#La Memoria Infinita
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The Eternal Memory
directed by Maite Alberdi, 2023
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La memoria infinita (2023) Maite Alberdi.
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THE ETERNAL MEMORY
✔️ 𝐒𝐓𝐑��𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/mbVSpVihkt
:: Trama La Memoria infinita ::
L'attrice Paulina Urrutia e il giornalista e scrittore Augusto Góngora sono innamorati da oltre vent'anni. Paulina, nata nel 1969, nei primi anni Duemila è stata anche Ministro del Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti in Cile. Classe 1952, Augusto è stato un noto reporter e produttore. Con inchieste televisive e libri si è occupato a lungo del passato più nero del suo Paese, la dittatura del generale Augusto Pinochet, imposta nel 1973 e durata per tutti gli anni Ottanta. Quando nel 2014 gli viene diagnosticata la malattia di Alzheimer, Paulina assume il ruolo di sua caregiver, fino alla morte di Augusto, avvenuta il 19 maggio 2023.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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La Memoria Infinita (2023)
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Me siento dichosa por tenerte, eres mi persona favorita mi mejor amigo mi confidente...
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20 Days In Mariupol vence a categoria de Melhor Documentário no Oscar 2024
20 Days in Mariupo ganhou como Melhor Documentário no Oscar 2024. Confira:
O filme ucraniano ‘20 Days in Mariupol’ ganhou o prêmio de Melhor Documentário no Oscar 2024. A obra é dirigida pelo jornalista Mstyslav Chernov. O longa foi eleito um dos cinco melhores documentários de 2023 pela National Board of Review. Ele oferece uma visão devastadora e realista dos impactos da guerra e do início da invasão russa na Ucrânia. O prêmio de Melhor Documentário passou a ser…
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#20 Days in Mariupol#20 Dias em Mariupol#Bobi Wine#Bobi Wine: The People&039;s President#Four Daughters#La Memoria Infinita#Melhor Documentário#Oscar#Oscar 2024#The Eternal Memory#To Kill a Tiger
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The Weekly Gravy #180
Mutiny on the Bounty (1935) – **** Mutiny on the Bounty was touted at the time for its size and spectacle – the poster makes mention of its massive budget and what it was spent on – but almost 90 years later, what keeps it afloat (pun intended) are the characters, namely the three leads who made this the only film ever to have three nominees for Best Actor – the introduction of the Supporting…
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#2023 Films#2023 in Film#2024 Films#2024 in Film#Drive-Away Dolls#Dune#Dune: Part Two#Film Reviews#La memoria infinita#Mutiny on the Bounty#Oppenheimer#Perfect Days#The Eternal Memory#The Great Ziegfeld#The Weekly Gravy
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I just watched "The Eternal Memory" and it broke me. It just... broke me.
#I don't even know how to write a review for it#it was so... beautiful and painful and beautiful again (still)#it's like my heart doesn't know how to process it#random#personal#my shitty English#La Memoria Infinita#The Eternal Memory#and after watching all of them and KNOWING 20 days in Mariupol will win#I have to say this one was my favorite and that's here my Oscar vote would go
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Film Journal
"La memoria infinita" by Maite Alberdi
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THE ETERNAL MEMORY/La Memoria infinita
✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://t.co/mbVSpVihkt
:: Trama La Memoria infinita ::
L'attrice Paulina Urrutia e il giornalista e scrittore Augusto Góngora sono innamorati da oltre vent'anni. Paulina, nata nel 1969, nei primi anni Duemila è stata anche Ministro del Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti in Cile. Classe 1952, Augusto è stato un noto reporter e produttore. Con inchieste televisive e libri si è occupato a lungo del passato più nero del suo Paese, la dittatura del generale Augusto Pinochet, imposta nel 1973 e durata per tutti gli anni Ottanta. Quando nel 2014 gli viene diagnosticata la malattia di Alzheimer, Paulina assume il ruolo di sua caregiver, fino alla morte di Augusto, avvenuta il 19 maggio 2023.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, "cinematografia") ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate "fotogrammi". Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi".
