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#Maria Fedele
ifreakingloveroyals · 6 months
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23 January 2014 | King Willem-Alexander and Queen Máxima of the Netherlands greet Italian President of Senate Pietro Grasso and his wife, Maria Fedele, as they arrive at Palazzo Giustiniani in Rome, Italy. The Dutch Royals are in Rome for a one day visit. (c) Giorgio Cosulich/Getty Images
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t-annhauser · 2 months
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"pagano"
Abitante del pagus romano, ossia del borgo o del villaggio, accostabile al termine "borghese", il quale probabilmente rimase inizialmente più fedele ai culti pre-cristiani continuando a festeggiare le sue paganalie in barba alla crescente diffusione del cristianesimo.
Si immagina l'indaffarato campagnolo, per millenni rimasto fedele al suo pantheon di numi, continuare a seguire le feste del suo calendario pagano, le sue ferie augusti invece dell'assunzione di Maria, le feste di Cibele invece della Pasqua.
Il significato spregiativo si forma quando il cristiano, allo stesso modo dell'attuale uomo di scienza, guarda al bifolco (bufulcus, guardiano di buoi) e lo disprezza per il suo attaccamento superstizioso alle vecchie tradizioni.
Idea che vi sia sempre un culto migliore e più aggiornato del precedente e in nome del quale esercitare una forma di bullismo sul culto morente (schema che si ripete: nuovo culto verso vecchio culto, cristianesimo trionfante su paganesimo, età dei lumi trionfante su medioevo, ecc., da sviluppare).
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garadinervi · 6 months
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Lorenzo (Orso) Orsetti, "Tekoşer Piling" (February 13, 1986 – March 18, 2019)
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«Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Be', non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà. Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio. Vi auguro tutto il bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l'avete già fatto), decidiate di dare la vita per il prossimo perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l'individualismo e l'egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza: mai! Neppure per un attimo. Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l'uomo e la Terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che «ogni tempesta inizia con una singola goccia». Cercate di essere voi quella goccia. Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole. Serkeftin!» – Orso, Tekosher, Lorenzo From: Maria Edgarda Marcucci, Rabbia proteggimi. Dalla Val di Susa al Kurdistan. Storia di una condanna inspiegabile, Rizzoli Lizard, Milano, 2022
(images: “Every thunderstorm begins with a single drop”. Last Letter of Lorenzo Orsetti, Ş. Tekoşer Piling/Lorenzo Orsetti, March 18, 2019. Tekoşîna Anarşist. The Anarchist Library. Plus: a handwritten sheet of paper signed by "Orso, Tekosher, Lorenzo", via Internationalist Commune of Rojava)
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
LA LEGGE E IL DONO
Esiste l'obbligo come sacrificio. La "Legge di Dio" è obbligo morale che impone il sacrificio in nome dell'attesa della resurrezione, in nome di un bene che si proietta oltre la vita, oltre l'esistenza terrena che è prova, esperienza della relazione con la "Legge", lavacro che emenda, possibilità di esercitare l'onere, di patire l'imposizione, di meritare la salvezza e l'eternità. Eppure, il sacrificio della croce è rifiuto dell'obbligo e scelta d'amore: non è, dunque, sacrificio. E' pienezza del desiderio, la rappresentazione di un desiderio di amore verso l'uomo che si compie nell'atto più estremo: accettare la morte come compimento del desiderio di vita, la promessa di vita eterna che è già nel cuore dell'uomo di fede. La sofferenza e la morte di Cristo sono dono. Non è sacrificio come non lo è l'atto d'amore di una madre verso il figlio. In un'espressione rivelatrice, Agostino D'Ippona, nelle "Confessioni", afferma: «La misura dell'amore è amare senza misura». Senza misura è dunque l'amare, con verità. L'amore vero non chiede corrispettivo. Questo è il salto che il cristianesimo compie rispetto all'ebraismo, il salto che il Nuovo testamento afferma rispetto all'Antico. Non più il sacrifico, ma il dono, in nome dell'amore. Ed è in questa scia che Francesco Hayez (1791-1882) dipinge la sua "Susanna al bagno", 1859, Pinacoteca di Brera, privando la scena dalla presenza di altri due protagonisti, essenziali per il racconto biblico vetero testamentario, i cosiddetti "Vecchioni", i giudici che bramano la donna e la ricattano facendo leva sulla sua purezza. Per Hayez, la legge che Susanna adempie non è imposta dal rifiuto della putrida perversione, in genere rappresentata dalle figure ributtanti dei vecchi che la insidiano, ma dalla libertà di una scelta sussurrata con gli occhi di un amore fedele. Così, Susanna non ha bisogno del contraltare dei giudici ingannevoli: è sola di fronte a se stessa. Esprime tristezza. Ma è consapevole della sua decisione. L'unica possibile, l'unica che contempli un amore senza compromessi.
In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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schizografia · 1 month
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Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l'oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani - ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nul-la. Una cosa però diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini [...] tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. [...] Discorrerò molto spesso con te d'ora innanzi e in questo modo ti impedirò di abban-donarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio. [...] vedi come ti tratto bene. Non ti porto soltanto le mie lacrime e le mie paure, ma ti porto persino, in questa domenica mattina grigia e tempe-stosa, un gelsomino profumato. Ti porterò tutti i fiori che incontro sul mio cammino e sono veramente tanti. Voglio che tu stia bene con me. E tanto per fare un esempio. Se mi trovassi rinchiusa in una cella stretta e vedessi passare una nuvola davanti alla piccola inferriata, allora ti porterei quella nuvo-la, mio Dio, sempre che ne abbia ancora la forza. Non posso garantirti niente a priori, ma le mie intenzioni sono ottime, lo vedi bene.
