#La casa sulla scogliera
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"La casa sulla scogliera" di Riley Sager. Misteri e segreti di una villa isolata: un thriller avvincente che intreccia passato e presente. Recensione di Alessandria today
"La casa sulla scogliera", di Riley Sager, è un thriller intenso e ricco di colpi di scena che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.
“La casa sulla scogliera”, di Riley Sager, è un thriller intenso e ricco di colpi di scena che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. La trama ruota attorno a un misterioso massacro avvenuto nel 1929 presso la dimora chiamata Hope’s End, situata su una scogliera battuta dal vento sulla costa del Maine. La giovane Lenora Hope, diciassettenne all’epoca, è sempre stata…
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stilouniverse · 2 months ago
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Le novità thriller del Gruppo Editoriale Fanucci
dal 20 settembre 2024 in libreria Riley Sager, LA CASA SULLA SCOGLIERA Traduzione dall’inglese di Raffaella Cesarini TimeCrime Gli omicidi della famiglia Hope sconvolsero la costa del Maine in una notte del 1929. Sebbene la maggior parte delle persone ritenesse responsabile la diciassettenne Lenora Hope, la polizia non è mai riuscita a dimostrarlo. A parte la sua smentita dopo gli omicidi,…
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gcorvetti · 8 months ago
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Emozioni forti.
Come ho scritto oggi, ed è raro che faccio due post nello stesso giorno, sono andato a Milo, paese dove abitava fino alla dipartita Franco Battiato, oggi che sarebbe stato il suo 79esimo compleanno. Ma aveva una casa anche Lucio Dalla, innamorato del paesaggio e della tranquillità del posto. Il paese ha voluto rendere omaggio ai due artisti commissionando una statua ad uno scultore, di cui ho letto il nome ma che non mi ricordo (abbiate pazienza l'età). Arrivato e sceso dall'auto mi è subito venuto addosso un brano di Franco, si proprio così, il comune ha una cassa da dove escono i brani uno dopo l'altro, sarà per il fatto del compleanno, poi immerso in questa atmosfera magica tra musica e panorama mozzafiato è facile farsi prendere dall'emozione e sono restato due ore, ho anche mangiato e preso il caffè, ad ascoltare e gironzolare intorno alla statua ma anche al paese, molto bello anche se il tempo era nuvoloso e a tratti fresco, se il sole veniva coperto, ma tutto sommato si stava bene. Alcuni scatti, personalmente trovo la faccia di Battiato troppo seria, lui era uno molto ilare, va bè.
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Poi quando ho deciso che era stato abbastanza e l'orario era ancora presto ho pensato scendo ad Aci Trezza, ma si mi vado a prendere una granita, tanto cosa ho da fare di così importante, niente. Mangiata sta granita (alle mandorle) e fatto meditazione tra gli scogli, ho pensato che era ora di chiudere un cerchio, lasciare andare quel passato se pur bello, volendo vedere che fine ha fatto la casa dove abitavo, si perché nella mia vita ho abitato 3 anni ad Aci Trezza (con tanto di residenza) dal 93 al 96, mi sono avvicinato alla salita, perché venivo dalla scogliera, con circospezione come fanno i gatti quando sono diffidenti e da lontano ho notato che è stato costruito un balcone dove io di solito mettevo il vespone e dove c'era questa grande porta a tre ante, la porta c'è ancora. Seduto sul questo balconcino c'era un signore anziano, mi sono fermato a qualche metro e l'ho salutato "Salve", lui "Salve" ed è tornato al suo foglio di carta. Va bè la faccio breve, gli ho detto che io abitavo la e da li in poi è iniziato un dialogo meraviglioso con sto vecchietto sia sulla casa che sulla mia vita, era curioso cosa ho fatto, nel frattempo è arrivata la figlia e lui tutto contento le fa "Oh, non ricordo il nome, lui abitava qua, sai", quindi la discussione si è inerpicata nelle persone che conoscevamo e che popolavano il vicolo soprattutto d'estate, tutto coincideva, è stato bellissimo. La casa era di mio nonno e quando lui morì venne venduta e i proprietari la divisero in due, il vecchietto, Sergio, è in affitto. Adesso è difficile riavvolgere il nastro e scrivere tutte le cose che ci siamo detti, però è stato bellissimo, anche ora che lo scrivo sento quella gioia, è stata una giornata di emozioni continue, l'ho salutato con la promessa che gli manderò una cartolina dall'Estonia, tanto l'indirizzo lo so, e lui e la figlia quasi piangevano, quando mai un estraneo arrivato dal nulla è così gentile e poi chi manda più cartoline? Io lo farò di sicuro. Quindi vi lascio con un brano del Sommo Franco e parte del testo
"...L'impero della musica è giunto fino a noi Carico di menzogne Mandiamoli in pensione i direttori artistici Gli addetti alla cultura E non è colpa mia se esistono spettacoli Con fumi e raggi laser Se le pedane sono piene Di scemi che si muovono..."
