#Il Villaggio dei Monaci Senza Tempo
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tremaghi · 24 days ago
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Un libro per Natale - Per un magico viaggio in India, accompagnati dalla coinvolgente e delicata narrazione di Corrado Debiasi
Ci sono libri che leggi e ne assorbi l’essenza come nel caso de Il monaco che amava i gatti, opera prima di Corrado Debiasi, trentino, appassionato di filosofie orientali, che ha fatto dello yoga e spiritualità il fulcro del suo percorso di vita, raccogliendo in questo libro gli insegnamenti sui valori profondi delle sette rivelazioni che ha ricevuto da altrettante persone straordinarie…
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ma-pi-ma · 3 months ago
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Il gatto trasforma
le emozioni negative
in positive.
Accarezzandolo
ti senti meglio.
Quando si strofina,
il tuo spirito si rallegra.
Quando ti miagola,
parla con te una lingua d’amore.
Quando ascolti le sue fusa,
la tua anima si rasserena.
Questa è la sua magia,
questo è il suo potere.
Corrado Debiasi, da Il villaggio dei monaci senza tempo
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florautieri · 4 months ago
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"C’è sempre un motivo
per cui incontriamo
determinate persone nella nostra vita.
Arrivano sul nostro cammino
per rispecchiarci,
per mostrarci il riflesso
che abbiamo bisogno di vedere.
Le altre persone diventano i nostri maestri:
questo è il grande insegnamento.
Tutte le anime che incontriamo
ci permettono di conoscere
parti nascoste di noi stessi."
Il villaggio dei monaci senza tempo 📖
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avereunsogno-62 · 1 year ago
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«Non c’è dolore
che l’amore non possa guarire,
non c’è passato
che l’amore non possa perdonare,
non c’è futuro
che l’amore non possa trasformare.
Riempi il tuo dolore
con pensieri d’amore
e bacialo con gentilezza.
Poi, riversa il tuo amore ovunque,
perché così facendo,
guarendo gli altri, guarirai te stesso.»
dal libro "Il villaggio dei monaci senza tempo"..
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marino222 · 1 year ago
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«Non c’è dolore
che l’amore non possa guarire,
non c’è passato
che l’amore non possa perdonare,
non c’è futuro
che l’amore non possa trasformare.
Riempi il tuo dolore
con pensieri d’amore
e bacialo con gentilezza.
Poi, riversa il tuo amore ovunque,
perché così facendo,
guarendo gli altri, guarirai te stesso.»
dal libro "Il villaggio dei monaci senza tempo"
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rosanna-favia · 2 years ago
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"Non c’è dolore
che l’amore non possa guarire,
non c’è passato
che l’amore non possa perdonare,
non c’è futuro
che l’amore non possa trasformare.
Riempi il tuo dolore
con pensieri d’amore
e bacialo con gentilezza.
Poi, riversa il tuo amore ovunque,
perché così facendo,
guarendo gli altri, guarirai te stesso.".
(Il villaggio dei monaci senza tempo)
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Se hai voglia di evadere dalla città anche solo per un giorno non c’è scelta migliore che organizzare una gita fuori porta questo weekend. Partendo da Milano infatti in poche ore è possibile vedere posti magnifici, visitare città d’arte, trascorrere una giornata in totale armonia con la natura o rilassarsi in terme da sogno. Con SiViaggia parti alla scoperta dei luoghi più belli da visitare in Lombardia e scegli la meta della tua prossima gita fuoriporta! I borghi medievali nei dintorni di Milano Vicino a Milano ci sono moltissimi borghi medievali dove il tempo sembra essersi fermato. Da Morimondo a Grazzano Visconti: ecco 5 borghi nei dintorni di Milano da visitare durante una gita fuoriporta. Morimondo A solo una trentina di chilometri dal centro di Milano, Morimondo è un’oasi verdeggiante immersa nella vallata del Ticino e costellata di cascine e sentieri escursionistici. La cittadina è raggiungibile anche in bici, seguendo la ciclabile che dalla Darsena porta ad Abbiategrasso e da qui al Naviglio di Bereguardo. L’attrazione principale del luogo e senz’altro l’Abazia di Morimondo, fondata in epoca medievale da dei monaci cistercensi francesi provenienti da Morimond, e conservata pressoché intatta nonostante sia passato ormai quasi un millennio. Tutt’intorno si snodano numerosi sentieri immersi nella natura incontaminata dove è possibile fare escursioni e trekking tra le bellezze paesaggistiche del Ticino, ma è anche possibile godere di degustazioni enogastronomiche e fiere di rievocazione medievale. Trezzo d’Adda Tra i posti da visitare vicino Milano raggiungibili anche in bicicletta, Trezzo d’Adda è forse uno dei più belli; sebbene questa cittadina sia facilmente raggiungibile in meno di un’ora in auto infatti, il percorso che si snoda lungo la ciclabile del Naviglio Martesana è a dir poco magico. Man mano che ci si allontana dal centro città il verde e la tranquillità aumentano, trasportandoti immediatamente in un’atmosfera bucolica; lungo il tragitto vedrai sfilare accanto a te ville nobiliari settecentesche, porticcioli colorati e un antico mulino. Una volta a Trezzo ti sembrerà di tornare indietro nel tempo passeggiando tra le antiche vie del borgo, e potrai visitare il Castello Visconteo affacciato direttamente sulle acque dell’Adda. Attraversando una passerella si raggiunge Crespi d’Adda: il villaggio patrimonio dell’Unesco dove il tempo si è fermato al 1800. Infine se vuoi passare qualche ora a contatto con la natura, visita l’oasi WWF Foppe di Trezzo. Vigevano Situata ad un’oretta da Milano, questa cittadina del Pavese è la meta ideale per una tranquilla giornata fuori città, lontano dalla frenesia della capitale e alla riscoperta di un ricco patrimonio culturale che annovera il dominio dei Visconti e degli Sforza, nonché le opere del Bramante e di Leonardo da Vinci. Camminando per le vie del centro storico si è proiettati in un passato ricco di storia e d’arte, a partire dalla maestosa Piazza Ducale che è il cuore pulsante della vita cittadina. Il luogo simbolo di Vigevano è l’imponente Torre del Bramante da cui si può ammirare un panorama che va dalle antiche vie del borgo fino ai campi della Lomellina. Infine, dopo aver visitato il duomo, è imperdibile una gita al castello, uno dei più grandi e maestosi di tutta Europa; il castello è dotato anche di un ampio giardino oggigiorno animato frequentemente da concerti e rappresentazioni teatrali all’aperto, e tre grandi scuderie che ospitano esposizioni d’arte permanenti o temporanee. Castello di Malpaga Poco fuori dalle porte di Bergamo, nel territorio del Cavernago, si erge il Castello di Malpaga. L’antico borgo medievale, immerso in una distesa di campi agricoli e foreste, ti regalerà un meraviglioso scorcio di vita bucolica in grado di proiettarti indietro nel tempo, dove poter trascorrere momenti indimenticabili in assoluto relax. Una vera perla per gli appassionati di castelli ma non solo, il Castello di Malpaga è interamente visitabile; al suo interno potrai ammirare alcuni affreschi di epoca rinascimentale che si sono conservati perfettamente intatti. Nel castello vengono organizzate ogni settimana visite guidate e moltissimi eventi culturali. Il Castello di Malpaga nei dintorni di Milano Grazzano Visconti Il grande classico delle gite fuori porta in Nord Italia è il castello di Grazzano Visconti, ad appena due ore da Milano, nel piacentino. Il piccolo borgo su cui domina il castello è caratterizzato da stradine pittoresche e botteghe artigianali che ti regaleranno una piacevole atmosfera di altri tempi. Il periodo migliore per visitare il castello è in primavera, quando i glicini e i roseti fioriscono, riempiendo di colori e profumi i giardini del paese. La storia di questo borgo è molto particolare e nasconde un alone di leggenda e mistero. Si narra infatti che il castello sia ancora infestato dal fantasma di Aloisa, una nobildonna sfortunata che morì di dolore dopo essere stata tradita dal consorte; divenuta protettrice degli innamorati, in molti si recano qui per porgerle doni e omaggi così da consolarla del suo amore finito in tragedia. Gita nelle città d’arte vicino a Milano Per chi ama la cultura e l’arte, la scelta per una gita fuoriporta in una città nei dintorni di Milano è davvero vasta. Monza, Pavia, Mantova e Bergamo sono mete ideali per una giornata immersi nell’arte. Monza A meno di un’ora di viaggio da Milano, Monza è la meta ideale per una gita fuori porta in giornata. La città è un vero e proprio gioiellino, ricca di storia e di cultura, e i suoi vicoli pittoreschi sono in grado di catturare il cuore di qualsiasi visitatore. Dopo aver visitato la città è d’obbligo una tappa alla Villa Reale, un capolavoro architettonico circondato da uno straordinario parco naturalistico che combina alla perfezione arte e natura in un unico luogo. Accedendo alla reggia potrai scegliere se visitare unicamente gli appartamenti reali oppure includere le mostre temporanee; conclusa la visita si accede al roseto, che vanta oltre quattromila varietà di rose provenienti da tutto il mondo. Da qui si parte alla scoperta di uno dei parchi più grandi d’Europa in cui potrai ammirare installazioni artistiche, come la “Voliera per umani” e “Lo Scrittore”, una fattoria e un maneggio, romantici laghetti, tempietti neoclassici e il famoso Autodromo Nazionale. Pavia Ex capitale del Regno Lombardo, Pavia è una ridente cittadina vicino Milano, raggiungibile in appena 40 minuti con l’auto o addirittura in bicicletta, pedalando per 30 chilometri lungo il Naviglio Pavese. La città è ricca di storia e di cultura e rappresenta uno dei luoghi simbolo da visitare in Lombardia, perfetta per una gita fuori porta in giornata. Programmare un itinerario è essenziale per visitare la città che, sebbene non sia molto estesa, è ricca di monumenti, musei e luoghi da vedere; il consiglio è quello di dedicare almeno metà giornata per esplorare la città e in seguito recarsi alla Certosa, l’imponente complesso monastico che è valso alla città la sua fama. Sicuramente da visitare sono il Duomo di Pavia, il Castello Visconteo e i musei Civici, l’antica Università, la Strada Nuova con la sua cupola e il Ponte Coperto sul Ticino. In bicicletta poi si possono raggiungere sia i colli dove si produce ottimo vino, sia la Certosa. Questo gioiello architettonico, oggi sede di una piccola comunità di monaci, è visitabile gratuitamente ed è un’opera architettonica davvero imperdibile. Mantova Tra le città d’arte lombarde da visitare assolutamente, Mantova occupa senza dubbio un posto d’onore; inserita dall’ UNESCO nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità, essa deve la sua fama ai numerosi monumenti costruiti dai Gonzaga, che nel XV secolo fecero di questa città la perla del Rinascimento Italiano. Entrando in città ti sembrerà di essere stato catapultato indietro nel tempo, passeggiando tra il Castello di San Giorgio, la bellissima cupola di S. Andrea, torri e campanili di epoca medievale che si specchiano nelle acque del lago. Imperdibile una visita al Palazzo Ducale, il più grande al mondo con oltre 500 stanze, nonché al Palazzo Te dove è possibile ammirare gli straordinari affreschi del Mantegna. La basilica di S. Andrea inoltre ospita una delle reliquie più importanti della Cristianità, il sangue di Gesù Cristo raccolto ai piedi della Croce. In più, presso il museo archeologico di Mantova è custodito uno dei reperti più commoventi mai rinvenuti, i cosiddetti Amanti di Mantova, due giovani sepolti oltre 6000 anni fa e ritrovati abbracciati presso le porte della Città. Visitare Mantova per