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WHAT THE FUCK DO YOU MEAN THAT ‘La Sociedad de la nieve’ AND ‘Memoria Infinita’ LOST!? GRINGOS DE LA VERGA QUE NO SABEN APRECIAR TALENTO LATINOAMERICANO ALV
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velorio del amor de mi vida, papá (discurso)
lima, jueves 1 de abril del 2021.
buenas tardes con todos,
hace dos días tuve, el día más desgarrador y doloroso de mi vida a mis cortos veintitrés años, realmente no quería hablar. como saben me caracterizo por nunca dejar de hacer esto mismo, pero...hoy siento que se me agotaron las palabras. siendo sincera, sigo procesando, todo. hace unos días tenía a mi padre escribiéndome palabras de aliento, aunque el que las necesitara fuera él y hoy estoy hablando junto a su ataúd. mi papá es el amor de mi vida y no es un secreto. soy lo que el formó y así, ustedes a lo largo de mí existencia, han sido testigos de los detalles que nos dábamos públicamente, demostrándonos amor. desde videos en youtube, sorpresas musicales, hasta mi primera tesis “mi papá es el mejor del mundo” en su último día del padre. realmente fue una tesis tan seria como la universitaria que tengo que hacer. una tesis que me hizo pensar en lo realmente grandioso padre que es. una tesis que fue expuesta por mí, en la casa de mis abuelos y ustedes de testigo. a lo largo de nuestra vida hemos recibido comentarios como: “me encantaría tener un padre como el tuyo” “tu papá es el mejor” “que cariñosa y buena hija tienes” y así, eso nos retroalimentaba, reafirmándonos en el amor que manteníamos.
mi padre fue sostén, regla, refugio y medicina, para mí. no es un secreto que soy algo complicada pero increíblemente, existía una criptonita en este mundo y esa era él. papá fue padre, madre, amigo, psicólogo, maestro musical, entrenador y un gran desafío para mí. ¿cómo estar a la altura de un gran padre? simplemente, seguía mis objetivos y los iba cumpliendo, eso era su mejor recompensa, según sus palabras. mi papá fue buen hermano, músico, hijo y maestro. como cualquier persona, cometió errores, que luego, con acciones, hicieron que se disiparan en mí, cualquier repercusión de esta. mi padre me enseñó, muchas veces a la fuerza –jajaja- que la familia y el momento familiar, no se reemplaza por nada. aún recuerdo cuando tenía doce y trece, todos los domingos tenía clases obligatorias de música, primero la guitarra, luego el bajo, ukelele, batería y así. un profesor exigente diría yo. me enseñó que la rutina, estructura y disciplina, son el pilar, para cumplir mis sueños, ya que soy una gran soñadora, que vuela mucho y no sabe aterrizar muchas veces.
papá me enseñó la palabra confianza y aunque muchas veces terminé en una ducha helada por confiar mucho y sobrepasarme con mis arranques de ira, eran lecciones que felizmente, aprendí. papá fue un rockero increíblemente cariñoso y gracioso, un rockero que siempre será mí estrella favorita y que le ruego al destino, me topé con alguien con la pizca de talento y amor, que él tenía. papá no quería ser papá, pero cuando me vio por primera vez, supo que seríamos él y yo contra el mundo. y si, ahora tengo muchas referencias de películas en mí mente, sin embargo, el preferiría que mencione nuestras playlists infinitas o tal vez, alguna memoria divertida, como: cuando tenía diecisiete y tomé alcohol por primera vez, unos sorbos, llegué a casa, me olió y dijo: a bueno te gusta tomar, ok. ve a dormir. y dije “uf me salvé”. volvió con un balde de agua con detergente y me lo tiró, diciéndome “estás sucia”, me reí, se fue y dije “bueno ya, dormiré con mi hermana” pasaron unos minutos y volvió, con sólo agua, me lo tiró y dijo “para que te enjuagues” y me quitó mí recién comprado iphone 4. no volví a beber hasta mis veinte años. jajajaj. y así, mi papá sabía que los golpes nunca funcionarían en mí, ni mucho menos los insultos. mi padre se instruía todas las noches, en libros, meditaciones, consejos y dios (algo que me enteré hace muy poco). algo que recordé ayer , mientras hablaba con mi hermana, es el pacto que hicimos, como jugando, que hoy, es una realidad y aunque suene extraño, espero que siga hasta la eternidad, hace unos años, mi padre y yo, vimos una película sobre “que hay después de la muerte” seguidamente, me preguntó: valerie ¿cómo te comunicarías conmigo, si no te puedo ver (muerte)? y yo respondí riéndome: a través de la luz, obvio, para asustarte, jajaja y que sepas que estoy ahí y si estoy de buen humor, haría como luces de discoteca jajajaj, y pregunte: “¿y tú?” y el sonriendo me dijo: “que es lo que más nos une? la música, pues. imagínate que vas a una cita y coloco una música de tu infancia o una de nosotros jajaja, como vas a viajar por el mundo, imagínate en australia, españa o estados unidos en algún centro comercial, con amigos nuevos o tu familia y que suene una canción de mí banda, una nuestra o la que te dediqué” yo repliqué: “ay papá, ya no comiences, que si me imagino sin ti, voy a empezar a llorar” recordar eso, ayer, mientras lo sentía a mí lado, sentada en el piso, de fondo nuestras músicas, fue simplemente consolador y espero que ese pacto siga hasta volver a reencontrarnos.
