#Licia Maglietta
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Mod Note: The film is also known as Pane e Tulipani.
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Licia Maglietta is a goddess. I just rewatched Bread and Tulips.
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Pane e tulipani, di Silvio Soldini (2000)
Pane e tulipani, di Silvio Soldini (2000)
di Andrea Lilli – TRAILER – Noi vogliamo il pane, ma vogliamo anche le rose. Vogliamo tutte le cose belle della vita.da Bread and Roses, di Ken Loach (2000) Una famiglia benestante di Pescara: il marito Mimmo (imprenditore, ramo arredo bagno) sposato a vent’anni, due figli adolescenti, l’energica suocera, la casa da governare. Cosa manca nella vita della casalinga Rosalba Barletta? Il pane è…
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Licia Maglietta
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TORINODANZA FESTIVAL 2018 Fonderie Limone Moncalieri 18 - 19 ottobre 2018 - ore 20.45 │ Italia │durata 60 minuti TANGO GLACIALE RELOADED (1982 - 2018) progetto, scene e regia Mario Martone riallestimento a cura di Raffaele Di Florio, Anna Redi interpreti 1982 Tomas Arana, Licia Maglietta, Andrea Renzi interpreti 2018 Jozef Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porro Progetto RIC.CI - Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta-Novanta Ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in coproduzione con Fondazione Ravenna Manifestazioni con il sostegno di Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale in collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura, Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Fondazione Milano - Civica Scuola di Teatro "Paolo Grassi" Lo spettacolo circuiterà nell’ambito delle rassegne: Torinodanza Festival, Romaeuropa Festival, Festival Aperto che da quest’anno hanno costituito “Un network per la creazione contemporanea”. Dopo il debutto a Torinodanza in programma il 18 e 19 ottobre, andrà in scena al Teatro Vascello di Roma per il Romaeuropa Festival, dal 25 al 28 ottobre, e al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, per Festival Aperto, dal 15 al 18 novembre 2018. Tango Glaciale reloaded Secondo Mario Martone, Tango Glaciale da lui creato, nel 1982, a 22 anni, con il gruppo Falso Movimento nato a Napoli nel 1979, è tutt’altro che un’operazione nostalgica, bensì “una macchina del tempo” reloaded, ovvero “ricaricata” da Anna Redi e Raffaele Di Florio su tre giovani danzattori nel 1982 non ancora nati. Per RIC.CI - Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90, la pièce del regista napoletano è un tassello necessario. Dà conto di quanto negli anni della nostra “tradizione coreografica del nuovo”, anche il teatro sperimentale si muovesse in una direzione fisica, “alla Artaud”, refrattaria a testi e parole come unici veicoli espressivi. Qui, in sessanta minuti, una cascata di immagini, musiche non solo pop e jazz, danze e azioni/citazioni crea un universo di ritmica freschezza. A sorpresa, questo postmoderno anni ‘80 ci catapulta ancora nel futuro. Come? Simulando un percorso narrativo incentrato sull’attraversamento di una casa da parte di tre personaggi: due uomini e una donna in un rapporto tra loro non ben definito. Dall’esterno, sulla strada, si procede verso la casa a più piani ma non prima di una schizofrenica immersione dei tre protagonisti di spalle, in un getto di interferenze visive, strisce colorate e punti neri, come quando si cerca di sintonizzare il televisore su di un canale. Il viaggio “casalingo”, quanto mai paradossale, consta di dodici stazioni e due “fiati sospesi” che segnano la fine di una ideale prima parte e dell’insieme. Dallo zoom sul salotto assai colorato e con strisce da cartoon, si passa nell’antica Grecia, in costumi consoni, sullo sfondo di un lungo colonnato e la riproduzione del Discobolo, da parte di un danzattore. L’ascensore interno alla casa ci immette in una stanza con serrande dove si balla un tango con l’aspirapolvere ma anche tra uomini, assai diversi tra loro ma che ormai abbiamo imparato a conoscere, giudicando da quelle apparenze che secondo Oscar Wilde non mentono mai sui tratti invece interiori degli esseri umani. Nuova sorpresa: i tre in impermeabile da film poliziesco si trovano sul tetto della casa, tra fughe, inseguimenti, pistole, comignoli e antenne. Le stelle di un galassia lontana e sognante diventano stelline di Broadway; il sax comincia a suonare (primo “fiato sospeso”), si balla sulle note di Duke Ellington: è una citazione dal film New York New York di Martin Scorsese. La seconda parte di Tango Glaciale reloaded ci tuffa in una piscina dove cadono automobiline in un’acqua virtuale. C’è chi s’immerge nel liquido, chi