#Le mie montagne preferite
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Le mie Dolomiti
What a wonderfull world
DAVID GARRETT
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#Le mie montagne preferite#Le Dolomiti#musica#David Garrett#Trentino & sudtyrol#Val di Fassa#my photos#mie foto#k-visioni#k.
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Oggi ha piovuto tanto ed è stato molto bello. Amo la pioggia e in montagna non posso che amarla di più. Verso tardo pomeriggio sono uscita sul balcone e mi sono messa a leggere, con le mie montagne a farmi compagnia e il rumore della pioggia in sottofondo. Amo, amo, amo la pioggia. Giuro che non lo ripeto più, però mi da un senso di pace e di amore profondo che... Va bene, basta. Pensavo che non vengo baciata da un po', che non vedo l'ora di avere le idee più chiare sul futuro e che l'idea di lavorare non mi piace, cioè mi piace ma vorrei poterlo fare per poco e poter viaggiare un sacco e vivere tante avventure. Vabbé, sto divagando. Per cena ho mangiato patatine fritte e bevuto una birra (si, sempre sul balcone) e possiamo dire che è senza dubbio una delle mie cene preferite.
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Weightlifting Fairy Kim Bok-joo Commento
Non mi aspettavo tanto da questo drama, sarò sincera. Forse perché sapevo che ha uno stile leggero e divertente, io stessa ho cominciato a guardarlo senza troppe pretese, convinta che mi sarei fatta due risate e basta.
E sì, di risate me ne sono fatte tante, ma non solo quelle.
Weightlifting Fairy Kim Bok-joo è un drama non solo molto carino, spensierato e divertente, ma anche riflessivo, maturo, umano. E poi c'è tutta la parte romantica, davvero molto molto bella e mai eccessiva o smielata.
Ma andiamo per gradi:
La protagonista
Mi è piaciuta un sacco. Bok Joo è un ragazza dell'università che fa sollevamento pesi, e questo la rende un po' particolare rispetto alle altre ragazze, di solito impegnate in sport come la ginnastica artistica o la danza. Senza contare che Bok Joo ha davvero l'aria di una scaricatrice di porto per quanto riguarda il camminare e atteggiamenti vari, il che la rende ancora meno "femminile" agli occhi degli altri, e questa questione è stata la cosa più interessante del personaggio.
Il fatto che sollevi pesi e che sia fisicamente molto forte, non la rende meno "ragazza" rispetto ad esempio alla second lead, che invece fa la ginnastica artistica. Questo drama insegna che una donna rimane tale sia dentro che fuori la sala degli allenamenti, e questo è un pensiero che ho apprezzato davvero tanto. Mi fa molto piacere che la serie abbia affrontato il tema perché non è affatto scontato.
Seriamente, quante ragazze si rifiutano di sollevare pesi (non solo a livello agonistico, ma proprio in generale), per paura di metter su muscoli e diventare meno aggraziate e meno femminili?
È una cosa che mi dispiace molto e che mi fa anche rabbia. Gli stereotipi sessisti a cui siamo purtroppo abituati non fanno bene a nessuno, e questa serie è davvero una boccata d'aria pura.
Bok Joo è stata un personaggio adorabile e molto sfaccettato. Buffa, simpatica, pesante, bugiarda, sensibile, una ragazza molto umana che si ritrova a vivere quei passi e compiere quegli errori propri della sua giovane età, rendendola ai miei occhi molto credibile.
Non credo che vincerà come protagonista femminile preferita nel quiz di fine anno anche perché nella mia testa il posto è già prenotato, ma Bok joo rimane una protagonista scritta bene, con una buona introspezione, e recitata con grande naturalezza.
Assolutamente promossa.
Il protagonista.
Una cosa che ho adorato di questo drama è che nessuno dei personaggi presenti è un santo, a partire proprio dai due protagonisti.
Joon Hyeong non è stato meno adorabile di Bok joo, anche se continuo a preferire lei perché la trovo più introspettiva, sfaccettata ed evoluta. Ma Joon Hyeong rimane comunque un protagonista maschile carinissimo.
La cosa che ho preferito di lui è il fatto che si sia innamorato di Bok joo per quello che lei è. Non è infastidito se lei solleva pesi, se non è una ragazza aggraziata come le altre, anzi, il fatto che lei sia così forte, lo trova sexy.
DIO BENEDICA QUEST'UOMO.
Ma diciamocelo: UN RAGAZZO COSÌ NON ESISTE NELLA REALTÀ 😭😭😭😭😭
Parlando della sua personale storyline e tutta la questione della madre, mi è dispiaciuto molto per lui ma mi ha fatto così piacere vedere il rapporto molto stretto ed affettuoso che ha creato con la sua famiglia, tanto da chiamare i suoi zii mamma e papà.
Non mi è piaciuta come si è conclusa la storyline della madre, il buonismo è qualcosa che non sopporto. Avrei preferito di gran lunga un finale triste e doloroso ma realistico.
La storia d'amore.
Sicuramente una delle mie preferite di quest'anno.
Bok joo e Joon Hyeong sono stati carinissimi e super divertenti da guardare. La loro chimica è stata estremamente naturale, e si vedeva che i due attori erano proprio a loro agio l'uno con l'altra, talmente spontanei che non sembrava nemmeno che stessero recitando.
Il protagonista poi ce l'ho avuto nel cuore e mi ha fatto troppo sorridere nel suo dilemma del giorno: "Perché quando le donne sono arrabbiate non ti dicono direttamente qual è il problema e invece ti costringono a capirlo da solo?" LOL. Però ammettiamolo: è spesso la verità XD.
Una storia d'amore costruita bene, per gradi, attraverso scherzi, provocazioni, dialoghi, sguardi, amicizia, dolcezza, urla, complicità, gelosia. Sopratutto quest'ultimo fattore mi ha fatto fare un sacco di risate.
La bromance
FINALMENTE UNA BROMANCE TUTTA AL FEMMINILE!!!!!
Sono abituata a bromance maschili, aspettavo una bromance fatta da donne, quindi Bok joo e le sue amiche sono una delle mie cose preferite della serie.
Nessuna delle tre è perfetta, soprattutto Bok joo che viene giustamente definita una "bugiarda patologica". Il loro è un rapporto altalenante, non sono sempre sincere e non si dicono sempre tutto, ma la cosa mi è piaciuta perché penso che sia umano e realistico.
Alla fine si preoccupano le une per le altre e sentono la loro mancanza, e hanno tutte quelle abitudini tipiche di un gruppetto di amiche: dal mangiare insieme, allo sgattaiolare sul tetto della scuola di nascosto, al sapere tutti i pettegolezzi sulle storie d'amore.
Indimenticabile la performance al Karaoke:
La second lead
O anche detta "serial killer con sguardo assassino affetta da disturbi bipolari".
Questa second lead mi ha lasciato più basita e spaventata che altro. Non sono mai riuscita a empatizzare molto per lei, e credo seriamente che il personaggio potesse essere scritto e messo in scena molto meglio. Per come è stata resa sembra una pazza che per metà serie se la prende con la protagonista perché l'ha vista insieme al ragazzo di cui è ancora innamorata (e che lei stessa ha lasciato, non dimentichiamocelo), e per cui per sua stessa ammissione prova un'ossessione. Per poi, dopo aver rischiato la morte, tornare tra i vivi come la ragazza più carina, amichevole e gentile di questo mondo.
Ehmmm... what? Mi sono persa un passaggio?
Questo personaggio non mi ha assolutamente convinta, per non parlare del suo sonnambulismo notturno alla ricerca di cibo così come Heidi che andava alla ricerca della porta di casa perché voleva tornare sulle montagne.
Insomma, una second lead più psicopatica di questa non l'ho mai vista.
Il second lead
Un personaggio partito così bene - carino, gentile, buono, sorridente - e finito così male. Perché uno che passa 5/6 episodi a fare il Re dei pirla che stalkerizza la dottoressa senza che si capisca se lo faccia per carità, disperazione, o perché è davvero innamorato, mi dispiace ma per me è un personaggio finito male.
Seriamente... "sono venuto perché sono solo e non ho nessun altro con cui bere", vi pare una bella dichiarazione?
Basita.
Inoltre penso che la cotta di Bok joo nei suoi confronti sia durata un pochino troppo (oltre metà serie).
C'è una cosa che ho apprezzato di questo personaggio. Di solito un personaggio così, che è un po' il principe azzurro, il classico bravo ragazzo, viene visto sempre e solo positivamente in tutto ciò che fa. Quindi mi è piaciuto molto come qui ci viene invece detto che a volte l'eccessiva bontà può fare più male che bene.
Lo sport
Questo è un punto importante del drama, e a mio avviso è stato affrontato molto bene con buoni spunti di riflessione:
- le ragazze che sollevano pesi
- le ragazze della ginnastica artistica costrette a mangiare le briciole, e in generale la questione del perdere o prendere peso quando si è atleti.
- i momenti di crisi che gli atleti attraversano.
- l'ultima competizione di un atleta e la fine della sua carriera
- l'incredibile stresso psicofisico a cui gli atleti sono costantemente sottoposti.
- i disordini alimentari
Tutte questioni interessanti di una certa serietà che mi ha fatto piacere vedere affrontate.
I personaggi secondari
L'allenatrice: mi è piaciuta tantissimo, e sopratutto mi è piaciuto il suo rapporto quasi materno con Bok joo. L'ho poi trovata umana nel non avere il coraggio di dire le cose come stanno allo zio della sua allieva, spingendo il poveretto a illudersi da solo.
Nota: complimenti all'attrice che avevo già visto in The Crowned Clown nei panni della Regina Vedova, la Cersei Lannister della Corea. Vederla nei panni di questa allenatrice in tuta e scarpe da tennis e coda di cavallo è stato strano e simpatico, ma l'attrice è stata assolutamente convincente e camaleontica.