una gita fuoriporta da Milano Bergamo Bergamo è una delle città storiche più affascinanti della Lombardia, da Milano si ci arriva in un’ora e mezza ed è perfetta per una gita di un giorno. La parte più antica della città, detta Bergamo Alta, è situata in cima ad un’altura ed è circondata da possenti mura di cinta veneziane; il modo più caratteristico per arrivarvi è con la funicolare, che nella sua ascesa ti regalerà un paesaggio sbalorditivo dell’intera città. Il fulcro della città antica è Piazza Vecchia, che ospita alcuni dei più importanti edifici storici bergamaschi. Qui si trovano anche il Duomo, la Basilica di Santa Maria Maggiore e l’imponente Cappella Colleoni dove potrai ammirare dei meravigliosi affreschi di Tiepolo risalenti al settecento. Nel punto più alto della città ha sede il Castello di San Virgilio, un’oasi di pace da cui si vede tutta la città alta. Per i suoi chiostri e i suoi affreschi è da visitare anche il Convento di San Francesco. Una gita in riva al lago Se sei in cerca di idee per una gita fuoriporta nei dintorni di Milano, uno dei numerosi laghi nelle vicinanze è la scelta ideale. Lago di Como, Lago d’Iseo e molto altro: ecco dove andare al lago vicino a Milano. Lago Iseo e Monte Isola Divenuto famoso grazie all’installazione artistica galleggiante di Christo “The Floating Piers”, il Lago Iseo è la meta perfetta per una gita fuori porta questo weekend, prima della fine dell’estate. A circa due ore da Milano, Iseo ospita un piccolo borgo lacustre dall’atmosfera pittoresca e tranquilla che è un vero paradiso per chi cerca di fuggire dal caos cittadino. Da non perdere il lungolago e l’antica Pieve di Sant’Andrea; una volta giunti qui è possibile salire a boro di un traghetto per raggiungere Montisola, un’autentica perla incastonata tra le acque del lago, parte dei Borghi più belli d’Italia. Con i suoi 9 chilometri d’estensione Montisola si aggiudica il titolo di isola lacustre più grande d’Europa e anche in quanto a bellezza qui non si scherza. Inerpicandosi su fino al Santuario della Madonna della Ceriola si può godere di una vista a 360° su tutto il lago circondato da verdi montagne, un panorama pazzesco che da solo vale la visita! Se avanza tempo poi i dintorni di Iseo offrono tantissime attrazioni, come ad esempio la Val Camonica con le sue pitture rupestri o la riserva naturale delle Torbiere del Sebino. Varenna Situato nei dintorni di Milano, ad appena un paio d’ore di viaggio, si trova Varenna, un piccolo borgo di pescatori affacciato sul lago di Como, particolarmente amato dai turisti per i suoi vicoli pittoreschi, le casette colorate e l’aria romantica che lo caratterizza. Il modo migliore per raggiungere il paese è naturalmente a bordo di un battello, con partenza da Como. Non appena metterai piede a Varenna ti ritroverai immerso in un’atmosfera da cartolina che rende questo paesino uno dei posti più belli da vedere vicino Milano. Inizia con un giretto del centro storico, perditi tra le viuzze, fermati a pranzo in uno dei tanti ristorantini tipici, e se sei in vena di romanticherie percorri la celebre Passeggiata degli innamorati, che ti condurrà dal centro fino all’imbarcadero. Bellagio A proposito di laghi e borghi caratteristici, una bella gita fuori porta partendo da Milano è a Bellagio, un pittoresco borghetto sul lago di Como, raggiungibile in auto dal capoluogo oppure via traghetto da Como o da Varenna. Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica esclusiva: il borgo si trova infatti sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del lago di Como. Dopo un giretto tra le stradine acciottolate che vi porteranno alla scoperta di un vivace centro storico, non mancare di visitare Villa Melzi d’Eril, una delle ville più amate sul Lago di Como. La Villa è inoltre circondata da un grande parco botanico dove si mescolano botanica, arte, storia e architettura. Lago di Garda Incastonato tra le tre regioni di Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, il Lago di Garda è il maggiore specchio d’acqua del territorio italiano, nonché una delle mete di villeggiatura più apprezzate dai turisti. Le attrazioni, i luoghi da vedere e le città da visitare sono davvero moltissime, il che fa del Lago di Garda una delle mete d’eccellenza per le gite fuori porta in Lombardia. Con partenza da Milano in poche ore d’auto, potrai raggiungere le placide rive del Lago di Garda; tra le mete più gettonate ci sono le incantevoli cittadine di Riva del Garda, Desenzano e Peschiera del Garda. Se viaggi in compagnia dei più piccoli poi è impossibile non fare tappa a Gardaland, il parco divertimenti più grande d’Italia. Anche Gardone Riviera è tra le località più apprezzate, celebre soprattutto per il Vittoriale degli Italiani, la maestosa cittadella dove abitò Gabriele D’Annunzio, e per il Giardino botanico André Heller, con le sue centinaia di piante e fiori provenienti da ogni continente. Sirmione Sempre sul Lago di Garda si trova Sirmione, uno dei luoghi più suggestivi da visitare vicino Milano. La peculiare conformazione della città che si estende all’interno del lago fa sembrare Sirmione un’isola; non appena giunti in città si possono ammirare le altissime mura del castello scagliero, una fortezza che sembra affiorare direttamente dalle acque lacustri. All’interno si sviluppa l’antico borgo, fatto di incantevoli stradine acciottolate, boutique artigianali e ristoranti tipici. Dalla rocca si arriva poi alle Grotte di Catullo, ex villa dell’antica Roma da cui si può godere di un panorama mozzafiato. Infine Sirmione è celebre anche per i suoi impianti termali, le terme di Catullo e le Terme Virgiliane, perfetti per chi è alla ricerca di una vacanza all’insegna del totale relax e benessere. Sirmione per una gita vicino a Milano Rocca di Angera Un’altra delle destinazioni simbolo per le gite in giornata nel Nord Italia è il Lago Maggiore. Se stai cercando una meta tranquilla e suggestiva per una gita fuoriporta vicino Milano, il consiglio è di recarsi ad Angera, un piccolo borgo fortificato che sembra uscito direttamente dalle illustrazioni di un libro di fiabe. Situata in una posizione unica, su uno sperone di roccia da cui si abbraccia tutta la sponda meridionale del Lago Maggiore, la Rocca risale al medioevo ed è perfettamente conservata; imperdibili le Sale Storiche restaurate e il Giardino Medievale. A soli 15 km percorrendo la sponda del Lago si trova un’altra destinazione da sogno che vale la pena visitare nello stesso giorno. Si tratta del Santuario di S. Caterina del Sasso, un imponente quanto meraviglioso complesso, abbarbicato su un’alta parete rocciosa a strapiombo sul lago. Verbania Sempre sul Lago Maggiore, a meno di due ore da Milano, si trova Verbania, una piccola cittadina adagiata sulla sponda occidentale del lago. Da sempre meta di villeggiatura di famiglie nobiliari e personaggi illustri, tutto il territorio del Verbano è costellato da ville bellissime con giardini in riva al lago ed enormi parchi acquatici che sono ancora oggi una delle cose più belle da vedere; lo stile è quello liberty, che si sposa perfettamente con il contesto grandioso e floreale del lago. Tra le ville più belle che si trovano a Verbania c’è Villa Taranto, i cui giardini sono rinomati in tutto il mondo per la straordinaria valenza botanica delle specie di piante qui custodite; i giardini sono inoltre animati da viali, fontane, giochi d’acqua, serre, giardini verticali nonché un erbario, un mausoleo e il sorprendente labirinto delle Dahlie. Una giornata immersi nella natura Oltre a città, borghi medievali e splendide cittadine sul lago, ci sono diverse opzioni anche per chi vuole prendere una pausa dalla frenesia metropolitana. Se vuoi immergerti nella natura per un’intera giornata, ecco i luoghi più belli intorno a Milano. Montevecchia A circa 40 km da Milano, sul confine con la Brianza, in cima ad una collina verdeggiante, si trova Montevecchia, un piccolo paese del lecchese sede del Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone; un’ottima località per trascorrere una giornata in armonia con la natura. Dalla cima del paese si può ammirare in lontananza la skyline di Milano e i profili dei suoi grattacieli; salendo ancora più su, lungo la scalinata che porta Santuario della Beata Vergine del Carmelo potrai ammirare in tutta la sua bellezza l’incantevole paesaggio della Brianza. Dal centro di Montevecchia inoltre si diramano numerosi sentieri naturalistici che si addentrano nella Valle del Curone. Labirinto della Masone Circa a metà strada tra Parma e Milano, nei pressi di Fontanellato, si trova un luogo unico nel suo genere, capace di ammaliare tutti i visitatori che vi si rechino, perfetto se sei alla ricerca di qualcosa di diverso da visitare vicino Milano. Si tratta del Labirinto della Masone, un’installazione ideata da Franco Maria Ricci e che sembra uscito direttamente da una favola. Il labirinto, che è il più grande al mondo del suo genere, è fatto interamente di piante di bambù di almeno 20 specie diverse; la sfida è percorrere questo dedalo di sentieri pieni di vicoli ciechi, diramazioni e bivi raggiungendo l’uscita nel minor tempo possibile. Il complesso include anche un museo e una biblioteca e gli edifici che compongono il parco sono di uno squisito gusto neoclassico. Bormio Ai confini della Lombardia, situato a 1.225 metri sopra il livello del mare, si trova Bormio, un piccolo paesino divenuto celebre per le sue montagne e le sue incredibili terme. La cittadina è collocata nel cuore della Valtellina, al centro delle Alpi e, sebbene non sia esattamente vicino Milano, la si raggiunge facilmente con l’auto in 3-4 di viaggio. Ideale per tutti coloro che amano la montagna, il paese vanta ben 3 skii aree con piste da capogiro, la natura incontaminata e i paesaggi mozzafiato del Parco Naturale dello Stelvio e ben tre centri termali, di cui uno completamente gratuito, le cui acque sono dotate di straordinarie proprietà benefiche. Bormio è la meta ideale se stai programmando una gita fuori Milano ed è senz’altro è uno dei luoghi più belli da visitare assolutamente in tutta la Lombardia. Trenino rosso del Bernina Se hai a disposizione un weekend libero e vuoi approfittarne per passarlo fuori Milano, non c’è scelta più indicata che prenotare un viaggio a bordo del famosissimo trenino rosso Bernina Express. Adatto a tutta la famiglia, il viaggio lungo la ferrovia panoramica ti porterà alla scoperta di uno dei tratti montani più affascinanti di tutte le Alpi. La stazione di partenza è Tirano, ad appena un paio d’ore da Milano; una volta a bordo il trenino rosso si inerpica su per il “bianco ghiacciaio” del Bernina, nel cuore delle alpi Svizzere, regalando al turista una cartolina mozzafiato che sfila al di là dei finestrini per l’intera durata del viaggio. Il capolinea è St. Moritz, una delle stazioni di villeggiatura più celebri al mondo, ma la tratta è costellata di numerose mete turistiche che vale la pena visitare, come ad esempio Morteratsch dove è possibile ammirare l’omonimo ghiacciaio. https://ift.tt/2LXNBun Gita nei dintorni di Milano: 20 idee per tutti i gusti Se hai voglia di evadere dalla città anche solo per un giorno non c’è scelta migliore che organizzare una gita fuori porta questo weekend. Partendo da Milano infatti in poche ore è possibile vedere posti magnifici, visitare città d’arte, trascorrere una giornata in totale armonia con la natura o rilassarsi in terme da sogno. Con SiViaggia parti alla scoperta dei luoghi più belli da visitare in Lombardia e scegli la meta della tua prossima gita fuoriporta! I borghi medievali nei dintorni di Milano Vicino a Milano ci sono moltissimi borghi medievali dove il tempo sembra essersi fermato. Da Morimondo a Grazzano Visconti: ecco 5 borghi nei dintorni di Milano da visitare