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#Marco Meneguzzo
fashionbooksmilano · 2 years
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Angela Occhipinti  Il viaggio
Opere 2000-2004
a cura di Marco Meneguzzo
Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano 2004, 95 pagine, Brossura, 24 x 22 cm,  Testo italiano e inglese, EAN  8820216914
euro 12,00
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Fondazione Stelline, Sala del Collezionista, Milano 9-26 giugno 2004
Angela Occhipinti ha lavorato molto sul tema del viaggio e per lei le mete, quelle vere, sono nascoste dietro la curva del cuore e il viaggio è anche la metafora della vita. Lei crede che ognuno di noi ha nel sangue quelle mete e solo attraverso i viaggi si può avere la misura della distanza che ci separa dalle realtà sconosciute.
Per lei “il Viaggio” è scuola di vita e di pensiero, è una ricognizione anche mentale dove ogni forma prende origine e altrettanto misteriosamente scompare. Ogni viaggio scaturisce in lei una tristezza sonora, malinconica e contemplativa, che si traduce in un linguaggio di segni e di combinazioni di simboli pressoché infiniti. Tutto diventa motivo per caricare i suoi oggetti in reperti di penetrante suggestione, che richiedono quel silenzio che si addice alla memoria e alle memorie.
Angela Occhipinti riesce a trasformare i ricordi del viaggio in nuove icone, che vanno dai grandi polittici polimaterici al minimo frammento di carta; ogni opera si carica di rievocazioni, conoscenze, colori e luce; un lungo viaggio verso lo svelamento del contenuto.
Ha viaggiato e soggiornato in Nepal, Birmania, India, Tailandia, Bali, Giappone, Corea, Cambogia, Vietnam, Taiwan, Hong Kong, Cina, Tibet, Russia ecc…. Ha visitato tutta l’Europa fino alla Scandinavia e considera i fiordi norvegesi uno spettacolo unico ed irripetibile. E’ rimasta incantata dall’Islanda, con i suoi fiumi glaciali, le stupende cascate, e le sorgenti calde come la grande fontana geotermale del Geysire e dalla fauna selvatica dell’Alaska nel parco nazionale di Anchorage.
Ha subito il fascino della magia dei deserti dell’’Africa , della California, dell’ Arizona e del Cile.
Sono dentro di lei i colori della Valle della Morte e il silenzio mistico del deserto è ancora vivo nella sua mente come un miraggio pieno di mistero, trafitto da incisioni rupestri che raccontano il passaggio dell’uomo. Anche la suggestiva e grandiosa bellezza del Gran Canyon e del suo parco con le secolari sequoie hanno scavato in lei solchi profondi di emozioni.
18/11/22
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marcogiovenale · 1 year
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"tatay": mostra di marina ballo charmet @ il ponte, firenze, 24 maggio 2023
cliccare per ingrandire Galleria Il Ponte – Firenze – via di Mezzo, 42/b _  
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gdsradio7 · 1 month
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Valerio Adami. Pittore di Idee
Celebra i Sessantacinque anni di Carriera e ricerca uno dei Maggiori Artisti Italiani del Dopoguerra. Giovanni Cardone  Fino al 22 Settembre 2024 si potrà ammirare a Palazzo Reale Milano la mostra antologica dedicata a  Valerio Adami . Pittore di Idee  a cura di da Marco Meneguzzo, con il coordinamento generale di Valeria Cantoni Mamiani.  L’ esposizione è promossa da Comune di Milano – Cultura…
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kalabriatv · 5 months
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La mostra di Letizia Battaglia a Buenos Aires
L’Istituto Italiano di Cultura di Córdoba in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia ed il Museo Provinciale di Fotografia Palacio Dionisi,  inviata a conoscere il lavoro della grande fotografa italiana Letizia Battaglia.“Letizia Battaglia. Cronaca, vita, amore”  è il titolo dell’esposizione che ripercorre la vita della fotografa. La mostra è a cura di Marco Meneguzzo, in collaborazione…
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lamilanomagazine · 2 years
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Milano, Galleria Moshe Tabibnia presenta da mercoledì 26 ottobre la mostra "Sacro concreto"
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Milano, Galleria Moshe Tabibnia presenta da mercoledì 26 ottobre la mostra "Sacro concreto". Accompagna il progetto espositivo un saggio di Marco Meneguzzo, da sempre considerato uno dei più importanti storici e critici d’arte contemporanea nel panorama italiano e internazionale, che getta una nuova luce su un argomento, quello del “sacro”, che è alla base del significato e dell’origine del mondo del tappeto. Con un punto di vista che parte dall’immaginario dell’arte contemporanea, le sue parole individuano nel concetto di sacro, un elemento (semi-)mancante nella cultura odierna, una parte fondamentale della nostra vita di cui tendiamo sempre più a sentire la nostalgia, travolti dalla matericità e dalla velocità della vita contemporanea. Meneguzzo spiega come per soddisfare il desiderio del sacro, è oggi necessario trovarsi di fronte a qualcosa che non rappresenti il sacro, ma che sia esso stesso sacro, non essendo più sufficiente la rappresentazione, ormai relegata ad aspetto estetico. Al contrario, di