#Maurizio De Giovanni biografia
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Volver: Il ritorno del Commissario Ricciardi nella Napoli del cuore e dei misteri. Recensione di Alessandria today
Maurizio De Giovanni ci riporta alla magia della Napoli anni '30 con un nuovo capitolo della saga di Ricciardi.
Maurizio De Giovanni ci riporta alla magia della Napoli anni ’30 con un nuovo capitolo della saga di Ricciardi. Maurizio De Giovanni, celebre scrittore napoletano, torna con “Volver. Ritorno per il Commissario Ricciardi”, un’opera che segna il ritorno del suo personaggio più amato, il Commissario Ricciardi. Pubblicato da Einaudi Stile Libero Big, il romanzo si tuffa nuovamente nell’atmosfera…
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Giovanni Gentile, Sangiuliano: “Giusto rendere merito alla sua azione culturale”
Giovanni Gentile, Sangiuliano: “Giusto rendere merito alla sua azione culturale” “Giovanni Gentile è stato riconosciuto da autorevoli studiosi uno tra i più importanti filosofi europei del Novecento, insieme a Benedetto Croce. La sua è un’elaborazione teorica che offre ancora oggi spunti, dal richiamo al Risorgimento oppure come quando nel saggio postumo ‘Genesi e struttura della società italiana’ individuò il valore della comunità. La stessa scelta del titolo indica una visione: ‘Scendere per strada’ è un motto che lo stesso Gentile adoperò per esortare gli intellettuali a proporre la cultura tra la gente”. Lo ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, visitando oggi la mostra “SCENDERE PER STRADA. Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica” che aprirà al pubblico domani, martedì 16 aprile 2024, a Roma, all’Istituto Centrale per la Grafica (via Poli, 54). All’anteprima erano presenti, tra gli altri, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa; il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani; il Sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni; il Sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti; il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone; il presidente della Commissione Sanità, Lavoro e Affari Sociali del Senato, Franco Zaffini; il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri; i deputati Alessandro Amorese e Ilaria Cavo; gli eredi della famiglia tra cui i due nipoti, il Direttore Generale Educazione e Ricerca del MiC, Andrea De Pasquale; il Direttore generale della Direzione Creatività contemporanea del MiC, Angelo Piero Cappello; il Direttore dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, Giuseppe Parlato; i Presidenti di Cinecittà e Anica, Chiara Sbarigia e Francesco Rutelli, il produttore cinematografico e televisivo, Pietro Valsecchi. LA MOSTRA Settantacinque opere esposte tra originali e riproduzioni provenienti da diverse istituzioni, tra cui la Fondazione Roma Sapienza, l’Archivio Giovanni Gentile, l’Istituto della Enciclopedia Italiana, l’Istituto Italiano di Studi Germanici, l’Istituto Comprensivo Regina Margherita e il Museo delle Civiltà. Un percorso articolato in tre sale per rendere conto della complessa e molteplice azione di politica culturale intrapresa nel corso della sua esistenza. All’Istituto Centrale per la Grafica del Ministero della Cultura, a Roma, a Palazzo Poli, dal 16 aprile al 7 luglio 2024, la mostra “SCENDERE PER STRADA. Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica” vuole così ricordare uno dei maggiori e tra i più controversi intellettuali del Novecento italiano nella ricorrenza degli ottant’anni dalla sua morte. Dopo una parte introduttiva dedicata alla biografia e ad alcuni momenti cruciali della sua vita accademica e politica, l’esposizione ripercorre le diverse istituzioni che egli promosse e diresse negli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Nella prima sala è dato risalto all’Enciclopedia Italiana, al Centro Nazionale di Studi Manzoniani, all’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente e all’Istituto Italiano di Studi Germanici. Questi ultimi due, nella concezione gentiliana della cultura, dovevano contribuire ad allargare gli orizzonti del sapere al di fuori dei confini nazionali per sprovincializzare la cultura italiana. La seconda sala è incentrata su altre due istituzioni culturali che ebbero un legame forte con Gentile: la Scuola Normale Superiore di Pisa, che lo ospitò prima come studente e poi come direttore, e l’Accademia Nazionale dei Lincei. Sempre in questo ambiente, ampio spazio è dato alla complessa Riforma Gentile pensata ed emanata con una serie di Regi Decreti nel 1923, che diede vita a una scuola selettiva e gerarchica nutrita di tradizioni storiche e studi umanistici. Vi sono anche approfondimenti sull’Istituto Nazionale fascista di cultura e sulla morte del filosofo il 15 aprile del 1944 per mano di un gruppo di partigiani fiorentini. Al termine del percorso, la terza sala ospita un video immersivo, con immagini dell’epoca, che ha lo scopo di fare entrare il visitatore ancor di più nella biografia intellettuale e politica di Gentile. “La difficoltà nella progettazione di questa mostra - dichiara il Direttore generale Educazione, ricerca e istituti culturali, Andrea De Pasquale - ha riguardato principalmente la scelta del tema, poiché Gentile fu uno dei più importanti filosofi italiani del Novecento, ma aderì anche convintamente al fascismo portando la sua scelta fino alle estreme conseguenze. Si è scelto pertanto di presentare laicamente a un vasto pubblico la vita e l’opera di Gentile dando risalto al suo ruolo di organizzazione della cultura. Egli fu infatti l’anima di molte istituzioni che ancora oggi operano nel panorama culturale italiano e il percorso espositivo mira proprio ad evidenziare questa sua influenza sulla vita culturale non solo dell’Italia fascista, ma anche di quella repubblicana”. “Al di là del contesto dittatoriale in cui si svilupparono tutte le iniziative di Gentile - afferma il coordinatore del Comitato scientifico, Giuseppe Parlato - resta un progetto, realizzato, di modernizzazione attraverso un nuovo rapporto tra Stato e cultura che ha influito notevolmente nella società italiana. Nel secondo dopoguerra, in un contesto del tutto diverso a livello politico, rimane vivo il concetto di intellettuale impegnato nella cultura e nella politica e soprattutto resta l’attenzione dello Stato alla promozione della cultura in tutte le sue forme e discipline”. “SCENDERE PER STRADA. Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica” Istituto Centrale per la Grafica Palazzo Poli Via Poli, 54 - 00187 Roma PROGETTAZIONE E COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO Andrea De Pasquale Direttore generale Educazione, ricerca e istituti culturali COMITATO SCIENTIFICO Coordinatore: Giuseppe Parlato Componenti: Simonetta Bartolini, Giovanni Belardelli, Barbara Bracco, Massimo Bray, Massimo Cacciari, Alessandro Campi, Hervé A. Cavallera, Gianni Dessì, Emma Giammattei, Miguel Angel Gotor, Giacomo Marramao, Guido Melis, Mauro Moretti, Marcello Pera, Francesco Perfetti, Roberto Pertici, Adriano Valerio Rossi, Gennaro Sasso, Paolo Simoncelli, Alessandra Tarquini GIUNTA ESECUTIVA Simonetta Bartolini, Giovanni Belardelli, Alessandro Campi, Gianni Dessì, Giuseppe Parlato, Maura Picciau Si ringraziano: Archivio Centrale dello Stato, Archivio Storico Istituto Luce, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, Fondazione Roma Sapienza (Archivio Giovanni Gentile), Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice - Roma, Istituto Comprensivo Regina Margherita - Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, Istituto Italiano di Studi Germanici, Museo delle Civiltà - Roma, Scuola Normale Superiore di Pisa Apertura al pubblico: 16 aprile - 7 luglio 2024 ingresso gratuito orari: 10:00 - 19:00 martedì - domenica, lunedì chiuso ultimo accesso ore 18:30 ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Joe Barbieri: "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep dal 23 febbraio 2024
Dal 23 febbraio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana con la partecipazione di Nico Di Battista e Oscar Montalbano.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" cui ha fatto seguito a gennaio una anteprima di quattro brani (ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele) che hanno tenuto a battesimo la sua nuova avventura; i rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni mese a partire dai prossimi che vedranno la luce questo 23 febbraio e che saranno "Don Salvato'", "Reginella", "'Na Bruna" e "Santa Lucia Luntana".
Tutte le canzoni saranno infine raccolte in un cd in uscita il 19 aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani:
7 aprile – Mola di Bari (Ba) – Teatro Van Westerhout (ospite: Mario Rosini) 13 aprile – Nocera Inferiore (Sa) – Teatro Comunale Diana 19 aprile – Fusignano (Ra) – Auditorium Corelli 8 maggio – Roma – Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone 9 maggio – Asti – Diavolo Rosso 10 maggio – Camogli (Ge) – Teatro Sociale
17 maggio – Napoli – Teatro Acacia (ospiti: Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz)
I biglietti per tutti i concerti sono disponibili sul sito www.joebarbieri.com
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Il 19 aprile di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
Dopo la prima parte "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana" è il secondo ep del nuovo progetto di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 23 febbraio 2024.
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Joe Barbieri: "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep dal 23 febbraio 2024
Dal 23 febbraio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana con la partecipazione di Nico Di Battista e Oscar Montalbano.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" cui ha fatto seguito a gennaio una anteprima di quattro brani (ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele) che hanno tenuto a battesimo la sua nuova avventura; i rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni mese a partire dai prossimi che vedranno la luce questo 23 febbraio e che saranno "Don Salvato'", "Reginella", "'Na Bruna" e "Santa Lucia Luntana".
Tutte le canzoni saranno infine raccolte in un cd in uscita il 19 aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani:
7 aprile – Mola di Bari (Ba) – Teatro Van Westerhout (ospite: Mario Rosini) 13 aprile – Nocera Inferiore (Sa) – Teatro Comunale Diana 19 aprile – Fusignano (Ra) – Auditorium Corelli 8 maggio – Roma – Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone 9 maggio – Asti – Diavolo Rosso 10 maggio – Camogli (Ge) – Teatro Sociale
17 maggio – Napoli – Teatro Acacia (ospiti: Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz)
I biglietti per tutti i concerti sono disponibili sul sito www.joebarbieri.com
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Il 19 aprile di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
Dopo la prima parte "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana" è il secondo ep del nuovo progetto di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 23 febbraio 2024.
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Joe Barbieri: "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep dal 23 febbraio 2024
Dal 23 febbraio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana con la partecipazione di Nico Di Battista e Oscar Montalbano.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" cui ha fatto seguito a gennaio una anteprima di quattro brani (ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele) che hanno tenuto a battesimo la sua nuova avventura; i rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni mese a partire dai prossimi che vedranno la luce questo 23 febbraio e che saranno "Don Salvato'", "Reginella", "'Na Bruna" e "Santa Lucia Luntana".
Tutte le canzoni saranno infine raccolte in un cd in uscita il 19 aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani:
7 aprile – Mola di Bari (Ba) – Teatro Van Westerhout (ospite: Mario Rosini) 13 aprile – Nocera Inferiore (Sa) – Teatro Comunale Diana 19 aprile – Fusignano (Ra) – Auditorium Corelli 8 maggio – Roma – Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone 9 maggio – Asti – Diavolo Rosso 10 maggio – Camogli (Ge) – Teatro Sociale
17 maggio – Napoli – Teatro Acacia (ospiti: Maurizio De Giovanni, Teresa De Sio, Enzo Gragnaniello e Raiz)
I biglietti per tutti i concerti sono disponibili sul sito www.joebarbieri.com
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Il 19 aprile di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
Dopo la prima parte "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", "Don Salvato' – Reginella – 'Na Bruna – Santa Lucia Luntana" è il secondo ep del nuovo progetto di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 23 febbraio 2024.