Rainer Maria Rilke
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aki1975 · 5 months
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Milano - Palazzo Morandi - Arrivo trionfale del corteo del Principe Eugenio di Savoia a Milano in piazza Duomo - 1710
Nel 1499 il Duca di Milano Ludovico il Moro, che aveva usurpato il trono al nipote Gian Galeazzo Sforza, viene esautorato dal Re di Francia Luigi XII che scende in Italia per rivendicarlo.
Da allora Francesi e Spagnoli si contendono il Ducato (l’assedio di Pavia è del 1525) fino alla Pace di Cateau-Cambresis del 1559 (la “Pax Hispanica”) che inizia il dominio spagnolo su Milano fino al 1706 quando Eugenio di Savoia entra trionfalmente in città per occuparla in nome degli Asburgo d’Austria.
Le tappe fondamentali di questo periodo sono:
- 1560 - Mura spagnole
- 1563 - Carlo Borromeo Arcivescovo di Milano
- 1579 - Carlo Borromeo fonda il Collegio Elvetico in via Senato e consacra San Fedele per accogliervi i gesuiti a cui furono dati i beni sequestrati al soppresso Ordine degli Umiliati, vicino al Calvinismo
- 1595 - Federico Borromeo Arcivescovo di Milano
- 1609 - Forte di Fuentes a Colico. Federico Borromeo inaugura la Biblioteca Ambrosiana
- 1626 - Sant’Alessandro in Zebedia
- 1630 - San Giuseppe (Francesco Maria Richini). Peste manzoniana
- 1654 - Sant’Antonio Abate
- 1692 - Santa Maria della Passione
- 1706 - In seguito alla guerra di successione spagnola, Eugenio di Savoia conquista il Ducato ed inizia il dominio austriaco e il relativo gusto architettonico
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gregor-samsung · 2 years
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“ Il fatto è che lo scrittore non deve esibire se stesso, anche se da sé trae ciò che scrive. Trarre qualcosa da sé è tutto il contrario dell'esibire sé stesso. E se il trarre da sé con polso sicuro l'immagine fedele da trasparenza alla verità dello scritto, il porre con vuota incoscienza le proprie passioni davanti alla verità l'appanna e l'oscura. La fedeltà, per essere conseguita, esige una totale purificazione dalle passioni, che devono essere messe a tacere per far posto alla verità. La verità ha bisogno di un grande vuoto, di un silenzio in cui poter prendere dimora senza che nessun'altra presenza si mischi alla sua, falsandola. Chi scrive, mentre lo fa, deve far tacere le proprie passioni e, soprattutto, la sua vanità. La vanità è una gonfiatura di qualcosa che non è riuscita a essere e si gonfia per coprire il suo vuoto interiore. Lo scrittore vanitoso dirà tutto ciò che deve essere taciuto per mancanza d'entità, tutto ciò che per non essere davvero non deve essere messo in chiaro, e per dirlo, tacerà ciò che deve essere rivelato, lo passerà sotto silenzio o lo falserà con la sua intromissione vanitosa. La fedeltà crea in chi la rispetta la solidità, l'integrità del suo stesso essere. La fedeltà esclude la vanità, che consiste nell'appoggiarsi su ciò che non è, su ciò che non è verità. Questa verità è quella che ordina le passioni senza sradicarle, le fa servire, le pone al loro posto, nell'unico punto da cui sostengono l'edificio della persona morale che con esse si forma, per opera della fedeltà a quel che è vero. Così, l'essenza dell'uomo scrittore si forma in questa fedeltà con cui egli trascrive il segreto che rende pubblico, quale uno specchio fedele della sua figura, senza permettere alla vanità di proiettare la sua ombra, e di sfigurarla. Se infatti lo scrittore rivela il segreto non è per un atto di volontà, né per l'ambizione di mostrarsi qual è (cioè come non riesce a essere) davanti al pubblico. In realtà esistono segreti che esigono di per se stessi di essere rivelati, resi pubblici. “
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Brano tratto da Perché si scrive, testo raccolto in:
Maria Zambrano, Verso un sapere dell'anima, a cura e con introduzione di Rosella Prezzo, traduzione di Eliana Nobili, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996. (Raccolta di scritti apparsi tra il 1933 e il 1944) [Libro elettronico]
[ Edizione originale: Hacia un saber sobre el alma, Editorial Losada, Buenos Aires, 1950 ]
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jacopocioni · 16 days
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Dante e il suo fantastico viaggio 4: Dante e i personaggi dell'Inferno.
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Prima parte Seconda parte Terza parte
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Nel suo peregrinare all'inferno tra i dannati, Dante incontra un dannato in un insolita e singolare situazione. Il suo corpo è  avviluppato ad un cespuglio, anzi; è parte di questo. I rami spezzati che sono intorno a lui sono stati dolorosamente divelti dal suo corpo etereo. Questa è la sua condanna. Quest'anima spiega che Firenze è funestata da lotte intestine, perché la popolazione ha deciso in passato di cambiare il suo protettore pagano Marte, con San Giovanni Battista. L’antico Dio offeso, da quel momento ha perseguitato la città con la guerra e la sventura. L'unica cosa che l’ha salvata dall'essere rasa al suolo, è quel piccolo frammento della statua di Marte che ancora oggi si trova nei pressi di Ponte Vecchio. Non sappiamo chi è costui che racconta queste cose al poeta, perché Dante tace volutamente il suo nome, ma si tratta sicuramente di un suicida, morto per essersi  impiccato. Per questo è punito con questa singolare dannazione.