fronte al tappeto è la carica umana, l’investimento esistenziale di tutte le generazioni che hanno creato e usato quel manufatto, a renderlo potente e “irradiante”, una finestra aperta su una dimensione diversa, su un mondo in cui le regole sono dettate dal sacro e non dall’umano, in una situazione paradossale di convivenza tra quotidiano e soprannaturale. Questa mostra ci invita a recuperare col sacro quella dimestichezza perduta dalla nostra società. La particolarità del tappeto è il rapporto “fisico” con il sacro, che raramente esiste nel rapporto con altri oggetti sacri. La “preghiera” si usa con tutto il corpo, e basta quel sottile strato di lana per sollevarsi da terra pur restando prostrati a terra, duplice condizione umana di essere celeste e terreno. Si entra, infine, nella dimensione estetica dell’oggetto: la decorazione delle “preghiere” come immagine di ciò che attende il credente nell’al di là. A parte la direzione indicata dal mihrab chiara o simulata presente nelle “preghiere”, la decorazione, più o meno astratta, è sempre costituita da fiori e piante. L’infinito potenziale della ripetizione decorativa semi-astratta è l’infinito del giardino che ci attende alla fine dei nostri giorni, e di cui la “preghiera” ci fornisce un assaggio, rinnovando la promessa ogni volta che si svolge a terra. Inserendosi in un percorso sul tema del sacro che dal tessile antico abbraccia l’arte contemporanea, la mostra “Sacro concreto” affianca il progetto espositivo “Il Numinoso. La tensione al sacro nell'arte italiana. Ipotesi contemporanee”, a cura di Giorgio Verzotti, aperto al pubblico dal 27 ottobre 2022 al 28 gennaio 2023 alla galleria BUILDING e dal 9 novembre al 22 dicembre 2022 alla Basilica di San Celso, a Milano.... Read the full article
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bongianimuseum · 3 years
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Biografia di Paolo Scirpa
http://www.paoloscirpa.it/index.php?disp=home
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Paolo Scirpa nasce a Siracusa nel l934; dopo gli studi artistici in Sicilia, frequenta l’Accademia di belle arti di Salzburg, animata culturalmente da Oscar Kokoschka e lo studio di J. Friedlaender a Parigi. Nel 1965 e, successivamente, nel 2000 partecipa alle edizioni IX e XIII (Proiezioni 2000) della Quadriennale Nazionale di Roma. Nel 1968 si trasferisce a Milano, dove collaborerà con Luciano Fabro all’Accademia di Belle Arti di Brera e dove sarà, più tardi, titolare di una Cattedra di Pittura; nel 1969 tiene la sua prima personale alla galleria L’Agrifoglio, presentato da Vittorio Fagone; nel 1972 espone, alla Galleria S. Fedele, Megalopoli consumistica, un’opera di denuncia sociale. Negli anni ’70 avvia la realizzazione di opere che vengono definite Ludoscopi: attraverso un sistema di specchi e tubi fluorescenti e il gioco combinatorio di elementi minimali, essi propongono la percezione di profondità infinite, in cui “si pratica l’abolizione del limite tra il reale e l’illusorio” (Maltese, 1976). In alcuni ludoscopi egli realizza raccordi illusori che creano uno spazio plastico curvo; in altri il raccordo seminterrato è praticabile; altri ancora sono di struttura cubica. Scirpa trae spunto anche dal Manifesto tecnico della Scultura Futurista di Boccioni, che aveva teorizzato la possibilità di impiego della luce elettrica nell’opera d’arte e si proietta a sperimentazioni in cui il colore non è più dipinto, i volumi non sono più scolpiti e la luce diventa opera essa stessa.  Conosce esponenti del MAC, tra cui Bruno Munari ed entra in contatto con i gruppi dell’Arte  cinetica, come il GRAV a Parigi o il Gruppo T a Milano. Sollecita l’attenzione anche di studiosi come il cibernetico Silvio Ceccato. Dal 1977 opere di Scirpa sono presenti annualmente fino al  1991 nella sezione cinetica del Salon “Grands et Jeunes d’aujourd’hui” al Grand Palais des Champs-Elysées di Parigi. Negli anni ’80 sviluppa i suoi primi interventi progettuali sul territorio che saranno presentati nel 2004 alla mostra Utopie della città presso la biblioteca dell’Accademia di Brera. Nel 1982 il Symposium de Sculture di Caen (Francia) sceglie il progetto di un suo ludoscopio per la Bibliothèque Municipale. Tiene diverse mostre personali, tra le quali, alle gallerie Arte Struktura, Vismara Arte di Milano, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Gallarate ed allo Studio d’Arte Valmore di Vicenza. Nel 1985 è presente a Roma alla mostra di Palazzo Venezia  Artisti oggi tra scienza e tecnologia e ad altre manifestazioni sullo stesso tema in Italia ed all’estero, tra le quali, nel 1990, al Politecnico di Milano, nel 1995 al Futur Show di Bologna, nel 1996 all’Accademia di Brera a Milano Convegno Arte, Scienza e Tecnologia; inoltre partecipa a rassegne sulla Patafisica, alla Triennale di Pittura di Osaka e nel 2003 al Museo Bargellini a Pieve di Cento (Bo) Luce vero sole dell’arte, nel 2006 alla galleria del Credito Siciliano di Acireale Sicilia!, nel 2008 allo ZKM di Karlsruhe (Germania) You ser: Das Jahrhundert des Kosumenten ed al Landesmuseum Joanneum di Graz (Austria) Viaggio in Italia, nel 2009 a Berlino presso la Rappresentanza del Baden-Württemberg alla mostra del Museum Ritter ed a Cordoba (Argentina) presso il Museo Jenero Perez alla mostra Echi futuristi ed allo ZKM di Karlsruhe, mostra  Collectors’ Choice II. Nel 2012 è presente alla mostra Arte programmata e cinetica presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma dove è installata in permanenza una sua opera luminosa. Dal 2013 sue opere pittoriche fanno parte della Collezione Farnesina, raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri. (Roma). Nello stesso anno partecipa alla mostra Percezione e illusione presso il MACBA di Buenos Aires. Nel 2014 completa due nuove opere La porta stretta, la cui prima versione risale al 1999, l’una con fondo oro, l’altra su un tabellone consumistico, ambedue con l’inserzione di una struttura di luce triangolare a profondità ascensionale. Nel 2015 partecipa alla mostra Moderna Magna Graecia a cura di Francesco Tedeschi e Giorgio Bonomi presso FerrarinArte di Legnago. L’INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa gli affida la realizzazione del nuovo manifesto degli spettacoli classici del 2015. È presente a Missoni - L’Arte - Il Colore al MAGA di Gallarate.Nel 2016 partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama. In occasione del 25° Festival della Musica di Milano, dedicato a Gérad Grisey Intonare la luce, immagini di sue opere luminose vengono utilizzate per illustrare il libro di sala e per lo spot pubblicitario su SKY classica. Il Museo del Novecento espone un Ludoscopio – Pozzo, 1979 facente parte della sua collezione. Partecipa alla mostra itinerante The moving eye presso il Muo Musej di Zagabria, e Centri e Istituti Culturali di San Paolo, Brasilia e Panama . E’ presente alla mostra Interrogare lo spazio a cura di Luigi Meneghelli presso Ferrarin Arte a Legnago (Vr). Tiene mostre personali allo Studio Arena di Verona La luce nel pozzo, a cura di Marco Meneguzzo per cui, nel pozzo che noi vediamo creato dagli specchi e dai neon, Scirpa “…mette in scena la finzione nello stato più puro” ; a Rosso Vermiglio di Padova, Labirinti di luce a cura di Vittoria Coen che vede nel Ludoscopio “…un invito alla riflessione, … un lasciarsi andare per pensare, …”, ed a ArteAGallery di Milano, L’infinito possibile a cura di Francesco Tedeschi che afferma: “…Gli elementi portanti della sua opera, nelle diverse forme che essa assume, sono la luce e lo spazio,.. la luce come strumento di colore e di forma è ad essi essenziale: una luce che concretizza le geometrie, genera figure formali in grado di attrarci e condurci in una profondità,…in uno spazio senza dimensioni..” Nel 2017 RossoVermiglioArte di Padova presenta una sua personale alla ArteFiera di Bologna.  Alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento si inaugura una sua personale “La forma della luce–La luce della forma” a cura di Marco Meneguzzo che sottolinea come “la forma della luce…trascende questa fisicità e diventa sostanza immateriale, diventa la luce della forma….,”  Successivamente al MACA di Acri partecipa alla mostra “Arte interattiva” a cura di Monica Bonollo e nel 2018 a Torino, Museo Ettore Fico, “100% ITALIA”, Cent’Anni di Capolavori. Nel 2019 realizza una mostra personale a Milano, Gaggenau hub,  “Sconfinamento” a cura di Sabino M. Frassà che sottolinea come “l’artista ha indagato, sperimentato e simulato l'assenza di limiti, lo “sconfinamento” appunto”. Partecipa a Senigallia alla mostra “Materie Prime – Dalla terra alla luce”, a Waldenbuch, Museum Ritter “1919-2019” e a Pontedera “Arcadia e Apocalisse”. Nel 2020 è presente alla Biennale Light di Mantova, Elogio della luce. Negli ultimi anni Scirpa realizza, con rigore geometrico e spirito innovativo, due opere scultoree in marmo bianco di Carrara ed in legno laccato bianco che evocano il Teatro greco di Siracusa: in esse le gradinate della cavea si raddoppiano, diventando circolari e sono rivolte anche all’esterno. Recentemente ha realizzato una struttura al neon che ricorda il Teatro greco, il cui progetto risale all’anno 2000. In un momento storico come il nostro in cui si manifesta la convivenza di vari linguaggi e l’artista può rivisitare esperienze passate, egli recupera il suo linguaggio delle prime denunce consumistische o quello sperimentale del mezzo elettronico e, nel proporre i suoi percorsi prospettici di spazi-luce, offre oggi nuove possibilità espressive su cui riflettere.
Sue opere sono in collezioni e musei tra i quali MAGA (Gallarate), Museo del Novecento (Milano),  Civiche Raccolte Bertarelli - Castello Sforzesco (Milano), Biblioteca di Brera (Milano), MACTE Museo d’Arte Contemporanea (Termoli), MART- VAF-Stiftung  (Trento e Rovereto), Museo MAGI ‘900 (Pieve di Cento), MAPP Museo d’Arte Paolo Pini (Milano), Musée des Beaux-Arts (Caen), Museum Ritter (Waldenbuch), Museo Civico d'Arte Contemporanea (Gibellina), Museum (Bagheria), Fabbriche Chiaramontane (Agrigento), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Gallerie d’Italia (Milano).
Ha realizzato opere per spazi pubblici e chiese: nel 1965, un grande mosaico al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Roma) e uno all’Auditorium del Centro Internazionale di Loppiano (Fi) e dei dipinti nella Chiesa del D. P. a Cernusco sul Naviglio (Milano) dove sono stati installati anche suoi Ludoscopi sopra l’altare e il Battistero.