Lo zio di Bok joo: la sua cotta per l'allenatrice è servita solo per farla mettere insieme all'allenatore, ma sinceramente potevano evitare. In generale è stato un personaggio carino e simpatico, ma non mi ha fatto impazzire la fidanzata che spunta fuori nel penultimo episodio facendolo impazzire d'amore davanti al fuoco stile barboni quando fino a cinque minuti prima era tutto preso dall'allenatrice. Ho sentito come se questa tizia l'avessero tirata fuori solo per farlo finire con qualcuno perché farlo finire da solo pareva triste.
Il padre di Bok joo mi è piaciuto. Un padre che inizialmente vede la figlia solo come una sollevatrice di pesi su cui proietta il proprio sogno di andare alle olimpiadi non avendocela lui fatta, per poi capire nel corso della storia che Bok joo è prima di tutto una ragazza, con i suoi sentimenti, bisogni, emozioni, sogni e desideri. Quando la lascia libera di prendersi una pausa dallo sport invece che urlarle addosso, l'ho apprezzato davvero tanto.
L'amico del protagonista Tae Kwon, il compagno di stanza più rompiballe di questo mondo: la scena del primo episodio in cui Joon Hyeong viene beccato dalla protagonista che lo crede un maniaco, e lui che se ne torna su con la corda lasciando l'amico al suo destino dopo averlo obbligato a uscire, non la dimenticherò mai.
Come non potrò mai dimenticare questo:
Nota particolare per Sun Ok, l'amica coi capelli corti di Bok joo. Mi è piaciuto molto lo spazio, seppur breve, che hanno riservato al personaggio, rendendola quindi più umana e introspettiva. Peccato che la sua storyline si conclude in modo positivo senza che ci venga spiegato come si siano risolte le cose. Però una cosa la voglio dire: Sun Ok ha avuto una reazione assolutamente giusta e comprensibile dopo che le amiche l'hanno esclusa da ciò che stava succedendo. Chiunque al posto suo si sarebbe sentita tradita e messa da parte.
I piani strategici
Se il quiz di fine anno avesse una domanda sui migliori piani strategici, questa serie vincerebbe a mani basse il primo premio:
- la protagonista che si crea una nuova identità per andare alla clinica a vedere il dottore, mentendo spudoratamente a tutti e illudendosi di non essere scoperta da nessuno.
- la second lead che cerca di mettere nella merda la protagonista con il diario della dieta perché è gelosa di lei, peccato che la cosa non vada a inficiare in nessun modo nella relazione tra i due protagonisti.
- la second lead che ingerisce una decine di pillole di sonnifero perché... già 3 o 4 fanno male e danno allucinazioni, quindi perché non prenderne ancora?
- la zia di Joon Hyeong che per dieci anni manda cartoline false al nipote spacciandosi per la madre. Capisco le buoni intenzioni, ma pensavi davvero che non lo avrebbe mai scoperto?
- il padre di Bok joo che fa i salti mortali per non far sapere alla figlia che si deve operare, fallendo miseramente perché si era scordato della vicina di casa
In questa serie i personaggi mettono in scena dei veri e propri pandemoni e sono disposti a tessere un intricata rete di bugie pur di non dire la verità. Bah, contenti loro.
In definitiva, Weightlifting Fairy Kim Bok Joo (sfida: trovatemi un nome più impronunciabile di questo) è una serie con un buon equilibrio tra lacrime e risate, tra divertimento e serietà, una serie di stampo leggero ma con buoni spunti di riflessione, contornata dai soliti classici cliché.
Molto carina e orecchiabile la colonna sonora.
Consigliata? Sì.
Punteggio: 8
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Primo giorno al parco. -5°
Eccoci, la mia prima volta in un parco Disneyland.
-5°, nebbia fittissima e piedi congelati.
Mia sorella mi tira a destra e a sinistra come fosse anche la mia ultima volta, come dovessi vedere tutto e subito.
Uno sguardo veloce a Main Street e i miei occhi cadono sulla struttura infondo alla strada. Il castello.
Lo amo sin da subito, quella è casa mia. Lo dico sempre, quella è casa mia ed io vivo lì, come se ogni sera ci tornassi davvero a dormire.
Il mio cuore fa un salto ogni volta che lo vedo, è bellissimo, è mio.
E’ l’unico castello colorato e c’è un perchè.
In principio bisognava scegliere dove far sorgere il parco: in Spagna o in Francia. Scelsero la Francia per motivi che ignoro. Qui fa freddo, troppo, e la nebbia rompe le scatole per almeno 3 mesi l’anno, quando non piove o nevica.
E’ per questo che il castello è rosa, perchè l’80% del tempo il cielo è grigio e un castello bianco non si sarebbe neanche visto.
Il castello della Bella addormentata nel bosco è anche il più piccolo, se non mi sbaglio, ma è talmente carino che a noi non importa.
Sotto c’è la grotta del dragone, di Malefica. Il drago è fantastico: dorme, si veglia, butta il fumo e ruggisce, veramente ben fatto. Non c’è mai fila, bisogna farci un salto veloce, tanto in 5 minuti il giro è fatto e si può tornare alle file interminabili delle attrazioni.
Il parco comprende 4 Land: Fantasyland, Adventureland, Frontierland e Discoveryland.
E’ nell’ultima che mia sorella mi trascina per farmi fare, per prima, la sua attrazione preferita: Space Mountain, oggi conosciuta come Hyperspace Mountain.
Montagne russe. Ho sempre avuto uno strano rapporto con loro ma questa resta la mia preferita in assoluto. L’ho odiata e amata al primo giro, poi solo amore, talmente tanto che è la prima attrazione che faccio fare a chiunque venga al parco per la prima volta.
Nessuno mi ringrazia mai, chissà perchè..
Al secondo posto c’è l’Holliwood Tower Hotel, negli Studios. Anche quello ormai è cambiato. Migliorato, certamente, ma ricordo che al primo giro non sapevo cosa aspettarmi, mia sorella mi disse solo “quando cadono i fantasmi”.
Consiglio ottimo ripetuto anche questo a tutti quelli che ci salivano per la prima volta.
In pratica, all’epoca, una volta saliti sull’ascensore c’era una parte che faceva paura a tutti perchè i sedili tremavano, in realtà era solo l’inizio dell’attrazione.
Partiva un’animazione e, alla fine, ci venivano mostrati i fantasmi delle persone morte in quell’ascensore che ci salutavano. A un certo punto “cadevano” e lì l’attrazione cominciava facendo “cadere” anche noi. Insomma, siamo seduti su questo ascensore che sale e scende velocemente offrendo una vista mozzafiato sul parco, un po’ perchè è bellissimo, un po’ perchè ci si fa sballottare su e giù per qualche minuto.
Non vi dico le foto bellissime che escono fuori. La maggior parte vengono comprate solo perchè sono veramente orrende.
Dicevo, mi ha trascinata ovunque, non ho moltissime foto di quel giorno e ricordo poco. La nebbia nascondeva tutto e non si riusciva a vedere qualcosa finchè non ci si andava a sbattere il naso.
Qualcosa che mi resterà per sempre impresso nella memoria sono le DUE ORE di fila per l’attrazione Peter Pan, con -5°!!
Attrazione davvero carina per i più piccoli, ma sicuramente non meritevole di tanta attesa.
Questo episodio mi ha segnata talmente che quella è stata la prima ed ultima volta che feci quest’attrazione.
Al terzo posto delle mie attrazioni preferite (scoperta con qualche anno di ritardo perchè pensavo fosse ai livelli di Peter Pan) c’è Buzz Lightyear Laser Blust.
Un mira e spara in movimento davvero ben fatto, con tanto di schermo con punteggio. All’interno c’è anche un pannello con i vari livelli in base al proprio punteggio. Perfetto se si è in gruppo per sfidare i propri amici.
Ho già vinto dei pop-corrn e una coca grazie a Buzz.
Poi che altro? La parata! Fondamentale, insieme al Dream (oggi Illumination), la firma di Disneyland Paris. NESSUNO perde volontariamente questi due spettacoli, uno a Main Street e l’altro proiettato direttamente sul castello (casa mia, non dimenticatelo).
Purtroppo o per fortuna ho avuto la possibilità di vedere la parata ogni giorno per tutta la durata del mio contratto, quindi ho potuto imparare a memoria la canzone, tanto da sognarla.
La parata e il Dream sono stati sostituiti l’anno dopo per il 25° anniversario del parco.
Ovviamente IO C’ERO.
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Lettera a un razzista.
Durante il primo anno della Triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche, mentre mi sentivo una donna vissuta perché “andavo all’università” ed ero uscita dal liceo con tutte le mie innumerevoli esperienze e conoscenze, sono state proiettate sulla lavagna le definizioni di pregiudizio e stereotipo. Forse proprio da quel momento, ho cominciato a interessarmi in modo particolare alla Psicologia Sociale, perché aveva permesso che tutto ciò che ero certa di sapere e tutte le mie sicurezze cadessero. Il pregiudizio, secondo la definizione all’interno del manuale che avevamo all’epoca, di M. A Hogg e G. M. Vaughn, è: “un atteggiamento sfavorevole e talvolta ostile verso un gruppo sociale e i suoi membri e un atteggiamento dominato da tendenze sistematiche cognitive e dall’abbondate utilizzo di stereotipi.” Da qui, si arriva alla discriminazione che, sempre secondo gli autori, è definibile come un “comportamento basato sul trattamento ingiusto di determinati gruppi di persone e non deriva sempre da un pregiudizio di fondo.” Nel libro dal pregiudizio si arriva alla deumanizzazione, fino ad arrivare al genocidio, fino a toccare il razzismo. Eccoci al punto. Ho fatto tutto questo preambolo per arrivare qui, a un argomento ormai quasi scontato perché tutti ne parlano e allora dato che tutti lo fanno, ho deciso di farlo anche io.