recuerdo a mí papá, faltando al trabajo para no dejarme sola en los días de las madres del colegio y en el día del padre, siendo el cabecilla para organizar todo. recuerdo a papá dándome un abrazo cuando mis lágrimas de niña preguntaban por mamá. recuerdo a papá, tratándome de enseñar a perdonar, algo que aún tengo pendiente. pero sobre todo recuerdo a papá en sus últimos años, siendo mejor amigo de mamá, como dándome una gran lección de amor, perdón y esperanza. alimentó estos últimos años, junto con mamá, mí idealización de amor, familia y complicidad. papá y mamá juntos por primera vez en mí vida consciente, fue lo mejor que me pudo regalar, escuchar por primera vez “la comida está lista” “vamos a comer en familia” “mamá a cocinado”. nunca entenderé el propósito de dios, ni mucho menos lo juzgaré, sin embargo, hoy, me rindo ante él, porque se ha llevado absolutamente toda mi vida. muchas veces, tomé decisiones que no debía, muchas veces probablemente lo decepcioné, pero me quedo siempre con lo último que me dijo y a lo largo de mi vida, me repetía: “te amo valerita, eres mí orgullo más grande, mi primer amor”. gracias a la vida y sus perfectas historias, no me quedo con nada que decirle, porque se lo dije todo en vida y se lo demostré, pero si me quedo con todo el amor y mi futuro por delante, que se va cumpliendo como el deseaba, de sus frutos, mi accionar y su amor. después de hoy, no soy más una niña que hace rabietas para conseguir lo que quiere, hoy me convierto en lo que él me enseñó: una mujer, con estabilidad emocional, independiente que cumple sus sueños, o al menos, voy a luchar y tratar de ser mí mejor versión, aunque eternamente tenga un luto. pero por favor, no lloren, aunque es inevitable, recuerden que diría mí padre: “no me gusta verlos llorar”. mi papá luchó hasta el final, está con una sonrisa, siendo parte de nosotros ahora mismo, porque, él me enseñó alguna vez, esto: “nuestro amor es como el aire, no se ve, pero se siente”. y ya para terminar, quiero agradecer a todo aquél, que está aquí, a pesar de las circunstancias, hoy no voy a cantar a su lado como de costumbre y realmente no sé qué pase mañana, pero... nunca lo olviden por favor, nunca olviden que existió en la tierra, un ser maravilloso, un padre excepcional y alguien que siempre estará con nosotros, mientras su recuerdo persista. te amo hasta la eternidad papá, sé que estás acá, porque te siento y en cada música conversamos. te amo hasta volvernos a reencontrarnos, allá, en el muy, muy, lejano. gracias.