pretende di tuffarvisi, chi si scatena in un rap su base elettronica. Ma quando compare un giardino fiorito i tre, di spalle, ci trasportano in Cina muniti di implacabili forbicioni da presunti giardinieri poco dopo nascosti da maschere da elefante e tigre: il giardino si è trasformato in una foresta… Il rientro a casa passa per la cucina a scacchi bianchi e neri; all’ingresso di pacchi portati dall’interprete femminile cresce la baraonda: gli oggetti cominciano a muoversi; uno dei danzattori si fa la doccia e schizza l’acqua luminosa che lo bagna. Ai litigi segue la distruzione della casa e chi si straccia le maniche della camicia attende il sax per suonare l’ouverture dell’Arlesienne di Bizet alquanto rallentata. È il secondo “fiato sospeso” e la citazione è tratta da The Conversation di Francis Ford Coppola… La distruzione totale dell’ambiente è catastrofica per il danzattore/musicista che vi soccombe, ma si apre sullo squarcio di un paesaggio desertico, con canyons poco assolati. Non accenniamo ai movimenti, né alle parole, né ai testi recitati in più lingue: abbiamo già svelato troppo. Tango Glaciale ora reloaded con la sua perfetta sincronizzazione e la sua spiazzante e folle energia finisce di essere logico, razionale, o davvero “narrativo” nel momento stesso in cui inizia a respirare. La musica è il suo racconto e la sua struttura più che rigida che in quanto tale non lascia scampo, proprio come la rapidità di ogni azione. La pièce, di certo anni Ottanta e postmoderna, potrebbe ormai essere tranquillamente definita “coreografica”. Non solo: nella sua espressività trasversale e inclusivista rientra nell’ambito dell’“opera coreografica”, a nostro avviso le dernier cri della coreografia contemporanea odierna, ancora traballante, ma proiettata verso il futuro. Marinella Guatterini UNA MACCHINA DEL TEMPO Ho visto la prima prova di Tango Glaciale reloaded tra Anna Redi e Raffaele Di Florio che hanno ricostruito con scrupolo e con passione questo pezzo di scarsi sessanta minuti e di trentasei anni fa e non ho potuto non venire scaraventato in un turbine di ricordi che mi hanno commosso. Ho rivisto il debutto a Napoli, al Teatro Nuovo, con le case dei Quartieri tutte puntellate, una foresta di pali di legno comparse all'indomani del terremoto, e la fila di spettatori così lunga da arrivare fino a via Toledo, allora si chiamava ancora via Roma. Ricordo gli amici, emozionati e sorpresi, consapevoli più di noi che quello spettacolo avrebbe avuto lunga vita, tutti a darci coraggio, a trasmetterci amore. E quella lunga vita è un fiume di ricordi, Tango Glaciale ci portò in mezzo mondo (chi era mai salito su un aereo?), venne visto a New York da Martin Scorsese, Laurie Anderson e Andy Warhol, a Londra, a Gerusalemme, a San Francisco, non si contano le città. A Roma al Quirino e prima alla Biennale di Venezia lo spettacolo era stato uno sconquasso, la gente gremiva le platee come a un concerto rock. Tomas Arana ci trainava con la sua inesauribile energia nei teatri e nei festival più prestigiosi, durò tanto, forse tre o quattro anni. È comprensibile che io abbia tentennato molto a lungo prima di dare il via libera a questa ripresa. Nulla può riportare quel fenomeno e quella energia, e bisogna considerare che Tango Glaciale era frutto non solo di un percorso (ebbene sì, avevo ventidue anni ma avevo cominciato a diciassette) ma anche di un clima artistico che oggi è lontanissimo, sebbene molte delle sperimentazioni sui palcoscenici del nostro tempo derivino da quel clima. Ma Marinella Guatterini e Gigi Cristoforetti mi hanno dolcemente assediato, il museo Madre ha messo in cantiere una mostra sul mio lavoro, il Bellini che si è proposto per produrre lo spettacolo è uno dei più dinamici teatri italiani, mi son detto: buttiamoci. Soprattutto mi sembrava interessante mettere il lavoro alla prova di una generazione che era lontana dall'essere stata concepita quando lo spettacolo nasceva: gli interpreti di questa versione reloaded sono nati tutti e tre ben dopo il 1982. Tutto è diverso, sono i diversi i corpi, il rapporto col genere (che in Tango Glaciale, due uomini e una donna, si rimescola e si trasfigura continuamente), le mitologie di riferimento (il cinema, la new wave), è interessante vedere quel che accade a questi attori scaraventati, diversamente da me, da noi di Falso Movimento e dagli spettatori di allora, ma pur sempre scaraventati anch'essi, nella macchina del tempo che è questo Tango Glaciale reloaded. Noi veniamo scaraventati nel passato, stranamente loro nel futuro. Era pur sempre uno spettacolo di fantascienza, Tango Glaciale, come certi racconti di Ray Bradbury. C'è un ragazzo che nel chiuso della sua stanza vede la casa improvvisamente trasfigurata