Sempre secondo ciò che v’è scritto sul manuale di psicologia sociale, il razzismo è “una forma di pregiudizio e di discriminazione verso le persone sulla base della loro etnia o della loro razza”. Dopo le elezioni europee, mi sono sentita in dovere di fare un po’ di pulizia di “Amici” su Facebook: per fortuna le persone che ho eliminato non sono miei amici stretti, ma solo amici di social. Ho avuto modo di parlare, per mia sfortuna aggiungerei, con persone che fanno del loro ostinato razzismo, un vanto e non una vergogna. Ciò che mi ha colpita (sì perché ho quel difetto di rimanere ancora basita di fronte a determinate affermazioni) è, principalmente, l’incoerenza di queste persone.
Parto con un altro preambolo: quando ero alle elementari, i bambini stranieri nella mia classe erano pochi, quattro o cinque. Addirittura, se non ricordo male, nell’altra sezione erano tutti italiani. In ogni caso, non so perché, non mi sono mai posta il problema, né tanto meno mi è stato mai rimproverato il fatto che fossi una bambina solare e disponibile verso tutti, le mie migliori amichette all’epoca erano tutte di colore. Andavo d’accordo con tutti, maschi, femmine, alti, bassi, biondi o mori; non c’era un bambino che mi stesse più antipatico di un altro, ma quelle con cui passavo più tempo erano bambine di colore. Un giorno è successo un evento che ricordo ancora oggi in modo cristallino: eravamo in terza o quarta elementare e doveva essere più o meno la fine dell’anno. Un giorno due compagni hanno litigato, una di questi era una delle mie amichette del cuore. Ricordo che gli insulti piovuti su quella bambina erano da considerarsi troppo già per un adulto, figurarsi per qualcuno che non lo è. Ricordo le lacrime della mia amichetta e che, in sua difesa, avevo scritto molti biglietti con delle parolacce (completamente a caso) che avevo poi fatto recapitare al compagno che aveva insultato la mia amica. Senza contare che quel giorno, ci sarebbero stati i ricevimenti genitori – insegnanti. Ma questa è un’altra storia.
Questo per dire che già da bambina, io non vedevo differenze tra colore della pelle. Vedevo differenze tra me e altri, che non avevano proprio nulla a che fare con il colore della pelle. Non voglio che mi si dica che ero una brava bambina, egoisticamente so già di esserlo stata. Quello che vorrei, però, è una risposta alla seguente domanda: se più o meno tutti noi (nati negli anni ’90) siamo stati in classe con persone straniere, con cui abbiamo giocato, parlato, con cui siamo cresciuti, perché adesso quelle stesse persone straniere sono additate come stupratori, spacciatori, ladri eccetera, eccetera? Mi spiego meglio. Quando ho parlato con le persone che citavo prima, mi è stato detto che i migranti non possono essere tutti accolti da noi e che vengono qui, appunto, a spacciare, a stuprare, a uccidere e a rubarci il lavoro. Quando io, in risposta all’ennesima: “Ah sti n***i di m***a vengono qua a rubarci il lavoro”, ho detto “Ma scusa, allora non dovresti essere amico di Pinco Pallo perché è di colore…”, la risposta è stata “Eh no perché lui lavora. È regolare.” Eh no. Non funziona così. Perché se lavora, quel posto di lavoro, secondo il discorso fatto fin qui, spetta a un italiano. O no? Senza contare che sempre nero è, o no? Cioè tu che sei mio amico puoi stare sereno anche se il colore della tua pelle fa schifo, tu invece che non ti conosco e stai lì a chiedere l’elemosina e sei pure nero meriti di tornartene da dove sei venuto. Uno di questi individui, inoltre, alla mia domanda “Scusa… Tu dici che ci rubano il lavoro, ma tu ci andresti a lavare i patti, pulire i cessi, raccogliere pomodori per due euro l’ora?” ha risposto: “Io? A pulire i cessi? Ma per chi mi hai preso?” Già, come immaginavo. Questa persona sta a casa, sulle spalle di mamma e papà, non studia, non lavora ma va in giro con il suo scintillante ultimo modello di cellulare che ti passa la carta quando sei sul water e ti accende la sigaretta senza bisogno dell’accendino, mentre mamma e papà vanno a lavorare per mantenerla. Però pulire i cessi no.
Ma andiamo avanti. Un’altra che sento spesso dire è “Vengono qua e stuprano e uccidono!” e giù una valanga di stupri e omicidi commessi da stranieri. È ovvio che non sto difendendo gli stranieri che stuprano, né quelli che uccidono. Eppure l’altro giorno, apro Facebook, e sul Secolo XIX appare la notizia “Violenza sessuale su una ragazzina: arrestati padre, madre e patrigno”, corro a leggere, mi chiedo come mai non ci sia nessuna specifica sull’etnia e, sgomenta, mi rendo conto: sono italiani. Ancora, qualche sera fa, nemmeno tanto lontano da dove abito, vengo a sapere che un uomo ha messo le mani addosso alla fidanzata. Vado in cerca della notizia per saperne di più: italiano. Questo per dire che, come ci sono gli stranieri che stuprano, incredibilmente, anche gli italiani non sono degli angeli venuti dal cielo che trattano le proprie donne come principesse. O almeno, non tutti... Proprio come non tutti gli stranieri violentano le “nostre” donne.
Proseguiamo. Un’altra frase che sento dire è: “Allora mettiteli in casa tu.” Resta una delle mie preferite. La mia risposta a questa affermazione è no. Perché, a meno che io non conosca quella persona (un amico in difficoltà, un parente), non mi metto in casa né italiani né stranieri e non so quanti di voi effettivamente se arrivasse uno sconosciuto italiano ve lo mettereste in casa, sbaglio?
Un’altra questione sollevata è stata “Sì, ma dobbiamo prenderli tutti noi! Gli altri stati cosa fanno? Perché noi sì e loro no?” Io non lo so, sarà che mia madre quando dovevo andare a una festa o in discoteca, la scenetta che mi propinava ogni volta era sempre questa:
“Mamma vorrei andare a ballare sabato sera.” “No.” “Perché no? Anastasia e Genoveffa ci vanno!” “A me non frega niente di Anastasia e Genoveffa, a me frega di te. E tu non ci vai.”
Punto. Fine. Per questo dico che, io non voto negli altri stati, voto in Italia e del futuro di questa mi devo preoccupare. Nel senso che se lo Stato X decide di uccidere tutti i cuccioli di cane, posso essere in disaccordo e dire la mia, sostenendo che comunque mi sembra una scelta da trogloditi, però io Italia non scelgo di seguire questa corrente di pensiero, dato che ho le capacità cognitive per farlo, e cerco di rendere l’Italia uno stato civile senza uccidere cuccioli innocenti, dico bene o dico giusto?
Arriviamo a due terribili eventi successi in questi giorni. La vicenda del padre e della bambina morti annegati nel Rio Grande per cercare una vita migliore e i migranti sulla Sea Watch. Qui, i commenti davvero si sprecano. Quante parole meravigliose per i primi due, commoventi alcune, davvero. Il padre e la bambina stavano attraversando il Rio Grande, il confine tra Messico e USA, proprio per raggiungere questi ultimi per cercare di ottenere una vita migliore. La bambina non aveva nemmeno un anno. Eppure ho letto dei commenti, dagli stessi che affermano che quelli sui barconi devono essere aiutati a casa loro, che erano rammaricati per la morte di padre e figlia. Ancora una volta, l’incoerenza e l’ignoranza regnano sovrane. Bruce Springsteen, nella sua Matamoros Banks contenuta nell’album Devils and Dust, è stato, purtroppo, profetico.
“Each year many die crossing the deserts mountains, and rivers of our southern border in search of a better life here I follow the journey backwards from the body at the river bottom to the man walking across the desert towards the banks of the Rio Grande.
For two days the river keeps you down then you rise to the light without a sound past the playgrounds and empty switching yards the turtles eat the skin from your eyes so they lay open to the stars”
Ossia:
“Ogni anno molte persone muoiono attraversando deserti montagne e fiumi dei nostri confini meridionali in cerca di una vita migliore qui seguo il viaggio al contrario dal corpo sul letto del fiume all’uomo che cammina per il deserto verso le rive del Rio Grande.
Per due giorni il fiume ti tiene giù poi sali alla luce senza un suono passi i luoghi di villeggiatura e vuoti scali di smistamento le tartarughe mangiano la pelle dai tuoi occhi così giacciono aperti alle stelle”
La Sea Watch è stata quattordici giorni in mezzo al mare con 42 persone a bordo. Il 26 giugno il capitano della nave Carola Rackete ha deciso di entrare, nonostante il divieto, in acque italiane per portare queste persone in salvo. Già: persone. Perché a volte ci dimentichiamo proprio questo.
Ci dimentichiamo di essere empatici. Anche questo è un concetto che ho potuto conoscere meglio negli anni dell’università: l’empatia. Ossia la capacità di immedesimarsi in un’altra persona, provare le emozioni di un altro, cercare di comprendere lo stato d’animo altrui. E allora, un’altra cosa che non riesco a comprendere e che mi chiedo continuamente è: perché una persona dovrebbe salire su un barcone, insieme a migliaia di altre persone, senza nemmeno la certezza di arrivare viva a destinazione? Perché una donna incinta dovrebbe salire su quei barconi? Magari portandovi anche un bambino piccolo. Io, se mi immedesimo in una donna incinta, mi dico “Piuttosto che salire su quella maledetta barca, sto dove sono.” Poi, però, se ci rifletto meglio sono costretta a pensare che, effettivamente, per arrivare a fare una scelta così tragica e pericolosa, il rischio che si corre a restare dove si è, dev’essere per forza maggiore che quello di mettersi su una barca con la stabilità di un materassino. E, a proposito di donne, vorrei sprecare due parole per la capitana della Sea Watch 3: Carola Rackete. Bene. Allora a tutte le bambine, a tutte le ragazze e donne io auguro di essere sbruffoncella, coraggiosa e umana un quarto di quanto lo è stata Carola, la quale una volta accortasi della fortuna che aveva, ha deciso di mettere questa sua buona sorte a servizio di chi non sapeva nemmeno che cosa volesse dire. I commenti per lei sono rivoltanti, poche volte ho letto parole così becere e disgustose nei confronti di qualcuno, per questo motivo non le riporterò, perché solo ripensare a quei commenti mi fa venire un travaso di bile. Mentre ci sono, per fortuna, donne come Carola Rackete, ci sono altre donne che la insultano e le augurano le peggiori cattiverie. Donne che insultano donne. Donne che sanno che lo stupro è la cosa più aberrante, scioccante e disgustosa che possa accadere a un'altra, inneggiano alla violenza carnale da parte dei "ne**i" nei confronti di colei che li ha portati in salvo.