Al suo lavoro hanno dedicato saggi ed annotazioni critiche:
Riccardo Barletta, Pietro Baj, Carlo Belloli, Luigi Bianco Guglielmo Boselli, Giorgio Bonomi, Rossana Bossaglia, Ginevra Bria, Domenico Cara, Luciano Caramel, Silvio Ceccato, Jacqueline Ceresoli, Claudio Cerritelli, Cesare Chirici, Vittoria Coen, Andrea Del Guercio, Mario De Micheli, Marina De Stasio, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Ornella Fazzina, Pedro Fiori, Carlo Franza, Sabino Frassà, Carmelo Genovese, Flaminio Gualdoni, Sara Liuzzi, Annette Malochet, Corrado Maltese, Gabriel Mandel, Giorgio Mascherpa, Luigi Meneghelli, Marco Meneguzzo, Marta Michelacci, Bruno Munari, Carlo Munari, Antonio Musiari, Daniela Palazzoli, Demetrio Paparoni, Francesco Poli, Pierre Restany, Roberto Sanesi, Giorgio Segato, Carmelo Strano, Luigi Tallarico, Francesco Tedeschi, Carlo Terrosi, Maria Torrente, Antonino Uccello, Miklos N. Varga, Alberto Veca, Francesco Vincitorio, Maurizio Vitta, Emanuele Zucchini.  
É stato docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive ed opera a Milano.
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gdbot · 6 years
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Franco Grignani: Subperception, Texts by Marco Meneguzzo,... https://ift.tt/2MpPKl3
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graphicbooks · 6 years
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Franco Grignani by Marco Meneguzzo / Design by 10 A.M ART / Published by 10 A.M. ART * * * * * #francogrignani #grignani #art #artist #illusion #illustration #architect #design #graphicdesign #designer #graphicdesigner #designbook #books #book #bookdesign #booksondesign #publishing #publication #graphicbooks #type #typography #typeface #grid #layout #designstudent #designstudio https://www.instagram.com/p/BnUbbx6DZ9J/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1eh9584fgay85
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garadinervi · 1 year
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Zero. 1958-1968. Tra Germania e Italia, Edited by  Marco Meneguzzo and Stephan von Wiese, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2004 [Exhibition: Palazzo delle Papesse, Siena, May 29 – September 19, 2004]
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fashionbooksmilano · 1 year
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Mimmo Rotella Marilyn per sempre
Marco Meneguzzo
Prearo Editore, Milano 2004, 88 pagine, 24,5 x 21,45 cm, Foto in b/n 22, Foto a colori 18, ISBN 978-8873480372
euro 20,00
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Mostra Verona, Galleria Mycollection, 24 settembre - 24 ottobre 2004
«Il gesto è quello del vandalo che di notte deturpa i cartelloni strappandone delle striscie. Si tratta di una pratica vagamente sadomasochista, potenzialmente però insita in ciascuno di noi, che Rotella ha codificato, palesato e quindi elaborato e resa accettabile. Possiamo pensare di sfregiare il nostro idolo, in un certo senso di `picchiarlo` perché comunque esso mantiene e anzi aumenta la propria bellezza, il proprio fascino seduttivo. Su scala domestica, individuale, psicologica, persino un po' voyeristica, anche l'oltraggio che Rotella procura a Marilyn è quindi una dichiarazione d'amore».
29/06/23
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paeseseratoscana · 4 years
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Sergio Vacchi, riparte la mostra a Siena
Sergio Vacchi, riparte la mostra a Siena
A Siena si riparte. Fino al 5 luglio riapre al pubblico al Santa Maria della Scala la mostra Oltre la profezia Sergio Vacchi 1952- 2006. L’esposizione, promossa dal Comune di Siena con la collaborazione dellaFondazione Sergio Vacchi, è curata da Marco Meneguzzo e ha come obiettivo quello di presentare al pubblico senese la produzione di circa cinquant’anni del pittore emiliano che ha scelto il…
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micaramel · 4 years
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Artist: Mario Schifano
Venue: Gio Marconi, Milan
Exhibition Title: Something else
Date: January 23 – July 24, 2020
Curated by: Alberto Salvadori
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Full gallery of images, press release and link available after the jump.
Images:
Images courtesy of Gio Marconi, Milan
Press Release:
Gió Marconi gallery is pleased to present the exhibition Mario Schifano. Something else, dedicated to a group of monochromes from between 1960 and 1962, curated by Alberto Salvadori and in collaboration with the Mario Schifano Archive.
Schifano began to make these industrial enamel paintings on canvas-backed paper in 1959, after earlier experiments in Informalism. He first presented them in 1960 at Galleria La Salita in Rome, in the group exhibition 5 pittori, which he shared with Giuseppe Uncini, Tano Festa, Francesco Lo Savio and Franco Angeli, and later in a solo show at the Tartaruga gallery in 1961.
Ahead of other artists working in Rome at the time, Schifano not only intended his monochromes to empty the surface of the painting, partly as a reaction to Informalism, but also to attribute it with another point of view, to ‘frame’ it, to propose a new way of seeing and painting.