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Più avanti Dante incontra Guido Guerra, appartenente alla famiglia dei Guidi. Un grande uomo politico e d’armi; insieme a lui c’è Tegghiaio Aldobrandi della ricca famiglia degli Aldobrandi (quello che aveva consigliato ai fiorentini di non affrontare i senesi a Monteaperti). Al duo si unisce anche Guglielmo Borsiere, un uomo di corte fedele fino all'ultimo ai suoi ideali aristocratici. Di nuovo in questo passo dell’Inferno, troviamo un’aspra critica volta verso la gente venuta da fuori città, quella comparsa dal nulla e che attraverso guadagni facili, senza porsi scrupoli, ha fatto diventare Firenze superba e sfrenata. Così ora la città ne paga dolorosamente le conseguenze attraverso la sua decadenza e le lotte intestine. Costoro vogliono essere un monito per vivi affinché tutti sappiano cosa può accadere a chi si lascia corrompere dal vizio. Sperano che la loro situazione attraverso la testimonianza di Dante, porti alla riflessione i fiorentini e li spinga ad un drastico cambiamento del loro modo di vivere riportandoli a riabbracciare quei vecchi valori ormai perduti che fecero grandi i fiorentini e la loro città.
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Lasciato il gruppetto, poco più avanti Dante incontra un altro dannato. Questo ha la testa completamente insudiciata di sterco. Dal taglio dei capelli si direbbe essere un ecclesiastico. L’anima si avvicina e viene riconosciuta da Dante come Alessio Interminelli di Lucca, morto pochi anni prima. Nonostante fosse stato un Guelfo Bianco come Dante, era alquanto disprezzato per la sua personalità subdola e viscida. La sua punizione è quella di essere ricoperto eternamente di feci, avendo vissuto sempre nelle adulazioni. Ecco apparire poi Catalano dei Malavolti e Loderingo degli Andalò. Seppur di origine bolognese, i due frati “godenti” o “gaudenti” hanno purtroppo un ruolo importante nella storia della città e furono in gran parte responsabili della decadenza di Firenze e di tutta la Toscana. I due avevano fondato l’Ordine dei “Cavalieri di Maria”. Peccato fossero particolarmente dediti ai piaceri della carne, tanto da essere in seguito soprannominati i “Capponi di Cristo”. Vennero scelti maldestramente dalle autorità locali per svolgere un incarico per altro solitamente attribuito a una sola persona: quello di podestà; figura atta a garantire e conservare la pace e di smorzare gli animi dei fiorentini più bellicosi.
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Tra i due, Catalano simpatizzava per i Guelfi, mentre Loderingo per i Ghibellini. All'inizio agirono con saggezza e giustizia, ma poi, pressati dal papa, finirono per favorire i Guelfi, anzi fomentarono una rivolta popolare che aveva come obbiettivo la distruzione delle case dei capi avversari, tra cui quella degli Uberti. Il quartiere Gardingo vicino Piazza della Signoria venne funestato dagli scontri. Qui si trovava infatti la maggioranza delle case Ghibelline. Ma chi sono i personaggi fiorentini o legati alle vicende legate alla città incontrati da Dante?
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Guido Guerra era nato all’incirca nel 1220 a Montevarchi e morì nell’ ottobre del 1272. Fu un abile condottiero ed un uomo politico membro della famiglia dei conti Guidi, figlio del conte Marcovaldo di Dovadola e di Beatrice dei conti di Capraia. Trascorse un periodo alla corte di Federico II di Hohenstaufen diventando uno dei favoriti del sovrano. Tornato a Firenze però si rivelò un convinto Guelfo, divenendo uno dei principali capi di questa fazione ed in seguito uomo di fiducia di papa Innocenzo IV. Nel 1240 ventenne, difese con la sua guarnigione di bolognesi e veneziani, Faenza dall’assedio dell’esercito di Federico II. Nel 1248 fu nominato Capitano Generale della Santa Sede. Combatté nel 1255 al servizio di Firenze contro gli aretini e nel 1260 partecipò alla battaglia di Montaperti, dove vennero sconfitti i Guelfi. Combatté anche al servizio di Carlo I d’Angiò a San Germano e nella battaglia di Benevento del 1266, quando i Guelfi vinsero. In quell’occasione Guido si distinse ricevendo onori e riconoscimenti e divenendo così Vicario angioino per la Toscana, podestà di Lucca e Capitano Generale dei Guelfi di Toscana. Tornerà a Firenze nel 1267 per morire nel suo castello di Montevarchi nel 1272.
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Di Guglielmo Borsiere, o Guiglielmo, sappiamo che visse e morì nel XIII secolo. Si tratta di un personaggio reale del quale però non si hanno molte informazioni storiche. Era un cavaliere di corte, costumato, educato e di buone maniere, generoso e liberale. Viene citato anche come personaggio letterario sia da Dante Alighieri che da Giovanni Boccaccio. È da poco arrivato nella bolgia dei sodomiti, portando pessime notizie dalla città e rivelandole a Iacopo Rusticucci, che preoccupato di quanto saputo, chiede a Dante delucidazioni sulla situazione di Firenze.
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Alessio Interminelli o Interminei, fu invece un nobile lucchese vissuto anche lui nel XIII secolo. Apparteneva alla famiglia Guelfa Bianca degli Antelminelli, signori dell’omonimo paese di Coreglia, Antelminelli in Garfagnana. Erano proprietari dell’omonimo palazzo sito nel centro di Lucca, anche su di lui si hanno scarse notizie storiche. Inserito nell’Inferno tra gli adulatori sommerso di letame fino alla testa. Lo stesso dirà: “mi trovo all’Inferno per via delle lusinghe che mai stancarono la mia lingua”.