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instabileatrofia · 1 year ago
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Scarabocchi pag. N.3 (La casa sulla scogliera)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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crazy-so-na-sega · 3 months ago
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Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera,
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura
e il calcolo dei dadi più non torna
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana
Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende... ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
-E. Montale (La casa dei doganieri)
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chez-mimich · 2 years ago
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GLI SPIRITI DELL'ISOLA
Rompere un'amicizia è sempre una cosa spiacevole, a volte anche molto spiacevole, ma qualche volta può addirittura sfociare in un vero e proprio dramma, specie se si vive su una sperduta isola di un arcipelago irlandese. Ci troviamo nel 1923 (non è fatto da poco che nemmeno esistessero né i social, né il web ad alleviare la pesantezza del vivere) e, come si è già detto, sulla remota isola irlandese (immaginaria) di Inisherin, accade che Colm (intepretato da Brendan Glee) decida all'improvviso di interrompere la frequentazione di Pàdriac (Colin Farrell) il suo più caro amico, senza nessun plausibile motivo, almeno all'apparenza, mentre Pàdriac non sopporta il rapporto danneggiato e il mutismo dell'ormai ex amico. La vita sull'isola continua prevedibilmente a scorrere monotona, tra il pub sulla scogliera, la chiesa e il porto dalle acque grige e tempestose di quelle latitudini. Ma Pàdriac non si rassegna e, come il più molesto degli stalker, non molla la presa di Colm che, uomo burbero e scontroso, decide di tagliarsi un dito di una mano ogni qual volta Pàdriac gli rivolgerà la parola. Detto fatto, il (povero) Colm si ritrova senza tutte le dita della mano destra. Colm è un violinista-compositore e il suo gesto appare ancora più masochistico, ma darà anche luogo successivamente alla rappresaglia contro Pàdriac, con l'uccisione della asinella di quest'ultimo. Pàdriac, a sua volta, brucerà la casa di Colm che tuttavia casualmente resterà incolume. Naturalmente il focus di tutto il film è centrato sulle motivazioni che spingono Colm, parrebbe insensatamente, a rompere l'amicizia con Pàdriac. Perché Colm si chiude in una sorta di autismo nei confronti dell'amico? In realtà è lo stesso Colm a spiegarlo anche piuttosto esplicitamente: l'amicizia di Pàdriac, ormai, non è più in grado di offrirgli nulla e quindi preferisce di gran lunga la composizione musicale e il violino alla compagnia di Pàdriac, uomo gentile, ma di quella gentilezza un po' asfittica ed appiccicosa di cui si può benissimo fare a meno, anche se con una certa dose di cinismo. Quanto c'è in noi di Pàdriac e quanto c'è di Colm? Al di là delle piccole storie dell’isola irlandese e delle sue inquietanti presenze, è proprio questa domanda che rende interessante la pellicola di un regista disincantato e crudo come Martin McDonagh (suo era il magnifico "Tre manifesti a Ebbing Missouri"). Ognuno potrà rispondere secondo una propria tavola di valori : Pàdriac reclama di essere un uomo gentile, Colm risponde che la gentilezza non trapasserà nei ricordi dei posteri, mentre certamente arriverà la musica, nella fattispecie quella da lui composta. E allora la domanda investe noi tutti: vale la pena dedicare il proprio tempo coltivando una affettuosa, ma asfittica, amicizia o meglio spenderlo coltivando i propri interessi anche a scapito dei rapporti interpersonali?
