#attività politica Alessandria
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Grande successo per la seconda edizione di 'Lisondria Fest': logistica e sviluppo al centro del dibattito
Oltre 200 partecipanti per la Festa della Lega di Alessandria: un evento dedicato al futuro del territorio
Oltre 200 partecipanti per la Festa della Lega di Alessandria: un evento dedicato al futuro del territorio Sabato pomeriggio e sera, il Salone del Circolo ACLI di San Michele ad Alessandria ha ospitato la seconda edizione di ‘Lisondria Fest’, la Festa della Lega di Alessandria, che ha registrato una grande partecipazione e offerto contenuti di notevole importanza. L’evento, focalizzato sul tema…
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Voghera, serie di furti in abitazione e truffe a danno di anziani: 6 arresti nel campo nomadi di Verolengo
Piemonte, serie di furti in abitazione e truffe a danno di anziani: 6 arresti nel campo nomadi di Verolengo. Nelle prime ore di lunedì 13 maggio, i militari della Compagnia Carabinieri di Voghera, con l’ausilio del personale dei Comandi Provinciali di Pavia, Torino e Vercelli, nonché delle unità cinofile di Volpiano, hanno tratto in arresto 6 individui ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerose rapine, furti in abitazione e truffe commessi negli ultimi mesi nelle province di Pavia, Alessandria e Vercelli. L’operazione è iniziata all’alba, quando i militari hanno fatto irruzione nei campi nomadi di Verolengo, Vercelli, Mantova e Castelnuovo Magra (SP) facendo scattare le manette per i componenti della banda. L’attività investigativa condotta dall’Aliquota Operativa del NORM della Compagnia di Voghera, iniziata nel mese di aprile 2023, scaturisce da una serie di furti in abitazione, rapine e truffe attuate specialmente in danno di anziani e commesse da soggetti che utilizzavano un’autovettura Volkswagen Golf GTI di colore nero e con targhe fittizie, ovvero clonate da altri veicoli della stessa marca e modello. La successiva scrupolosa analisi, effettuata mediante i dati estrapolati dai lettori targhe installati nella Provincia di Pavia, ha permesso di individuare un’autovettura Volkswagen Golf GTI, con caratteristiche identiche a quella utilizzata dai malfattori, ma intestata ad una donna domiciliata in un campo nomadi nel Comune di Verolengo (TO), risultata essere convivente di un soggetto gravato da numerosi pregiudizi penali proprio per furti in abitazione e truffa in danno di persone anziane. Grazie ai servizi di osservazione controllo e pedinamento i militari sono riusciti a dimostrare l’utilizzo dell’autovettura con targhe fittizie da parte di quattro soggetti di sesso maschile, tre dei quali residenti nel campo di Verolengo e uno in quello di Vercelli. L’indagine ha sinora consentito di attribuire al sodalizio 10 furti in abitazione, 2 rapine (commesse a Dorno il 4 dicembre 2023 e una a Frassineto Po il 15 gennaio 2024 e 2 truffe (commesse una a Voghera e una a Cervesina con la tecnica dei falsi impiegati delle società di erogazione del gas). La banda, oltre all’autovettura Golf GTI, aveva la disponibilità di un’autovettura Mini Cooper “S” di colore nero usata per commettere gli stessi reati. Inoltre, i Carabinieri del Nucleo Operativo di Voghera sono riusciti ad appurare che, all’interno del campo, oltre alla batteria dei quattro soggetti, ve n’era una seconda composta da tre soggetti di sesso maschile che aveva in uso un’altra autovettura Volkswagen Golf GTI di colore nero e che si rendeva responsabile di furti in abitazioni commessi nella provincia di Vercelli con analoghe modalità. L’attività di indagine è stata condotta nell’ambito del Procedimento Penale n. 2621/2024 mod. 21 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, coordinata dal Procuratore Capo dott. Fabio Napoleone e diretta dal Sostituto Procuratore dott. Andrea Zanoncelli. Le attività di indagine proseguono al fine di completare gli accertamenti relativi alle responsabilità degli indagati e, soprattutto, di addebitare al sodalizio eventuali ulteriori episodi delittuosi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'AFFETTUOSA AMICIZIA EGIZIANA Cosa cambia con la probabile concessione della "Cittadinanza Italiana" a Patrick Zaky ? Assolutamente nulla. Come non é mai cambiato nulla per il Cittadino Italiano Giulio Regeni, torturato ed ucciso dalla Polizia egiziana, protetta dal Governo e dal Tribunale del Cairo. Il Governo egiziano non ha mai tenuto in nessun conto le (finte) proteste dei vari Paesi Occidentali che lo accusano d'essere un Regime dittatoriale dove qualsiasi Libertà é negata e dove qualsiasi opinione "diversa" puo' costarti il carcere a vita. Gli affari valgono più di una corda al collo. E seguendo questa linea "politica" il Ministro del Petrolio Italiano, Descalzi, si é recato in Egitto dove ha avuto un lungo e proficuo incontro con il Dittatore. Il Cane a sei zampe continuerà ad espandere la sua attività in Egitto, forte della "affettuosa e solida amicizia" col Regime del Faraone. E altrettanto solida ed affettuosa é l'amicizia che lega Fincantieri con le Forze Armate egiziane.. La settimana scorsa l’holding Fincantieri S.p.A. controllata al 71,6% dallo Stato italiano tramite la Cassa Depositi e Prestiti, ha consegnato alla Marina militare egiziana la seconda fregata multimissione FREMM, classe Bergamini (la prima era giunta ad Alessandria d’Egitto a fine dicembre 2020). Le due unità da guerra sono state realizzate nei cantieri navali liguri di Riva Trigoso. In verità si è trattato di un lavoro di ristyling in quanto le fregate erano state realizzate per la Marina militare italiana, ma dopo la firma di un contratto tra Fincantieri e il regime di Al-Sisi e il cambio di nome e immatricolazione, sono state dirottate al paese nord-africano. E tutto ciò con l’aggravante di aver favorito un cliente all’indice per le violazioni dei Diritti Umani e per le provate complicità con la sparizione e l’omicidio del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. Sottolineo che la fornitura delle FREMM non è mai stata sottoposta all’esame delle Camere, un passaggio fondamentale richiesto dalla normativa vigente (la legge 185 del 1990) e oggi ancor più necessario in considerazione delle trattative in corso con l’Egitto per altre fregate, pattugliatori, caccia multiruolo e aerei addestratori che consoliderebbero la posizione del regime di Al-Sisi come principale acquirente di sistemi militari italiani. Detto questo, davvero qualcuno pensa che conferire la Cittadinanza a Zaky, cambi le carte in tavola ? L'affettuosa amicizia tra Italia ed Egitto, consolidata dalla kermesse internazionale delle industrie d’armi IDEX 2021 negli Emirati Arabi Uniti, sarà cementata a fine anno all' EDEX (Egypt Defence Expo) l’esposizione internazionale delle industrie di guerra che si terrà al Cairo e di cui Fincantieri sarà uno dei "main sponsor". Da notare inoltre che tra gli sponsor di EDEX 2021 ci sarà pure il colosso missilistico europeo MBDA, controllato per il 25% da Leonardo, ex Finmeccanica, principale fornitore di missili per le unità di terra, di cielo e del mare del regime egiziano. E questo dice tutto sulla posizione dell'Europa nei confronti dell'Egitto. Quindi, nessuna illusione, Zaky resterà in galera fino a quando il Regime deciderà di tenercelo, indipendentemente che Egli sia un Cittadino Italiano o Guatemalteco.... PS Nella foto, il cordiale ed affettuoso incontro tra il Ministro Italiano del Petrolio ed il Dittatore egiziano, per la serie "Divanetti Bollenti". Claudio Khaled Ser
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No al deposito nucleare nazionale. Né qui, né altrove | Global Project
È arrivato il via libera, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell'Ambiente, alla Sogin (la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) e del progetto preliminare. Con questo passo, atteso da anni, si va verso la realizzazione del deposito dei rifiuti radioattivi che permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. In seguito il comunicato di No Deposito Nucleare.