durante una gita fuoriporta. Morimondo A solo una trentina di chilometri dal centro di Milano, Morimondo è un’oasi verdeggiante immersa nella vallata del Ticino e costellata di cascine e sentieri escursionistici. La cittadina è raggiungibile anche in bici, seguendo la ciclabile che dalla Darsena porta ad Abbiategrasso e da qui al Naviglio di Bereguardo. L’attrazione principale del luogo e senz’altro l’Abazia di Morimondo, fondata in epoca medievale da dei monaci cistercensi francesi provenienti da Morimond, e conservata pressoché intatta nonostante sia passato ormai quasi un millennio. Tutt’intorno si snodano numerosi sentieri immersi nella natura incontaminata dove è possibile fare escursioni e trekking tra le bellezze paesaggistiche del Ticino, ma è anche possibile godere di degustazioni enogastronomiche e fiere di rievocazione medievale. Trezzo d’Adda Tra i posti da visitare vicino Milano raggiungibili anche in bicicletta, Trezzo d’Adda è forse uno dei più belli; sebbene questa cittadina sia facilmente raggiungibile in meno di un’ora in auto infatti, il percorso che si snoda lungo la ciclabile del Naviglio Martesana è a dir poco magico. Man mano che ci si allontana dal centro città il verde e la tranquillità aumentano, trasportandoti immediatamente in un’atmosfera bucolica; lungo il tragitto vedrai sfilare accanto a te ville nobiliari settecentesche, porticcioli colorati e un antico mulino. Una volta a Trezzo ti sembrerà di tornare indietro nel tempo passeggiando tra le antiche vie del borgo, e potrai visitare il Castello Visconteo affacciato direttamente sulle acque dell’Adda. Attraversando una passerella si raggiunge Crespi d’Adda: il villaggio patrimonio dell’Unesco dove il tempo si è fermato al 1800. Infine se vuoi passare qualche ora a contatto con la natura, visita l’oasi WWF Foppe di Trezzo. Vigevano Situata ad un’oretta da Milano, questa cittadina del Pavese è la meta ideale per una tranquilla giornata fuori città, lontano dalla frenesia della capitale e alla riscoperta di un ricco patrimonio culturale che annovera il dominio dei Visconti e degli Sforza, nonché le opere del Bramante e di Leonardo da Vinci. Camminando per le vie del centro storico si è proiettati in un passato ricco di storia e d’arte, a partire dalla maestosa Piazza Ducale che è il cuore pulsante della vita cittadina. Il luogo simbolo di Vigevano è l’imponente Torre del Bramante da cui si può ammirare un panorama che va dalle antiche vie del borgo fino ai campi della Lomellina. Infine, dopo aver visitato il duomo, è imperdibile una gita al castello, uno dei più grandi e maestosi di tutta Europa; il castello è dotato anche di un ampio giardino oggigiorno animato frequentemente da concerti e rappresentazioni teatrali all’aperto, e tre grandi scuderie che ospitano esposizioni d’arte permanenti o temporanee. Castello di Malpaga Poco fuori dalle porte di Bergamo, nel territorio del Cavernago, si erge il Castello di Malpaga. L’antico borgo medievale, immerso in una distesa di campi agricoli e foreste, ti regalerà un meraviglioso scorcio di vita bucolica in grado di proiettarti indietro nel tempo, dove poter trascorrere momenti indimenticabili in assoluto relax. Una vera perla per gli appassionati di castelli ma non solo, il Castello di Malpaga è interamente visitabile; al suo interno potrai ammirare alcuni affreschi di epoca rinascimentale che si sono conservati perfettamente intatti. Nel castello vengono organizzate ogni settimana visite guidate e moltissimi eventi culturali. Il Castello di Malpaga nei dintorni di Milano Grazzano Visconti Il grande classico delle gite fuori porta in Nord Italia è il castello di Grazzano Visconti, ad appena due ore da Milano, nel piacentino. Il piccolo borgo su cui domina il castello è caratterizzato da stradine pittoresche e botteghe artigianali che ti regaleranno una piacevole atmosfera di altri tempi. Il periodo migliore per visitare il castello è in primavera, quando i glicini e i roseti fioriscono, riempiendo di colori e profumi i giardini del paese. La storia di questo borgo è molto particolare e nasconde un alone di leggenda e mistero. Si narra infatti che il castello sia ancora infestato dal fantasma di Aloisa, una nobildonna sfortunata che morì di dolore dopo essere stata tradita dal consorte; divenuta protettrice degli innamorati, in molti si recano qui per porgerle doni e omaggi così da consolarla del suo amore finito in tragedia. Gita nelle città d’arte vicino a Milano Per chi ama la cultura e l’arte, la scelta per una gita fuoriporta in una città nei dintorni di Milano è davvero vasta. Monza, Pavia, Mantova e Bergamo sono mete ideali per una giornata immersi nell’arte. Monza A meno di un’ora di viaggio da Milano, Monza è la meta ideale per una gita fuori porta in giornata. La città è un vero e proprio gioiellino, ricca di storia e di cultura, e i suoi vicoli pittoreschi sono in grado di catturare il cuore di qualsiasi visitatore. Dopo aver visitato la città è d’obbligo una tappa alla Villa Reale, un capolavoro architettonico circondato da uno straordinario parco naturalistico che combina alla perfezione arte e natura in un unico luogo. Accedendo alla reggia potrai scegliere se visitare unicamente gli appartamenti reali oppure includere le mostre temporanee; conclusa la visita si accede al roseto, che vanta oltre quattromila varietà di rose provenienti da tutto il mondo. Da qui si parte alla scoperta di uno dei parchi più grandi d’Europa in cui potrai ammirare installazioni artistiche, come la “Voliera per umani” e “Lo Scrittore”, una fattoria e un maneggio, romantici laghetti, tempietti neoclassici e il famoso Autodromo Nazionale. Pavia Ex capitale del Regno Lombardo, Pavia è una ridente cittadina vicino Milano, raggiungibile in appena 40 minuti con l’auto o addirittura in bicicletta, pedalando per 30 chilometri lungo il Naviglio Pavese. La città è ricca di storia e di cultura e rappresenta uno dei luoghi simbolo da visitare in Lombardia, perfetta per una gita fuori porta in giornata. Programmare un itinerario è essenziale per visitare la città che, sebbene non sia molto estesa, è ricca di monumenti, musei e luoghi da vedere; il consiglio è quello di dedicare almeno metà giornata per esplorare la città e in seguito recarsi alla Certosa, l’imponente complesso monastico che è valso alla città la sua fama. Sicuramente da visitare sono il Duomo di Pavia, il Castello Visconteo e i musei Civici, l’antica Università, la Strada Nuova con la sua cupola e il Ponte Coperto sul Ticino. In bicicletta poi si possono raggiungere sia i colli dove si produce ottimo vino, sia la Certosa. Questo gioiello architettonico, oggi sede di una piccola comunità di monaci, è visitabile gratuitamente ed è un’opera architettonica davvero imperdibile. Mantova Tra le città d’arte lombarde da visitare assolutamente, Mantova occupa senza dubbio un posto d’onore; inserita dall’ UNESCO nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità, essa deve la sua fama ai numerosi monumenti costruiti dai Gonzaga, che nel XV secolo fecero di questa città la perla del Rinascimento Italiano. Entrando in città ti sembrerà di essere stato catapultato indietro nel tempo, passeggiando tra il Castello di San Giorgio, la bellissima cupola di S. Andrea, torri e campanili di epoca medievale che si specchiano nelle acque del lago. Imperdibile una visita al Palazzo Ducale, il più grande al mondo con oltre 500 stanze, nonché al Palazzo Te dove è possibile ammirare gli straordinari affreschi del Mantegna. La basilica di S. Andrea inoltre ospita una delle reliquie più importanti della Cristianità, il sangue di Gesù Cristo raccolto ai piedi della Croce. In più, presso il museo archeologico di Mantova è custodito uno dei reperti più commoventi mai rinvenuti, i cosiddetti Amanti di Mantova, due giovani sepolti oltre 6000 anni fa e ritrovati abbracciati presso le porte della Città. Visitare Mantova per una gita fuoriporta da Milano Bergamo Bergamo è una delle città storiche più affascinanti della Lombardia, da Milano si ci arriva in un’ora e mezza ed è perfetta per una gita di un giorno. La parte più antica della città, detta Bergamo Alta, è situata in cima ad un’altura ed è circondata da possenti mura di cinta veneziane; il modo più caratteristico per arrivarvi è con la funicolare, che nella sua ascesa ti regalerà un paesaggio sbalorditivo dell’intera città. Il fulcro della città antica è Piazza Vecchia, che ospita alcuni dei più importanti edifici storici bergamaschi. Qui si trovano anche il Duomo, la Basilica di Santa Maria Maggiore e l’imponente Cappella Colleoni dove potrai ammirare dei meravigliosi affreschi di Tiepolo risalenti al settecento. Nel punto più alto della città ha sede il Castello di San Virgilio, un’oasi di pace da cui si vede tutta la città alta. Per i suoi chiostri e i suoi affreschi è da visitare anche il Convento di San Francesco. Una gita in riva al lago Se sei in cerca di idee per una gita fuoriporta nei dintorni di Milano, uno dei numerosi laghi nelle vicinanze è la scelta ideale. Lago di Como, Lago d’Iseo e molto altro: ecco dove andare al lago vicino a Milano. Lago Iseo e Monte Isola Divenuto famoso grazie all’installazione artistica galleggiante di Christo “The Floating Piers”, il Lago Iseo è la meta perfetta per una gita fuori porta questo weekend, prima della fine dell’estate. A circa due ore da Milano, Iseo ospita un piccolo borgo lacustre dall’atmosfera pittoresca e tranquilla che è un vero paradiso per chi cerca di fuggire dal caos cittadino. Da non perdere il lungolago e l’antica Pieve di Sant’Andrea; una volta giunti qui è possibile salire a boro di un traghetto per raggiungere Montisola, un’autentica perla incastonata tra le acque del lago, parte dei Borghi più belli d’Italia. Con i suoi 9 chilometri d’estensione Montisola si aggiudica il titolo di isola lacustre più grande d’Europa e anche in quanto a bellezza qui non si scherza. Inerpicandosi su fino al Santuario della Madonna della Ceriola si può godere di una vista a 360° su tutto il lago circondato da verdi montagne, un panorama pazzesco che da solo vale la visita! Se avanza tempo poi i dintorni di Iseo offrono tantissime attrazioni, come ad esempio la Val Camonica con le sue pitture rupestri o la riserva naturale delle Torbiere del Sebino. Varenna Situato nei dintorni di Milano, ad appena un paio d’ore di viaggio, si trova Varenna, un piccolo borgo di pescatori affacciato sul lago di Como, particolarmente amato dai turisti per i suoi vicoli pittoreschi, le casette colorate e l’aria romantica che lo caratterizza. Il modo migliore per raggiungere il paese è naturalmente a bordo di un battello, con partenza da Como. Non appena metterai piede a Varenna ti ritroverai immerso in un’atmosfera da cartolina che rende questo paesino uno dei posti più belli da vedere vicino Milano. Inizia con un giretto del centro storico, perditi tra le viuzze, fermati a pranzo in uno dei tanti ristorantini tipici, e se sei in vena di romanticherie percorri la celebre Passeggiata degli innamorati, che ti condurrà dal centro fino all’imbarcadero. Bellagio A proposito di laghi e borghi caratteristici, una bella gita fuori porta partendo da Milano è a Bellagio, un pittoresco borghetto sul lago di Como, raggiungibile in auto dal capoluogo oppure via traghetto da Como o da Varenna. Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica esclusiva: il borgo si trova infatti sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del lago di Como. Dopo un giretto tra le stradine acciottolate che vi porteranno alla scoperta di un vivace centro storico, non mancare di visitare Villa Melzi d’Eril, una delle ville più amate sul Lago di Como. La Villa è inoltre circondata da un grande parco botanico dove si mescolano botanica, arte, storia e architettura. Lago di Garda Incastonato tra le tre regioni di Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, il Lago di Garda è il maggiore specchio d’acqua del territorio italiano, nonché una delle mete di villeggiatura più apprezzate dai turisti. Le attrazioni, i luoghi da vedere e le città da visitare sono davvero moltissime, il che fa del Lago di Garda una delle mete d’eccellenza per le gite fuori porta in Lombardia. Con partenza da Milano in poche ore d’auto, potrai raggiungere le placide rive del Lago di Garda; tra le mete più gettonate ci sono le incantevoli cittadine di Riva del Garda, Desenzano e Peschiera del Garda. Se viaggi in compagnia dei più piccoli poi è impossibile non fare tappa a Gardaland, il parco divertimenti più grande d’Italia. Anche Gardone Riviera è tra le località più apprezzate, celebre soprattutto per il Vittoriale degli Italiani, la maestosa cittadella dove abitò Gabriele D’Annunzio, e per il Giardino botanico André Heller, con le sue centinaia di piante e fiori provenienti da ogni continente. Sirmione Sempre sul Lago di Garda si trova Sirmione, uno dei luoghi più suggestivi da visitare vicino Milano. La peculiare conformazione della città che si estende all’interno del lago fa sembrare Sirmione un’isola; non appena giunti in città si possono ammirare le altissime mura del castello scagliero, una fortezza che sembra affiorare direttamente dalle acque lacustri. All’interno si sviluppa l’antico borgo, fatto di incantevoli stradine acciottolate, boutique artigianali e ristoranti tipici. Dalla rocca si arriva poi alle Grotte di Catullo, ex villa dell’antica Roma da cui si può godere di un panorama mozzafiato. Infine Sirmione è celebre anche per i suoi impianti termali, le terme di Catullo e le Terme Virgiliane, perfetti per chi è alla ricerca di una vacanza all’insegna del totale relax e benessere. Sirmione per una gita vicino a Milano Rocca di Angera Un’altra delle destinazioni simbolo per le gite in giornata nel Nord Italia è il Lago Maggiore. Se stai cercando una meta tranquilla e suggestiva per una gita fuoriporta vicino Milano, il consiglio è di recarsi ad Angera, un piccolo borgo fortificato che sembra uscito direttamente dalle illustrazioni di un libro di fiabe. Situata in una posizione unica, su uno sperone di roccia da cui si abbraccia tutta la sponda meridionale del Lago Maggiore, la Rocca risale al medioevo ed è perfettamente conservata; imperdibili le Sale Storiche restaurate e il Giardino Medievale. A soli 15 km percorrendo la sponda del Lago si trova un’altra destinazione da sogno che vale la pena visitare nello stesso giorno. Si tratta del Santuario di S. Caterina del Sasso, un imponente quanto meraviglioso complesso, abbarbicato su un’alta parete rocciosa a strapiombo sul lago. Verbania Sempre sul Lago Maggiore, a meno di due ore da Milano, si trova Verbania, una piccola cittadina adagiata sulla sponda occidentale del lago. Da sempre meta di villeggiatura di famiglie nobiliari e personaggi illustri, tutto il territorio del Verbano è costellato da ville bellissime con giardini in riva al lago ed enormi parchi acquatici che sono ancora oggi una delle cose più belle da vedere; lo stile è quello liberty, che si sposa perfettamente con il contesto grandioso e floreale del lago. Tra le ville più belle che si trovano a Verbania c’è Villa Taranto, i cui giardini sono rinomati in tutto il mondo per la straordinaria valenza botanica delle specie di piante qui custodite; i giardini sono inoltre animati da viali, fontane, giochi d’acqua, serre, giardini verticali nonché un erbario, un mausoleo e il sorprendente labirinto delle Dahlie. Una giornata immersi nella natura Oltre a città, borghi medievali e splendide cittadine sul lago, ci sono diverse opzioni anche per chi vuole prendere una pausa dalla frenesia metropolitana. Se vuoi immergerti nella natura per un’intera giornata, ecco i luoghi più belli intorno a Milano. Montevecchia A circa 40 km da Milano, sul confine con la Brianza, in cima ad una collina verdeggiante, si trova Montevecchia, un piccolo paese del lecchese sede del Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone; un’ottima località per trascorrere una giornata in armonia con la natura. Dalla cima del paese si può ammirare in lontananza la skyline di Milano e i profili dei suoi grattacieli; salendo ancora più su, lungo la scalinata che porta Santuario della Beata Vergine del Carmelo potrai ammirare in tutta la sua bellezza l’incantevole paesaggio della Brianza. Dal centro di Montevecchia inoltre si diramano numerosi sentieri naturalistici che si addentrano nella Valle del Curone. Labirinto della Masone Circa a metà strada tra Parma e Milano, nei pressi di Fontanellato, si trova un luogo unico nel suo genere, capace di ammaliare tutti i visitatori che vi si rechino, perfetto se sei alla ricerca di qualcosa di diverso da visitare vicino Milano. Si tratta del Labirinto della Masone, un’installazione ideata da Franco Maria Ricci e che sembra uscito direttamente da una favola. Il labirinto, che è il più grande al mondo del suo genere, è fatto interamente di piante di bambù di almeno 20 specie diverse; la sfida è percorrere questo dedalo di sentieri pieni di vicoli ciechi, diramazioni e bivi raggiungendo l’uscita nel minor tempo possibile. Il complesso include anche un museo e una biblioteca e gli edifici che compongono il parco sono di uno squisito gusto neoclassico. Bormio Ai confini della Lombardia, situato a 1.225 metri sopra il livello del mare, si trova Bormio, un piccolo paesino divenuto celebre per le sue montagne e le sue incredibili terme. La cittadina è collocata nel cuore della Valtellina, al centro delle Alpi e, sebbene non sia esattamente vicino Milano, la si raggiunge facilmente con l’auto in 3-4 di viaggio. Ideale per tutti coloro che amano la montagna, il paese vanta ben 3 skii aree con piste da capogiro, la natura incontaminata e i paesaggi mozzafiato del Parco Naturale dello Stelvio e ben tre centri termali, di cui uno completamente gratuito, le cui acque sono dotate di straordinarie proprietà benefiche. Bormio è la meta ideale se stai programmando una gita fuori Milano ed è senz’altro è uno dei luoghi più belli da visitare assolutamente in tutta la Lombardia. Trenino rosso del Bernina Se hai a disposizione un weekend libero e vuoi approfittarne per passarlo fuori Milano, non c’è scelta più indicata che prenotare un viaggio a bordo del famosissimo trenino rosso Bernina Express. Adatto a tutta la famiglia, il viaggio lungo la ferrovia panoramica ti porterà alla scoperta di uno dei tratti montani più affascinanti di tutte le Alpi. La stazione di partenza è Tirano, ad appena un paio d’ore da Milano; una volta a bordo il trenino rosso si inerpica su per il “bianco ghiacciaio” del Bernina, nel cuore delle alpi Svizzere, regalando al turista una cartolina mozzafiato che sfila al di là dei finestrini per l’intera durata del viaggio. Il capolinea è St. Moritz, una delle stazioni di villeggiatura più celebri al mondo, ma la tratta è costellata di numerose mete turistiche che vale la pena visitare, come ad esempio Morteratsch dove è possibile ammirare l’omonimo ghiacciaio. Sono tantissime le mete nei dintorni di Milano per una gita fuoriporta: dai piccoli borghi medievali alle città d’arte come Pavia o Mantova, ma anche laghi e natura.
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olitaly · 5 years ago
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Olio Boeri
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L’Olio per la Famiglia Boeri, è passione e tradizione di una vita: dal mese di Ottobre fino a Marzo entrare in frantoio significa penetrare in una realtà senza tempo, dove l'Oliva Taggiasca è protagonista e il “sapere” antico si fonde con moderni processi di lavorazione e mezzi tecnologici all'avanguardia.  Nel cuore della Valle Argentina, nell’estremo ponente Ligure, custodita dai monti e cullata dal mare troviamo Taggia. Tabya, nome latino con cui il villaggio nacque intorno al decimo secolo, è uno scrigno di tesori nascosti, è un’ alternarsi di emozioni e atmosfere che ti sospingono in un viaggio nel medioevo interrotto solo dal richiamo della nonna al nipote che gioca a pallone infastidendo i passanti. La vera star del paese è l’oliva Taggiasca, un piccolo frutto a maturazione scalare che costituisce un vero e proprio tesoro per l’economia locale. Questa Cultivar, nata proprio a Taggia nel 1600 per mano dei monaci Benedettini, dona oli delicati ma incredibilmente profumati, in grado non solo di impreziosire un piatto ma anche di raccontare la storia e le caratteristiche di un territorio. Olio Boeri è la storia di una famiglia che dal 1900, attraverso 4 generazioni di passione e maestria, trasforma le migliori Olive Taggiasche gestendo direttamente tutte le fasi del processo produttivo all’interno del proprio frantoio. Quest'ultimo, situato all'interno dell'uliveto di famiglia a Taggia, è il cuore pulsante dell'azienda che, a partire dal 2008, decise di rinnovarsi nelle strutture e nelle tecnologie. Questo salto di qualità ha permesso di aumentare la produzione migliorando la qualità degli oli, che vengono certificati a tutela del consumatore con il marchio DOP Riviera Ligure-Riviera dei Fiori. La tecnologia, però, non è tutto: l'esperienza la arricchisce, ma la conoscenza la completa. A supporto di ciò Giuseppe è assaggiatore professionista O.N.A.O.O. a partire dal 1993, mentre Alessandro, il figlio, è laureato in Scienze degli Alimenti presso la facoltà di Parma. La regina tra le DOP è Cru Oxentina: Oxentina come la campagna da cui provengono le olive. Un appezzamento di terra a 300 metri s.l.m. in cui le Taggiasche, maturando al freddo, vengono raccolte tra metà e fine gennaio, donando un olio delicatissimo ma incredibilmente ricco di profumi floreali. Noi di Olio Boeri, quindi, ispirati dalla tradizione ma supportati dal sapere scientifico, FACCIAMO OLIO DA SEMPRE.
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Indirizzo: Viale della Rimembranza, 14, 18018 Taggia (IM) Telefono: Tel. +39 0184475301 +39 3334624838 Email: [email protected] Social: https://www.facebook.com/olioboeri/ Website: http://www.olioboeri.com SCHEDA TECNICA DETTAGLI OLIO Nome olio Olio Boeri  Cultivar Taggiasca Località provenienza olive Provincia di Imperia Tipo di Frangitura Ciclo continuo con di molazza Acidità 0.27 Perossidi 9.9 Polifenoli n.d. Litri di olio prodotto 12.000 Sistema di qualità HACCP  Read the full article
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lillyslifestyle · 6 years ago
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Siamo giunti al secondo appuntamento di questa nuova rubrica del mio blog dedicata alle curiosità in/del Portogallo. Un rubrica che vi svelerà alcune informazioni che non troverete sulle guide turistiche e che ci vuole una certa difficoltà e tempo per trovarle in rete.
In questa rubrica a cadenza non fissa, vi informo su: nuove attrazioni, consigli su percorsi, nuove opere di arte urbana, nuovi locali e cibi, musei e molto altro ancora. Pronti a prender nota?
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Prima di cominciare questa seconda lista di 10 curiosità sul Portogallo, vi invito a leggere la prima puntata di questa nuova rubrica cliccando qui.
CURIOSITÀ IN PORTOGALLO
1- stranezze linguistiche / detti popolari
Questa prima curiosità la dedico a Silvia del blog The Food Traveler perché è stata lei a chiedere una curiosità linguistica di portoghese. Mi fa sempre sorridere quando i portoghesi dicono “barata tonta” (scarafaggio stupido) per indicare una persona disorientata oppure disorganizzata. Ha curiosa anche l’espressione “ter muita lata” (aver molte lattine) quando una persona è spudorata, senza vergogna, simile al nostro “faccia tosta”.
