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La biblioteca perduta dell'alchimista di Marcello Simoni: un tuffo nel mistero del XIII secolo. Recensione di Alessandria today
Marcello Simoni regala ai lettori il secondo capitolo della trilogia del "Mercante di libri maledetti", con una trama avvincente che mescola storia, suspense e alchimia.
Marcello Simoni regala ai lettori il secondo capitolo della trilogia del “Mercante di libri maledetti”, con una trama avvincente che mescola storia, suspense e alchimia. La trama: enigmi e alchimia in un Medioevo intricato Nel thriller storico “La biblioteca perduta dell’alchimista”, Marcello Simoni ci porta nel 1227, un’epoca in cui misteri e leggende si intrecciano con la realtà. La regina di…
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Le mie memorie.
Asilo ed elementari.
Quando ero piccolo ero un genio. Almeno questo è quello che dicono i miei, come se qualcosa fosse cambiato nel corso degli anni. E forse è così. Boh?
Leggevo bene e avevo uno spiccato senso dell’umorismo. Sapevo risolvere i piccoli indovinelli e quesiti della vita; iniziai a parlare e a leggere in età normale, né precoce, né in ritardo, e forse tra i miei coetanei, a metà strada tra i 24 e i 25, sono uno dei pochi che ancora sa mettere in fila un discorso di senso compiuto. Forma e sostanza, come si suol dire. E ancor più certo sono del fatto che sia uno dei pochi che ancora si dedica alla lettura. Son cambiati solo i nomi: da piccolo Geronimo Stilton, da adolescente Ulysses Moore e John Grisham, e da “grande” Marcello Simoni. Un avido lettore insomma. Ma per i miei, rimanevo più intelligente da piccolino.
Ero timido, questo sì. Molto timido. A tratti chiuso, e anche un po’ goffo. Quando all’asilo c’era la recita di fine anno, venivo sempre strattonato perché ero troppo lento nei movimenti. I genitori erano tutti lì ad applaudire, anche se non ho mai capito cosa cazzo avessero da applaudirsi. Però applaudivano. Bene, bravi, bis.
Mia madre mi racconta sempre di un episodio che mi vide coinvolto all’asilo quando rimasi impassibile dinanzi alla caduta (e alla fuoriuscita) di colla da un contenitore. Quando mia mamma apprese di ciò dalla maestra Susanna, credette anche solo per un attimo che il tri-test avesse ragione: anomalia cromosomica, magari una forma di autismo. Crescendo, ho anche pensato di fare qualche test per la sindrome di Asperger.
Se all’asilo mia mamma era costretta a venire tutti i giorni a scuola, con mio fratello piccolo costretto a stare a casa con la nonna per via della cacca che mi facevo addosso, alle elementari, almeno i primi tempi, furono non proprio rosa e fiori.
Elementari.
Quando entrai alle elementari, ero un po’ spaventato, intimorito da quel mondo. Non era raro che capitasse che, durante l’ora di italiano, mi mettessi a piangere. A farmi paura era proprio la maestra, nonostante fosse così amorevole e simpatica. Fu una paura che mi passò solo col tempo. Ma di storie ne avrei da raccontare, come quando durante una forte tempesta mi misi a piangere in classe credendo fosse calata la notte e dovessimo rimanere in classe più del dovuto. Fervida immaginazione, non c’è dubbio. A farmi calmare fu la maestra Titina che mi prese per mano e mi comprò una graffa. Ci avevo guadagnato, ma se ripenso a quella figura di merda, mi vorrei scavare una fossa, buttarmici dentro per poi ricoprirla, e non uscire più di lì per altri cento anni.
Fervida immaginazione, come quella che all’asilo (e ai primi anni di elementari) mi induceva a colorare il mondo in maniera alquanto singolare: cielo nero e omini viola, come usciti da quella pubblicità-progresso contro l’aids, ombrelloni da spiaggia marroni e il mare verde scuro. E certo, che pessimismo e negativismo che c’era nella mia visione, per quanto originale potesse essere.
E’ alle elementari che inizia a venire fuori un certo “genio”; spinto alla competizione selvaggia dai miei con chi mi “teneva testa”. Poco importava quanto avessi appreso e in che modo: la sfida non era con me stesso, ma col mondo esterno.
E questo “periodo di gloria” è durato solo alle elementari: facile andare a gonfie vele quando si tratta di giochini innocenti per bambini deficienti.
Medie.
Uscii dalle elementari quasi con lode, con l’affetto della maestra che distribuivano quel documentino in palestra. Quel giorno consegnai un cd a testa. Da patito di musica qual ero, non potevo non regalare qualcosa che rispecchiasse il mio stato d’animo.
Quella sorta di impero (seh, vabbè…) Che mi ero costruito alle elementari, alle medie svanì in un lampo. Di quel periodo non ricordo foto, né di gruppo, né personali. Tre anni quasi da buttare al cesso, oserei dire. Non c’era interrogazione o compito in classe a cui non prendessi un’insufficienza. E neanche in tema amicizia la cosa andava tanto meglio. In classe, similmente a un altro paio, ero quello babbizzato, e anche il mio migliore amico delle elementari l’ho visto lentamente e inesorabilmente cambiare.
Ai colloqui scuola-famiglia i docenti si ostinavano a descrivermi (e a chiamarmi) come un Albert Einstein dormiente, mentre i genitori degli altri se ne andavano sempre felici e festanti. E i miei non perdevano certo l’occasione e festanti. E i miei non perdevano certo l’occasione a riportarmi le felicitazioni altrui per porre ben benino l’accento sulla loro, di infelicità. Causata dal sottoscritto, ovvio.
La soluzione? Spingermi a fare di più, con la convinzione che aggiungere carne al fuoco potesse in qualche modo servire a farmi alzare i voti in pagella. Se gli altri prendevano 8 e 9 era dovuto al fatto che fossero stimolati, anche al di fuori del contesto scolastico. Quindi si decise che avrei dovuto seguire corsi di musica o avrei dovuto praticare uno sport (qualcuno riusciva benissimo a conciliare tutte e due le cose).
Alla fine della fiera, mi convinsi (si fa per dire) a lezioni di batteria, che mi prese per un certo periodo, finché vidi che il docente iniziò a dare buca (a volte senza neanche un preavviso) sul finire del ciclo delle lezioni.
Certo, e ciò va detto, non si può dire che non abbiano provato a spronarmi. A pensare alla prof di italiano, per esempio, non c’era giorno che non mi tenesse in considerazione, per interrogazioni, per spronarmi a parlare e tirare fuori il meglio di me, spesso e volentieri invano.
Persino all’esame di terza media (fui forse l’unico a cui lo fece) decise di non attenersi alla mappa concettuale che presentai, ma di pormi una domanda extra, di un argomento che (aiutato anche da una piccola dose di fortuna) riuscii ad esporre al meglio. Quello di terza media fu un esame decisamente diverso da tutti i compiti e tutte le interrogazioni che avevo sostenuto in tutti e tre gli anni delle medie.
I concerti.
Quegli anni, però, li ricordo anche per un altro tipo di eventi: prima o poi, nella vita di quasi tutti, arriva il momento del “primo concerto”. E nonostante la mia situazione scolastica, i miei non mi hanno mai negato ove possibile, neanche questo.
E ovviamente, il primo non lo potrò certamente dimenticare, soprattutto per l’epicità dell’organizzazione.
Estate 2012, avevamo appena concluso un pranzo familiare, quando navigando su Facebook trovai la notizia che meno mi sarei aspettato di leggere: J-Ax in concerto ad Afragola proprio quella sera. Ax lo seguivo già da un po’, e fu forse il primo artista rap a cui mi appassionai, almeno in Italia. E il concerto ad Afragola, per qualche oscuro motivo era passato completamente inosservato. Controllai anche sulla pagina di Ax per assicurarmi che non si trattasse di una truffa bella e buona, ed in effetti era proprio così: Ax quella sera suonava dal vivo nella vicina Afragola. Era primo pomeriggio quando glielo riferii a mio padre, che capì dove volevo andare a parare, e si mise a disposizione e volenteroso di accompagnarmi e venire a vedersi un concerto. Invitammo in men che non si dica anche i miei cugini, e ci ritrovammo ad Afragola in nemmeno un’ora da quando avevo visto la comunicazione del concerto.
