#protagonisti femminili
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Storia Di Musica #331 - Antonello Venditti, Sotto Il Segno Dei Pesci, 1978
L’ultimo disco di questo scatolone incredibile che ho ritrovato in soffitta è uno dei dischi più famosi di sempre fatti in Italia. È un disco che segna un momento storico per il nostro Paese a cui indirettamente anche lui contribuisce, e uno più personale, che proietta l’autore a diventare una delle voci più famose, e incisive, della canzone italiana. È anche l’opportunità per raccontare di un cantautore che troppo spesso è stato bistrattato per il suo essere “commerciale” (definizione che per me ha valore di assoluta stupidità). Il disco di oggi esce l’8 Marzo 1978. 29 anni prima, era nato nello stesso giorno l’autore, Antonello Venditti. Proprio per questo, il titolo, profondamente autobiografico, è Sotto Il Segno Dei Pesci. Dico subito che nello scatolone ho la fortuna di avere una prima edizione originale: la stupenda copertina di Mario Convertino, designer celeberrimo di fortunatissime copertine di album e uno dei primi ad usare la grafica in TV (Mister Fantasy del 1981, di cui cura sigla e grafica, alle videosigle de La Domenica Sportiva nel 1986, e persino la grafica delle partite dei Mondiali di Italia '90) insieme ai due pesci colorati vi sono in rilievo i dodici segni dello Zodiaco. Venditti arriva a questo disco dopo un percorso artistico particolare. L’inizio, famosissimo, è al Folkstudio, il locale romano dove stringe amicizia con Giorgio Lo Cascio, Ernesto Bassignano e soprattutto Francesco De Gregori: a quel momento dedica una delle strofe più famose della canzone italiana, quattro ragazzi con la chitarra e il pianoforte sulla spalla, di Notte Prima Degli Esami. La It di Vincenzo Micocci gli dà l’opportunità di fare un disco insieme a De Gregori, e nasce così nel 1972 Theoruis Campus. Il disco segna però un distacco tra i due, su cui la stampa musicale ha ricamato cose assurde e per la maggior parte inventate (su tutte che Pianobar di De Gregori fosse indirizzata a lui). Segue quindi il percorso di un cantautorato febbrile e intenso, estroverso e popolare, incentrato sulla passione per la sua città, Roma (a cui dedicherà veri e propri inni, come Roma Capoccia, E Li Ponti So’ Soli da L’Orso Bruno del 1973, Campo De’ Fiori da Quando Verrà Natale del 1974, e sul raccontare storie forti e niente affatto scontate. Tra queste ultime, Mio Padre Ha Un Buco In Gola (Le Cose Della Vita, 1973) sugli attriti generazionali, Canzone Per Seveso (da Ullalà, 1977) per l’ecologia, e soprattutto una carrellata di canzoni dedicate a figure femminili che faranno epoca, come Lilly (dall’omonimo album del 1975), struggente, una delle prime canzoni italiane scritte sulla droga, Maria Maddalena (1977), sulla prostituzione.
Sotto Il Segno Dei Pesci uscirà una settimana prima del sequestro Moro. Ne diventerà suo malgrado una sorta di colonna sonora, in un disco cruciale che assomma, in una maniera decisiva la contestazione e il riflusso, le storie dell’amore intimo e l’impegno per le lotte sociali, le speranze pubbliche e le frustrazioni quotidiani. Ne è esempio il ritornello, che conosciamo tutti, della title track, dedicata alla storia di Marina e di Giovanni (due veri suoi amici) delle loro paure sul futuro, del cambiare città perchè “Tutto quel che voglio, pensavo\È solamente amore\Ed unità per noi\Che meritiamo un'altra vita\Più giusta e libera se vuoi\Corri, amore, corri, non aver paura”. È il disco con cui “ricompone” con De Gregori: gli dedica la scarna e delicata Francesco, (Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta\Senza rimpianti, senza paura\Come due amici antichi\E nient'altro di più di più di più) e soprattutto Bomba O Non Bomba, che parla di due ragazzi, Antonello e Francesco (De Gregori, naturalmente), e ripercorre il cammino dei due protagonisti, e gli incontri fatti, a Sasso Marconi, Roncobilaccio, Firenze e Orvieto (in ordine cronologico le uscite dell’Autostrada Del Sole, direzione Roma), per raggiungere il successo, rappresentato da Roma come meta finale. È anche un disco per le donne: Sara (“svegliati è primavera”) è una toccante storia di una ragazza incinta, amica della prima moglie Simona Izzo al Liceo Mamiami di Roma, di un ragazzo “mammome e anaffettivo” (Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò\Magari in chiesa (…) tu non sei più sola, il tuo amore gli basterà\Il tuo bambino, se ci credi nascerà); Giulia è invece la prima canzone che parla apertamente di un amore lesbico all’interno di una coppia eterosessuale, il punto di vista del testo è dell’uomo che si trova a ragionare sull’allontanamento della sua amata, la canzone è un gioiello del disco, potente e struggente, È Giulia che ti tocca\È Giulia che ti porta\Via da me (…) Lei è solo troppo anche per te\Lei è solo un po' confusa\E ti prego non portarla\Via da me. C’è pure la canzone sociale di Chen Il Cinese, la deliziosa Il Telegiornale, che sembra scritta adesso “TG1, TG2, che confusione\Ma almeno rimane il pregio dell'informazione\E tra una smentita e l'altra e un sorriso ministeriale\Ci fa capire che le cose non vanno poi\Troppo male.
Il disco fu registrato a Roma nei Trafalgar Recording Studios e a Londra ai Marquee Studios; il tecnico del suono è Gaetano Ria, che si occupa anche del missaggio insieme a Tim Painter. Tra i musicisti sono da ricordare i componenti del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly; anche Carlo Siliotto e Pablo Romero avevano già suonato con il cantautore (entrambi nell'album Quando verrà Natale), ed inoltre suona nell'album il tastierista dei Goblin, Claudio Simonetti. Durante le session dell'album venne registrata anche un'altra canzone, Italia, che però non venne inserita nel disco (solo nel 1982 sarà pubblicata in Sotto La Pioggia). Il disco venderà tantissimo: 700.000 copie quell’anno, Sotto Il Segno Dei Pesci\Sara singolo Numero Uno, riuscendo, come pochissimi, a intuire l’umore della piazza. Perché è un fatto che forse per la sua produzione quantitativamente molto elevata rispetto ad altri grandi cantautori, e spesso per alcune sue scelte facili, abbia sempre avuto critica feroce. Il problema della “musica commerciale” è la scusa di chi deve per forza contestare le scelte artistiche non per quelle che sono (un lavoro artistico ha tutto il diritto di essere considerato brutto). Venditti fu accusato di disimpegno negli anni ’80, su cui per anni la critica ha ironizzato sul suo intimismo da supermercato, seppure nonostante dischi non così belli come questo scriverà inni generazionali, ne elenco un paio: Ci Vorrebbe Un Amico e Notte Prima Degli Esami nel 1984 da Cuore, In Questo Mondi Di Ladri del 1988 che venderà più di un Milione di Copie, Alta Marea, cover di Don’t Dream It’s Over dei Crowded House del 1991. Ditemi se è poco.
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harusphotos · 2 months ago
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PILLOLE DI SHOWBIZ by Matryoshka: Sanremo, femminismo on-off: Davide Maggio VS il Gineceo
Picchi bassissimi di stile si sono toccati nel consueto dopo-Festival andato in onda nel corso del contenitore #domenicain. Protagonisti, loro malgrado, i giornalisti e, in particolare, #Davidemaggio, distintosi per delle scenette ai limiti del trash con #elodie ma, soprattutto, contro la giovanissima #Gaia, che ha lasciato il teatro dell'Ariston in lacrime.
Oggetto del contendere, lo snobismo di una buona fetta della stampa nei confronti delle performer femminili, mostratosi con il sesto posto di #giorgia e ancor di più con l'immeritato ultimo posto di #marcellabella, che pure portava un pezzo sull'enpowerment femminile, tanto decantato quanto poco praticato. La Bella, accusata anche di essere una raccomandata, aveva già capito l'antifona nel corso della serata delle cover, ammettendo di essere andata a dormire a mezzanotte dopo aver cantato nella finalissima, senza porsi il problema del podio.
Lasciando stare un certo tipo di retorica femminista, bisogna ammettere che verso il gentil sesso i 'giornalai' di #Sanremo non sono mai stati gentili. Basti sottolineare il candore nell'ammettere di non conoscere #serenabrancale, che arrivava come sconosciuta all'Ariston al pari, almeno per la sottoscritta, di un #Bresh o un #luciocorsi. Ma in questi casi, tutti a sfogliare Wikipedia! Tanto per le cantanti basta solo sfoderare una certa dose di sufficienza (vedere le domande "di spessore" poste a #sarahtoscano) e chiedere della sempreverde rivalità tra look, tanto per andare sul sicuro.
Tranquillo, Maggio: per quelli come te, per ripulirsi la coscienza, ci sono sempre i discorsi anti patriarcali di Elena Cecchettin o le panchine rosse. Per il resto, massacriamo pure le artiste belle e brave, che tanto hanno le spalle larghe. O forse, no.
#pilloledishowbiz #matryoshka #spettacoli #femminismo #girlpower
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multiverseofseries · 3 months ago
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Operazione Speciale: Lioness 2, torna la serie di Taylor Sheridan. E mette tutti in discussione
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Uno dei (tanti) successi targati Taylor Sheridan su Paramount+.
Justice is a different agency. My agency doesn't do courtrooms. Quando si è showrunner consapevoli, si riesce ad inserire in modo furbo ma anche funzionale determinate tematiche e ruoli-tipo in generi ed ambiti finora spettanti al maschio bianco medio americano, target primario delle serie ideate da Taylor Sheridan. Con Lioness, il prolifico autore ha voluto proporre una variazione sul tema in una sorta di erede di Homeland, prendendo spunto dal vero programma militare americano omonimo.