in ogni ambiente, il salotto, la cucina, il tetto, il giardino. A spingere, secondo lui, sono forze che stanno trasformando il mondo ("this is the ice age", cantano Martha and the Muffins alla fine dello spettacolo), che lo stanno portando al di là della frontiera dove tutti i riferimenti saltano e si ricombinano tra loro, si vola tra le stelle, si comunica attraverso parole esplose. Solo l'immaginazione salva, pensa quel ragazzo (e continuerà a pensarlo per tutta la vita). Solo una relazione vitale salva, pensava Pasolini, e anche questo era vero per quel ragazzo (e lo è ancora oggi). Con quel ragazzo ci sono infatti tre compagni di scuola che coltivano le sue stesse passioni, Angelo, Pasquale e un diciottenne che sarà il suo primo attore feticcio, Andrea; un pittore, Lino, che sente esplodere anche lui la tela su cui dipinge; il conduttore di una radio libera che trasmette magicamente proprio la musica che ama quel ragazzo, il suo nickname è Daghi. C'è una giovane e meravigliosa donna, l'unica del gruppo, Licia, e c'è un formidabile straniero, Tomas, viene dagli Stati Uniti ma è l'unico scugnizzo tra questi napoletani. Insomma, abbastanza per un racconto di avventura e di fantascienza. Il racconto di Tango Glaciale. Tra i collaboratori che avrò la gioia di rivedere in occasione di questa ripresa (Daniele Bigliardo, Ernesto Esposito...), mancheranno alcuni amici che non ci sono più, li voglio ricordare: Bruno Esposito e Giancarlo Coretti dei Bisca, il gruppo che ha composto lo straordinario tango esploso che ascolterete nello spettacolo, e con loro il grande Dario Jacobelli, i suoi versi erano illuminazioni continue. Gigi D'Aria era il più amato tra i nostri amici-supporter, ciao Gigi, che il tuo sonno sia sereno. Infine l'artista a cui desidero dedicare Tango Glaciale reloaded, Annibale Ruccello. Mi sono imbattuto da poco in una sua intervista che non conoscevo: "ho un piccolo sogno, fare uno spettacolo con Mario Martone", diceva, "io mi sento più vicino a lui che non ad altri artisti". Io scrivevo con le immagini e col gesto, lui con le parole, le parole di un genio. Se solo la macchina del tempo potesse davvero farci tornare indietro e da lì tutto potesse venire ricaricato, reloaded... Chiudiamo gli occhi, e viaggiamo. Mario Martone (Copyright RIC.CI - Reconstruction Contemporary Choreography Anni ‘80-‘90) Mario Martone (Napoli, 1959) regista teatrale e cinematografico, fonda nel 1978 il gruppo Falso Movimento. Nei suoi spettacoli, dove proiezioni e pannelli mobili creano la fusione di spazio, luci, suoni, colori, movimento, gesto, musica e immagini. Nel 1992 realizza il suo primo lungometraggio, Morte di un matematico napoletano. Tra le pellicole più recenti: L'odore del sangue (2004); Noi credevamo (David di Donatello come miglior film nel 2011); Il giovane favoloso (Nastro d'argento 2015). Direttore del Teatro Stabile di Roma (1998-2000) e del Teatro Stabile di Torino (2007 - 2017), per la struttura torinese ha diretto Operette morali da Giacomo Leopardi (Premio UBU 2011 per la miglior regia); La serata a Colono di Elsa Morante; Carmen da Georges Bizet; Morte di Danton di George Büchner (Premio Ubu miglior attore 2016; Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2016 per Migliore attore protagonista, migliori costumi, migliori luci); Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo (Premio Hystrio-Twitter 2018 e Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2018 come migliore spettacolo di prosa). Martone si è dedicato inoltre alla messa in scena di opere liriche in Italia e all’estero. Nel 2018, nella ricorrenza dei quarant'anni di carriera, il regista ha allestito presso il Museo Madre di Napoli la retrospettiva 1977-2018 Mario Martone Museo Madre. TORINODANZA | I PARTNER Torinodanza 2018 è un progetto realizzato da Torinodanza festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, maggior sostenitore Compagnia di San Paolo, con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione per la Cultura Torino, in partenariato con Intesa Sanpaolo. Il Festival Torinodanza, nato nel 1987, è organizzato dal 2009 dal Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