Fuori al luogo ci precipitammo al botteghino, dove riuscimmo miracolosamente a trovare dei biglietti disponibili. Per quattro. I miei cugini ed io eravamo andati lì muniti di cuoricini in cartoncino home-made col nome di J-Ax, che ci scrivemmo anche addosso. Per me che ad un concerto non ci ero mai andato, quello fu una piacevole sorpresa. Papà passò l’intera serata a riprendere e fare foto. Per la prima volta in vita mia, e avvenne a quel concerto, mi ritrovai avvolto dall’odore di marijuana, di cui ignoravo completamente l’esistenza.
L’anno successivo, per festeggiare la mia promozione in primo superiore, io e mio padre andammo persino a Giffoni, per due sere consecutive, in occasione del doppio concerto Ntò-Il Guercio-Fedez e Ensi-Salmo-Clementino (più ospiti extra). Papà, anche in questa occasione, per tutti e due i concerti tenne la videocamera in mano per fare foto e video. Quei due furono gli ultimi due concerti che vidi insieme a lui: dagli anni successivi iniziò il momento della cosiddetta “emancipazione”.
I primi anni delle scuole superiori.
Lasciatomi alle spalle il periodo delle scuole medie, quello delle superiori era iniziato dopo un’estate ad inseguire i miei idoli. Concerti, instore tour a non finire. La mattina che varcai i cancelli del de’ Liguori per la prima volta non avevo aspettative. Comme vene, accussì m’a piglio. Al mio ingresso era presente solo mio padre, in quanto mia madre era allettata dal mal di schiena. Entrato in aula, notai da subito che a parte un paio, non ne conoscevo nessuno. E la cosa ironica è che, come alle scuole medie, niente avevo fatto per instaurare un chissà che tipo di rapporto. E certamente, non era stato fatto granché neanche da parte dei miei compagni di classe.
Non c’erano solo insufficienze nel mio percorso liceale: c’erano certo più i bassi che gli alti, e se dovessi descrivere la mia carriera, la definirei come una carriera abbastanza insipida.
Non ho mai subito atti di bullismo, nonostante mi fosse capitato di ricevere prese per il culo poco edificanti, finite anche con imprecazioni e sputi in faccia. Quei pochi amici che avevo erano tutti amici di mio fratello. A dire il vero con qualcuno c’era anche un tipo di amicizia più lunga e profonda, ma metà del nostro gruppetto di amici erano “amici acquisiti” (perlomeno per me) in quanto compagni di classe di mio fratello. Nonostante questo dettaglio, tutto sommato trascurabile, si venne a creare comunque un bel rapporto.
Al terzo anno avvenne il prevedibile: venni rimandato in fisica e italiano. Quella estate per me, comunque, per me fu un vero spasso, e se la materia di italiano me la ripetetti in lungo e in largo appena appreso del debito, non si può dire la stessa cosa per la materia scientifica, che iniziai a ripassare, in maniera intensiva, ma comunque efficiente, solo nel mese di agosto, a una quarantina di giorni dagli esami di riparazione. Esito? 7 in fisica (con tanto di complimenti della professoressa) e 6 in italiano (con tanto di commenti infamanti di gente che, per un motivo o per un altro, non ce l’aveva fatta a superare gli esami e mi diedero del raccomandato. Grazie e tanti saluti).
Quando iniziammo il quarto ero anno, eravamo in dieci, da oltre venti che ne eravamo. Frutto di un sistema scolastico e di una società fallimentari. Il clima all’interno della classe certo non era favorevole a nessuno, meno che a noi. Anzitutto per i rapporti che c’erano tra professori e professori e in certi casi anche tra alunni e professori. Essere in dieci (e per di più con quasi metà classe impegnata, talvolta, con quell’inutile alternanza scuola-lavoro) comportava il fatto di essere sottoposti, ciascuno di noi, ad almeno una/due interrogazioni al giorno… Se ci andava bene.
La gita in Sicilia.
Se in terza media e in terzo superiore non mi concedetti la gita scolastica, fu al quarto anno, nel 2017, che accettai di buon grado di partecipare alla gita di cinque giorni in Sicilia. Titubante, soprattutto per via dei miei rapporti con la maggior parte dei miei coetanei. Ma decisi di provare comunque. Non si può mai sapere nella vita…
Se ripenso a quella gita, comunque, non ho cattivi ricordi, o comunque decisamente meglio delle mie basse aspettative (basse per discorsi che esulano completamente dalla questione “luogo”). Per me, che fu la prima e ultima volta in Sicilia, è stata una bella esperienza, specie se ripenso alla mattina in cui salimmo sull’Etna innevato dove per scendere, a causa dell’assenza delle attrezzature adatte, dovettimo farci aiutare da alcuni ragazzi un po’ più esperti, risoluti e lucidi che erano con noi. L’immagine che ho impressa nella memoria è quella di un’intera scolaresca che, davanti a me, scivolava col culo sulla terra per non dare il via ad una specie di valanga umana.
La sola nota negativa la potrei ricondurre al fatto che la zona in cui abbiamo alloggiato c’era poco e niente, tant’è vero che una sera uscimmo per farci una passeggiata e fummo estremamente fortunati a trovare un bar, dove consumammo qualcosa. All’epoca io non bevevo alcolici, e fui uno dei pochi a limitarmi a prendere solo una lattina di Coca-Cola.
Il quinto anno di liceo e l’accademia.
Il quarto anno finì solo con un approfondimento. O forse due. Amen. E riuscii anche a godermi il mio diciottesimo in santa pace. Si può dire che festeggiai tre volte: una volta la sera prima che andammo a comprare dei cornetti con alcuni ragazzi del parco, il 30 giugno esatto, quando mia madre preparò dei dolcini che portai al campo estivo al duomo dove stavo facendo volontariato, e il 5 luglio a casa mia, invitando decisamente poche persone. “Pochi, ma buoni”. Poco prima di avere un forte strappo anche con la mia compagnia dell’epoca, che si sfasciò poco dopo l’inizio dell’estate.
Durante l’estate, iniziò anche il periodo in cui, causa problematiche più grandi di noi, venne a vivere, a periodi alterni, mio zio, col quale ho instaurato un legame che non pensavo di poter instaurare, e questo per circa due anni e mezzo…
Il quinto anno si aprì alla grande con la notizia della fusione della nostra classe con un’altra classe dello stesso corso. Una notizia che ci fece rallegrare e ci fece riprendere dall’anno scolastico precedente. La cosa paradossale era che riuscii a instaurare un rapporto più pacifico e costruttivo, più disteso e nel più breve periodo con i ragazzi dell’altra classe che coi ragazzi della mia, di classe, in cinque anni. Un rapporto, quello durato cinque anni, caratterizzato da tanti momenti di semi-tensione, o, comunque, in cui non riuscivo a stare del tutto sereno e rilassato, con momenti in cui mi sono persino illuso che “denunciando” alcune cose che accadevano al professore rappresentante di classe o al preside dell’istituto potesse anche cambiare qualcosa. Tutto ciò che è accaduto è stata solo una breve gita fuori-presidenza da parte di quest’ultimo nella nostra classe, un discorsetto del cazzo, banale, dozzinale e poi più niente: tutto come prima.
Il quinto anno, per me, fu tutto sommato un anno in cui riuscii a prender fiato. Solo una settimana lontano dalla scuola per rigenerarmi, e si ritorna in pista più carichi di prima.
Un nuovo capitolo, segnato anche da una serie di amicizie nuove. Una serie di “prime volte” da elencare tutte: la prima volta a Napoli di sera con loro, il primo concerto da solo (a dire il vero il secondo, ma il primo che non fosse ad Acerra, bensì a Napoli, per di più in prima fila), la prima volta a Caserta, a Paestum, ad Aversa, la prima volta al sushi. Esperienze su esperienze a me decisamente inedite, e che mi rendevano il momento ancora più magico, in quanto rappresentavano per me una finestra sul mondo.
Così come è stata una finestra sul mondo la gita di cinque giorni in Portogallo a Lisbona, durante la quale tenevo un costante contatto con i miei amici e le mie amiche in Italia. Per me, quella gita fu anche un meraviglioso ricordo da ricominciare nella mia mente, da ripercorrere ogni volta che voglio stare bene.
Nei mesi a seguire alla gita ci fu un non-stop scolastico: a ogni ticchettio dell’orologio, sapevamo che ci stavamo inesorabilmente avvicinando agli esami di maturità. Questo ci dava un senso di unione quantomeno emotiva, ma compreso, sebbene non abbia mai avuto chissà che rapporti con tutti. Al famoso pranzo di fine anno “coi professori” i professori furono gli unici assenti. “Pranzo coi prof… Senza prof!”. Così recava decorata col cioccolato la torta di quella giornata. Si contavano i giorni.