Io non sono un membro del governo, né mai farò parte di esso, ma sono una libera cittadina e sono anche libera di esprimere la mia opinione riguardo a fatti che mi toccano da vicino. E quando a chi protesta viene tolta la possibilità di dire la sua su qualsivoglia argomento, io mi arrabbio.
Sarà che anche io ho fatto parte, in qualche modo, di “minoranze”, per così dire: alle elementari venivo presa in giro perché ero una delle poche a essere già formata, perché portavo gli occhiali e perché avevo un apparecchio per i denti che mi impediva di parlare (ma non di pensare!), per non parlare delle mie amicizie. Alle medie non ero di certo presa in considerazione dai miei compagni maschi, non ero affatto carina: avevo i brufoli, gli occhiali, la coda di cavallo, per questo meritavo di essere bullizzata e non rientravo nei canoni di bellezza ed, evidentemente, rispetto in cui erano le altre bambine. Anche in questo caso non ho bisogno di sentirmi dire “Oh, poverina. Tutti abbiamo avuto un’infanzia difficile.”, la mia non è una richiesta di attenzione. Perchè io, al contrario di altri, non sono stata costretta a vedere mia madre che veniva stuprata di fronte ai miei occhi, oppure a vedere il cadavere di mio fratello ridotto a un colabrodo a causa dei proiettili. Quindi benvengano le prese in giro. In ogni caso questi affronti non mi sono mai piaciuti, mi davano estremamente fastidio, nonostante fossi consapevole che erano delle “bambinate”, perciò se mi davano fastidio quelle scemate, figuratevi come mi sento quando leggo che 42 persone sono rimaste in mezzo al mare, sotto il sole cocente di questi giorni. Mentre noi ci lamentavamo del caldo, loro riflettevano su quanto si dovessero sentir male per poter essere trasportati a terra. Eppure devo ancora stare a guardare persone che sostengono che questi poveretti arrivano con le nike ai piedi, che le donne incinte sono usate per delinquere (sì forse questa è nuova, ma hanno avuto il coraggio di dirla davvaro), che hanno i cellulari! Sarà, forse, a causa della facoltà che ho scelto dove la persona è proprio il mio oggetto di studio. Sarà che mio papà mi ha fatto guardare, fin da piccola, tre telegiornali a pranzo e tre a cena, perciò volente o meno le cose mi entravano in testa e mi hanno formata. Sarà che mi è stato insegnato a non essere superficiale e a conoscere una persona, prima di giudicarla solo dal colore della pelle. Mi hanno insegnato anche che la violenza ha migliaia di sfaccettature e di modi di mostrarsi, comuni a tutti gli uomini. Non so perché sono cresciuta così e so che a non spendere tempo nello studio, nel non documentarmi, nel non leggere, avrei molto più tempo per pensare ad altre cose, magari più divertenti e allegre, senza stare a preoccuparmi della gente che muore scappando dall’inferno che tanto, mica li conosco. Sì forse starei meglio, ma forse non sarei a posto con la mia coscienza. In conclusione, so benissimo che chi dovrebbe riflettere e documentarsi su questi temi non verrà di certo a leggersi questo articolo, soprattutto perchè è molto lungo. Perché, diciamocelo, citando i Beatles, “Living is easy with eyes closed”, “Vivere è facile con gli occhi chiusi”; ed è questo ciò che dovrebbe spaventare di più: il fatto di girarsi dall’altra parte, di chiudere gli occhi di fronte a queste tragedie, di fronte ad altri esseri umani, ché tanto il pensiero predominante è quello dell’ “Eeeh vabbè”. Quando espongo questi miei pareri ad altri, chiacchierando in un bar nella mia tranquilla cittadina che non conosce i bombardamenti o la paura di non riuscire ad arrivare al giorno seguente, alcuni mi dicono: “Eh ma cosa ci vuoi fare? Dobbiamo prenderne atto. Passerà.” Sì, passerà, nel migliore dei casi, ma quando? Per quanto ancora dovrò svegliarmi la mattina, aprire l’app di Facebook e vedere la foto di un bambino a faccia in giù nell’acqua? Quante volte dovrò vedere che a coloro che manifestano è stato tolto il diritto stesso di manifestare? So che posso lamentarmi quanto voglio e che i dati parlano chiaro, ma niente e nessuno mi potrà impedire di dire che non mi sta bene, perciò vi lascio con una domanda:
“Che cosa farei io, se fossi al posto loro?”
Se fossi su quel barcone, stremata dal caldo, dopo giorni di viaggio, non vorrei essere salvata? Non vorrei solo mettere i piedi sulla terra ferma e avere un letto dove dormire? Siamo davvero arrivati al punto (di non ritorno, per quanto mi riguarda) di voltare le spalle a chi chiede aiuto? Siamo davvero diventati così cattivi da non vedere sul volto di una persona, la sofferenza? Dicono che la speranza sia l’ultima a morire. Mi chiedo quale sia il momento preciso in cui le persone sui barconi perdono la speranza o se, quando salgono, non la abbiano già più. La perdono quando uno di loro cade in mare e magari non sa nuotare o quando sentono i loro compagni urlare dalla stiva per cercare di uscire perché là sotto non c’è aria e non c’è spazio per tutti, finchè dopo un po’ le urla terminano e non c’è più alcun rumore? O forse, la perdono quando un bambino non è accompagnato e sta lì seduto, da solo e impaurito? Io non so se chi detta legge si sia mai posto queste domande, se chi urla a Carola Rackete che deve essere stuprata abbia mai provato a immedesimarsi in qualcun altro. L’unica arma per combattere questa freddezza, questa cattiveria che sta dilagando è la divulgazione della cultura. Per questo ho scritto questo articolo, per cercare di far aprire gli occhi a chi preferisce non vedere ciò che gli accade intorno. Finchè si vivrà pensando di valere qualcosa in più di un altro solo perché si è nati dalla parte giusta del mondo, si tornerà solo indietro.
Bibliografia:
M. A. Hogg, G. M. Vaughn, Psicologia Sociale: Teorie e applicazioni. (2012), Pearson.
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Se per un certo periodo, le camere in legno, e le loro finestre ampie e luminose, sono state le mie viste preferite; ora lo sono le strade, e le loro promesse, i sentieri nelle foreste che vanno oltre terre mute, passaggi in territori non esplorati, ponti tra stretti immensi, strade che sbirciano oltre i valichi di montagne , orme umane lungo le spiagge, barche trascinate a riva che aspettano di ripartire… la strada mi parla di futuro, e di come sarà la mia vita, e il futuro profuma sempre come un cesto di fiori, e profuma sempre di nuovo…
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Vi presento il Ciclo dei Vor, di Lois McMaster Bujold
Un video per parlarvi e presentarvi un’altra delle mie serie di libri fantascientifiche preferite, o meglio la serie di fantascienza che contiene due dei miei libri preferiti della vita, Il ciclo dei Vor di Lois Mc Master Bujold.
Libri che la compongono:
Prequels:
0- Gravità zero
1- L'onore dei Vor
Link: https://amzn.to/3dg3sTp
2- Barrayar
Link: https://amzn.to/3GgoQnZ
Serie vera e propria:
3- L'apprendista ammiraglio
Link: https://amzn.to/3DkDSHq
4- Le montagne del dolore
5- Il gioco dei Vor
6- L'uomo del tempo
7- Cetaganda
8- La spia dei Dendarii
9- L'eroe dei Vor
10- Il nemico dei Vor
11- I due Vorkosigan
12 - Memory
13 - Komarr
14 - Guerra di strategie
15 - Festa d'inverno a Barrayar
16 - Immunità diplomatica
17 - Il segno dell'alleanza
18 - The Flowers of Vashnoi
19 - La criocamera di Vorkosigan
20 - La regina rossa
Ma i due libri che preferisco di questa serie sono due dei prequel, dove conosciamo i genitori del protagonista della serie, Miles, e assistiamo al loro primo incontro:
Titolo: L’onore dei Vor Autore: Lois McMaster Bujold Editore: Nord
Trama: Cordelia Naismith e Lord Aral Vorkosigan sono acerrimi nemici, capitani di due vascelli spaziali provenienti da due pianeti molto diversi, uno pacifico e uno militarista, si incontrano e scontrano su un oianeta appena scoperto. Cordelia considera Vorkosigan alla stregua di un barbaro, mentre Aral guarda con sospetto quel capitano-donna, incapace di considerarla un soldato vero. Ma i due, che si fronteggeranno nella guerra scoppiata tra Beta e Barrayar, scoprono ben presto di avere in comune, oltre a una spiccata ironia, la stessa amarezza nei confronti di un mondo che sembra aver perduto ogni senso dell’onore.
La mia opinione: anche questo non è un vero e proprio sci fi romance, ma un romanzo di fantascienza con anche una storia d’amore. Bellissimo, scritto in modo superbo. Da leggere assolutamente se non l’avete ancora fatto.