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Fra Catalano dei Malavolti nasce a Bologna, 1210 circa e muore nell’ eremo di Ronzano nel 1285. È stato un religioso italiano, uno dei fondatori dell’Ordine della Milizia della Beata Vergine Maria, o Ordine Cavalleresco dei frati Gaudenti. Di famiglia Guelfa, fu podestà in diverse città, tra le quali Piacenza. Comandò una parte della fanteria bolognese nella Battaglia di Fossalta. Dopo aver fondato l’Ordine dei Frati Gaudenti, fu insieme con Loderingo degli Andalò per conto di papa Clemente IV incaricato di portare la pace nelle città più calde. Il loro ordine vietava di ricoprire cariche politiche, nonostante ciò, entrambi per due volte furono chiamati a reggere le sorti di Bologna: nel1265 e nel 1267. Nel 1266, poco dopo la battaglia di Benevento e la sanguinosa cacciata dei Ghibellini, furono inviati a Firenze per riappacificare gli animi dei cittadini. Entrambi si trovano nella bolgia degli ipocriti, costretti a vagare per l’eternità coperti da pesantissimi mantelli di piombo ricoperti d’oro zecchino.
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Anche Loderingo degli Andalò o Loderengo è nato a Bologna nel 1210 circa. Muore a Ronzano nel 1293. Il religioso italiano è anche lui uno dei i fondatori dell’ordine della Milizia della Beata Vergine Maria. La sua famiglia era nobile e Ghibellina. Il padre era Andrea Lovello, soprannominato Andalò (da qui il suo cognome) e da Ota. Era il fratello della beata Diana, la fondatrice del monastero domenicano di sant’Agnese e di Brancaleone, podestà di Genova e senatore di Roma. Fu imprigionato nel 1239 da Federico II. Ricoprì la carica di podestà a Modena, Firenze e Bologna. Il suo ordine era costituito da chierici e laici, aveva il compito di contrastare le eresie e di pacificare le fazioni cittadine in lotta. I membri dell’Ordine avevano il permesso di portare con loro le armi. Nel 1267 Loderingo si ritirò nell’ eremo di Ronzano sulle colline bolognesi. Qui ebbe per compagno Guittone d’Arezzo che gli dedicò una canzone nella quale veniva esaltata la sua serena pazienza. Continua il viaggio in compagnia di Dante nel suo Inferno alla ricerca di personaggi fiorentini o legati alla storia della città.
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Riccardo Massaro Read the full article
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principiodiverita · 1 month
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DISCRIMINAZIONE LGBT E ATTI FRAUDOLENTI BEN CALCOLATI E PROGRAMMATI, PER UN SETTORE SOCIALE E SANITARIO #LGBTFREE IN MANO A GABRIELLA BON, AIUTATA DA FRANCESCA ANGELUCCI, GIAMPIERO COSTANTINI E MARIA TUDECH HENKE, COME MOLTI ALTRI CRIMINALI, LADRONI E DISTURBATI COME LORO.
LA PSICHIATRICA GABRIELLA BON, ASSIEME AGLI PSICHIATRICI CHE LA CIRCONDANO, SONO LA RAPPRESENTAZIONE PIÙ FEDELE DEL VERO DEGRADO ODIERNO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E DELL'ITALIA INTERA, CHE CAMPA DI RACCOMANDAZIONE, CORRUZIONE, VISCIDUME SESSUALE E SPUDORATA CRIMINALITÀ.
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lalacrimafacile · 2 months
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Becoming Elisabeth - Il ritratto di una regina (2022)
Alla scoperta di "Becoming Elizabeth": Un'immersione nella storia Tudor
"Becoming Elizabeth" è una miniserie che cattura l'attenzione degli appassionati di storia e delle serie TV storiche. Essa offre uno sguardo affascinante e dettagliato sugli anni formativi della futura regina Elisabetta I d'Inghilterra. La serie, ambientata nel tumultuoso periodo post-Enrico VIII, esplora le dinamiche politiche e personali che hanno influenzato la giovane Elisabetta.
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Fedele ai Riferimenti Storici
Una delle principali forze di "Becoming Elizabeth" è il suo impegno nel rimanere fedele ai fatti storici. Ovviamente presenta qualche inevitabile licenza artistica. Nonostante il focus su Elizabeth, la miniserie mette anche in evidenza eventi chiave come la morte di Enrico VIII assieme alla successione di Edoardo VI. Vengono rappresentate le lotte di potere tra le diverse fazioni della corte inglese. Attraverso dialoghi ben scritti e una trama avvincente, la serie riesce a trasmettere l'atmosfera di incertezza politica che caratterizzò l'epoca.
Ecco che Elisabetta, interpretata da Alicia von Rittberg, è presentata come una giovane donna intelligente e ambiziosa. Una persona consapevole delle insidie che la circondano. La serie non manca di esplorare le sue relazioni personali. Sono inclusi i complessi rapporti con il fratellastro Edoardo VI, la sorella Maria, e il patrigno Thomas Seymour. Queste dinamiche sono trattate con una sensibilità che permette di comprendere meglio le sfide e le pressioni a cui Elisabetta fu sottoposta fin dalla giovane età.
Ambientazioni Autentiche
Le ambientazioni di "Becoming Elizabeth" sono curate nei minimi dettagli, offrendo uno spaccato realistico della vita nella corte Tudor. I set, dalle grandi sale del palazzo reale ai giardini curati e ai castelli austeri, contribuiscono a creare un senso di immersione totale. Le riprese, realizzate in parte in location storiche in Inghilterra, aggiungono autenticità e profondità visiva alla narrazione.
Come detto in precedenza, infatti, ogni ambiente è attentamente progettato per riflettere l'epoca, dai lussuosi appartamenti reali ai più modesti alloggi dei servitori. Le scelte cromatiche, la disposizione degli arredi e l'uso della luce naturale nelle scene interne contribuiscono a creare un'atmosfera che rispecchia fedelmente il periodo rinascimentale.