In data 5 gennaio la Sogin, Società dello Stato Italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti, ha reso pubblica la carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Stiamo parlando di circa 78.000 m3 di rifiuti radioattivi a bassa attività la cui radioattività decadrà nell’arco di 300 anni e di 17.000 m3 di rifiuti radioattivi ad alta attività la cui radioattività decadrà dopo 100.000 anni. Con questa scelta il Governo italiano ha deciso di imboccare la strada profondamente sbagliata dell’individuazione di un unico sito da trasformare nella pattumiera dei rifiuti radioattivi italiani.
Una scelta folle che farebbe dell’Italia l’unico paese al mondo che decide la gestione combinata dei rifiuti ad alta e bassa intensità.
Una scelta folle considerato che si tratterebbe comunque di una scelta temporanea e che i rifiuti radioattivi ad alta attività dovranno essere nuovamente ricollocati in altro sito idoneo.
Sarebbe stato di gran lunga preferibile decidere di percorrere la strada della definitiva e completa messa in sicurezza dei siti esistenti laddove possibile, evitando la nuclearizzazione a vita di una nuova comunità ed evitando che decine di migliaia di m3 di rifiuti radioattivi debbano essere movimentati per il paese con grandissimi rischi per la popolazione.
È vergognoso che questa decisione venga presa nel mezzo di una pandemia globale a dimostrazione del fatto che il processo di coinvolgimento delle comunità locali di cui il Governo parla non sia nient'altro che una farsa. La verità è che il Governo ha paura della rivolta delle comunità locali e vuole imporre dall’alto questo scempio.Fra i 67 siti definiti potenzialmente idonei ve ne sono 12 classificati dal governo come “molto buoni” e inseriti in classe A1.
Cinque di questi dodici siti sono stati individuati nel territorio della provincia di Alessandria e per la precisione nei Comuni di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo e Novi Ligure. A questi cinque siti ne va aggiunto un altro nei comuni di Sezzadio e Castelnuovo Bormida inserito in classe A2.
Poteva un territorio profondamente segnato dalle scelte folli di una classe politica vergognosa farsi mancare l’ennesima schifezza?
Eternit, Acna, Ecolibarna, Solvay, Terzo Valico e centinaia di cave non sono bastate a rendere la vita della nostra comunità compromessa in termini di disastri ambientali e sanitari?
Evidentemente no per le forze politiche che governano questo paese e per le forze di opposizione che hanno storicamente sostenuto la follia dell’impresa nucleare.Crediamo che l’unica cosa possibile da fare per le donne e gli uomini che hanno a cuore il proprio territorio e vogliano difendere la loro salute e quella dei loro figli sia di organizzare la resistenza a questo folle progetto. Bisogna battersi con forza per impedire che la nostra provincia diventi la pattumiera nucleare d’Italia e per costringere Comuni, Provincia e Regione a schierarsi con forza contro questa follia. La nostra non sarà mai la battaglia in difesa del nostro orticello e siamo intenzionati a camminare fianco a fianco con qualsiasi comunità locale d’Italia decida di ribellarsi a questo processo. Dal Piemonte alla Sicilia, passando per Toscana, Lazio, Sardegna, Basilicata e Puglia deve alzarsi un unico grande grido.
Per far partire la mobilitazione invitiamo tutte le cittadine e i cittadini di Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Frugarolo, Novi Ligure, Sezzadio, Castelnuovo Bormida e quelli di tutti gli altri Comuni della provincia a partecipare ad una prima grande assemblea pubblica che si terrà venerdì 15 gennaio alle ore 17,30 presso il Laboratorio Sociale di via Piave 63 ad Alessandria nel pieno rispetto delle normative anti Covid.
«No al deposito nucleare nazionale.
Né qui, né altrove».
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ALESSANDRIA. LABORATORIO SOCIALE ALESSANDRIA: "10 ANNI DELL'ALTRO MONDO" CHIUDE CON PEDRINI E I MODENA CITY RAMBLERS.
ALESSANDRIA. LABORATORIO SOCIALE ALESSANDRIA: “10 ANNI DELL’ALTRO MONDO” CHIUDE CON PEDRINI E I MODENA CITY RAMBLERS.