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Valentino Zeichen (e se i Diari fossero il suo capolavoro?) ci dimostra che i poeti italiani sono maliziosi e pettegoli. Meglio girare alla larga…
Ho conosciuto l’opera di Valentino Zeichen a Milano, su consiglio del poeta Alberto Pellegatta – un poeta vero, perciò raro. Mi consigliò di leggere, assolutamente, Metafisica tascabile, pubblicato da Mondadori. Quella poesia non mi emozionò, me ne ritrassi, irritato. Il secondo consiglio di Pellegatta, Biografia sommaria, Milo De Angelis, agì in modo contrario, lo trovai più consono, mi vestiva meglio.
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Quando ho conosciuto Valentino Zeichen, in seguito a una picaresca avventura nell’allora Rai Futura, a Roma, ne apprezzai la verve, la battuta salata. “Mi sembrano le poesie di un ottantenne, insomma, mi sembra il libro definitivo di un millenario millenarista che abbia già vissuto tutto”, mi disse, dopo aver letto alcune poesie che avevo raccolto in un libro, L’era del ferro. Avevo 28 anni, lì per lì mi parve un complimento. Il seguito del nostro incontro è stato narrato, con sfoggio grottesco e vespertino cinismo, da Massimiliano Parente, nel romanzo Contronatura, allora pubblicato da Bompiani e ora in Trilogia dell’inumano (La Nave di Teseo, 2017).
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Valentino Zeichen pareva un santo della poesia: ritenuto tra i poeti più importanti del Paese, fin dall’esordio (Area di rigore, era il 1974, con quella benedizione di Elio Pagliarani che lo definì “Un Gozzano dopo la Scuola di Francoforte”), e pubblicato come tale (con Guanda, Mondadori, Fazi), viveva, lo dicevano tutti, in una casa-baracca. Ascoltando, mi chiedevo perché, al posto di parlare con compiacimento del poeta che viveva in una baracca e che andava a cena da Tizio e da Caio, non lo si aiutasse, qualora avesse voluto, a trovare altra sistemazione. C’era una specie di anacronistica aristocrazia nel poeta che vive in una baracca: una nobiltà vissuta da Zeichen e ancor più goduta dai suoi più o meno apparenti amici.
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Hanno continuato a non piacermi le poesie di Zeichen, augustee, ironiche, di una intelligenza fuori tempo – più prossima a Domiziano che alla Roma parlamentare – che di certo stuzzicava i pettegoli mecenati del poeta. Mi convinceva, piuttosto, il poeta in sé, la sua presenza, perfino le sbandate narcisistiche, i giudizi decadenti. Per me, voglio dire, i diari di Zeichen – il poeta in cui tutti ammiravano quello che avrebbero voluto essere senza averne il coraggio, basta lui – che Fazi ha cominciato a pubblicare dallo scorso anno sono l’opera autentica, lo zenit del poeta, la sua poetica, lo scintillio del talento.
*
Questo Diario 2000 (Fazi, 2019), ad esempio, si legge con fatale godimento: del giorno il poeta, rapace, sintetizza l’oro e l’ombra, l’ambiguo e il triviale. Vivere da poeta in baracca è a volte imbarazzante, altre divertente. Zeichen, che come i poeti d’epoca imperiale è stipendiato da qualche mecenate, ne ha anche loro: “Mi ha telefonato la mia mecenate e vuole sapere il tono dei commenti dopo la festa data per il mio libro. E anche vedere qualche riscontro della mia notorietà ‘presunto’, sulla stampa quotidiana. Un simile investimento deve avere un tornaconto d’immagine”.
*
I giudizi sono ostinatamente frollati nel ricino, per fortuna. “A proposito della poetessa Antonella Anedda; una saprofita letteraria che si nutre dei russi, i più sventurati scrittori e poeti di questo secolo. Ma una poesia fatta, più o meno, di onesto dolore, può bastare?”. A proposito di Alda Merini: “la rastrella-premi, l’ex ospite di manicomi che intenerisce i giurati”. A proposito di Roberto Mussapi: “Un poeta? Forse, ma soprattutto un gran traffichino. Lo osservavo durante lo spoglio delle schede di voto della giuria popolare [si fa riferimento al “premio Camaiore Poesia 2000”, ndr]; aveva un’espressione ancora fiduciosa, distanziato da una lunghezza o due dalla trionfatrice. Ma subito dopo lo spoglio, caduta la speranza di ribaltare il risultato, la sua accurata abbronzatura si è fatta terrea”.
*
Al contrario di Alda Merini, Zeichen non riesce a intenerire i giurati. “9 milioni dai troppi zeri, questo era l’ammontare del premio Gatto, assegnato al vincitore Maurizio Cucchi. Mi confida F. Cordelli, giurato e sostenitore del mio libro Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, che fra le motivazioni a sostegno della mia casa c’era anche quella sulle mie condizioni economiche difficili, perciò Franco era per l’assegnazione del premio a me. E Alba Donati ha riferito a Franco la reazione di Cucchi: ‘E che dobbiamo pagare noi per lui perché ha pochi soldi?’”. Al di là della pochezza, lo sketch ci fa capire che ai premi letterari, come supponiamo, di tutto si parla fuorché dei libri. Se uno è miliardario e poeta eccellente, che vinca: non dovrebbe contare il conto in banca ma il genio sovrano.
*
Frigna spesso, Zeichen. Quando accusa il premio Viareggio, “banda di mafiosi comunisti, capeggiata da Cesare Garboli e Giovanni Giudici”, ne fa non tanto una questione etica (“non rispetta nessuna oggettività basata sulle valutazioni critiche delle opere, avvalorate dalle recensioni”), ma privata: voleva vincerlo lui. In calce, sputtana De Signoribus, “modesto… onesto poeta delle Marche”. Il livore di Zeichen – espresso, sempre, con una scrittura cristallina, spoglia, da moralista francese – è significativo: non altro è la poesia italica, un piagnisteo di autentici poveracci.
*
A volte, ripeto, si assiste alla marziana serenità di un poeta latino, risolto in un insano stoicismo (“Stanotte vado a letto senza cenare. Digiuno dietetico, precauzione igienica, purificazione? Definizioni insensate per un gesto casuale. La verità è che non ho niente da mettere sotto i denti”). Altre volte, a implacabili rivelazioni: “Il destino del poeta è: consegnare le chiavi della perfezione estetica alla morte, che tutela l’immortalità della bellezza delle forme, respingendo le logoranti ingiurie del tempo. La morte è la banca della bellezza, vedasi le banche divenute vere e proprie pinacoteche”.
*
Verso i mecenati era gentile, ma mai inchinato, Zaichen. Sapeva che sono loro, i benestanti, a essere in debito con lui, con il poeta. Egli nutre la loro vuota esistenza, loro non fanno che riempirgli, a volte, lo stomaco.
*
Quando scrive del suicidio della sua mecenate, Lita, ne scrive come chi sa che si muore per una voluttà, per uno sfarfallio di disperazione, per una gioia malriposta, per una cattiva interpretazione: e chi te lo fa fare? “Domenica, nelle prime ore pomeridiane, è mancata l’amica Lita, la mia cara mecenate si è sparata alla tempia un colpo di calibro 38, ha ucciso quello che era rimasto vivo di lei. A seconda dell’età in cui ci si uccide, tenuto conto della durata di una vita media, si ammazza solo una percentuale variabile della propria vita. Lei ricercava in ogni cosa la compiutezza formale, ed esigeva un perfezionismo attivo da tutte le persone che le erano vicine; dal vestiario all’espressione verbale, era un continuo invito a superarsi”. Ci si supera fino al supremo sparo.
*
L’editore, in calce, pubblica Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, il libro poetico del 2000. Forse a conferma che la vera opera di Zeichen, che anche quando è crudele lo è con serenità narrativa, è il diario.
*
Pensieri che paiono scritti da Orazio, quasi a dire che la poesia uncina i millenni, il poeta è un fiume. “Ho nuovamente riparato il tetto, e provvidenzialmente viene a piovere per collaudare la tenuta. Giorni fa c’era già stato un breve acquazzone, e l’acqua gocciava dal tetto. Adesso piove insistentemente, è una pioggia fitta e regolare che si infiltra là dove ho riparato; è un’acqua che ha tutto il tempo per pensare”.
*
Più che altro, viene fuori una idea della poesia italiana come una cattedrale di gossip, una milizia di malizie, una folla di mercenari proni al proprio tornaconto. Un inferno volgare, un artificio di melma, dove Zeichen sguazza con la sagacia di Marziale, ricco – va detto – della propria povertà, brandita ad ascia. Viene da pensare – e di questo sono grato, post-mortem, a Valentino – che se è questa la poesia italiana e il suo sotterfugio e il suo sobborgo, meglio adempiere l’esilio, scrivere su frontoni di pietra e condividere il verbo con gli alberi, la luce, il vento. (d.b.)
*In copertina: Valentino Zeichen (1938-2016) secondo Eric Toccaceli
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Il battesimo del Centurione Cornelio, (1605), chiesa del Gesù Nuovo, Napoli, Campania, Italy (foto di Maurizio Goretti)
Belisario Corenzio (forme varianti: Bellisario; Acaia, Grecia, 1558 – Napoli, 1646?)
biografia:
-seguace di:
Jacopo Robusti secondo alcuni Jacopo Comin detto Tintoretto, Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino, tardomanieristi fiamminghi presenti a Napoli quali Cornelis Smet, Teodoro d'Errico, Rinaldo Fiammingo, Aert Mytens.
-maestro di:
Giovanni Battista Caracciolo detto Battistello, Andrea De Lione, Onofrio De Lione, Michele Ragolia
-è stato un pittore italiano, specializzato negli affreschi.
-anche se la notizia dell'apprendistato nella bottega del Tintoretto è solo una evidente forzatura del biografo, nondimeno il De Dominici coglieva esattamente, in quella, definizione di "facilità", "dissinvoltura" e "felicità di comporre le storie copiose" alcune delle caratteristiche essenziali dello stile del Corenzio
-Il De Dominici stesso non gli lesina lodi, notando come molte sue pitture "possono stare al confronto di chi che sia valentuomo" e ammirandone la capacità compositiva delle affollate scene, in cui faceva mirabilmente "giocar l'aria da figura a figura".
-Il Celano (1692) ne apprezzava soprattutto le opere giovanili, sottintendendo che, "avido d'immortalità" come era...
-E' stato il Longhi (1957) a individuare, accanto ai tradizionali richiami al "fluido macchiettismo" del Cavalier d'Arpino e all'insegnamento tintorettesco (c'è da notare che fino alla pubblicazione, nel 1962 [Ambrasi], della già citata testimonianza del quasi novantenne Corenzio, la formazione veneziana del pittore poteva considerarsi se non probabile almeno possibile), anche una forte componente toscana; la tendenza al minuto raccontare, in chiave ormai "controriformata", del Poccetti e di Giovanni Balducci (che a Napoli operò dal 1596 al 1631), è ben presente anch'essa nelle intenzioni dell'instancabile "narratore" Corenzio: anche se il suo racconto appare più "spiritoso" e frizzante, di un brio ancora tardomanieristico, piuttosto che nel segno dell'edulcorata semplicità dell'ideologia controriformata.