  2- curiosità attualissima in questo periodo di frontiere e “stranieri”
Sapevate che in un piccolo villaggio di pescatori dell’Indonesia vive un popolo dagli occhi azzurri che discende dai portoghesi? Si chiamano Lamno, sono a rischio di estinzione e vivono sull’isola Samatra. Dopo lo tsunami del 2004 il villaggio si è ridotto da un centinaio di persone ad appena ad una decina.
3- una grotta azzurra ma pericolosa
In Portogallo nei pressi delle mine di Queiriga (Viseu) ci sono delle grotte segrete dalle acque azzurre bagnate dal sole ma non si possono visitare perché le protezioni edilluminazioni previste per le visite sono state vandalizzate. Riapriranno? Pare di si. Non ci resta che attendere.
Foto: Vortex Magazine
4- la strada più corta di lisbona
Chi ha fatto un tour con me l’ha già percorsa almeno una volta. Parlo di Rua da Betesga, una strada che collega Piazza da Figueira a Piazza Dom Pedro IV in piena Baixa Pombalina. Ed ha anche una bellissima vista dal basso del castello di S. Jorge. Non vi ho ancora convinti?
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Foto: autore sconosciuto
5- per gli amanti dello spritz a Lisbona
Ricordo che pochissimi anni fa in Portogallo non sapevano nemmeno cosa fosse l’Aperol. Oggi chioschetti e bar che lo preparano (anche se non sempre bene) ne sorgono ogni giorno come funghi dopo una giornata di pioggia.
Sapevate che nel Mercado da Riberia alias Time Out Market troverete un chioschetto tutto arancione che prepara la mitica bevanda veneziana datata 1919?
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Foto: Time Out
6- la foresta incantata DI Buçaco
Sapevate che da Luso a Buçaco (non distante dall’antica capitale dle Portogallo Coimbra) esiste una foresta incantata creata con una vegetazione oriunda dell’Australia e Nuova Zelanda?
Mata Nacional do Buçaco si chiama e si trova a 549 metri di altezza e il percorso, di facile percorrenza, è di circa 8 km. Si parte dalla cittadina termale di Luso lungo il percorso avrete una bellissima vista su Coimbra ed Aveiro.
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Foto: Visão
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Foto: Vortex Magazine
7- la route 66 del portogallo
Sapevate che esiste in Portogallo una strada nazionale che taglia il Paese in due? Una strada che percorre l’intero Portogallo da nord a sud (da Chaves a Faro) e passa per deliziosi paesini sconsociuti? La chiamano la Route 66 portoghese ma si chiama ufficialmente la N2.
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8- dormire in un’antica fabbrica di sughero
Presto sarà possibile dormire in un hotel di lusso che prenderà possesso dell’antica fabbrica di sughero della Mundet che fu la più grande del Portogallo. Si trova a Seixal a circa 30 minuti di traghetto da Lisbona ed aprì le sue porte nel 1905.
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9- Monastero Buddhista Sumedhãrãma
Sapevate che in Portogallo c’è un monastero buddhista Sumedhãrãma? Si trova nei pressi della Fonte Boa dos Nabos, vicino ad Ericeira e può esser prenotato per periodi di meditazione (basta inviare un’email al monastero).
Questi monaci residenti seguono gli insegnamenti Vinaya della tradizione thailandese della foresta del monastero Wat Nong Pah Pong fondato da Ajahn Chah.
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Foto. Caminhando
10- viaggiare tra i sapori orientali senza uscire da lisbona
Concludo questa lista con un consiglio per gli amanti della cucina asiatica. Sapevate che a Martim Moniz esiste un mercato orientale dove potete spaziare tra i vari sapori asiatici senza uscire dalla stessa sala? Si chiama Mercado Oriental e si trova in Rua da Palma, 41.
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Si conclude anche questo secondo appuntamento con le CURIOSITÀ IN PORTOGALLO. Cosa ne pensate? Cosa vorreste trovare nel terzo appuntamento? Attendo i vostri commenti in basso. Alla prossima!
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Restando in tema di curiosità, qui di seguito vi consiglio altri articoli “curiosi” su Lisbona e il Portogallo. Buona lettura.
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Ed ancora….
Perché il gallo è il simbolo del Portogallo?
Perché il garofano è il simbolo della Rivoluzione Portoghese?
Sapevate che dal Portogallo parte il viaggio in treno più lungo del mondo?
In Portogallo le 20 piste di impronte dei dinosauri più lunghe del mondo
Perché tutti pensano che la sardina sia il simbolo di Lisbona?
Negrita, la fabbrica di caffè segreta in pieno centro città
A Lisbona con il naso all’ingiù
Curiosità in Portogallo, quello che nessuno vi racconta n.2 Siamo giunti al secondo appuntamento di questa nuova rubrica del mio blog dedicata alle curiosità in/del Portogallo…
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pangeanews · 5 years ago
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“Vorrei conoscere tutti i segreti del mondo”: Simona si definisce “implacabile” e a noi ricorda quel mago di William B. Yeats
Secondo il mito Clizia è una ninfa che si innamora del Sole, tanto che “il suo amore per il Sole era sfrenato”. La passione verso l’entità irraggiungibile strugge Clizia finché la ninfa, come narra Ovidio nelle “Metamorfosi”, si trasforma in girasole, il fiore che si muove guardando l’astro che nessun occhio umano può vincere né sostenere. “Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”. Clizia, figura terrena dell’amore solare, sfrontato e immutato, viene ripresa da Eugenio Montale, in una delle sue liriche più belle, “La primavera hitleriana”: “Guarda ancora/ in alto, Clizia, è la tua sorte, tu/ che il non mutato amor mutata serbi”. Questa è la ragione del titolo che abbiamo assegnato a questa rubrica, ‘Clizia’: la bellezza in ogni sua variante, la solarità di un viso, ci portano al concetto di un amore immutabile, che non cambia mentre ogni forma, preda del divenire, morsa dal tempo, inevitabilmente muta. L’amore che non muta è ciò che permette all’uomo, tramite la visione di una forma vana, di vincere la morte.
***
Bellezza diafana, che troviamo su un arazzo medioevale, desiderio di draghi e guerrieri, oppure su un quadro del Botticelli. Bellezza elusiva e sottile, quella di Simona, aristocratica, come tracciata su un lago. “L’arte è la mia passione, ho la capacità di vedere arte in ogni cosa: pittura, letteratura, musica… penso che essere una persona con una cultura sia una delle cose che può renderti, davvero, un individuo migliore”, ci dice, in direzione contraria al tempo. D’altronde, lei stessa si pensa un po’ fuori dal tempo – certamente, non canonico è il suo viso. “Ho sete di sapere, fin troppa, vorrei conoscere tutto: i segreti del mondo, altre realtà, misteri, le cose umanamente non conoscibili, sono implacabile… Il mio sogno più grande è arrivare a conoscere tanto e diffondere quello che ho assimilato nel mio percorso per fare in modo che non resti fine a se stesso. Probabilmente nella società di oggi è un sogno anacronistico, ma a me piace perché, mi rende diversa”. Da questo discorso estraiamo l’aggettivo implacabile, che si intaglia a chi lascia senza fiato, e il desiderio di conoscere i segreti e i misteri del mondo. Queste caratteristiche ci portano al poeta irlandese William B. Yeats, che vedeva spettri ovunque, voleva conoscere ogni mito e ogni cultura – dagli elfi irlandesi ai monaci giapponesi, dalla mitologia nordica a quella indiana – e pensava alla poesia come un modo di connettersi con gli altri mondi e gli altri tempi. «Ho sempre cercato di avvicinare la mia mente a quella dei poeti indiani o giapponesi, delle vecchie del Connacht, dei medium di Soho, dei conversi che immagino sognare in qualche monastero medioevale i sogni del loro villaggio», scrive in un pensiero che si intitola Magia. Una delle sue poesie più belle si intitola I cigni selvatici a Coole:
Gli alberi sono nella loro autunnale bellezza, i sentieri del bosco sono asciutti, nel crepuscolo d’ottobre l’acqua riflette un cielo immobile; sull’acqua colma fra le pietre, stanno cinquantanove cigni.
Già diciannove autunni mi raggiunsero da quando li contai la prima volta; li vidi, prima che finissi il conto, tutti di colpo sollevarsi e sperdersi rotando in grandi cerchi interrotti sulle ali rumorose.
Ho ammirato quelle creature splendenti e ora è triste il mio cuore. Tutto è cambiato da quando io, ascoltando la prima volta, su questa riva, al crepuscolo, lo scampanare delle loro ali sopra il mio capo, camminavo con passo più leggero.
Senza ancora saziarsi, amata e amante, remano nelle fredde correnti amiche, o scalano l’aria; i loro cuori non sono invecchiati; passione o conquista, dovunque vadano errando, tuttora li accompagna.
Ma ora galleggiano sull’acqua immobile, misteriosi, bellissimi. Fra quali giunchi nidificheranno, sulle sponde di quale lago o stagno delizieranno occhi umani quando un giorno, svegliandomi, mi accorgerò che son volati via?
La bellezza abbacina se è bianca – e non ha tempo perché appena la afferri è già fuggita.
*Le fotografie sono di Antonio Tonti; Instagram: Antonio Tonti antonio.tonti
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ma-pi-ma · 2 years ago
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Dispensatori di energie positive,
le loro fusa sembrano dei
mantra continui
che donano pace al nostro animo.
.
I gatti vogliono rispetto,
poiché allietano
con la loro compagnia le nostre giornate.
I gatti sono maestri di presenza autentica
e maestosi nella loro semplicità.
.
Corrado Debiasi, Il villaggio dei monaci senza tempo
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/11/22/i-simulacri-lignei-delle-sante-martiri-e-vergini-venerate-nelle-citta-di-latiano-torre-santa-susanna-ed-erchie/
I simulacri lignei delle sante martiri e vergini, venerate nelle città di Latiano, Torre Santa Susanna ed Erchie
Busto reliquiario di Santa Lucia
  di Domenico Ble
  Il momento principale che riunisce ogni comunità cittadina è senza ombra di dubbio quello della festa patronale. Si tratta di un’occasione di grande coinvolgimento, gli abitanti di ogni comunità cittadina si sentono protagonisti e responsabili della buona riuscita del momento festoso.
Da molti anni, diverse feste patronali pugliesi sono divenute note, anche a livello nazionale, per delle peculiarità folcloristiche ed artigianali. Fra tutte le feste spicca, ad esempio, quella in onore di santa Domenica a Scorrano in provincia di Lecce, divenuta tappa di curiosi e turisti per le famose luminarie.
È importante sottolineare che il cuore di ogni festa patronale è la processione religiosa ossia il momento in cui il simulacro, raffigurante il santo protettore, viene portato in spalla per le vie del paese. L’arte torna ad essere oggetto dominante perché i simulacri, in argento, lignei o in cartapesta, sono veri capolavori dell’arte scultorea.
In questo saggio mi occuperò della devozione nei confronti di tre sante vergini e martiri, omaggiate in tre differenti comunità locali: santa Margherita d’Antiochia a Latiano, santa Susanna a Torre Santa Susanna e santa Lucia a Erchie.
Prima di proseguire nell’analisi dei simulacri, è doveroso accennare alla situazione dell’arte, nel Seicento e Settecento, nel Salento.
Nei territori della grande provincia di Terra d’Otranto, terra di confine rivolta ad Oriente, crocevia di grandi traffici commerciali e di scambi culturali, vi fu in questo periodo in ambito artistico, dal punto di vista pittorico, scultoreo e architettonico, una fusione di molteplici stili, ancora oggi osservabili sulle facciate dei monumenti e nei particolari delle opere mobili.