Laboratorio Sociale Alessandria
eventi in programma per sabato 27 maggio 2019
“10 anni dell’altro mondo” chiude con Pedrini e Modena City Ramblers Sabato 27 maggio, una grande prima volta e un grande ritorno sul palco del Laboratorio Sociale. L’ultimo appuntamento dei 10 anni dell’altro mondo, la rassegna con la quale il Laboratorio festeggia i 10 anni di attività politica, sociale e…
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Tradurre è la più vitale delle attività umane. Il cammino della civiltà è una incessante traduzione. Lo capì, ad esempio, un greco d’Asia, che si chiamava Erodoto, il quale vide quanto dal mondo religioso egizio fosse passato nel pantheon greco. I popoli che non traducono, in propria lingua, la civiltà (letteraria, artistica, filosofica, religiosa, scientifica) degli altri o diventano pericolosi o, se non possono essere aggressivi, si condannano al sottosviluppo. Prima o poi se ne renderà conto (al di là dell’attuale suo euforico monolinguismo) il mondo anglosassone, nonostante la forza economico-militare con cui impone agli altri il proprio idioma. Cioè il proprio modello. Ad Alessandria, nel III secolo a.C. convergevano le culture del mondo conosciuto e schiere di traduttori furono all’opera, come narra un bene informato dotto bizantino, per tradurre da ogni idioma in greco. Non si comprenderebbe la portata di quell’immenso fenomeno che fu l’Ellenismo — in cui si collocano le grandi «letterature di traduzione», da quella latina a quella araba — se non si tenesse conto dell’autentico «dialogo del genere umano» che è, da sempre, il tradurre. E non è un caso che «l’unità del genere umano» e la visione della Terra come «patria comune di tutti gli uomini» fossero i capisaldi delle principali filosofie ellenistiche, quantunque tra loro contrapposte su altri piani. Almeno dall’Umanesimo in avanti, il tradurre fu pratica fondativa e formativa non più solo nel contatto vivente tra «mondi» concomitanti e persino rivali, bensì, e in pari misura, verso i «mondi» del passato: cioè verso gli antichi e il formidabile loro lascito scritto, scampato all’usura del tempo. L’Umanesimo divenne moderno interrogando, e perciò traducendo, gli antichi greci e romani. Una interrogazione, tutt’altro che tranquilla e passiva, temprata nell’esercizio del comprendere a fondo ciò che l’attività di copia, sulla scala dei millenni, aveva portato a salvazione. Fu quella una interrogazione che, avendo generato e nutrito il Principe e i Discorsi del Machiavelli, il Novum Organum di Bacone e il Sidereus Nuncius di Galilei, può considerarsi a buon diritto l’architrave della modernità. Che ci riguarda tuttora, direttamente. Un tale imponente fenomeno non si sarebbe dato senza lo sforzo di attrezzarsi a comprendere — cioè a tradurre — quegli antichi nostri interlocutori. Ma dove nasceva la difficoltà? Non solo nella profondità del pensiero di cui appropriarsi, ma soprattutto nella lontananza. Ed è appunto tale lontananza che fece e fa tuttora di quell’esercizio, di quello sforzo di interrogazione, un cantiere sempre aperto, sempre provvisorio, sempre passibile di prospettive prima non viste. La lontananza infatti comporta che quel lavorio sempre provvisorio del tradurre, consistente nel «colmare i silenzi del testo» (per dirla con Ortega y Gasset), divenga — proprio in ragione della distanza epocale — di gran lunga più arduo e soggettivo che nel tradurre da un contemporaneo. Il quale condivide o combatte le nostre stesse passioni e convinzioni, ha con noi necessariamente tanti presupposti in comune, e perciò, pur in altro idioma, parla non di rado il nostro linguaggio. «Non si può comprendere fino in fondo quella stupenda realtà che è il linguaggio — scriveva Ortega — se non si parte dalla consapevolezza che la lingua è fatta soprattutto di silenzi. Un essere che non fosse capace di rinunciare a dire molte cose sarebbe incapace di parlare. Ogni lingua è una equazione diversa tra l’esprimersi e i silenzi». E prosegue: «Ogni popolo tace alcune cose per poterne dire altre. Perché sarebbe impossibile dire tutto. Da questo deriva l’enorme difficoltà della traduzione: essa consiste nel dire in una lingua proprio ciò che l’altra tende a tacere. Ma allo stesso tempo si intravede quell’aspetto del tradurre che può costituire una magnifica impresa: la rivelazione dei mutui segreti che popoli ed epoche si nascondono reciprocamente». E perciò egli conclude il saggio, felicemente intitolato Miseria e splendore della traduzione, con le parole di Goethe: «Ciò che è umano è vissuto completamente soltanto da tutti gli uomini nel loro insieme». In questa straordinaria sintomatologia e diagnosi dell’atto del tradurre è racchiusa la spiegazione di ciò che vediamo così spesso sfuggire alla miopia utilitaristica dei falsi riformatori, da sempre protesi a scacciare «l’aoristo passivo» (vedi Andrea Ichino, «Corriere», 21 ottobre) dal Liceo: cioè dalla scuola più completa e perciò davvero utile. Non sarà sfuggito quel cenno di Ortega a «popoli ed epoche». Lo sforzo di tradurre gli antichi, infatti, è quello che comporta il massimo di capacità intuitiva. Chi ha avuto, o per avventura tuttora conserva, una qualche familiarità col patrimonio scritto greco-latino, sa quanto il valore del singolo termine (spesso polisemico e passibile persino di sfumature opposte di senso) si chiarisca solo se si è prodotta l’intuizione di ciò che l’intera frase significhi. E per converso la frase prenderà piena luce soprattutto dalla comprensione delle parole principali che la compongono. È in questa circolarità che si produce il salto verso la comprensione- intuizione. È in questa circolarità che si comprende cos’è il conoscere. È grazie a questa circolarità che si approda al sapere scientifico. In questo senso un promettente linguista approdato alla militanza politica, Antonio Gramsci, scrisse nei Quaderni del carcere che si studia il latino non già per imparare a parlare latino ma per imparare a studiare. Chi ebbe la felice opportunità di cimentarsi nella comprensione del lascito scritto di quei remoti nostri interlocutori sa che un siffatto processo interpretativo non è mai dato una volta per tutte. Ovviamente è proprio nel cimento scolastico che si mette in moto quel processo. Nel suo nascere e man mano affinarsi nella testa degli scolari esso ha efficacia, forse incomparabile, per il continuo trapassare dall’intuizione alla sintesi. A questo «serve» il tradurre gli antichi a scuola.
Luciano Canfora, CHI NON TRADUCE RINUNCIA A PENSARE Il motore principale del progresso civile
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Politica corrotta e ‘ndrangheta, blitz in nord Italia. Nel mirino anche esponenti di Forza Italia
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/politica-corrotta-e-ndrangheta-blitz-in-nord-italia-nel-mirino-anche-esponenti-di-forza-italia/
Politica corrotta e ‘ndrangheta, blitz in nord Italia. Nel mirino anche esponenti di Forza Italia
Politica corrotta e ‘ndrangheta, blitz in nord Italia. Nel mirino anche esponenti di Forza Italia
Proposte indecenti avanzate all’attuale presidente della Regione Lombardia e tangenti. All’ombra della Madonnina e sotto l’egida della ‘ndrangheta. Sì, perché questa mattina Milano si è svegliata con il blitz che ha portato all’arresto di 43 persone accusate a vario titolo di corruzione e associazione a delinquere, all’iscrizione nel registro degli indagati di 95 persone. Così questa mattina nel terremoto giudiziario e politico sono finiti diversi esponenti di Forza Italia con l’arresto di quattro esponenti di spicco. Si tratta del vice coordinatore regionale Pietro Tatarella (che è anche consigliere comunale e candidato alle prossime Europee per l’area Nord Ovest); Fabio Altitonante, assessore regionale Rigenerazione e sviluppo area Expo nonché sottosegretario in Regione; Diego Sozzani, deputato parlamentare e membro della Commissione permanente trasporti, poste e telecomunicazioni (per lui solo la richiesta su cui dovrà decidere il Parlamento); Carmine Gorrasi, consigliere comunale e coordinatore Forza Italia a Busto Arsizio. Tatarella è stato portato in carcere, gli altri sono ai domiciliari. Tra gli arrestati della guardia di finanza anche l’ex coordinatore Pdl Gioacchino Caianiello (con una condanna per concussione alle spalle) accusato di istigazione alla corruzione del governatore della Lombardia Attilio Fontana, che non è indagato. È infatti parte lesa, nonostante non abbia denunciato il tentativo di corruzione. Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri di Monza e della guardia di finanza di Varese coordinate dalla Dda di Milano e hanno portato all’arresto di 43 persone accusate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta tra cui esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. Il protagonista indiscusso della vicenda è l’imprenditore Daniele D’Alfonso, finito in carcere per aver organizzato un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa degli incanti per potersi aggiudicare appalti pubblici nel settore movimento terra dalle società di servizi di Milano e di Novara in cambio di tangenti a politici e dirigenti dell’amministrazione pubblica. Se da una parte D’Alfonso “regalava” mazzette cash, dall’altra “omaggiava” i politici con viaggi e false consulenze professionali. Daniele D’Alfonso è accusato di aver agevolato il clan di ‘ndrangheta dei Molluso grazie a tangenti pagate per accaparrarsi lavori pubblici Lo stesso imprenditore avrebbe fatto lavorare uomini e mezzi negli appalti presi pagando appunto tangenti. Secondo gli inquirenti, proprio D’Alfonso, attraverso fittizie consulenze e altre utilità, avrebbe remunerato stabilmente Tatarella con consulenze fittizie da 5mila euro al mese. In cambio il politico l’avrebbe favorito negli appalti dell’Amsa, in particolare, e l’avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di FI Diego Sozzari. I due si incontravano “Da Berti”, il ristorante milanese vicino agli uffici della Regione Lombardia già venuto a galla in molte indagini milanesi, e che ora nel linguaggio degli indagati è diventato “la mensa dei poveri”, definizione che ha dato il nome all’indagine della Dda. L’operazione, in corso dalle prime ore dell’alba, ha scosso le province di Milano, Varese, Monza e della Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti. Sono coinvolti 250 militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Varese e dei Carabinieri di Monza Brianza, con il supporto dei reparti territorialmente competenti, che stanno eseguendo un provvedimento cautelare personale nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio. I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino, su richiesta della Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore Aggiunto Alessandra Dolci e i Sostituti Procuratori Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno), all’esito di attività investigativa sviluppata dalla Compagnia della guardia di finanza di Busto Arsizio e dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Monza, hanno fatto emergere l’esistenza di due organizzazioni attive tra Milano e Varese, e costituite da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, dediti alla commissione di più delitti di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all’aggiudicazione di appalti pubblici. Il reato associativo è stato contestato a 9 delle 95 persone complessivamente indagate.
Proposte indecenti avanzate all’attuale presidente della Regione Lombardia e tangenti. All’ombra della Madonnina e sotto l’egida della ‘ndrangheta. Sì, perché questa mattina Milano si è svegliata con il blitz che ha portato all’arresto di 43 persone accusate a vario titolo di corruzione e associazione a delinquere, all’iscrizione nel registro degli indagati di 95 persone. Così questa mattina nel terremoto giudiziario e politico sono finiti diversi esponenti di Forza Italia con l’arresto di quattro esponenti di spicco. Si tratta del vice coordinatore regionale Pietro Tatarella (che è anche consigliere comunale e candidato alle prossime Europee per l’area Nord Ovest); Fabio Altitonante, assessore regionale Rigenerazione e sviluppo area Expo nonché sottosegretario in Regione; Diego Sozzani, deputato parlamentare e membro della Commissione permanente trasporti, poste e telecomunicazioni (per lui solo la richiesta su cui dovrà decidere il Parlamento); Carmine Gorrasi, consigliere comunale e coordinatore Forza Italia a Busto Arsizio. Tatarella è stato portato in carcere, gli altri sono ai domiciliari. Tra gli arrestati della guardia di finanza anche l’ex coordinatore Pdl Gioacchino Caianiello (con una condanna per concussione alle spalle) accusato di istigazione alla corruzione del governatore della Lombardia Attilio Fontana, che non è indagato. È infatti parte lesa, nonostante non abbia denunciato il tentativo di corruzione. Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri di Monza e della guardia di finanza di Varese coordinate dalla Dda di Milano e hanno portato all’arresto di 43 persone accusate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta tra cui esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. Il protagonista indiscusso della vicenda è l’imprenditore Daniele D’Alfonso, finito in carcere per aver organizzato un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa degli incanti per potersi aggiudicare appalti pubblici nel settore movimento terra dalle società di servizi di Milano e di Novara in cambio di tangenti a politici e dirigenti dell’amministrazione pubblica. Se da una parte D’Alfonso “regalava” mazzette cash, dall’altra “omaggiava” i politici con viaggi e false consulenze professionali. Daniele D’Alfonso è accusato di aver agevolato il clan di ‘ndrangheta dei Molluso grazie a tangenti pagate per accaparrarsi lavori pubblici Lo stesso imprenditore avrebbe fatto lavorare uomini e mezzi negli appalti presi pagando appunto tangenti. Secondo gli inquirenti, proprio D’Alfonso, attraverso fittizie consulenze e altre utilità, avrebbe remunerato stabilmente Tatarella con consulenze fittizie da 5mila euro al mese. In cambio il politico l’avrebbe favorito negli appalti dell’Amsa, in particolare, e l’avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di FI Diego Sozzari. I due si incontravano “Da Berti”, il ristorante milanese vicino agli uffici della Regione Lombardia già venuto a galla in molte indagini milanesi, e che ora nel linguaggio degli indagati è diventato “la mensa dei poveri”, definizione che ha dato il nome all’indagine della Dda. L’operazione, in corso dalle prime ore dell’alba, ha scosso le province di Milano, Varese, Monza e della Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti. Sono coinvolti 250 militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Varese e dei Carabinieri di Monza Brianza, con il supporto dei reparti territorialmente competenti, che stanno eseguendo un provvedimento cautelare personale nei confronti di 43 persone (12 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, 3 all’obbligo di dimora e 12 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, e finalizzata al compimento di plurimi delitti di corruzione, finanziamento illecito ai partiti politici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazione per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abusi d’ufficio. I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Milano Raffaella Mascarino, su richiesta della Procura della Repubblica di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore Aggiunto Alessandra Dolci e i Sostituti Procuratori Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno), all’esito di attività investigativa sviluppata dalla Compagnia della guardia di finanza di Busto Arsizio e dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Monza, hanno fatto emergere l’esistenza di due organizzazioni attive tra Milano e Varese, e costituite da esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori, dediti alla commissione di più delitti di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all’aggiudicazione di appalti pubblici. Il reato associativo è stato contestato a 9 delle 95 persone complessivamente indagate.
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La #GAM di Torino presenta negli spazi della #Wunderkammer la mostra dedicata ad Ando #Gilardi (1921 – 2012), fotografo e fotoreporter di denuncia nell’Italia del dopoguerra, attraverso una selezione di scatti eseguiti tra il 1950 e il 1962.
Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con la Fototeca Gilardi, rappresenta una novità rispetto alle mostre fotografiche dei circuiti principali ed è anche l’occasione per valorizzare il recupero e la digitalizzazione dell’importante collezione di negativi del fondo Ando Gilardi Reporter, portato a termine nel 2017 da ABF – Atelier per i Beni Fotografici di Torino.