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Nicole Kidman in un primo piano
La strategia? Utilizzare le donne soldato e non gli uomini per infiltrarsi tra le fila femminili dall'altra parte della barricata, quella dei terroristi con le loro mogli, sorelle, fidanzate. Alla fine del ciclo inaugurale si era arrivati ad un importante turning point in tal senso con la morte di un pericoloso venditore di petrolio e "la creazione della prossima generazione di terroristi". Ora è passato qualche tempo.
Lioness 2: la lotta al terrorismo non si ferma
Gli Stati Uniti continuano la loro lotta post-11 settembre nella serie Paramount+, ancora una volta capitanati dal trio del programma segreto della CIA di Joe (Zoe Saldaña), Kaitlyn (Nicole Kidman, anche produttrice con la collega) e Byron (Michael Kelly), insieme al Segretario di Stato (Morgan Freeman). Il punto si vista del racconto è ancora una volta quello femminile, che devono bilanciare l'ingombrante lavoro dei loro mariti e figli.
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Nicole Kidman e Zoe Saldana in scena
"Perché tra tutti i lavori al mondo hai scelto proprio questo?" chiederà una delle figlie a Joe nei primi episodi della stagione 2. Una disamina di cosa vuol dire essere un soldato: i sacrifici, le rinunce, le colpe e i meriti, soprattutto attraverso i dialoghi col marito (Dave Annable) che cerca continuamente un nuovo equilibrio con una consorte che è quasi sempre lontano da casa e rischia la vita.
Vecchie leonesse, nuovi volti
Una new entry fa capolino tra le fila di Operazione speciale: Lioness 2. Dopo Cruz Manuelos (Laysla De Oliveira) nella prima stagione, questa volta tocca ad una soldatessa (Genesis Rodriguez) figlia di un avvocato dell'immigrazione e nipote di un pericoloso boss del Cartello messicano.
Il tema dell'immigrazione sembra essere proprio quello delle nuove puntate, dato che tutto parte dal rapimento di una senatrice latina che avrebbe provato a portare una nuova legislazione. Politica, realtà e finzione si mescolano quindi nel calderone spionistico che compone il serial, riflettendo sulle contraddizioni odierne e sul rapporto tra i mercati e una tanto decantata terza guerra mondiale.
Una missione sempre più pericolosa per la serie spionistica
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Una scena di Lioness 2: al tavolo del Pentagono
La nuova possibile lioness potrebbe essere congedata con disonore come unica copertura possibile per la sua missione oltre il Cartello, per ricordare quanto si sia disposti a perdere per il proprio Paese. C'è retorica guerrafondaia eppure c'è anche estrema sincerità nella scrittura di Taylor Sheridan alternando un montaggio sincopato ad immagini dei grandi spazi aperti in giro per il mondo che accolgono la squadra in trasferta.
Un gruppo confermato dal ciclo inaugurale con qualche aggiunta, come Jill Wagner, LaMonica Garrett, James Jordan, Austin Hébert, Jonah Wharton, Thad Luckinbill e Hannah Love Lanier. Una regia consapevole e che mantiene incollati gli spettatori con delle sequenze perfettamente orchestrate per mantenere alta la tensione. Nessuno è al sicuro e una nuova lotta ad una minaccia ancora più grande sta per iniziare.
Conclusioni
La seconda stagione di Lioness confermano la bravura di Taylor Sheridan nell'equilibrare azione e storie personali dei protagonisti, mantenendo il punto vista “inedito” del programma segreto al femminile della CIA. Una new entry che promette scintille si aggiunge all’equazione spionistica, in cui non sembra esserci mai un attimo di pace e in cui centrale sarà il confine con il Messico.
👍🏻
Zoe Saldaña è pazzesca e guida un cast di primo livello.
New entry interessanti e una buona dose di scene action.
Il tema dell’immigrazione attraverso la lotta al Cartello.
👎🏻
Una certa retorica militarista.
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raffaeleitlodeo · 1 year ago
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OPPURE, SE SEI UN BAMBINO...
Non voglio assolvere chi non ha avuto una educazione affettiva corretta perché ci sono anche ragazzi che in famiglie disfunzionali sono cresciuti in modo sano, magari grazie alla scuola.
Voglio solo evidenziare come sia necessario contrastare l’educazione stereotipata e come sia necessario l’intervento delle agenzie educative diverse dalla famiglia, la scuola soprattutto. Ma anche i media naturalmente hanno un peso enorme: tv, film, canzoni, pubblicità, social media.
Abbiamo assolutamente bisogno dell’educazione affettiva, dell’educazione al rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ho fatto alcuni esempi, in questo ipotetico percorso di crescita, giusto per rendere più realistico questo bisogno.
Ecco cosa può succedere quando nasce un bambino, maschio.
Appena nato sei festeggiato perché sei maschio oppure, ti hanno festeggiato perché sei sano e bello.
Dopo un giorno sei registrato all’anagrafe con il cognome di tuo padre oppure potrebbero averti dato il doppio cognome.
Dopo tre giorni torni a casa con le tutine di supereroe oppure indossi delle bellissime tutine di tanti colori.
A un anno hai paura a dormire da solo ma ti dicono che sei un maschio e devi essere coraggioso oppure ti spiegano che mamma e papà sono nella camera affianco se hai paura.
A due anni hai già piena la cameretta di un certo tipo di giocattoli, da maschio oppure hai tanti giochi diversi incluse le pentoline per cucinare come papà e mamma.
A tre anni, poiché fai i capricci per mangiare, ti dicono che se mangi diventi forte come papà oppure ti dicono che mangiare è importante per diventare grande, in salute.
A quattro anni vai alla scuola dell’infanzia e ti dicono che puoi dare il bacetto a quella bimba che ti piace, anche se lei non vuole oppure ti spiegano che non si dà un bacetto a chi non lo vuole.
A cinque anni impari che puoi difenderti dal compagno prepotente restituendogli lo schiaffo oppure ti spiegano che se subisci prepotenze a scuola puoi chiedere aiuto ai genitori o all’insegnante.
A sei anni ti regalano libri solo con protagonisti maschi, perché sei un maschio oppure ti regalano tanti libri diversi perché non esistono libri per maschi o libri per femmine.
A sette anni ti sei fatto male e vorresti piangere ma ti dicono di fare l’uomo, piangere è da femminucce oppure ti medicano, ti lasciano piangere (perché le lacrime escono) e ti consolano con delle coccole.
A otto anni pensi che, se non puoi piangere, puoi dare un calcio alla sedia se sei arrabbiato oppure ti spiegano che puoi elaborare la rabbia parlandone.
A nove anni ti fanno capire che sei grande per avere le coccole oppure mamma e papà continuano a farti le coccole, finché le desderi.
A dieci anni tuo padre ti fa notare come sono belle le tette della ragazza dell’ombrellone affianco oppure tuo padre continua ad insegnarti il rispetto verso le donne.
A undici anni ti dicono che è sciocco che un maschio scriva e legga poesie, oppure ti dicono che scrivere poesie è un bellissimo modo per narrare ed elaborare le emozioni.
A dodici anni sei il più bravo in italiano ma ti dicono che poiché sei maschio dovresti essere il più bravo in matematica oppure ti spiegano che non esistono materie maschili o femminili in cui essere più bravi.
A tredici anni vorresti praticare danza ma non te lo permettono, perché sei un maschio oppure non ti costringono a fare calcio e sono felici che tu voglia fare danza.
A quattordici anni i tuoi compagni prendono in giro un compagno perché è gay e devi farlo anche tu per essere parte del gruppo oppure comprendi che puoi non seguire il branco e puoi ragionare con la tua testa.
A quindici anni hai la tua prima ragazza ma lei ti lascia e per la rabbia dici in giro che è una ragazza facile oppure ti confidi con un amico per sfogarti e pensi che ti innamorerai presto di un’altra ragazza.
A sedici anni hai un’altra ragazza ma sei geloso e le controlli il telefonino oppure sai che non il controllo non è sano in una relazione sana.
A diciassette anni insisti con la tua ragazza per avere rapporti sessuali oppure aspetti che anche lei sia pronta per fare l’amore.
A diciotto anni sui social ridi delle battute sessiste dei tuoi amici oppure, da adulto quale sei diventato, li inviti ad evitarle.
Potrei continuare, fare tanti altri esempi per l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta. Basta fare un giro attento soprattutto su Instagram per leggere in questi giorni, ma non solo, commenti rivoltanti sul consenso, sulla libertà delle donne, sulla negazione stessa della violenza.
Abbiamo bisogno di uomini che prendano tutti i giorni le distanze da tutto ciò e non solo quando succede qualcosa che provoca dolore. Facile addolorarsi per Giulia, più difficile non ridere della battuta sessista sull’aspetto di una donna o chiedere di evitarla. E potrei fare mille esempi del sessismo maschile diffuso, quotidiano, becero che alimenta la cultura della violenza e dello stupro.
Noi donne continueremo a fare quello che già facciamo ma sarà abbastanza inutile finché davvero non si daranno da fare gli uomini, in modo deciso, forte, autorevole. Abbiamo bisogno che gli uomini facciano oggi quello che le donne hanno fatto negli anni Settanta del secolo scorso, una vera rivoluzione. Non sarà un percorso breve, ci vorranno anni anche perché in questo spaventoso backlash culturale che stiamo vivendo sul piano politico e sociale bisognerà andare molto controcorrente, ma è il momento di cominciare.
Mentre finisco di scrivere questo testo sul mio cellulare arriva la notifica dell’arresto di Turetta. Ogni volta che scriverete un commento duro su di lui ricordate di non ricominciare poi domani a praticare quel sessismo, anche benevolo che è pure peggio, chi ci porta a dover vivere queste tragedie.