-Anche nei grandi cicli conservatici del Corenzio, gli affreschi nella volta del Monte di pietà e quelli di S. Martino, il fluido e brioso snodarsi del racconto, pieno di animazione, di effetti, di contrasti luminosi (si ritrovano negli affreschi del Corenzio forse le più intense scene notturne dipinte in quegli anni a Napoli), si accompagna ad un più pacato e tranquillo indagare (e sia pure confinato piuttosto nell'ambito del particolare) nelle pieghe di un realismo quotidiano e dimesso, quasi umile. Ed è forse in questo felice congiungersi del brio, del "fuoco" manieristico con la quotidianità più minuta, col "sermo humilis" della pittura riformata, molto del fascino del Corenzio..
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Si trasferì in giovane età a Napoli. Nel 1609 i benedettini gli affidarono la decorazione delle volte della navata, del transetto e del coro della chiesa dei Santi Severino e Sossio, dove aveva dipinto anche alcune cappelle. Fra queste gli va verosimilmente ascritta - in accordo con Bernardo De Dominici e la letteratura periegetica napoletana - la decorazione della cappella Medici di Gragnano, con le Storie di san Benedetto, Mauro e Placido (ante 1593), tra fastosi motivi ornamentali a stucco. Lo schema della volta medicea - uno scompartimento mediano raccordato da quattro pannelli rettangolari ai lati - dovette senz'altro essere recepito nell'ambiente locale come maturo tassello del discorso brillantemente iniziato a Napoli vari decenni prima da Giorgio Vasari e portato avanti nella certosa di San Martino da un'intera nuova generazione di artefici provenienti dal grande crogiolo culturale della Roma di papa Sisto V.
Nel 1615 affrescò la volta lunettata dell'abside della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. Nel 1629 affrescò la cupola di Montecassino (persi per il bombardamento del 1944). Del pari perduti sono gli affreschi di una galleria del palazzo Capuano di Portici, distrutti a seguito dell'abbattimento della stessa, al fine di fare luogo all'attuale via Libertà.
Operò per molti anni nella chiesa di Santa Maria la Nova (ne affrescò il soffitto). Creò quattro sue tele in Santa Maria del Popolo (Natale, Epifania e Presentazione, Riposo in Egitto). Nell'interno della chiesa di Santa Patrizia ci sono dipinti di questo pittore mentre alcuni affreschi sono ancora visibili nel Castel Capuano, dove il pittore operò nel 1608, come risulta da cedole di pagamento rinvenute presso l'archivio storico del Banco di Napoli.
Nel "Tempietto" della basilica di Santa Maria a Parete, in Liveri (NA) il Corenzio dipinse due affreschi, il più grande dei quali, posto nella parte destra, raffigurante scene sulla Danza della morte, sul Giudizio, l'Inferno ed il Paradiso (1603-1604). Altre pitture sono invece a Nola, presso la Chiesa dell'Annunziata.
Morì tragicamente nel 1646 cadendo da un ponteggio nella chiesa dei Santi Severino e Sossio, dove è sepolto, mentre ritoccava gli affreschi del transetto.
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Greco di origine - era infatti nato in Acaia nel 1558 -, giunto a Napoli nel 1570 c. il Corenzio godette presso i contemporanei e gli antichi biografi di una pessima fama: la colorita biografia dedicatagli dal De Dominici (1744) non gli risparmia, infatti, nefandezze e violenze di sorta, fino al più subdolo e perfido assassinio.
Tanto accanimento nei suoi confronti trae forse origine dal gran numero - indubbiamente sconcertante delle pitture eseguite dal Corenzio.
"Son tante le opere sue scriveva il De Dominici - che non par credibile aver potuto un solo artefice tante condurne a fine, che quattro solleciti dipintori appena potrebbero tutti insieme condurle". Una tale operosità sta ad indicare che il Corenzio si era conquistato, nell'ambiente napoletano del tempo, una posizione d'indubbia egemonia; ed è del tutto probabile che tale egemonia il Corenzio difendesse talvolta con metodi spicci e poco ortodossi (come anche i documenti ci confermano), alimentando, così, la nascita della leggenda di esser stato pittore privo di qualsiasi scrupolo, quando si trattava di eliminare scomodi concorrenti. Tant'è vero che, sempre secondo il De Dominici, qualunque pittore volesse vivere tranquillo finiva per cedere volentieri al Corenzio anche le proprie commissioni "per timore... di quell'uomo maligno, da per tutto conosciuto terribile, e facinoroso".
Di certo, però, in tutta questa sequela di accuse vi è solo quanto si ricava da un memoriale-supplica inviato dai deputati della cappella di S. Gennaro nel duomo di Napoli al viceré, il 1° giugno 1630 (Faraglia, 1885, p. 461): per affrescare la cappella, deputati avevano, infatti, chiamato a Napoli G. Reni. Ma dopo che un suo servo era stato aggredito e ferito, il Reni, sdegnato e spaventato, aveva subito lasciato la città. L'aggressore, arrestato, aveva indicato come mandante il Corenzio che però fu prosciolto ben presto dall'accusa per insufficienza di prove.
I deputati si erano allora rivolti al Domenichino, e subito erano partite alla volta del pittore emiliano lettere minatorie per scoraggiarlo ad accettare l'incarico. Ma la minaccia, che i deputati dichiarano di credere "sia stradagemma di alcun pittore", questa volta non sortì ad effetto e lo Zampieri eseguì gli affreschi. Non è comunque lecito inficiare tutta l'attività del Corenzio con tali episodi. Certamente inventato dal biografo è il fosco episodio dell'avvelenamento del suo discepolo L. Rodriguez, della cui bravura il vecchio maestro sarebbe stato geloso. Come inesatto è il racconto della morte del Corenzio, salito ultraottantenne sui ponteggi, ad emendare degli errori notati da alcuni colleghi negli affreschi della chiesa di Ss. Severino e Sossio, e dal ponteggio precipitato.
Nel 1646, ad ottantotto anni, il pittore si era infatti ritirato in un paese del Frusinate, l'odierna Esperia, da dove testimonia in una delle tante liti tra i membri della Confraternita dei Ss. Pietro e Paolo dei Greci (di cui il Corenzio era stato autorevole membro e priore) e i patroni della stessa, per la nomina del parroco.
In quest'occasione il pittore dichiarava di aver "habitato continuamente in la città di Napoli per lo spazio di settantasei anni in circa" (Ambrasi, 1962, p. 386).
Secondo la testimonianza del pittore (ibid., p. 387), egli era arrivato a Napoli a circa 12 anni; ciò fa cadere la notizia del De Dominici (p. 70) di un quinquennale apprendistato del Corenzio presso il Tintoretto a Venezia. Con questa notizia il De Dominici inaugura una tradizione critica che avrà largo seguito negli studi sul Corenzio quella dell'affinità tra il maestro veneziano e il suo discepolo greco, divenuto "anch'egli pratico e risoluto nell'inventare; se bene non avesse quella parte erudita e nobile, che si vede nel Tintoretto, e massimamente nell'aria delle teste". Ma lo imitava comunque "nella facilità, dissinvoltura e felicità di comporre le storie copiose".
Anche se la notizia dell'apprendistato nella bottega del Tintoretto è solo una evidente forzatura del biografo, nondimeno il De Dominici coglieva esattamente, in quella, definizione di "facilità", "dissinvoltura" e "felicità di comporre le storie copiose" alcune delle caratteristiche essenziali dello stile del Corenzio.
Il paragone con un altro "copioso" e "felice" (ma più tardo) pittore napoletano viene subito alla mente; ed è proprio condotta sul registro del confronto con L. Giordano la più aspra stroncatura della pittura del Corenzio che sia stata fatta (De Rinaldis, 1921). Secondo il De Rinaldis quella pittura non sarebbe altro che "sbavatura tintorettesca raggiustata e ammanierata sul romanismo vignettistico e stampato dal cavalier D'Arpino". "Ricco d'improntitudine", "invadente e lesto", il Corenzio farà "dilagare i suoi colori lividi e terrosi su tutte le mura chiesastiche napoletane".
La posizione del De Rinaldis è comunque una voce abbastanza isolata nella storia critica del Corenzio. Anche i suoi più accaniti detrattori non mancarono di distinguere l'uomo dal pittore, tributandogli sempre, pur tra qualche riserva, i riconoscimenti che gli erano dovuti. C. D'Engenio Caracciolo (1623), suo contemporaneo, lo definì "illustre pittore napoletano, che di presente vive con molta sua lode". Il Celano (1692) ne apprezzava soprattutto le opere giovanili, sottintendendo che, "avido d'immortalità" come era allora, vi poneva il massimo impegno.
Il De Dominici stesso non gli lesina lodi, notando come molte sue pitture "possono stare al confronto di chi che sia valentuomo" e ammirandone la capacità compositiva delle affollate scene, in cui faceva mirabilmente "giocar l'aria da figura a figura". Anche se talvolta ne critica la mancanza di nobiltà e di decoro e la incapacità di dipingere le glorie paradisiache, nelle quali il Corenzio finiva col porre delle "nuvole così dense, che paiono quei santi essere ne le tenebre del Limbo, e non già in Paradiso, ove tutto è splendore; e questa tinta egli tenne infelicemente quasi dovunque ebbe a dipingere i santi in gloria: laonde lodansi sempre più le sue storie, ove non ha parte la gloria". Sempre a detta del De Dominici (p. 104), infine, era questa mancanza di nobile decoro nella pittura del Corenzio che aveva dettato a Massimo Stanzione la definizione di "pittore copioso ma non scelto".
In epoca moderna gli studi hanno tentato di chiarire un po' meglio (e sia pure solo per accenni fugaci e frettolosi, mancando sul Corenzio uno studio sistematico e approfondito) il problema della sua formazione artistica e delle sue successive esperienze culturali. E' stato il Longhi (1957) a individuare, accanto ai tradizionali richiami al "fluido macchiettismo" del Cavalier d'Arpino e all'insegnamento tintorettesco (c'è da notare che fino alla pubblicazione, nel 1962 [Ambrasi], della già citata testimonianza del quasi novantenne Corenzio, la formazione veneziana del pittore poteva considerarsi se non probabile almeno possibile), anche una forte componente toscana; la tendenza al minuto raccontare, in chiave ormai "controriformata", del Poccetti e di Giovanni Balducci (che a Napoli operò dal 1596 al 1631), è ben presente anch'essa nelle intenzioni dell'instancabile "narratore" Corenzio: anche se il suo racconto appare più "spiritoso" e frizzante, di un brio ancora tardomanieristico, piuttosto che nel segno dell'edulcorata semplicità dell'ideologia controriformata.
La componente toscana del Corenzio risulta confermata dallo studio dei suoi disegni, condotto negli anni '60 per merito soprattutto del Vitzthum. Più recentemente Previtali (1972, 1978) ne coglieva i rapporti con la vasta area dei tardomanieristi fiamminghi presenti a Napoli quali Cornelis Smet, Teodoro d'Errico, Rinaldo Fiammingo, Aert Mytens.