Ando Gilardi, nato nel 1921 ad Arquata Scrivia in provincia di Alessandria, nato Aldo, poi ribattezzato Ando da partigiano, è stato fotografo, giornalista, storico e critico della fotografia, noto per la sua riflessione sulla valenza e sul potere dello scatto quale documento, tesi sulla quale consacrò studi e ricerche, condivise attraverso numerose pubblicazioni e riviste da lui fondate o dirette.
L’interesse di Ando Gilardi per la fotografia nasce nell’immediato dopoguerra quando, rientrato a Genova dopo aver passato con i partigiani il periodo del conflitto, fu reclutato nel laboratorio di riproduzione fotografica dalla Commissione Interalleata per la Documentazione dei Crimini di Guerra a supporto del processo di Norimberga.
Militante del Partito Comunista fu giornalista de L’Unità, Vie Nuove e anche del settimanale sindacale Lavoro. Proprio per Lavoro Gilardi iniziò a realizzare i servizi fotografici a supporto visivo per i suoi articoli di inviato in Italia, fra il 1950 e il 1962.
La mostra è composta da una selezione di 55 immagini, in prevalenza istantanee prese nei luoghi di occupazione e nelle abitazioni, a documento delle condizioni di lavoro e di vita degli operai, dei braccianti agricoli e delle rispettive famiglie.
In misura minore gli scatti riguardano situazioni di manifestazioni o dimostrazioni sindacali come scioperi, occupazioni di fabbriche o terre, oltre a momenti ludici e di svago, a testimonianza della ripresa del paese.
A corredo dell’esposizione sono presenti una serie di documenti e rotocalchi originali che accompagnano il visitatore in un viaggio alla scoperta della ricchezza dell’archivio del fotografo.
L’allestimento si delinea in un itinerario articolato fra alcune inchieste legate a momenti di cronaca e a eventi che fecero notizia in quegli anni, intervallato da alcuni scatti iconici dell’autore. I temi ricorrenti sono l’infanzia, il lavoro, l’emancipazione femminile, l’identità degli italiani, gli scioperi, le attività sindacali.
L’esposizione rivela come il linguaggio fotografico di taglio post neorealista e giornalistico di Ando Gilardi fosse supportato da una cultura visiva d’oltralpe e d’oltre oceano, con un occhio di riguardo alle immagini della Grande Depressione americana, ovvero alle campagne fotografiche promosse dalla Farm Security Administration nell’ambito del New Deal, e della Straight e della Street Photography.
Ma con questa mostra si è voluto anche dare spazio al suo sguardo da autore, al suo approccio ontologico e umano verso il soggetto fotografato, alla sua visione politica dell’esistenza e al profondo rispetto per l’altro.
Perché ml’immagine non veniva rubata da Gilardi, ma con i suoi scatti il soggetto diventava testimone, interlocutore e attore dell’attimo impresso sulla fotografia.
La mostra Ando Gilardi Reporter. ITALIA 1950-1962 apre le attività di ARCHIVIARE il Presente, contenitore culturale per un progetto condiviso fra enti, associazioni culturali, centri polivalenti, gallerie, che avrà luogo nella primavera 2019 e rientra nella Kermesse Fo-To Fotografi a Torino.
GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA – Via Magenta, 31 – 10128 Torino tel. +39 011.4429518 – +39 011.4436907 email: [email protected] http://www.gamtorino.it
Orari di apertura: da martedì a domenica: 10.00 – 18.00, lunedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima. Biglietti: Intero 10,00€ Ridotto 8,00€ Ingresso libero Abbonamento Musei e Torino Card
Mostra fotografica di Ando Gilardi Reporter. 1950 – 1962 564 more words
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Forse non tutti sanno che a villa Il Grillo di Coquio-Trevisago, sul lago di Varese, visse per gran parte della sua vita Fausta Cialente, donna coraggiosa e scrittrice controcorrente, che amava l’Egitto e che nel 1976 vinse il premio Strega con Le quattro ragazze Wieselberger.
Fausta Cialente nacque il 29 novembre 1898 a Cagliari, dove suo padre Alfredo, abruzzese, ufficiale di carriera dell’esercito, si era trasferito con la sua famiglia da Treviglio.
Sua madre era Elsa Wieselberger, triestina, che per il matrimonio aveva rinunciato a una carriera di soprano, avviata con il sostegno del padre, noto musicista e membro autorevole dell’élite cittadina.
Fausta visse l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente profondamente segnato dal carattere tirannico del padre e dai trasferimenti presso i distretti militari dove quest’ultimo prestava servizio, Osoppo, Cuorgnè, Jesi, Senigallia, Ancona, Padova, Bologna, Milano, Roma, Teramo, Firenze, Genova.
Ben presto la giovane rivelò un profondo amore per la letteratura, dapprima appassionandosi ai racconti d’avventura di Salgari, Verne, Kipling, Dickens e Vamba, poi attraverso le letture dei romanzi di Pitigrilli, Zola, Maupassant, D’Annunzio, e quelle dei drammi di Shakespeare.
Gli unici periodi sereni nell’infanzia di Fausta furono quelli a Trieste, nella villa del nonno materno Gustavo, nella quiete della campagna costiera di Via dell’Istria e affacciata sull’ampio orizzonte dell’Adriatico.
Della famiglia materna, di origini viennesi e sentimenti irredentisti, Fausta conservò il ricordo dell’atmosfera scintillante dei concerti della Società filarmonica, che si tenevano nella grande casa di piazza Ponterosso.
Nell’estate 1920 la Cialente incontrò Enrico Terni, vicedirettore della filiale del Banco di Roma ad Alessandria d’Egitto che, reduce da un divorzio, stava trascorrendo le vacanze in Italia.
I due si sposarono il 21 maggio 1921 a Fiume, una città-stato non soggetta ai vincoli della legislazione italiana sul matrimonio, cui seguì il trasferimento in Egitto, nella ricca colonia italiana di Alessandria.
Il 1930 fu un anno di svolta per Fausta, che scrisse il suo primo romanzo di ambientazione egiziana, Cortile a Cleopatra, terminato il 27 aprile 1931 e proposto a Mondadori, che lo respinse nonostante le proteste del direttore della Comit Raffaele Mattioli, incoraggiato dal parere autorevole del giornalista e consulente editoriale Pio Schinetti.
La pubblicazione dell’opera in Italia avvenne per la casa editrice Corticelli di Milano, nel 1936.
L’esistenza della scrittrice ebbe un drammatico cambiamento nell’estate del 1940, con l’offensiva italiana ordinata da Mussolini nell’Egitto occupato dalle truppe del generale Archibald Wavell, comandante in capo delle forze britanniche in Medio Oriente.
Nell’ottobre di quell’anno la Cialente si trasferì al Cairo per prendere parte alla lotta antifascista, che si snodò per sei anni di vita laboriosa e avventurosa, ben documentata dai quaderni inediti del Diario di guerra (1941-47).
Fino al 14 febbraio 1943, con l’aiuto di Anna Caprera, pseudonimo dell’etnologa ebrea Laura Levi, condusse il programma serale Siamo Italiani, parliamo agli Italiani, contro la propaganda fascista indirizzata ai prigionieri di guerra nei campi di concentramento anglo-egiziani.