Titolo: Barrayar Autore: Lois McMaster Bujold Editore: Nord
TRAMA : Con la morte dell’imperatore, il pianeta Barrayar rischia di piombare nel caos. L’unica speranza di pace è affidata ad Aral Vorkosigan, che potrebbe diventare Lord Reggente, ma non tutti sono d’accordo. Infatti, durante un attentato ordito per assassinare Aral, sua moglie Cordelia e il bambino che lei porta in grembo subiscono gli effetti di un gas teratogeno. E’ un duro colpo per i Vorkosigan, ma Cordelia non si arrende…
Questi due libri aprono il ciclo dei Vor, che avrà come protagonista Miles Vorkosigan, ma io li preferisco a tutti gli altri libri. Sono infatti fra i miei preferiti in assoluto. Sono avvincenti, psicologicamente approfonditi in modo meraviglioso e toccano tematiche delicate e molto moderne, che ci toccano in prima persona. Il personaggio di Cordelia è stupendo: una donna forte, seria, con forti principi, che ha rinunciato, a causa di una delusione passata, a formare una famiglia e si è dedicata con tutta se stessa nel lavoro. Un lavoro tradizionalmente maschile. E proprio quando aveva ormai perso speranza di poter trovare un compagno si va ad innamorare di un uomo, non più giovanissimo, e per di più un nemico.
Le atmosfere di questi libri ricordano molto Asimov. Ma io li ho trovati per alcuni versi persino superiori ad alcuni libri del maestro. Li consiglio a tutti.
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BUON POMERIGGIO BELL'ANIME ❤️😘 Come vanno le vacanze? Che posti ho visitato grazie alle vostre stories...mari montagne laghi fiumi tra verde e azzurro mi sono persa nei colori dei post... grazie amiche/ci🥰🥰🥰🥰🥰 Il caldo continua imperterrito la sua folle corsa, almeno al centro sud...a Roma è da morire con un tasso di umidità che toglie il respiro 🤷🏼♀️ previsioni per domani temporali e speriamo che proceda con calma visto che quando piove in questo periodo ci si mette d'impegno. L'impeto delle stagioni non segue più un ritmo costante, già da tempo... è tutto troppo.... troppo ☹️ Comunque sia l'ultimo spasmo estivo mi piace...le giornate che arriveranno sono le mie preferite. E forse il mare mi vedrà arrivare a settembre... E mentre aspetto con meditata calma cucino. Gli ospiti non mancano e mi piace 🤗allora mi dedico alla cena e preparo uno stuzzichino con gallette cavolfiore e parmigiano... tanto!😋😋😋 buonissima la crosticina croccante e filante che si crea...e poi è di facile preparazione 🥂 Vado a preparare altre cosine vi lascio con un abbraccio...a presto amiche/ci❤️ #gallette #cavolfiore #parmigiano #seratebelle #estate #caldo #rustico #aperitivo #sweetcandymary #foodblogger #darkfotography #foodfotography #arteamodomio #amore #sempre❤️❤️ (presso Cinecittà, Lazio, Italy) https://www.instagram.com/p/CS7Htz0Dos3/?utm_medium=tumblr
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sono qui che ci ripenso, a te, a noi.
e ci sto male, male da morire, tanto per citare il tuo cantante perferito, vorrei rialzarmi e andare verso la Luce quella che canta una delle mie cantanti preferite, quella che ho tatuata sul braccio, quella che avrei voluto tanto farti trovare. Non sai quanto.
Sono qui che penso che avrei potuto fare di più, almeno una parte di me lo fa, l’altra è lì che si ripete “guarda quanto hai fatto per lei” e so di aver fatto tanto, so che tu non mi hai dato tutto l’amore che avrei dovuto ricevere perché, per me, amore è essere bilanciati. Non ti ho mai chiesto di cambiare, amore non è questo, amore è esserci nonostante tutto, amore è supportarsi, cercare di evolvere, anche avere paura, soffrire, piangere, ridere, sorridere e avere una forza che se ti dicessero di spaccare il mondo ci riusiceresti, amore è sicurezza, amore è sentirsi a casa anche se si è distanti. L’amore è un casino stupendo.
Mi è stato detto che dovevo farti mancare la terra sotto i piedi ma non si come si fa a farlo, di solito sono io la persona a cui manca la terra sotto i piedi, quella che cade. Ed eccomi qui, senza di te, a pensarti a pensare a come mi sento e sai come mi sento “come un vecchio cardigan sotto il letto di qualcuno” pensavo di essere il tuo cardigan preferito invece mi hai buttata via così, eri tu quella che aveva paura di perdermi e sono stata io a perdere te. Ci penso a noi, ci penso e fa male perché tu eri quella persona che reputavo “l’unica”, “quella giusta”. Eri la mia casa, ma ti ho persa, Simba ha perso Nala, e ora vaga nella savana solo e triste. Ora quella forza di spaccare il mondo non ce l’ho, sono sempre sulle montagne russe, in questo periodo però vanno in basso. Forse aveva ragione l’orsocopo quando ci diceva che Pesci e Cancro non erano compatibili, e io puntualmente lo mandavo a cagare perché ti amavo ed ero sicura che saremmo durate come sono sicura che ti amerò per sempre.
A proposito, oggi sarebbe stato un anno dalla prima volta che ti ho detto “penso di essere innamorata di te” e non so nemmeno se mi pensi. Spero tu stia bene, ti ringrazio per le cose che mi hai dato perché mi hai fatto scoprire cosa significa l’amore, hai spazzato via la mia più grande insicurezza. Ora come ora vorrei solo spegnere quella parte di me che ti vuole qui, che sente freddo perché non ci sei, che mi fa dormire con le mani giunte come quando stavamo insieme e quello era il mio modo per sentirti più vicina. Vorrei spegnere tutto e andare avanti eppure sono qui a scrivere di te.
Amore ciao, ovunque tu sia.
Mi manchi
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L’autorità di Fayez al Sarraj è grande solo fuori della Libia
Khalifa Abo Khraisse, regista
29 ottobre 2017 09.52
Il film vi catturerà sin dalla scena iniziale. Guardare Nico 1988 sarà come fare un giro su delle montagne russe emotive. Sorriderete, riderete e, se non fate attenzione, potrebbe scapparvi anche una lacrima. Una delle mie scene preferite è quando dei poliziotti fermano il concerto non autorizzato di Nico a Praga. Quando il suo manager sgomma portando via in auto lei e la sua band, prima che la polizia possa arrestarli tutti, lei si abbandona all’eroina e le sue condizioni peggiorano.
Come se le cose non fossero già abbastanza complicate e pericolose, lei insiste nel voler tornare in albergo per prendere qualcosa che ha dimenticato lì, qualcosa di molto prezioso. Usciti dall’albergo, lei crolla sul sedile dell’auto tenendosi stretta quella cosa, appoggia la testa al finestrino, sudata e scossa dai brividi. Il manager riprende il suo tentativo di fuga e per spezzare il silenzio a bordo accende la radio. Ho sorriso quando dalle casse è uscita la canzone Big in Japan degli Alphaville. Era la canzone adatta a quel momento, e non solo perché era perfetta per cogliere lo spirito degli anni ottanta. Il cantante degli Alphaville Marian Gold lo ha spiegato bene: “Big in Japan racconta di una coppia di amanti che cercano di uscire dall’eroina. Immaginano entrambi come sarebbe grande un amore senza la droga: niente furti, niente clienti, niente era glaciale nelle pupille, emozioni vere e mondi veri”. La canzone nasconde una seconda storia, che è in parte anche ironica. Una seconda storia Pochi giorni dopo aver guardato Nico 1988, sono partito dall’Italia per andare in Tunisia e tornare finalmente a Tripoli. Quando sono atterrato all’aeroporto Mitiga di Tripoli pioveva, e ha continuato a piovere per tutta la notte, il giorno dopo e quello dopo ancora. Alcune strade erano allagate, c’era acqua dappertutto, scorreva ovunque tranne, paradossalmente, da dove la volevi e ti aspettavi di averla, ossia dai rubinetti. A Tripoli avevano interrotto l’erogazione dell’acqua. Non mi sono lamentato “troppo”, ero contento di essere riuscito a entrare in Libia, avevo trascorso due giorni in Tunisia e modificato il mio volo prima di poter finalmente arrivare a Tripoli. Temevo di doverci stare ancora di più, perché i voli verso l’unico aeroporto funzionante di Tripoli, il Mitiga, erano stati sospesi. L’aeroporto e ampie zone della città erano state chiuse per qualche giorno a causa degli scontri tra le Forze speciali di deterrenza (Rada) e un gruppo armato proveniente dal distretto di Ghararat nella regione di Suq al Juma. La Rada fa parte del ministero dell’interno, allineata con il governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Sarraj. L’attacco all’aeroporto di Mitiga è stato una risposta all’arresto di uno spacciatore di Ghararat nel corso di un’irruzione antidroga, o almeno questo è ciò che hanno dichiarato. Un gruppo armato di Ghararat ha attaccato l’entrata della base di Mitiga per liberare il loro compagno dalla prigione gestita dalla Rada, che si trova nell’aeroporto. Perciò quando le forze speciali li hanno attaccati, l’aeroporto è diventato un bersaglio. Nessun commento È difficile capire in pieno le dinamiche della storia. Per esempio, nessuno sa di preciso perché, poco dopo l’inizio degli scontri, sia stata demolita un’antica moschea che si trovava nei paraggi. La moschea sufi di Sidi Khalifa Bugharara Al Atig era stata costruita nel 1485 nell’area di Ghararat. È un sito archeologico, protetto dall’Autorità per le antichità. È stata demolita, a quanto pare in un momento in cui l’area si trovava sotto il controllo della Rada, che dopo gli scontri l’ha dichiarata zona militare. Gli abitanti della zona hanno accusato la Rada di aver demolito la moschea. Raccontano di aver rimosso già da qualche anno la tomba dalla moschea, proprio in previsione di attacchi simili, poiché secondo il salafismo tutte le tombe devono essere distrutte. Questo però non ha impedito loro di radere al suolo la moschea.