I primi documenti sulla vastissima produzione del Corenzio risalgono al 1590 (D'Addosio, 1913) quando il pittore aveva trentadue anni, e certo già una discreta attività alle spalle. Risparmiati dall'incendio che nel 1757 devastò la chiesa dell'Annunziata (dove, come dice il Celano, e ribadirà poi il De Dominici, "tutte le dipinture a fresco, così della cupola, come del coro, sono opera di Belisario Corenzio"), gli affreschi della sacrestia e della cappella del tesoro, documentati appunto al 1590, sono oggi scarsamente leggibili per i guasti e le ridipinture subite.
Non si può dire che le vicende del tempo siano state molto clementi nei riguardi dell'attività giovanile del Corenzio: gli affreschi della cappella di S. Gennaro a S. Martirio( 1591 - 1592), che il De Dominici (p. 95) giudicava di grande qualità ("non potrebbero esser migliori nel disegno, nell'azione e nel colorito, essendo dipinte con forza e con grandissimo intendimento"), quarant'anni più tardi erano già stati ricoperti da Battistello Caracciolo; i dipinti nella chiesa di S. Paolo, l'opera del Corenzio forse più lodata dagli antichi biografi ("forse la più bella che egli abbia fatto" diceva il canonico Celano), sono andati distrutti durante l'ultima guerra, come gli affreschi di Montecassino. Restano, a testimonianza dei suoi anni giovanili, e per quanto anch'essi in precarie condizioni di conservazione, le pitture, documentatissime, di S. Andrea delle Dame (Colombo, 1904, p. 109, docc. 1591-96).
Il Corenzio lavorò all'affrescatura della chiesa a più riprese, tra il 1591 e il 1596, dipingendo il soffitto (pitture oggi scomparse) e molte altre storie, ancora esistenti, sulle pareti.
Tra il 1599 e il 1600 dipingeva nell'atrio, nel cimitero delle monache, nei refettori. In queste prove giovanili il Corenzio appare ancora fortemente legato alla più elegante e atteggiata poetica tardomanierista. Ma accanto alle pose sofisticate e un po' teatrali appare un'attenzione nuova verso un raccontare più piano e disteso, rivolto a cogliere minuti particolari: il braciere, per esempio, in cui vengono arroventati i ferri del Martirio di S. Agata.
Distrutto in gran parte anche il grande ciclo dipinto in Ss. Severino e Sossio, che il Corenzio si era impegnato a dipingere "di sua propria mano assolutamente" (Faraglia, 1878, p. 244), restano, a giudicare della qualità e delle caratteristiche della sua pittura, i grandi cicli di affreschi del convento di Ss. Severino e Sossio (oggi Archivio di Stato), del Monte di pietà, della sala del capitolo a S. Martino.
Ancora negli affreschi (Episodi e Parabole del Vangelo) nella volta della sala capitolare a Ss. Severino e Sossio (il pagamento e del gennaio del 1608: D'Addosio, 1919, p. 386; il Corenzio ha quindi dipinto negli ambienti del convento prima di intervenire sulla volta e le pareti della chiesa), accanto a tratti del più tradizionale manierismo (la scena del Buon samaritano è inserita in un paesaggio alla fiamminga, ispirato alle opere giovanili di P. Brill, i cui paesaggi erano ormai imitatissimi a Roma come a Napoli), emergono elementi di un realismo semplice e affettuoso, quasi "popolare". Così, l'animata vicenda del Cristo e l'adultera è ambientata in una severa chiesa tardocinquecentesca, e sopra il paralitico calato a raggiungere Cristo si dispiega un soffitto indagato con l'affettuosa attenzione di quegli instancabili narratori di storie sacre che rappresentano, forse, l'aspetto migliore della cultura della Controriforma in pittura.
Anche negli altri grandi cicli conservatici del Corenzio, gli affreschi nella volta del Monte di pietà e quelli di S. Martino, il fluido e brioso snodarsi del racconto, pieno di animazione, di effetti, di contrasti luminosi (si ritrovano negli affreschi del Corenzio forse le più intense scene notturne dipinte in quegli anni a Napoli), si accompagna ad un più pacato e tranquillo indagare (e sia pure confinato piuttosto nell'ambito del particolare) nelle pieghe di un realismo quotidiano e dimesso, quasi umile. Ed è forse in questo felice congiungersi del brio, del "fuoco" manieristico con la quotidianità più minuta, col "sermo humilis" della pittura riformata, molto del fascino del Corenzio.
Gli affreschi del Monte di pietà sono del 1601. A S. Martino, invece, il Corenzio lavorò a più riprese, praticamente per l'intero arco della sua attività artistica, dal 1591 al 1636, anno in cui ancora riceve dei pagamenti. Giovanili (e cioè a cavallo del secolo) sono anche le pitture del soffitto di S. Maria la Nova, mentre non si hanno notizie documentarie sui residui affreschi in S. Maria di Piedigrotta o sul ciclo, a tutt'oggi conservatoci, di Ss. Marcellino e Festo, che il Sobotka (in Thieme Becker) data attorno al 1630. Documentati sono invece quelli nella chiesa della Sapienza (D'Addosio, 1911, pp. 52 s.), che per la loro data (1639-1641: il Corenzio è ormai più che ottantenne!) possono essere considerati come l'ultima opera del pittore.
Accanto alle vaste imprese chiesastiche, De Dominici ricorda vari lavori nei palazzi nobili napoletani: da quello Sansevero a quelli Carafa di Maddaloni, dei duchi di Airola, dei Caracciolo d'Avellino, fino a casa Massimo, a Barra, dove il Corenzio dipinse storie degli antichi romani. I più noti di questi affreschi, raffiguranti le gesta di esponenti di casa Sangro, andarono perduti, nel 1895, nel crollo di un'ala del palazzo Sanseverino.
Impegnato in queste vastissime decorazioni, il Corenzio tralasciò quasi completamente il campo delle pale d'altare; poche sono le pale citate dal De Dominici e poche quelle ancora esistenti; citiamo, tra tutte, l'Adorazione dei Magi ai Girolamini e le quattro tavole nell'Annunziata di Nola, dove il rapporto del Corenzio con la contemporanea pittura dei fiamminghi a Napoli appare in effetti assai stretto.
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Mostra Antologica di Paolo Gubinelli “Segni, graffi e colore” (Carte, ceramiche, vetri e progetti in plexiglass) Opere dal 1977- 2021 a cura di Sandro Bongiani 11 dicembre 2021 - 13 febbraio 2022 Via S. Calenda 105/D, 84126 SALERNO (Italy). http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Paolo Gubinelli
Biografia
Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
Stralci critici:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale. Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, plexiglass, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
Eng
Paolo Gubinelli, biography.
Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
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Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Roberto Luciani, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
CRITICAL EXCERPTS:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.
In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.
In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.
He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
- Le opere su vetro realizzate per Fiam Italia Pesaro, esposte nella collezione a Villa Miralfiore
- Le opere su ceramica realizzate: Ceramiche Biagioli Gubbio, Ceramiche Bizzirri, Città di Castello
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13 GEN 2020 09:18
AGENZIA P-ANSA - ''MIO PADRE AVEVA TRASCORSO L’INFANZIA NELLA MISERIA: PENULTIMO DI SEI ORFANI, FIGLI DI UN BRACCIANTE A GIORNATA. MORTO DI COLPO MENTRE ZAPPAVA IL CAMPO DI UN ALTRO. MIA NONNA NON AVEVA VOLUTO AFFIDARE I BAMBINI ALLA CARITÀ PUBBLICA. E LI AVEVA TIRATI SU DA SOLA, CON LA FEROCIA DI UNA LEONESSA. PER FARLI MANGIARE, ANDAVA A RUBARE. IL SUO MOTTO ERA…'' - LE REGOLE DI PANSA: REDAZIONI RIDOTTE AL MINIMO; GIORNALISTI PRONTI A TUTTO; RAPIDITÀ; UNICO GIUDICE IL DIRETTORE, DITTATORE ASSOLUTO; SE SI FA BENE, SI SIA PREMIATI E SE SI FA MALE…''
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LA BIOGRAFIA
Biografia di Giampaolo Pansa a cura di Giorgio Dell'Arti per www.cinquantamila.it
Casale Monferrato (Alessandria) 1 ottobre 1935. Giornalista. «La mia patria morale è da sempre la Resistenza ma non accetto la retorica falsa secondo la quale di qui c’erano tutti i buoni e di là i cattivi. La sinistra che afferma ancora questa grande bugia reca danno solo a se stessa».
• «Mio padre aveva trascorso l’infanzia nella miseria: penultimo di sei ragazzini orfani, figli di un bracciante a giornata. Morto di colpo mentre zappava il campo di un altro: Giovanni Pansa, classe 1863, di Pezzana, provincia di Vercelli. Mia nonna, Caterina Zaffiro, classe 1869, anche lei vercellese di Caresana, non aveva voluto affidare i bambini alla carità pubblica. E li aveva tirati su da sola, con la ferocia di una leonessa. Per farli mangiare, andava a rubare. Il suo motto diceva: la roba dei campi è di Dio e dei santi, dunque pure di una disgraziata come me».
• «Papà e mamma erano arrivati soltanto alla quarta elementare lui e alla quinta lei. Per poi andare subito al lavoro: come guardiano delle mucche e come piccinina in una pellicceria».
• Laureato in Scienze politiche con una tesi su La guerra partigiana tra Genova e il Po (trasformata poi in un libro, Laterza 1967), vinse il premio Einaudi (500.000 lire) e fu chiamato alla Stampa, dove entrò l’1 gennaio 1961, praticante alla redazione Province.
• La sera del 22 novembre 1963, dovendosi fare il giornale sull’attentato a Kennedy, il direttore Giulio De Benedetti piombò nella redazione Esteri: «Questa cronaca non va bene, non va bene assolutamente. Riscriverla per la seconda edizione». Subito dopo: «Anzi, no. Voi degli Esteri siete troppo stanchi». Il direttore si girò, e alle sue spalle c’era la redazione Province. «Lei e lei. Rifatela voi due, questa cronaca».
I due erano Giuseppe Mayda e Pansa: «Seguite voi due questo fatto anche nei prossimi giorni, fino a che il nostro inviato non sia giunto sul posto». Tirarono avanti fino al quarto giorno, quando arrivò a tutti e due una lettera del segretario di redazione Fausto Frittitta che diceva: «Il direttore mi incarica di comunicarLe la sua soddisfazione per il servizio da Lei svolto sull’assassinio del presidente Kennedy». Seguiva l’annuncio di un aumento di stipendio.
• Pansa dice di aver imparato in questi primi anni le cinque regole che sono alla base di un giornale ben fatto: redazioni ridotte al minimo indispensabile; giornalisti pronti a far tutto; rapidità; unico giudice il direttore, dittatore assoluto; se si fa bene, si sia premiati e se si fa male si sia puniti.
• Al Giorno dal 1964, al direttore Italo Pietra che gli chiedeva se preferisse fare l’inviato in Vietnam o a Voghera rispose: «A Voghera». Pietra: «Risposta esatta. Se avessi detto Vietnam non ti avrei preso». Nel 1968 tornò alla Stampa (direttore Ronchey).