TORINODANZA FESTIVAL 2018 Fonderie Limone Moncalieri 18 – 19 ottobre 2018 – ore 20.45 │ Italia │durata 60 minuti TANGO GLACIALE RELOADED (1982 – 2018) progetto, scene e regia Mario Martone riallestimento a cura di Raffaele Di Florio, Anna Redi interpreti 1982 Tomas Arana, Licia Maglietta, Andrea Renzi interpreti 2018 Jozef Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porro Progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta-Novanta Ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in coproduzione con Fondazione Ravenna Manifestazioni con il sostegno di Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale in collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura, Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” Lo spettacolo circuiterà nell’ambito delle rassegne: Torinodanza Festival, Romaeuropa Festival, Festival Aperto che da quest’anno hanno costituito “Un network per la creazione contemporanea”. Dopo il debutto a Torinodanza in programma il 18 e 19 ottobre, andrà in scena al Teatro Vascello di Roma per il Romaeuropa Festival, dal 25 al 28 ottobre, e al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, per Festival Aperto, dal 15 al 18 novembre 2018. Tango Glaciale reloaded Secondo Mario Martone, Tango Glaciale da lui creato, nel 1982, a 22 anni, con il gruppo Falso Movimento nato a Napoli nel 1979, è tutt’altro che un’operazione nostalgica, bensì “una macchina del tempo” reloaded, ovvero “ricaricata” da Anna Redi e Raffaele Di Florio su tre giovani danzattori nel 1982 non ancora nati. Per RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90, la pièce del regista napoletano è un tassello necessario. Dà conto di quanto negli anni della nostra “tradizione coreografica del nuovo”, anche il teatro sperimentale si muovesse in una direzione fisica, “alla Artaud”, refrattaria a testi e parole come unici veicoli espressivi. Qui, in sessanta minuti, una cascata di immagini, musiche non solo pop e jazz, danze e azioni/citazioni crea un universo di ritmica freschezza. A sorpresa, questo postmoderno anni ‘80 ci catapulta ancora nel futuro. Come? Simulando un percorso narrativo incentrato sull’attraversamento di una casa da parte di tre personaggi: due uomini e una donna in un rapporto tra loro non ben definito. Dall’esterno, sulla strada, si procede verso la casa a più piani ma non prima di una schizofrenica immersione dei tre protagonisti di spalle, in un getto di interferenze visive, strisce colorate e punti neri, come quando si cerca di sintonizzare il televisore su di un canale. Il viaggio “casalingo”, quanto mai paradossale, consta di dodici stazioni e due “fiati sospesi” che segnano la fine di una ideale prima parte e dell’insieme. Dallo zoom sul salotto assai colorato e con strisce da cartoon, si passa nell’antica Grecia, in costumi consoni, sullo sfondo di un lungo colonnato e la riproduzione del Discobolo, da parte di un danzattore. L’ascensore interno alla casa ci immette in una stanza con serrande dove si balla un tango con l’aspirapolvere ma anche tra uomini, assai diversi tra loro ma che ormai abbiamo imparato a conoscere, giudicando da quelle apparenze che secondo Oscar Wilde non mentono mai sui tratti invece interiori degli esseri umani. Nuova sorpresa: i tre in impermeabile da film poliziesco si trovano sul tetto della casa, tra fughe, inseguimenti, pistole, comignoli e antenne. Le stelle di un galassia lontana e sognante diventano stelline di Broadway; il sax comincia a suonare (primo “fiato sospeso”), si balla sulle note di Duke Ellington: è una citazione dal film New York New York di Martin Scorsese. La seconda parte di Tango Glaciale reloaded ci tuffa in una piscina dove cadono automobiline in un’acqua virtuale. C’è chi s’immerge nel liquido, chi pretende di tuffarvisi, chi si scatena in un rap su base elettronica. Ma quando compare un giardino fiorito i tre, di spalle, ci trasportano in Cina muniti di implacabili forbicioni da presunti giardinieri poco dopo nascosti da maschere da elefante e tigre: il giardino si è trasformato in una foresta… Il rientro a casa passa per la cucina a scacchi bianchi e neri; all’ingresso di pacchi portati dall’interprete femminile cresce la baraonda: gli oggetti cominciano a muoversi; uno dei danzattori si fa la doccia e schizza l’acqua luminosa che lo bagna. Ai litigi segue la distruzione della casa e chi si straccia le maniche della camicia attende il sax per suonare l’ouverture dell’Arlesienne di Bizet alquanto rallentata. È il secondo “fiato sospeso” e la citazione è tratta da The Conversation di Francis Ford Coppola… La distruzione totale dell’ambiente è catastrofica per il danzattore/musicista che vi soccombe, ma si apre sullo squarcio di un paesaggio desertico, con canyons poco assolati. Non accenniamo ai movimenti, né alle parole, né ai testi recitati in più lingue: abbiamo già svelato troppo. Tango Glaciale ora reloaded con la sua perfetta sincronizzazione e la sua spiazzante e folle energia finisce di essere logico, razionale, o davvero “narrativo” nel momento stesso in cui inizia a respirare. La musica è il suo racconto e la sua struttura più che rigida che in quanto tale non lascia scampo, proprio come la rapidità di ogni azione. La pièce, di certo anni Ottanta e postmoderna, potrebbe ormai essere tranquillamente definita “coreografica”. Non solo: nella sua espressività trasversale e inclusivista rientra nell’ambito dell’“opera coreografica”, a nostro avviso le dernier cri della coreografia contemporanea odierna, ancora traballante, ma proiettata verso il futuro. Marinella Guatterini UNA MACCHINA DEL TEMPO Ho visto la prima prova di Tango Glaciale reloaded tra Anna Redi e Raffaele Di Florio che hanno ricostruito con scrupolo e con passione questo pezzo di scarsi sessanta minuti e di trentasei anni fa e non ho potuto non venire scaraventato in un turbine di ricordi che mi hanno commosso. Ho rivisto il debutto a Napoli, al Teatro Nuovo, con le case dei Quartieri tutte puntellate, una foresta di pali di legno comparse all’indomani del terremoto, e la fila di spettatori così lunga da arrivare fino a via Toledo, allora si chiamava ancora via Roma. Ricordo gli amici, emozionati e sorpresi, consapevoli più di noi che quello spettacolo avrebbe avuto lunga vita, tutti a darci coraggio, a trasmetterci amore. E quella lunga vita è un fiume di ricordi, Tango Glaciale ci portò in mezzo mondo (chi era mai salito su un aereo?), venne visto a New York da Martin Scorsese, Laurie Anderson e Andy Warhol, a Londra, a Gerusalemme, a San Francisco, non si contano le città. A Roma al Quirino e prima alla Biennale di Venezia lo spettacolo era stato uno sconquasso, la gente gremiva le platee come a un concerto rock. Tomas Arana ci trainava con la sua inesauribile energia nei teatri e nei festival più prestigiosi, durò tanto, forse tre o quattro anni. È comprensibile che io abbia tentennato molto a lungo prima di dare il via libera a questa ripresa. Nulla può riportare quel fenomeno e quella energia, e bisogna considerare che Tango Glaciale era frutto non solo di un percorso (ebbene sì, avevo ventidue anni ma avevo cominciato a diciassette) ma anche di un clima artistico che oggi è lontanissimo, sebbene molte delle sperimentazioni sui palcoscenici del nostro tempo derivino da quel clima. Ma Marinella Guatterini e Gigi Cristoforetti mi hanno dolcemente assediato, il museo Madre ha messo in cantiere una mostra sul mio lavoro, il Bellini che si è proposto per produrre lo spettacolo è uno dei più dinamici teatri italiani, mi son detto: buttiamoci. Soprattutto mi sembrava interessante mettere il lavoro alla prova di una generazione che era lontana dall’essere stata concepita quando lo spettacolo nasceva: gli interpreti di questa versione reloaded sono nati tutti e tre ben dopo il 1982. Tutto è diverso, sono i diversi i corpi, il rapporto col genere (che in Tango Glaciale, due uomini e una donna, si rimescola e si trasfigura continuamente), le mitologie di riferimento (il cinema, la new wave), è interessante vedere quel che accade a questi attori scaraventati, diversamente da me, da noi di Falso Movimento e dagli spettatori di allora, ma pur sempre scaraventati anch’essi, nella macchina del tempo che è questo Tango Glaciale reloaded. Noi veniamo scaraventati nel passato, stranamente loro nel futuro. Era pur sempre uno spettacolo di fantascienza, Tango Glaciale, come certi racconti di Ray Bradbury. C’è un ragazzo che nel chiuso della sua stanza vede la casa improvvisamente trasfigurata in ogni ambiente, il salotto, la cucina, il tetto, il giardino. A spingere, secondo lui, sono forze che stanno trasformando il mondo (“this is the ice age”, cantano Martha and the Muffins alla fine dello spettacolo), che lo stanno portando al di là della frontiera dove tutti i riferimenti saltano e si ricombinano tra loro, si vola tra le stelle, si comunica attraverso parole esplose. Solo l’immaginazione salva, pensa quel ragazzo (e continuerà a pensarlo per tutta la vita). Solo una relazione vitale salva, pensava Pasolini, e anche questo era vero per quel ragazzo (e lo è ancora oggi). Con quel ragazzo ci sono infatti tre compagni di scuola che coltivano le sue stesse passioni, Angelo, Pasquale e un diciottenne che sarà il suo primo attore feticcio, Andrea; un pittore, Lino, che sente esplodere anche lui la tela su cui dipinge; il conduttore di una radio libera che trasmette magicamente proprio la musica che ama quel ragazzo, il suo nickname è Daghi. C’è una giovane e meravigliosa donna, l’unica del gruppo, Licia, e c’è un formidabile straniero, Tomas, viene dagli Stati Uniti ma è l’unico scugnizzo tra questi napoletani. Insomma, abbastanza per un racconto di avventura e di fantascienza. Il racconto di Tango Glaciale. Tra i collaboratori che avrò la gioia di rivedere in occasione di questa ripresa (Daniele Bigliardo, Ernesto Esposito…), mancheranno alcuni amici che non ci sono più, li voglio ricordare: Bruno Esposito e Giancarlo Coretti dei Bisca, il gruppo che ha composto lo straordinario tango esploso che ascolterete