#Lega e logistica
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Grande successo per la seconda edizione di 'Lisondria Fest': logistica e sviluppo al centro del dibattito
Oltre 200 partecipanti per la Festa della Lega di Alessandria: un evento dedicato al futuro del territorio
Oltre 200 partecipanti per la Festa della Lega di Alessandria: un evento dedicato al futuro del territorio Sabato pomeriggio e sera, il Salone del Circolo ACLI di San Michele ad Alessandria ha ospitato la seconda edizione di ‘Lisondria Fest’, la Festa della Lega di Alessandria, che ha registrato una grande partecipazione e offerto contenuti di notevole importanza. L’evento, focalizzato sul tema…
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Il Si Cobas aderisce al blocco del porto di Genova il 25 giugno!
"Lottare contro i padroni, il governo Meloni, i capitalisti “di casa nostra” è il nostro primo dovere. La lotta contro la guerra inizia qui.
Non permettiamo che il porto di Genova continui ad essere snodo dell’economia e della logistica di guerra, dei traffici d’armi, del sostegno al genocidio di Gaza.
Mettiamo sotto accusa chi vive di morte e traffica con essa. Boicottiamo la logistica militare, attacchiamo il filo nero che lega i padroni di tutti i settori e di tutti i paesi, in concorrenza e lotta fra di loro, ma uniti e solidali nell’attacco ai proletari!
25 Giugno, ore 6, tutti a Piazzale S. Benigno! Blocchiamo economia e logistica di guerra!",
Si Cobas joins the blockade of the port of Genoa on June 25th!
"Fighting against the bosses, the Meloni government, the capitalists "of our own" is our first duty. The fight against war begins here.
Let us not allow the port of Genoa to continue to be a hub for the economy and war logistics, for arms trafficking, for support for the genocide in Gaza.
We accuse those who live with death and traffic in it. Let's boycott military logistics, let's attack the black thread that binds the masters of all sectors and all countries, in competition and struggle with each other, but united and in solidarity in the attack on the proletarians!
June 25th, 6 am, everyone in Piazzale S. Benigno! Let's block the economy and logistics of war!",
#Si Cobas#port of genoa#genoa italy#genoa#genova#june 25#june 2024#2024#organise#organize#signal boost#signal b00st#signal boooooost#environmental activism#activism#activist#class war#antifa#antifascist#antifascismo#antifaschistische aktion#antinazi#antiauthoritarian#anti capitalism#anti colonialism#anti cop#anti colonization#eat the rich#eat the fucking rich#fuck the gop
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10 lug 2023 09:30
FRATELLI D’ITALIA, UN NOME, UN CLAN - QUANDO GIORGIA MELONI VINSE LE ELEZIONI, UN CRONISTA DI DESTRA COMMENTO’: “IL GRANDE LIMITE DI MELONI È LA LOGICA DEL CLAN. DOVRÀ DIMOSTRARE DI ESSERE CAPACE DI GOVERNARE NON SOLO CON I “FAMIGLI”, E USCIRE DALLA MENTALITÀ DA SCIENTOLOGY CHE LA PERSEGUITA DA SEMPRE” - I PARENTI E GLI AMICI PIAZZATI NEI POSTI CHIAVE, L'OSSESSIONE DEL "TRADIMENTO", LE DINAMICHE TRIBALI CHE NON FANNO POSTO AI NUOVI E L'INCAPACITA' DI APRIRE FRATELLI D'ITALIA A NUOVE ENERGIE... -
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
Fratelli d’Italia: mai nome fu più profetico. Anticipatore di una storia i cui protagonisti sono sorelle, cognati, figli, coinquilini, compagni, generi e amici di sangue. […] un cronista con lunghi anni di esperienza in un giornale di destra […]: «Il grande limite di Meloni è la logica del clan. Dovrà dimostrare di essere capace di governare non solo con i “famigli”, e uscire dalla mentalità da Scientology che la perseguita da sempre. Se non lo farà, avrà un sacco di problemi». […] La testuggine meloniana è scattata in difesa della famiglia allargata […]
C’è […] il clan Tolkien, una generazione cresciuta nei campi Hobbit del Fronte della Gioventù dove la militanza della destra missina e post-fascista si appropriò della carica mitopoietica del Signore degli Anelli. «Noi siamo nati lì» rivendicava la storica portavoce di Meloni, Giovanna Ianniello, oggi coordinatrice della comunicazione […] Sua sorella è moglie di Paolo Quadrozzi, devotissima ex firma della Voce del Patriota, anche lui assunto negli uffici di Palazzo Chigi, nella squadra del sottosegretario Alfredo Mantovano.
Nella catena familiare che blinda l’agenda e la logistica della leader, un’altra coppia ha un ruolo cruciale: la segretaria di sempre Patrizia Scurti, oggi capo della segreteria, e il marito chiamato come caposcorta della premier. Sempre tra le stanze della presidenza del Consiglio si muove la nipote di Scurti, Camilla Trombetti, oggi collaboratrice diretta del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. […] Di lui Meloni dice: «Qualunque cosa mi dica mi fido ciecamente». Nell’immaginario tolkeniano Fazzolari potrebbe essere Gandalf, […]
[…] Arianna è diventata la Signora delle Tessere di FdI. L’anello che porta al dito è quello che la lega al marito Francesco Lollobrigida, il ministro-cognato che Meloni ha voluto all’Agricoltura […] C’è da immaginarsi un vertice di governo o di partito, come un pranzo di Natale o una festa di compleanno. A tavola siede anche Andrea Giambruno, promosso alla conduzione di un programma Mediaset […]
Tempo fa la premier ha usato i social per difendere la sorella da una vignetta del Fatto, in cui si ritraeva Arianna a letto con un migrante. L’episodio è rivelatore della mentalità di Meloni: […] Se toccate lei, toccate me. Un po’ come ha fatto Ignazio La Russa con il figlio Leonardo Apache. Il papà viene prima della carica di presidente del Senato […]
Così è. Meloni ha inasprito ancora di più la sua indole, ogni volta che ha sentito odore di assedio ai suoi uomini. Non semplici colleghi di partito, ma amici. Sta succedendo di nuovo con Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli. Il primo è sottosegretario alla Giustizia, il secondo coordinatore di FdI. I due a Roma sono coinquilini e una sera tra tante Delmastro […] rivela a Donzelli il contenuto di alcune intercettazioni dell’anarchico Alfredo Cospito, detenuto al 41 bis. Frasi che poi Donzelli userà in Parlamento contro il Pd.
Tre giorni fa il gip ha disposto l’imputazione coatta di Delmastro. […] Meloni […] deve ancora dare una risposta […] se l’annunciata stretta sulle intercettazioni e gli avvisi di garanzia sono un assaggio di nuove leggi ad familiam, sullo stile di Silvio Berlusconi, dopo i casi Delmastro e le inchieste sulla bancarotta per cui è indagata la ministra del Turismo Daniela Santanché, a sua volta amica e sodale di La Russa, co-fondatore di FdI e mentore di Meloni.