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me a costado tres años, escribir este texto, algo que me debía, le debía a él y a todo aquel que me lee desde hace un tiempo, siguiendo mi historia. traté de recopilar todas las grabaciones y memorias de ese día para ser lo más fiel posible a la versión original. sólo espero que si me están leyendo entiendan que este texto, se lleva parte de mí, de mi historia, de la gran relación con mi padre y por fin, luego de tres años, muchos poemas, narraciones y escritos, le puedo decir adiós de la manera más digna, al momento más doloroso de mi vida. quiero añadir, que a la actualidad, mí padre siguió cumpliendo su promesa, se comunica cada cierto tiempo y sobre todo en fechas especiales, cuando estuve en portugal, valencia, madrid y francia. lugares sumamente extraños algunas a solas y la mayoría con personas que ya conocían la promesa y de repente, mi padre, en el momento más aleatorio, hizo demostración de nuestro amor y conexión que sólo dios, él y yo conocemos, gracias a eso, las personas que me acompañaron en esos maravillosos y conmovedores momentos, entendieron, lo incompleta que quedé luego de su pérdida. pero que gracias a él mismo y dios, tengo los dones hermosos de seguir comunicándome a través de la música y la escritura. así que, sin más, gracias por leer.
#relatos#amor#papá#poeta#muerte#madrid#lima#frases#relato sobre papá#carta a papá#para papá#te extraño papá#te amo papá#memorial#velorio#discurso#padre e hija#escritos sobre muerte#escritos#notas#textos
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La Memoria Infinita (2023)
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La storia della Musica!!!!
Tre giorni di pace e musica. Tre giorni che hanno fatto la storia. Si celebra oggi il 51esimo anniversario del più grande evento di libertà, umanità e lotta pacifica: il Festival di Woodstock. Più che un concerto un pellegrinaggio, una fiera di arte e musica, una comunità, un modo di vivere che ha cambiato per sempre il concetto di libertà. Sul palco, a Bethel (una piccola città rurale nello stato di New York) si sono alternati per tre giornate alcuni tra i più grandi musicisti della storia. Musicisti che provenivano da influenze, scuole musicali e storie differenti ma che avevano in comune ciò che più contava in quei favolosi anni ’60: la controcultura.
Si passava dal rock psichedelico di Jimi Hendrix (che, pur di essere l’ultimo a esibirsi, salì sul palco alle 9 di lunedì mattina per un concerto di due ore, culminato nella provocatoria versione distorta dell’inno nazionale statunitense) e dei Grateful Dead ai suoni latini dei Santana (che regalarono un memorabile set, impreziosito dallo storico assolo di batteria del più giovane musicista in scena: Michael Shrieve) passando per il rock britannico di Joe Cocker (che regalò in scaletta le splendide cover di Just Like a Woman di Dylan e With a Little Help from my Friends dei Beatles) e degli Who all’apice della loro carriera (celebre l’invasione di palco dell’attivista Habbie Hoffman, durante il loro concerto, quasi quanto il lungo assolo di Pete Townshend durante My Generation, con lancio di chitarra finale).
C’era poi il folk, con una splendida Joan Baez su tutti, che suonò nonostante fosse al sesto mese di gravidanza, genere tipicamente statunitense che si alternava a suoni più esotici e orientali, come il sitar di Ravi Shankar. Impossibile dimenticare infine l’intensa performance della regina del soul Janis Joplin, la doppia esibizione (acustica ed elettrica) di Crosby, Stills, Nash e del “fantasma” di Neil Young, che rifiutò di farsi riprendere dalle telecamere e il divertente show dei Creedence Clearwater Revival.
1969, il ‘Moon day’ in musica..
Concerti che rimarranno nella memoria di chiunque ami la musica come simbolo di cambiamento, pace e libertà. D’impatto i presenti come pesanti furono le assenze di John Lennon, che si rifiutò di esibirsi per il mancato invito di Yoko Ono, Bob Dylan, padrone di casa (lui che all’epoca viveva proprio a Woodstock) assente per la malattia del figlio, i Rolling Stones, ancora scossi per la morte di Brian Jones e i Doors, alle prese con una serie infinita di problemi legali.
Il vero protagonista dell’evento fu però il pubblico, la “vera star” secondo l’organizzatore Michael Lang, eterogeneo quasi quanto i generi musicali. Da tutta America arrivarono studenti liceali e universitari, hippie, veterani del Vietnam, filosofi, operai e impiegati. Nessuna differenziazione di razza, etnia o colore della pelle: tutti uniti dalla voglia di stare insieme in libertà con il fango a livellare ogni diversità e i capelli lunghi come simbolo di ribellione. Un sogno che oggi sembra lontano anni luce, nelle ideologie come nell'organizzazione.