Sebbene mancasse poco, non mi son comunque precluso anche quel po’ di divertimento necessario: il diciottesimo in spiaggia a Paestum di Alex fu il più devastante e clamoroso, siccome mi lasciò un segno indelebile che mi portai con me all’esame, ovvero una scottatura solare in testa ai lati della cresta, con la pelle che bruciava e iniziava a squamare (avvenne anche sull’esame scritto).
L’11 luglio 2018, giorno del mio esame orale mi sentii di una leggerezza ineguagliabile. Fui forse l’ultimo dei maturandi dell’istituto (o forse uno degli ultimi, sicuramente l’ultimo della mia classe) a lasciarlo. Erano le 14 circa, salii in sella alla mia bici e volai verso casa. Ero libero. Alle mie spalle si era chiusa una porta, tra le più particolari della mia vita. Capii finalmente lì e nei mesi ed anni a venire quale magia ti lascia addosso il quinto anno di liceo, e capisci quanto possa essere universale Notte prima degli esami di Antonello Venditti, che ritorna ogni anno come Mariah Carey e Michael Bublè a Natale.
Quella sera chiamai i miei amici per stappare giù al parco, e poco importa che me ne sarei uscito con un 60 sicuro (o il cosiddetto 59 e un calcio in culo): ero libero e pronto ad abbracciare il futuro. O almeno, così credevo.
Quella estate passò in maniera alquanto frenetica: una frenesia di gruppo, collettiva, che similmente a quanto successo l’anno precedente, portò alla disgregazione della compagnia: tra inciuci, coppiette in formazione e cornificazioni, incomprensioni e incompatibilità umana. Da quel gruppetto promiscuo di persone, ne venne fuori uno più piccolo, quasi come una specie di araba fenice che risorge dalle sue ceneri.
Con @carmenl98-blog p, a fine agosto di quell’anno, andammo a informarci in segreteria all’accademia di belle arti. In me, che gestivo autonomamente una pagina Instagram da qualche mese a quella parte, iniziò a serpeggiare l’idea che seguendo il corso di graphic design all’accademia potesse servirmi e tornarmi utile. A settembre effettivamente provai a entrare a graphic design ma, andato male quello, riuscii comunque ad accedere a grafica d’arte, esattamente come Carmen.
Mi ricordo di quel periodo come fosse ieri: mio padre mi accompagnò fuori l’accademia per svolgere il test d’ingresso e in mezzo a quella folla di sconosciuti mi sentivo al contempo spaesato e piccolo, quasi anonimo, ma mi metteva addosso molta voglia di scoprire il futuro cosa mi avrebbe riservato. Mai lo avrei detto di incontrare tra quelle mura un amico come Pietro Zara, ma anche altre persone con cui ho avuto modo di passarci dei gran bei momenti. Ma più passava il tempo, più mi rendevo conto che forse quello non fosse davvero il mio percorso.
La rinuncia agli studi e l’iscrizione al davimus.
Durante quel periodo, ebbi anche modo di provare l’emozione di avere un amico a quattro zampe: una sera, tornando da lavoro, un amico della comitiva, oltre alle solite sfizioserie da consumare che portava dalla pizzeria in cui lavorava, venne con un cacciottiello al suo seguito. Mario ci chiese a chi andasse di prendersi cura con lui del cagnolino e fui l’unico a farsi avanti. Per un po’ di tempo la cosa andò bene, fin quando per varie motivazioni decisi di tirarmene fuori.
La stessa sorte toccò anche al mio percorso accademico. Era il primo trimestre del 2019 quando entrai tra le mura del palazzo di belle arti con una consapevolezza diversa: sebbene avessi fatto nuove amicizie e l’ambiente fosse un bell’ambiente, il mondo dell’accademia non era il mio mondo. Tutt’oggi conservo un bel ricordo di quei momenti, delle passeggiate per raggiungere la stazione, degli arancini di metà mattinata il cui odore si propagava per tutta l’aula dove seguivamo disegno dal vero con la professoressa Tempesta, e ben mi ricordo anche della professoressa Tempesta che, senza mai far sentire a disagio nessuno, cercava sempre di dispensare ottimi consigli con fare materno. Come pochi altri insegnanti che ho avuto il piacere di incontrare sul mio percorso scolastico.
Non era passato neanche un anno dal mio esame di maturità, e dare quella notizia ai miei per me non fu facile. Loro mi han sempre detto che avrebbero voluto vedermi iscritto a medicina, farmacia o a giurisprudenza, o in ogni caso non a belle arti, siccome nel disegno non avevo mai brillato. Alla fine, la notizia gliela diedi scrivendola su un foglio che lasciai sul tavolo vitreo della cucina: il foglio con la rinuncia agli studi. Avevo già versato lacrime a sufficienza per i corridoi dell’accademia, non avevo proprio voglia di altro pressing psicologico/emotivo.
I miei amici non mi hanno mai fatto pesare questa scelta, e anzi quando seppero di questa decisione compresero. Qualcuno ci era anche passato. E c’è stato anche chi ha provato a suggerirmi e a darmi una mano a cercare ciò che avrebbe potuto fare al caso mio. Bastava fare 2+2: mi piace la musica, lo spettacolo, l’arte, allora la scelta era il davimus. Peccato per la distanza, ma forse era proprio il percorso più adatto che avrebbe fatto al caso mio.
Il resto di quella estate la passai a fumarmi i soldi che avevo in posta. Senza un lavoro è assai difficile far crescere i soldi sugli alberi o farli cadere dal cielo come pioggia. Mi concessi anche il lusso della mia prima vacanza solo con i miei amici, con meta ad Alba Adriatica. E feci anche la mia prima breve esperienza come fattorino delle pizze nella vicina Pomigliano. Durai sei giorni, mi liquidarono con dei soldini extra dopo aver visto che: 1. Non ero molto pratico della zona (e neanche Google Maps prendeva bene per aiutarmi in quel lavoro già complicato e stressante già di suo), e 2. Fui “costretto” a dire la verità (ovvero per chi lavorassi) a un posto di blocco dei carabinieri. Non avrei mai potuto mentire alle forze dell’ordine, sia mai che in qualche modo avrebbero potuto anche sgamarmi, e magari ci sarei finito io per sotto.
Mi diedero 100 euro, pur se con molti intoppi riscontrati, e la paga mensile sarebbe stata di 400 euro.
Sul finire dell’estate, ebbi un altro disguido con il mio gruppo di amici, non voluto da me, ma da me sicuramente alimentato, in quanto all’epoca molto irrequieto e meno maturo in relazione alla gestione di momenti criticità e di litigio. Un copione già visto: gente che grida cattiveria da una parte e stessa cosa dall’altra, e per la prima volta sono anche quasi arrivato alle mani. C’ero io contro sei, tra chi voleva parlare e chi, con fare più animalesco, voleva darmi una qualche lezione alzando le mani. Con me c’era Marco Cusano, che chiamai mentre era a scuola guida, ma accorse ugualmente appena finì di seguir la lezione. Dopo quell’episodio, io e Krebsino ci eravamo promessi di andare a mangiare un panino a Pomigliano (cosa che poi non è più avvenuta), mentre col mio (ormai ex) gruppo di amici non ho più parlato per qualche mese. Avevo ben altri pensieri per la testa, come, giusto per dirne uno, l’università, che mi attrasse parecchio. Quel maledetto campus era sì tanto enorme che mi persi per sei giorni di fila, ovvero i primi sei giorni di corsi. Letteralmente non ci capivo una sega di come funzionasse il campus, e farla da solo mi faceva vivere la cosa in maniera ben differente da come affrontai l’accademia: né Carmen, né Pietro, né altri con me. Ero io, e basta. Non ero lì per altre amicizie, ma per studiare e basta, e così fu per i primi periodi.
L’unica ragazza che conobbi era un punto di riferimento per chi frequentava il davimus: sembrava (ed in fondo era) una persona simpatica, con cui si interruppero tutti i rapporti quando, una sera passata insieme ad un amico, decidemmo di farle uno scherzo telefonico assai innocuo, di quelli che se ne fanno a migliaia e che divagano anche in rete. Uno scherzo mai sfociato nella rabbia, nell’insulto o nell���incazzatura, tanto che al termine della chiamata, seppur titubante, decisi di farmi avanti e confessare essere solo uno scherzo. Purtroppo, dall’altra parte lo scherzo non fu preso benissimo, e dopo un’iniziale sfuriata dall’altro capo, mi ritrovai dapprima solo un blocco su WhatsApp, e subito dopo un messaggio nel gruppo generale del corso di studi: “c’è qualcuno qui dentro che alle dieci di sera, mentre noi studiamo si diverte a fare degli scherzi telefonici infantili”.