Donatella Caione su: https://lapizzicallante.blog/2023/11/19/oppure-se-sei-un-bambino/#
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pleaseanotherbook · 14 days ago
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Breve elenco di retelling mitologici
Nella mia vita ho sempre attraversato delle fasi, delle grandi ere, oniriche, totalizzanti, incerte, come quelle di Picasso, in cui fissarmi con un qualcosa diventa impellente. Non importa il soggetto l'ossessione nasce prima lenta, poi coinvolge ogni aspetto e finisco per leggere sempre di più sull'argomento, fino ad arrivare ad un punto in cui mi ritengo soddisfatta delle conoscenze che ho acquisito e semplicemente passo ad altro. Fin da ragazzina quindi il mondo della mitologia greca e romana ha sempre rivestito un ruolo importante nelle mie letture e nei miei approfondimenti, anche la letteratura greca e latina mi hanno affascinato al liceo, leggere di Omero e Virgilio non era mai un obbligo. Lo sforzo richiesto per le traduzioni di latino era inversamente proporzionale alla noia che sentivo durante le spiegazioni del mio prof di italiano e latino. Ora anche se non è uno dei miei argomenti principe, e anzi spesso non è proprio la prima cosa che mi capita in mano, pure mi lascio incantare dai retelling. I retelling sono delle interpretazioni che gli autori fanno di un determinato mito (fiaba, tema, leggenda, storia) e delle sue principali caratteristiche, in varie chiavi o cambiando il punto di vista sulla vicenda, magari raccontando le vicissitudini di personaggi secondari, o cambiando il setting, magari mettendolo in un contesto più moderno o semplicemente approfondendo episodi che non sono mai stati narrati o solo accennati nel mito originale. 
Ecco quindi una selezione di alcuni degli ultimi retelling che ho letto, vi avevo detto che ho diverse recensioni in ballo. In particolare mi riferisco a: 
Il canto di Calliope di Natalie Haynes
Galatea di Madeline Miller 
Lavinia di Ursula L. Le Guin 
Orfeo. Sogno e morte di Luca Tarenzi 
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Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le avventure dei protagonisti andranno a ispirare, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che non tutto sia stato narrato, che qualcosa di fondamentale, legato alle figure femminili, manchi ancora per completare l’affresco. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia. Dando voce a ciascuna di loro, Calliope prende in mano la storia e ce la racconta da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea, Clitennestra, che vengono alla ribalta, con i loro pensieri, con i complicati risvolti psicologici delle loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che, vinte, saranno rese schiave, alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione accanto alle leggendarie eroine, e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.
"Il canto di Calliope" di Natalie Haynes edito in italiano da Sonzogno, parte dal presupposto che la voce delle donne nella narrazione della guerra di Troia sia stata messa da parte, in favore delle gesta epiche degli eroi che ne hanno determinato le sorti. Calliope, Musa della Poesia, nella visione della Haynes non può restare indifferente e si fa portavoce delle storie di queste donne, che hanno vissuto e sofferto al pari degli uomini. La Haynes quindi recupera fonti varie e disparate, alcune anche poco conosciute per mettere insieme una storia corale che rifugge al mero atto di guerra e che si può quasi considerare una raccolta di racconti, tutti accomunati dagli eventi e dal luogo, ma ognuno con le proprie peculiarità.  La guerra di Troia è una storia di uomini, con gli scudi e le spade tratte, ma è anche una storia di donne. Penelope scrive lettere al marito, nell'attesa del ritorno di Odisseo ma tiene testa ai "Proci" che la circondano, le troiane che cantano un assedio che non finisce più, Criseide, la figlia del sacerdote, che nonostante la devozione nasconde un mondo interiore senza pari. La solitudine spaventosa che le accompagna si fa luce con tutti gli alti e i bassi di vite diversissime ma tutte accomunate dal sacrificio. Voci di donne troppo spesso tenute in silenzio. 
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Galatea, la statua che la dea Afrodite ha reso viva in uno slancio di benevolenza verso Pigmalione, il grande scultore greco, è ora una donna a tutti gli effetti: la sua bellezza uguaglia, o probabilmente supera, quella della marmorea opera d’arte del suo creatore. Dopo averla presa in moglie, l’uomo pretende che lei lo ripaghi incarnando altissime virtù di obbedienza e umiltà, assoggettandosi al suo desiderio. Così, per quanto Galatea provi un sottile piacere nell’usare la propria avvenenza per manipolare lo sposo, in lei comincia a farsi strada un sentimento di ribellione. Nell’ossessiva speranza di fermarla, il marito la tiene sotto stretta sorveglianza in una clinica, controllata da dottori e infermiere. Ma quando le nasce la figlia Pafo, in Galatea si desta un vigile istinto materno, pronto a esplodere al primo segno di pericolo. Ormai è troppo tardi per ostacolare la decisione di spezzare le catene della prigionia, costi quel che costi. Da Ovidio a Goethe al noto Pigmalione di George Bernard Shaw, il mito a cui si ispira questo racconto ha sedotto i lettori nei secoli: Madeline Miller ce lo ripresenta con la sua tipica sensibilità, in una chiave che si muove tra tempo antico e contemporaneo, proponendoci un ribaltamento di prospettiva che ci induce a riflettere su come leggiamo e rileggiamo le storie. Il volume è impreziosito dalle illustrazioni di Ambra Garlaschelli che, nell’interpretare la prosa dell’autrice, costruiscono a loro volta un ipertesto potente, iconico, poetico e lucidamente attuale.
"Galatea" è un retelling scritto da Madeline Miller più famosa forse per "La canzone di Achille" e "Circe". In un'edizione per Sonzogno illustrata dai toni onirici e vagamente surreali la Miller prende la storia di Galatea e la ripropone al lettore in una prospettiva del tutto nuova. Galatea è il nome della statua del mito di Pigmalione narrata nel decimo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Pigmalione aveva deciso di non sposarsi e di consacrare la sua vita all'arte e alla scultura e la sua opera più importante era una statua di avorio, con le fattezze della sua donna ideale. La scultura era così bella che il suo creatore se ne innamorò perdutamente, trascorrendo le sue giornate ad adularla e a riempirla di baci e facendole indossare gioielli e vestiti. Folle d'amore pregò la dea Afrodite di darle la vita e renderla sua sposa, e la dea intenerita decise di esaudire il suo desiderio, rendendo viva la statua. Il mito si tinge di sgomento nella versione della Miller che dipinge la vicenda di una luce oscura, ritraendo Pigmalione come un uomo accecato dalla ricerca della perfezione, e risentito dalla vita che scorre nelle vene di Galatea. La donna diventa il pretesto per sfogare tutta la sua frustrazione di fronte all'imperfezione della natura e della vita umana e Galatea sconta tutto. Rinchiusa in una stanza senza possibilità di fuga è costretta a subire le angherie di un uomo con tutto il potere dalla sua parte. Troppo bella per passare inosservata passeggiando per le strade della città, Galatea è innocente, ma vittima di un sistema che la vuole vigile e sveglia solo in certi momenti e nel resto del tempo dovrebbe essere solo un soprammobile. Nonostante la brevità un colpo al cuore, che induce alla riflessione, anche l'arte può diventare un'arma nelle mani sbagliate. 
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Unica figlia del re latino, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall'Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell'Eneide, in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica. Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha la storia della sua vita, l'amore della sua vita. Lavinia è una rilettura attuale ed emozionante degli ultimi sei libri dell' un romanzo di austera bellezza che, come la migliore epica classica, parla di guerra e di passioni, intessendo un racconto ricco di dettagli e immaginazione, premiato con il Locus nel 2009.
Di Ursula L. Le Guin avevo già letto "La mano sinistra del buio" una storia di fantascienza ambientata in un pianeta di ghiaccio che mi aveva molto inquietata "Lavinia" però mi aveva incuriosita perché l'ultima versione uscita per Mondadori ha una coperta dai riflessi viola metallizzati che mi aveva molto colpita. E poi ho iniziato a leggere. La Le Guin ha un'estrema maestria nelle descrizioni, con pochi piccoli dettagli ricostruisce una scena e il lettore resta immerso nelle atmosfere e nei paesaggi. Anche in questo caso il Lazio di un'epoca lontana tra il mito e la realtà viene restituito alla pagina a partire dalla minuziosa opera di ricerca e approfondimento della scrittrice e dalla sua immaginazione e lascia nel lettore l'idea che sia estremamente verosimile. Lavinia per tutti è la moglie di Enea, che per Virgilio è l'eroe troiano da cui sono nati Roma e il Lazio, ma di Lavinia non si conosce molto, se non vaghi accenni e in tutto il poema non pronuncia una sola parola e con questo libro la Le Guin cerca di porre rimedio alla mancanza. Lavinia è l'unica figlia del re Latino del Lazio e sembra destinata a grandi cose. Cresciuta in un ambiente protetto, ha avuto un'infanzia piuttosto felice in mezzo alle colline, nei boschi, circondata dalle tradizioni della sua casa e da servitori fedeli. Ma la sua libertà non può durare a lungo, il matrimonio è dietro l'angolo e la sua mano è molto ambita, i pretendenti che arrivano alle porte di Latino cercano alleanze e visioni, in un mondo in cui le guerre hanno un ruolo tanto importante quanto le combinazioni della nobilità.  Lavinia però ha le idee chiare, ha avuto una visione e sa cosa deve fare, deve solo tenere duro per non farsi sommergere dagli eventi e da chi le vuole mettere i bastoni tra le ruote. Non è facile destreggiarsi tra chi la vuole sottomettere, ma la sua determinazione la porterà lontano. Non solo di fronte a Enea, un uomo pieno di passione e forza, con un fascino indiscutibile e il carisma di chi trascina i suoi uomini avanti a colpi di parole ed esempi in prima persona, ma di fronte ai suoi nemici per proteggere chi ama. Caparbia e volenterosa è uno di quei personaggi che non si perde d'animo e che preferisce stare da sola che a nascondersi dietro falsi sorrisi in mezzo alla scena, ma ciò che colpisce di più è proprio la sua visione di insieme, la sua capacità di andare oltre le apparenze e gestire un uomo, un eroe con un nome più grande di tutto. 