Da quel 1969 si è provato a più riprese a riproporre Woodstock, con scarsi risultati culminati nell'annullamento del concerto in programma per questo cinquantesimo anniversario, organizzato proprio da Lang e non andato in porto tra una defezione e l’altra, forse perché indigesto ai grandi organizzatori di eventi musicali mondiali. Forse, a conti fatti, meglio così: quell'atmosfera irripetibile era frutto di una spontaneità organizzativa di altri tempi, una magia fuori da ogni schema il cui risultato sensazionale, iconico e significativo fu chiaro solo anni dopo anche agli stessi partecipanti.
Vanni Paleari
PhWoodstock, 1969
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Para mí la Navidad es un regalo que guarda nostalgia. No hay tal fecha que resguarde una felicidad absoluta, puedo decir que no hay un ápice de ésta en ningún ciclo que está por cerrar… Siempre hay una pérdida a la qué llorar, a la qué extrañar, a la qué echar de menos. La Navidad es un obsequio de memorias; memorias de gente que ya no está, de un amor que terminó, de un amor que está lejos, de un beso que se desintegró, de una mirada que se marchitó, de un espasmo enamorado que se clavó en el vientre e hizo esclavo al corazón pero, no dió para más. No pudo ser más. La Navidad me recuerda que la vida es un camino de instantes, de sonrisas que serán también lágrimas, de abrazos que entibiarán por un momento el alma y que, ese calorcito será el que recordaremos con nostalgia y gratitud en épocas así.
De tal forma que, no es una chimenea la que dará el fuego que se requiere para otorgar el calor que menguará el frío de la soledad de aquellos que, en el cierre de un ciclo, no tienen un hogar, no tienen una familia, ha fallecido papá o mamá, el amor es un sueño, el amado… el aliento fortuito de un tiempo que fue gentil, amable, bondadoso con el alma de un solitario que iba herido… y que no sabía qué hacer con sus heridas hasta que aquello representó el bálsamo para menguar el dolor por un instante.
La Navidad…
No cambia nada la Navidad.
No cambia la realidad si es que ésta es cruda, si es que ésta es dura… si es que no hay un techo donde dormir.
La Navidad no es buena con todos…
Sin embargo, es buena para aquellos que —aún cuando la experiencia de vida lleve al infortunio pendiendo de ésta—, saben agradecer, arropando en la memoria destellos de los buenos momentos, porque debe haber uno, un sólo segundo donde el alma pudo sentirse infinita en un mundo que se sabe mortal.
Para mí la Navidad lleva nombre, aroma, rostro, temperatura, canción… Y es en todos estos que me refugio hoy, entre estas paredes frías, en el latido frágil y lento de los últimos días del año. Para mí la Navidad es él, aquel que me hizo conocer la magia en momentos donde había perdido la fe. Es él, aquel que con carne cubriendo sus huesos, pudo ser capaz de hacerme sentir a Dios en mi corazón, con todo ese amor que me otorgaba. Es él, el ser humano al que amo y hoy no está aquí, hoy no puedo mirarlo, hoy no puedo besarlo… hoy no puedo abrazarlo y decirle que la Navidad es dura, pero con su recuerdo vuelve a ser dulce, tan dulce como su nombre en mi boca al pronunciarlo.
Hay un hogar que aún palpita en el centro de mi corazón y ningún material podrá llenar… Porque pareciera que la Navidad para todos es eso, llenar los vacíos con banalidad; se ha perdido el significado real y es triste.
Creo que los que se encuentran solos hoy, saben que lo más importante de estas fechas es el recuerdo de quienes se fueron y la paz que se le puede obsequiar al ser.
—PalomaZerimar.