Costumi Dettagliati
Continuando a parlare dei particolari su cui i creatori si sono soffermati, parliamo dei costumi.
Un altro elemento che distingue "Becoming Elizabeth" è l'attenzione ai costumi. Quest'ultimi sono ricchi di dettagli e riflettono accuratamente la moda dell'epoca Tudor. Abiti sontuosi, ricami intricati, tessuti pregiati e gioielli sfarzosi contribuiscono a delineare lo status e la personalità dei personaggi.
Elisabetta, con i suoi abiti elaborati, trasmette l'evoluzione da giovane principessa a futura regina. I costumi di personaggi come Maria Tudor e Caterina Parr sono ugualmente curati. La serie quindi offre un ulteriore livello di profondità e autenticità alla rappresentazione storica.
Recitazione Eccellente
La qualità della recitazione in "Becoming Elizabeth" è un altro punto di forza della serie. Alicia von Rittberg offre una performance convincente e sfaccettata come Elisabetta. L'attrice riesce a trasmettere sia la vulnerabilità che la determinazione della giovane principessa.
Da fan delle romance, molto importante è stata anche la chimica tra la protagonista a l'attore di Robert Dudley. Jamie Buckley diventa uno dei principali attori negli ultimi episodi, dando alla serie una sfumatura più giovanile.
Gli attori di supporto, tra cui Romola Garai nel ruolo di Maria Tudor e Tom Cullen come Thomas Seymour, offrono interpretazioni altrettanto solide, aggiungendo complessità ai loro personaggi. Le interazioni tra i personaggi principali sono cariche di tensione emotiva e sottigliezza, riflettendo le sfide e le rivalità che caratterizzavano la corte Tudor.
Conclusione
"Becoming Elizabeth" è una miniserie che merita di essere vista sia dagli appassionati di storia sia da chi ama le narrazioni ricche e ben realizzate. La sua fedeltà ai riferimenti storici, le ambientazioni autentiche, i costumi dettagliati e la recitazione di alto livello si combinano per creare un'esperienza coinvolgente e istruttiva.
Guardando "Becoming Elizabeth", gli spettatori possono immergersi nel mondo complesso e affascinante della corte Tudor, scoprendo le radici di una delle sovrane più iconiche della storia inglese.
Se anche voi amate le serie storiche, romanzate come questa appena descritta, commentate e scrivetemi la vostra preferita!
Non perdetevi gli altri articoli di questo blog. Se avete dei consigli su quali serie TV recensire o qualche argomento che vi appassiona, scrivetemi!
Stay Tuned! La vostra Easy Tears
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lamilanomagazine · 3 months
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Il Vaticano convoca monsignor Viganò: è accusato di scisma
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Il Vaticano convoca monsignor Viganò: è accusato di scisma. Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha convocato monsignor Carlo Maria Viganò affinché "possa prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato”. Si tratta di un processo penale extragiudiziale. L'ex Nunzio in Usa, che più volte ha criticato Papa Francesco, arrivando a chiederne le dimissioni, commenta: «Considero le accuse contro di me un onore». «Nessun cattolico degno di questo nome può essere in comunione con questa “chiesa bergogliana" perché essa agisce in evidente discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo», sottolinea Viganò che invita a pregare per «coloro che sono perseguitati a causa della loro fede». «Mi dispiace tantissimo perché ho sempre apprezzato mons. Viganò come grande lavoratore, fedele alla S. Sede ed era di esempio, anche quando è stato nunzio ha lavorato bene», dice il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. «Viganò - osserva Parolin a margine di un evento all’Università Urbaniana - ha assunto alcuni atteggiamenti e gesti di cui deve rispondere. È normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione svolgendo un’indagine necessaria per approfondire la situazione».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
METAFISICA
Il fondo oro delle immagini sacre non è stato solo un evento simbolico nella pittura. Il richiamo all'invisibile diventa possibilità, fenomeno che sposta il piano della rappresentazione dalla mìmesis a quello dell'aletheia, dall'imitazione che non forma la verità dell'oggetto, al significato metaforico di una verità priva della forma: è presente ma, nel medesimo tempo, "steresis", privazione.  Esiste, ma non è visibile, esiste, ma non è rappresentabile in una forma: non è il contrario di questa, ma ciò che può solo essere pensato. Nell'estetica di Platone, la "mìmesis" è "aletheia" solo quando è richiamo all'idea: il tentativo di dire la cosa per com'è e non di descrivere l'oggetto come se fosse il reale trasposto sul piano del rappresentato.  Non è l'oggetto reale ma la sua imperfetta imitazione. Dunque, nella logica platonica, quanto appare riconoscibile è mistificazione, mentre il riferimento simbolico è espressione del vero. E per quanto possa apparire un riferimento lontanissimo, la proposta metafisica di Platone è rimasta centrale nel corso della storia, un concetto insuperabile con il quale, come in un ritorno sorprendente, l'arte occidentale ha dovuto misurarsi, anche nel confronto con la pittura orientale, rimasta fedele all'impostazione simbolica quale alternativa al rigore del concetto iconoclasta.  Fino all'astrattismo. Questa corrente artistica, nelle sue numerose sfaccettature, nel tentativo di condurre alla tensione estrema la possibilità del rappresentabile, ha introiettato la visione platonica, rifiutando l'imitazione dell'oggetto fisico per varcare la soglia della metafisica. Il sacro, quello che è "separato", diventa, nuovamente, possibilità.
- Masaccio (1401-1428): "Crocifissione, dal Polittico di Pisa", 1426, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
- Vasilij Kandinskij (1866-1944): "Senza titolo", 1941, New York, Guggenheim Museum
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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carmenvicinanza · 4 months
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Biki
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Biki è stata una importante imprenditrice della moda che ha contribuito a lanciare il made in Italy nel mondo.