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vuotipienidite · 1 year ago
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ventisei giugno duemilaventitre
ho sempre scritto facilmente di ogni fine e difficilmente di ogni inizio. descrivere il momento esatto tutto inizia a schiudersi senza nessun apparente segnale mi ha sempre aperto dentro, squarciato il petto come lama, ma che non ferisce, che libera e lascia volare fuori il meglio di me.
oggi lungo il percorso in cui fianco a fianco abbiamo camminato, nel quale ogni sasso che ostacolava i nostri passi è stato spostato, siamo arrivati ad una scogliera circondata dal mare. abbiamo sostato con la calma di chi non ha fretta di vedere dove porterà la strada e mentre scendeva la coperta della notte non abbiamo avuto paura del buio, non ci siamo chiesti, non ci siamo decisi, non abbiamo mai calcolato un secondo del tempo insieme, abbiamo vissuto di respiri nella nostra genuinità.
oggi hai chiuso quel mare dentro il nostro silenzio e me lo hai fatto sentire, hai preso le stelle e le hai lasciate sulla mia maglia, hai preso fiato poco prima di parlarmi o per farmi capire che non servivano più parole per dirci quanto i nostri cuori sovrapposti combaciassero.
oggi siamo stati dentro quel vortice, quello che non mi avrebbe fatto uscire, quel guaio tanto sconfinato da non riuscire a risolverlo, quello splendido casino che siamo dentro ogni giorno ma che sparisce quando siamo insieme.
oggi siamo stati lama e abbiamo volato, abbiamo abbattuto le pareti e forse anche la casa delle nostre insicurezze, abbiamo capito che tra le righe di questo testo o nello spazio tra i passi di questo cammino solo noi riusciamo a trovare anche quello che manca e condividerlo.
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martynaandrea · 4 months ago
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2. La Sirena
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Sulla spiaggia, Tra le dune, Tra gli scogli La sabbia sulla faccia Una foca che non si muove Inaccettabile realtà.
La Sirena Mi chiamano la Sirena Con le gambe Senza vita La saliva Alla bocca In tutto questo vuoto Resta solo la vergogna.
Oltre al ricordo di quella notte.
Il metallo pesante contro la schiena Taglia le vesti Rompe le ossa Arriva dentro lacerando le interiora Il dolore, il sangue La faccia sulle foglie secche Il mantello pesante, il rumore. Ve ne andate, mi lasciate qui Non ve ne andate, non ve ne andate La delusione La disperazione Tra le fitte, la nausea, il sangue Il magone.
Solo il sole Solo il vento Su un lato del viso Quello non accasciato a terra Solo il mare.
L'uomo della casa Mi porta ogni giorno alla spiaggia Me ne accorgo solo Perché cambia il panorama Non conta più nulla Se non cercare di negare L'incancellabile verità.
Quello che mi fa Non ha più importanza Mi trascina Si spoglia La mia faccia verso il mare. Si riveste Si allontana Lavora alla barca Si lava in mare Mi trascina a casa. Non sento niente Se non il ricordo di quella notte.
Nella vasca da bagno Mi guarda la bambina La Sirena Dalla pelle bianca e scivolosa L'unica sirena Col rischio di affogare.
Se me lo lasciassero fare Non opporrei alcuna resistenza Non ho più volontà.
Sicario senza padrone Il vostro disinteresse La vostra crudeltà Non trova risposta nel mio cuore Che batte a malapena. Ogni tanto vi sento arrivare Sulla scogliera Guardate cosa resta Del vostro errore.
Un incidente di ieri Non cercavate neanche me Avevo dodici anni Ora una bambina senza età.
Se voi foste qui Se non aveste provato ad uccidermi Perché ci sono ancora? Giorni infiniti Un peso morto, senza capo né coda.
Racconteranno di me Nelle storie degli anziani Della più triste storia Mai sentita in queste strade. Della bimba "destrozada" Della bimba mai cresciuta Che guardava fissa il mare Con la coda da Sirena.