Maurizio Calvesi was the first to understand that the surface of the monochromes was simply a screen, as he commented in the Galleria Odyssia exhibition catalogue in 1963: ‘They were highly original paintings with only one or two colours to cover the entire surface of the rectangle, or two rectangles juxtaposed… A number or several letters (but only at times) isolated or symmetrically placed; a lump in the paper, some drips, that was the total movement of the painting.’
As the common denominator of an entire generation of artists, from Lucio Fontana and Enrico Castellani to Piero Manzoni and Yves Klein, the monochrome was no novelty between the end of the 1950s and the beginning of the ’60s, and Schifano was perfectly aware of this.
‘I thought painting meant starting from something absolutely primary’…, said Schifano, ‘The first all-yellow paintings with nothing in them, empty images, had nothing they wanted to say. They diverged from any cultural intention. They wanted to be themselves… Making a yellow painting was just making a yellow painting, that was all.’
Zeroing the gesture and meaning was therefore a simple pretext for making a painting that started from scratch, opening the way for something different. The grammar of Schifano’s monochromes is very simple: industrial enamels with a glossy, covering effect; ‘dripping’ colour spread freely and unevenly on the rough surface of wrapping paper. The intention was to give the idea of a billboard painting.
The surface of the paintings with their bright colours and absence of tonalities, similar to a photographic plate, heralded the emergence of new images: it was a new space for investigation, a field of germination which was ready to produce something else.
The exhibition’s emblematic title refers to a work from 1960, made by Schifano when he was just twenty-six, and also to a polyptych from 1962, which is among the works on show.
With the effective conciseness of an advertising message, Qualcos’altro (Something Else) was perhaps meant to indicate that what the artist intended to paint had to be different from what was already available, but it was also a mission statement expressed in two words: the monochrome, denoting a tabula rasa, was ready to be transformed into a projection zone, a photographic field for focusing on details, particulars and fractions of images. Something Else has an almost prophetic flavour, considering that these ‘screens’ were soon to be filled with new signs of modern life. It is in the light of all this that the exhibition focuses on monochromes, sixty years after their creation. They were a crucial step in Mario Schifano’s creative journey and the genesis of his artistic invention. The paintings will be accompanied by a group of works on paper from the same years, and to mark the occasion, a tabloid format newspaper of the exhibition will be published containing formerly unseen work by Schifano, together with contributions by Riccardo Venturi and Alberto Salvadori.
  Biographical notes
Born in Homs, Libya, in 1934, Mario Schifano moved to Rome in the immediate post-war period. After abandoning his studies, he worked as an assistant to his father, an archaeologist and restorer at the Villa Giulia Etruscan Museum. He initially painted Informalist-style works, which he exhibited in his first solo show at Galleria Appia Antica in Rome. He subsequently took part with Franco Angeli, Tano Festa, Francesco Lo Savio and Giuseppe Uncini in a group show entitled 5 pittori – Roma ’60, curated by Pierre Restany, which led to critical interest in his work. Moving away from Informalism, he began to create monochrome works using industrial enamel paint on wrapping paper glued to canvas.
In 1961 he won the Lissone Prize for young contemporary painting and held a new solo exhibition at Galleria La Salita in Rome. After a trip to the United States, where he took part in the New Realism exhibition at the Sidney Janis Gallery in New York, he began to introduce fragments of urban iconography into his canvases.
His work took the form of thematic cycles, from Paesaggi anemici to series dedicated to art history (Futurismo Rivisitato 1966). In 1964 he was invited to the Venice Biennial, and the following year he took part in Studio Marconi’s inauguration show, becoming one of the Studio’s most representative artists. In addition to three new series Ossigeno Ossigeno, Oasi and Compagni compagni, he also made avant-garde films such as Anna Carini vista in agosto dalle farfalle, which he showed at Studio Marconi in 1967. From 1970, after his political and social commitment during the protest years, he experimented with transferring television images onto emulsified canvas, adding details in industrial enamel paint.
He had numerous solo exhibitions and in 1972 exhibited at the 10th Rome Quadrennial. The following year he participated in the Contemporanea exhibition, curated by Achille Bonito Oliva in the Villa Borghese parking lot. In 1974 a vast retrospective was held at Parma University, comprising one hundred works tracing his artistic career. During these years he returned to revisiting art history, creating works inspired by the masterpieces of the historical avant-gardes; he also embarked on new cycles, among them Quadri equestri, Architettura, Naturale sconosciuto and Reperti.
In addition to organising numerous solo exhibitions in Italy and abroad, he contributed to several editions of the Venice Biennial and was included in the major exhibitions of contemporary Italian art, including Identité italienne (1981), Centre Pompidou, Paris; Italian Art of the XX Century (1989), Royal Academy, London; and The Italian Metamorphosis 1943–1968 (1994), Solomon R. Guggenheim Museum, New York (which subsequently transferred to the Milan Triennale and the Wolfsburg Kunstmuseum).
The artist died in Rome in 1998. The many exhibitions dedicated to him include extensive retrospectives held at the following venues: Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Rome (2001); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rome (2008–2009); Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milan; Musée d’art moderne Saint- Etienne Métropole; Castello Pasquini, Livorno (2013); Luxembourg & Dayan gallery, London and New York (2014); Complesso Museale Palazzo Ducale, Mantua (2017); and Mayor Gallery, London (2018). In addition to these were two important exhibitions organised by Fondazione Marconi: Schifano 1960– 1964. Dal monocromo alla strada (2005); Schifano 1964–1970. Dal paesaggio alla TV (2006); Grande angolo per uomini, manifesti e paesaggi (2013), accompanied by the release of the book of the same name edited by the Mario Schifano Archive, and the last, Omaggio a Mario Schifano. Al principio fu Vero amore (2018). Among the principal and most recent group shows that have included his work are The World Goes Pop, Tate Gallery, London (2016); Arte ribelle, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milan, curated by Marco Meneguzzo (2017); and Nascita di una nazione, Palazzo Strozzi, Florence, curated by Luca Massimo Barbero (2018).