[…] Alessandro Giuli, giornalista e amico […] Meloni ha voluto a Rai 2, […] ha piazzato al Maxxi di Roma. La sorella, Antonella, è la portavoce di Lollobrigida. C’è il senso dell’esilio eterno, nel modo in cui la leader tiene compatta e difende la sua tribù. Il sapore di una battaglia che non finisce mai, neanche dopo la vittoria. Perché c’è da difendere una storia che si vive come una leggenda. Come insegna Aragorn, e cioè ancora una volta Tolkien, che nel film ha il volto di Viggo Mortensen e nella versione italiana la voce di Pino Insegno. […]
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Modena: dal consiglio comunale arriva l'ok per il Polo Conad
Modena: dal consiglio comunale arriva l'ok per il Polo Conad. Via libera del Consiglio comunale di Modena al progetto di rigenerazione dell’area industriale ex Civ & Civ, con il riassetto del comparto tra via Canaletto, viale Finzi e la tangenziale nord attraverso la realizzazione di una moderna struttura per la logistica in ampliamento rispetto all’attuale stabilimento Conad Nord Ovest presente da tempo. La variante agli strumenti urbanistici comunali, illustrata dall’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli, è stata approvata nella seduta di giovedì 20 aprile con il voto del Pd; l’astensione di Europa verde – Verdi, Modena civica, Lega Modena, Gruppo indipendente per Modena e Alternativa popolare; il voto contrario di Sinistra per Modena, Movimento 5 stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia e la consigliera Barbara Moretti di Lega Modena. Assente Modena sociale. Nelle scorse settimane la Conferenza dei servizi aveva espresso parere positivo alle modifiche del progetto presentate da Imco spa, dopo l’originaria proposta del 2021 e gli adeguamenti richiesti dall’Amministrazione comunale: contenimento dei volumi degli edifici e incremento delle superfici verdi, con anche opere di mitigazione; maggiore attenzione alla qualità ambientale e agli edifici residenziali presenti; rinnovamento di reti e sottoservizi dell’area; miglioramento e monitoraggio della viabilità e della sosta, con una nuova rotatoria su viale Finzi, un parcheggio in area dedicata per limitare le ricadute sul traffico locale e il completo rifacimento dell’area a ridosso degli orti, attualmente adibita a parcheggio, che sarà dotata di verde e arredi. “Sono interventi che riducono in modo significativo l’impatto sull’area – ha sottolineato l’assessora Vandelli – e sono stati definiti anche grazie al confronto con il Quartiere e con i residenti, con incontri e assemblee. Proprio la riqualificazione dell’area a ridosso degli orti è una proposta emersa da quel dialogo e un impegno che il sindaco aveva assunto. Così come è significativo lo sforzo per la protezione dal rumore (con barriere fonoassorbenti con verde rampicante, filari, filari, siepi e la localizzazione degli impianti a una distanza di almeno 40 metri dalle case) e per la realizzazione di uno studio di fattibilità per la creazione di una comunitàenergetica. Il progetto, inoltre, è già impostato per integrarsi, soprattutto rispetto ai percorsi ciclabili e alle aree verdi, con quello in corso di definizione per la rigenerazione della contigua ex Pro Latte dove saranno realizzati 14 mila metri quadri di aree verdi. In tutta l’area nord – ha aggiunto Vandelli – si stanno realizzando o programmando interventi di rigenerazione su oltre 300 mila metri quadri di aree e oltre un terzo, più di 100 mila metri, sono nuove aree verdi”. Insieme alla variante sono stati approvati anche due ordini del giorno presentati da diversi gruppi consiliari. Lega Modena, Forza Italia, Alternativa popolare e Modena sociale hanno proposto un monitoraggio della qualità dell’aria nella zona Sacca da far realizzare ad Arpae in vista del nuovo insediamento, così da verificarne l’impatto (a favore anche Pd, Europa verde – Verdi, Movimento 5 stelle, Gruppo indipendente per Modena, Fratelli d’Italia e Modena civica; astensione per Sinistra per Modena). Europa verde – Verdi ha chiesto un progetto urbano complessivo per l’area che comprende anche ex Pro Latte e parco Vittime di Utoya, con l’obiettivo di “qualificare, potenziare e collegare tra loro le aree di verde pubblico”, prevedere opere di mitigazione e attivare un “Laboratorio di approfondimento e condivisione con i diversi soggetti interessati avviando un percorso di progettazione partecipata” (a favore anche Pd e Modena civica; astenuti Sinistra per Modena, Lega Modena, Gruppo indipendente per Modena e Alternativa popolare; contrari Movimento 5 stelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Assente Modena sociale ). È stato sospeso e non è stato discusso, invece, l’ordine del giorno presentato dal Pd che, sottolineando lo stretto legame dell’intervento con quello previsto nell’area ex Pro Latte, chiede che venga definito un progetto urbanistico coordinato e sinergico, con un percorso di partecipazione che ne “assicuri la massima trasparenza, conoscibilità e acquisizione di contenuti” in vista della definizione dell’Accordo di programma. Il progetto di rigenerazione del Civ & Civ riguarda un’area di oltre 50 mila metri quadri a destinazione produttiva non utilizzata da anni. La riqualificazione a cura del privato prevede la ristrutturazione o la nuova costruzione di capannoni logistici per Conad, a parità di volume rispetto all’esistente, e una maggiore dotazione di verde, con anche nuovi percorsi pedonali e ciclabili. Le aree urbanizzate impermeabili del comparto scendono dal 92 al 78 per cento. La variante non rappresenta una deroga agli strumenti urbanistici (si utilizza la capacità edificatoria del lotto) ma riguarda la rimodulazione delle aree elementari all’interno di quella zona elementare.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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No. Non è questo che si aspettavamo. Non una regolarizzazione di braccia. Ma una regolarizzazione di esseri umani. Non una regolarizzazione dettata dall’emergenza di raccogliere l’insalata prima che marcisca, ma dettata dall’urgenza di salvare delle persone dallo sfruttamento, di salvare le aziende oneste da quelle disoneste, di salvare tutti noi dal rischio di un contagio che potrebbe essere aggravato da persone che vorrebbero essere riconosciute, controllate, ma si preferisce mantenere invisibili. Non è questo che si aspettavamo. Non una regolarizzazione che lega la vita di un essere umano a un contratto di lavoro, per giunta di pochi mesi. Ce l’hai? Esisti. Non ce l’hai? Torni a essere un invisibile da sfruttare. Non una regolarizzazione che si limitasse solo a ciò che ora serve a noi: braccianti, colf e badanti. Mi servi per raccogliermi i pomodori che in estate mi piacciono tanto? Ti regolarizzo. Mi servi per tenere d’occhio mio nonno mentre vado al mare? Ti regolarizzo. Lavori nella logistica o nelle costruzioni? Non mi servi più di tanto, resta pure un invisibile. Per tutto questo, contro tutto questo, il 21 maggio vi chiedo di partecipare al grande sciopero dello spesa a sostegno di fratelli e sorelle italiani o stranieri che siano. Loro incroceranno le braccia sui campi. Noi facciamolo nelle nostre città. Facciamolo per il loro diritto alla dignità e alla vita, per il nostro diretto ad acquistare prodotti etici, per gli imprenditori onesti che non sfruttano. Perché loro non sono braccia da prendere e buttare quando non ci servono. Non devono esserlo mai più. (Caty La Torre)
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Migliaia di persone sono scese in piazza a Bologna in risposta alla passerella elettorale di Matteo Salvini.
Contro il leader della Lega, giunto in città per lanciare la campagna per le prossime regionali emiliano-romagnole, erano state organizzate mobilitazioni in diverse forme. Le differenti piazze si sono dimostrate in grado di rappresentare l'ostilità diffusa al progetto reazionario leghista.