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Mediterraneo orientale, XIII secolo a.C. Orfeo è il figlio illegittimo di un re della Tracia, cresciuto senza conoscere l'identità della madre, privo dell'affetto del padre e disperatamente innamorato della sorella acquisita, Euridice. Una notte, nel tentativo di sottrarsi a un matrimonio combinato, Euridice fugge dalla fortezza in cui abita. Orfeo la insegue e, poco dopo, i due si imbattono in una banda di satiri, uomini selvaggi che venerano il dio Dioniso. I satiri però non fanno loro del male: Marsia, il loro capo, è il fratellastro di Orfeo che anni prima ha abbandonato il padre e il titolo di principe. Tramite Marsia anche Dioniso si incuriosisce nei confronti di Orfeo, e ordina ai satiri di istruirlo nelle loro arti sciamaniche. Mentre Euridice viene rinchiusa nella fortezza dal re per impedirle di scappare ancora, Orfeo scopre un insolito talento per le arti soprannaturali e, tra i tanti prodigi, impara ad abbandonare il proprio corpo per entrare nei sogni di altri. Un racconto brutale, lirico, violento e appassionato di magia, amore eterno e ribellione contro il destino.
Il mito di Orfeo è forse uno dei più ripresi e dei più riscritti perché ha la capacità di plasmarsi a qualsiasi estro che può arrivare ad uno scrittore. In "Orfeo. Sogno e morte" di Luca Tarenzi edito da Giunti si segue la strada classica, ma non per questo meno affascinante che porta a scoprire ogni perché delle azioni di Orfeo. In questo primo volume della storia Tarenzi immagina di seguire Orfeo dai suoi primi passi e ce lo rappresente immerso nel cuore della Tracia, dove è nato da un re illegittimo, fragile e impaurito che cerca i mezzi per proteggere Euridice, la ragazza di cui in fondo è innamorato da sempre. Il mito si fonde con la magia in un mix che incanta il lettore e lo porta alla scoperta dei Satiri e del culto di Dioniso e dal lato opposto a quello di Apollo. Orfeo inesperto e ingenuo, incredulo e vagamente codardo, si ritrova suo malgrado in mezzo alla seduzione operata dalle due divinità, accecato da un sentimento più forte di lui. Tutte le sue scelte, poco ponderate, sono dettate dall'amore per Euridice e dalla sua impazienza di fronte alle sventure. Abilissimo nelle arti magiche che gli tramanda Marsia, Orfeo diventa un punto di riferimento e il punto debole degli scontri, ma soprattutto è incapace di vedere la visione di insieme, bramoso di riuscire, finisce per strafare e diventare la vittima perfetta delle vicende e delle brame degli dei. Non si può sfidare una divinità e pensare di salvarsi indenni, mettere sul piatto qualcosa da scambiare diventa inevitabile e il costo è altissimo. La bravura di Tarenzi resta nelle ambientazioni e nelle ricostruzioni minuziosissime di luoghi e situazioni del XIII secolo a.C., di quel Mediterraneo Orientale culla di miti e leggende, di personaggi grandiosi e di storie terribili che fanno da illuminante monito per chiunque tenti di andare oltre e di muoversi al di là delle sue possibilità. 
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lalacrimafacile · 6 months ago
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"Girls": La Serie che Spoglia New York
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Ironia Tagliente e Sceneggiatura Senza Limiti
"Girls" non ha paura di osare. La serie, creata e interpretata da Lena Dunham, si distingue per la sua scrittura ironica e senza peli sulla lingua. La sceneggiatura è audace, affrontando temi scomodi con un umorismo graffiante e una sincerità disarmante.
Dunham non teme di mostrare la vita reale, con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni, offrendo un ritratto onesto e spesso esilarante delle difficoltà e delle gioie della gioventù.
Le Protagoniste: Lontane dalle "Amiche Perfette"
Le protagoniste di "Girls" sono un gruppo di giovani donne molto diverse dalle sofisticate e glamour eroine di "Sex and the City". Hannah, Marnie, Jessa e Shoshanna sono personaggi complessi e imperfetti, ognuna alle prese con le proprie insicurezze e ambizioni.
Infatti, la serie le ritrae in modo realistico, mostrando le loro lotte quotidiane e i momenti di crescita personale senza edulcorarli, rendendole incredibilmente umane e riconoscibili.
I Ragazzi di "Girls": Non Solo Amori e Flirt
I personaggi maschili in "Girls" non sono semplici comparse o interessi amorosi secondari. Adam Driver, nel ruolo di Adam Sackler, spicca per la sua interpretazione intensa e sfaccettata.
Quello che intendo è che i ragazzi della serie sono personaggi a tutto tondo, con le loro problematiche e peculiarità, che contribuiscono a creare dinamiche complesse e spesso imprevedibili con le protagoniste femminili. Infatti, le relazioni, romantiche o amicali, sono sempre trattate con un realismo crudo e una profondità emotiva che aggiunge ulteriore spessore alla narrazione.
New York, New York: La Città che non Dorme (e non Glorifica)
A differenza di "Sex and the City", che spesso dipingeva New York come una città scintillante e piena di opportunità glamour, "Girls" offre una visione molto meno patinata della Grande Mela.
La città è ritratta in modo realistico, con le sue sfide quotidiane, gli appartamenti minuscoli e i lavori precari. New York diventa così un personaggio a sé, una presenza costante che riflette e amplifica le difficoltà e le conquiste dei giovani protagonisti.
Camei da Sballo: Ospiti Inaspettati
Uno degli aspetti più divertenti di "Girls" sono i camei di personaggi famosi. La serie ha visto la partecipazione di numerose star del cinema e della televisione, che spesso appaiono in ruoli inaspettati e memorabili. Questi camei aggiungono un ulteriore livello di interesse e sorpresa, arricchendo la trama con momenti di pura gioia per i fan.
Destini Sospesi: L'Indeterminatezza della Vita
Una delle caratteristiche distintive di "Girls" è l'indeterminatezza dei destini delle protagoniste. La serie non offre risposte facili o finali perfetti. Al contrario, riflette la realtà delle giovani generazioni, in cui il futuro è spesso incerto e le strade da percorrere sono molteplici e confuse.
Questa incertezza è parte del fascino della serie, che cattura l'essenza della giovinezza con tutte le sue speranze e paure.
Realismo Crudo e Cinismo: La Vita Senza Filtri
"Girls" è famosa per il suo crudo realismo e il cinismo esasperato. La serie non edulcora le difficoltà della vita, affrontando temi come la disoccupazione, le relazioni tossiche e le crisi esistenziali con una schiettezza disarmante.
Questo approccio realistico e spesso brutale distingue "Girls" da molte altre serie televisive, rendendola un ritratto autentico e toccante della vita di una generazione.
In conclusione, "Girls" è una serie che ha saputo distinguersi grazie alla sua scrittura incisiva, ai personaggi autentici e alla rappresentazione realistica della vita a New York. È un viaggio emozionante e spesso doloroso attraverso le esperienze di giovani donne che cercano di trovare la loro strada in un mondo complesso e incerto.
E, per chi è fan di Adam Driver, offre anche l'opportunità di vedere una delle sue interpretazioni più memorabili e intense.
Se come me amate le serie televisive particolari e emozionanti, "Girls" fa per voi. Per altri consigli date un'occhiata agli altri post e alle EasyTears List!
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Rebecca Miller
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Rebecca Miller, regista e scrittrice statunitense, indaga le relazioni umane alternando cinema e letteratura.
Sostenitrice delle donne nell’industria cinematografica, le sue storie hanno sempre protagoniste femminili e anche i cast tecnici sono costituiti in gran parte di donne. Per il suo impegno, nel 2003, è apparsa nel documentario In The Company of Women.
Tra i suoi film, che ha scritto e diretto, spiccano Angela, che ha ricevuto il Gotham Independent Film Award, Personal Velocity: Three Portraits, che ha vinto il Sundance Film Festival, The Ballad of Jack and Rose, The Private Lives of Pippa Lee, Maggie’s Plan e She came to me.
Ha scritto i romanzi The Private Lives of Pippa Lee e Jacob’s Folly, il libro che ha anche illustrato A Woman Who e la raccolta di racconti Personal Velocity premiata come miglior libro del 2001 dal Washington Post.
È nata a Roxbury, Connecticut, il 15 settembre 1962, da due celebrità, Inge Morath, fotografa della Magnum e il drammaturgo Arthur Miller. Cresciuta in un ambiente culturale molto stimolante, ha studiato arte a Yale e si è specializzata a Monaco di Baviera, in Germania.
Stabilitasi a New York, nel 1987, ha iniziato la sua carriera come pittrice e scultrice, esponendo in diverse gallerie.
Dopo gli studi di cinema alla New School, ha iniziato a realizzare film muti che esponeva insieme alle sue opere d’arte.
A teatro, si ricorda il suo ruolo di Anya ne Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov diretta da Peter Brook, nel 1988.
Ha lavorato come attrice cinematografica e televisiva in film come A proposito di Henry (1991), Wind – Più forte del vento (1994) e Mrs. Parker e il circolo vizioso (1994).
Ha anche diretto un’opera teatrale.
Da regista e sceneggiatrice, il suo primo lungometraggio è stato Angela, presentato in anteprima al Philadelphia Festival of World Cinema e poi al Sundance Film Festival, che le è valso l’Open Palm Award dell’Independent Feature Project e il Sundance Film Festival Filmmaker Trophy oltre a altri importanti premi per la fotografia.
Dopo il matrimonio con l’attore Daniel Day-Lewis, da cui ha avuto due figli, si era trasferita a Dublino dove ha prestato servizio di volontariato in case rifugio per donne vittime di violenza, impegno che le ha ispirato la raccolta di racconti Personal Velocity che poi è diventata un pluripremiato film in tre episodi che esplora la trasformazione personale in risposta a circostanze che cambiano la vita.
La pellicola, proiettata al Tribeca Film Festival e all’High Falls Film Festival,  ha ricevuto importanti riconoscimenti e fa parte della collezione permanente del MoMA di New York. 
Nel 2005 ha scritto la sceneggiatura per l’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Proof di David Auburn, vincitrice del premio Pulitzer che ha visto come protagonisti Gwyneth Paltrow e Anthony Hopkins e ha diretto The Ballad of Jack and Rose, proiettato al Woodstock Film Festival e all’IFC Center di New York. Il film le ha procurato una menzione d’onore da MTV nel 2010 per le migliori registe che avrebbero dovuto vincere un Oscar. 