nello spettacolo, e con loro il grande Dario Jacobelli, i suoi versi erano illuminazioni continue. Gigi D’Aria era il più amato tra i nostri amici-supporter, ciao Gigi, che il tuo sonno sia sereno. Infine l’artista a cui desidero dedicare Tango Glaciale reloaded, Annibale Ruccello. Mi sono imbattuto da poco in una sua intervista che non conoscevo: “ho un piccolo sogno, fare uno spettacolo con Mario Martone”, diceva, “io mi sento più vicino a lui che non ad altri artisti”. Io scrivevo con le immagini e col gesto, lui con le parole, le parole di un genio. Se solo la macchina del tempo potesse davvero farci tornare indietro e da lì tutto potesse venire ricaricato, reloaded… Chiudiamo gli occhi, e viaggiamo. Mario Martone (Copyright RIC.CI – Reconstruction Contemporary Choreography Anni ‘80-‘90) Mario Martone (Napoli, 1959) regista teatrale e cinematografico, fonda nel 1978 il gruppo Falso Movimento. Nei suoi spettacoli, dove proiezioni e pannelli mobili creano la fusione di spazio, luci, suoni, colori, movimento, gesto, musica e immagini. Nel 1992 realizza il suo primo lungometraggio, Morte di un matematico napoletano. Tra le pellicole più recenti: L’odore del sangue (2004); Noi credevamo (David di Donatello come miglior film nel 2011); Il giovane favoloso (Nastro d’argento 2015). Direttore del Teatro Stabile di Roma (1998-2000) e del Teatro Stabile di Torino (2007 – 2017), per la struttura torinese ha diretto Operette morali da Giacomo Leopardi (Premio UBU 2011 per la miglior regia); La serata a Colono di Elsa Morante; Carmen da Georges Bizet; Morte di Danton di George Büchner (Premio Ubu miglior attore 2016; Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2016 per Migliore attore protagonista, migliori costumi, migliori luci); Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo (Premio Hystrio-Twitter 2018 e Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2018 come migliore spettacolo di prosa). Martone si è dedicato inoltre alla messa in scena di opere liriche in Italia e all’estero. Nel 2018, nella ricorrenza dei quarant’anni di carriera, il regista ha allestito presso il Museo Madre di Napoli la retrospettiva 1977-2018 Mario Martone Museo Madre. TORINODANZA | I PARTNER Torinodanza 2018 è un progetto realizzato da Torinodanza festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, maggior sostenitore Compagnia di San Paolo, con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione per la Cultura Torino, in partenariato con Intesa Sanpaolo. Il Festival Torinodanza, nato nel 1987, è organizzato dal 2009 dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
TORINODANZA FESTIVAL 2018
Fonderie Limone Moncalieri 18 – 19 ottobre 2018 – ore 20.45 │ Italia │durata 60 minuti TANGO GLACIALE RELOADED (1982 – 2018) progetto, scene e regia Mario Martone riallestimento a cura di Raffaele Di Florio, Anna Redi interpreti 1982 Tomas Arana, Licia Maglietta, Andrea Renzi interpreti 2018 Jozef Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porro
Progetto RIC.CI – Reconstruction…
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#Andrea Renzi interpreti 2018 Jozef Gjura#Anna Redi interpreti 1982 Tomas Arana#Filippo Porro Progetto RIC.CI - Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta-Novanta Ideazione e direzione artistica Marine#Giulia Odetto#Licia Maglietta#scene e regia Mario Martone riallestimento a cura di Raffaele Di Florio#TORINODANZA FESTIVAL 2018 Fonderie Limone Moncalieri 18 - 19 ottobre 2018 - ore 20.45 │ Italia │durata 60 minuti TANGO GLACIALE RELOADED (19
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Pane e tulipani / Bread and Tulips Silvio Soldini. 2000
Square Campiello dei Miracoli 30121 Venezia, Italy See in map
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#silvio soldini#pane e tulipani#bread and tulips#bruno ganz#licia maglietta#venice#italy#canal#bridge#dance#movie#campiello dei miracoli#cinema#film#location#google maps#street view#2000
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Manca solo la domenica al Teatro Comunale di Cagli (PU)
Manca solo la domenica al Teatro Comunale di Cagli (PU)
Sabato 16 aprile è in programma al Teatro Comunale di Cagli (PU) lo spettacolo Manca solo la domenica scritto, diretto e interpretato da Licia Maglietta, una delle migliori artiste del teatro italiano. (more…)
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Pane e tulipani (1999), Silvio Soldini
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ojosdetabano:
This beautiful and romantic Italian - Swiss film, Pane e Tulipani, has an interesting story, full of joy, insight in each of the actors and a great sense of humor. This photo still, is the dance of a Tango between Bruno Ganz and Licia Maglietta.