Da piazza San Francesco è partito il corteo delle realtà antagoniste, dei collettivi e dei centri sociali bolognesi. In testa lo striscione “Bologna Partigiana”. Circa 5000 le persone che hanno puntato verso il Paladozza, sede della kermesse leghista, con l'obiettivo di zittire i latrati d'odio salviniani.
Dopo un breve tratto percorso su via del Pratello, il corteo ha raggiunto il primo blocco poliziesco su via Riva di Reno. Le forze dell'ordine hanno difeso il ducetto padano, a cui era stata costruita intorno una “zona rossa” con grate e reparti celere, rispondendo con gli idranti ai lanci di razzi, fuochi d'artificio e pietre da parte del corteo.
Il fronteggiamento è durato circa mezz'ora, in seguito al quale il corteo si è diretto verso i viali, bloccando la circolazione al grido di “Bologna non si Lega” per poi terminare di nuovo in San Francesco.
Da segnalare come la piazza abbia respinto ogni strumentalizzazione rispetto alle prossime elezioni, ribadendo numerose volte l'ostilità anche alle politiche neoliberiste portate avanti dal Pd in regione di cui ben conoscono le conseguenze in primis occupanti di case e operai della logistica impiegati nel sistema di sfruttamento delle cooperative.
In piazza Maggiore più di diecimila persone hanno invece partecipato ad un flash mob in opposizione al comizio leghista. Obiettivo - raggiunto - era raggiungere un numero superiore a quello degli astanti alla performance di Salvini.
Quest'ultimo dal palco si è lanciato in un campionario delle solite sue bestialità, iniziando dagli attacchi alla sentenza Cucchi per finire con il solito attacco ai centri sociali. Sul palco tanti governatori regionali leghisti, tra cui anche Luca Zaia evidentemente non troppo interessato a quanto avviene in queste ore a Venezia. Ma il Paladozza, zeppo di militanti arrivati dalla Lombardia, non si è comunque riempito.
La realtà è che Bologna ha risposto in massa alla sua provocazione, ribadendo ancora una volta il carattere antifascista e antirazzista che la contraddistingue da sempre. Affermando che al di là di come andrà quella che si annuncia una partita elettorale decisiva per il futuro del governo, è pronta a rifiutare nelle piazze la barbarie leghista.
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Dove sono i Pirenei...
(Premessa nessuno discorso ne politico ne femminista, una semplice constatazione di vari punti di vista.) una lettura Geografica di un dei due poli di pensiero.
Studio della materia Geografia
La politica, competenze e ripassi...
In effetti, è necessaria una buona preparazione per fare politica, sapere quante sono le regioni, quante sono le varie realtà geologiche, più per una necessità di orientamento che altro.
Insomma, un minimo di nozione di logistica che va oltre l'essere "Brava" in alcuni posti , luoghi specifici.
Le donne si dice devono essere "Brave", per primo in Cucina, solito cuore pulsante di una casa. In questo caso parità dei sessi, Per fare politica può essere utile quando si fanno i "Rimpasti".
Inoltre devono essere "Brave" a fare la spesa, fondamentale la gestione del Budget della Casa, ovviamente in Politica può servire, sapere contare i voti ed firmare i bilanci.
Infine, anche in un altro ambito...
Dulcis in fondo, per alcuni vige l' essere "Brave" a letto, cioè di nuovo la geografia al servizio della politica.
In questo caso non trovo il nesso, anzi forse si nei vari partiti presi e lasciati, si tende a fare spesso Pace.
Le fiction sui politici portano sempre a Romanzare, la vita e gli arti e mestieri dei protagonisti.
Ed alcuni Signori, ancora oggi attribuiscono competenze, ovviamente presunte e soprattutto, quanto vere fossero, quanto rilevanti e quanto il metro di valutazione, se non il pulpito anziché la cattedra dell'oratore.
Evidentemente, la Storia non insegna quanto la Geografia...
Tuttavia asserire di una Politica (la Signora Nilde Lotti) , le varie doti in materia, rassentono più l' illazione.
Per fortuna o per sfortuna, non mi è giunta notizie di fenomeni maschili da Baracconi più che imperatori del materasso oggi in carica in Italia.
Ciò denota forse... Un semplice sessismo di bassa lega (nessuno riferimento politico in questo caso, si sa loro c'è l'hanno Duro... ").
Come sempre, a volte tacere sarebbe la risposta migliore.
Paese che vai, usanze che trovi.
@vefa321
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Rino Formica: «È l’ultima chiamata prima della guerra civile. Ora il Presidente parli»
L'intervista . L’ex ministro socialista: «Assistiamo alla decomposizione delle istituzioni, nel decreto sicurezza si accetta la fine del ruolo di Palazzo Chigi. I leader politici sono screditati. Solo un’autorità morale e politica può mobilitare la calma forza democratica dell’opinione pubblica. Lo strumento c’è, è il messaggio del Colle alle camere»
L'ex ministro socialista Rino Formica
L'ex ministro socialista Rino Formica
Daniela Preziosi
EDIZIONE DEL
08.08.2019
PUBBLICATO
7.8.2019, 23:55
«Quando si rompono gli equilibri istituzionali o c’è la soluzione democratica, o decide la forza. Se non ci sono soluzioni democratiche c’è la guerra civile». Con Rino Formica – classe 1927, socialista, più volte ministro, da più di mezzo secolo le sue definizioni della politica e dei politici sono sentenze affilate, arcinote e definitive – il viaggio per approdare all’oggi, un oggi drammatico, inizia da lontano. Con il Pietro Nenni «di quei dieci giorni lunghi quanto un secolo fra il 2 e il 12 giugno del ’46», racconta, «fra il referendum e la proclamazione della Repubblica c’è il tentativo del re di bloccare la proclamazione della Repubblica. Umberto resisteva al Quirinale. I tre grandi protagonisti, De Gasperi Togliatti e Nenni, presero la decisione di convocare il Consiglio dei Ministri e di dare i poteri di capo dello stato a De Gasperi, che era presidente del consiglio. De Gasperi andò al Quirinale sfrattò Umberto. In quei giorni noi, dalle federazioni del partito socialista, chiedemmo che fare. C’era il rischio reale che si bloccasse il processo democratico. Nenni appunto diramò la disposizione: quando si rompono gli equilibri istituzionali o c’è la soluzione democratica o la parola passa alla forza». Questa è la «questione», sostiene Formica.
Stiamo assistendo a una rottura istituzionale?
Questa rottura è antica, maturava già dagli anni 70, ma il tema viene strozzato. Il contesto internazionale è bloccato, un paese di frontiera come l’Italia deve fronteggiare equilibri interni ed internazionali. Nell’89 questo blocco salta, ma le classi dirigenti non affrontano il tema della desovranizzazione degli stati che diventavano affluenti dell’Europa unitaria. I grandi partiti entrano in crisi. Il Pci è in crisi logistica e di orientamento; il Psi perde la rendita di posizione; la Dc è alla fine della sua funzione storica.
Torniamo alla nostra crisi istituzionale.
Da allora abbiamo due documenti importanti. Il primo è del ’91, il messaggio alle camere di Cossiga che spiega che l’equilibro politico e sociale è superato. Poi, nel 2013, il discorso del secondo mandato di Napolitano. Due uomini diversi, con due approcci diversi, con coraggio pongono al parlamento il tema del perdurare della crisi. E i parlamentari, fino ad oggi, continuano a far finta che tutto va bene, che è solo un temporale, passerà. Oggi siamo alla decomposizione istituzionale del paese.