• Dal 1972 redattore capo al Messaggero, si trovò male anche per l’ostilità della redazione, nel 1973 andò al Corriere della Sera come inviato: colpo più clamoroso l’intervista a Enrico Berlinguer del 1976 in cui alla domanda se non temesse di fare la fine di Dubcek (il segretario del Partito comunista cecoslovacco che nel 1968 aveva tentato di liberalizzare il suo paese ed era stato spazzato via dai carri armati sovietici) ebbe per risposta: «No, perché sono da questa parte dell’Occidente e, con la protezione della Nato, mi sento più sicuro».
• Nel 1977, dopo le dimissioni del direttore Ottone, lasciò il Corriere per Repubblica.
• A Repubblica (è questo il periodo in cui lo si vede ai congressi dei partiti col binocolo perché non vuole farsi sfuggire nessun tic degli oratori) cominciò presto a fare il vicedirettore con Gianni Rocca e contribuì allo straordinario successo (in copie e peso politico) del giornale. Alla fine degli anni Ottanta inaugurò su Panorama (direttore Claudio Rinaldi) la rubrica “Bestiario”, poi portata all’Espresso di cui diventò condirettore. Incarico che ha lasciato il 30 settembre 2008 per passare al Riformista, fino al 2010, quando passa a Libero dove porta il suo “Bestiario”.
• Ha scritto molti libri, tra cui: L’esercito di Salò (Istituto della Resistenza e poi Oscar Mondadori, 1970), Comprati e venduti (Bompiani 1977), Ottobre addio (Mondadori 1982), Carte false (Rizzoli 1986), Intervista sul mio partito (a Luciano Lama, Laterza 1987), Lo sfascio (Sperling 1987), Questi anni alla Fiat (intervista con Cesare Romiti, Rizzoli 1988), Il Malloppo (Rizzoli 1989) ecc. Dopo che Rizzoli rinunciò alla pubblicazione de L’intrigo, giudicato troppo contrario a Berlusconi (in quel momento oltre tutto Berlusconi distribuiva con la Rizzoli Sorrisi e Canzoni), passò a Sperling & Kupfer, per poi tornare a Rizzoli nel 2008.
• Gli ultimi libri hanno ripreso il vecchio tema della Resistenza, visto però dalla parte dei perdenti. La grande bugia (Sperling & Kupfler, 2006), I tre inverni della paura (2008), I vinti non dimenticano (2010), La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti (2012), Bella ciao - Controstoria della Resistenza – (2014). Grandissime vendite e grandissime polemiche. Su Il sangue dei vinti (Rizzoli, 2003): «Vergognoso, non revisionista ma falsario» (Aldo Aniasi), «Una vergognosa operazione opportunista» (Giorgio Bocca), «Libro vergognoso di un voltagabbana» (Liberazione), «Una cinica operazione editoriale» (Sandro Curzi).
Ernesto Galli Della Loggia: «Che cosa gli rimproverava la sinistra più conservatrice e aggressiva, quella, come lui la chiama, degli “uomini di marmo”? Semplicemente di aver rotto il tabù delle migliaia di fascisti (o presunti tali, o addirittura, in più di un caso, di antifascisti perfino) brutalmente fatti fuori dai partigiani all’indomani del 25 aprile». Giorgio Bocca dopo aver letto La grande bugia: «Io sono d’accordo coi francesi, robe simili vanno proibite per legge».
• «Molti leader di sinistra sono persone mediocri, arroganti, boriose. Afflitte soprattutto da un vizio: l’ignoranza. Una malattia diffusa che li fa essere infastiditi da tutto ciò che non rientra nei loro poveri schemi culturali. Quando uscì il mio Sangue dei vinti i tipi sinistri non erano in grado di smentire i fatti che raccontavo: ma divennero furibondi perché incrinavo un tabù, quello della Resistenza, che li aveva aiutati a campare per tanti anni. Coprendo la verità con il mantello della retorica interessata e di bugie senza vergogna».
• «Dopo una vita trascorsa nel giornalismo schierato, de sinistra, Pansa ha maturato negli ultimi anni, specie per come sono stati accolti i suoi libri sulla guerra civile tra partigiani rossi e repubblichini dai Torquemada ex e post del pensiero unico, un giustificato disamore per la sinistra, forse antropologicamente superiore a ogni altra tribù nazionale ma con un QI politico e un respiro culturale, sia detto senza offesa, di poco superiore a quelli del paramecio, organismo unicellulare e magari, non mi stupirei, anche un po’ trinariciuto». (Diego Gabutti) [Iog, 17/4/2012].
• Da ultimo anche un paio di libri fortemente critici verso i giornalisti: Carta straccia. Il potere inutile dei giornalisti italiani (Rizzoli 2011) La Repubblica di Barbapapà (Rizzoli 2013, «Barbapapà è il soprannome che la redazione di Repubblica diede ad Eugenio Scalfari»).
• «Sono un umorale, un ingenuo, a volte m’incavolo, spesso sbaglio. Ma non ho mai scritto una riga per calcolo o fatto polemiche per opportunismo».
• «Ha il giornalismo nel sangue, anzi in Italia ne è uno dei capiscuola e officia i riti di questo mestiere con un suo scrupolo particolare. Alle 8,30 del mattino ha già letto dieci quotidiani, si devono a lui metafore entrate nel linguaggio comune come la definizione di “Balena bianca” per la Dc» (Maurizio Caprara).
• «Le cattiverie di Pansa sono leali, mai subdole, e non cancellano un’indulgenza di fondo verso gli attori della commedia umana. Il “Bestiario” cerca di applicare a modo suo il principio costituzionale del giusto processo» (Claudio Rinaldi).
• Antiberlusconiano («con giudizio», dice lui). «In passato ho creduto in Prodi. Ora ho perso anche l’ultima illusione». Nel maggio 2007 annunciò che non sarebbe più andato a votare. Frequenti bastonate alla sinistra estrema, tra i suoi bersagli preferiti Bertinotti, ribattezzato “Il parolaio rosso”.
• Juventino.
• Fuma.
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Gli Arcadi di Terra d'Otranto (16/x): Domenico Antonio Battisti di Scorrano
di Armando Polito
Cominciamo con un giallo, quello del cognome.
Ne Il Catalogo degli Arcadi in coda a Prose degli Arcadi, Antonio De Rossi, Roma, 1717, tomo III, p. LXXXI si legge:
Battisti si legge pure in Giammaria Mazzucchelli, Scrittori d’Italia, Bossini, Brescia, 1758, volume II, parte I, p. 557, al quale rinvio per la biografia.
Poi le cose si complicano: Battisti diventa Battista in Eustachio d’Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, Stamperia Simoniana, Napoli, 1794, tomo II, p. 79, dove pure si legge in nota che Mazzucchelli a proposito della scheda relativa al nostro in Scrittori d’Italia raccolse tutto ciò dalle notizie intorno a’ Canonici, e Cherici Beneficiari Vaticani p. 24 comunicategli manoscritte da Monsignor Garampi, Canonico allora di S. Pietro, ed ora Nunzio in Vienna. Si avverta però, che il Mazzucchelli scrive il cognome del N. A. Battisti, non Battista, come dal medesimo autore si scrisse, né seppe ciò che da noi si soggiugne. Preciso che in nota 2 il Mazzucchelli aveva espressamente citato la fonte manoscritta e, quindi, gli viene imputato un errore di lettura, il che suppone che anche il D’afflitto l’abbia letta.
Non è finita, perché in rete1 leggo che il cognome sarebbe non Battista, ma Donbattista3. Putroppo manca la fonte, ma potrebbe essere una pubblicazione citata in bibliografia: Maurizio Marra, Domenico Antonio Donbattista (note biografiche), Serafino Arti Grafiche, 2010. Non sono riuscito a reperirla ma sarei grato a chiunque l’avesse letta o allo stesso autore di una conferma o smentita circa Donbattista.
Nell’attesa nel titolo ho optato per la forma più antica (1717) all’inizio ricordata, confermata anche dai cataloghi successivi, compresi quelli recenti che si sono rifatti agli originali manoscritti conservati nell’archivio dell’accademia oggi depositato presso la Biblioteca Angelica di Roma.
Il suo nome pastorale risulta costituito dal solo Laudeno seguito da punti di sospensione, il che denota la mancata assegnazione della campagna, cioè della seconda parte che di solito conteneva un riferimento toponomastico. Non son riuscito a trovare nessun riferimento e il fatto che Laudeno sia stato successivamente al nostro il nome pastorale pure del cardinale Giovanni Battista Barni2 non mi ha dato, come speravo, alcun aiuto.
Dello scorranese, comunque, ci restano due sonetti2.
Poiché Belgrado la superba, e forte
sommisea al grand’Eugeniob il capo altero,
lieta tornando al dolce antico impero,
rotte l’Arabe indegne aspre ritorte c,
oh come impaziente ancor le porte
aprire a lui Bizanziod attende, e il feroe
giogo scuoter, condotta al ver sentiero
dalle vie di Maconf fallaci, e torte!
E seco Africa , ed Asia oppresse, e domeg,
Scipioh, e Alessandroi omail posti in obblio,
eterneran suo glorioso nome.
Che né il Tebrom, né il Gange o vide, o udio
di sacri lauri altre più degne chiome,
né invitto Eroe più generoso, e pio.
____________
a sottomise
b Eugenio di Savoia (1663-1736), generale francese al servizio del Sacro Romano Impero. Tra i migliori strateghi del suo tempo (era soprannominato Gran Capitano), diede agli Asburgo la possibilità d’imporsi in Italia e nell’Europa centrale ed orientale. Per la battaglia di Belgrado, città liberata dai Turchi il 17 agosto 1717, gli venne dedicata la canzone Prinz Eugen, der edle Ritter (Il Principe Eugenio, il nobile cavaliere).
c La ritorta era una piccola corda con cui si legavano ai prigionieri mani e piedi; qui sta nel senso metaforico di assedio.
d Bisanzio, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente.
e feroce
f Maometto. Macone forma letteraria: Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, II, 2, 1: Questi or Macone adora, e fu cristiano.
g domate
h Scipione l’Africano
i Alessandro Magno
l ormai
m Tevere
Tu che le Greche, e le Latine cartea
volgi sovente, e in dotte prose, o in carmi
discerner sai le forti gesta, e l’armi,
ch’Asia domaro, Europa, e l’altra parte,
dimmi, eccelso Alessandrob, ove di Marte
Eroe maggior potrai saggio additarmi
del gran Eugenioc, e s’unquad aie letto in marmif
egual senno, valor, consiglio, ed arte?
L’illustri sue, e memorande imprese,
d’almag , e sola virtù partig ben chiari,
saran mai sempre ed ammirate, e intese.
Qual sien de’ lauri i degni fregi, e rari,
e quai le vie d’onore alte, e contese,
da lui sol fiah, ch’ogni Guerriero impari.