Quella fu la lapide su qualsiasi forma di amicizia e/o conoscenza che sarebbe potuta nascere lì tra le mura del davimus.
2020: la pandemia e la caduta.
Il 2020 si era aperto con un momento di forte crisi personale, che non si è mai acquietata per almeno un anno e mezzo. Questo nonostante il riavvicinamento con il gruppo di amici con cui avevo litigato pochi mesi prima. Qualcuno mi aveva dato anche dell’ipocrita, come se non si possa cambiare idea nella vita, o come se non fossimo esseri umani in divenire. Quei problemi crescevano man mano sempre di più.
E mai lo avrei detto che avrei mai potuto vivere un periodo come quello della pandemia, che ci ha inghiottiti indistintamente tutti. Ma proprio tutti…
Se da un lato la pandemia e il lockdown di marzo, aprile e maggio aveva fatto acuire alcune paranoie di cui mi sfogavo con i miei amici (quei pochi con cui mi confidavo su certi temi), dall’altro, tolti i primi tre o quattro giorni di realizzazione e accettazione della situazione in cui versavamo, ho cercato di mettermi con la testa e col pensiero e ho iniziato ad impegnarmi come mai fatto prima. Non tutto il lockdown fu da buttare: mi servì per tirare un freno alla vita che stavo conducendo fatta di bar, McDonald’S e cibo spazzatura in continuazione, con conseguente spesa di soldi. E ancora, nel lockdown mi decisi a portare avanti una dieta estremamente rigida fatta di totale eliminazione di grassi superflui: né latte al mattino, né altre forme di lattici (dissi addio anche alla mozzarella), né pizzette e sfizioserie fatte da mia madre, né dolci e dolciumi (dissi di no anche all’uovo di Pasqua della Kinder). In più iniziai seriamente ad allenarmi tutti i giorni: pesetti, flessioni, squat, posturale, esercidi per dimagrire, addominali. Alla fine della quarantena me ne uscii con 15 chili in meno, e lo stesso avvenne anche a Nello e a pochissimi altri con cui mi allenai in quei due mesi, sebbene la maggior parte delle persone fosse non dico ingrassata, ma anche solo rimasta dello stesso peso.
In quei due mesi studiai da non frequentante per tutti gli esami che, in quel primo anno, riuscii a dare senza particolari intoppi entro ottobre. Niente male, per uno che prendeva solo insufficienze alle scuole medie, pensai. Ma certo non avevo una sfera magica in grado di prevedere il futuro.
Intanto era arrivato Giugno. Nello fu la prima persona che vidi dopo la riapertura. A dire il vero non fu proprio la prima prima, ma almeno la settima, all’incirca. Pian piano sembrava che ci stessimo avviando di nuovo alla normalità. Ma ancora una volta, non avevo certo una sfera magica in grado di predirmi il futuro.
Se da un lato io e Nello ne abbiam combinate di cotte e di crude, intensificando il nostro rapporto, al punto da sembrare quasi fidanzati, si potevano già facilmente intravedere le prime crepe nel nostro rapporto. Che poi, più che crepe sarebbe bene parlare di un aspetto più tossico del nostro rapporto. Nonostante ci vedessimo tutti i giorni, e ci sentissimo e messaggiassimo altrettanto, nonostante ci chiamassimo fratello a vicenda. Nello fece anche da mediatore con un ragazzo con cui ebbi alcuni disguidi due anni prima. La verità è che, al di là del suo carattere a tratti un po’ schivo, le mie paranoie non si placavano. La paura di perdere una persona importante come lui mi aveva spinto ad agire in maniera sconsiderata, talvolta asfissiante, e lui fu il primo dei due a rompersi le scatole.
Una sera, in un periodo in cui tentavo di sporgere denuncia nei confronti di terzi per motivi che consideravo importanti, sbottai alla semplice risposta negativa di Nello e Carmen. Un modo come un altro per cercare di far prevalere me stesso sugli altri, come altri han fatto con me in passato. Questo è ciò che oggi mi dico. E chissà quanto ci sia di vero in questa frase.
Per quell’estate 2020 tentammo di rimettere in qualche modo nuovamente in piedi quel gruppetto che c’era due anni prima. Ma c’era ben poco da fare: la distanza e gli strappi tra noi erano troppi e sarebbe stato sia stupido che ipocrita continuare a rivangare su un passato ormai andato.
Il 28 novembre iniziò la fine di quel gruppo.
L’inizio e la fine.
Fare pace con Salvatore nel 2020, per mezzo di Nello, per me fu una delle cose più belle. Ci avevo sperato a lungo. E a giugno 2020 avvenne tutto in maniera piuttosto rapida. Mai a dirlo, ma mi ritrovai a fare una vacanza di quattro giorni a Firenze (e l’ultimo giorno a Pisa) solo io e lui. E Nello che mi tranquillizzava dicendo che se non avesse voluto avermi tra i piedi non avrebbe accettato di farsi quella vacanza con me. Beh, non aveva tutti i torti.
Fu quando poi litigai con Carmen e Nello che iniziò il declino. Già… Dopo un’inutile discussione, imbastita da me, quel gruppetto di cinque/sei persone iniziò a disgregarsi. Qualcuno era già stato perso per strada, ma lì… Lì no. Lì fu diverso.
Anche dopo il litigio, provammo a vederci, ma nulla. Rapporti freddi. Se prima potevamo uscire e stare in silenzio senza sentire il peso dell’imbarazzo, ora anche l’imbarazzo era gelato dal silenzio della rabbia. E dopo qualche tempo, fu Nello, il primo a comunicarci la sua volontà di volersi allontanare. E così fece. E la stessa sorte toccò a Carmen.
A mie spese, capii quanto fosse infimo far leva sul senso di colpa per soddisfare un proprio desiderio, per quanto nobile possa essere. Capii a mie spese che ciascuno di noi ha e deve avere piena libertà di prender decisioni, anche quando non sono accettate da tutti in società. Il limite è sempre e solo uno: la libertà personale di tutti e di ciascuno. Papà mi ha sempre detto: la tua libertà finisce dove comincia quella degli altri. Cosa scontata, forse, ma forse neanche tanto. O, forse, è scontata la frase, come il concetto, ma non è sempre né semplice, né scontato sapere dove finisce la nostra e dove comincia quella altrui, di libertà.
Quella cosa mi scattò. E passai un periodo assai complicato, umanamente parlando. Di lì in poi ci fu ache il declino della mia carriera universitaria. La mia seconda carriera iniziata “a razzo”, sembrava sul punto di “finire a cazzo”, per citare J-Ax. I motivi erano vari e disparati. Innanzitutto la discussione con Carmen e Nello, sulla quale riflettevo pur con la testardaggine di chi vuole avere a tutti i costi ragione. E anche il mio atteggiamento lo percepivo differente, a tratti più acido, più scontroso, e di cui neanche mi rendevo pienamente conto. O forse sì. Forse sì o forse no. E se me ne rendevo conto, non ero ancora umanamente, personalmente ed emotivamente pronto, né motivato a migliorarmi e a cambiare. In meglio, si intende…
A quasi un anno di distanza dall’inizio della situazione pandemica, decisi che mi avrebbe fatto bene fare delle sedute dallo psicologo. Iniziai ad informarmi, da solo, e vidi che i prezzi, purtroppo, non erano niente di minimamente accessibile. Non per la mia famiglia. De gli psicologi privati prendevano 40/50 euro a seduta (se andava bene) trovai un ciclo di quattro sedute più visita conoscitiva 40 euro all’asl di Afragola. Lì parlai con lo psicologo per le quattro sedute delle vicende successe pochi mesi prima, e il destino volle che si aggiungesse altra carne al fuoco. Infatti, in un periodo di non eccessiva lucidità mentale, mi ritrovai in una situazione familiare tesa: una cosa in cui gli spazi personali di tutti e di ciascuno iniziavano a venire meno. Una questione reale, che mi iniziò a pesare parecchio, ma che venne affrontata, da me quanto dai miei, nel peggior modo possibile: brutale per certi versi, con alzate di voce, grida, porte sbattute e tentativi maldestri (e malriusciti) di volontario allontanamento. A distanza di pochi mesi dalla rottura e dal litigio con Nello e con Carmen, lo strappo e l’incazzatura, il periodo di fuoco tra i miei e me venne giù come pioggia acida che, pur non volendolo minimamente, ebbe un impatto su molte persone che avevo attorno.