Quali sono i segnali della «decomposizione»?
Innanzitutto il governo: non c’è. Oggi ci sono tribù che occupano posizioni che una volta erano del governo. Il presidente del consiglio convoca le parti sociali, ma il giorno dopo le convoca il ministro degli interni. E i sindacati vanno. Quando il sindacato non ha un interlocutore istituzionale ma va da chi lo chiama si autodeclassa a corporazione: vado ovunque si discuta dei miei interessi. Allora: non c’è un governo, perché la sua attività è stata espunta; non ci sono i partiti né i sindacati. È la crisi dei corpi dello stato. Si assiste a un deperimento anche delle ultime sentinelle, l’informazione, la magistratura.
Sta dicendo che non c’è alternativa alla guerra civile?
C’è. Oggi siamo in condizione di mobilitare la calma forza democratica dell’opinione pubblica? Chi può animarla? I leader politici sono deboli o screditati. Serve l’autorità morale e politica che può creare un nuovo pathos nel paese. Uno strumento democratico c’è, sta nella Carta. È il messaggio del presidente della Repubblica alle camere. Nell’81 la camera pubblicò un volume sui messaggi dei presidenti. Nella prefazione il costituzionalista Paolo Ungari spiega che il messaggio alle camere ha una grande importanza. Il presidente ha due modi per dialogare con il parlamento. Il primo è quando interviene nel processo legislativo. Quando rinvia alle camere un disegno di legge per incostituzionalità. È vero che non ha il diritto di veto ma – dice Ungari – porta il dissenso dinanzi al parlamento e anche all’opinione pubblica, «un terzo e non silenzioso protagonista».
Dovrebbe succedere con il decreto sicurezza bis?
Leggo che Mattarella ha dubbi. Forse ha dubbi su di sé: le norme incostituzionali stavano già nel testo che ha firmato e inviato alle camere. Lì si accettava il superamento della funzione del presidente del consiglio: non c’è più, viene informato dal ministro degli interni. È la negazione della norma costituzionale. Ma è vero che se oggi lo rimandasse alle camere la maggioranza potrebbe ben dire: abbiamo votato quello che tu hai già firmato.
Allora cosa può fare?
La situazione di oggi è figlia dell’errore del 2018. Il presidente dà l’incarico esplorativo a Cottarelli e questo incarico viene sospeso dall’esterno da due signori che notificano al Quirinale di non procedere perché stanno stilando un «contratto» di cui indicano l’arbitro, il presidente del consiglio. È il declassamento dall’accordo politico a contratto di natura civilistica, uno stravolgimento costituzionale. L’accordo di governo è altra cosa: stabilisce una cornice politica generale. L’errore è dei contraenti, ma chi lo ha avallato poteva fare diversamente? Se il presidente del consiglio è arbitro si accetta il fatto che la crisi istituzionale si supera attraverso una extrademocrazia aperta a tutti i venti.
Un punto di non ritorno?
Il problema ora è mettere uno stop. Il presidente della Repubblica dovrebbe fare un messaggio sullo stato di salute delle istituzioni. Il presidente del consiglio non c’è più, il governo neanche, la funzione della maggioranza è mutata fra decretazione e voto di fiducia. Ormai, di fatto, una camera discute, l’altra solo vota. Si sta consumando un mutamento dell’equilibrio istituzionale. Il presidente ci deve dire se questa Costituzione è diventata impraticabile.
Intanto il Viminale allarga i suoi poteri.
Salvini crea una novità nel nostro tessuto democratico. All’interno di un sistema di sicurezza crea una fazione istituzionale di partito: spezza un corpo dello stato in fazioni politiche. Il rischio è che nasca una polizia salviniana. Che avrebbe come conseguenza la nascita della Rosa bianca, come sotto Hitler. E non solo. Ormai Salvini fa in continuazione dichiarazioni di politica estera che si pongono al di fuori dei trattati a cui aderisce l’Italia.
Mattarella ha gli strumenti per fermarlo?
Mattarella viene da una educazione morotea, quella della inclusione di tutte le forze che emergono, anche le più incompatibili. Ma ne dà un’interpretazione scolastica. Moro spiega la sua visione nell’ultimo discorso ai gruppi parlamentari Dc, prima del sequestro. Convince i suoi all’inclusione del Pci nel governo ma, aggiunge, se dovessimo accorgerci che fra gli inclusi e gli includenti c’è conflitto sul terreno dei valori, noi passeremo all’opposizione. L’inclusione insomma non può prescindere dai valori. Altrimenti porta alla distruzione dei valori anche di quelli che li hanno. Infatti il contratto non è un’intesa fra i valori ma tra gli interessi.
Insomma questo governo è un cavallo di troia nelle istituzioni?
È la mela marcia che infetta il cesto.
Mattarella può ancora intervenire?
Non c’è tempo da perdere, deve rivolgersi al parlamento. L’opinione pubblica deve essere rimotivata, deve sapere che ha una guida morale, politica e istituzionale. Si sta creando il clima degli anni 30 intorno a Mussolini.
I consensi di Salvini crescono, l’opinione pubblica ormai si forma al Papeete beach.
Ma no, Salvini cresce perché non c’è un’alternativa. Un messaggio del presidente darebbe forza a quelle tendenze maggioritarie nell’Ue che hanno bisogno di sapere se in Italia c’è qualcuno che denuncia il deperimento democratico. Anche perché, non dimentichiamolo, l’Unione ha l’arma della procedura di infrazione per deperimento democratico, già usata per la Polonia.
In questo suo ragionamento l’opposizione non ha ruolo?
Il paese è stanco, il Pd non è in condizioni di rimotivarlo. Nessuno ne ha la forza. La stampa è sotto attacco, si difende, ma per quanto ancora? Hanno aggredito Radio radicale, i giornali, dal manifesto all’Avvenire, intimidiscono anche la stampa più robusta. Solo una forte drammatizzazione istituzionale può riuscire. All’incontro con i cronisti parlamentari Mattarella ha fatto un discorso importante. Ecco, tutti insieme dovrebbero chiedergli di ripeterlo ma in forma di messaggio alle camere. Per dare un rilievo ufficiale agli attacchi alla libera stampa. La signora Van der Leyen non potrebbe non intervenire.
Anche perché resta il dubbio che la Lega sia strumento della Russia contro l’Ue.
I rapporti fra Salvini e la Russia di Putin sono servili. La Russia ha un forte interesse a un’Italia destabilizzata per destabilizzare l’Europa. Il disegno non è di Salvini, lui è solo un servo assatanato di potere.
Ministro, con Salvini sono tornate le ballerine, stavolta in spiaggia?
Quando parlai di «nani e ballerine» intendevo che non si allarga alla società civile mettendo in un organo politico i professionisti del balletto. Qui siamo alla versione pezzente del Rubigate. Quello di Berlusconi era un populismo di transizione ma non si può negare che intercettasse sentimenti popolari. Salvini invece eccita i risentimenti plebei.
Chiede al Colle di agire un conflitto inedito nella storia repubblicana?
Ma se questa situazione va avanti, fra due anni Salvini si eleggerà il suo presidente della Repubblica, la sua Consulta, il suo Csm e il suo governo. Siamo al limite. Lo dico con Nenni: siamo all’ultima chiamata prima della guerra civile nazionalsovranista.