La fine degli anni in Egitto, nel 1947, coincise per la scrittrice con la separazione dal marito, poi, dove aver trascorso l’estate nel Varesotto, si trasferì con la madre a Roma, dove aveva preso in affitto un appartamento con vista sul Gianicolo, a Villa Brasini, sulla Via Flaminia.
Lì ospitò il nipote del marito, Paolo Terni, che grazie al sostegno della scrittrice, negli anni Cinquanta maturò i primi passi nella sua carriere musicale e giornalistica.
A Roma, nel secondo dopoguerra, la Cialente si dedicò a una lunga attività giornalistica, collaborando con gli organi del Partito comunista italiano (PCI) o vicini al partito, come faceva la sua amica Sibilla Aleramo, che aveva dato il suo sostegno a Togliatti nella lotta politica legata al movimento di emancipazione delle donne.
Dopo la morte della madre, avvenuta a Roma il 27 febbraio 1955, Fausta Cialente fece una serie di viaggi in Europa e in Medio Oriente, da Kuwait City a Baghdad, e nelle altre città in cui viveva la figlia Lili con il marito John Muir, arabista di professione e nel 1956 si recò in Kuwait, che allora attraversava un forte processo di occidentalizzazione.
Nel 1956 la Cialente comperò un terreno a Coquio-Trevisago, in provincia di Varese, dove fu edificata la villa Il Grillo.
Fausta nella sua nuova dimora ospitò il marito Enrico, che vi morì il 1 maggio 1960, a pochi mesi di distanza dalla scomparsa dell’amica Aleramo, poi diversi artisti, scrittori e intellettuali, da Piero Chiara, a Renato Guttuso, a Vittorio Sereni.
Alla fine del 1960 la scrittrice pubblicò per Feltrinelli Ballata levantina, un nuovo romanzo che proponeva un originale modello narrativo, sostanziato da una forte tensione morale e con una sapiente combinazione d’indagine storica e narrazione autobiografica.
Nel 1966 pubblicò, sempre per Feltrinelli, Un inverno freddissimo, romanzo ambientato nella Milano del secondo dopoguerra, che fu scritto nel Varesotto, da cui nel 1976 Tullio Pinelli ricavò la sceneggiatura per lo sceneggiato Camilla, con Giulietta Masina, diretto da Sandro Bolchi.
La Cialente visse gli anni Settanta tra la villa di famiglia a Cocquio, i soggiorni romani in un piccolo appartamento a Monteverde, e i lunghi viaggi all’estero, tra Europa e Medio Oriente, sempre come ospite della figlia Lili.
Per Mondadori la scrittrice pubblicò Il vento sulla sabbia nel 1972, l’ultimo romanzo sull’Egitto, che si aggiudicò il premio Enna nel 1973, poi la seconda edizione di Ballata levantina nel 1974, e due anni dopo il suo libro più noto, Le quattro ragazze Wieselberger, una dolente e vigorosa autobiografia, nel contesto del travaglio morale dell’Italia novecentesca.
Il 7 luglio 1976 Le quattro ragazze Wieselberger vinse il premio Strega, con il sostegno di Giorgio Bassani e Giovanni Macchia.
Fausta Cialente morì a Pangbourne l’11 marzo 1994 ed è sepolta nel cimitero di Caldana, tra le colline del Lago di Varese.
Fausta Cialente, tra l’Egitto, Varese e Londra Forse non tutti sanno che a villa Il Grillo di Coquio-Trevisago, sul lago di Varese…
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http://www.cronacaoggi.com/2017/08/16/giulio-regeni-non-e-un-mistero-un-ragazzo-di-ideali-intrappolato-nel-grande-gioco-1814/
Il mistero della morte di Giulio Regeni non è un mistero. Tutti hanno capito perché è stato ucciso, tutti sanno come. Anche se sulla sua tomba hanno messo un semplice lastra di marmo per renderne più semplice la riapertura in caso di nuove svolte investigtive, le idee chiare le abbiamo tutti.
La polemica si è avvampata di nuovo, ora che il Governo ha fatto tornare al Cairo il nostro ambasciatore, richiamato sull’onda dell’indignazione nazionale per il modo barbaro con cui Reggeni fu torturato e ucciso. Lo fanno abitualmente da quelle parti. La differenza, nota il New York Times, la fa che a “essere ucciso come un egiziano” sia stato uno straniero, nel caso un italiano. La ferita si è riaperta con lapubblicazione di un articolo sul New York Times, a firma del capo dell’uffficio di corrispondenza dal Cairo, Declan Walsh, e la rivelazione che “la Casa Bianca diede al Governo italiano “prove esplosive” e, pur non rivelando tutto per non bruciare le proprie fonti, diede per certo che leadership egiziana sapeva tutto”.
Cosa poteva o può fare il Governo italiano? Mandare uno stormo di bombardieri? Una squadra navale a rinverdire i fasti di De La Penne e Borghese e bloccare Alessandria? Non ci sono precedenti, nell’ultimo secolo. Anche i super rambo americani, in casi analoghi, hanno abbozzato e ci hanno fatto un film. Avevano troppo intreccio di interessi col Pakistan. La situazione italiana è simile. C’è bisogno dell’ Egitto per combattere il terrorismo islamico e bloccare l’assalto dei profughi. C’è bisogno dell’ Egitto per il petrolio.
Cosa vuole la famiglia? Al Sisi in manette davanti alla Corte d’Assise di Udine? La madre: “Giulio è stato ucciso e torturato perché era un ragazzo contemporaneo del futuro”.
Ma c’è chi ha detto: “Era una spia perché faceva troppe domande”
Se non si troverà un testimone che riveli che il dittatore Al SIsi ha dato proprio lui l’ordine di morte, sarà un gran risultato ottenere che gli egiziani individuino un capro espiatorio, come fece Gheddafi con l’ attentato di Lockerbie.
Regeni è rimasto impigliato in un gioco più grosso di lui, una versione attuale del grande gioco, il Great game dell’800. Ma lui non era Kim, era un bravo ragazzo cresciuto in provincia di Udine. Una ipotesi degli americani è che dal Governo egiziano abbiano voluto lanciare un segnale a tutti gli stranieri di non sfruculiare troppo in casa loro.
Regeni lavorò per un’agenzia dell’intelligence? La famiglia: “Non era dei servizi”.
Regeni operava come inconsapevole pedina nelle mani della professoressa di origine egiziana Abdelrahman dell’Università di Cambrige? La professoressa, definita vicina alla Fratellanza Musulmana, avrebbe usato il ricercatore per raccogliere informazioni per conto dei servizi segreti inglesi. Il capo del sindacato degli ambulanti egiziani avrebbe attirato in una trappola Regeni vendendolo ai servizi egiziani una volta avuta conferma della sua attività di raccolta informazioni. Regeni lavorò per Oxford Analytica, compagnia di analisi e ricerca geopolitica fondata nel 1975 da David Young, collaboratore di Nixon e dell’ex Segretario di Stato e Nobel per la pace Henry Kissinger.