Ha vestito attrici e teste coronate e, soprattutto, ha forgiato lo stile di Maria Callas che si affidava completamente al suo gusto.
Nata a Milano il 1 giugno 1906 come Elvira Leonardi, portava il nome della nonna, sposata in seconde nozze con il compositore Giacomo Puccini che era solito chiamarla affettuosamente col soprannome Bicchi, birichina, più tardi trasformato in Biki, su suggerimento di Gabriele D’Annunzio. Cresciuta in un ambiente colto e raffinato, tra musica, teatro e arte, aveva sviluppato, sin da piccola, un gusto naturale per l’eleganza.
Aveva imparato a fare la maglia e cucire grazie alla nonna Elvira, durante la Grande Guerra. Dopo gli studi al liceo Manzoni, frequentando il mondo dell’arte e della cultura, aveva viaggiato spesso in Europa per seguire le tournée di Arturo Toscanini, padre della sua cara amica Wally, in Francia, allora patria della moda mondiale, aveva avuto modo di apprezzare lo stile dei couturiers e trarne ispirazione.
Nel 1934, la sua prima esperienza imprenditoriale è stata Domina, casa di biancheria intima che proponeva camicie da notte che somigliavano ad abiti da sera, scollate, trasparenti e sensuali che destarono scandalo e, insieme, ammirazione.
Dopo il successo del nuovo modo di vestire la notte, decise di mettersi in proprio e creare capi di alta sartoria, abiti da gran sera e tailleurs. In breve era diventata la sarta delle maggiori personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e della finanza.
Nel settembre 1936 ha sposato Robert Bouyeure, antiquario francese, con il quale ebbe una forte intesa anche in campo lavorativo. L’anno seguente nacque la loro figlia Roberta, che ha seguito le orme della madre e lavorato con lei fino alla fine.
Dopo la crisi provocata dalla guerra, per risollevarsi, ebbe l’intuizione di mettere la sua arte al servizio delle mutate esigenze sociali e, in un clima profondamente cambiato, pur restando fedele al suo stile, lanciare la prima linea di prêt-à-porter.
Per prima, per sostenere i costi, ha utilizzato fibre sintetiche e artificiali e costruito alleanze con fabbriche di tessuti.
Il suo stile si caratterizzava per gli accostamenti audaci di colori e di tessuti, come il blu marino e il verde mela, il viola e il blu, il giallo e l’arancio, e l’unione di pelle e chiffon, tela e jersey di seta, feltro e raso.
Dalla metà dei Cinquanta alla metà dei Sessanta ha consolidato uno stile italiano che non imitava più la haute couture francese.
È stato il suo decennio d’oro. Grazie al contributo del couturier francese Alain Reynaud, marito di sua figlia, la sua maison ha conosciuto uno sviluppo internazionale. La trasgressione lasciava il posto alla linearità e impeccabilità dello stile.
In quegli anni ha aperto negozi in varie località italiane e svizzere, come Saint Moritz, Portofino e Roma e poi ancora in Francia, negli Stati Uniti e ancora in Giappone, dove ebbe grande popolarità.
È stata questa l’epoca della cliente più nota, Maria Callas, conosciuta nel 1951, di cui ha inventato il look e che, da testimonial d’eccellenza, con le sue tournée in giro per il mondo aveva rafforzato la fama della sartoria. Il loro è stato un sodalizio iconico di amicizia e stile.
È di Biki anche l’abito nero indossato da Jeanne Moreau nel film La notte di Michelangelo Antonioni, del 1961.
Questa signora appartenente a una classe sociale che non aveva bisogno di lavorare, si è impegnata fino all’ultimo giorno della sua vita. Non amava farsi chiamare stilista ma semplicemente sarta. Insignita del titolo di Commendatore prima e di Grande ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana, poi, è stata, per diversi anni, nel consiglio d’amministrazione del Corriere della Sera. 
Aveva ereditato dalla madre, che si era risposata con Mario Crespi, uno dei maggiori proprietari, una grossa fetta di azioni dell’impero editoriale.
Ha tenuto rubriche di moda su varie riviste e alla radio.
Dopo gli anni sessanta, che hanno visto il fiorire della rivoluzione anche negli abiti, in contro tendenza, ha lanciato una moda molto sobria, destabilizzando coi suoi abiti da sera confezionati in tweed.
Ha abbandonato le passerelle solo negli anni Ottanta, per dedicarsi al nascente mercato asiatico e alla sua Biki-Japan.
Con la sua morte, avvenuta il 24 febbraio 1999, la maison è stata chiusa.
La documentazione relativa alla sua vita e attività creativa, è depositata presso le Civiche Raccolte Storiche del Comune di Milano.