Link: Mario Schifano at Gio Marconi
from Contemporary Art Daily https://bit.ly/3dVmsVC
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bongianimuseum · 3 years
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Mostra Antologica di Paolo Gubinelli “Segni, graffi e colore” (Carte, ceramiche, vetri e progetti in plexiglass) Opere dal 1977- 2021 a cura di Sandro Bongiani 11 dicembre 2021 - 13 febbraio 2022 Via S. Calenda 105/D, 84126  SALERNO (Italy). http://www.collezionebongianiartmuseum.it
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Paolo Gubinelli
Biografia
    Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:  Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
 Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
 Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
 Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:
 Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
 Stralci critici:
 Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
 Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
 In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
 Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.  Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
 Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, plexiglass, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
  Eng
Paolo Gubinelli, biography.
Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
Many others have also written about his work:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Roberto Luciani, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
 CRITICAL EXCERPTS:
 Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
 He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.
In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.
In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.
He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
  -       Le opere su vetro realizzate per Fiam Italia Pesaro, esposte nella collezione a Villa Miralfiore
 -       Le opere su ceramica realizzate: Ceramiche Biagioli Gubbio, Ceramiche Bizzirri, Città di Castello
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federicodeleonardis · 6 years
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Emblematico! Capolavori a Torino: 100% Italia
Non voglio lasciare i miei lettori orbati di Cotanto Blog (maiuscolo), ma l’occasione di dire qualcosa di significativo si è fatta attendere fino a praticamente un mese dall’apertura delle mostre a cui fa riferimento il titolo. Pur avendola visitata per tempo, sembrandomi piuttosto complessa e caotica (con l’ambizione di un coup d’oiseau su un secolo d’arte e di cento e passa nomi di artisti invitati, alcuni stranoti e altri ignoti), attendevo il momento di chiarirmi le idee per capire se valesse la pena o meno dare al mio uditorio un parere.
L’occasione si è presentata sotto le vesti di un signor X (non vuole essere nominato) che, invitato ufficialmente come artista e, ho verificato, presente anche sul catalogo con tanto di nome e fotografia dell’opera esposta, con linguaggio piuttosto colorito mi ha raccontato le sue peripezie. Le riporto sinteticamente qui (omettendo naturalmente molti passaggi), perché confermano la mia opinione su come si costruiscono oggi le mostre in Italia, le Grandi mostre, e cosa governa l’andazzo dell’organizzazione: mi sembra emblematico del livello di scadimento a cui è giunto il sistema dell’Arte, quello che non mi stanco di ripetere, ha più l’aspetto di un suk orientale che quello di un mondo in cui la cultura dovrebbe dettare norme sicure di scelta e di comunicazione (naturalmente nei limiti del possibile).
X: “Sono stato occupato per tutto settembre, fino al 20: mi dovevo preparare al Grande Evento a cui ero stato invitato, niente popò di meno che 100% Italia: Capolavori italiani dal 1915 al 2015, fra cui il mio. O meglio, uno dei miei, perché ne ho fatti tanti! Sono quaranta e passa anni che non faccio che Capolavori, dal momento che seguo alla lettera il dictact trovato su una bustina di zucchero per il caffè: “Solo i migliori fanno progressi, gli artisti fanno capolavori”. Quindi mi son dato da fare; capirete bene che io, piccolo e meschino (in mezzo a tanti grandi! Uau!!!), mi dovevo preparare, affilare le armi: il confronto con Anselmo, Mauri, Agnetti, un po’ indietro con Licini, Melotti, Burri, Fontana e, più indietro ancora, con De Chirico, Scipione, Sironi ecc non sarebbe stato dei più facili (certamente lascio indietro qualcuno, ma me ne sbatto: non son qui a far classifiche e so benissimo che anche dei minori hanno fatto capolavori, tipo quel figliolo del grande capolavorista che si chiama Luigi Pirandello, Fausto).
Tra parentesi, non si offendano gli esclusi dal mio elenco frettoloso: non si offendano i Pietro Coletta, gli Andrea e Pietro Cascella, Mimmo Jodice, Ugo Mulas, Andrea Santarlasci, e tanti altri che adesso non mi va di nominare, se non li ho citati sopra, visto che io non li escludo dai capolavoristi, anche se nessuno dei curatori, e soprattutto il Curatore Capo, tale Andrea Busto, ha pensato bene di includerli nella favolosa mostra di Torino. E sì che di spazi a disposizione ce ne erano tanti (dal Mastio della Cittadella, al Museo Fico e Palazzo Bartolo, nella stessa Torino, all’Ex Chiesa di S. Bartolo a Vercelli e infine a Biella, a Palazzo Gromo e al Museo del Territorio); e anche di soldi ce n’erano tanti, a giudicare dalla mole del catalogo, dal numerosissimo staff dell’organizzazione e dal numero dei curatori invitati. Mentre naturalmente, come è giusto, dal grande malloppo sono stati esclusi gli artisti, quindi le gallerie che rappresentavano quelli passati a miglior vita e direttamente quelli ancora viventi in questa valle di lacrime (che, ahimé, si dovevano dar da fare a imballare, telefonare, scrivere, muoversi insomma, muoversi, ché la pubblicità non paga, ma comunque è la base per accalappiare qualche volonteroso collezionista: magari capitasse alla mostra e rimanesse a boccaperta davanti al tuo Capolavoro! Non si sa mai).