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«Prende quota la mediazione sulla Tav. Aumenta cioè la possibilità di realizzare solo il tunnel di base al confine tra Italia e Francia, senza completare la nuova linea sul versante italiano ma limitandosi ad ammodernare quella esistente. Non si tratta solo del possibile punto di incontro tra la posizione della Lega, favorevole al progetto, e il Movimento 5 Stelle, contrario. Ma anche di uno scenario preso in considerazione nell’analisi costi—benefici, lo studio realizzato dalla commissione guidata dal professor Marco Ponti e consegnato al ministero delle Infrastrutture. L’analisi stima un risparmio di 1,7 miliardi di euro.
https://www.corriere.it/politica/19_gennaio_15/tav-mediazione-tunnel-prevista-anche-nell-analisi-costibenefici-194e2f9c-18f6-11e9-890c-6459c9cbcb3c.shtml
Si sapeva da MESI che quello sarebbe stato il punto di caduta. Anche perché il tunnel di base è 3/4 o più in territorio francese.
Se va davvero così come ci si augura e si sapeva:
a) auguri ai Valsusini che perdono la megastazione di Susa con annessi e connessi e a quelli nei paesoni alle porte di Torino che con “l’adeguamento” che non si può fare per mancanza di spazi, si ritroveranno i treni AV/AC a sfrecciare sotto i balconi di casa, intasando in più le linee dei pendolari;
b) niente scalo merci a Orbassano, la cosa accorcia alla grande la tratta da Milano, auguri vivissimi alla logistica torinese,
c) massima comprensione per i 5S che dovranno trovare la narrativa giusta per raccontarlo ai Notav in Valle e a Torino :D
(nota di costume per i “duriepuri” de’noantri, i no-al-sovranismo ma quello francotetesco va benissimo, i viva-le-infrastrutture ma solo quando non sono al governo: riuscirete mai a capire ed accettare IL REALISMO che l’unica VERA OPPOSIZIONE a questo governo, quella che riesce a trovare i compromessi attivi e fattivi, oggi è quella INTERNA al Governo stesso?)
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Fonte: Il Manifesto (Italia)
“ L’8 agosto ha fatto scalo nel porto di Livorno la Liberty Passion (Passione per la Libertà) e il 2 settembre la Liberty Promise (Promessa di Libertà), che saranno seguite il 9 ottobre dalla Liberty Pride (Orgoglio di Libertà). Le tre navi ritorneranno quindi a Livorno, in successione, il 10 novembre, il 15 dicembre e il 12 gennaio.Sono enormi navi Ro/Ro, lunghe 200 metri e con 12 ponti, capaci ciascuna di trasportare 6500 automobili. Non trasportano però automobili, ma carrarmati. Fanno parte di una flotta statunitense di 63 navi appartenenti a compagnie private che, per conto del Pentagono, trasportano in continuazione armi in un circuito mondiale tra i porti statunitensi, mediterranei, mediorientali e asiatici.Il principale scalo mediterraneo è Livorno, perché il suo porto è collegato alla limitrofa base statunitense di Camp Darby. Quale sia l’importanza della base lo ha ricordato il colonnello Erik Berdy, comandante della guarnigione in Italia dello Us Army, in una recente visita al quotidiano «La Nazione» di Firenze.La base logistica, situata tra Pisa e Livorno, costituisce il più grande arsenale Usa fuori dalla madrepatria. Il colonnello non ha specificato quale sia il contenuto dei 125 bunker di Camp Darby. Esso può essere stimato in oltre un milione di proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, cui si aggiungono migliaia di carrarmati, veicoli e altri materiali militari. Non si può escludere che nella base vi siano state, vi siano o possano esservi in futuro anche bombe nucleari.Camp Darby — ha sottolineato il colonnello — svolge un ruolo chiave, rifornendo le forze terrestri e aree statunitensi in tempi molto più brevi di quanto occorrerebbe se venissero rifornite direttamente dagli Usa. La base ha fornito la maggior parte delle armi per le guerre contro l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia e l’Afghanistan. Dal marzo 2017, con le grandi navi che mensilmente fanno scalo a Livorno, le armi di Camp Darby vengono trasportate in continuazione nei porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia Saudita e altri scali mediorientali per essere usate dalle forze statunitesi e alleate nelle guerre in Siria, Iraq e Yemen.Nel suo viaggio inaugurale la Liberty Passion ha sbarcato ad Aqaba, nell’aprile 2017, 250 veicoli militari e altri materiali. Tra le armi che ogni mese vengono trasportate via mare da Camp Darby a Gedda, vi sono certamente anche bombe Usa per aereo che l’aviazione saudita impiega (come risulta da prove fotografiche) per fare strage di civili nello Yemen. Vi sono inoltre seri indizi che, nel collegamento mensile tra Livorno e Gedda, le grandi navi trasportino anche bombe per aereo fornite dalla Rwm Italia di Domusnovas (Sardegna) all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen.In seguito all’accresciuto transito di armi da Camp Darby, non basta più il collegamento via canale e via strada della base col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. È stata quindi decisa una massiccia riorganizzazione delle infrastrutture (confermata dal colonnello Berdy), comprendente una nuova ferrovia. Il piano comporta l’abbattimento di 1000 alberi in un’area protetta, ma è già stato approvato dalle autorità italiane. Tutto questo non basta.Il presidente del Consiglio regionale toscano Giani (Pd), ricevendo il colonnello Berdy, si è impegnato a promuovere «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante». Posizione sostanzialmente condivisa dal sindaco di Pisa Conti (Lega) e da quello di Livorno Nogarin (M5S). Quest’ultimo, ricevendo il colonnello Berdy e poi l’ambasciatore Usa Eisenberg, ha issato sul Comune la bandiera a stelle e strisce. ”
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‘Lisondria Fest’: Sabato 23 Novembre San Michele Ospita la Seconda Edizione della Festa della Lega di Alessandria
Un Convegno sulla Logistica e una Cena Conviviale tra Politica e Tradizione
Un Convegno sulla Logistica e una Cena Conviviale tra Politica e Tradizione Sabato 23 novembre, presso il Circolo ACLI di via Remotti a San Michele (AL), si terrà la seconda edizione di ‘Lisondria Fest’, l’evento organizzato dalla Lega di Alessandria, che unirà discussioni politiche e convivialità. Dopo il successo della prima edizione, la sezione cittadina del Carroccio, in collaborazione con…
#Alessandria#Alessandria today#Alessandro Rolando#Alessandro Rolando dichiarazioni#Carroccio#Circolo ACLI#confronto politico#convegni Alessandria#Cucina Piemontese#cultura territoriale#dibattito politico#economia locale#Edoardo Rixi#Enrico Bussalino#Eventi Locali#eventi politici#eventi sociali#festa Lega Alessandria#Google News#Incontro pubblico#innovazione logistica#italianewsmedia.com#Lega Alessandria#Lega Salvini Piemonte#Lisondria Fest#logistica e sviluppo#Logistica Piemonte#Marco Protopapa#Pier Carlo Lava#politica e tradizione
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Guerrieri (AdSP): "La logistica deve tornare a generare ricchezza"
Guerrieri (AdSP): “La logistica deve tornare a generare ricchezza”
Livorno, 16 luglio 2021 – Palazzo del Portuale, l’intervento di Luciano Guerrieri al convegno organizzato da Lega Coop: «Ripartire dai porti e dal lavoro» «Non siamo ancora completamente usciti dalla crisi pandemica. Si tratta di una crisi, economica ma non solo, i cui effetti negativi perdurano tutt’ora». Parte da qui, da una semplice constatazione di fatto, il presidente dell’AdSP di Livorno,…