Nel 2009 ha girato il suo quarto film, The Private Lives of Pippa Lee, un adattamento del suo romanzo del 2002 con un cast stellare composto da Robin Wright, Keanu Reeves, Winona Ryder e Julianne Moore.
Del 2015 è Maggie’s Plan, girato principalmente nel Greenwich Village e presentato in anteprima al Toronto International Film Festival che è stato proiettato in importanti festival internazionali.
La sua ultima fatica risale al 2023, She Came to Me presentato in anteprima mondiale al 73º Festival internazionale del cinema di Berlino, interpretato da Anne Hathaway, Marisa Tomei e Peter Dinklage.
Le sue narrazioni sono pregne di ironia, delicatezza e profondità.
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sounds-right · 11 months ago
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OCEANMAN Cattolica: vincono lo sport e l’Italia. Appuntamento alla quinta edizione, 23 - 25 maggio 2025
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Intorno alle 16 di domenica 26 maggio '24, con l'energia della voce di Monika Kiss, voce ufficiale di OCEANMAN Italy, con l'ultima delle premiazioni, si è conclusa la quarta edizione di OCEANMAN Cattolica. Anche la seconda giornata di gara, tra l'altro baciata dal sole, è stata un momento di sport e divertimento internazionali con in più quell'accoglienza e quei sorrisi che solo la Romagna sa regalare.
Alle 10 sono scesi in gara i nuotatori della OCEANMAN, la 10 km, seguiti alle 11:30 da chi aveva deciso di nuotare "solo" 5 chilometri nelle belle acque di Cattolica, dove tra l'altro la visibilità era ottima. Gli atleti hanno sottolineato di aver visto pesci d'ogni tipo. E' da mettere in luce anche la grande presenza di pubblico, alla partenza e all'arrivo, grazie anche a quel teatro che è la passerella del porto di Cattolica. Grazie ad una troupe RAI, che ha seguito tutto l'evento, i nuotatori, i loro sorrisi e la loro fatica, sono stati poi protagonisti su RaiTre, RaiNews24 e pure, per qualche istante, al TG1. 
Non c'è solo il Giro d'Italia, ormai, a raccontare le bellezze italiane. Anche una manifestazione come OCEANMAN, che mette insieme atleti di alto livello ed amatori di tutto il mondo può farlo. Tra l'altro, nelle gare di nuoto in acque libere, i campioni nuotano con persone con problemi fisici che grazie alla magia dell'acqua e del nuoto riescono ad esprimersi comunque ad alto livello. Nuotare 2, 5 10 chilometri in mare non è da tutti.
A livello sportivo, ha vinto l'Italia: il podio femminile e maschile delle due gare più importanti di OCEANMAN Cattolica è stato tutto italiano e decisamente giovane, soprattutto a livello maschile. Il vincitore della OCEANMAN, Filippo Romanin, ha appena 17 anni e solo grazie ad uno sprint finale emozionante ha battuto Andrea Ramon, anche lui giovanissimo. Anche Daniele Giurin, il vincitore della Half OCEANMAN, è nella categoria Junior, mentre le due vincitrici delle gare femminili, Elena di Fonzo (categoria 20 - 29 anni) e Giulia Brenda (cat. 30 - 39 anni) sonon solo un po' più esperte.Tutti i risultati sono disponibili qui: https://www.nextrace.net/timing/schedaclassifica.php?idgara=2974&vd=c&lan=it
Ad OCEANMAN Cattolica, ha poi vinto, come dicevamo, la magia dello sport, del mare e della Romagna… e per questo agli organizzatori, un po' affaticati, ma senz'altro soddisfatti, hanno già potuto dare l'appuntamento alla quinta edizione della manifestazione. Prenderà il vita nel weekend che inizia venerdì 23 e si conclude sabato 25 maggio 2025.
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Doppio record per OCEANMAN Cattolica (24-26 maggio '24): in acqua 700 nuotatori, provenienti da 38 nazioni
L'edizione 2024 di OCEANMAN Cattolica (RN), in programma dal 24 al 26 maggio 2024, segna un doppio record: c'è prima di tutto il numero record di iscritti, ben 700, il più alto in assoluto nella storia della manifestazione.  Quest'anno ancora di più, quindi, la gara si conferma essere  una delle competizioni in acque libere (mari, laghi e fiumi, non piscine, NDR) più partecipate al mondo.
Non è tutto: arriveranno a Cattolica nuotatori da ben 38 paesi del mondo, un altro record. Eccoli nel dettaglio: Argentina, Australia, Austria, Bielorussia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cile, Costa Rica, Colombia, Repubblica Ceca, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Kazakhstan, Libano, Macedonia, Malta, Messico, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti.
Atleti di così tante nazioni, con bandiere diverse, saranno uniti, in gara e fuori, dalla voglia di fare sport ad alto livello... e pure dal piacere di godersi un luogo unico come la Riviera Romagnola (…).
Sul sito ufficiale - https://oceanmanswim.com/cattolica-italy/ e sui social della manifestazione -  https://www.instagram.com/oceanman_italy è già definito il programma completo di ciò che succederà ad OCEANMAN Cattolica da venerdì 24 a domenica 26 maggio. 
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Cos'è OCEANMAN Cattolica 
OCEANMAN Cattolica accoglie fin dal 2020 nuotatori di ogni livello e provenienza, per unirsi in una emozionante celebrazione del nuoto e del cameratismo sportivo. Che si tratti di competere per il podio o semplicemente di godersi la bellezza del Mare Adriatico, i partecipanti all'evento, grazie all'ospitalità e la convivialità romagnola, sono sicuri di creare ricordi duraturi e di stringere amicizie che spesso durano per tutta la vita.
Si sceglie tra i 10 km della OCEANMAN, i 5 km della Half OCEANMAN o i 2 km della SPRINT. Non solo, c'è anche una gara di 500 metri riservata ai più giovani, OCEANKIDS ed una scatenata staffetta, OCEANTEAMS. 
Nata nel 2015, OCEANMAN è la più importante serie di competizioni a livello internazionale dedicata al nuoto "open water" (in acque libere) e l'appuntamento in Romagna è tra i più partecipati dell'intero calendario mondiale. 
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Una ragazza solaUn thriller mozzafiato di Blake Pierce con l'agente dell'FBI Ella Dark. Recensione di Alessandria today
Blake Pierce, autore di bestseller nel genere thriller psicologico, torna con “Una ragazza sola”, il primo capitolo della serie con protagonista l’agente dell’FBI Ella Dark
Blake Pierce, autore di bestseller nel genere thriller psicologico, torna con “Una ragazza sola”, il primo capitolo della serie con protagonista l’agente dell’FBI Ella Dark. Una storia intensa, avvincente e ricca di colpi di scena che tiene il lettore incollato alla pagina, esplorando i lati più oscuri dell’animo umano. Trama del libro Quando un corpo senza vita viene ritrovato in una cabina…
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djs-party-edm-italia · 11 months ago
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OCEANMAN Cattolica: vincono lo sport e l’Italia. Appuntamento alla quinta edizione, 23 - 25 maggio 2025
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Intorno alle 16 di domenica 26 maggio '24, con l'energia della voce di Monika Kiss, voce ufficiale di OCEANMAN Italy, con l'ultima delle premiazioni, si è conclusa la quarta edizione di OCEANMAN Cattolica. Anche la seconda giornata di gara, tra l'altro baciata dal sole, è stata un momento di sport e divertimento internazionali con in più quell'accoglienza e quei sorrisi che solo la Romagna sa regalare.
Alle 10 sono scesi in gara i nuotatori della OCEANMAN, la 10 km, seguiti alle 11:30 da chi aveva deciso di nuotare "solo" 5 chilometri nelle belle acque di Cattolica, dove tra l'altro la visibilità era ottima. Gli atleti hanno sottolineato di aver visto pesci d'ogni tipo. E' da mettere in luce anche la grande presenza di pubblico, alla partenza e all'arrivo, grazie anche a quel teatro che è la passerella del porto di Cattolica. Grazie ad una troupe RAI, che ha seguito tutto l'evento, i nuotatori, i loro sorrisi e la loro fatica, sono stati poi protagonisti su RaiTre, RaiNews24 e pure, per qualche istante, al TG1. 
Non c'è solo il Giro d'Italia, ormai, a raccontare le bellezze italiane. Anche una manifestazione come OCEANMAN, che mette insieme atleti di alto livello ed amatori di tutto il mondo può farlo. Tra l'altro, nelle gare di nuoto in acque libere, i campioni nuotano con persone con problemi fisici che grazie alla magia dell'acqua e del nuoto riescono ad esprimersi comunque ad alto livello. Nuotare 2, 5 10 chilometri in mare non è da tutti.
A livello sportivo, ha vinto l'Italia: il podio femminile e maschile delle due gare più importanti di OCEANMAN Cattolica è stato tutto italiano e decisamente giovane, soprattutto a livello maschile. Il vincitore della OCEANMAN, Filippo Romanin, ha appena 17 anni e solo grazie ad uno sprint finale emozionante ha battuto Andrea Ramon, anche lui giovanissimo. Anche Daniele Giurin, il vincitore della Half OCEANMAN, è nella categoria Junior, mentre le due vincitrici delle gare femminili, Elena di Fonzo (categoria 20 - 29 anni) e Giulia Brenda (cat. 30 - 39 anni) sonon solo un po' più esperte.Tutti i risultati sono disponibili qui: https://www.nextrace.net/timing/schedaclassifica.php?idgara=2974&vd=c&lan=it
Ad OCEANMAN Cattolica, ha poi vinto, come dicevamo, la magia dello sport, del mare e della Romagna… e per questo agli organizzatori, un po' affaticati, ma senz'altro soddisfatti, hanno già potuto dare l'appuntamento alla quinta edizione della manifestazione. Prenderà il vita nel weekend che inizia venerdì 23 e si conclude sabato 25 maggio 2025.