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janerosecaruso · 6 months ago
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Cozy Vibes - Food & Wine (on Wattpad) https://www.wattpad.com/1451596759-cozy-vibes-food-wine?utm_source=web&utm_medium=tumblr&utm_content=share_reading&wp_uname=janerosecaruso Camilla, dopo anni di successo nelle gallerie d'arte internazionali, ritorna nel suo paese natale, un pittoresco villaggio sulla costiera amalfitana. Il ritorno a casa è un tuffo nel passato, ma anche un confronto con un presente che sembra essersi fermato nel tempo, dove ogni vicolo e scogliera risveglia ricordi dimenticati. Mentre passeggia tra le stradine acciottolate, Camilla si imbatte in una vecchia bottega, un tempo studio del suo mentore, ora abbandonato e ricoperto di polvere e ricordi. La vista di quegli strumenti di scultura, ancora lì, la spinge a riaprire lo studio e a ricominciare a creare, non più per il riconoscimento o la fama, ma per la pura passione dell'arte. La sua presenza non passa inosservata nel paese, e ben presto si ritrova circondata da un gruppo eterogeneo di artisti locali, ognuno con la propria storia e il proprio talento. Insieme, decidono di rivitalizzare la tradizione artistica del villaggio, organizzando mostre e workshop per turisti e residenti. Camilla, si ritrova a collaborare con un misterioso pittore, le cui opere sembrano raccontare storie parallele alle sue sculture. Tra i due nasce un'intesa creativa che lentamente si trasforma in un legame più profondo. Marco, con il suo spirito libero e la sua visione dell'arte, aiuta Camilla a vedere oltre la forma delle sue creazioni, a esplorare l'anima dell'arte. La storia di Camilla diventa così un viaggio di riscoperta personale e artistica, un percorso che la porta a comprendere che la vera essenza dell'arte non risiede nei successi e nelle vendite, ma nel modo in cui essa riesce a toccare le corde più intime dell'anima umana e a connettere le persone attraverso la bellezza e l'emozione.
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semiguardiarrossiscosulviso · 9 months ago
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BAIA MIA...
D’estate, lo sai, che aspetto la domenica con trepidazione.
Scruto il cielo dalla sera prima. Leggo nella quantità delle stelle il sereno e il caldo che poi mi avvolgerà come uno scialle importante, lavorato intrecciando alla lana l’immaginazione dell’occasione. Cerco nel riflesso della luna la calma punteggiata dalle luci dei pescherecci e di luminosi millepiedi che, di tanto in tanto, si antepongono all’orizzonte trasportando il piacere di una vacanza in crociera. E se mai la sera prima non ci fosse calma, se mai le nubi ingoiassero le stelle nei loro addensamenti, se mai il dubbio che al mattino il sole possa riscaldarmi mi zampillasse disturbandomi, non rinuncerei al nostro appuntamento domenicale.Mai! Mi alzo di buon’ora, nonostante dopo una settimana di lavoro, le lenzuola tratterebbero fino a tardi mattinata. Il sonno, però, e la stanchezza svaniscono facilmente all’idea di vivermi una giornata intera tra i colori dei tuoi vestiti, i suoni dei tuoi movimenti, la remissività del tuo darti incondizionatamente. Senza riserve. Tentennamenti. Pretese. Ricatti. Compromessi. Preamboli di conquista. Tu ti lasci prendere e basta. Totalmente. E so che mi aspetti per l’intera successiva settimana. Mi aspetterai. Ed io penserò ai grani dorati che sfuggono tra le dita a contare un tempo che non si vorrebbe fermare, come una clessidra impostata all’infinito. Penserò all’acqua che si chiama Chiara dagli occhi cangianti e che sfoggia, smorfiosa, lenti a contatto di vari colori a seconda di come cade il raggio di sole sui suoi fondali. Penserò alla nenia delle onde che culla con tono sommesso ed instancabile uguale a quello di una madre, sulla destra della torre saracena; e alla lirica possente, sulla sinistra, che sovente accompagna lo sfracellare delle acque spinte da forti correnti e da brezze decise. Penserò alla scogliera dove il mare s’infrange. Dolce. Come una carezza. Violento. A scorticare la roccia. A mangiarne porzioni, scavando crateri, increspando la pietra. Per lasciare croste di sale e una coperta in salsedine di pizzi e ricami. Penserò alla torre saracena. Essenziale e possente un tempo. Dove, in alto, sfidando il suo sfarinarsi, ho sbirciato al nemico nascosto da qualche parte oltre quel taglio che divide cielo e terra. Troppe miglia. Troppo mare. Misterioso l’orizzonte. Penserò ai trabucchi. A braccia legnose tese a sostenere le reti. All’attesa dei pescatori. Alle preghiere. Ai guizzi dei pesci. All’esultanza. Al pane sulla loro tavola. Penserò all’erba che cresce anche sulla sabbia, sfruttando granelli di terra per affondarvi radici ed incastrarsi tra murge aride ed avare. Penserò agli arbusti, nani e spinosi, che si prostrano al suolo. Servitori fedeli, ubbidienti ai venti. Competitori dei pini tanto da esserne invidiosi. Perché questi svettano e toccano il cielo e spargono intorno profumo di resina…..