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“ A volte penso di appartenere a un’altra specie; questo pensiero che avanza in me assurdo come una mostruosità, contraddetto dall’apparenza ordinaria dei miei tratti e dalla mappa fantastica dei cromosomi, ha il potere di rasserenarmi. Nelle rare lezioni che ascoltai quando vagabondavo per le università, le uniche che ebbero il potere di incatenare la mia attenzione, richiamandomi alla coscienza strane e diverse emozioni, mostravano il mirabile codice della specie. Di esso rimanevo stupita come se la spirale della vita fosse un’altra possibile versione della chiave musicale del violino; una sorta di vibrazione sfuggita alla deflagrazione originaria da cui ogni cosa prese forma. Non volli imparare la catena di formule che, intrecciandosi in una magica danza, non ripeteva mai se stessa e con certezza assoluta custodiva l’identità unica di ogni nuova vita. Mi sembrò sempre che la riduzione di un simile prodigio all’apprendimento sterile del nome scientifico, la sua evocazione dotta e assurda nelle luce morta dei laboratori, avrebbero aperto, attirandola su noi, la catena infinita e ottusa del dolore. Bisogna essere molto ciechi per aggiungere nuove sofferenze all’eredità di dolore lasciata da chi è passato prima di noi!
Così, quando in un paese qualunque, forse nell’emisfero australe o nel silenzio dimenticato degli Incas, qualcuno ha trovato serbata la chiave della vita nel cuore indifferente di una pietra, come se questa fosse la cellula di un corpo o la memoria atomizzata dell’unica esplosione, io ho avuto la conferma di ciò che sempre pensai. Nello spartito della vita, risuoniamo tutti con un’unica nota le cui vibrazioni mutano impercettibilmente per la materia che ci accade di essere. Allo stesso modo, ho orrore dell’onnipotenza feroce, della dogmatica sordità, che traccia il confine fra ciò che è sano e il suo contrario. Tremo di fronte all’arroganza impietosa dei corpi sani, all’oscena prepotenza della loro forza; alla sicumera gloriosa con cui avanzano nell’universo pretendendo di esserne i padroni invulnerabili. Niente è più vano e folle di questa illusione: bisogna essere un po’ di pietra e d’albero; un po’ di mare e di tuono per ricordarsi la nota originaria; bisogna essere un po’ mostri per sentire risuonare la meraviglia e l’orrore di altri mondi lontani. In me vive il dubbio che l’errore genetico, da cui prendono vita creature mostruose e tenerissime; piccoli tartari con gli occhi all’insù, dalla memoria prodigiosa di Pico della Mirandola che suonano a volte come angeli, o vecchi-bambini destinati a vivere un quarto di secolo, nascosti come ragni nelle case per non offendere la proterva salute dei normali, incarni un’altra razza. O forse creature di altri spazi; abitanti di pianeti lontani, i cui frammenti vitali caddero errando, nel luogo sbagliato. Questo spiegherebbe la malinconia commovente di certi occhi fissati nel vuoto, che guardano mondi perduti e sorridono solo a essi, resistendo a tutte le seduzioni della nostra inutile umanità. La follia infine; non so se i suoi segni siano iscritti nell’abbraccio elicoidale della vita e neanche se appartenga al codice segreto di un’altra specie precipitata sulla terra. Credo piuttosto che essa sia un tramite; un sesto senso rimasto aperto per vocazione o per destino, dove le mostruosità svelano la propria origine autentica. In altri luoghi, lontani dagli orridi tavoli vivisettori che in nome della scienza profanano oscenamente i misteri della vita e della morte; in altri tempi da quelli in cui l’angoscia ci stringe a vivere, i folli furono celebrati come creature divine, nelle quali circolava libera la sapienza onnisciente. Erano tempi e luoghi dove la sadica struttura normativa che ci conculca non aveva ancora vinto, né aveva ancora sedotto l’intera umanità al peccato originario dell’invidia e alla pestilenza della sua vanità coattiva. Così essa non tollera che una creatura fugga al giogo delle rivalità fra uguali e, attraverso i mondi della follia, scelga l’identità eversiva a cui lo destinava l’unicità della sua nascita. Con un ukàse che non ammette eccezioni, l’alieno viene piegato all’annientamento dei suoi mondi e il veleno sottile dell’invidia raggiunge il suo centro creativo distruggendone le centraline. Ridotto a un’oscurità senza mostri e a un silenzio senza presagi, finalmente appartiene alla specie. “
Mariateresa Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; pp. 116-117.
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