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Doppio record per OCEANMAN Cattolica (24-26 maggio '24): in acqua 700 nuotatori, provenienti da 38 nazioni
L'edizione 2024 di OCEANMAN Cattolica (RN), in programma dal 24 al 26 maggio 2024, segna un doppio record: c'è prima di tutto il numero record di iscritti, ben 700, il più alto in assoluto nella storia della manifestazione.  Quest'anno ancora di più, quindi, la gara si conferma essere  una delle competizioni in acque libere (mari, laghi e fiumi, non piscine, NDR) più partecipate al mondo.
Non è tutto: arriveranno a Cattolica nuotatori da ben 38 paesi del mondo, un altro record. Eccoli nel dettaglio: Argentina, Australia, Austria, Bielorussia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cile, Costa Rica, Colombia, Repubblica Ceca, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Kazakhstan, Libano, Macedonia, Malta, Messico, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti.
Atleti di così tante nazioni, con bandiere diverse, saranno uniti, in gara e fuori, dalla voglia di fare sport ad alto livello... e pure dal piacere di godersi un luogo unico come la Riviera Romagnola (…).
Sul sito ufficiale - https://oceanmanswim.com/cattolica-italy/ e sui social della manifestazione -  https://www.instagram.com/oceanman_italy è già definito il programma completo di ciò che succederà ad OCEANMAN Cattolica da venerdì 24 a domenica 26 maggio. 
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Cos'è OCEANMAN Cattolica 
OCEANMAN Cattolica accoglie fin dal 2020 nuotatori di ogni livello e provenienza, per unirsi in una emozionante celebrazione del nuoto e del cameratismo sportivo. Che si tratti di competere per il podio o semplicemente di godersi la bellezza del Mare Adriatico, i partecipanti all'evento, grazie all'ospitalità e la convivialità romagnola, sono sicuri di creare ricordi duraturi e di stringere amicizie che spesso durano per tutta la vita.
Si sceglie tra i 10 km della OCEANMAN, i 5 km della Half OCEANMAN o i 2 km della SPRINT. Non solo, c'è anche una gara di 500 metri riservata ai più giovani, OCEANKIDS ed una scatenata staffetta, OCEANTEAMS. 
Nata nel 2015, OCEANMAN è la più importante serie di competizioni a livello internazionale dedicata al nuoto "open water" (in acque libere) e l'appuntamento in Romagna è tra i più partecipati dell'intero calendario mondiale. 
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tarditardi · 11 months ago
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OCEANMAN Cattolica: vincono lo sport e l’Italia. Appuntamento alla quinta edizione, 23 - 25 maggio 2025
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Intorno alle 16 di domenica 26 maggio '24, con l'energia della voce di Monika Kiss, voce ufficiale di OCEANMAN Italy, con l'ultima delle premiazioni, si è conclusa la quarta edizione di OCEANMAN Cattolica. Anche la seconda giornata di gara, tra l'altro baciata dal sole, è stata un momento di sport e divertimento internazionali con in più quell'accoglienza e quei sorrisi che solo la Romagna sa regalare.
Alle 10 sono scesi in gara i nuotatori della OCEANMAN, la 10 km, seguiti alle 11:30 da chi aveva deciso di nuotare "solo" 5 chilometri nelle belle acque di Cattolica, dove tra l'altro la visibilità era ottima. Gli atleti hanno sottolineato di aver visto pesci d'ogni tipo. E' da mettere in luce anche la grande presenza di pubblico, alla partenza e all'arrivo, grazie anche a quel teatro che è la passerella del porto di Cattolica. Grazie ad una troupe RAI, che ha seguito tutto l'evento, i nuotatori, i loro sorrisi e la loro fatica, sono stati poi protagonisti su RaiTre, RaiNews24 e pure, per qualche istante, al TG1. 
Non c'è solo il Giro d'Italia, ormai, a raccontare le bellezze italiane. Anche una manifestazione come OCEANMAN, che mette insieme atleti di alto livello ed amatori di tutto il mondo può farlo. Tra l'altro, nelle gare di nuoto in acque libere, i campioni nuotano con persone con problemi fisici che grazie alla magia dell'acqua e del nuoto riescono ad esprimersi comunque ad alto livello. Nuotare 2, 5 10 chilometri in mare non è da tutti.
A livello sportivo, ha vinto l'Italia: il podio femminile e maschile delle due gare più importanti di OCEANMAN Cattolica è stato tutto italiano e decisamente giovane, soprattutto a livello maschile. Il vincitore della OCEANMAN, Filippo Romanin, ha appena 17 anni e solo grazie ad uno sprint finale emozionante ha battuto Andrea Ramon, anche lui giovanissimo. Anche Daniele Giurin, il vincitore della Half OCEANMAN, è nella categoria Junior, mentre le due vincitrici delle gare femminili, Elena di Fonzo (categoria 20 - 29 anni) e Giulia Brenda (cat. 30 - 39 anni) sonon solo un po' più esperte.Tutti i risultati sono disponibili qui: https://www.nextrace.net/timing/schedaclassifica.php?idgara=2974&vd=c&lan=it
Ad OCEANMAN Cattolica, ha poi vinto, come dicevamo, la magia dello sport, del mare e della Romagna… e per questo agli organizzatori, un po' affaticati, ma senz'altro soddisfatti, hanno già potuto dare l'appuntamento alla quinta edizione della manifestazione. Prenderà il vita nel weekend che inizia venerdì 23 e si conclude sabato 25 maggio 2025.
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Doppio record per OCEANMAN Cattolica (24-26 maggio '24): in acqua 700 nuotatori, provenienti da 38 nazioni
L'edizione 2024 di OCEANMAN Cattolica (RN), in programma dal 24 al 26 maggio 2024, segna un doppio record: c'è prima di tutto il numero record di iscritti, ben 700, il più alto in assoluto nella storia della manifestazione.  Quest'anno ancora di più, quindi, la gara si conferma essere  una delle competizioni in acque libere (mari, laghi e fiumi, non piscine, NDR) più partecipate al mondo.
Non è tutto: arriveranno a Cattolica nuotatori da ben 38 paesi del mondo, un altro record. Eccoli nel dettaglio: Argentina, Australia, Austria, Bielorussia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Cile, Costa Rica, Colombia, Repubblica Ceca, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Kazakhstan, Libano, Macedonia, Malta, Messico, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti.
Atleti di così tante nazioni, con bandiere diverse, saranno uniti, in gara e fuori, dalla voglia di fare sport ad alto livello... e pure dal piacere di godersi un luogo unico come la Riviera Romagnola (…).
Sul sito ufficiale - https://oceanmanswim.com/cattolica-italy/ e sui social della manifestazione -  https://www.instagram.com/oceanman_italy è già definito il programma completo di ciò che succederà ad OCEANMAN Cattolica da venerdì 24 a domenica 26 maggio. 
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Cos'è OCEANMAN Cattolica 
OCEANMAN Cattolica accoglie fin dal 2020 nuotatori di ogni livello e provenienza, per unirsi in una emozionante celebrazione del nuoto e del cameratismo sportivo. Che si tratti di competere per il podio o semplicemente di godersi la bellezza del Mare Adriatico, i partecipanti all'evento, grazie all'ospitalità e la convivialità romagnola, sono sicuri di creare ricordi duraturi e di stringere amicizie che spesso durano per tutta la vita.
Si sceglie tra i 10 km della OCEANMAN, i 5 km della Half OCEANMAN o i 2 km della SPRINT. Non solo, c'è anche una gara di 500 metri riservata ai più giovani, OCEANKIDS ed una scatenata staffetta, OCEANTEAMS. 
Nata nel 2015, OCEANMAN è la più importante serie di competizioni a livello internazionale dedicata al nuoto "open water" (in acque libere) e l'appuntamento in Romagna è tra i più partecipati dell'intero calendario mondiale. 
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londranotizie24 · 1 year ago
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wdonnait · 1 year ago
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Gli stivali di tendenza nell'autunno inverno 2023/2024
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/gli-stivali-di-tendenza-nellautunno-inverno-2023-2024/116925?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116925
Gli stivali di tendenza nell'autunno inverno 2023/2024
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Come ogni anno, quando arriva il periodo freddo sono gli stivali a dominare la scena e a diventare il must-have della stagione. Oltre a essere pratici e funzionali, femminili e molto glam, rappresentano il passe-partout perfetto per ogni occasione, sia nel quotidiano che per gli eventi più eleganti e formali.
Dagli extra long ed extra large agli stivali chaps o a ghette, dagli anfibi ai bikers fino ai texani: vediamo insieme le tendenze autunno/inverno 2023/2024 in fatto di stivali che accompagneranno la stagione, completando al meglio ogni genere di look.
Anfibi, un’icona 90s reinterpretata in chiave contemporanea
Nati dalla cultura del punk e del grunge, negli anni gli stivali anfibi sono diventati simbolo di stile contemporaneo senza stagione e modello iconico che non può mancare nel guardaroba femminile. Nell’autunno/inverno 2023/2024, gli anfibi sono ancora una volta protagonisti, con brand che li hanno rivisitati e arricchiti, come Liu Jo che propone una nuova collezione di anfibi donna con declinazioni fashion ed elementi décor: anfibi con foulard, plissé, strass, paillettes, maxi rouches, lacci a contrasto ecc.
La pelle rimane il materiale top per gli anfibi, con una new entry molto fashion: la vernice glitterata.
Cuissardes, gli stivali alti sopra il ginocchio
Stivale iconico già dagli anni ’60, i cuissardes alti fino a metà coscia sono rimasti sempre in voga, riconquistando designer, direttori creativi e passerelle internazionali stagione dopo stagione. In questo autunno/inverno 2023/2024, questi saranno morbidi e arricciati e con il tacco, perfetti per slanciare la silhouette di chi li indossa e per celebrare la femminilità.
I modelli più sensuali in circolazione sono ideali soprattutto con mini-dress, abiti aderenti e gonne corte, ma possono essere indossati anche su leggings e jeans skinny.