Mi aspetterai ed io penserò. Ti penserò perché tu mi aspetti. Sempre.
Ogni domenica d’estate. Quando di buon’ora mi metto in macchina per raggiungerti. Sei lì, in un chilometro di costa. Con l’ombrello della luna sulla testa quando è notte. La raggiera del sole, da est ad ovest, a coprirti tutta durante il giorno. Ti sento mia anche se mia non lo sarai mai. Ti dai a tutti ed io ti prendo. Mia però voglio chiamarti.
“Baia Mia”.
Dove l’emozione è una casa che apre porte e finestre.
Dove scoppietta, come tra gli alari, la scintilla che accende il bene per la vita.
Dove la Creazione è un dono senza i fiori della carta e nastri di fiocchi
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Tenta il suicidio ma l'auto resta in bilico sulla scogliera
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Tenta il suicidio ma l'auto resta in bilico sulla scogliera. Una donna di Porto Torres ha tentato di suicidarsi nella notte tra domenica e lunedì, lanciandosi in mare con la propria auto. Il mezzo è rimasto in bilico sul bordo del precipizio e la donna è stata salvata dai Carabinieri. I militari erano stati allertati poco prima dal marito della donna, che aveva segnalato il mancato rientro a casa della moglie e i suoi propositi suicidi. La donna era uscita con delle amiche e poi aveva telefonato al marito dicendo di volerla fare finita. I carabinieri hanno avviato subito le ricerche e hanno trovato la donna in un sentiero della strada provinciale 81, nella zona di Abbacurrente, sul litorale di Platamona. L'auto, con la donna all'interno, era in bilico sul costone, con la metà anteriore che sporgeva nel vuoto. Uno dei carabinieri si è posto sulla parte posteriore dell'auto, a fare da contrappeso, mentre un altro militare con cautela ha aperto la portiera del guidatore e ha estratto la donna, semicosciente. La donna è stata trasportata all'ospedale Santissima Annunziata di Sassari con un'ambulanza del 118, e l'auto è stata recuperata con l'intervento di un carroattrezzi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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alemicheli76 · 1 year ago
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" A occhi chiusi" di Paula Hawkins, Piemme. A cura di Barbara Anderson
SINOSSI: “Come ho potuto essere così cieca?” Dalla casa sulla scogliera dove Edie e Jake si sono trasferiti, si vede solo una cosa: il mare. Mare grigio che si fonde col cielo, con onde altissime che s’infrangono sulla roccia. Per Edie, la differenza con Londra è schiacciante: tanto più che non può usare l’auto per via di un disturbo agli occhi che le provoca momenti di blackout visivo. Se non…
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dettaglihomedecor · 2 years ago
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Una casa in pietra costruita su una rupe rocciosa al limite del precipizio
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In Canada, sulla cima di una scogliera rocciosa, lo studio Atelier Carle progetta questa moderna casa in pietra a pochi passi dal precipizio. Situata nella regione di Charlevoix in Quebec, la residenza Capo è radicata nella qualità specifica del luogo. Una rupe rocciosa, esposta e ai limiti dell'abitabilità. Infatti, il ripido pendio del precipizio, rischioso e instabile, ha offerto l'opportunità di reindirizzare il processo progettuale. L'edificio è così frammentato in aree abitabili di varie forme e orientamenti. Mantenendo, sì, una certa reciprocità con il terreno circostante. Un ambiente dove l'organicità delle costruzioni rurali del secolo scorso si sovrappone alla vertiginosa rusticità del territorio canadese.
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La struttura Capo come alternativa Il progetto Capo è emerso come alternativa per deviare sottilmente alcune delle strutture spaziali profondamente radicate nella cultura abitativa contemporanea. Una distribuzione che lo studio Atelier Carle ha reso realtà introducendo i limiti del sito come una sorta di “alterità” che condiziona il progetto della costruzione. A sua volta, il rapporto obliquo del luogo, la scogliera rocciosa che delimita la città di Baie Saint-Paul, offre un'opportunità attraverso il vincolo fisico o la complessità dell'esecuzione in questo sito.