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Modena, via libera all'ampliamento dell'azienda Sir - Robotics
Modena, via libera all'ampliamento dell'azienda Sir - Robotics. L’azienda Sir – Robotics cresce e amplia la propria sede di strada Canaletto centro realizzando una nuova palazzina uffici annessa all’edificio produttivo esistente e riqualificando la palazzina uffici esistente. Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 29 dicembre, ha infatti approvato la delibera che dà il via libera al permesso di costruire presentato dalla società Immobiliare Pace spa per la realizzazione dell’intervento, in deroga per densità edilizia e altezza agli strumenti urbanistici comunali sulla base dello strumento d’indirizzi sblocca Modena. Si sono espressi a favore Europa Verde-Verdi, Gruppo indipendente per Modena, Pd, Lega Modena, Alternativa popolare, Forza Italia, Modena civica, Fratelli d’Italia e Sinistra per Modena, astenuto M5s. “Il crescente sviluppo produttivo e commerciale della società Sir – Robotics, azienda altamente specializzata attiva nella robotica e nell’automazione in forte crescita e sviluppo – ha spiegato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli presentando la delibera – impone alla società Immobiliare Pace, proprietaria dell’immobile, di aumentare le superfici a uso ufficio-servizi. L’ampliamento promuoverà la creazione di nuovi posti di lavoro e consentirà alla società di continuare a svolgere la propria attività in loco senza cercare soluzioni alternative fuori dal Comune di Modena, inoltre la ristrutturazione prevede anche interventi di riqualificazione energetica e sismica dell’edificio esistente, quindi, a tutti gli effetti soddisfa le esigenze di pubblico interesse”. L’ampliamento in programma è pari a poco più di 3 mila metri quadrati, di cui circa 1.800 già previsti dagli strumenti urbanistici. La deroga rispetto alla capacità edificatoria riguarda quindi una superficie pari a 1.180 metri quadrati e una altezza oltre al previsto di sette metri. Quest’ultimo aspetto consentirà di mantenere un maggior distanziamento dai confini e un minor consumo di suolo, un’ottimizzazione della viabilità e della logistica del lotto e dell’accessibilità dalla strada in quota, oltre che una maggiore area verde a disposizione per piantumazioni, con una superficie di aree permeabili pari a 1.500 metri quadrati, superiore al minimo richiesto. L’intervento prevede, infatti, anche la realizzazione di posti auto privati lungo le aree perimetrali dell’edificio, con attenzione ai posteggi per categorie speciali di utenti, da collocare in posizione privilegiata rispetto agli accessi, con percorsi sicuri per i pedoni sia all’esterno che all’interno dell’edificio. Verranno inoltre collocati elementi di ricarica per auto elettriche e individuati spazi per la sosta di biciclette con l’obiettivo di incentivare la mobilità sostenibile. Sono stati previsti spazi verdi maggiori rispetto al parametro minimo (10 per cento della superficie fondiaria), verranno piantumate essenze arboree ad alto fusto e arbusti, per qualificare gli spazi esterni all’immobile e mitigarne l’aspetto, inoltre le coperture piane saranno realizzate con tetto verde in modo da rallentare il deflusso dell’acqua in occasione di eventi meteorologici. Sono infine previsti interventi di riqualificazione energetica, tra cui la sostituzione dei serramenti, l’installazione di un impianto fotovoltaico e l’adozione, nel nuovo corpo uffici, di facciate con lamelle frangisole per ridurre la radiazione solare. A cura dell’azienda sarà infine la realizzazione di un nuovo tratto pedonale di 70 metri lineari adiacente a via delle Nazioni, oltre a un nuovo attraversamento sulla strada, di raccordo tra i percorsi già esistenti. Giovanni Bertoldi (Lega Modena), motivando il voto in favore della delibera, ha sottolineato la validità del progetto che riguarda "un'azienda in forte espansione, di quelle che abbiamo bisogno di sostenere perché contribuiranno all'occupazione". Il consigliere si è anche soffermato sugli aspetti normativi del progetto: "Abbiamo constatato che è tutto ok anche sotto il profilo urbanistico, in continuità con le attuali norme in corso di perfezionamento con il Pug". Diego Lenzini (Pd) ha manifestato il proprio apprezzamento per il passaggio a una seconda versione del progetto: "Secondo l'ottica del beneficio pubblico porta a migliorare l'area circostante e, complessivamente, tutta l'area industriale".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Mediterraneo bussola d’Europa
IL RUOLO DELL’ITALIA e DEL MEZZOGIORNO
Premessa
Dicono dal Nord Africa, Algeria e Tunisia in primis, che nel Mediterraneo ci sono tutti: dunque un accordo credibile per stabilizzare l’area a partire dalla Libia, può essere solo una proposta formulata dall’insieme degli attori libici, a sua volta strumento per rivitalizzare il multilateralismo.
A ben guardare è la stessa tesi del Consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza nazionale O’Brien, quando pochi giorni fa ha espresso solidarietà alla Francia che chiedeva l’intervento USA dopo l’incidente accorso ad una sua nave della missione Nato “Sea Guardian”; è la stessa riscontrabile negli sforzi profusi dalla Russia per accelerare sulla nomina del responsabile Onu in Libia; è la stessa evidente nella generosa diplomazia USA-URSS portata avanti dal Segretario di Stato americano Mike Pompeo e dallo stesso Presidente Trump nei mesi antecedenti l’arretramento delle forze haftariane da Tripoli, uno sforzo, quello statunitense, speculare all’invito russo rivolto all’Europa perché ci si accordasse sul nominativo per la Libia in sede Onu.
Insomma ciascuno ha fatto la sua parte, in quei mesi, pur senza reali passi avanti, perché a disattendere le aspettative è stata proprio l’Europa, Italia compresa, suo malgrado (gli sforzi sono stati numerosi e costanti forse poco “orizzontali”).
Vediamo le ragioni
Personalmente mi trovo d’accordo sulla tesi secondo cui occorra partire da un accordo tra libici che, a sua volta, ne promuova uno più ampio multilaterale: tendere a questo obbiettivo a mio avviso conviene alla Nato, ai Paesi che non vi aderiscono e ai libici, dunque a tutti i popoli dell’Africa e del Medio Oriente.
Perché conviene a tutti? Un metodo simile non mina la presenza dell’uno o dell’altro Paese sull’area, anzi il rafforzamento dell’autodeterminazione del popolo libico moltiplica le potenzialità commerciali oltre a sviluppare un più variegato insediamento economico.
Il ruolo dunque dell’Europa e dell’Italia, a mio avviso, deve essere indirizzato a favorire un accordo tra libici alla stregua di quanto fece Marco Minniti Ministro (stiamo al metodo per il momento, poi passiamo al merito): egli infatti è stato l’unico ad avere promosso un terreno che ha alimentato la convergenza tra i libici, consentendo al contempo, primo fra i politici, l’ingresso dell’opinione pubblica internazionale entro i confini della Libia... Quello stesso mondo che oggi denuncia più facilmente le tragedie dei migranti, si indigna e si organizza per chiedere un merito più avanzato per la salvaguardia della dignità della persona… (Grazie Marco, il tuo riformismo della persona si vede nei risultati che ottieni alle condizioni date e per questo tutti ti siamo grati, perché sei un esempio a cui tendiamo semplicemente osservando gli effetti della tua azione politico-diplomatica, rispettoso del ruolo di tutti, delle prerogative della diplomazia e dei principi di sicurezza sviluppo e coesione sociale).