Gli unici che erano con me erano Salvatore e Alex, pochi altri. Per il primo anno dal 2017, non festeggiai il compleanno: dover chiedere un aiuto economico ai miei era una cosa che mi ero promesso di non fare, non in quella situazione delicata. Tuttavia, decisero comunque di farmi un regalo, un giradischi per vinili di cui necessitavo, avendo comprato all’epoca la versione deluxe della riedizione de Il ragazzo d’oro di Gué, al cui interno conteneva ben tre dischi vinile. E lo stesso è avvenuto anche l’anno successivo: niente festa (ma non per le stesse motivazioni), e comunque han deciso di farmi un pensierino.
In quella estate 2021 ebbi modo di buttarmi a capofitto sul mondo del calisthenics, invogliato e spronato dai miei amici con cui mi allenavo; e per la prima volta sempre con loro affrontai le avventure dei sentieri in montagna fino a 1000 metri di quota: prima il monte Falerio (con tanto di infartino tattico e sudore fredda) e poi il monte di Maria Santissima Avvocata, cui seguirono nei mesi e nell’anno successivo atri sentieri anche più semplici, come quello di Cancello, o quello del sentiero degli dei.
Quando poi Alex partì per il militare iniziai a respirare un’aria pesante. Un’aria che non sapevo ben descrivere o identificare. Una bolla che poi era scoppiata il 6 dicembre, dopo alcune settimane di agonia umana e personale, che certo non sarebbe finita lì, ma sarebbe durata ancora alcuni mesi.
Per la seconda volta, ebbi un litigio con Salvatore. E pensai subito al karma. Io, che non fui in grado di comprendere una libera scelta fatta da altri in passato, incazzandomi senza un motivo, che me lo subivo sulla pelle a distanza di poco più di un anno. Il karma, certo… E la cosa che ancor più mi destabilizzò in quel periodo fu ricevere un ghosting da paura.
Il ghosting. Una delle piaghe più grandi dei rapporti umani. Un ghosting durato quasi un mese. Solo perché avevo osato risponder di no in maniera pacifica e consapevole, a una richiesta che non mi stava bene. Lì toccai con mano tutto ciò che non sarei voluto diventare ma che in qualche modo mi aveva plasmato e in cui mi ero alle volte trasformato.
Quando ai primi giorni di gennaio mi arrivò il messaggio di questa persona, capii che il nostro rapporto agonizzante sarebbe arrivato presto al capolinea, o forse era lì. “Se lo riterrò opportuno, sarò io a farmi vivo” fu il suo ultimo messaggio.
Solo ad Aprile quel ghosting si trasformò in zombing: un rapporto umano morto, sepolto e che torna nel regno dei vivi per sfinire, per dare il colpo di grazia, per poter catturare dalla preda ancora un po’ di essenza vitale. Ma ciò non avrebbe avuto vita lunga. Ed è giusto che ogni zombie torni nella cripta da dove è fuoriuscita.
2022: il fuoco, la cenere e l’araba fenice.
Quando a Gennaio ricevetti il messaggio di Salvatore, fin quando non mi ricontattò lui, ebbi poco a che fare con tutti. Mi invitarono a feste e diciottesimi e diedi buca anche senza particolari motivi, e non dico di aver fatto bene; e sebbene fossi tornato in unisa dopo la riapertura e la ripresa post-pandemia, si accumulava sempre più studio, carico per gli esami e libri. Il secondo anno frequentante (eccetto eccezioni) e senza riuscire a dare esami. Ne diedi davvero pochi. E si presupponeva che il triennio si sarebbe dovuto concludere entro il 2022. Ma le cose erano già ampiamente uscite fuori dal tempo previso. E ciò che proprio non ho avuto la forza né la voglia di fare è stato correre, fare la corsa degli asini. Al contrario, ho tirato ancora più il freno, cercando di riprendere le energie. In poco più di un anno il litigio con Nello e Carmen, poi quello coi miei e infine quello con Salvatore. Forse ciò di cui avevo bisogno era solo di cambiare aria e punto di vista, e approccio alla vita. Un momento di transizione, come penso di averne vissuti giù diversi in passato/negli anni precedenti.
Quando Salvatore mi ricontattò a metà Aprile, mi era quasi parso di esser rinato. Ma mi era bastato qualche settimana, forse uno o due mesi per rendermi conto dell’inganno. Tutto ciò che desideravo dentro di me era solo avere una persona di cui fidarmi ciecamente. Ma ciò è raro che ci sia nella vita, se non addirittura impossibile. E forse quello era stato l’esempio che, provato sulla mia pelle, mi aveva fatto capire più di quanto avessi anche lontanamente creduto che avrebbe potuto insegnarmi. Per quei due mesi estivi, fino a metà agosto, provai a cercare un dialogo, cercando di trovare un punto in comune da cui ripartire. Le risposte erano quasi sempre fredde, distaccate, quasi con fare passivo-aggressivo: non era possibile recuperare. Andava bene, per lui, quel rapporto di semplice conoscenza, comunque di amicizia con punte di sufficienza. Andava bene a lui, ma non certo più a me, e per un attimo avevo pensato a tutti quei compagni di classe che, se non altro, han sempre mantenuto lo stesso atteggiamento nei miei confronti nel corso degli anni, senza fingere di essere per me ciò che non erano, ovvero degli amici. Quegli amici “bastone-e-carota”, in cui il ciuccio si ritrova a inseguire una carota che è legata da un’asta issata sul suo dorso. Un inseguimento inutile, e soprattutto senza una fine, senza uno scopo. Per lo meno, non per il sottoscritto.
Di questo presi coscienza nel 2022 durante quella magica Estate. E più me ne rendevo conto, più mi sembrava di tornare a vivere. Ma non quella vitalità scaturita da un messaggio freddo e insensibile: una vitalità che nasceva da una nuova consapevolezza. A inizio di quell’anno postai una frase: “come faccio ad aprirmi al futuro se non riesco a fare pace col mio passato?”. Forse stavo facendo “solo” pace col mio passato prima di buttarmelo alle spalle per vederlo come tale: ovvero qualcosa di passato, che per quanto influenzi tanto il presente quanto il futuro, non ha più impatto diretto, forte e violento sulla vita di tutti i giorni.
E allora tirai fuori dal cassetto l’Amedeus viaggi che nel 2021 arrivò in fase puramente embrionale nato proprio da Salvatore, che aprì la prima pagina senza peraltro mai aver ceduto al sottoscritto le credenziali. Se nel 2021 le uniche due mete furono Campomarino lido e il castello di Arechi a Salerno, la prima meta di una lunga serie del 2022 è stata Paestum quando il 29 luglio in loco c’era il concerto del Coca-Cola Summer festival. Quel giorno per me fu un modo per prendere metaforicamente aria. E da quel 29 luglio ce ne furono tante altre esperienze simili, qua e là per la Campania, alla ricerca di nuov posti, di nuove esperienze e nuove emozioni. E anche i miei orizzonti in termini di conoscenze e amicizie si allargavano sempre di più.
Il 14 agosto 2022 a Licola andammo (per me fu la prima volta) all’holi festival, e tutto quello nacque proprio sulla scia iniziale dell’Amedeus viaggi, e in quell’occasione fu l’ultima volta che vidi sia Alex che Salvatore, almeno di persona in un’organizzazione comune. “Ora o mai più”, pensai. Dovevo darmi una scossa. E così fu.
2023-presente.
Dopo il 29 luglio e il 14 agosto c’è stato un cambio di rotta. Un filosofo molto famoso, tal Arthur Schopenhauer, diceva: “la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per quell’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia”. Non so se e fino a che punto credere che sia vera questa affermazione senza né obbiettare, né batter ciglio, ma se fino ad aprile 2022 aveva vissuto un periodo di lungo e progressivo isolamento cominciato nel novembre 2020, da quella estate è stato un crescendo di energia che neanche io riuscirei a spiegarmi. Dal “non avere proprio voglia di vedere gente intorno” al cercare di confrontarmi con tanti e in tanti ambiti, sempre e comunque consapevole che nessuno può mai bastarsi nella vita.