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Logica concettuale dei percorsi Sviluppato fin dall'inizio nella sezione, Il Capo è progettato secondo un percorso organico preesistente di circolazione nel sito pericoloso. Avviare una logica concettuale di percorsi invece di una disposizione della stanza derivata da componenti programmatiche. L'ancoraggio degli spazi avviene lungo questa distribuzione, favorendo il costante movimento dell'utente da un livello all'altro secondo una successione di scale. Tali spazi sono implementati in varie sequenze, in molteplici orientamenti, per affinare la qualità del viaggio all'interno degli ambienti interni ed esterni creati da Atelier Carle .
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Il movimento è quindi centrale, sia per la sua presenza nel design del progetto The Capo sia per la diversificazione dei punti di vista che porta. Inoltre, le scale, a seconda della loro larghezza, consentono l'accesso ai diversi pianerottoli del sito e creano una sottile distinzione tra gli spazi decompartimentati adiacenti.
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Studio spaziale di Atelier Carle Insistendo sul percorso, più che sul programma, il progetto dello studio Atelier Carle si assesta nella natura instabile del vivere con un corpo sempre in movimento. Allontanandosi così dalla pianificazione spaziale secondo convenzioni progettuali programmatiche. Il progetto Capo è così frammentato in aree abitabili di varie forme e orientamenti. Allo stesso modo, in questa prospettiva ideata da Atelier Carle, la terrazza è completata da altri spazi esterni con accesso diretto dall'interno.
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Ciò consente una certa diversificazione dell'esperienza sensoriale del sito. Rendendolo eterogeneo e arricchendo il rapporto continuo degli occupanti con l'ambiente circostante.
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Il metodo di costruzione Il metodo costruttivo di questa casa in pietra ha una certa specificità. Costruita secondo il metodo dell'autocostruzione scelto dai proprietari, la casa è stata costruita lentamente, in un lungo periodo di tempo. Lasciare spazio a una grande flessibilità progettuale integrando consapevolmente i proprietari nel processo. Una metodologia che ha permesso ai proprietari di mettere in discussione il loro modo di vivere e relativizzare molti dei loro stereotipi.
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Percorsi interni ed esterni Ora amplificata da percorsi interni ed esterni che attraversano e attraversano l'edificio su entrambi i lati, la pianta dello studio Atelier Carle, prima di essere un'espressione stilistica, è soprattutto un'estensione di un percorso obliquo preesistente sul sito.
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L'esecuzione del programma firmato Atelier Carle in cantiere è avvenuta in modo progressivo e delicato, grazie all'utilizzo di casseri isolanti. Un progetto che rispetta l'ambiente Data la difficoltà di appropriazione di questo sito dove non si potevano abbattere gli alberi, la tecnica costruttiva ha garantito il mantenimento delle caratteristiche paesaggistiche subito dopo l'opera e nel tempo.
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In definitiva, The Capo esalta il dominio del paesaggio monumentale del fiume come unica enclave rilevante del sito. Coinvolgendo gli occupanti in un rapporto più attivo con gli spazi esterni, nonostante la pericolosità della scogliera.
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Parallelamente, il robusto metodo di costruzione impiegato per costruire questa casa moderna ha consentito l'uso di murature in pietra per ancorare l'espressione architettonica alla qualità rocciosa del sito.