Parla Federico Varese, docente a Oxford: “A Cambridge non hanno intuito i rischi di quella ricerca e così non hanno sottratto un loro dottorando al suo destino. Sgomento per i silenzi di Cambridge, vogliono nascondere le loro responsabilità”
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Piemonte, il Generale di Corpo d'Armata Andrea Rispoli in visita ai Carabinieri Forestali di Alessandria e Asti
Piemonte, il Generale di Corpo d'Armata Andrea Rispoli in visita ai Carabinieri Forestali di Alessandria e Asti. Il Generale di Corpo d'Armata. Andrea Rispoli, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, ha visitato nella giornata di venerdì i Carabinieri Forestali delle province di Alessandria ed Asti. L’occasione della visita ha consentito al Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale, Col. Stefano Gerbaldo, di illustrare l’attività dei 16 reparti dislocati sul territorio delle due province, evidenziando come risultino in crescita i controlli ed i servizi di prevenzione e contrasto degli illeciti ambientali (da inizio anno segnalate alle Autorità Giudiziarie 63 notizie di reato e contestate 140 sanzioni di natura amministrativa per un totale di 146.000€ circa), in un contesto di integrazione nelle attività di istituto dell’Arma nel suo complesso considerata. Il Gen. C.A. Rispoli, unitamente al Comandante regionale Gen. Castiglia Benito e alla presenza del Colonnello Lando Paolo, Comandante provinciale della linea territoriale dell'Arma, ha incontrato presso la caserma forestale di Asti una rappresentanza dei Nuclei Carabinieri Forestale esprimendo l'apprezzamento per la professionalità, il costante impegno e i risultati conseguiti nel contrasto agli illeciti ambientali, dai tagli furtivi, al dissesto idrogeologico e agli incendi boschivi, alla tutela del patrimonio agro-forestale e faunistico del territorio, nonché alle perturbazioni antropiche nelle pertinenze fluviali, così delicate per il buon funzionamento idraulico in caso di allerte meteorologiche.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Gli on.Damiano e Borioli solidali con i lavoratori dell'Outlet
“ Condivido le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori dei negozi dell’outlet Mc Arthur Gleen e del prospiciente Retail di Serravalle Scrivia in Provincia di Alessandria che hanno deciso assieme a CGIL CISL UIL di protestare contro la decisione di tenere aperti i negozi anche nella Festività di Pasqua. L’assoluta chiusura ad ogni richiesta di interlocuzione con i rappresentanti delle commesse e dei commessi da parte della società Mc Arthur Gleen è sbagliata ed ha portato alla decisone di dichiarare lo sciopero. Sono vicino e solidale alle lavoratrici e ai lavoratori che parteciperanno allo sciopero e manifesteranno la mattina di sabato 15 aprile”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. “E’ possibile - spiega - conciliare i tempi di lavoro ed i tempi di vita garantendo quindi lo sviluppo dell’economia ed i diritti dei lavoratori. Oltretutto la Pasqua va festeggiata con i propri affetti ed è un giorno importante per i cristiani ma anche in generale per la cultura del nostro Paese, quindi per tutti, credenti e non credenti. L’outlet di Serravalle è un’importante realtà per lo sviluppo e l’occupazione di quella zona e può benissimo continuare a prosperare senza forzature, anzi può migliorare le sue performance con il consenso di chi ci lavora”. “E’ il tempo anche per il Parlamento di intervenire sulla legge che regolamenta le aperture festive nel settore”, conclude. “Non può che essere vista con grande favore e con assoluta attenzione la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nei molti negozi dell’outlet Mc Arthur Glenn di Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria”. E’ quanto scrive in un comunicato il senatore del Partito democratico Daniele Borioli. “In primo luogo perché è sacrosanto l’obiettivo per il quale hanno deciso di scioperare nel prossimo fine settimana – sottolinea l’esponente pd – La Pasqua va festeggiata con la propria famiglia non dietro a un bancone. In secondo luogo perché costituisce di per sé un’ottima notizia l’organizzarsi in modo collettivo di circa 2500 persone, dipendenti di ditte diverse ma collegate dal luogo in cui fisicamente si svolge la loro attività, intorno alla rivendicazione dei propri diritti. Realtà come quella di Serravalle rappresentano certo una grande opportunità di occupazione, che sarebbe sbagliato sottovalutare. Ma l’occupazione deve stare insieme a un’adeguata struttura di diritti, che per molte delle realtà in cui è venuto trasformandosi il sistema dei servizi è ancora ben lungi dall’essere conquistata. Ben venga dunque questa due giorni di lotta, che apre a una forza politica di centrosinistra come il Pd un terreno d’iniziativa importante, che Andrea Orlando ha posto al centro del suo impegno: sul fronte della qualità del lavoro, della conciliazione tra tempo di lavoro e tempo di vita e di cura familiare, della peculiare condizione delle donne lavoratrici di gran lunga prevalenti nel caso in questione” conclude Borioli. http://dlvr.it/NtCwtr
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Buone pratiche di resilienza delle imprese al tempo del coronavirus
Dall’azienda cuneese che ha deciso di cambiare la sua politica nei confronti degli scarti, per non sprecare lavoro e materiale a parrucchieri ed estetisti del Piemonte che si preparano alla ripartenza delle attività con accordi che superano il vecchio concetto di concorrenza. E poi imprenditori che decidono di rinunciare a profitti più alti per rimanere … Leggi tutto L'articolo Buone... Per il contenuto completo visitate il sito https://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page https://ift.tt/2YKgbrk via Adriano Montanaro - Alessandria
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Asti: arrestato il presunto rapinatore delle farmacie
Asti: arrestato il presunto rapinatore delle farmacie. La Polizia e Carabinieri della Compagnia di Asti (N.O.R. - Sezione Operativa e da personale della Squadra Mobile della Questura di Asti) coordinati dalla Procura della Repubblica di Asti, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Asti nei confronti dell’uomo che nel mese di febbraio aveva destato non poca preoccupazione tra i commercianti astigiani mettendo a segno una serie di rapine a ridosso dell’orario di chiusura. Obiettivi principali dell’uomo erano farmacie e negozi di alimentari nei quali si introduceva armato di coltello (in una occasione anche di una pistola) e con il volto parzialmente coperto da uno scaldacollo e da un cappellino da baseball calato sugli occhi per impossessarsi, mediante minacce nei confronti dei dipendenti, del denaro contenuto nelle casse. Sin dai primi accertamenti (acquisizione di testimonianze, visione di immagini, servizi di pedinamento), Polizia e Carabinieri avevano fatto convergere i sospetti su M.D., noto pregiudicato astigiano. La Procura della Repubblica di Asti, ritenendo fondati gli indizi raccolti autonomamente dalla due forze di polizia, ha quindi promosso una mirata attività investigativa nei confronti dell’uomo. La svolta si è avuta quando l’uomo ha deciso di compiere l’azione che gli è stata fatale; con le solite modalità si è presentato in un negozio di alimentari di corso Alessandria tentando di rapinarlo. All’interno dell’esercizio, questa volta, c’era un cliente che, per nulla intimorito, ha reagito e lo ha immobilizzato consentendo il tempestivo arrivo di personale della Polizia di Stato. I poliziotti, presenti nelle vicinanze per un mirato servizio antirapina sono quindi prontamente intervenuti arrestando l’uomo. La comparazione tra l’abbigliamento indossato al momento dell’arresto e quello ripreso dalla videosorveglianza in occasione delle altre rapine, nonché altri elementi investigativi opportunamente raccolti, hanno permesso di attribuire all’uomo anche gli eventi su cui erano già in corso le indagini. L’uomo è stato così raggiunto dal provvedimento restrittivo presso il carcere di Vercelli, ove è detenuto per altra causa.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”.
Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”. Nell’attuale edizione dell’“Atlante dei cimiteri Italiani” presentato alla fiera di settore “TANEXPO” che si è svolta a Bologna dal 4 al 6 aprile, è stato inserito il cimitero monumentale di Alessandria; la pubblicazione è uno degli obiettivi stabiliti nel Protocollo d'Intesa siglato nel 2016 tra Utilitalia-SEFIT (Servizi Funerari pubblici Italiani) e Ministero della Cultura (al tempo era denominato Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), finalizzato all'individuazione di azioni condivise di promozione turistica e valorizzazione culturale dei cimiteri monumentali e dei luoghi della memoria. Per ogni cimitero è presente una scheda in cui sono comprese informazioni su orari, posizione geografica, curiosità, indirizzi utili, una breve descrizione del sito, una selezione di monumenti e tombe di particolare rilevanza storico-artistica, indicate anche in mappa, e una selezione di monumenti e luoghi della città che presentano legami con quelli individuati all'interno del cimitero. Questo inserimento è un buon risultato corsi conseguito grazie alle iniziative di valorizzazione culturale condotte sul sito cimiteriale cittadino secondo il Patto di Collaborazione sottoscritto tra il Comune di Alessandria e la Sezione di Alessandria di Italia Nostra APS, a cui aderisce la società “Gestioni Cimiteriali s.r.l.” che gestisce i servizi cimiteriali comunali. Sono otto i luoghi del Cimitero Monumentale di Alessandria pubblicati e si riferiscono alle tombe di note famiglie e personaggi cittadini: il compositore e musicista Pietro Abbà Cornaglia in connessione a Palazzo Cuttica di Cassine, sede del Conservatorio “Antonio Vivaldi”; la famiglia Borsalino in relazione al “Borsalino Museum”; l’artista Rodolfo Gambini, la cui tomba era ornata da una statua dello scultore Attilio Strada autore del monumento eretto in memoria del pilota automobilista svizzero Carlo Pedrazzini ubicato in via Pistoia; l’industriale Angelo Verzetti il cui ritratto si trova presso la Pinacoteca dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”, struttura di cui è stato benefattore; il patriota risorgimentale Andrea Vochieri in connessione alla Cittadella dove si trova la cella della sua detenzione; la famiglia Guerci in relazione all’omonima galleria situata tra via San Giacomo della Vittoria e via San Lorenzo; la famiglia Civaglieri Inviziati Sappa, in ricordo di Carlo Inviziati primo mecenate del noto scultore alessandrino Carlo Caniggia, autore del bassorilievo raffigurante “Alessandria che premia le Belle Arti” ubicato nella Sala Giunta del Palazzo Comunale; infine la famiglia Valizone in relazione al Duomo cittadino. Sull’argomento è degna di segnalazione l’intervento svolto in occasione della conferenza d’apertura dott.ssa Renata Santoro, coordinatrice TTL Nazionale di Valorizzazione cimiteri italiani Utilitalia-Sefit e Responsabile Promozione e Valorizzazione cimiteri Torino che proprio per la presentazione della pubblicazione ha trattato il tema: “L'arte e la storia dei cimiteri quale potenziale utile per tutte le realtà”; in quest’ambito sviluppato l’argomento “patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” toccando aspetti sociologici, antropologici, artistici, economici e normativi con l’intento di porre nuove prospettive in merito alle relazioni fra comunità e cimiteri, essendo questi ultimi un vero e proprio “patrimonio” di riferimento; una tematica che coincide con gli obiettivi promossi per la citata opera di valorizzazione del cimitero monumentale di Alessandria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Rieti, il Primo Dirigente della Polizia di Stato Michele Tota assume le funzioni di Vicario del Questore
Rieti, il Primo Dirigente della Polizia di Stato Michele Tota assume le funzioni di Vicario del Questore. Da alcuni giorni, il Primo Dirigente della Polizia di Stato dott. Michele Tota, assegnato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza in questa sede, ha preso servizio alla Questura di Rieti assumendo le funzioni di Vicario del Questore. Il dottor Michele Tota è laureato in Giurisprudenza, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino ed in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni, conseguita presso l'Università degli Studi di Catania ed ha fatto ingresso nella Polizia di Stato nel 1987, svolgendo il suo percorso professionale in tutti i ruoli della Polizia di Stato. Ha prestato servizio presso il V Reparto Mobile di Torino, la Questura di Torino, la Scuola Allievi Agenti di Alessandria, la Sezione di Polizia Giudiziaria insita presso la Procura della Repubblica di Torino, la Questura di Roma, dove ha rivestito l'incarico di responsabile di un turno della Sala Operativa e del Reparto Volanti, prima di approdare alla Digos dove, dal 2002 al 2017, ha maturato una vasta esperienza nelle attività informative, antiterrorismo e di investigazione internazionale. In particolare, durante la sua esperienza alla Digos romana, ha collaborato in numerose indagini, tra le quali, quelle che, nel 2003, hanno portato alla cattura dei brigatisti responsabili degli omicidi D'Antona, Biagi e Petri, nonché alla cattura in Italia di uno dei responsabili degli attentati alla metropolitana di Londra del 2005. Dal 2007 al 2019 ha svolto la sua attività professionale presso il Servizio di Polizia Scientifica della Direzione Centrale Anticrimine dove, tra l'altro, nell'ottobre del 2013, ha coordinato, quale responsabile del team del "Disaster Victim Identification Italia", le complesse attività di identificazione dei 366 cadaveri del noto naufragio di una imbarcazione libica a poche miglia dal Porto di Lampedusa. Promosso Primo Dirigente nel gennaio del 2019, ha ricoperto gli incarichi di Dirigente della Divisione di Polizia Amministrativa e Sociale e della Polizia Anticrimine della Questura di Treviso prima di essere assegnato, nel 2020, alla Direzione Centrale dei Servizi Tecnico-Logistici e della Gestione Patrimoniale del Ministero dell'Interno. Il Dirigente collaborerà ora con il Questore di Rieti, Dott. Mauro Fabozzi, nella gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica in questa provincia, in sostituzione della Dott.ssa Laura Petroni assegnata ad altro incarico ministeriale. Al Dott. Michele Tota, vanno gli auguri di buon lavoro da parte di tutto il personale della Polizia di Stato in servizio nella provincia di Rieti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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