E’ vero, traghettare è più semplice di attuare lo slogan CEI “liberi di restare, liberi di partire”, ho aggiunto “liberi di tornare” ma occorre iniziare a cambiare tutti mentalità: la libertà di scelta della persona senza danni sugli altri è un principio democratico affascinante.
Devo dire che ancora oggi fatico a comprendere le ragioni per cui troppo frettolosamente si sia espresso un parere contrario all’Algeria quale Paese deputato ad indicare la persona per ricoprire la carica di Responsabile ONU per la Libia: ancora oggi mi è parso un errore e spero che gli amici americani si ravvedano.
L’Algeria ha ben diretto in questi anni la Business Med, la Confederazione delle “Confindustria” del Mediterraneo allargando lo spettro delle possibilità di investimento in Africa, incentivando progetti dedicati alla coesione e alla promozione sociale, tessendo relazioni istituzionali a tutti i livelli; facce di un’unica medaglia: modernizzazione dell’Africa senza nulla togliere al percorso intrapreso dalle leadership imprenditoriali dei singoli Paesi africani aderenti.
Personalmente lo ritengo uno sforzo molto concreto: esattamente quello di cui tutti abbiamo bisogno e che andrebbe valorizzato dal punto di vista del rafforzamento di classi dirigenti.
L’Europa e l’Italia, dunque, avrebbero forse dovuto rileggere più in profondità le potenzialità aperte dall’intervista di Minniti circa la necessità di un sistema sanitario equivalente nell’area del Meseuro, parole strettamente connesse alla composizione stessa della task force creata dalla Presidente Ursula Von der Leyen in pieno lockdown pandemico.
Forse era già possibile, ed ora auspicabile, una missione Irini che assuma regole di ingaggio più ampie, capaci di attuare indirizzi politici quali sicurezza, sviluppo e coesione sociale… non solo sicurezza dunque, obiettivo velleitario quello di bloccare l’arrivo di armi senza investimento di fiducia sull’insieme degli attori libici, né merci di scambio per rafforzare l’efficacia della diplomazia economica.
E’ difficile comprendere come si possa persistere nel tenere fuori Malta e il Portogallo (indipendentemente dal fatto che quest’ultimo sia un Paese fondatore della Nato) senza valorizzarli nello scacchiere diplomatico europeo, a maggior ragione dopo le dimissioni del Presidente dell’Eurogruppo.
E’ plausibile che la diplomazia europea possa apparire poco credibile da queste poche considerazioni, quantunque le recenti nomine del Commissario Borrell paiano tendere a ricercare quelle competenze di concretezza progettuale che sino ad oggi hanno mostrato in Africa solo Business Med, Assafrica, IFMA America e Cina per un verso, una pletora di imprenditori da ogni dove per l’altro.
Quasi dimenticavo, un segnale positivo è rappresentato dal recente annuncio di partnership Emirati Arabi Uniti – Israele proprio sul sistema sanitario equivalente.Che cosa lega la diplomazia nel mediterraneo a quella in Europa?
Il futuro dell’intera area.
Il Mediterraneo, l’Africa, il Medio Oriente stesso con le istituzioni degli Stati membri, anche in forma aggregata, rappresentano il terreno più fertile per incrementare crescita sostenibile: è compito dei popoli che vi abitano progettare, realizzare partnership alla pari, far fiorire impresa e lavoro, ambiente e cultura. Noi possiamo proporci, mostrare know how e risorse economiche da trasferire, affiancare laddove richiesto un percorso.
Il principio base resta la sinergia pubblico privato: NON la sostituzione del pubblico al privato.
Per questo mi preoccupa l’orientamento assunto su Autostrade, se esso non preveda una più ampia strategia riguardante Piattaforma Logistica Nazionale che appunto tenga fermo il ruolo del pubblico sinergico a quello del privato che non va assolutamente svilito, anzi rilanciato.
Per questo non mi capacito come nessuno abbia assunto dalla redazione economica de Il Fatto Quotidiano gli elementi necessari per stimolare il privato su Ilva ad alleanze e partneship affiancando la nostra diplomazia economica, perché il mercato euro mediterraneo si rafforzi nell’interesse generale.
Per questo auspico che Alitalia e Lufthansa sostenute integralmente dal pubblico si guardino finalmente faccia a faccia consentendo ai cittadini europei di ammortizzare il prima possibile il risanamento di cui si sono resi protagonisti.
Allo stesso modo vale il discorso tra operatori pubblici e privati della gestione immobiliare: solo tramite un’alleanza pubblico privato ci si può proporre in Africa senza pasticci del passato.
Austria e Olanda forse appaiono scontrosi, tuttavia sono i Paesi che hanno fatto i fatti meglio di altri in questi mesi (molti hanno faticato a comprenderli forse per mancanza di profondità… interlocuzioni solo sui livelli alti, senza la curiosità di comprendere realmente chi si ha di fronte, quali azioni compia mentre ci parla)
Noi manteniamo l’ottimo De Scalzi e gli inossidabili Ferrari, Passera, Stefano Boeri e Alessandro Profumo, una rete di Ambasciatori stimata tanto quanto le forze di Difesa e Sicurezza (o coordinamento interforze), i Prefetti e l’insieme della PA italiana.
Tornando all’Austria, per esempio, ha indirizzato uno sforzo economico fattivo verso la Grecia “metodologicamente” molto interessante oltre a configurarsi come il mediatore sulle riconversioni green nella relazione transalpina come in quella euro parlamentare… Peccato non aver colto il terreno avanzato che ci è stato offerto sia sul piano economico quanto su quello economico (ad eccezion fatta di Vincenzo Boccia già Presidente Confindustria che non solo lo colse, ma lo percorse arandolo e coltivandolo per il futuro prossimo).
Quanto all’Olanda, non sono poche le disponibilità di investimento privato giunte in terra Ligure, per esempio, secondo una naturale quanto tradizionale relazione economico commerciale facilitata dal Medef (sempre ai tempi di Vincenzo Boccia) e da Mediaset. Proposte a tutt’oggi valide se, in assenza di Connext l’evento di partenariato internazionale voluto dallo stesso Boccia, trovassimo le forme perché il privato ligure si mescoli agli olandesi nel rispetto dei documenti di inquadramento macro regionali.
Conclusioni
Se il Mediterraneo, l’Africa, il Medio Oriente stesso con le istituzioni degli Stati membri, anche in forma aggregata, rappresentano il terreno più fertile per incrementare crescita sostenibile, il mezzogiorno italiano è il ponte armonico, naturale, bello che consente di unire il primo con i terreni sostenibili di tutta Europa.
Per questo ha senso l’alleanza Città – Imprese dichiarata a suo tempo dal Sindaco di Milano e da Vincenzo Boccia, per questo il cambio di ruolo del leader salernitano aiuta il dispiegarsi del progetto ( l’Università LUISS ha una cultura delle relazioni internazionali aderente a quella del suo Presidente): far fiorire progetti di rigenerazione urbana attraverso “contratti di reciprocità” tra Sindaci e i sistemi socio economici culturali locali, è il metodo per stimolare gli investimenti privati dormienti nel mondo.