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Questa casa in pietra è concepita quasi come un susseguirsi di piccole colline che scendono a cascata lungo la scogliera. La volumetria risultante dal layout ideato dallo studio Atelier Carle rimanda al grande paesaggio della costa di Charlevoix. Dove l'organicità delle costruzioni rurali del secolo scorso si sovrappone alla vertiginosa rusticità del territorio. Read the full article
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fenitelaminaperdue · 3 years ago
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Ue' dove sei? E' una vita che non ti fai sentire. Sei vivo? Ti ricordi di me? Testa di cazzo scrivimi. Ti ho voluto bene ma sei stato una merda. Ti ho dato anche il culo e tu? Eccomi sono qui, ancora steso sul divano color nocciola e caffè impreziosito da miriadi di mini impronte digitali al sapore di nutella, pizza margherita e patatine alla paprika, ornato da microraffigurazioni dal significato arcano e sconosciuto, erette con plastilina e dido' in multicolor sfavillante, "questa è una casa mica una caverna del paleolitico!...paleo che? papà ma come parli? Come un uomo del paleolitico ovvio. Il nano ride, io rido e boh non so se il vicino stia ridendo". Sorrido inebetito seduto al banco del primo anno di liceo quando, furtivamente, tastavo per la prima volta la consistenza di una ghiandola mammaria su gentile concessione della mia compagna di banco e leggendo ad alta voce di una certa Silvia e dei suoi occhi "ridenti e fuggitivi" ancora non pensavo al " limitare di gioventù che salivi" e gentilmente venivo ripagato dalla bruna al mio fianco con un sorriso malizioso ed una mano nella tasca del pantalone di velluto blu. "Hai delle belle labbra, sembrano quelle di una ragazza" mi sussurra fuori contesto, ma poco importa adesso fa caldo anche se in aula non abbiamo il riscaldamento, "scusi professoressa devo andare al bagno" eh no "prof"non è stato ancora inventato , ancora mangiamo il panino con la mortadella all'intervallo mica le parole!". Che caldo, sono in un pomeriggio di giugno quando la Romana con la sua testa al riccio di Medusa mi pietrificava con il super attacco triplo combinato "sguardo nocciola e pistacchio con panna maxi" , "tette a pera" e "culo stretto nei jeans" quel tanto che bastava a bloccarmi il fiato ed affondarmi le dita nel cuore per regalarmi il primo grande dolore che fa rima con amore e non con la figlia del dottore, ambaraba'cicci'cocco'e e con un salto sono di nuovo piccolo seduto sul como' insieme ad una lampada rococo' . Indosso le cuffie della Philips di mio padre grandi come la sua testa taglia 58, mentre io ho 4 anni, non so ancora scrivere, ma so accendere un Hi-Fi, alzare la testina di un giradischi, aprire un pacco di dischi da 45, centrare il buco ed avviare musica e capire che per perdersi è un attimo e per ritrovarsi non basta una vita o forse neanche due, ma poco importa tanto si vive una volta sola quindi inutile pensarci "Guarda il mio piccolo genio ". Ma si mamma io non so ancora dirtelo ma sono un vero genio, il genio della fuga dal dolore che le tue urla mi provocano e che quest'uomo con la tromba malinconica ed un buffo cappello in testa ricopre e rende meno atroce, e no non penso a chissà che ma solo che non vorrei essere qui e intanto preparo piani di evasione impossibile come Frank Morris da Alcatraz, mi lancio dalla scogliera e "splash". Nuoto attraverso mille corpi in una discoteca di un lungomare piagato da zanzare e parcheggiatori abusivi col bicchiere pieno di liquido blu che brucia la gola e lo stomaco. Adesso il cervello è sotto spirito come le ciliegie della nonna e i pensieri si addormentano finalmente lasciando lo spazio solo a mani, lingue labbra che non conosco e non ricorderò, ma che importa sono buone, calde e saporite e questo buio che ci avvolge fuori e dentro profuma tantissimo di pelle al feromone cotto al naturale , Gin e Blue Curacao, "scusa come hai detto che ti chiami? Ah Silvia" Ah sti maledetti occhi ridenti e fuggitivi tornano ancora e mi trasportano su questo terrazzo di mattoni forati da vera crudeltà umana sulla collina di Zedra e mi godo una cassa di birra scambiata con un paio di finti occhiali alla John Lennon insieme ad un amico troppo alto ed uno troppo tondo. Beviamo al calore di questa estate che ci accoglie in un meridiano ed un parallelo che non sono in nostri ma che osserviamo rinascere lentamente come i fiori sui bordi dei marciapiedi e che sfidano impavidi i mostri rotolanti e neri, buoni per tutte le stagioni, "GoodYear", "you too and your sister" perchè l'inglese è soprattutto un'opinione quando hai 20anni. Ci
sentiamo come degli eroi mentre siamo solo sei occhi, sei mani e sei gambe mossi da altre mani, occhi e gambe che ci spostano come pedine sulla scacchiera e che a loro volta non sono che pezzi di un altro quadrato bianco e nero di un'altra scacchierà e così via ma non all'infinito, perchè in fondo tutto finisce anche il caldo e poi torna freddo dell'inverno. SI vero d'inverno fa freddo, ma che caldo che fa qui sullo Ziqqurat di UR dove pesto con incoscienza 2000 anni di storia che sono li nel deserto a ricordarti che tutti i mutui, anche quelli ad interesse zero, hanno una scadenza e che la pietra dura piu' della carne, per cui che cavolo ci devo fare con questa materia inorganica che mi sopravviverà? A chi lascerò le plastiche della mia TV, il piombo ed il rame dei miei PC, il legno laccato dei miei mobili tutto ricevuto in cambio di carta colorata o plastica numerata con microchip codificato a 5 cifre ? Ma il coccio dei piatti è riciclabile? Si lo so la prendo sempre alla lunga hai ragione e soprattutto non so mai concludere bene una cosa, sono un uomo del paleolitico. Dove sono ? Qui. Qui dove?...eh qui.