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cinquecolonnemagazine · 4 months
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Lia di Maria Cristina Russo
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Una storia di donne ma non a lieto fine quella raccontata in Lia da Maria Cristina Russo La violenza di genere Lia di Maria Cristina Russo edito da VVIEditore è il romanzo d’esordio dell’autrice, una storia maledettamente attuale, che porta alla ribalta un tema sempre bollente: la violenza sulle donne. Questa volta, però, la storia non ha un lieto fine. L’autrice ha scelto, infatti, la strada dell’aderenza alla realtà, caricando il suo personaggio di difficoltà, illusioni e sfumature emozionali, elementi comuni nelle storie di tante donne che le hanno raccontato le proprie disavventure. Lia di Maria Cristina Russo narra le vicende di una donna, ingiustamente vessata per 30 anni da un marito despota e violento che, divenuta vedova, si apre finalmente alla vita. Il romanzo, inoltre, è ricco di personaggi sinistri e ambigui, delineati perfettamente dall’autrice, che gravitano attorno alla vita della protagonista Lia: manager in carriera che in famiglia diventano veri e proprio mostri, professionisti vittime dei loro stessi vizi e uomini che vivono la vita al limite dell’immaginabile.   Ringraziamo Maria Cristina Russo per la bella intervista che ci ha concessi e che ci ha permesso di affrontare un tema importantissimo, un’emorragia che non si riesce proprio ad arrestare e su cui va posta sempre la massima attenzione senza mai abbassare la guardia.  Lia di Maria Cristina Russo Salve Maria Cristina, per i nuovi autori che approdano sul nostro Magazine abbiamo una domanda di rito: ci racconta brevemente cosa fa nella vita e quali sono le sue passioni, a parte la scrittura ovviamente? Innanzitutto, la vorrei ringraziare per questa intervista. Nella vita ho fatto la mamma a tempo pieno e nonostante gli sforzi fatti per portare a termine il corso di laurea in Giurisprudenza ho preferito dedicarmi ai miei figli e alla loro crescita. Una volta assolto a questo compito ho iniziato a prendere in considerazione l’ipotesi di dedicarmi alla scrittura, anche per soddisfare un mio personale bisogno di realizzazione. A parte ciò amo tutto ciò che ha a che fare con la creatività; amo fare lunghe passeggiate vicino al mare che è per me grandissima fonte di ispirazione; amo leggere naturalmente, sono una divoratrice di libri sin dall’infanzia. Sono una persona in perpetuo movimento ed evoluzione. Lia affronta un tema maledettamente attuale. Mi è piaciuto il fatto che lei abbia scelto di concludere la sua storia con un finale non a lieto fine. Ci racconta perché? Quando ho iniziato a scrivere Lia non avevo ancora bene in mente come si sarebbe evoluta la sua storia; come spesso accade a chi scrive, la trama prende vita piano piano e con essa entrano in scena i personaggi che la contornano. Man mano che la storia procedeva mi sono resa conto che per una donna che di esperienze di vita ne aveva poco e niente il finale doveva inevitabilmente essere “tosto” e ho preferito eludere un lieto fine che sarebbe risultato ovvio e scontato e mantenere viva la tensione su un tono narrativo il più fedele possibile a quella che è la realtà della violenza domestica. Certo ho tenuto conto del fatto che sarei potuta andare incontro alla insoddisfazione del lettore, ma è un rischio che ho voluto consapevolmente correre per mantenere fede alla mia intenzione di raccontare una storia che non fosse melensa. Lia è il suo primo romanzo. Qual è stata la parte più difficile che ha dovuto narrare? Sicuramente le scene di violenza, perché per quanto si tratti di una storia inventata, tuttavia la cronaca sempre più spesso di parla delle sofferenze alle quali le donne vanno incontro in questi casi e quindi è difficile non empatizzare con la vicenda che appunto ho narrato. Anche la descrizione dei personaggi maschili ha comportato una notevole difficoltà perché immedesimarsi nell’altro sesso, pensare e parlare in modalità uomo cercando di delineare una personalità che è diversa e distante da quella femminile è stata un’impresa complessa perché inevitabilmente avrei potuto incorrere in una forzatura o caricatura. Quando ha scritto il libro, si è ispirata a qualche grande scrittore del passato oppure durante la fase creativa ha attinto ad altro? Per quanto riguarda il costrutto narrativo ho sempre apprezzato quegli scrittori con il dono della sintesi, che hanno la capacità, con poche frasi, di rendere immediato il contatto con quella che è l’anima del libro e spero sinceramente di essere riuscita nell’intento. Ovviamente anche questa è un’arma a doppio taglio perché chi ama le descrizioni dettagliate di fatti e personaggi sicuramente troverà scarna la mia narrazione. Comunque, ho letto talmente tanto nella mia vita che alla fine è difficile dire quale è lo scrittore che mi ha influenzata di più.  Le è piaciuta l’esperienza del romanzo? Ha intenzione di proseguire oppure Lia è stata solo una piacevole parentesi? Avendo in precedenza pubblicato una raccolta di racconti devo dire che scrivere un romanzo è stata una bella sfida. Amo scrivere e non ho intenzione di fermarmi qui, ho già in cantiere un nuovo romanzo e mi prenderò tutto il tempo necessario per portarlo a termine facendo tesoro degli errori  che inevitabilmente si commettono quando si ha poca esperienza.  Read the full article
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dionysman · 4 months
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QUESTA È GABRIELLA BON, FECCIA, SQUALLIDA, CRIMINALE, GRAVEMENTE DISTURBATA RICONFERMATA TALE NEL TEMPO, VERGOGNOSAMENTE TROGLODITA E PUTTANA, ANCHE IN POLTRONA.
LA VERGOGNA DEL SETTORE SOCIALE, DEL SANITARIO E DEL GENERE UMANO, SEGUITA DALLO STESSO DIRETTIVO DEL CONSORZIO FHOCUS DI #TRIESTE, CON GIAMPIERO COSTANTINI, MARIA TUDECH HENKE E FRANCESCA ANGELUCCI, LA COMPLICE PIÙ FEDELE E BUGIARDA PER SUO CONTO.
LE PRIORITÀ E I BISOGNI SONO BEN ALTRI E PER LE STESSE RAGIONI È INCAPACE DI ESPLETARE LE PROPRIE FUNZIONI DI RESPONSABILITÀ DEI PROPRI DOVERI.
LUSSURIA, DEGRADO E CRIMINALITÀ LADRONA. UN INTERO CONSORZIO FHOCUS DESCRITTO IN POCHISSIMI TERMINI.