L’unica autorità che sembra conferire qualche valore a Fayez Sarraj è il governo italiano
Le forze della Rada hanno risposto alle accuse con una dichiarazione sulla loro pagina Facebook: “La forza speciale di deterrenza nega qualsiasi legame con le vicende di cui si sta discutendo su alcune pagine relative alla demolizione della cosiddetta tomba di Bugharara. Chi lo ha fatto, oltretutto, ha voluto sfruttare questo particolare momento, in particolare dopo l’incursione compiuta nei giorni scorsi dalle forze speciali nell’area. È stata avviata un’indagine e i colpevoli saranno incriminati”. Dov’è il ministro dell’interno? Dov’è il procuratore generale? Dov’è Fayez al Sarraj? Silenzio totale, spetta a noi trarre le conclusioni del caso in assenza di una qualsiasi dichiarazione ufficiale. Come sempre Fayez al Sarraj e il suo governo non hanno alcun interesse a commentare la situazione a Tripoli.
L’unica autorità che sembra conferire qualche valore a Fayez Sarraj è il governo italiano, ai cui occhi sembra godere di una credibilità maggiore rispetto a quella di cui gode in patria visto che lo hanno riconosciuto e di tanto in tanto gli fanno firmare anche dei documenti. In Italia è come uno dei Rolling Stones, ma nel suo paese la sua somiglia di più a una band underground. La canzone Big in Japan ha anche un altro significato, come dicevo. Il cantante ha spiegato così come ha avuto l’idea: “Ho comprato l’album di una band britannica, i Big in Japan. Big in Japan significa che anche se non sei nessuno nel tuo ambiente, puoi sempre essere grande da qualche altra parte. Puoi essere un re in un altro mondo”. Possiamo usare l’espressione Big in Japan per Fayez al Sarraj, gli calza a pennello poiché nel suo ambiente non vale niente. C’è poi un’altra parte del testo che gli si adatta ancora di più: “Grande in Giappone, va bene così/Paga e dormirò accanto a te/Le cose sono semplici quando sei grande in Giappone/Oh, quando sei grande in Giappone”. (Traduzione di Giusy Muzzopappa) Preso da: http://ift.tt/2lpmPB9
http://ift.tt/2ziAWhz
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[ARTICOLO] I BTS CONSIGLIANO LE CANZONI CHE VOGLIONO ASCOLTARE DURANTE L’ESTATE
I Top Social Artist ai quali piace comunicare col pubblico
“Il leader Rap Monster (23), il quale aveva appena finito lo show ad Hiroshima del loro recente tour in Giappone, non aveva perso la sua caratteristica tonalità bassa nemmeno col fiatone. La sua voce attraverso il ricevitore del telefono suonava come quella di un adulto ea causa delle sue risposte disinvolte, non ho potuto fare a meno di domandarmi se non avesse già partecipato altre volte al “Dibattito in 100 minuti” della MBC prima.
La band ha trascorso più di sei mesi almeno all’estero e come una sorta di premio per questo lungo e difficile viaggio, i BTS sono diventati i primi cantanti asiatici a ricevere il Top Social Artist Award ai Billboard Music Award, lo scorso Maggio. Sin da quando questa categoria venne creata nel 2010, sono stati i primissimi cantanti a interrompere il monopolio sul premio, tenuto da sei anni da Justin Bieber.
La popolarità dei BTS all’estero è difficile da descrivere. Perchè il gruppo fa sold-out dei biglietti in ogni paese che visitano e la coesione dei loro fan che vanno ai concerti a vederli è incredibile. Quale potrebbe essere la ragione per cui i fan sciamano come api ad ogni show?
“Non ne sono sicuro. Credo che questo pensiero ci venga sempre. Nonostante ci siano molti fan che vengono a rivedere nuovamente lo show, ci diciamo che dobbiamo concentrarci sui fan che vengono a vederlo per la prima volta. Quando ripeti la stessa canzone per più di 50 volte è facile che la tensione vada scemando e penso che sia molto facile che accada inconsciamente ed è facile per noi avere anche altri pensieri ma ci diciamo che il momento in cui avremo quel pensiero “sarà la fine”. Penso di poter dire che cerchiamo di mantenere al meglio la sensazione che avevamo quando ci siamo esibiti con fervore e dedizione durante il nostro primo broadcast?”
Quando tennero lo showcase negli Stati Uniti, la patria della musica, c’è stato qualcosa che il proprietario della arena che contiene 12,000 posti a sedere disse ai ragazzi. “Non ho mai visto nemmeno una volta tutti gli artisti americani combinati, raggiungere un “sold out” in così poco tempo.” La popolarità dei BTS negli Stati Uniti sta crescendo rapidamente. Tuttavia, rimangono sempre cauti. “I fan del Nord e Sud America sono intuitivi, sagaci e forti come noi per cui in un certo senso ci sentiamo sicuri di noi stessi, proprio perchè abbiamo molti aspetti in comune. Comunque non pensiamo di essere ufficialmente ad uno stadio avanzato. Continueremo a lavorare costantemente e duramente e quando la strada si aprirà, crediamo ci sarà una chance quando verrà il momento giusto.”, ha detto Rap Monster al riguardo.
La più grande arma dei BTS è l’”Aesthetic dello scambio di lavoro”, una cosa che non è facile trovare in altri idol group. È la cosiddetta “tutti i membri si bilanciano a vicenda”. I membri che spiccano in varie posizioni come il rap, la danza, i vocal, la composizione, ecc., “consegnano” il loro talento agli altri membri che spiccano meno in quell’area per standardizzare il talento di tutti i membri. Questo è il motivo per cui i membri di questo gruppo non hanno ruoli “differenti” e nemmeno ruoli “separati”.
Questa stretta relazione collaborativa ha giocato un ruolo fondamentale nel migliorare l’abilità del gruppo di comunicare ed empatizzare. “Siamo stati in grado di unirci tutti in un solo account social perchè i membri hanno sempre compreso e comunicato gli uni con gli altri. Quando siamo stati in grado di capire i sentimenti dell’altro semplicemente guardandoci negli occhi, non avevamo motivo di diverterci in altro modo, separatamente. Questa è anche la ragione per cui cerchiamo di scrivere di cose che possono collegarsi alla realtà, invece che di sogni sciocchi, quando scriviamo testi. La nostra storia deve arrivare ai nostri fan come la loro propria storia e dovrebbero essere in grado di potersi immedesimare nella canzone.”
L’obiettivo dei BTS è di salire sui maggiori palchi del mondo, dove grandi celebrità come Coldplay e Justin Bieber si sono esibiti. Mentre parlava di questo obiettivo fisico, anche il tono di Rap Monster si è leggermente alzato. Sembrava come se la loro determinazione fosse solo un inizio.
Nella “Musician’s choice” di questa settimana, i BTS hanno selezionato le loro canzoni per il tema “Canzoni che voglio ascoltare quando si avvicinerà l’estate”. “La maggior parte delle persone tende a scegliere canzoni più cariche e forti per l’estate, ma io ho scelto invece canzoni più traquille. Sono curioso di vedere anche le canzoni scelte dagli altri membri. Perfino io non vedo l’ora di vederle.”
Le canzoni selezionate includono jazz classico fino alla pop mania, una lista vivace e colorata. “Perfino una canzone come questa?” mi è scappato quando mi sono imbattuta in una canzone. Sembrava che il segreto al ruolo di “numeri 1 dei BTS” si stesse lentamente rivelando.”
Testo di Kim Pyeung (scrittore professionale di musica pop)
Consiglio di Jungkook: Steve Aoki, Louis Tomlinson – ‘Just Hold On’
“Credo che una canzone veloce/eccitante sia un must in estate? Più ascolto questa canzone più mi sento felice ed è perfetta da ascoltare in estate.”
Consiglio di Jungkook: One Ok Rock – ‘We Are’
“Ritrovo la tranquillità ascoltando questa canzone, quando sono stanco e sudato per via del caldo. Quando la ascolto a tutto volume, tanto forte da far quasi esplodere i miei auricolari, questa canzone mi dà energia, non importa quanto caldo o fastidioso possa essere.”
Consiglio di Jimin: YUI – ‘Good-Bye Days’
“Questa è una canzone che h ascoltato spesso fin da quando ero piccolo. Ho iniziato ad ascoltarla spesso indipendentemente dalla stagione, ad un certo punto non importava più nemmeno se ero felice, stanco o triste. Penso sarebbe bello ascoltarla quando l’estate s’avvicina.”
Consiglio di Jimin: Sara Bareilles – ‘Love Song’
“Questa canzone mi mette di buon umore semplicemente all’ascoltarla. È una canzone che certamente voglio ascoltare anche durante l’estate.”
Consiglio di V: Chet Baker – ‘Blue Room’
“Questa è una canzone del mio trombettista preferito in assoluto, Chet Baker. Penso che sia adatta ad una notte estiva. Vorrei poter creare una canzone che abbia un mood come quello di questa canzone.”
Consiglio di V: Sigur Ros – ‘All Alright’
“Le mie canzoni preferite sono le canzoni che posso ascoltare durante l’alba. Questa è una bella canzone da ascoltare quando stai camminando lungo la strada in una notte estiva. Tra le mie canzoni preferite è anche lo stile sul quale vorrei provare a lavorare su.”
Consiglio di J-Hope: Jazzy Fact – ‘Waste of Time’
“Penso che sia una canzone che davvero esprime bene quanto sia una perdita di tempo restare semplicemente a casa durante la bellissima estate. Ogni qualvolta ascolto questa canzone sento di voler uscire fuori all’aperto e giocare.”
Consiglio di J-Hope: Justin Bieber – ‘Beauty and a Beat’
“Questa è la prima canzone che mi viene in mente quando penso all’estate. Ed ogni tune mi ricorda il mare. È una canzone che mi dà vibes e se è già estate, la ascolto anche durante altre stagioni.”
Consiglio di Rap Monster: Frank Ocean – ‘Super Rich Kids’
“Questa è davvero la primissima canzone che mi viene in mente pensando all’estate. È moderatamente tuned-up ed è anche moderatamente calma. Vorrei mettere su questa canzone, salire sulla ciambella salvagente e lasciarmi galleggiare sull’acqua. Penso che mi sentirei un “Super Rich Kid” proprio come il titolo.”