Son ripartito da me, con i miei pregi e i miei difetti, coi miei talloni d’Achille e i miei punti di forza, come tutti, con la frase-guida “come puoi amare gli altri se non sai amare te stesso?” Che ho sentito più che mai vera, avendo vissuto, da una parte e dall’altra del racconto, storie di gente che, nel loro non volersi bene e non valorizzarsi, han trattato come stracci da cesso le persone che stavano loro intorno, gli voleva bene e che non sono state in grado di valore. Il classico risultato di quando si vuol dare perle ai porci. Mai più, promessa che ho fatto a me stesso ancor prima che minaccia a terzi.
Futuro.
Uno degli ultimi bei ricordi che ho con Nello prima del nostro litigio e prima che le nostre strade si separassero irreversibilmente e bruscamente fu l’incontro più impensabile che potessi fare in Italia e per di più in Campania a Piedimonte Matese ovvero quello con @rafcamora-blog . Da allora c’è stato un lento e inesorabile declino. In quell’occasione entrai in contatto con un artista, una persona fantastica, che nonostante il successo non si è atteggiato a divo, parlando con noi per di più in italiano, dopo un mezzo stalking. Parlammo di musica, di come mi fossi appassionato alla sua musica, e lui, dal canto suo, mi ha rivelato un segreto che non mi aspettavo: la lavorazione di Palmen aus plastik 3 (che poi è effettivamente uscito due an- anni dopo, nel settembre 2022) nel suo periodo di silenzio social in cui si vociferava di un suo ritiro dalle scene dopo Zenit. E quell’occasione non me la lasciai sfuggire per farmi autografare la riedizione di quel disco che comprai a Gennaio di quell’anno. Non mi pareva quasi vero!
Quando a Luglio 2021 Raf Camora pubblicò a sorpresa Zukunft, fu per me qualcosa di stupendo e che, nel periodo dell’alba della mia “rinascita” di metà 2022 mi è sembrato quasi profetico. Zukunft infatti significa “futuro” in italiano. Quel futuro a cui a fine 2021 (o, per la precisione, a inizio 2022) non avrei saputo come aprirmi.
Il futuro. Come me lo immagino il futuro? Sicuramente a partire dal mio presente, ed essere il cambiamento che voglio vedere nel mondo, anche nel piccolo angolo di mondo che mi circonda, oltre che nella mia vita. Un cambiamento che deve implicare una crescita, una evoluzione, un miglioramento, arricchendo tanto me stesso, quando gli altri che ho intorno.
Ciò che ho imparato nella mia breve vita, è che per quanto il passato possa influenzare le scelte e le azioni che si compiono nel presente, bisogna saper fare tesoro di ciò che si vive, analizzarlo e plasmarlo a proprio piacimento.
Questa è la storia della mia vita finora. Un continuo saliscendi di emozioni, di contesti, di esperienze, di contesti che caratterizzano la mia persona, nel bene e nel male. Questo sono io, e sono anche tanto altro. E, questo posso giurarlo, sarò anche tanto altro.
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Review party "la taverna degli assassini" di Marcello Simoni, Newton Compton. A cura di Jessica Dichiara
Apro e chiudo una parentesi veloce sul primo punto che mi ha colpito di questo romanzo: le illustrazioni. Veramente intriganti nei dettagli e invitanti per la mia fantasia. La scrittura di Simoni è una danza composta e suadente di parole misurate e dosate a ogni singola scena a creare quelle sensazioni di vedo non vedo che molti cercano e altrettanti amano, sopra una musica dolce e malinconica…
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Ficção Histórica
O livro A Biblioteca Perdida do Alquimista do autor italiano Marcello Simoni conta história do desaparecimento de uma rainha e um grupo liderado por Ignazio Alvarez é convocado pelo Rei Fernando III para uma missão muito especial: resgatar a Rainha da França, Branca de Castela, que foi abduzida em estranhas circunstâncias. Parte do mistério está relacionado ao Turba Philosophorum, um livro de…
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La storia tra le righe a Legnano
Da venerdì 14 a domenica 16 aprile a Legnano è il momento di La storia tra le righe, prima edizione del festival di Letteratura Storica ideato da Fondazione Palio e del Comune di Legnano, con Incipit Eventi culturali e letterari di Amanda Colombo e la collaborazione di Università Cattolica del Sacro Cuore, Università Statale di Milano, Università degli Studi Milano Bicocca e Fondazione Arte della Seta Lisio-Firenze. A inaugurare il Festival venerdì 14 aprile alle 21 sarà Marcello Simoni, che guiderà gli spettatori alla scoperta di come nasce un romanzo storico, tra fatti veri ed elementi narrativi, nell’incontro La Storia nelle storie: la magia del romanzo storico. Sabato ci saranno Paola Cereda alle 15, vincitrice del Premio Wondy-Giuria popolare, su una storia di Resistenza ambientata fra le miniere di ferro dell’Isola d’Elba, e Federico Canaccini alle 17, noto storico medievista, che ripercorre le 21 battaglie più importanti del Medioevo, le evoluzioni tecnologiche, le trame politiche e le strategie militari. Arriveranno poi Fulvio Ferrario alle 19, che illustrerà la storia di Lutero e della Riforma, e dei risvolti che questa ha avuto sulla contemporaneità, e Marco Buticchi alle 21, che in occasione del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, racconta cosa ha portato al celebre ritrovamento e la storia del Faraone bambino. Domenica ci sarà il giornalista e storico Luigi Barnaba Frigoli alle 15, che dalla straordinaria figura di Bona Lombardi racconterà la forza delle donne nei secoli, tra la loro capacità di combattere, la fine abilità politica e l’astuzia e la scrittrice Carla Maria Russo alle 17), presenterà l’avvincente storia di due donne italiane nell’America del Primo Novecento, una che uccide per difendersi e la prima avvocata che si batte per salvarle la vita. Chiuderà Alessandro Milan alle 19), giornalista di Radio 24, che partendo da una pietra d’inciampo ripercorre le storie di partigiani silenti nella Milano della Resistenza. Saranno tre i laboratori a tema storico dedicati ai più piccoli: Mistero al Castello, un giallo medievale per giovani investigatori, nel quale i piccoli partecipanti si trasformeranno in Giovani Cavalieri del Quinto Sigillo, Dov’è finito il tesoro degli Allahakbarries, con enigmi, trucchi e misteri da risolvere per arrivare all’agognato scrigno, con Luca Crovi e Alla scoperta del Castello: storia e storie delle contrade, una lettura animata sul Palio e le Contrade, tra risate, emozioni e tanta fantasia, a cura di Fortuna Nappi. Read the full article
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A Biblioteca Perdida do Alquimista – Marcello Simoni
Descrição do livro:
Primavera de 1227. A Rainha Branca de Castela desaparece de forma misteriosa. Estranhos rumores se espalham pelo reino e alguns falam de uma intervenção diabólica. A única pessoa que pode resolver o enigma é o mercador de relíquias Ignazio de Toledo, conhecedor de ciências herméticas e notável por sua capacidade de resolver mistérios antigos. Em Córdoba, onde Ignazio foi convocado, ele encontra um velho mestre, que fala de um livro que todos procuram e que pode dar pistas sobre o desaparecimento – o lendário Turba Philosophorum, um raro manuscrito atribuído a um discípulo de Pitágoras e que preserva o expediente alquímico mais cobiçado do mundo. Porém, no dia seguinte, o mestre é encontrado morto, envenenado. A busca de Ignazio começa imediatamente. O encontro, em seguida, com uma freira e um homem considerado por todos um possuído, conduz Ignazio ao castelo de Airagne e a um misterioso homem, o Conde de Nigredo. Nesse local se oculta um terrível segredo, mas não será fácil sair dali com vida depois que ele for descoberto…
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"Calò una tenebra spaventosa e al contempo odiosa che si diffuse a spirali come un serpente. Poi la tenebra si trasformò in qualcosa di umido e di turbolento oltre ogni dire, che emetteva fumo come da fuoco e produceva un suono lamentoso, inspiegabile. Infine uscì da essa un grido inarticolato, paragonabile a una voce di fuoco.