____________
a gli scritti latini e greci
b Alessandro Albani da Urbino, nipote di Clemente XI, cardinale, arcade per acclamazione col nome pastorale di Crisalgo Acidanteo.
c Vedi la nota b nel sonetto precedente.
d qualche volta
e hai
f iscrizioni
g prodotti, frutti
h avvenga
(CONTINUA)
Per la prima parte (premessa): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/08/gli-arcadi-di-terra-dotranto-premessa-1-x/
Per la seconda parte (Francesco Maria dell’Antoglietta di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/15/gli-arcadi-di-terra-dotranto-2-x-francesco-maria-dellantoglietta-di-taranto/
Per la terza parte (Tommaso Niccolò d’Aquino di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/23/gli-arcadi-di-terra-dotranto-3-x-tommaso-niccolo-daquino-di-taranto-1665-1721/
Per la quarta parte (Gaetano Romano Maffei di Grottaglie):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/07/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-4-x-gaetano-romano-maffei-di-grottaglie/
Per la quinta parte (Tommaso Maria Ferrari (1647-1716) di Casalnuovo): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/16/gli-arcadi-di-terra-dotranto-5-x-tommaso-maria-ferrari-1647-1716-di-casalnuovo/
Per la sesta parte (Oronzo Guglielmo Arnò di Manduria, Giovanni Battista Gagliardo, Antonio Galeota e Francesco Carducci di Taranto):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/08/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-6-x-oronzo-guglielmo-arno-di-manduria-giovanni-battista-gagliardo-antonio-galeota-e-francesco-carducci-di-taranto/
Per la settima parte (Antonio Caraccio di Nardò): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/17/gli-arcadi-di-terra-dotranto-7-x-antonio-caraccio-di-nardo/
Per l’ottava parte (Donato Capece Zurlo di Copertino): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-8-x-donato-maria-capece-zurlo-di-copertino/
Per la nona parte (Giulio Mattei di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/09/28/gli-arcadi-di-terra-dotranto-9-x-giulio-mattei-di-lecce/
Per la decima parte (Tommaso Perrone di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/03/gli-arcadi-di-terra-dotranto-10-x-tommaso-perrone-di-lecce/
Per l’undicesima parte (Ignazio Viva di Lecce): http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/11/gli-arcadi-di-terra-dotranto-ignazio-viva-di-lecce-11-x/
Per la dodicesima parte (Giovanni Battista Carro di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/18/gli-arcadi-di-terra-dotranto-12-x-giovanni-battista-carro-di-lecce/
Per la tredicesima parte (Domenico de Angelis di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/21/gli-arcadi-di-terra-dotranto-13-x-domenico-de-angelis-di-lecce-1675-1718/
Per la quattordicesima parte (Giorgio e Giacomo Baglivi di Lecce):
http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/26/gli-arcadi-di-terra-dotranto-14-x-giorgio-e-giacomo-baglivi-di-lecce/
Per la quindicesima parte (Andrea Peschiulli di Corigliano d’Otranto: http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/10/31/gli-arcadi-di-terra-dotranto-15-x-andrea-peschiulli-di-corigliano-dotranto/
________
1 https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Antonio_Donbattista
2 In Rime degli Arcadi alle altezze Serenissime de’Principi Filippo Maurizio e Clemente Augusto di Baviera, tomo VII, Antonio de’ Rossi, Roma, 1717, p. 363.
#Arcadi di Terra d'Otranto#Armando Polito#Domenico Antonio Battisti#Domenico Antonio Donbattista#Eugenio di Savoia#L'Arcadia#scrittori del Regno di Napoli#Libri Di Puglia#Miscellanea#Pagine della nostra Storia#Spigolature Salentine
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Presentazione del libro della Phoenix Publishing Linea Serie Oro: “Pensavo fosse un comico, invece era Troisi” di Ciro Borrelli, sabato 26 ottobre 2019 ore 11,30 nel foyer del Teatro Diana di Napoli
#ILMONITO
Un vuoto incolmabile nel cinema e nel cuore degli ammiratori. Ecco cosa ha lasciato Massimo Troisi quando, 25 anni fa, durante le riprese del film Il postino, si è spento all’età di 41 anni.
Resta il ricordo dell’ironia, del linguaggio, che gli erano propri; di quella singolare capacità di irridere ogni stereotipo, riuscendo a farsi amare da tutti.
“Pensavo fosse un comico, invece era Troisi” di Ciro Borrelli, edizioni Phoenix Publishing, che rientra nella linea editoriale SERIE ORO di Anita Curci, è un omaggio all’artista di San Giorgio a Cremano e porta la commovente prefazione della sorella Rosaria.
Il volume sarà presentato sabato 26 ottobre 2019 alle ore 11,30 nel foyer del Teatro Diana di Napoli.
Con l’autore ne discuteranno Rosaria Troisi, Giuseppina Scognamiglio, professoressa di Letteratura teatrale italiana alla Federico II; gli attori Angelo Orlando e Gerardo Ferrara, tra le letture di Adele Pandolfi. Modera il giornalista Giuseppe Giorgio.
L’opera si apre con una breve biografia dell’attore, cui segue Il pensiero di Massimo, capitolo che riporta sue affermazioni, ma anche dichiarazioni su di lui, rilasciate da persone appartenenti al mondo cinematografico e teatrale. Il secondo, intitolato Confidenze, raccoglie interviste a personaggi che lo hanno conosciuto o con cui ha lavorato.
Al cuore di Massimo e al problema di salute che lo ha condizionato per la vita, è dedicata la terza parte, seguita da quella relativa alla carriera professionale, all’impegno teatrale, dalle prime esibizioni all’oratorio parrocchiale alla partecipazione ad Effetto smorfia, programma televisivo dove si esibiva insieme a Lello Arena e a Enzo Decaro.
Nel quinto e ultimo capitolo si esaminano le pellicole dell’artista campano, sia quelle girate e sceneggiate da lui che quelle in cui ne è soltanto interprete.
Ciro Borrelli
Ciro Borrelli è nato a Napoli nel 1973. Dipendente pubblico, laureato in Scienze storiche, ha pubblicato nel 2013 poesie nella raccolta Poeti Contemporanei, edizioni Pagine; con la casa editrice il Papavero, nel 2014, Un’altra illusione (illustrazioni di Roberto Carta) e Racconti di un impiegato, nel 2015 L’ultima vittoria (con prefazione di Arturo Scotto capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei deputati) e, nel 2016, il thriller/noir Saulo il male dentro (recensito da Maurizio de Giovanni). Nel 2017 con Kairòs, SERIE ORO, il saggio Peppino De Filippo, tra palcoscenico e cinepresa; nel 2018 con Apeiron, SERIE ORO, Totò con i 4, scritto con Domenico Livigni. Nel 2019 con Homo Scrivens, il romanzo poliziesco/noir, I lupi e i pellicani.
L'articolo Presentazione del libro della Phoenix Publishing Linea Serie Oro: “Pensavo fosse un comico, invece era Troisi” di Ciro Borrelli, sabato 26 ottobre 2019 ore 11,30 nel foyer del Teatro Diana di Napoli di Redazione
source http://www.ilmonito.it/presentazione-del-libro-della-phoenix-publishing-linea-serie-oro-pensavo-fosse-un-comico-invece-era-troisi-di-ciro-borrelli-sabato-26-ottobre-2019-ore-1130-nel-foyer-del-teatro-diana-di-napoli/
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MACERATA – Un’altra giornata densa di appuntamenti venerdì 4 maggio alla festa del libro Macerata Racconta giunta all’ottava edizione e organizzata dall’associazione ConTESTO con il Comune e l’Università di Macerata. Appuntamento clou della giornata l’inaugurazione, alle 16.30, nei locali dell’ex Upim, della Fiera dell’editoria Marche Libri, giunta alla settima edizione, che ha come protagonista l’eccellenza della produzione editoriale che si realizza nelle Marche.
Unica nel suo genere nel territorio marchigiano, Marche Libri si conferma uno spazio in cui trovare le migliori produzioni editoriali dell’intera regione e non solo, visto che al suo interno saranno ospitati anche alcuni editori provenienti da altre regioni italiane.
Marche Libri rappresenta un appuntamento importante per la cultura e l’imprenditoria editoriale che presenta in questa nuova edizione 47 case editrici le quali torneranno a esporre nello spazio dell’Ex Upim in corso Matteotti, sia direttamente con propri stand che rappresentate dalla libreria del festival gestita dall’associazione Libri in città. Le case editrici che daranno vita alla Fiera Marche Libri sono:
Affinità Elettive | Altreconomia | Andrea Livi Editore | Aras Edizioni | Arpeggio Libero | Biblohaus | Bravi | Cattedrale | Claudio Ciabochi Editore | Controvento Editrice | Cromo Edizioni | Donzelli Editore | Editoria Studi Superiori | Edizioni Artemisia | EUM – Edizioni Università Macerata | EV | Fara Editore Giaconi Editore | Giometti & Antonello | I Luoghi Della Scrittura | Il Lavoro Editoriale | Ilari Editore | Infinito Edizioni | Ippocampo Edizioni | Italic Pequod | Lavieri Edizioni | Le Mezzelane | Ledra | Librati Edizioni | Libri d’aMare | Linfa Eintertainment | Lirici greci | Metauro Edizioni | Montag | Progetti Sonori | Quodlibet | Raffaello Editrice | Rivista Argo | Roi Edizioni Rrose Sélavy | Simple Edizioni | Taschen Logos | UT | Ventura Edizioni | Vydia Editore | Zefiro Edizioni.
Tra gli altri appuntamenti alle 11.30 nell’aula Shakespeare del Polo didattico Tucci a palazzo Ugolini, in collaborazione con il Dipartimento di Studi umanistici UniMc la presentazione del libro Gramsci Una nuova biografia di Angelo D’Orsi alla che verrà introdotto da Carla Carotenuto e Michela Meschini. A ottant’anni dalla morte capire la vita e la vicenda intellettuale di Antonio Gramsci può ancora servire per capire il mondo in cui viviamo, o per provare a rimetterlo in discussione
Angelo D’Orsi insegna Storia delle dottrine politiche nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino. Si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo e di fascismo. Spesso ospite di Agorà (Raitre) e ideatore del FestivalStoria è uno dei massimi esperti di Antonio Gramsci. Una nuova biografia di Antonio Gramsci è attenta soprattutto agli aspetti intellettuali e politici della complessa personalità di Gramsci, ma non trascura l’universo affettivo in cui si colloca la breve esistenza di questo personaggio.
Il libro, diviso in quattro parti, ciascuna corrispondente a un ben preciso periodo della vita di Gramsci, si snoda secondo una narrazione lineare ma che mostra di volta in volta le riprese che Gramsci farà in epoche successive di spunti che lancia nei diversi periodi. Il libro è rivolto tanto agli studiosi quanto a coloro che di Gramsci sanno a malapena il nome, in un tentativo di farlo conoscere agli uni e farlo rimeditare dagli altri, nella convinzione da cui l’autore è animato che Gramsci sia oggi terribilmente inattuale (in quanto lontanissimo dai modelli dominanti dell’agire dei politici ma anche di quello degli intellettuali), ma nel contempo drammaticamente necessario.
Nel pomeriggio di Macerata racconta, alle 16.30, al Museo della scuola ci sarà l’incontro, valido come formazione per insegnanti, educatori e genitori, “Viaggio nella letteratura contemporanea per bambini” con Nadia Terranova, giovane autrice italiana dotata di grande talento che ha esordito nel romanzo nel 2015 con “Gli anni al contrario” – Einaudi – , definito da Roberto Saviano uno dei libri migliori del 2015 e vincitore di numerosi premi tra i quali Bagutta Opera Prima, Brancati e Fiesole. Prima di allora si era dedicata con successo alla scrittura di libri per ragazzi. Collabora con diverse riviste ed è tradotta in Francia, Spagna, Messico, Polonia e Lituania.