I contatti artistici non mancarono soprattutto con Napoli, capitale del regno e centro artistico principale del bacino mediterraneo. La committenza presente in Terra d’Otranto e nell’intera Puglia, composta principalmente dai feudatari, dal clero diocesano, dagli ordini sacri e dalle Università, commissionava alle botteghe presenti nella capitale e in provincia la realizzazione di tele, statue, manufatti di vario genere[1]. Fra le richieste, ovviamente rientravano anche le statue lignee, tra cui quelle raffiguranti i santi protettori a cui erano devoti i committenti. Una domanda ulteriormente accresciutasi alla fine del XVII secolo ad opera soprattutto della committenza ecclesiastica[2].
Busto reliquiario di Santa Susanna
  Fra le varie tipologie di statue, erano molto richiesti i busti-reliquiari[3], i quali potevano essere lignei o di argento ed avevano una funzione devozionale, in quanto i fedeli, attraverso l’ausilio dell’immagine, rivolgevano le loro preghiere alla santa o al santo raffigurati. Allo stesso tempo, svolgevano anche la funzione di contenere le reliquie dei santi: erano questi i motivi per cui tali manufatti assumevano un grande valore artistico e religioso[4].
Santa Susanna è patrona dell’omonima città[5]. La devozione del popolo torrese nei confronti della santa martire, è legata a due episodi a cui è attribuita la sua intercessione per la protezione del popolo: il terremoto del 1743 e il colera del 1837[6]. La tradizione lega comunque il culto, in suo onore ad un episodio ambientato in epoca tardo-romana secondo il quale un soldato romano cristiano realizzò un disegno raffigurante la santa vergine e martire romana su una parete all’interno di una torre presente nel territorio. Non vi sono, tuttavia, fonti scritte che certifichino l’accaduto. L’unica certezza è che a mantenere vivo il culto, fu la presenza di un edificio sacro bizantino, situato poco fuori la città e dedicato a santa Susanna. Tale edificio oggi non è più esistente, tuttavia è bene menzionarlo in quanto dalle mura di questo luogo sacro nacque la città[7].
Santa Margherita d’Antiochia (foto di Vincenzo Doria)
  Nella chiesa matrice di Torre Santa Susanna, nell’ultima cappella della navata di sinistra, all’interno della teca dell’altare, è conservato il busto-reliquiario ligneo raffigurante la giovane martire romana. In quest’opera la santa è rappresentata con il capo aureolato, rivolto verso l’alto. Con la mano destra tiene la torre, allegoria che ricorda la leggenda da cui deriva il nome della città, e con la mano sinistra la palma del martirio. Indossa un abito in stile seicentesco indorato. Al centro, sul petto, è collocata la piccola teca circolare al cui interno è posta la reliquia.
Nel 1664, in occasione della visita pastorale del vescovo Raffaele Palma,[8] viene riportata la presenza del simulacro all’interno di un armadio collocato nella sagrestia e si fa anche riferimento al colore dorato degli abiti.[9] L’opera potrebbe essere stata realizzata un decennio prima della data in cui la riporta il vescovo nella sua visita pastorale.
Nella vicina città di Erchie sorge il santuario di santa Lucia[10], vergine e martire. Il culto in onore della giovane siracusana ebbe inizio a seguito dello spostamento del corpo da Siracusa a Costantinopoli[11] per volere del generale bizantino Giorgio Maniace. Durante il tragitto, il Maniace e i soldati si fermarono nella foresta oritana, all’interno di una rientranza rocciosa nei pressi del villaggio di Hercle, odierna Erchie. La leggenda vuole che alcuni monaci basiliani che dimoravano lì vicino, visto il corpo della santa siracusana, appena i soldati lasciarono il luogo in cui avevano sostato, decisero di trasformare il posto in luogo di culto e affrescarono le pareti immortalando l’episodio[12]. Ben presto il luogo divenne meta di pellegrinaggio.
A questo luogo è legata un’altra leggenda, quella «della mucca», racconto risalente al XVI secolo. Durante un periodo di grande siccità, si narra, che un vaccaro abitualmente portasse le sue mucche al pascolo proprio vicino alla cappella (grotta). Mentre era nel luogo del pascolo, si accorse dell’allontanamento di una mucca dalla mandria. Questo accade per diversi giorni a seguire, il vaccaro decise di seguire l’animale scoprendo che si allontanava dalla mandria per andare a bere ad una fonte che sgorgava proprio vicino ad un quadro raffigurante santa Lucia. Il popolo di Erchie interpretò questo segno come un prodigio, rinnovò la cappella, collocando il quadro raffigurante la santa sull’altare[13]. Da qui fu poi edificato in epoca moderna l’odierno santuario.
Il simulacro ligneo vede Santa Lucia raffigurata a mezzo busto, con il capo aureolato rivolto verso l’alto. Indossa una semplice veste, con la mano destra regge un vassoio su cui sono poggiati gli occhi, un rimando al martirio ricevuto, mentre con la mano sinistra tiene la palma e un libro. Al centro, sul petto, si trova la piccola edicola in cui è conservata la reliquia.
Alla stessa maniera del busto-reliquiario di santa Susanna, ad esclusione delle mani e del volto, la parte restante è coperta dall’indoratura.
Il simulacro fu realizzato nel 1638, in sostituzione del quadro che era posto sull’altare maggiore e l’indoratura del busto fu effettuata solo dodici anni dopo la realizzazione del simulacro (1650). Questo fu possibile, stando a quanto scrive il Morleo, grazie alla vendita di una chiusura d’olive.[14] L’indoratura del simulacro, caratterizza questa tipologia di statue lignee realizzate per lo più nel XVII e nel XVIII secolo. Questa particolare colorazione veniva adoperata con lo scopo di impreziosire il manufatto, attraverso l’imitazione del metallo[15]. Stando alle fonti, si potrebbe ipotizzare che il simulacro raffigurante santa Lucia sia stato realizzato all’incirca nel primo quarantennio del XVII secolo.
Entrambi i manufatti sono di buona fattura e rievocano per alcuni versi quelli conservati nella chiesa di San Francesco a Manduria, realizzati nell’arco di tempo che va dal 1624 al 1633, e attribuiti a degli intagliatori napoletani[16]. Si potrebbe ipotizzare, che i simulacri di santa Susanna e santa Lucia, siano stati realizzati da autori differenti in quanto la staticità del busto raffigurante santa Susanna è contrapposta alla posa, quasi arcuata verso destra, del simulacro raffigurante santa Lucia. Anche i basamenti sono differenti: quello di santa Lucia è più basso rispetto a quello di santa Susanna che è più massiccio e soprattutto decorato.
A partire dal 1650, nella città di Latiano si venera come patrona Santa Margherita d’Antiochia di Pisidia[17]. Alle origini del culto c’è la famiglia Francone,[18] feudataria di Latiano dal 1511 al 1611[19].
Il nome Margherita ricorreva con grande frequenza all’interno della stessa famiglia e, come riporta lo storico Salvatore Settembrini, a Latiano vi era anche una chiesa intitolata a santa Margherita e posta sotto il patronato dei Francone,[20] i quali affidarono poi l’edificio ai frati domenicani. Agli inizi del Seicento, l’edificio fu demolito e nel 1678 fu edificata al suo posto una nuova chiesa annessa al convento. I frati diedero così un forte impulso alla diffusione del culto in onore della santa.
Nella chiesa madre, all’interno della nicchia posizionata sull’altare di sinistra del transetto, è conservata la statua raffigurante Santa Margherita d’Antiochia tuttora portata in processione ogni 20 di luglio per le vie del paese. Il simulacro vede raffigurata la santa tutta per intero. Questa rivolge lo sguardo verso il cielo, ha il braccio destro in avanti e con la mano sinistra tiene il lembo della veste e la palma. Dal braccio destro pende la catena con la quale tiene legato il diavolo, posizionato in basso ai suoi piedi e raffigurato con dimensioni inferiori e con le fattezze di un arabo. Sempre al braccio destro sono legate delle chiavi, che simboleggiano le chiavi della città di Latiano.
La giovane vergine, schiaccia con il piede sinistro il drago, un rimando figurativo all’animale fantastico che sconfisse in prigione, indossa una veste verde ed è avvolta da un manto rosso. Dietro al capo è posizionata la corona in stile barocco: si tratta di un riferimento alla corona del martirio. L’autore, ancora ignoto, ha raffigurato tutti gli attributi iconografici ad esclusione della croce.
In merito all’anno di realizzazione dell’opera, ipotizzo che possa risalire ai primi dell’Ottocento e questa risulta essere l’ipotesi più valida, in quanto in pieno XIX secolo si assiste in Terra d’Otranto al crescente successo delle statue in cartapesta. Ciò induce a pensare che la realizzazione lignea debba necessariamente essere avvenuta prima dell’affermarsi della cartapesta.[21]
La statua, di grande pregio e raffinatezza, è finemente resa nei minimi particolari, basti osservare il panneggio della veste, le mani, la gestualità e l’espressività del volto, da cui traspare l’emotività. A mio avviso, l’opera è di fattura napoletana, un restauro riporterebbe alla luce le giuste tonalità dei colori.
Come ben sappiamo, il gusto napoletano continuò ad affermarsi in maniera abbondante nel Salento, nel XVIII secolo, a seguito di una crescente richiesta da parte della committenza[22]. Il trionfo della scultura lignea, in area brindisina e tarantina, è confermato dalla presenza di numerose statue lignee, di maestri napoletani. Ad esempio, allo scultore Francesco Del Vecchio, vengono attribuite la Madonna della Fontana, custodita nella chiesa matrice di Francavilla Fontana[23] e l’Immacolata Concezione conservata nella chiesa matrice di Ceglie Messapica.[24] Ai fratelli Gennaro e Michele Trillocco viene attribuita la statua di San Gregorio Magno, conservata nella chiesa della S.S Trinità a Manduria.[25] Giuseppe Picano, realizza l’Immacolata nell’Oratorio del SS. Sacramento di Grottaglie e un’altra Immacolata per la chiesa di San Francesco di Manduria.[26]
Santa Margherita d’Antiochia (Foto di Vincenzo Doria)
[1] d. Pasculli Ferrara, Napoli e la Puglia in Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Schena, Fasano 1986, pp. 12-19.
[2] R. Casciaro, Napoli vista da fuori: sculture di età barocca in Terra d’Otranto e oltre in Sculture di età barocca tra Terra d’Otranto, Napoli e Spagna, a cura di R. Casciaro e A. Cassiano, De Luca Editori Arte, Roma 2007, p. 57.
[3] p. Leone De Castris, Sculture in legno di primo Seicento in Terra d’Otranto, tra produzione locale e importazioni da Napoli in Sculture di età barocca, cit., p. 23; P. Staffiero, Appunti per lo studio della scultura lignea in Simulacri Sacri. Statue in legno e cartapesta del territorio C.R.S.E.C (a cura di R. Poso), Grafema, Taviano 2000, p. 38.
[4] Dei pregiati esempi di busti reliquiari, validi esemplari non solo per la capitale ma anche per le province, sono quelli conservati nella lipsanoteca della chiesa del Gesù Nuovo di Napoli.
[5] Torre Santa Susanna. Originaria di Roma, la santa visse nel III secolo d.C. Dal punto di vista agiografico è difficile ricostruirne le vicende storiche nonostante le diverse testimonianze presenti. Durante il VI secolo fu composta una passio, in cui si racconta che Susanna era figlia del sacerdote Gabino, cugino dell’imperatore Diocleziano. La giovane fanciulla fu chiesta in sposa per Massimiano, il figlio dell’imperatore. Ella non accettò tale decisione e fu uccisa. (Bibliotheca Sanctorum, Vol. XII, Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, Città Nuova Editrice, Roma 1969, pp. 78- 79).