Eduardo Orozco
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Nuovo Post pubblicato su Milano Post Quotidiano ONLINE di Informazione e Cultura #AriannaScommegna, #FiabeESogniDiIeriEDiOggi, #FrancescaMazza, #LiciaMaglietta, #TeglioTeatroFestivalValtellina, #WalterBonatti
Nuovo Post pubblicato su http://www.milanopost.info/2014/07/23/teglio-teatro-festival-valtellina-2014-fiabe-e-sogni-di-ieri-e-di-oggi/
Teglio Teatro Festival Valtellina 2014 : "Fiabe e sogni di ieri e di oggi"
Milano 23 Luglio – Torna Teglio Teatro Festival Valtellina, giunto alla sua sesta edizione: da venerdì 1 a mercoledì 13 agosto 2014 la fortunata rassegna animerà il territorio con due settimane di appuntamenti teatrali e musicali nelle valli e nei rifugi, sentieri d’arte e di storia e percorsi di gusto, coinvolgendo ben numerosi comuni della Valtellina, da Teglio a Mazzo.
Tantissimi gli eventi per quest’edizione, dal titolo “Fiabe e sogni di ieri e di oggi”: storie di vedovanza con una straordinaria Licia Maglietta (ne “Il difficile mestiere di vedova”, 1 agosto, Palazzo Juvalta a Teglio) sogni di gioventù con la bravissima Arianna Scommegna (con “Potevo essere io”, 4 agosto, Palazzo Juvalta a Teglio,) sfide realizzate con un omaggio ad alta quota ad un grande alpinista come Walter Bonatti (sabato 9 agosto, Prato Valentino, con proiezione del docufilm W di Walter, ideato e realizzato proprio a Dubino , con la regista Paola Nessi, dalla sua incantevole compagna di vita, Rossana Podestà, scomparsa ad fine 2013), musica e passione popolare con Francesca Mazza (Omaggio a Napoli, lunedì 11 agosto a Tirano e martedì 12 agosto ad Aprica) e ancora dimenticate fiabe valtellinesi (presentazione di un preziosissimo libello del 1928) per far rivivere i cortili storici, raffinati concerti nei palazzi e nei rifugi più belli (sabato 2 agosto, a 2mila metri al Rifugio Schiazzera di Vervio con il pianoforte di Chicco Cotelli), presentazioni di libri con gli autori e racconti con la tipica merenda valtellinese, poesia sotto le stelle (nel magnifico Palazzo Besta, Teglio), passeggiate e biciclettate lungo i sentieri più caratteristici con storici dell’arte e ampio spazi anche quest’anno a giovani talenti della Valtellina: maghi, pianisti e narrastorie.
Filo rosso di quest’edizione è il “racconto”, a volte fiabesco e a volte memoria di un passato che non si può dimenticare. Sogni e riflessioni sucos’eravamo e cosa stiamo diventando: voci dal passato e novelle da riscoprire, a volte dimenticate e più spesso rimosse che tornano a farsi sentire.
Il Festival, organizzato e diretto dall’associazione Incontri di civiltà, guidata da Maria Agnese Bresesti, si aprirà venerdì 1 agosto: alle ore 10,30 nella casa comunale di Teglio si torna indietro nel tempo con la presentazione di un preziosissimo libello di fiabe “Ometto e le sue novelle”, illustrato a colori, pubblicato nel 1928 da una scrittrice tellina, Annetta Morelli, vedova dell’astronomo Michele Rajna. A seguire un omaggio – con una mostra a lui dedicata – a Felice Chiusano, mai dimenticato componente del Quartetto Cetra che proprio a Teglio, dopo averla tanto amata, ha deciso di essere seppellito. Alle ore 21 entra nel vivo la kermessea Palazzo Juvalta a Teglio con la passione e la fantasia di Licia Maglietta e il suo “Il difficile mestiere di vedova”, un monologo di Silvana Grasso, storia di provincia, paradossale ed esilarante, che offre uno spaccato di realtà che la Maglietta, regista ed interprete, fa dinamica rappresentazione, accompagnata dal mandolino del maestro Tiziano Palladino.