Gli anni al contrario di Aurora e Giovanni passano attraverso sentimenti e passioni, eventi umani potenti e delicati sullo sfondo di anni belli e terribili come gli anni Settanta, vissuti però a Messina, dove è difficile essere e sentirsi protagonisti. Di Lei Elena Stancanelli dice:” Nadia Terranova scrive un romanzo capace di nascondere, sotto una prosa leggera, un’anima robusta, una precisa idea del mondo. (…) Per fortuna che ci sono romanzi come Gli anni al contrario che ci fanno sentire meno soli”.
Alle 17 nell’aula 11 dell’Università di Macerata, introdotto da Maurizio Verdenelli e Matteo Zallocco verrà presentato il libro “Pamela Dall’omicidio al “lupo” Traini: i fatti di Macerata che hanno sconvolto l’Italia” con Giuseppe Bommarito, Gianluca Ginella, Marco Ribechi e Giovanni De Franceschi. Alle 17.30 alla Biblioteca Mozzi Borgetti , introdotto da Valerio Calzolaio, ci sarà Corrado Dottori con il suo La musica Vuota (Italic Pequod)
Edoardo Alessi, consulente finanziario di successo in crisi di identità, ritrova sette scatoloni pieni di diari, fotografie e lettere, conservati nella casa di montagna dei nonni paterni. I suoi scritti di gioventù si mescolano con le memorie del padre adolescente e rivoluzionario a formare una strana commistione di storie mai raccontate, sensi di colpa e recriminazioni. Il racconto di una storia familiare complessa. L’assenza dei genitori, militanti di estrema sinistra negli anni di piombo, tormenta Edoardo spingendolo a ricostruire il proprio passato e quello di un padre poco conosciuto, a cui lo lega una passione sfrenata per la musica rock.
Un album in particolare, “Exile On Main Street” dei Rolling Stones ritorna in maniera circolare a scandire i momenti salienti del romanzo, potentissimo catalizzatore in grado di innescare una continuità culturale e politica tra due mondi. Perché Edoardo, dopo un’adolescenza da militante nei movimenti studenteschi, spesa tra contestazione nei centri sociali, feste e concerti rock, è diventato ciò che non avrebbe mai voluto essere, un private banker? Tra viaggi in California, Marocco e Messico, tra affetti del presente (il vecchio amore mai dimenticato Maria e l’attuale bellissima compagna Raffaella, l’amico di infanzia Ceska) e di un passato che a volte incombe (il padre morto, la madre latitante, i nonni che lo hanno cresciuto e infine Joe, suo zio), “La Musica Vuota” è una sorta di memoir di un’intera generazione a cavallo e in bilico tra due secoli.
Protagonista dell’appuntamento alle 18 alla Galleria degli Antichi forni, introdotto da Renata Morresi, sarà invece Marco Benedettelli con il suo Chi brucia. Nel Mediterraneo sulle tracce degli harraga (Vydia editore). Marco Benedettelli ha collaborato come giornalista freelance con Avvenire, Il manifesto, Sole24ore.it, D di Repubblica, Popoli e Missione, Vita no profit, Il Corriere della Sera e vari quotidiani locali, specializzandosi nel genere del reportage da zone di crisi. È tra i fondatori e coordinatori di Argo, rivista ventennale di letteratura. Ha scritto su Nazione Indiana ed è stato parte del collettivo 48ore.com (oggi off-line). Ha pubblicato la raccolta di racconti La regina non è blu (Gwynplaine edizioni, 2012).
Harraga. È il termine arabo che indica i migranti che bruciano i propri documenti d’identità per attraversare illegalmente la frontiera e tentare una via d’ingresso in Europa. Marco Benedettelli, testimone attento e sensibile, ne ha seguito nel 2011, anno infiammato dalla Primavera araba, gli spostamenti, le speranze, le paure, in un lungo itinerario che lo ha condotto nelle zone nevralgiche del fenomeno migratorio tuttora in atto nel Mediterraneo e in particolare in Italia, terra di approdo e di transito per quelli che cercano una nuova vita in fuga da povertà, guerre, dittature. Dalla Tunisia a Lampedusa, dalla Libia a Ventimiglia, da Malta a Roma e fino alla problematica realtà dell’Hotel House di Porto Recanati nelle Marche, Chi brucia è un diario di viaggio coinvolgente e appassionato in cui la verità scottante del reportage s’intreccia a brani di felice invenzione narrativa.
Franco Lorenzoni, invece, maestro elementare a Giove, in Umbria sarà alle 18.30 al Teatro della Filarmonica con il suo Orfeo, la ninfa Siringa e le percussioni pazze dei Coribanti (Rrose Sèlavy) in compagnia di Lucia Tancredi. Lorenzoni ha fondato e coordina dal 1980 ad Amelia la Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa che ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. Per questa attività ha ricevuto nel 2011, insieme a Roberta Passoni, il Premio Lo Straniero. C’è un bambino straordinario, Orfeo, che non piange appena nato ma si mette a cantare in modo così dolce da incantare gli uccelli che volano lì intorno.
C’è la ninfa Siringa, che si trasforma in canne mosse dal vento per sfuggire a Pan, il dio dei boschi innamorato di lei, che costruirà con quelle canne il primo flauto per ricordare il suo amore. C’è un gruppo di ragazzi scatenati, chiamati Coribanti, che battendo bastoni, pietre e metalli, coprono il pianto del piccolo Zeus e gli salvano la vita.All’origine della musica c’è una relazione intima e totale con la natura e gli spiriti che la abitano. Paura, amore, solitudine, struggente nostalgia e ricerca di armonia trovano nel canto e nel suono il loro primo linguaggio e, forse, la loro origine remota.
A conclusione della ricchissima giornata di Macerata Racconta, alle 19.30 alla galleria degli Antichi forni, torna Valerio Calzolaio con Enonoir: La camera chiusa.
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Giovanni Amato Live Jazz Duet
http://eventicatanzaro.it/event/giovanni-amato-live-jazz-duet/
PazzfortheJazz presenta la rassegna musicale: MY POINT OF VIEW Settimo appuntamento giovedì 24 Agosto ore 22:00 con Giovanni Amato Live Jazz Duet Giovanni Amato (tromba) Giovanni De Sossi (basso elettrico – contrabbasso – pianoforte)
BIOGRAFIA Giovanni Amato, fuoriclasse salernitano e da anni punta di diamante del jazz Made in Italy, esprime la poliedricità stilistica del leader impegnato nel fondere in uno stile coerente le diverse cifre espressive della tradizione jazzistica. Vincitore assoluto dell’Italian Jazz Awards 2009 (best act) è oggi considerato dalla critica del settore uno dei migliori trombettisti a livello europeo. La sua tromba non si rifugia in sterili eccessi virtuosistici col solo intento di stupire, al contrario, la sua è una musica che privilegia il gusto estetico mirando ad emozionare e ad esprimere il proprio essere con maturità ed eleganza. L’approccio con lo strumento è intimo, sa essere riflessivo, profondo o giocoso, sobrio o ironico, mai prevedibile, sempre spontaneo, anche i silenzi assumono note. I suoi racconti e le sue trame melodiche sono sempre cariche di suggestioni grazie alla straordinaria capacità improvvisativa e comunicativa che rende qualsiasi brano appassionante, dunque un linguaggio originale che ha saputo eccellentemente interiorizzare l’esperienza bopistica e quella dello swing che ne caratterizzano la pronuncia e gli accenti. Le sue doti lo hanno portato ad affiancare tanti illustri musicisti come Danilo Perez, Lee Konitz, Vincent Herring, George Garzone, Gary Peacoc, Diane Schuur, Mike Goodrich, Jerry Bergonzi, Steve Grossman, Roberto Gatto, Dado Moroni, Danilo Rea e tanti altri. Amato ha suonato a suo nome nei festival e jazz club piu’ prestigiosi del mondo e, da diversi anni, si esibisce come sideman per artisti nei principali tour Italiani ed internazionali. BIO completa http://www.giovanniamato.org/bio.html
Giovanni De Sossi coltiva sin da giovane la passione e lo studio per la musica jazz ed il basso elettrico. Di formazione prevalentemente autodidatta, fondamentale è l’ascolto del bassista Jaco Pastorius e del contrabbassista Paul Chambers che potremmo definire suoi maestri virtuali. Infatti ritroviamo, nello stile d’improvvisazione e nelle sue composizioni le sonorità tipiche dei due grandi musicisti. Intraprende la sua carriera musicale da giovanissimo formando un gruppo rock del quale cura gli arrangiamenti e le scelte musicali e nel 1985 entra a far parte del GAMA Management agenzia musicale attiva nel Sud Italia, lavorando come turnista per alcuni dei nomi della musica leggera italiana (Umberto Balsamo, Cecilia Gayle, Dori Ghezzi, Roberto Soffici…). Il 1988 segna una tappa fondamentale nella sua formazione musicale; conosce infatti Ares Tavolazzi e sotto la sua guida inizia lo studio del contrabbasso e raffina lo studio per la musica jazz. Segue il corso per contrabbasso presso il conservatorio di Vibo Valentia e parallelamente svolge attività concertistica in varie formazioni jazzistiche locali e non (Kargo jazz quartet, Dissolution & funky trio, Postfataresurgo, Toxicity Collective). La passione per il jazz ed il desiderio di comunicare agli altri tale passione lo ha portato a contatto con importanti musicisti dell’ambito jazzistico e a promuovere ed organizzare a Vibo Valentia una rassegna di concerti sfociata nel 1994 nella costituzione dell’associazione Blue Trane di cui è direttore artistico e nella produzione del festival di musica ed arte alternativa UTOPIA tuttora attivo. Frequenta i corsi di armonia con i maestri Tommaso Lama e Bruno Tommaso nonché storia del jazz con il Maestro Stefano Zenni al conservatorio di Bologna. Nel 1996 incontra il pianista Tony Castellano, recentemente scomparso, esibendosi in concerti in tutta Italia con il quale instaura una intensa collaborazione musicale ed una profonda amicizia. Segue i corsi di armonia e composizione con il M° Tommaso Lama e di storia della Musica Afroamericana con il M° Stefano Zenni al conservatorio di Bologna nonché i seminari di improvvisazione e stile jazz con Benny Golson ad Orsara (FG) 2006 e Barry Harris Roma 2005. Dal 1996 fa parte, come contrabbassista, dell’orchestra giovanile di jazz del maestro Bruno Tommaso ( BTO) nei progetti di sonorizzazione di film muti – Steamboat Bill Jr (B.Keaton) e Metropolis (Fritz Lang) nonché l’incisione di due dischi: Steamboat Bill Jr (B.Keaton) – IMPRINT RECORDS Amare Terre – Ed. DODICILUNE Musicista dalle non comuni doti strumentistiche, dal fraseggio impetuoso, dotato di una straordinaria capacità comunicativa, perfeziona continuamente la sua tecnica eccellendo nel campo dell’improvvisazione. Artista