— Corpus Hereticum I, 4
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2018 Reading Challenge | The next book in a series you started
4/40. Il labirinto ai confini del mondo - Marcello Simoni
«Non farlo!», lo scongiurò Uberto. «Ritratta». Il suo volto era un intreccio di lacrime e rabbia, ma Ignazio poté scorgervi soltanto un immenso amore. L'amore di un figlio che non aveva mai conosciuto fino in fondo e che gli era sempre stato accanto, pur non condividendo le sue scelte. Uberto era ciò di cui, nella sua vita, andava più fiero, benché non esistesse uomo più dissimile a lui. Un uomo di buona volontà. Un uomo retto. Un uomo che sarebbe stato un padre migliore di lui. [...] Al pensiero di Moira e Sancha, l'espressione del suo viso [di Uberto] si addolcì. «E tu invece... Tu tornerai a fare ciò per cui eri destinato fin dai tempi della Scuola di Toledo. I tempi di Gherardo da Cremona. Sarai uno dei sapienti della Corte dei Miracoli!». Il padre gli prese le mani, poi vinse ogni ritrosia e lo abbracciò. «Ma Toledo sarà lontana... Voi sarete lontani!».
★★★✩✩
#2018 reading challenge#popsugarreadingchallenge#dani reads books#Italian language#il labirinto ai confini del mondo#la trilogia del mercante di libri#marcello simoni#personal#ignazio da toledo
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24 Giugno - "L'ENIGMA DELL'ABATE NERO" Secretum Saga di Marcello Simoni
24 Giugno - "L'ENIGMA DELL'ABATE NERO" Secretum Saga di Marcello Simoni Link Amazon https://amzn.to/2IBv6f2
Titolo: L’enigma dell’abate nero Serie: Secretum Saga Autore: Marcello Simoni Genere: Thriller Storico Casa Editrice: Newton Compton Editori Lunghezza: 352 pagine Prezzo: Ebook €5,99 – Cartaceo copertina rigida €9,90 flessibile €12,90 Data di pubblicazione: 24 Giugno 2019
ACQUISTA
Sinossi
L’autore italiano di thriller storici più letto nel mondo Secretum Saga Estate 1461, Mar Ligure. Angelo Bruni,…
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"Il mercante di libri maledetti di Marcello Simoni": Un viaggio avvincente nel cuore del Medioevo. Recensione di Alessandria today
Marcello Simoni firma un capolavoro del thriller storico, ricco di enigmi, misteri e avventure.
Marcello Simoni firma un capolavoro del thriller storico, ricco di enigmi, misteri e avventure. La trama: tra reliquie e segreti millenari Nel romanzo “Il mercante di libri maledetti”, ambientato nel XIII secolo, l’autore Marcello Simoni intreccia abilmente storia e mistero. Tutto ha inizio nel 1205, quando padre Vivïen de Narbonne, in fuga da misteriosi cavalieri mascherati, protegge un…
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Marcello Simoni “Il segreto del mercante di libri” presentazione Un thriller storico ambientato nel Medioevo il cui protagonista è un personaggio già presente in altri romanzi di Simoni: La…
#Marcello Simoni "Il segreto del mercante di libri" presentazione#Un thriller storico ambientato nel Medioevo
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Review party “Il profanatore di tesori perduti” di Marcello Simoni, Newton Compton Editori. A cura di Jessica Dichiara
I luoghi delle crociate hanno nascosto libri, mappe, sacre reliquie e tesori così misteriosi e ricchi di fascino che nel tempo sono diventati delle vere e proprie leggende. Questo romanzo, come ci dice Marcello Simoni, parla di uno di essi. Del cammino sei all’inizio. Altrove sta la caverna dei caduti. E altrove attende la Chiave che la apre. Un enigma è ciò che ci attende e nel trovarlo…
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MUSIC
Favourite genre?
I grew up listening to metal and rock, and that's where my heart is. Expecially symphonic metal. But I also listen a a lot more.
Favourite song?
I could say so many songs, if I really have to pick just one I would say Fear Of The Dark by Iron Maiden. That's the song that made me fall in love with music as a kid.
Most listened song recently?
Lately I have been really into Rain Paris' covers, she's really good.
Song currently stuck in your head?
Below My Feet by Mumford and Sons
5 fave lyrics?
Although I felt like giving up
It's not the road I chose
The path less often traveled
Held the highest, the highest of hopes
(The Curse Of The Fold by Shawn James)
Man, he took his time in the sun
Had a dream to understand
A single grain of sand
He gave birth to poetry
But one day'll cease to be
Greet the last light of the library
(The Greatest Show On Earth by Nightwish)
The first thing I ever heard
Was a wandering man telling his story
It was you, the grass under my bare feet
The campfire in the dead of the night
The heavenly black of sky and sea
(Song Of Myself by Nightwish)
And suddently Hades was only a man...
(Epic III from Hadestown off Broadway)
You can be every little thing you want nobody to know
(Wilder Mind by Mumford and Sons)
radio or your own playlist | solo artists or bands | pop or indie | loud or silent volume I slow or fast songs | music video or lyrics video | speakers or headset | riding a bus in silence or while listening to music | driving in silence or with radio on
BOOKS
Favourite book genre?
I have a thing for the very first horror/scifi/fantasy that bloomed in gothic litterature at the end of the 1800s. I have no idea if that counts as a genre, but I have always had a thing for that part of litterature, and when I don't know what to read I usually just go for something that falls under this category
Favourite writer?
Neil Gaiman, and many others, but if I have to pick just one that's him. His writing style, the topics, everything is just perfect for my taste in writing.
Favourite book?
I usually say Frankenstein by Mary Shelly cause that is a great way to present the type of story I like. I was also lucky cause I read that book in the perfect moment of my life to connect with it amazingly. At the same time I feel like I am lying because to only pick one single book is so reductive.
Favourite book series?
I have commitment issues, I don't usually go for series. I would like to cheat by saying The Lord Of The Rings, but Tolkien considered it a whole book. Other than that the only full series I have read is Harry Potter. ( I have also read a few books from the Percy Jackson series, which I enjoyed at the time. And last year I started reading The Witcher series, which I am really liking but I am only two books in and I don't know if that would count).
Comfort book?
The Humans by Matt Haig. Anyone who knows me, or has been following me for a while knows about this, amd no I will never shut up about it until everyone has read it. It just gives me hope in a way didn't think was possible. (Also shout out to The Hobbit cause it just makes me feel so good)
Perfect book to read on a rainy day?
Okay so not an easy question. I think I would either go for a short book that I could read in one sitting or a collection of short stories. For the first category my first thought was Tarocchi Magici E Cavallereschi : La Vera Storia Di Rolando by Marcello Simoni. I have no idea if this was translated but It was a great retelling of the medieval story of Rolando I read last year, I'd love to re-read it. For the second category any short story collection by Neil Gaiman. I particularly love Trigger Warning.
Favourite character?
How can you ask me to pick just one? I love the Creature of Frankenstein, I connected so much to that character. But also Herger from Crichton's Eaters of the Dead is a character I love. I adore his positive spirit and his way of seeing life. At this point I should also mention Bilbo Baggins from The Hobbit, one of the characters that I feel more close to me.
5 favourite quotes from your favourite book(s) that you know by heart?
Beware; for I am fearless, and therefore powerful.
(Frankenstein by Mary Shelley)
A paradox: The things you don’t need to live—books, art, cinema, wine, and so on—are the things you need to live.
(The Humans by Matt Haig)
Don’t aim for perfection. Evolution, and life, only happen through mistakes.
(The Humans by Matt Haig)
Herger said to me, "Be thankful, for you are fortunate."
I inquired the source of my fortune. Herger said in reply, "If you have the fear of high places, than this day you shall overcome it; and so you shall have faced a great challenge; and so you shall be adjudged a hero.
(Eaters Of The Dead by Michael Crichton)
Then something Tookish woke up inside him, and he wished to go and see the great mountains, and hear the pine-trees and the waterfalls, and explore the caves, and wear a sword instead of a walking-stick.
(The Hobbit by J.R.R. Tolkien)
hardcover or paperback | buy or rent | standalone novels or book series | ebook or physical copy | reading at night or during the day | reading at home or in nature | listening to music while reading or reading in silence | reading in order or reading the ending first | reliable or unreliable narrator | realism or fantasy | one or multiple POVS | judging by the covers or by the summary | rereading or reading just once
TV AND MOVIES
Favoutie tv/movie genre?
I have no idea. I don't know if I feel different about the genres I watch the most. You know what? I'm gonna go with animated movies because at the end of the day that's always the best option when you don't know what to watch.
Favourite movie ?