Per questo valorizzare il sud è nell’interesse degli imprenditori del nord.
Sono oltre 10 i progetti avviati in altrettante realtà, un metodo che la diplomazia francese come quella svizzera per esempio hanno apprezzato chiedendo di farlo fruttare dentro la rete delle global cities attivata da diversi enti, istituzioni, centri culturali.
Certo è un lavoro che deve accompagnarsi al progetto di comunicazione strategica della Farnesina, a quello sulle aree interne del Ministro Provenzano e che soprattutto può rendere più forte il Premier Conte favorendo il suo pragmatismo.
Soprattutto è un lavoro che abbisogna dell’impegno su scala internazionale di personalità di rilievo, chissà forse la moglie di Mr Draghi potrà prendersi a cuore la causa intercedendo presso di lui, altre potranno fare ugualmente… lo so che cosa state per dire, lasciatemi sperare ecco!
P.S Grazie alla California su Napoli
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Ci sono molti piani in gioco nell'ennesima operazione di infotainment di Salvini al Pilastro ieri; un template virale e perfettamente consumabile da notiziari, talk show e pagine satiriche, che va ad incidere dentro (ma anche oltre) una campagna elettorale emiliano-romagnola da tempo deragliata fuori dai binari regionali.
Il primo è che nella progressione strisciante delle destre ieri a Bologna i citofoni dei cittadini di origine straniera erano additati e ripresi pressoché impunemente dai consiglieri di FdI e FI Bignami e Lisei; oggi vengono suonati a scopo propagandistico ed intimidatorio; e domani chissà - anche si potrebbe dire che il PD a suo tempo i citofoni li abbia bypassati completamente, con l'avallo ai numerosi sfratti e sgomberi manu militari ai danni di persone in difficoltà ed occupazioni abitative susseguitisi negli ultimi anni sotto le due torri.
Il secondo è che quando la credibilità e le frecce all'arco mediatico del capitone scarseggiano (con la grottesca farsa del voto sul suo ruolo nel sequestro delle persone a bordo della nave Gregoretti, avallato dalla seconda carica dello Stato o la scena muta davanti ad accuse documentate di assenteismo istituzionale) non manca la capacità dei suoi alleati e subalterni più o meno espliciti di fare gioco di squadra in tempo reale, con buona pace della "politica personale". Spin doctor, polizia e giornalisti hanno lavorato assieme per confezionare e fiancheggiare il raid al Pilastro, una plastica rappresentazione di comprimari e tirapiedi del potere leghista. Basti pensare alla scorta estiva riservata agli ozi acquatici del capitone, o all'egemonia salviniana su vecchi e nuovi media - non solo in questa campagna elettorale ma da almeno cinque anni - dopo aver avuto la strada spianata dall'orgia volterriana del renzismo e dalla tv spazzatura berlusconiana, securitaria e sensazionalista.
Del resto bastava sintonizzarsi ieri sera sulle trasmissioni di idoli liberali come Floris e Berlinguer per scoprire anche il numero di peli del gatto del circolo anziani di Bibbiano od assistere (come è cronico e naturale che sia) all'ennesima scomparsa dei "fatti" e dei "programmi" a cui alludeva qualche malcapitata sardina nelle consumate bagarre e retoriche agite dagli opinionisti di destra e dai conduttori stessi: con buona pace dei "contestandolo gli fate solo pubblicità" (proprio a Bologna è avvenuto negli anni l'esatto contrario per le sgradite incursioni delle destre).
Il terzo piano è stato quello del ricorso al format Mediaset delle inchieste "scomode" delle Iene e dei Brumotti, un ben collaudato e gratuito stigma ed attacco ai soggetti poveri e marginali. Soprattutto, un format ben impresso nell'inconscio di quel segmento anagrafico di popolazione che finora si è preso la pena di andare a depositare la scheda elettorale nell'urna - a dispetto della performance, penosa ed imbarazzante nella sua atrocità, del protagonista.
Ma gli influencer liberali giocano in difesa e assumono la "verità" dell'azione di Salvini, tenendo a dire (o meglio, a giustificare) che la persona da lui molestata "non fosse uno spacciatore". Ora, premesso che il soggetto in questione sia in realtà un corriere di BRT - ovvero di parte di quel proletariato della logistica a lungo oppresso in Emilia dai padroni delle coop "rosse" come Poletti (do you remember?) e da crumiri e leghisti di provincia come Fabbri - appellarsi alla questione morale non sembra abbia contribuito negli anni a rovesciare gli Andreotti o i Craxi all'apice del loro potere, a far cadere i governi berlusconiani infarciti di magnaccia e corrotti o ad abbattere i consensi di Lega e FdI sull'onda dell'indignazione per il malcostume delle famiglie "speciali" dei loro leader. E non si capisce perché questa strategia debba avere successo ora.
La realtà è quella di una vistosa sudditanza politica e ideologica di tanti oppositori delle destre a queste ultime: basti pensare alle liste di Bonaccini dove, in buona continuità con il "partito della nazione" renziano (durante il cui mandato lo stesso governatore è stato eletto nel 2014), trovano ospitalità personaggi come Fagioli, Pasquali, Cazzola; o all'istituzionalizzazione dei Decreti Sicurezza, in barba a tanti proclami dentro e fuori dal Parlamento e ai precisi messaggi di piazze come quella di Prato. E che non si risolverà con il voto di domenica, né con una vuota risata per l'ennesimo, divertente, meme - ma uscendo dalla passività e dall'accettazione di (che sconfina nell'adesione ad) un sistema che ha meno briciole da offrire, che bisogno dei pogrom di Salvini per legittimarsi.
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Guarda, effettivamente il dietrofront delle squadre inglesi circa la Super Lega lascia un po' perplessi visto come erano partiti, tuttavia la Super League pare una cosa di cui avevano bisogno più di tutti Juve e Real Madrid. Le altre squadre un po' meno.
Tra queste va detto che il Paris Saint Germain è quella che non ha mai voluto aderire a quel progetto e mi chiedo se il rifiuto degli sceicchi che possiedono il club parigino non abbia in qualche modo influenzato i proprietari del Manchester City.
Certo qualcosa il governo inglese deve aver promesso ai suoi club d'accordo con la UEFA, ne sono convinto.
Tuttavia il mancato spostamento della sede delle partite dell'Europeo potrebbe essere solo una questione monetaria e logistica, a mio parere.
Per dire: spostare la sede della finale da Londra a Roma non è detto sia così semplice come in apparenza potrebbe sembrare visto che nella capitale italiana hanno già smantellato tutto dopo le partite disputate qui.
Ma forse mi sbaglio.
*Allerta complottismo*
Ma può essere che l’ostinato rifiuto dell’UEFA a cambiare la sede di semifinali e finale degli Europei di calcio, nonostante il rischio oggettivo che c’è in Inghilterra riguardo la variante Delta del coronavirus, sia una parte dello scambio di favori con la Federazione, per ricompensare quelle squadre -tutto il blocco inglese, per l’appunto- che si ritirarono immediatamente dal progetto della Super League?
Mi sento un po’ complottista, perché magari è solo una coincidenza. In fondo può essere esclusivamente una questione di vil denaro. Che, come ormai è risaputo, è molto più importante dei valori dello sport e della vita stessa.
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