[6] Aa. Vv., Santi di casa nostra. La Puglia dei Patroni e delle feste patronali, Schena, Fasano 2000, p. 90.
[7] A. Trinchera, Torre Santa Susanna. Lineamenti Storici, Edizioni del Grifo, Lecce 2005, p. 79; M. Morleo, Torre Santa Susanna. Pagine sparse di storia e arte, Locorotondo, Mesagne 2013, p. 41.
[8] Mons. Raffaele Palma fu vescovo della Diocesi di Oria dal 1650 al 1674.
[9] M. Morleo, Torre Santa Susanna, cit., pp. 201-202.
[10] Santa Lucia, era di Siracusa e visse a cavallo fra III e IV secolo d.C. Nella passio, si racconta che durante un pellegrinaggio al sepolcro della martire Agata a Catania per implorare la guarigione della madre, le apparve la santa che le preannunziò il martirio. Ritornata a Siracusa decise di rinunciare al matrimonio e cominciò a distribuire i suoi beni ai poveri. Fu denunciata in quanto cristiana e dunque le furono afflitte diverse tentazioni affinché rinnegasse la sua fede. Fu torturata e nonostante questo non rinnegò. Alla fine, fu trucidata. (Cfr, Bibliotheca Sanctorum, cit., vol. VIII, pp. 242 – 258.). Jacopo da Varrazze in merito a santa Lucia scrisse: “Lucia deriva da luce. La luce infatti è bella da vedere, dato che come dice Ambrogio, essa è tale che fa risplendere tutte le cose belle. Si diffonde inoltre senza perdere purezza […] Con ciò si intende che la conformità del nome è dovuta al fatto che la beata vergine Lucia brilla della purezza della verginità senza alcuna macchia, infonde la carità senza amore che non sia puro, direttamente si rivolge a Dio, senza mai deviare, e sa seguire fino in fondo la via tracciata dalla volontà divina, senza mai adattarsi nella negligenza…” (J. Da Varrazze, Legenda Aurea, a cura di A. e L. Vitale Brovarone, Einaudi, Torino 1995, p. 34; iconograficamente viene raffigurata con la palma del martirio, la corona in testa e sulla mano mantiene il piatto con sopra gli occhi. Quest’ultimo attributo è per via della leggenda che vuole che alla santa siano stati strappati. Altri simboli associati, anche se con meno frequenza, sono il libro, la lampada, il calice e la spada.
[11] C. V. Morleo, Erchie, dalle origini ad oggi, Italgrafica Edizioni, Oria 1993, p. 165.
[12] Ibidem, 166.
[13] Ibidem, pp. 167-168.
[14] Ibidem, pp. 171-172.
[15] P. Staffiero, Appunti per lo studio, cit., p. 35. Raffaele Casciaro, in merito alla tecnica dell’indoratura, sui busti – reliquiari, ha scritto: “Il persistente successo della scultura dipinta, nonostante gli anatemi delle accademie, si deve indubbiamente all’efficacia devozionale delle statue colorate, che le province continuano a richiedere senza sosta, anche dopo l’estinzione delle dinastie degli scultori napoletani e oltre i limiti temporali della fortuna della cartapesta leccese.” (Cfr. R. Casciaro, Napoli vista da fuori, cit., pp. 49-50).
[16] R. Casciaro-A. Cassiano, Sculture di età barocca, cit., pp. 172-179.
[17] Santa Margherita, o Marina in Oriente, era una giovane di Antiochia di Pisidia, vissuta nel III secolo d.C. Secondo quanto narrato nella passio, Margherita era figlia di un sacerdote pagano e fu cresciuta da una balia cristiana che la educò al cristianesimo. Il padre, appena apprese della fede cristiana della figlia, la cacciò via. Un giorno mentre pascolava il gregge, fu notata dal prefetto Olibrio, che se ne innamorò subito e la reclamò come sposa. Margherita lo rifiutò e consacrò la sua vita alla fede. Il prefetto, la denunciò in quanto cristiana e fu arrestata. Subì diverse torture in prigione, fra cui anche la tentazione del demonio, che secondo la leggenda, gli apparve sotto forma di drago. Mostro che sconfisse con la croce. Le torture non le infliggevano alcun dolore e così le fu tagliato il capo; Bibliotheca Sanctorum, Vol. VIII, Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, Città Nuova Editrice, Roma 1967, pp. 1150 – 1166. Iconograficamente santa Margherita viene raffigurata con la palma del martirio, la corona sul capo, la croce e il drago.
[18]A. foscarini, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d’Otranto, Forni Editore, Sala Bolognese, pp. 97- 98: “Nobile ed antica famiglia napoletana, le cui memorie risalgono al tempo de’ Re Angioini. Essa godette nobiltà in Napoli (al Seggio di Montagna), in Mesagne ed in Lecce, ove probabilmente fu importata sul finire del sec. XIV da Andrea Francone che sposò Antonia Lettere. Possedette questa Casa di Marchesato di Salcito; e, in Terra d’Otranto, i Casali di Castrifrancone e Trepuzzi col feudo di Terenzano e metà del feudo di San Donato, in territorio di Oria, sin dal 1396, tutti portati in dote al sudetto Andrea da sua moglie Antonia Letterem e i Casali di Latiano, Lizzano che Claudio Francone, nel 1592 comprò da Marco Antonio de Raho per ducati 29 mila, e Sava (1633). Oliviero su governatore di Lecce nel 1415. La famiglia Francone imparentò con Lettere, dell’Acaya, dell’Antoglietta, Mosco, Maresgallo, de Noha, Sanseverino, Caracciolo, Dentice, Sanfelice e altri. Arma: D’azzurro, spaccato; nel 71 al leopardo d’oro, armato e lampasato di rosso; nel 2. a tre rose di rosso, 1, 2”;
[19] S. Settembrini, Sindaci, notai e famiglie feudatarie di Latiano, Neografica, Latiano 2002, pp. 149-166.
[20] Ibidem, p. 9.
[21] Sull’introduzione e il successo della statuaria in cartapesta nel Salento, ne parla Giuseppe De Simone: “Il XIX secolo fu il secolo in cui la cartapesta leccese, ormai da tempo acquisita una propria identità, si rafforzò e si diffuse moltissimo […] Fu il secolo dei grandi maestri (capiscuola) attorno ai quali si avvicendarono molti discepoli che, a loro volta, divennero bravi statuari, che alimentarono una tradizione viva sino ai giorni nostri.” (G. De Simone, Tesori di carta. Le raffigurazioni in cartapesta nelle chiese antiche di Lecce, Edizioni del Grifo, Lecce 2002, p. 18).
[22] C. Gelao, La scultura in Puglia dal 1734 al 1799 in La Puglia al tempo dei Borbone. Storia e cultura, a cura di C. Gelao, Mario Adda Editore, Bari 2000, pp. 133-147.
[23] G.G. Borrelli, Madonna col Bambino in Sculture di età barocca, cit., pp. 308-311; E. VALCACCIA, Scultura lignea del Settecento a Napoli. Nuovi spunti e proposte, Nicola Longobardi, Castellammare di Stabia 2018, p. 49.
[24] R. Casciaro, Napoli vista da fuori: sculture di età barocca in Terra d’Otranto e oltre, in Sculture di età barocca, cit., pp. 69-70; E. Valcaccia, Scultura lignea del Settecento, cit., p. 57.
[25] Ibidem, p. 60.
[26] C. Gelao, La scultura in Puglia, cit., p. 146.
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spazioliberoblog · 7 years ago
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di GIANCARLO LUPO ♦
Alla scoperta dei Hmong, prima parte
Arrivo a Chiang Kong, nell’estremo nord della Thailandia, nel cuore del Triangolo d’Oro, a due passi dal confine birmano e da quello laotiano, un luogo segnato dalle fitte montagne in cui si sviluppa una delle maggiori produzioni al mondo di oppio.
Come al solito, evito i procacciatori di affari che mi propongono visti in brevissimo tempo e a poco denaro; passo sull’altra sponda del Mekong, fino a Huay Xai, una città di passaggio, deserta. Mattina presto, chiarore lattiginoso. Al porto, salgo su uno dei tradizionali barconi di legno noti come slow boat, togliendomi le scarpe. Il barcone ha due file per lato, con sedili di panno verde sbiadito e cuscinetto lacero, in fondo a poppa c’è un baretto e un bagno all’occidentale, sembra molto pulito.
  L’imbarcazione, più lunga dei tradizionali sampan, procede lenta lungo il fiume, tra montagne lussureggianti, coperte da nebbia. Al centro del Mekong banchi di sabbia, spuntoni di roccia e gorghi; a tratti piove, a tratti c’è il sole, nella giungla e sul fiume. Incrociamo alcuni sampan e, nonostante l’imbarco di alcune persone, lo slow boat non si riempie del tutto.
Mentre i passeggeri sonnecchiano, si stendono e guardano il paesaggio, trascrivo il diario, mangio instant noodles e ascolto musica, con in sottofondo il rumorio costante del motore a benzina. Chiedo a un mozzo dove gettare la scatola di plastica dei noodles; indica il fiume dalle tinte verde marrone, come se fosse la cosa più normale del mondo. Lo guardo stupito e finisco col conservare la plastica in un sacchetto dentro lo zaino. Intanto, preoccupato per malaria e febbre gialla, comincio a spruzzarmi repellente antizanzare per tutto il corpo.
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  I mozzi stipano alcuni scooter sotto il tendone della prua, iniziano a salire molti laotiani e pochi occidentali. Il rumore dei motori aumenta e la barca rulla lungo il fiume, sulle sponde vedo sampan ancorati e alcuni tempietti suggestivi battuti da una pioggia fitta e costante. A un certo punto sembra che da un lato del barcone ci sia un diluvio e dall’altro lato scampoli di cielo sereno.
In serata, al nostro arrivo a Pak Beng, una minuscola cittadina fluviale, nel porticciolo vedo tanti laotiani, ognuno con un cartello in mano, a svendere stanze a 5000 kip, all’incirca sei dollari. Ai lati della stradina sterrata in salita, guesthouse e ristoranti per turisti abbondano.
Prendo una stanza minuscola con un lettino e il bagno fuori. Di notte concerto di grilli e lucciole di foresta.
3 luglio 2014
  Faccio colazione sulla veranda con vista sul Mekong, in lontananza colline ricoperte da foschia lattiginosa. Mentre scendo verso il porticciolo, sotto una pioggerellina insistente, vedo risalire verso il tempio principale monaci bambini, con le tuniche arancioni che cadono sulle loro spalle rachitiche. Gli uccelli cantano nel solito bianco e vaporoso mattino.
Sulla barca il tempo passa velocemente, le acque del Mekong sotto la pioggia sono verdastre come la pelle di un serpente. Sulle coste e sulle colline della giungla qualche villaggio qua e là; capre che brucano; arnesi da pesca in legno, messi a marcire in acqua.
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Una porzione di cielo, in lontananza all’orizzonte, è gonfia di nuvole e immerge tutto in una atmosfera irreale e gelatinosa. Invece sopra di noi c’è un azzurro cielo sereno e nuvole bianche.
A un certo punto, dopo un viaggio senza storia, con la faccia china a trascrivere il diario, ad ascoltare musica, a scambiare poche chiacchiere con gli altri occidentali (gli unici che conoscono l’inglese) e a leggere un libro, vedo apparire dietro l’ansa del fiume, Luang Prabang in tutta la sua bellezza.