I colori della stagione saranno nero e marrone, con la sfumatura cammello che sarà il vero cult, mentre i materiali che andranno per la maggiore saranno la pelle, il camoscio e i tessuti elasticizzati.
Texani, i cowboy boots che hanno conquistato la moda
Un evergreen intramontabile che in questo autunno/inverno 2023/2024 torna in versioni originali e colorate per look casual da giorno, ma anche più glam per la sera, è rappresentato dagli stivali texani, che assumono linee semplici e pulite e diventano l’accessorio ideale da abbinare con i jeans, le gonne, i leggins e i maglioni oversize.
In pelle lavorata, scamosciati o in suede, con o senza frange o in colorazioni eccentriche e allegre, i cowboy boots cavalcano nuovamente le tendenze della moda, con una novità: gli ankle boots, stivali texani con punta allungata e sottile e tacco ricurvo che arrivano poco sopra la caviglia.
Stivali a calza in maglia tricot
I classici calzettoni in lana diventano stivali da indossare, con o senza tacco, proprio come fossero calze, per un look cozy che sta facendo impazzire anche le star. Si tratta di stivali in lana lavorata a maglia dalla suola in pelle sottilissima, ideali in abbinamento con vestiti e maglioni caldi o, per renderli estremamente chic, con un dress di seta e pizzo.
Beatles, gli stivali Chelsea un po’ vintage e un po’ londinesi
Chiudiamo con gli stivaletti Beatles, simbolo delle rock band e dello street style degli anni ‘60. Nella stagione invernale 2023/2024, questo modello torna in versione più contemporanea per dare al proprio look un mood urban chic. Senza lacci, in pelle o camoscio, nei classici colori nero e marrone o in versione bicolor, si piazzano di diritto tra i must-have di questa stagione.
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personal-reporter · 1 year ago
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I pittori italiani della fine dell’Ottocento a Parigi a Novara
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Modelle, amanti, attrici a cavallo, Londra e Parigi, con le vedute urbane immortalate da Giovanni Boldini e Giuseppe de Nittis, simbolo di due vivaci metropoli ottocentesche, e ancora nudi e soggetti femminili colti in intimità, fino alla Ville Lumière dove artisti italiani come Boldini, de Nittis, Antonio Mancini, Federico Zandomenghi trovarono casa e dove il pittore livornese Vittorio Matteo Corcos si presentò senza nemmeno un biglietto, come disse a Ugo Ojetti nel 1907, sono protagonisti della mostra Boldini, De Nittis et les Italiens de Paris, a cura della storica dell’arte Elisabetta Chiodini, che METS Percorsi d’Arte porta al Castello di Novara dal 4 novembre al 7 aprile 2024. Sarà un percorso di otto sale che accoglierà novanta opere dei protagonisti di quella indimenticabile stagione in un viaggio che riporta nella Parigi di fine Ottocento e inizio Novecento, tra i lavori di alcuni dei maestri italiani più noti e amati, conosciuti come Les Italiens de Paris. Attraverso confronti dal ritmo serrato il pubblico sarà invitato a vedere lo spirito dell’epoca, tra atelier e mostre nella città che, a partire dai primi anni Venti dell’Ottocento, aveva attratto numerosi artisti italiani desiderosi di confrontarsi con la cultura d’Oltralpe e ampliare il proprio mercato oltre confine. Grazie alle prime Esposizioni Universali, città come Londra e Parigi erano centri nevralgici del mercato internazionale dell’arte contemporanea e dagli anni Sessanta intraprendenti mercanti d’arte, da Adolphe Goupil a Thomas e William Agnew, fecero  a gara per assicurarsi le opere di giovani artisti promettenti, convincendoli a stipulare contratti e diventandone i diretti intermediari con i compratori. In mostra ci sarà un confronto tra Giovanni Boldini e Giuseppe de Nittis, diversissimi tra loro e non proprio in ottimi rapporti, che presenterà alcuni dei lavori di maggior successo dei due, come la serie di dipinti dedicati a Berthe, modella e amante di Boldini, e alla sensuale Gabrielle de Rasty. La notissima Amazzone (1879) affiancherà il ritratto dell’attrice Alice Regnault a cavallo o ancora Fanciulla con gatto nero (1885) mentre Signora in giardino (1882a) e Fiori d’autunno (1883-1884) sono invece tra le ultime opere di De Nittis, scomparso improvvisamente nell’agosto del 1884 a soli trentotto anni. Un’altra sala  vedrà dei capolavori assoluti eseguiti da Antonio Mancini tra Napoli e Parigi dal 1872 come Il suonatore di violino (1877) e Scugnizzo con chitarra (1877). Arrivato a Parigi nel 1874, a trentatré anni, per quello che avrebbe dovuto essere un soggiorno di studio, il pittore veneziano Federico Zandomenghi non se ne sarebbe più allontanato e di lui la mostra esporrà lo straordinario Ritratto di Diego Martelli (1879) presentato alla quarta esposizione impressionista nel 1879, nella Collezione delle Gallerie degli Uffizi, e poi Il violoncellista (1882 ) e il pastello Coppia al Caffè (1886), dalla collezione della Fondazione Francesco Federico Cerruti. Il confronto tra Parigi e Londra passa attraverso una serie di vedute urbane e scene di moderna vita quotidiana, come Place Clichy (1874) di Boldini, opera di collezione privata raramente concessa in prestito, che verrà  messa a confronto con la monumentale Westminster (1878) eseguita da De Nittis per il banchiere Kaye Knowles, uno dei capolavori del pittore, con quel taglio modernissimo che rende lo spettatore parte della scena. Se la piccola sala della cella del castello vedrà un’accurata selezione di nudi e soggetti femminili colti in intimità, che riflettono i differenti approcci dei rispettivi artisti al tema, a chiudere il percorso saranno i ritratti mo seguiti da Giovanni Boldini e Vittorio Matteo Corcos, una tipologia che li rese ricercatissimi tra i contemporanei, come il Ritratto di René Cole in abito da sera (1893), uno dei rari ritratti maschili di Boldini, e l’inedito Ritratto di Lia Silvia Goldmann Clerici (1912-1915) di Corcos. Read the full article
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tempi-dispari · 2 years ago
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Rising Star: Nexus Opera
Raccontare storie sulle due guerre mondiali e trasformarle in canzoni. Questo è ciò che fanno i Nexus Opera, e questo moniker può essere spiegato come un collegamento, un ponte musicale tra passato, presente e futuro, per offrire queste storie come monito, per non dimenticarle o semplicemente per il piacere di raccontarle.
I Nexus Opera nascono a Roma nel 2003, fondati da Marco e Alessandro, due chitarristi entrambi con la passione per l’Heavy e il Power Metal. Le prime canzoni e spettacoli risalgono a questo periodo, ma a causa di alcuni cambi di formazione e di un lungo stop delle attività si dovrà attendere il 2014 per l’album d’esordio: ‘Tales from WWII’, dedicato a persone e fatti, più o meno noto, sul più grande conflitto della storia dell’Umanità.
L’album, interamente autoprodotto e inquadrato in un power metal con venature classiche, ottiene buone recensioni e critiche e dà alla band la possibilità di diffondere il proprio nome nella scena underground e di suonare una serie di spettacoli con il climax in apertura. recitano per Edu Falaschi e per il festival Metal 4 Kids United.
Durante il centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, i Nexus Opera iniziano a scrivere materiale per il loro nuovo capitolo. Ci vorranno più anni e cambi di formazione del previsto per arrivare finalmente al 2020 e completare la lavorazione di ‘La Guera Granda (The Great Call to Arms)’, il secondo album della band, ancora una volta un concept ma questa volta di protagonisti e le vicende del fronte austro-italiano durante la Grande Guerra, l’immane tragedia che segnò la fine di un’epoca e dei Grandi Imperi.
Rispetto alla prima uscita si tratta di un passo avanti sia sul piano musicale, con alcuni inserti sinfonici e di voci femminili e cori epici, sia sui testi con il concept incentrato sugli eventi bellici che coinvolsero il Regno d’Italia fin dal suo ingresso nel Regno d’Italia. guerra del 24 maggio 1915 fino alla vittoria del 4 novembre 1918 attraverso battaglie, epiche gesta, ritirate, tragedie.
A settembre 2020 Nexus Opera firma con Revalve Records per la pubblicazione e distribuzione di “La Guera Granda (The Great Call to Arms)”.
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frabooks · 2 years ago
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I fratelli Karamazov - Analisi e considerazioni
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I fratelli Karamazov è l’ultimo romanzo dell’autore russo Fëdor Dostoevskij, è stato pubblicato a puntate su Il messaggero russo dal gennaio 1879 al novembre 1880, lo scrittore morì meno di quattro mesi dopo la sua pubblicazione.
Trama
Il fulcro della trama è il parricidio del capofamiglia Karamazov. Nella prima parte del romanzo Dostoevskij descrive e racconta i personaggi principali. Ci sono vicende romantiche, litigi e questioni di soldi.
Poi arriva l’omicidio. In seguito ci saranno interrogatori, dubbi e un grande e approfondito processo.
Personaggi
Fedor Pavlovic Karamazov. Capofamiglia, sposato due volte, benestante proprietario terriero e usuraio, ha tre servitori. Ha una personalità brutale, violenta, cattiva. Gli piacciono i piaceri della carne, ignora i figli e pensa solo a sé stesso. Ubriacone, tirchio, probabilmente stupratore.
Dimitrij o Mitjia. Primogenito, figlio della prima moglie di Fedor Pavlovic, poi cresciuto dal suo servo, Grigorij. Ex comandante dell’esercito, alto, robusto e forte. È buono e generoso ma anche impulsivo e manesco. “Cede alla vita”, non sa gestire i soldi o le relazioni e vive a 3000 all’ora. È il personaggio a cui succedono più cose e attorno a cui si svolge la trama.
Ivan. Secondogenito, primo figlio della seconda moglie di Fedor Pavlovic. Introverso, chiuso, intelligentissimo e non credente. Ha anche tratti asociali e cinici. Nella prima parte del romanzo filosofeggia sull’ateismo e dio, nella seconda parte entra in crisi.