Sabato 2 agosto si continua nello storico e affascinante borgo di Nigola (in dialetto significa “nuvola”) con la sagra “Borgo che rivive”, dalle ore 20, con banchetti di artigianato, cena con polenta taragna e prodotti tipici (su prenotazione) e spettacolo con il gruppo folcloristico “I Tencitt” di Cunardo (Varese). Al rifugio Schiazzera (Sernio) l’appuntamento è invece, sempre sabato 2 agosto, con il pianoforte di Chicco Cotelli e il flauto di Alessandro Ruggeri.
Domenica 3 agosto si apre a Mazzo di Valtellina con un suggestivo concerto d’organo nella chiesa di Santo Stefano (ore 10,45) per continuare a Poggiridenti alle ore 17 con la storica Franca Prandi che accompagnerà il pubblico alla scoperta della terra tellina. Alle ore 21 (Teglio – Salone Oratorio) sarà presentato lo spettacolo teatrale “Fuori Fuoco” di e con Alessandra Merico e Eloisa Atti. Lunedì 4 agosto sarà un’altra grande donna della scena teatrale italiana, la giovane Arianna Scommegna in “Potevo essere io”, testo di Renata Ciaravino, anche qui storia appassionata ed amarissima, ambientata nella periferia milanese degli anni ottanta, a cui la Scommegna dà voce con straordinaria sensibilità, alternando momenti di intensa comicità e ad altri di aspra inquietudine. Martedì 5 agosto a Tirano, nello storico Palazzo Torelli (ore 21) sarà presentato invece lo spettacolo “Le donne di Dante” di Silvia Bragonzi. Grande attesa per “Essere donna” ( mercoledì 6 agosto alle ore 21) ormai tradizionale appuntamento della Valtellina con omaggio al femminile in musica e poesia con Grazia Levi (arpa e voce di Giuliano Mattioli). Ad animare il borgo di Teglio ci penserà giovedì 7 agosto Giacomo Occhi con Rivoluzione stazionaria in concerto (Teatro di pietra di Teglio, ore 21) mentre venerdì 8 agosto per le vie del borgo le leggende, fiabe e musica della Valtellina prendono vita con Miriana Ronchetti, Chicco Cotelli, Monica Clementi, Alessandra Bedognè e Francesco Dei Cas (a seguire degustazione di sciatt, formaggi e vini e dolci locali).
Sabato 9 agosto appuntamento speciale a Prato Valentino con un concerto ad alta quota con la band Caronte e la proiezione (alle 14.30) dell’appassionante documentario W Walter, realizzato proprio in Valtellina dalla regista Roberta Nessi e da Rossana Podestà, storica compagna di Walter, scomparsa lo scorso dicembre (alla sua passione e tenacia è dedicato l’evento). La serata si conclude a Tirano (alle ore 21, a Palazzo Torelli) con “Storie che camminano da sole” con Matteo Gazzolo (seguirà degustazione prodotti tipici). Nei giardini dello splendido Palazzo Besta di Teglio a cura della Biblioteca Comunale e dell’Accademia del Pizzocchero si svolgerà domenica 10 agosto la decima edizione di “Poesia e musica sotto le stelle” e a seguire il concerto “Italia Harmonist, omaggio ai Cetra” con gli artisti stabili del Coro del Teatro alla Scala di Milano. Francesca Mazza e Guido Sodo a Palazzo Torelli di Tirano lunedì 11 agosto presentano Passione – Omaggio a Napoli (in replica ad Aprica, sala Congressi martedì 12 agosto ore 21). Spettacolo di burattini con Daniele Cortesi a Teglio matedì 12 alle ore 21 nella splendida cornice di Palazzo Juvalta.
Il festival si chiude in bellezza nel Salone dell’oratorio di Teglio con “Piccoli Grandi Sogni” di Giulia Bresesti e Tiziano Giudice e la premiazione dello spettacolo vincitore.
Tutti gli incontri sono ad ingresso gratuito. Per il calendario completo degli eventi: Ufficio I.A.T. di Teglio – Tel. 0342/78.20.00 – www.teatrovaltellina.it [email protected]
Milano Post
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Pane e tulipani
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Pane e tulipani (2000)
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Pane e tulipani / Bread and Tulips Silvio Soldini. 2000
Ruins Tempio di Athena, Parco Archeologico di Paestum, Via Magna Grecia, 919, 84047 Paestum NA, Italy See in map
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