Consiglio di Rap Monster: Peppertones’ – ‘Ready, Get Set, Go!’
“Se la canzone di Frank Ocean è il mare o la piscina, questa canzone mi porta alla mente montagne e parchi. È perfetta per quando sali sulla bicicletta, metti su la canzone ad alto volume con le casse bluetooth e corri a tutta velocità sconsideratamente in una giornata davvero, davvero calda col vento che ti soffia sul viso. La canzone è divertente perchè è semplice e rende l’estate più spassosa.”
Consiglio di Suga: DJ DOC – ‘Summer Story’
“Quando da giovane andavo in fumetteria per stare lontano dal caldo di una giornata afosa, solitamente c’era sempre questa canzone. Penso che al vecchio proprietario della fumetteria piacesse particolarmente questa canzone. Questa è la canzone che mi viene in mente tutte le volte che l’estate si avvicina.”
Consiglio di Suga: Clon – ‘Kung Ddari Sha Bah Rah’
“Ricordo di quando andammo alla valle Cheongsong coi familiari e mio fratello maggiore durante un’estate veramente calda, quando ero più giovane. Lì cantammo tutti insieme “Kung Ddari Sha Bah Rah” e riesco ancora a ricordare chiaramente quella volta quando penso all’estate.”
Consiglio di Jin: Julia Michaels – ‘Issues’
“Ho sentito questa canzone per la prima volta ai BBMAs ai quali abbiamo recentemente partecipato. Quando la cantante ha pianto dopo la sua performance a causa della forte emozione, ho sentito “ah, queste emozioni”. La sua voce era così bella e spero che molte persone ascolteranno la sua canzone ora che l’estate si sta avvicinando.”
Consiglio di Jin : Luis Fonsi, Justin Bieber, Daddy Yankee – ‘Despacito’
“Mi sento come se fossi ad un festival in Sud America quando ascolto questa canzone. È una bella canzone da ascoltare e con la quale ballare da soli quando alla mattina si è nella doccia. Mi sento su di giri quando ascolto questa canzone senza nessun particolare motivo.”
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Autumn) | ©peachisoda
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La musica è una costante nella mia vita, spesso la do per scontata ma oggi voglio dedicarle un articolo per ringraziarla per ogni bella emozione ed incoraggiamento mi abbia trasmesso in 28 anni di vita.
La musica mi accompagna da sempre in qualsiasi cosa faccio, la metto su quasi senza accorgermene quando scrivo (anche ora), quando passeggio, quando disegno o coloro, quando pulisco casa, quando mi chiudo ore su photoshop a sistemare le foto, quando faccio giardinaggio, quando ho i nervi a pezzi e non voglio sentire nessuno, quando scrivo delle storie e cerco ispirazione, quando faccio sport, quando sono in macchina, quando viaggio.
Durante i lunghi viaggi su mezzi pubblici, la musica mi accompagna fedelmente sottolineando l’umore di quel preciso momento. Prima di scrivere questo articolo non sapevo come introdurre una top 5 ma poi mi è venuto in mente che, tempo fa, avevo notato che tendo ad ascoltare determinati brani per ogni tipo di viaggio o trasporto pubblico. Allora vi rivelo la mia top 5 abbinata alle esperienze di viaggio nell’arco della mia vita da “viaggiatrice”:
TOM PETTY – LEARNING TO FLY E’ una di quelle canzoni che esprime in se tutta l’atmosfera del viaggio, soprattutto se on the road, e trasmette quella sensazione di libertà che non si ha spesso ma che, in viaggio, ci tocca più profondamente non avendo orari e scadenze fiscali. Inoltre trasmette positività e l’ascolto tantissimo nei momenti in cui mi sento un po’ giù di morale e mi serve una piccola spinta per tornare ad essere operativa.
THIRTY SECONDS TO MARS – NORTHERN LIGHTS Non so perchè quando ascolto questa canzone mi diventa l’occhio lucido, ma succede ogni dannata volta. All’inizio pensavo fosse il testo che sentivo molto vicino ma poi, ascoltando l’instrumental, ho notato che anche la sola musica mi dava questa sensazione. La diga si aprì quando ascoltai questa canzone sul bus che mi portava via dalle Highlands scozzesi, guardavo fuori dal finestrino il sole tramontare alle mie spalle e colorare tutti gli specchi d’acqua e la natura che li circondava, le vette delle montagne ed il cielo. Non ho più ascoltato questa canzone da quel giorno, fino ad oggi.
SIA – BREATHE ME La voce di Sia mi è sempre piaciuta, soprattutto quando raggiunge picchi notevolmente alti e note molto basse. Questa melodia mi ha accompagnata in parecchi viaggi quando ero più piccolina, quando osservavo la terra cambiare dal finestrino dell’automobile di mio padre. Stringevo il cuscino che avevo portato con me sui sedili posteriori con l’intenzione di dormire un altro po’ ma non succedeva mai perchè quello che vedevo mi distraeva troppo e la musica rendeva tutto più magico.
SOUNDTRACK DI FILM E SERIE TV Da appassionata di cinema e serie tv non potevo non ascoltare le colonne sonore! E’ una caratteristica che mi ha sempre accompagnato da quando ne ho memoria ma, in questo caso, vado a periodi nella scelta della traccia da ascoltare. Ultimamente ascolto molto le musiche scritte per la sesta stagione di Game of Thrones, stavolta ci hanno regalato una colonna sonora con i fiocchi. Le ho ascoltate tantissimo nei viaggi dello scorso anno. Adoro le colonne sonore perchè non sono legata al testo che spesso influenza le immagini che la musica proietta nella mente, c’è solo la melodia ed i tantissimi strumenti da orchestra a farmi compagnia e, devo ammettere, che questa è la scelta più comune durante un viaggio in aereo. Ho un po’ paura quindi chiudo gli occhi e lascio che la mia immaginazione crei mondi del tutto nuovi dettati dalla musica.
FLORENCE + THE MACHINE – WHAT THE WATER GAVE ME “Lay me down, Let the only sound be the overflow. Pockets full of stones” Questa parte del testo mi ha sempre trasmesso delle immagini stupende ogni qual volta chiudessi gli occhi, ma allo stesso tempo angoscianti perchè mi ricorda quanto siamo vulnerabili in questo mondo così sconfinato ma, allo stesso tempo, la melodia mi incoraggia a correre senza fermarmi perchè non c’è tempo da perdere. E’ una momento particolare quando faccio partire questo pezzo se sono in viaggio, mi intimorisce e sprona al tempo stesso, evito di ascoltarla nei momenti di confusione, non sarebbe di alcun aiuto. Adoro invece godermela nei momenti di stallo.
QUALI SONO LE VOSTRE ABITUDINI MUSICALI IN VIAGGIO? Fatemi sapere se tendete ad ascoltare le stesse canzoni o ne cercate sempre di nuove..oppure se preferite un buon libro al posto della musica. Ditemelo in un commento o, se vi va, partecipate al tag #MUSICAINVIAGGIO citandomi, taggando altri che potrebbero apprezzare l’idea e, se vi piace, usate pure la foto ;)
Fatemi sapere la vostra scelta e se magari conoscete o ascoltate alcune delle canzoni che ho elencato io….a presto! :D
#MusicaInViaggio – la mia top 5 La musica è una costante nella mia vita, spesso la do per scontata ma oggi voglio dedicarle un articolo per ringraziarla per ogni bella emozione ed incoraggiamento mi abbia trasmesso in 28 anni di vita.
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La città di ottone di S.A. Chakraborty
Buongiorno lettori,
eccomi qui dopo l'ennesima lunga assenza dal blog.
La recensione di cui vi scrivo doveva arrivare all'incirca un mese fa, dopo un periodo di letture che mi hanno fatto bruciare il mio goal su Goodreads come non succedeva da anni.
Ero riuscita a mettere le mani su alcune traduzioni amatoriali di una delle mie serie preferite - interrotta per ben due volte in Italia - con otto volumi da recuperare. Ovviamente li ho divorati uno dietro l'altro e giunta a cambiare del tutto storia mi sembrava che non ci potesse essere niente di meglio de La città di ottone.
Titolo originale: The City of Brass
Serie: The Daevabad Trilogy #1
Genere: Urban Fantasy
Target: New Adult
Casa editrice: Mondadori
Data pubblicazione: 3 Giugno 2020
N° pagine: 528
Trama: EGITTO, XVIII SECOLO. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Vi è mai successo di avere un libro tra le mani che volete leggere un sacco, che vi ispira proprio tanto e quando lo iniziate dite "so già che mi piacerà"?. Ecco per me è stato così con La città di Ottone: c'è stato solo un piccolo problema. Ogni volta che mi ritrovavo con il Tolino tra le mani, pronta per leggere, crollavo dal sonno o venivo distratta da altro.
Risultato un libro splendido che ho faticato immensamente a finire.
Siamo al Cairo, dopo la guerra tra francesi e turchi, ma la nostra protagonista è Nahri, una piccola truffatrice che vorrebbe solo raggiungere Istanbul per studiare medicina. Ha una dote per la guarigione, così come per le lingue, ma in qualche modo una ragazza senza famiglia deve sopravvivere in una grande città giusto?
Così tra piccoli furti e truffe si ritroverà ad interpretare una zar ma la cerimonia per liberare una bambina da quello che la madre crede uno spirito non va a buon fine per Nahri, che si trova veramente catapultata nel mondo degli ifrit, dei jinn e dei daeva.
Sono sempre affascinata dai romanzi ambientati nel mondo arabo, mi stregano i paesaggi e mi conquista l'architettura di quel mondo. Se poi condiamo il tutto con un po' di fantasy e mitologia tanto meglio.
Questo romanzo aveva dunque tutti i requisiti per piacermi, come effettivamente è stato. Solamente, forse, non era il momento giusto per leggerlo.
Più di qualche volta mi sono ritrovata in difficoltà perché non ricordavo cosa accadeva o come era la situazione tra le tribù di jinn, dovendo tornare indietro a rileggere e fare mente locale.