There is so many movie. In my family we religiously rewatch a bunch of movies every year, how could I pick just one? I'm gonna go with Young Frankenstein cause that movies is hilarious, and everytime I rewatch it I laugh as if I didn't know all the jokes already.
Comfort movie ?
Honestly it depends on what type of comfort I am looking for. I could go with a couple of my favourite disney classics like The Emperor's New Groove and The Lion King. But also The Hobbit and The Lord Of The Rings movies. This list could go on for days honestly.
Movie you watch every year ?
The list would be way too long, I am a serial rewatcher. I can say a few I haven't mentioned yet. Big Trouble In Little China, the Pirates of the Caribbean movies, Wasabi, The 13th Warrior, Lo Chiamavano Trinità and A LOT of other movies.
Favoutie tv show?
The answer to this has changed many many times through the years, but I can confidently say Brooklyn Nine Nine.
Comfort tv show?
Brooklyn Nine Nine, Friends, and I know there's something else but I can't think of any title at the moment.
Most rewatched tv show?
I could say Supernatural, but I really don't want to say Supernatural. I have watched The Mentalist a fair amount of times (the first couple seasons). Now that I think about it I have seen Lie To Me a lot of times aswell. B99 too but I disn't awant to be too repetitive.
5 fave characters?
I don't know if this is supposed to be on tv shows or movies so I will randomly list a few from both. Bilbo Baggings from The Hobbit (yes I am saying it again BUT you don't understand how much I feel like him cause I also both want and not want to go on an adventure). Rosa Diaz from B99, Patrick Jane from The Mentalist, Elizabeth Swan from The Pirates Of The Caribbean. I know it's just four but I can't think of anyone at the moment.
tv shows or movie | short seasons (8-13 episodes) or full seasons (22 episodes or more) | one episode a week or binging | one season or multiple seasons | one part or saga | half hour or one hour long episodes | subtitles on or off | rewatching or watching just once | downloads or watches online
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#i wrote this the other day after i had slept till 1 am e then travelled for like 5 hours#i have edited it once but my brain is still kind of a mess which means there might be a few errors here and there and for this i apologize#i will probably spend the next two weeks editing this everytime i look at it#ANYWAY this was really fun!#tag#tagged#tag game#get to know me#studyblr#bookblr#just a cup of anxietea#mutuals#friends#the---hermit#cris speaks
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b. 1982, in Rome Education:
2006-2008 MA , Accademia Belle Arti Macerata. 2001-2005 Bachelor Degree History of Art, Sapienza Università di Rome
Solo and Two-person Exhibitions:
2019 Fiore aperto / fiore chiuso, Maurizio Bongiovanni / Giulio Catelli, Galleria Richter, Roma;
Cats love birds, Giulio Catelli / Alessandro Finocchiaro, MARS a cura di Fabio Carnaghi, Milano.
2018 Quotidiano emozionale, a cura di Marta Silenzi, con un contributo di Mercede Auteri, Galleria Centofiorini, Civitanova Marche (Mc);
1 luglio 2014, a cura di Giuseppe Raso con un testo di Maria Pia Bonanate, Cantine De Gregorio, Sciacca (Ag);
2016 Giulio Catelli e Roma, testi di Fabrizio D’Amico, Guido Giuffrè, Antonio Mercadante, Galleria Lombardi, Roma
Group exhibitions (selection):
2020
Mistici, sensuali, contemplativi, a cura di Nicola Nitido, Metodo Milano, Milano;
Le altre opere. Artisti che collezionano artisti, a cura di Lucilla Catania e Daniela Perego Museo Carlo Bilotti, Roma.
2019
Antonio Mercadante, un critico irregolare in mostra. Paesaggi umani, Accademia di Belle Arti di Roma, Roma.
2018
Landina 2018, esperienze di Pittura en plein air , a cura di Lorenza Boisi, Museo Tornielli, Ameno (NO);
Painters – painting – painters, MARS a cura di Lorenza Boisi, Milano;
Birds, a cura di Enrico Mitrovich, L’Officina Arte Contemporanea / Galleria Ghelfi, Vicenza;
Eros, dal mito al contemporaneo, a cura di Alba Romano Pace, con la collaborazione di Angelo Mondo, Ennio Turco, Museo Archeologico di Gela (Cl)
2017
Selvatico [dodici]/ foresta. Pittura Natura Animale, a cura di Massimiliano Fabbri e Lorenzo di Lucido, Galleria Marcolini Forlì (FC).
2016
Civica raccolta del disegno di Salò, nuove acquisizioni 2011-2016, a cura di Marcello Riccioni, MuSa, Salò (BS);
Open eleven for GAP, a cura di Luca Scandurra, GAP Arte, Acireale (CT);
66° Rassegna Internazionale D’Arte G. B. Salvi, a cura di Nunzio Giustozzi e Daniela Simoni, varie sedi, Sassoferrato Ancona;
Erranti, Erotici, Eretici, a cura di Marco Tonelli, Fondazione Sergio Vacchi, Castello di Grotti, Siena;
Still Nature, Giulio Catelli – Alessandro Finocchiaro, a cura di Chiara Palozza, Ostello Santa Maria delle Grazie, Magliano Sabina (Roma);
Testo a Fronte 2, a cura di Tiziana D’Acchille, Galleria Porta Latina, Roma;
Katten Kabinet, a cura di Lorenza Boisi, Mars, Milano.
2015
"Ecce Homo" Immagini da Antonello, a cura di Gianfranco Centenari e Claudio Cerritelli, Galleria Alberoni, Piacenza.
Residency:
2019 Cartografia Sensibile curated by di Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2017 Timisoara (Romania), International artist residency, Painting Colony / Krchedin (Serbia), 10th International Artistic and Poetry Colony “Krchedin 2017”.
2017 Landina, Esperienze di pittura en plein air, curated by Lorenza Boisi, Verbania Cusio Ossola, IT.
2012 Denizli (Turkey), Intercultural Painting Camp, Cafer Sadik Abalioglu Education and Culture Foundation.
2011 Hangzhou (China), Follwing the footsteps of Marco Polo: Italian Artist painting Hangzhou, Hangzhou Cultural Brand Promotion Organization
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Get to know the Blogger
Thank you @scharoux for the tag ♥
RULES: Answer 17 questions and tag 17 people you’d like to get to know better.
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1) Name: Alessia
2) Height: 1.75m which is... 5′9″ I guess? I don’t know anything of the US customary units 😅
3) Wearing: A black sweatshirt that I love with white pearls on the sleeves
4) Introvert or Extrovert: I can be both, it depends a lot on the situation
5) Siblings: none
6) Following: I’ve never counted, but a lot of blogs of different types from art to photography to gaming etc.
7) Followers: I don’t care a lot about how many followers I have, actually, and I haven’t checked
8) Degrees: A high school degree in foreign languages, then I attempted to attend university but I gave up after a year or so
9) Instruments: I don’t play any instrument.
10) Favorite Author: well well, since I can’t choose one here are some: Tolkien, Rowling, Danielle Trussoni, Cassandra Clare, Marcello Simoni (an Italian author of historical fiction)
11) Favorite Star Wars: Since I haven’t watched the last trilogy, among the films of the first two trilogies I’d choose “Episode II - Attack of the Clones”
12) Last Google Search: cloaks suitable for elven clothes
13) Recommend a Video Game: Any of the Dark Souls series or Bloodborne. I fell in love with these games for their complex yet fascinating world, atmosphere and lore
14) Recommend a Music album: Greta van Fleet - From the Fires
15) Recommend a Book: Angelology by Danielle Trussoni.
16) Recommend a Recipe: A dessert from the traditional cuisine of my region, Piedmont (Italy), named Bunet. Recommended for any chocolate lover ♥
17) Share a creative thought that you had today: Hmm I’d say the creation of my D&D character’s background.
Tagging; (if you want) @niralamba @briarfox13 @tessa1972 and anyone who wants to do this 😄
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Recensione de "L'enigma dell'abate nero" di Marcello Simoni
Recensione de "L'enigma dell'abate nero" di Marcello Simoni
Torniamo a recensire libri e lo facciamo con un libro di un autore italiano.
Premessa necessaria: l’articolo sarà abbastanza breve, ma a causa dell’influenza posso chiedere ben poco alle mie sinapsi.
Si tratta de “L’enigma dell’abate nero” di Marcello Simoni. Un thriller storico che rappresenta il terzo capitolo di una saga dedicato al ladro Tigrinus.
Devo ammetterlo, ho acquistato…
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