Il passato riposa Bellamente nel letto degli ospiti O mi segue per casa Come un'ombra incollato ai miei gomiti
Samuele Bersani "Il tuo ricordo"
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il-viaggiatore · 3 years ago
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-Mi fai stare bene-, gli confessò dopo un lungo silenzio.
Si erano seduti oltre il parapetto, mentre sotto di loro, con ritmo costante ed incessante echeggiavano alte onde che si frangevano sulla scogliera, riversando sulle rocce il loro impetuoso frastuono, udibile persino a quell’altezza.
I caldi colori del tramonto imperavano nel cielo, che pian piano andava inesorabilmente scurendosi per lasciar spazio alla sera.
Lui rimase in silenzio, intento a guardare lontano, verso un punto indistinto dell’orizzonte con i suoi pensieri imperscrutabili, come sempre.
Si, era sempre lui, nonostante fosse cambiato dopo tutto questo tempo.
Da quando era scomparso, aveva lasciato dentro di lei quel vuoto che non riusciva più a colmare le sue giornate, dove si ritrovava immobile, seduta sui gradini di casa ad osservare il giorno spegnersi, aspettandolo incessantemente, inutilmente, per poi tornare in casa e gettarsi nel letto, sconfitta e stremata dall’attesa.
Fino a quella sera.
Quella sera dove aprì la porta senza pensarci, senza che nessuno le avesse detto di farlo, per trovarselo lì davanti, inspiegabilmente.
Sebbene la luce dei suoi mutevoli occhi era cambiata, sebbene fosse diverso da come se lo ricordava, era sempre lui.
E lo avrebbe riconosciuto tra tanti. Tra migliaia di individui, anche se avessero portato tutti il suo stesso volto lo avrebbe riconosciuto.
Non ci fu bisogno di parlare.
Si girò per guardarla, osservandola negli occhi, sorridendole.
Si sentì come attraversata, avvolta e accudita da quello sguardo silenzioso, ma pieno di tutto ciò che gli era mancato fino a quel momento.
Era come se le stesse dicendo, in un modo unico e chiaro solo a loro, che l’avrebbe protetta da qualsiasi cosa.
Che era tornato, per lei.
Ne era certa, a tal punto da mettere in discussione la sua stessa esistenza.
Lui non sarebbe più sparito.
L’avrebbe tenuta al sicuro, da ciò che stava per accadere.
A qualunque costo.
AM ®
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ochoislas · 3 years ago
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LA CASA DE LOS CARABINEROS
No recuerdas la casa de los carabineros en el morro a plomo sobre la escollera: desolada te espera desde la tarde que el enjambre de tus pensamientos allí entró y se detuvo bullendo.
Años fustiga el lebeche los viejos muros y el eco de tu risa ya no es alegre: al albur va la brújula trastornada y ya no sale la cuenta de los dados. No te acuerdas. Otro momento distrae tu memoria; un hilo se desenmaraña.
Aún agarro un cabo. Pero la casa se aleja y en el tejado la veleta tiznada gira inexorable. Agarro un cabo; pero sigues sola sin alentar aquí en la oscuridad.
¡Ay confín en fuga, donde prende la luz rala del buque cisterna! ¿Por aquí era el paso? (Revena otra vez el tumbo en el cantil que se despeña...) No recuerdas la casa de esta tarde mía. Y no sé quién parte, quién queda.
*
LA CASA DEI DOGANIERI
Tu non ricordi la casa dei doganieri Sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: Desolata t’attende dalla sera In cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri E vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura E il suono del tuo riso non è più lieto: La bussola va impazzita all’avventura E il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna La tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana La casa e in cima al tetto la banderuola Affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti sola Né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende Rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente Ancora sulla balza che scoscende …) Tu non ricordi la casa di questa Mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Eugenio Montale
di-versión©ochoislas
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