Sul finale mi sono impuntanta e ho completata la lettura in pochi giorni quindi ora sarei prontissima a leggere il seguito!
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Hai ascoltato il nuovo album di Taylor? Che ne pensi? Quali sono le tue preferite?
Assolutissimamente si. Ho trovato Lover un lavoro molto omogeneo, in linea con il suo stile, è un mix di melodie alla speak now con la nota pop di 1989, due dei suoi migliori album a mio avviso. Ho amato ogni singola cosa, il concept, la maggior parte dei testi, le melodie (anche se non erano neanche troppo ricercate), avrei giusto gestito diversamente la scelta del Lead, tra l’altro trovo ME! poco azzeccata nell’album, ma per il resto è tutto stupendo. Ascoltare Lover è come farsi un giro sulle montagne russe, passi da un’emozione forte all’altra, dalla canzone un po’ più triste, a quella un po’ più armoniosa, e quello che mi ha colpito particolarmente sono stati i testi, anche veramente tristi (vedi death by a thousand cuts, Cornelia street), associati ad un sound non particolarmente triste ma bensì “felice”. Ho amato parecchio i riferimenti a Red e 1989, specialmente nella closing track Daylight, che non a caso è la mia preferita dell’album, l’amore che sprigiona l’album è davvero immenso, perché alla fine questo Lover, ma Taylor in generale fa: ti trasporta in un mondo magico pieno d’amore e unico, a tratti quasi fiabesco. Le mie preferite dell’album sono Daylight, come dicevo prima, Cruel summer, The man, Afterglow e Cornelia Street (menzione speciale a Miss Americana and The Heartbreaking Prince). Davvero un ottimo album, respirare emozioni del genere ci voleva proprio dopo Reputation, che è stata una grande parentesi nel panorama musicale di Taylor, apprezzatissimo anche quello. Per quanto riguarda Lover, nella mia classifica personale dei suoi lavori, si posiziona al secondo posto secondo solo a Speak Now.
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Ottobre. Batlow, New South Wales.
Dopo sette lunghe ore di moto siamo arrivati in NSW senza culo e senza gambe. Ma soprattutto senza canguri suicida per strada. Si insomma direi che ci siamo arrivati grazie al fatto che non c’erano loro. I canguri suicida. Per strada. Soprattutto.
So, WELCOME TO BATLOW GUYS! ridente cittadina di 1400 anime, famous for the apples.
Cosa c’è a Batlow? Mele, ovviamente. Colline di mele, campi di mele. Sidro di mele, succo di mele, apple pies e ancora pomi, di ogni qualitá e dimensione. E dove altro poteva finire una Pomiato se non a raccogliere pomi? Dio, ti diverti? Io boh veramente.
Qui non è il Queensland. Niente clima tropicale, scordiamoci le spiagge caraibiche del nord. Siamo incastonati tra le Snowy Mountains, esattamente e precisamente in de middol of nouer ma non ve lo so dire con precisione, il Wi-Fi ci arriverà in casa nel duemilaemai (forse). Qui il tempo può essere crudo ed estremo, la campagna incredibilmente bella e spietata.
Negli anni scorsi, le miniere d’oro e la conformazione di queste montagne hanno riunito qui diverse nazionalità provenienti da diverse parti del mondo, in condizioni che hanno messo alla prova animi e pazienza, ma hanno anche plasmato carattere e amicizie. Lo raccontano gli edifici e i loro anni, storie passate e antichi splendori. Lo raccontano le persone che abitano qui. Genuine, pratiche, autosufficienti. Salt-of-the-earth. Non solo friendship ma vera e propria mateship. Mateship è una parola bellissima, recentemente inserita nella lista delle mie parole preferite.
mateship
[meyt-ship]
«Australian way of friendship, but is greater than friendship. It is treating people equally, regardless of race, gender, creed, religion, etc, and isn't shallow. Mateship is an Australian cultural idiom that embodies equality, loyalty and friendship, usually among men. Mateship derives from mate, meaning friend, commonly used in Australia as an amicable form of address.»
Batlow è minuscola. Calma piatta a qualsiasi del giorno e della notte. Qui volano pappagalli colorati come fossimo in Costa Rica. Sono quanti sono i piccioni a Venezia - Davvero, no jokes!
Offre il minimo indispensabile per vivere e qualche esercizio interessante aperto ad orari improbabili. La parrucchiera apre solo il mercoledì, il bar tre giorni alla settimana (dalle 10 alle 14), il museo di Batlow è aperto solo la domenica dalle 15 alle 16 e la signora del Thrift Shop se ha voglia apre, altrimenti vive anche senza i vostri soldi. Tumut è la cittadina più vicina, a una quarantina di kilometri.
Staremo qui probabilmente per i prossimi tre mesi, a lavorare per un’orchad che coltiva organic apples, blueberries, raspberries and strawberries.
Il nostro capo è il genere di persona con la quale mi piace avere a che fare: non gira intorno alle cose, è semplice e diretto. Uomo di campagna, persona pratica, trasparente, gentile, dotata di sense of humor. Non serve altro per essere delle belle persone e andare d’accordo con il resto del mondo (segnatevelo nel caso siate degli stronzi).
Ad accoglierci una bellissima share house, contratti di lavoro pronti sopra il tavolo, auto aziendale in giardino. La casa è spaziosa ed accogliente, non manca niente. L’unica cosa che mi turba (e non poco) è il bagno ESTERNO, nel retro. Ho imparato a vivere senza liquidi dalle 6 pm in poi, terrorizzata all’idea di dover uscire di casa nel cuore della notte solo per fare pipì. L’unica cosa che mi ha mai aspettato in bagno è stata un rospo, però non ce la posso fare. Diventerò Aussie col tempo.
Come tutti i pick up e i 4x4 qui, anche la nostra Toyota Subaro ha le protezioni anteriori in caso di incontri ravvicinati con canguri suicida, wallaby e wombat. Presumo sia stata portata qui dai coloni britannici nel lontano 1788, alla scoperta del continente. Ma non ne sono certa, chiederò.
«How are you going, Mate?»
Sto guidando al contario, contromano, con il cambio sulla sinistra e le frecce al posto del tergicristalli. Incredibile, giuro. Soprattutto quando continuo a sbattere la mano destra addosso alla portiera in cerca del cambio.
#australia#working holiday visa#whv#working holiday visa australia#italiansinfuga#straya#aussie#outback#mate#mateship#batlow#new south wales
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C’è un percorso che propongo spesso a chi viene a trovarmi in Salento. Va a da Otranto a Santa Maria di Leuca, il mio tratto di costa preferito. Quando abbiamo abbastanza tempo, propongo anche qualche deviazione. Vista mozzafiato a qualsiasi ora del giorno e in qualsiasi periodo dell’anno. D’estate, quando il cielo è limpido e il mare brilla e s’intravedono le montagne dell’ Albania o quando la luna piena si alza sopra la riva robusta, spargendo la sua luce magica sulle torri costiere e sulle pareti in pietra. E in inverno, quando le tempeste meridionali spingono le onde del mare Mediterraneo contro la roccia,e l’acqua diventa schiuma che si sparge nell’aria.
Lungo questo tratto di costa si percorre il parco naturale regionale “Costa Otranto S.M. di Leuca – Bosco di Tricase “, un luogo affascinante per natura e cultura. Il parco protegge il paesaggio arido lungo la costa con una fitta vegetazione tipica della macchia mediterranea, un’ enorme varietà di flora e distese di orchidee. Il parco attraversa una serie di piccole cittadine incantevoli e l’intera area è punteggiata da case di campagna e “agriturismi
“: prodotti tipici e esperienze autentiche, oltre a laboratori artigianali che conservano le centenarie e millenarie tradizioni, dalle tessiture alle usanze marine e molto altro ancora. Tra le mie tappe preferite c’è il piccolo lago nella vecchia cava di bauxite appena a sud di Otranto. La terra rossa che circonda lo specchio azzurro dell’acqua crea un’atmosfera surreale e il paesaggio verde degli arbusti e delle pinete è l’ ideale per un picnic o una gita. Più avanti, il porto di Castro è bellissimo e storicamente importante.
(Leggi l’articolo dedicato https://www.salentodove.it/il-museo-archeologico-di-castro-una-leggenda-che-diventa-storia/ )
Il castello più vecchio ha 1000 anni e si trova ad Andrano, un posto magico per i bambini. Più a sud il museo etnografico di ArteinSalento, all’interno del palazzo Antonacci Dell’Abate di Tricase, con numerosi reperti che risalgono alla prima guerra mondiale, dalle armi usate nei combattimenti alle splendide ceramiche, alle foto del tempo. La foresta di Tricase è un “monumento” naturale che racchiude la storia e le origini di questa terra. Il Salento, una volta era ricoperto di foreste caratterizzate dalla presenza della quercia di Vallonia, una varietà orientale che aveva il suo avamposto più occidentale. Questa foresta ormai scomparsa, è sopravvissuta solo qui. Una piccola parte degli alberi maestosi di 15-20 metri, sopravvivono in queste zone. Ultima tappa, è solitamente la spiaggia di Santa Maria di Leuca: un pranzo al sacco in riva al mare con lo sguardo fisso all’orizzonte, laddove l’Italia finisce e domina il Mediterraneo. Con questa suggestione che finibus terrae regala ai suoi visitatori io e i mie ospiti terminiamo questo lungo percorso. E’ il momento di tornare a Lecce, saturi di splendidi panorami, di storia e nuova conoscenza.
Per ulteriori informazioni sul parco naturale visita http://www.parcootrantoleuca.it e http://www.joywelcult.eu per itinerari specifici e altri luoghi da visitare.
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Un viaggio tra storia e natura: da Otranto A S.M. di Leuca nel Parco Naturale Regionale C’è un percorso che propongo spesso a chi viene a trovarmi in Salento. Va a da Otranto a Santa Maria di Leuca, il mio tratto di costa preferito.
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