TANTA PAURA DEL COVID NEGLI SCORSI ANNI, MA NON DI CERTO DELLA SINDROME DELLA ZOCCOLA, CHE L'HA PORTATA E TENUTA ALLA SAGRA DELLA SALSICCIA.
SI POSSONO AVERE LE PIÙ ALTE POLTRONE NEL MONDO, QUANDO L'INDOLE È GRAVEMENTE MALATA E PUTTANA, QUANTO SMANIOSA DI ARRECARE DANNI AGLI ALTRI E DI ESSERE UNA LADRONA MILIONARIA, C'È POCO DA FARE: LA GRAVE PATOLOGIA MENTALE È PROPROZIONALE ALLE DELIBERATE VIOLAZIONI DEI DIRITTI E DELLE LEGGI, CHE RISULTANO IN CRIMINALITÀ, ESSENDO ASSOLUTAMENTE INCAPACE DI AGIRE IN MANIERA DIVERSA.
PSICHIATRICA E GALEOTTA MANCATA, CONSIGLIATA, SOSTENUTA, AIUTATA ED ELOGIATA DA ALTRE CENTINAIA DI MAIALI, MALATI, LADRONI DEL SUO STESSO CALIBRO.
CHE LA MORTE VI RACCOLGA TUTTI IN UNA VOLTA IN MANIERA ATROCE E TEMPESTIVA.
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manenterosari · 5 months
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Questo Rosario da Combattimento® – realizzato in onore della Madonna della Medaglia Miracolosa – è assemblato a mano nel nostro laboratorio in Roma. La catena a palline* e tutti i componenti sono in acciaio inossidabile, un materiale ipoallergenico, estremamente durevole nel tempo, capace di resistere a ossidazione, corrosione e ruggine.
Questo rosario, infatti, è uno dei nostri prodotti religiosi 100% Acciaio Inox: non scolorirà mai e, avendo una circonferenza standard di 62 cm, può essere indossato come fosse una collana. (Nel dubbio, vi consigliamo di misurare la circonferenza della testa utilizzando uno spago o un metro da sarta. Guarda QUI come fare).
L’originale Rosario da Combattimento® è un prodotto esclusivo della MANENTE Rosari – Roma; si tratta della riproduzione esatta dei rosari che venivano distribuiti ai soldati americani durante la Prima Guerra Mondiale: rosari particolarmente leggeri e resistenti, realizzati impiegando una catena a palline di metallo. Nella simbologia che lo connota, tuttavia, questo rosario vuole anche richiamarsi al tema del “combattimento spirituale”. (QUI + info sui Rosari da Combattimento).
Analizzandolo nel particolare, vediamo che questo rosario è corredato dal Crocifisso del Perdono e da una bellissima Crociera della Medaglia Miracolosa:
• l Crocifisso del Perdono è un meraviglioso sacramentale della tradizione cattolica, che la MANENTE Rosari ha fatto realizzare in acciaio inossidabile 316L con iscrizioni in latino; un’esclusiva unica al mondo, un gioiello sacro ricco di profondi significati spirituali. Analizzandolo nel particolare, vediamo che nella parte frontale, in alto, è riportato il Titulus Crucis “IESUS NAZARENUS REX IUDÆORUM” (INRI), un’antica iscrizione che si rifà a quella conservata nella Basilica della Santa Croce di Gerusalemme in Roma, a significare la regalità di Cristo. Mentre nella parte posteriore troviamo l’immagine splendente del Sacro Cuore di Gesù circondata da due iscrizioni che ne richiamano l’infinita misericordia: “Ecce Cor quod tantum homines dilexit” (“Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini”, dalle visioni di S. Margherita Maria Alacoque), e “Pater dimitte illis” (“Padre perdona loro“, le parole di perdono pronunciate da Gesù sulla Croce nei confronti dei suoi carnefici – Lc 23,34). Sempre nella parte posteriore, ma in basso, troviamo il monogramma mariano più diffuso nell’ambito dell’arte sacra: l’Auspice Maria (A+M), letteralmente “Sotto la protezione di Maria”. Infine, poco sopra il monogramma è presente anche una stella, a rappresentare “Maria stella del mattino”, uno dei titoli con i quali viene chiamata la Madonna nelle litanie lauretane.
• la Crociera della Medaglia Miracolosa è anch’essa un prodotto esclusivo dalla MANENTE Rosari (2,5 cm di altezza e 2,5 mm di spessore); è realizzata in acciaio inox 316L e presenta una lavorazione di rifinitura completamente manuale; inoltre è fedele in ogni dettaglio al modello originale, secondo quanto rivelato dalla Madonna a Santa Caterina Labouré nelle apparizioni di Rue du Bac (Parigi).
Sia il crocifisso che la crociera sono degli autentici gioielli sacri. Fanno parte, infatti, della nostra linea di prodotti 100% MANENTE Rosari, articoli religiosi di eccellenza, unici al mondo, che si contraddistinguono per l’assoluta cura dei dettagli e l’esclusività del design.
Bella, essenziale, leggera e resistente, questa corona del rosario è uno strumento ideale per la recita quotidiana del Santo Rosario Mariano. Chi dovesse acquistarla la riceverà all’interno di una scatola di metallo completa di garanzia (vd. foto).
Per chi lo desiderasse, infine, selezionandola dal menu a tendina qui sotto, è possibile aggiungere una Medaglia di San Benedetto (Ø 2 cm – acciaio inox 316L). In caso di acquisto la medaglia verrà montata su un lato della crociera.
⇒ QUI porta-rosario in vera pelle “pieno fiore” ⇒ QUI per visualizzare questo rosario in altre varianti ⇒ QUI + informazioni sui Rosari da Combattimento
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