Aleksej o Alesa. Terzogenito e, per Dostoevskij, protagonista del romanzo. È il puro, il buono, l’anima bella. È estremamente credente, casto, sincero e onesto.
Katerina Ivanovna. Nobile che, in guai finanziari, chiede un prestito a Dimitrji per poi diventare sua promessa sposa. Poi viene tradita dallo stesso e gli presta 3000 rubli, che non rivedrà mai più. Si innamora di Ivan ma vive con profondo struggimento il rapporto con Dimitrji.
Agrafena Aleksandrovna Svetlova o Grušenka. Giovane ragazza che a 17 anni è stata abbandonata da un ufficiale polacco e successivamente passò sotto la protezione di un avaro tiranno. È ammaliante, provocante e con una personalità disturbata. Irretisce sia Dimitrij che Fedor Pavlovic.
Smerdjiakov. Figlio illegittimo di Fedor Pavlovic che viene cresciuto dal servo Grigorij. Asociale, chiuso, strano, intelligentissimo. Manipolatore, viscido, infido, personalità disturbata. Soffre di epilessia.
Koljia. Ragazzo che conosciamo nella seconda parte del libro. Sveglio, attento e intelligente, farà conoscenza e amicizia con Aleksej.
Iljusa. Bambino prima solo, poi malato. Ha un carattere orgogliosissimo e sarà una figura importante nel romanzo. Conosce Aleksej, che gli dà una mano più volte. Finisce il romanzo.
Spunti e riflessioni
Alcuni spunti e riflessioni in rigoroso disordine.
Approfondimento sul funzionamento della giustizia imponente e prezioso. La parte dell’indagine prima e del processo poi, tratta con grande attenzione la questione Giustizia. Si parla di diritti degli indagati, di condanne oltre ogni ragionevole dubbio, di giustizialismo, di fallacia della memoria, della necessità di una dimostrazione. “Meglio rilasciare 10 colpevoli che condannare un solo innocente!”. È una questione che mi ha affascinato in quanto il tema delle prigioni, del giustizialismo e della pena giusta lo sento molto vicino.
Presenza di personaggi femminili complessi, sfaccettati e fondamentali: Katerina Ivanovna e Grusen’ka. Ho letto in alcune recensioni che in questo libro, “come in tutti i romanzi dell’800”, non ci sono figure femminili di spicco. Sono fortemente contrario a questa opinione. I protagonisti sono i fratelli Karamazov, che sono maschi, ma l’intera storia si regge su due grandi protagoniste, Katja e Grusen’ka. Sono personaggi niente affatto monodimensionali o trattati con superficialità. Soprattutto Grusen’ka, direi, è un personaggio sfaccettato, sofisticato, complesso, straziato da ipocrisie e moti dell’animo umano.
Non c’è un cattivo assoluto. Ogni cattivo, da Fedor Pavlovic a Smerdjiakov a Liza a Rakitin non è un cattivo totale. Ha debolezze, istinti, lati positivi. È un tema che tratterò anche più avanti perché gira attorno al filo conduttore della realisticità dei personaggi. I “cattivi” in questo libro, come in altri di Dostoevskij, non sono macchiette, non sono cattivi senza motivi, giusto per fare da controparte. Sono esseri umani e sono anche loro sofisticati. In questo modo noi li percepiamo in modo molto più realistico: sono cattivi veri.
Troppi rubli, ma è un problema mio. Noto con dispiacere che non c’è povertà totale tipo come quella di Delitto e castigo. Ci sono i soldi di mezzo ma si parla di rubli, anzi migliaia di rubli, e non di copeche. Secondo me Dostoevskij  dà il meglio quando racconta anche il disagio totale economico.
I tre fratelli sono tipi di personalità? All’inizio del libro Dostoevskij descrive i tre fratelli in modo preciso, frontale. Sembra voler dire: ogni fratello ha una personalità precisa, “macchiettistica”, e li uso per dimostrare qualcosa di preciso con ognuno di loro. Ho anche letto recensioni di questo parere. Secondo me non è così. O meglio, Dostoevskij all’inizio li vende così, In realtà sono sofisticati e sfaccettati, e più va avanti il romanzo e più capiamo la loro complessità. Anzi, come dice Dostoevskij, sono “vasti”.
Aleksej, protagonista banale. Aleksej è il personaggio più piatto. Non ha praticamente mai cedimenti sulla fede e sulle sue convinzioni. Non ha sostanziali punti deboli. Le parti che lo rendono più vivo, infatti, sono quei pochi dialoghi in cui è in difficoltà e balbetta o arrosisce o si arrabbia.
Ivan non è affatto il cattivo, secondo me. Si dice che Ivan sia il cattivo per aver suggerito il delitto; secondo me è un modo di Dostoevskij per smuovere un ragionamento astratto, filosofico, non lo vuole davvero dipingere come il vero mandante del delitto, anzi. I cattivi principali sono il padre e Smerdjiakov, punto. Ivan è un tipo, una persona normale con idee precise e forti ma è sbagliato definirlo un cattivo. E non è neanche il protagonista, che è Dmitrij. Lui viene preso dentro in quanto portatore dell’idea che se dio non esiste allora tutto è lecito e per aver “suggerito” il delitto.
Dmitrij è un personaggio splendido. Uno dei migliori mai letti. Vastissimo, contraddittorio, complesso. È buono, generoso, passionale ma anche istintivo, violento, geloso, sempliciotto. Ogni tanto fa cose senza neanche sapere bene perché, ha dei principi tutti suoi e un po’ irrazionali se visti da fuori, è continuamente nel dubbio e avvinto dalla contraddizione dei suoi desideri e pulsioni.
L’unica parte del libro difficile e lenta. Una nota dolente in termini di scorrevolezza della trama è la seconda digressione, quella riguardo la biografia dello Starets Zosima. Mi riferisco al libro sesto intitolato “Il monaco russo” in cui per circa 50 pagine ci viene raccontata la vita dello staretz, che però è veramente poco interessante. Si salva solo un capitolo perché Dostoevskij inserisce improvvisamente uno sconosciuto che ha avuto a che fare con lo staretz: ecco, questo singolo capitolo è ottimo. Il resto è davvero lento e noioso.
La trama è una soap opera. Gli intrecci d’amore sono veramente marcati, esagerati e un po’ macchiettistici. Mi sembra di capire, però, che i “mattoni russi” spesso sono così. E sono belli per questo. È tutto molto marcato, carnevalesco, teatrale, esagerato. C’è gente che si strugge, grida, piange a dirotto, si butta ai piedi di altri, ha crisi e febbri nervose.
Romanzo o trattato filosofico? Parere mio: non c’è così tanta filosofia seria, qua dentro. O meglio, Dostoevskij ci ficca dentro alcune questioni che gli stanno a cuore e, per carità, vengono fuori con chiarezza. Ma l’impianto filosofico non è né preponderante né particolarmente originale. Un altro modo per dirlo: ci sono libri di filosofia molto più adeguati per approfondire alcuni temi. Ci sono pochissimi romanzi che, invece, sono così belli, profondi e trascinanti.
Alcuni temi filosofici trattati. Dio esiste o no? (Mi vorreste venire a dire che questo è un tema particolarmente profondo o originale o inaspettato o pazzeschissimo?) Se dio non esiste allora tutto è permesso. Dio è necessario per mettere limiti alla disgustosa natura umana. Come fa a esistere dio quando i bambini soffrono?
Responsabilità dell’inconscio. Il singolo ha responsabilità rispetto a idee teoriche espresse e poi eseguite da altri? Il singolo che, volontariamente o involontariamente, “ispira” crimini, va punito?
Conservatorismo versus il nuovo socialismo.
Non sto dicendo che non ci sia sostanza filosofica, per carità. Sto dicendo che in primo luogo è un romanzo piacevole da leggere, e va tenuto in considerazione, sennò si allontanano i potenziali lettori.
I personaggi. L’aspetto che mi è piaciuto di questo romanzo è la caratterizzazione dei personaggi. Sono tutti personaggi vivi, li puoi vedere e riconoscere, sono credibili. Due note che ho preso durante la lettura. La descrizione della natura umana come “vasta”, Karamazoviana nel senso di sfaccettata, una scala di grigi immensa. “Proprio perché la nostra è una natura vasta, karamazoviana (a questo voglio arrivare), e può contenere ogni sorta di opposti e può contemplare in un sol colpo i due abissi, l’abisso che è sopra di noi, l’abisso degli ideali supremi, e l’abisso che è sotto di noi, l’abisso del peggiore e del più fetido degrado”. Ci sono dialoghi pazzeschi e sembra di essere a teatro, talmente i personaggi sono vivi. Li vedi proprio vivere davanti a te. Sono insicuri, sfaccettati, contraddittori. Non c’è niente di bianco/nero, com’è, in effetti, la vita.
È un libro difficile? È un libro serio? È un libro “per pensare”? Senso di timore e reverenza per sto libro? No, grazie, non ha davvero senso. Partire dal presupposto che leggere I fratelli Karamazov sia (o debba essere) un’esperienza super seriosa che ci porterà a un nuovo livello di consapevolezza sul mondo e sui fatti umani con potenti dosi intravenose di filosofia, semplicemente non ha senso. Bisogna partire dal fatto che è un romanzo, punto. È lungo, sicuro; ci sono molti personaggi, sicuro; ci sono alcune divagazioni, sicuro. Ma è un romanzo. Anzi! Ciò che tutti si dimenticano di dire è che è un romanzo veramente buffo. È carnevalesco, esagerato, teatrale. Ogni due per tre c’è qualcuno che piange, si dispera, ha febbre nervosa, si butta a terra; c’è gente che si sbaciucchia, che bacia i “piedini”, che strilla, che si commuove. È tutto “tanto”, esagerato. Quello che voglio dire è che si può vivere questo libro anche con meno peso e angoscia, si può viverlo con serenità e con l’obiettivo di goderselo. Sennò non è un piacere ma un peso, un dovere, e non ha senso.
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