Ma per farla breve, dopo una serie di mail con chi ha avuto la bontà di invitarmi, non certo il direttore di tutto l’ambaradan, quel Carneade che nemmeno sa chi sono (alias Andrea Busto. Chi era costui? Ma non faceva l’artista una volta? Ha abbandonato il capolavorismo per più sicuro e pagato mestiere del curatore? Bah, di questi tempi le frustrazioni sono moneta corrente!), insomma alla fine, col fiato sospeso, perché cotanto Invito non si dimostrasse una chimera (si sa, all’ultimo momento possono sempre inviare il due di picche al paria di turno), mi sono preparato.
Ma qui devo entrare nei particolari, che comunque una certa rilevanza ce l’hanno, perché non sono il solo, non ero il solo a dovermi occupare di un problema abbastanza importante per tutti: il Luogo in cui avrei dovuto esporre il mio Capolavoro. Non era una questione secondaria, per lo meno per uno come me, che fa Capolavori che colloquiano con lo spazio che vanno ad occupare e pensa che così dovrebbe essere per tutti, anche per chi ancora imbratta tele (alla facciaccia di Marcel Duchamp che non sopportava il puzzo di trementina). Quindi, domanda (rivolta al sopraccitato direttore, cui non si accede e quindi alla sua sfuggente segretaria): si possono vedere quegli spazi o per lo meno quello spazio meraviglioso che dovrà ospitare il mio intervento? Se non altro per scegliere il Capolavoro (visto che, bontà sua, il curatore che mi ha invitato, Marco Meneguzzo, mi ha detto, testuale: ”Mi fido perfettamente di te, scegli quel che preferisci, qualsiasi cosa scegli, andrà benissimo”: non ha detto è un capolavoro, ma era sottinteso! Mi sono lucidato le unghie nel risvolto della giacchetta)!
Risposta: picche! I paria non possono accedere!
Formulo un’altra domanda: si possono far buchi alle pareti, magari mettere qualche tassello per appendere qualcosa non proprio leggerino, che so, una braga d’acciaio, un pezzo di marmo, che so, qualsiasi cosa che superi il chilo di peso? Si sa che la scultura, da Anselmo e De Leonardis in poi e forse addirittura da Michelangelo (per lo meno dalla Pietà Rondanini), non è solo “valori plastici”, ma anche massa. Volgarmente, peso.
Altra risposta (naturalmente pervenuta con ritardo grazie alla burocrazia di tutto l’ambaradan): picche: disponibile solo cartongesso e anche quello con parsimonia. Ci risiamo, la sindrome da Fiera mercato: la provvisorietà, la mascheratura, la precarietà: l’ambiente sparirà, per lasciar posto agli eterni pannelli asettici da “geenna mercantile” (scusami Beckett, se ti prendo sempre a prestito!)
Mi rimbocco le maniche e frugo fra i miei Capolavori e finalmente ne scopro uno che va benissimo in mezzo alla stanza, sta su se stesso, non ha bisogno di appigli o quant’altro e comunque colloquia con lo spazio, qualsiasi esso sia. Solo che, solo che… Rialzo la cornetta e formulo la terza domanda, prima di farmi ricadere completamente le braccia: c’è un particolare, avrei bisogno di un piccolo chiodino per reggere un filo a piombo (tipo l’uovo della Madonna di Piero, a Brera): 40 grammi! possibile?
Risposta, perentoria e definitiva (sempre tramite l’asettica segretaria): picche.
Va beh, ricordiamoci di essere dei paria e accontentiamoci di ciò che passa il convento: portiamo lì, o meglio inviamo, qualcosa di più semplice: un Capolavoro che possa star su col cartongesso, purché almeno ci sia un angolo. Domanda finale: si può, va bene?
Risposta: cuori
Uau! Hanno accettato un mio capolavoro! Quindi, mi do da fare a produrre un papiro di istruzioni per il montaggio, precise, dettagliate, perché ho esperienza della dabbenaggine degli allestitori diretti da direttori che non conoscono il lavoro (tra parentesi, ho visto certe installazioni di Beuys defunto, che sembravano che Toni il portinaio fosse approdato alla Biennale di Venezia. Niente a che vedere con quel Grande Artista), Invio il tutto in loco e attendo: les jeux sont faits.
Col c. che son fatti! A due giorni dall’inaugurazione non mi arriva l’invito alla stessa: mi preoccupo, dopo tanto lavoro, non voglio dover anche pagare il biglietto! Sempre tramite la segretaria domando le ragioni.
Risposta: Scusi, ci eravamo dimenticati! Va beh, L’Italia è piena di geni capolavoristi, (anche se molti sono morti)  e… di parassiti incompetenti. Bisogna avere pazienza! Così aspettiamo il gran giorno! Alla conferenza, tutta Torino presente, ricchi premi e cotillon, rinfresco e finalmente visita alle sedi. Mi avvio a quella che dovrebbe ospitare il mio Capolavoro.
Dovrebbe!
