARTE PRIMA Pier Antonio di Francesco Carnesecchi, fu amico intimo di Piero de’ Medici, tentò di difenderlo con le armi. Con la cacciata del Medici e l’istituzione della Repubblica Fiorentina, alla quale Pier Antonio aderì prontamente divenendo Commissario della Repubblica in Maremma. Nello stesso periodo un membro della famiglia Amerigo di Simone intratteneva rapporti commerciali con l’Inghilterra. Nel 1498 ci fu l’assalto al convento di San Marco per arrestare Girolamo Savonarola e consegnarlo alla Signoria, Giovanni di Girolamo Carnesecchi seguace del frate, organizzò la resistenza armata per difenderlo. Altri membri della famiglia furono seguaci del frate ferrarese: Giovanni di Simone, Zanobi di Francesco, Bernardo di Francesco, Giovanni di Niccolò e Carlo Carnesecchi mercante e cittadino molto influente.
firma di Pierantonio nel 1508 : Petrantonius Carnesecchus commissario e capitano
Al tempo della Repubblica Fiorentina durante l’assedio del 1530, emerse ambiguamente Andrea di Paolo Carnesecchi partigiano della famiglia Medici, padre dell’eretico Pietro. Costui venne tenuto in grande considerazione dal Papa Mediceo Clemente VII, per l’amicizia fra le due famiglie lo chiamò presso di sé a Roma. Il Pontefice gli affidò l’ufficio di Notaro e protonotaro della Curia. Per marcare l’intimità fra loro, il 16 dicembre 1533 gli concesse il privilegio di aggiungere al proprio cognome quello dei Medici. Da allora si chiamò Pietro Medici dei Carnesecchi. Pietro Carnesecchi mal visto dal Papa Pio V, succeduto sul trono di Pietro alla morte di Clemente VII, venne condannato a morte come eretico. Cosimo I de’ Medici Duca di Firenze, ambiva al titolo di Granduca (il titolo nobiliare non esisteva, venne appositamente creato nel 1569 dallo stesso Pontefice). Per ricevere l’agognato titolo nobiliare consegnò all’Inquisizione il Carnesecchi, che si era rifugiato presso di lui per avere la protezione.
Lorenzo di Zanobi Carnesecchi Il mercante Zanobi di Francesco Carnesecchi, benché fosse di fosse di provata fedeltà per i Medici fu uno dei sette dittatori della Repubblica. Sempre durante l’assedio del 1530, si distinse per il suo eroismo Lorenzo di Zanobi Carnesecchi. Mandato nella Romagna fiorentina compì atti di valore nella difesa del territorio, tanto da meritarsi il soprannome di “secondo Ferruccio”. Giovanbattista Carnesecchi, fieramente antimediceo, combatté con la città di Siena contro le truppe fiorentine. Alla caduta della città nel 1557, espatriò in Francia a combattere gli Ugonotti, e li vi morì. I discendenti di Ridolfo furono funzionari in Versilia. Inventarono nuovi procedimenti per l’estrazione del ferro e dell’argento. Nel diciassettesimo secolo ebbero imprese commerciali in Sicilia e nel napoletano. Riuscendo ad avere la Baronia di Grottarossa in Sicilia. Un Carnesecchi divenne cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano divenendo comandante di Galea, partecipando alle battaglie contro i Turchi a Malta e a Lepanto. In quella battaglia navale vinta dalla flotta cristiana, una galea dell’ordine di Santo Stefano, conquistò la fiamma di combattimento della “Reale” di Alì Pascià comandante della flotta turca. Nella famiglia vi furono quattro canonici della Chiesa di Santa Maria del Fiore. Alla fine del diciassettesimo secolo, morì l’ultimo senatore, ad inizio del diciottesimo secolo la famiglia era in via d’estinzione.
Alberto Chiarugi Read the full article
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Moda a Firenze 1540-1580
Lo stile di Eleonora di Toledo e la sua influenza / Eleonora di Toledo’s style and influence
Bruna Niccoli, Roberta Orsi Landini
Pagliai Polistampa,Firenze II edizione: marzo 2019, 256 pagine, ISBN 978-88-564-0406-7
euro 77,00
email if you want to buy [email protected]
Firenze, 1539: l’arrivo di Eleonora di Toledo, figlia del viceré di Napoli e giovane sposa di Cosimo de’ Medici, porta in città un clima nuovo. La moda fiorentina, ancora sotto l’influenza del moralismo del Savonarola, si apre, grazie allo stile della duchessa, al gusto internazionale. Ma, pur essendo amante del lusso e delle novità che giungono dalle principali corti europee, Eleonora è attenta a non urtare la suscettibilità dei suoi sudditi attraverso un’eccessiva ostentazione. Adotta uno stile sobrio, in cui elementi della tradizione si combinano con le novità, modello di misura e armonia per le successive sovrane di Firenze. Il guardaroba della duchessa, ricostruito sui documenti d’archivio, quasi nella sua completezza, permette un’analisi accurata di ogni singolo capo di vestiario, visivamente individuato nella ritrattistica coeva; di ogni capo si segue l’evoluzione di foggia e di gusto nel corso di quarant’anni circa.
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