polivalente alterna prestazioni come sideman in formazioni jazzistiche di rilievo ad attività di turnista presso studi di registrazione e ad attività di didattica. Attualmente porta avanti un nuovo progetto musicale con il suo trio POSTFATARESURGO a fianco di Vittorino Naso (percussioni) e Piero Cusato (keyboards). Attualmente promuove un collettivo musicale TOXICITY COLLECTIVE con cui sta registrando una nuova uscita discografica con Alessandro Marzano Giuseppe Zingaro e Ingrid Taglieri. Insegna – Musica jazz, Musica d’insieme ed improvvisazione – presso l’Istituto Musicale “L.Vinci” di Roccabernarda (KR). Direttore Artistico della Giornata Internazionale del Jazz di Roccabernarda (KR). HA COLLABORATO CON: BRUNO CESSELLI, LARRY SMITH, HAROLD LAND, BOB MOVER, TOM KIRKPATRICK, ELLIOT ZIGMUND, PIETRO CONDORELLI, GRANT STEWART, ART FARMER, EDDIE HENDERSON, CICCI SANTUCCI, JIM OWENS, COLOMBO MENNITI, FABRIZIO BOSSO, CARLO ATTI, ROBERTO OTTAVIANO, ANTONIO DI LORENZO, BILLY HART, VINICIO CAPOSSELA, MICHEL AUDISSO, GEORGE GARZONE, PEGGY STERN, KAREL RUCINSKA, RAFFAELE BORRETTI, GIULIO CAPIOZZO, GIANNI BASSO, MAURIZIO GIAMMARCO, DONOVAN MIXON, RACHEL GOULD, LINO PATRUNO, NICOLA STILO, JAY RODRIGUEZ, TONY CASTELLANO, LUTTE BERG, HAROLD BRADLEY, CARMELO TRAVIA, ENZO MAIMONE, TOTO TORQUATI, CARLO BATTISTI, PIERO ODORICI, GIOVANNI MAZZARINO, GIULIANO PERIN, FRANCESCO BEARZATTI, PIETRO TONOLO, GIANNI SAVELLI, BRUNO MARRAZZO, CARLO CALIGIURI, BRUNO TOMMASO ,GOVANNI AMATO, GIANLUCA PETRELLA, ROSSANO EMILI, JIMMY VILLOTTI, JOY GARRISON, GIANNI SANJUST, WESSEL ANDERSON, NICOLA PISANI, ENZO CARPENTIERI, MIRCO MENNA, FRANCESCO PETRENI, LUCIO FERRARA, ANTONELLO VANNUCCHI, SERGIO CAMMARIERE, BRUNO LAUZI, DADO MORONI, MARIO RAIA, MARCO TAMBURINI, ROBERT BONISOLO MARCO STRANO… HA PARTECIPATO AI FESTIVAL: URBINO JAZZ FESTIVAL, FESTIVAL DI NOCI, GIOVINAZZO, , FANO JAZZ BY THE SEA, VASTO JAZZ , VIBO VALENTIA UTOPIA (95 97 98 2002) ,FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI POPOLI (LIEGI, BRUXELLES, ANVERSA), JAZZ A CROTONE, INVASIONI COSENZA, “USCORDU” COSENZA, FESTIVAL DELLE SERRE CERISANO,OUT OF ORDER VIBO VALENTIA, FESTIVAL DI ORSARA, MATERAJAZZ, PIETRE CHE CANTANO CISTERNINO, RAVELLO MUSIC FESTIVAL, SETTEMBRE RENDESE, ROCCELLA JAZZ… Produzioni discografiche: 1)“Tributo ai Bruzi” con PARALLELO 38 ed.soundonsound SONY DADC 1998 2)”Steamboat Bill Junior” con BTO ed. IMPRINT RECORDS 1998 3)“NOW!” Con Carmelo Travia N.C.SIAE: CT/CD001 2001 4)“IN BLUE” con Andrea Notti Band con Piero Cusato e Carlo Caligiuri ed. soundonsound SONY DADC 2001 5)“Amare terre” con BTO ed DODICILUNE DISCHI 2002 6)“Bastimenti” con Cataldo Perri, Paolo Innarella, Lutte Berg. ed. Squilibri ROMA 2004 7)Paolo Speziale “Musica Perché” – ed. SONY DADC PSDC 001 8)Gianluca Rando “ Alba Occidentale” – www.Jazzitalia.net/artisti/gianlucarando 9)“Live in Lamezia Hotel” con Dado Moroni, Peggy Stern, Rachel Gould – Associazone SAFARA’ 10)Vincenzo Mirabello Quartet “ La Scatola Armoniosa” ed. musicali “Miseria e nobiltà” www.mondadorishop.it 11)Enrico Pitaro quartet – “Chiaroscuri” con Piero Cusato e Vittorino Naso ed.“ Philology” 12)“Hey tu! grazie a te” di Giovanni Calandra – ed. Masterplan di Francesco Staropoli 13)Samuel Bono – “No Digas no” – ed. Saul Pane Produciones Musicales 14)“Anomalie di sistema”– ENCELADO – ed. ‘AVE IT – 250 negozi on line in tutto il mondo 15)“Slang Trio” di Pasquale Morgante con Vittorino Naso e Enrico Picaro 16)“TSP The South Project” con Giuliano Perin 17)“PiQuadro” Off Quartet con Marco Strano, Bruno Cesselli, Carlo Caligiuri 18)“Fortuity” di Fabbrizio Scrivano con Giuseppe Zangaro, Alessandro Marzano – ed MANITU’ Records PRODUZONI CINEMATOGRAFICHE 1)“Noi Dobbiamo Deciderci” – ( regia D’Agostino – Lavorato) – Composizione, arrangiamento ed esecuzione( G. De Sossi – Vittorino Naso) – produzione lungometraggio sulla Alluvione del 3 Luglio 2006 a Vibo Valentia –Anno 2007 durata 60 minuti – produzione e distribuzione SUTTVSS,ETNOVISIONI 2)JOSEF ( N. Soriano) Cortometraggio musicato da Giovanni De Sossi 3) Crucifixus (S.Bazzano) cortometraggio musicato da Giovanni De Sossi ______________________________________________________
Il titolo della rassegna “My Point of View” fa riferimento all’omonimo album di Herbie Hancock uscito nel 1963 dalla Blue Note Records ed ha l’obiettivo di riportare all’interno del territorio calabrese il Jazz in tutte le sue contaminazioni possibili ed inserirle all’interno di un unico grande contenitore: diversi generi, tutti selezionati ed interpretati da un punto di vista personale… …Jazz, Blues, Swing, Soul, Funk le chiavi di lettura!
“My Point Of View” dunque come punto di vista della direzione artistica di Sharon Esse (PazzfortheJazz) e come punto di vista dei singoli artisti, dalle diverse radici geografiche e musicali (diverse per repertorio e stile), che sono chiamati ad esibirsi con una composizione originale, una rielaborazione personale di uno standard. Ogni performance sarà la risultante di un dialogo tra i componenti di ciascun complesso ed ogni data sarà un filo rosso conduttore che legherà ciascun concerto in un dialogo con il pubblico.
Si ringraziano le diverse agenzie, associazioni e persone che hanno collaborato con la direzione artistica, affinché i diversi artisti siano presenti all’interno della rassegna (si ringraziano AMA Calabria, Cheap Thrills solo per citarne alcune).
Per partecipare basta recarsi presso il Room 21 Speakeasy. L’ingresso è gratuito.
Info e contatti [email protected] tel.3297208311 https://www.facebook.com/pazzforthejazz/
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Joe Barbieri, dal 12/01 il nuovo EP: "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" che anticiperà i quattro brani chiamati – questo venerdì 12 gennaio – a tenere a battesimo la sua nuova avventura, ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele.
I rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni metà mese, per venire poi raccolti in un cd in uscita ad aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani, iniziando il 7 aprile da Mola di Bari (BA) e passando per Napoli il 17 maggio, dove lo raggiungeranno alcuni straordinari amici artisti per dar vita ad una serata davvero unica in onore della Canzone Napoletana. I primi nomi che possiamo annunciare per questa notte speciale sono quelli di Maurizio De Giovanni, di Teresa De Sio e di Raiz.
Biglietti per tutti i concerti confermati di "Vulío" sono già disponibili sul sito www.joebarbieri.com/concerti
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Nella primavera di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
"Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina" è il nuovo ep di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 12 gennaio 2024.
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Joe Barbieri, dal 12/01 il nuovo EP: "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" che anticiperà i quattro brani chiamati – questo venerdì 12 gennaio – a tenere a battesimo la sua nuova avventura, ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele.
I rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni metà mese, per venire poi raccolti in un cd in uscita ad aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani, iniziando il 7 aprile da Mola di Bari (BA) e passando per Napoli il 17 maggio, dove lo raggiungeranno alcuni straordinari amici artisti per dar vita ad una serata davvero unica in onore della Canzone Napoletana. I primi nomi che possiamo annunciare per questa notte speciale sono quelli di Maurizio De Giovanni, di Teresa De Sio e di Raiz.
Biglietti per tutti i concerti confermati di "Vulío" sono già disponibili sul sito www.joebarbieri.com/concerti
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Nella primavera di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
"Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina" è il nuovo ep di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 12 gennaio 2024.
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Joe Barbieri, dal 12/01 il nuovo EP: "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina"
Dal 12 gennaio 2024 sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming "Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina", il nuovo ep di Joe Barbieri che celebra la canzone napoletana.
Dopo avere celebrato lo scorso anno i propri trent'anni di carriera attraverso una lunga e fortunata tournée, Joe Barbieri si prepara ad affrontare uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana attraverso un album ed una serie di concerti (accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista) che porteranno per titolo "Vulío" .
Barbieri ci ha regalato lo scorso dicembre una splendida canzone inedita dal titolo "Vulesse 'O Cielo" che anticiperà i quattro brani chiamati – questo venerdì 12 gennaio – a tenere a battesimo la sua nuova avventura, ovvero "Accarezzame", "Lazzarella", "Dicitencello Vuje" e "Cammina Cammina, dell'indimenticato Pino Daniele.
I rimanenti brani di "Vulío" verranno svelati in digitale a gruppi di 4 ogni metà mese, per venire poi raccolti in un cd in uscita ad aprile. Giusto in tempo per dare il via al tour che porterà Joe Barbieri in molti teatri e festival italiani, iniziando il 7 aprile da Mola di Bari (BA) e passando per Napoli il 17 maggio, dove lo raggiungeranno alcuni straordinari amici artisti per dar vita ad una serata davvero unica in onore della Canzone Napoletana. I primi nomi che possiamo annunciare per questa notte speciale sono quelli di Maurizio De Giovanni, di Teresa De Sio e di Raiz.
Biglietti per tutti i concerti confermati di "Vulío" sono già disponibili sul sito www.joebarbieri.com/concerti
Spiega l'artista a proposito del suo nuovo progetto: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata."
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
Nella primavera di quest'anno vedrà la luce uno dei progetti più significativi ed emozionanti del suo percorso, ovvero il proprio personale omaggio alla Grande Canzone Napoletana. L'album avrà per titolo "Vulío".
"Accarezzame – Lazzarella – Dicitencello Vuje – Cammina Cammina" è il nuovo ep di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 12 gennaio 2024.
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