E’ vero, lavoro sul Vuoto, ho fatto mostre (anche) in cui la gente si chiedeva se c’era qualcosa in allestimento, mentre era già tutto montato, altre il cui titolo, molto eloquente, era “Quasi niente”, ma per quanto mi aggirassi al Mastio della Cittadella (la sezione curata da Meneguzzo), non c’era assolutamente
Niente.
Ps devo ringraziare il direttore dell’esposizione per aver interpretato così sapientemente e alla lettera il mio messaggio più importante.”
Ma la storia, il pettegolezzo, non finisce qui, ha un seguito, anche questo molto interessante: Il signor X, costatata l’assenza della sua opera, intercetta il curatore che lo ha invitato e chiede spiegazioni. L’imbarazzo di costui è sincero e lo conferma il fatto che il Direttore, chiamato a rendere conto della cosa, non ha un attimo di resipiscenza, accampa difficoltà di montaggio, mancanza di sicurezza. Il sig. X si altera, espone le sue credenziali (oltre che artista è ingegnere e ha montato lui stesso in meno di un’ora la stessa opera a Miart, sul cartongesso). Di fronte a tanta tenacia il direttore cede e obtorto collo propone di scegliere insieme lo spazio adatto all’installazione ecc, e promette che il giorno successivo sarà montata dove convenuto. Tutto a posto e tutti contenti.
“col c. tutto a posto: a un mese esatto dall’inaugurazione, insospettito, torno a Torino e cosa ti vedo?
Ancora Niente!.”
No comment!
FDL
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retegenova · 6 years
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Il 13 settembre si inaugura una mostra personale di Franco Marrocco alla Reggia di Monza
Il 13 settembre, alle ore 18, si inaugura una mostra personale di Franco Marrocco all’interno degli Appartamenti Reali della Reggia di Monza. Il progetto espositivo, a cura di Piero Addis e Giuseppe Bonini, gode del patrocinio del Comune di Monza e della Regione Lombardia e prevede l’installazione di opere appositamente concepite per i magnifici spazi storici degli Appartamenti Reali.Il titolo della mostra è “Concerto da camera” e rivela come l’intervento di Marrocco sia essenzialmente guidato dalla capacità della sua pittura di mettere in atto concretamente un elemento quale appunto il ritmo e la sonorità. Come già notato da storici e critici d’arte il ritmo è, da sempre, una componente essenziale della pratica pittorica occidentale. In tal senso, il ritmo interno delle opere dell’artista si coniuga con la collocazione nelle sale della Villa Reale, rinnovando realmente la definizione di opere “site specific”.In tal modo, all’interno delle quattro grandi cornici vuote decorative, poste nelle Appartamenti Reali, Marrocco ha realizzato dei grandi quadri “a misura” quasi a colmare un vuoto, un silenzio, presente nella storica decorazione e nell’arredamento. Il resto dei quadri è segnato da un ritmo discreto e musicale. Così come la “musica da camera” possiede una dimensione discreta e contenuta, nel particolare “concerto” proposto da Franco Marrocco, la pittura cerca un sottile accordo e una speciale relazione con gli arredi della Villa Reale di Monza. La mostra è realizzata in collaborazione con il Bice Bugatti Club di Nova Milanese. Catalogo edito da NOMOS con testi dei curatori Piero Addis e Giuseppe Bonini e con interventi di Roberto Favaro, Marco Meneguzzo, Flaminio Gualdoni, Massimo Bignardi, Francesco Tedeschi, Giovanni Iovane, Antonio D’Avossa. “È un grande onore per me ospitare l’esposizione dell’artista Franco Marrocco. Attraverso le sue opere è riuscito a imprimere nella tela ritmi e armonie musicali che arricchiscono le sale degli Appartamenti Reali attraverso un dialogo raffinato, una sorprendente sinergia. L’esposizione, in mostra fino al 30 ottobre, rientra nel più ampio progetto denominato “Interference”, inaugurato lo scorso anno, che vede uno scambio di energie tra l’austerità degli Appartamenti Reali e la personalità degli artisti contemporanei” commenta Piero Addis, curatore e Direttore della Reggia di Monza.
Franco Marrocco
Concerto da Camera
Appartamenti Reali, Primo Piano Nobile
Villa Reale di Monza
Viale Brianza, 1 Monza
  13 settembre – 30 ottobre 2018
Da martedì a domenica: 10.00-19.00. La biglietteria chiude un’ora prima. Lunedì chiuso.
Evento inaugurale 13 settembre 2018
18.30 – 21.00 www.reggiadimonza.it                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               
Christian Flammia – 04 09 2018 
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Il 13 settembre si inaugura un mostra personale di Franco Marrocco alla Reggia di Monza Il 13 settembre si inaugura una mostra personale di Franco Marrocco alla Reggia di Monza Il 13 settembre, alle ore 18, si inaugura una mostra personale di Franco Marrocco all’interno degli Appartamenti Reali della Reggia di Monza.
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fortementein · 6 years
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Bonalumi 1958-2013: a Milano la prima grande mostra antologica dell’artista
  La calda estate milanese ci regala un altro incontro con un grande protagonista dell’arte italiana astratta del ‘900: Bonalumi 1958-2013, la grande antologica dedicata ad Agostino Bonalumi, a Palazzo Reale di Milano fino al 30 settembre.   La mostra Bonalumi 1958-2013, realizzata dall’Archivio dell’artista e curata da Marco Meneguzzo, è la prima grande antologica […]
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