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Appena sbarcato, con un tuc tuc arrivo in città, vedo una lunga serie di tradizionali case in legno laotiane, alternate a villette dell’epoca coloniale. Sulla via principale, Sisavangvong road, vedo un mercato improvvisato a cui partecipano con un semplice telo steso in terra moltissime donne che scendono dai loro villaggi nella montagna per vendere i loro prodotti oppure paccottiglia cinese: tessuti, quadretti, sculture, spille, berretti. La città non è ricca, ma le strade sono ben tenute e le abitazioni decorose, ci sono diversi templi (wat) con bonzi che vagano all’interno, un odore di incenso pervade l’aria, echeggiano i “dong” dalla Pagoda Sa Phi e una musica tibetano buddista, di campane e fiati, si diffonde in tutta la sua spiritualità. Ci sono oltre trenta templi, tutti visitabili.
Sempre sulla via principale c’è l’ufficio del Tiger Trail, un’agenzia di viaggio che si occupa di turismo eco-sostenibile, specializzata nell’organizzare trekking nel nord del Laos. I proventi vanno a sostenere le popolazioni locali. Scambio due chiacchiere con Michael, un attempato canadese che lavora in agenzia e leggo qualche informazione sul Pathet Lao, il movimento politico laotiano di ispirazione comunista nato nel 1950 e attualmente forza di governo. Il servizio segreto statunitense della CIA finanziò nel 1957 una forza di migliaia di guerriglieri anti-comunisti di etnia hmong guidati dal generale Vang Pao, che si insediarono sulle colline già occupate dal Pathet Lao. Successivamente altri hmong furono reclutati dalla Cia per “difendere il Laos contro gli attacchi dell’esercito Nord-Vietnamita e dei loro alleati del Pathet Lao.” Nel 1975 i guerriglieri del Pathet Lao riuscirono a rovesciare il regime monarchico di Savang Vatthana e istituirono la Repubblica Popolare Democratica, di cui Souphanouvong fu il primo Presidente. Il Pathet Lao dovette fronteggiare alcune violente azioni di guerriglia lanciate dall’etnia hmong, ancora oggi discriminata per essersi alleata con gli Stati Uniti negli anni ‘70. Molti villaggi hmong sono nascosti tra le montagne e domani ne visiterò alcuni, accompagnato da una guida locale che parla inglese.
Michael mi raccomanda di comprare una ventina di penne da donare ai bambini dei villaggi, il resto viene fornito da loro.
Ritorno su Sisavangvong road, un ingresso porta alla collina del Phou Si.
È quasi l’ora del tramonto. Dopo aver percorso circa 300 scalini, immersi nel verde, arrivo in cima dove, a proteggere e custodire la collina, spicca lo stupa dorato del That Chomsi, con i suoi 24 metri di altezza. Dalla sommità del promontorio ammiro gli splendidi scorci panoramici sulla città. Da un lato scorre il fiume e al di là si vedono le foreste già intraviste dallo slow boat. Dall’altro lato una bruma arancione si stende sopra la città, meno caotica di tutte le altre città viste in Asia.
Vedo un giovane occidentale parlare a voce bassa e sacrale con una coppia di laotiani. Origlio superficialità new age, mascherate da discorsi filosofici.
Quando affronto i 300 scalini in discesa è già buio. Dalle 17 alle 22, centinaia di venditori di artigianato espongono i loro prodotti fatti a mano nella via principale, affianco al palazzo Reale. Il mercato è molto popolare tra i turisti, ma qui, a differenza di tante altre città dell’Asia, i venditori non sono per niente insistenti. Passeggio serenamente e osservo le piccole opere d’artigianato offerte dai laotiani: foulard di seta, coperte ricamate a mano dalle popolazioni hmong, magliette, borse, bigiotteria, ceramiche, quadri e lampade di bambù.
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Verso le 7 e 30 mangio un piatto di riso, verdure e pollo a 10000 kip, circa un dollaro.
Dopo continuo a passeggiare per i lati poco illuminati, ma all’apparenza sicuri della città, dove vedo alcuni ristoranti e pub molto belli. Imparo a dire Baw pen nyǎng in laotiano, che significa “non ci sono problemi.”
4 luglio 2014
GIANCARLO LUPO
                SULLE ORME DI SAM PECK – LAOS (PARTE – 1) di GIANCARLO LUPO ♦ Alla scoperta dei Hmong, prima parte Arrivo a Chiang Kong, nell’estremo nord della Thailandia, nel cuore del Triangolo d’Oro, a due passi dal confine birmano e da quello laotiano, un luogo segnato dalle fitte montagne in cui si sviluppa una delle maggiori produzioni al mondo di oppio.
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sangha-scaramuccia · 7 years ago
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Quanta e quale concentrazione?
Ho letto con piacere le esortazioni di Tullio Shiryo e, naturalmente, con una certa irritazione.
  Premetto che si tratta di temi da lungo tempo dibattuti nell'ambito di Scaramuccia, chi ha memoria storica dei forum di circa 15 anni fa se li ricorderà senz'altro, il loro riaffiorare indicano come si tratti di temi di una certa importanza.
  Tornando all'irritazione, quando la sento sopraggiungere vuol sempre dire che si tratta di argomento che mi tocca, per dirla alla Marianella Sclavi, l'emozione non mi sta dicendo qualcosa sul mondo esterno, quanto invece sul modo in cui io lo sto guardando, oppure per dirla alla Peter Ralston, le emozioni sono un modo in cui la struttura del sé manipola le percezioni in modo da autoconservarsi, per allontanare da sé quello che mette in discussione la sua stessa sopravvivenza.
  Le cose che scrive Tullio, se ben guardiamo, hanno a che fare con quanto scriveva Taino (un po’ Ungaretti, via):
  “Non sono stato capace di tirare su degli allievi capaci di vivere il monastero.
Invece ognuno pensa a sé. E non capisce il valore della pratica così.
Si sta qui, come si starebbe a casa: i propri libri, la propria musica, un po’ di  meditazione, un po’ di ginnastica, vita all'aria aperta, un poco di giardinaggio, ma non tanto …
Questo però mica è zen, manco la puzza.”
  E già questo dice tutto. A livello di Comunità.
  Poi c'è il livello del singolo che è cosa anche diversa, forse opposta, e questo ce lo ricorda Hakuin, nell'Oradegama, su suggerimento di Reyo: 1 2 3
  Un bell'esempio di verità opposte coesistenti. Ma torniamo sulla ragione per cui sto scrivendo. Un muro che ancora non ho superato, che ha a che fare con quanto si scrive, con le due verità opposte coesistenti. Ed i maestri che dicono, quando incontri un muro stacci più dappresso possibile. Ecco il mio (frustate e grida dei maestri di Scaramuccia mi sono ben gradite, per questo lo riporto, se qualcuno volesse dire qualcosa ha la mia gratitudine).
  Aggiornamento: scrivendo e traducendo, il muro si è ora dissolto. Si parlava proprio di questo. I maestri di Scaramuccia rispondono prima ancora di sentire la domanda!
  Ma veniamo a noi.
  Bankei era noto per lasciare grande libertà ai suoi allievi nella pratica, perché il punto centrale del suo insegnamento è quello di non-nascere: se sei non-nato a chi possono applicarsi mai i precetti?
(per non-nato Bankei indica lo stato in cui si percepisce ogni cosa, la capacità di percepire prima dell'interpretazione e del giudizio).
  Ad esempio nella traduzione di Waddel dei discorsi di Bankei abbiamo questa conversazione con esponenti della setta ‘dei precetti’, ovvero monaci strettamente osservanti il Vinaya:
  “Il Non-nato è la mente dei Budda.
Se vivete in accordo con esso, allora fin dall'inizio non c'è distinzione tra l'osservare e non osservare [i precetti, NdT]. Queste sono distinzioni che sorgono dopo l'azione. Esse sono uno o più passi lontane dal luogo del Non-nato.”
  “The Unborn is the mind of the Buddhas.
If you live according to  it,  then  from  the  first  there's  no  distinction  between  observing and not observing. Those are designations that arise after the fact. They’re one or more removes from the place of the Unborn.”
  Ma adesso veniamo al muro, oramai d'aria limpida, come riportato nella traduzione di Haskel dei discorsi di Bankei (l'originale inglese non lo riporto per non appesantire, poi lo inserirò come commento):
    Il laico Chozen
  Chozen, padre del monaco Jiton del Kanzanji di Osaka, [formalmente] a capo del villaggio di Taima nel Washu, viveva in ritiro ed era conosciuto come un praticante anziano dello Zen.
Per molti anni era stato seguace del maestro Ryukei dell'Obaku Zen ed era noto come buddista laico. Veniva anche spesso a visitare il maestro [Bankei] al Kanzanji, ma si conoscevano così bene l'un l'altro che [il Maestro] non aveva mai testato la sua comprensione, coinvolgendolo in una discussione.
Una volta, quando il Maestro era al Jizoji a Kyoto, Chozen venne a vederlo e, nel corso della sua visita, il Maestro disse: “Bene, Chozen, come è la tua pratica?”.
Chozen rispose: “Sto perfezionando la mia pratica in un modo alquanto straordinario: mangio regolarmente pesce e carne, bevo vino, scommetto sul gioco del go; vado a dormire, mi alzo - il mio mondo è libero e facile, senza costrizioni.”
Il maestro disse: “Probabilmente non mi ascolterai, ma lascia che io ti esponga il mio stile [nello Zen].” E, così dicendo, istruì [Chozen]. Chozen si ritirò silenziosamente e restò per la notte, condividendo l'alloggio del monaco Soboku, che riportò di come Chozen sembrasse agitato per l'intera sera e di come non avesse dormito per nulla.
A quel tempo, era il turno del Maestro Zen Bokuo di assumere il ruolo di abate nella sede centrale del tempio, ed il Maestro partì prima dell'alba per porgergli i suoi rispetti. Un inserviente tornò riferendo che il Maestro sarebbe tornato al tramonto.
[Al ritorno], non appena Soboku e Chozen si presentarono all'ingresso per incontrarlo, il Maestro li oltrepasso, [andando] direttamente agli alloggi dell'abate e continuando fino alla stanza interna, dove si sedette. Chozen immediatamente si presentò davanti al Maestro, prostrandosi tre volte. Il Maestro congiunse i suoi palmi e disse: “Accetto l'inchino [che riconosce] la costante osservanza dell'astensione religiosa. Questo è il modo in cui dovrebbe essere, per uno che abbia preso rifugio nel buddadharma.”
Una volta ancora Chozen si prostrò per tre volte. Il maestro disse: “Ricevo l'inchino [che riconosce] l'astensione dal vino. Anche questo è il modo in cui dovrebbe essere, poiché è una regola stabilita dal Buddha.”
Chozen disse: “Il Maestro Reigan vi ha sempre apprezzato come un insegnante dalla chiara visione [si fa riferimento alla capacità di 'leggere’ nelle intenzioni di chi si ha di fronte, nota di V.T.], ma io non ci potevo credere. Gli uomini dell'antichità erano proprio così, ma mai avrei sognato che tra gli insegnanti di oggi ci potesse essere alcuno i cui occhi fossero chiari. 'Disgustoso!’ pensavo scetticamente. Ora ho visto in quale errore io fossi, essendomi imbattuto in questa inimmaginabile occasione.” Così, lasciando cadere lacrime, diventò allievo del Maestro.
Qualche tempo dopo, una volta che il Maestro stava nuovamente facendo tappa al Kanzanji, Jiton e Chozen vennero ad incontrarlo e Jiton espresse umilmente la sua gratitudine, dicendo “Grazie alle premurose istruzioni di vostra Reverenza, Chozen è divenuto un uomo di perfetta libertà in tutte le sue attività quotidiane”. Il Maestro disse: “Tutte le persone danno valore all'illuminazione, ma Chozen è stato fortunato abbastanza da distruggere l'illuminazione e divenire un uomo di perfetta libertà”.
  Appunto. _/!\_ _/!\_ _/!\_
Valentino Traversa
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paolopiazza64 · 8 years ago
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Ecco la storia di tre monaci cinesi I loro nomi non vengono ricordati, perché non li rivelarono mai a nessuno. Per cui in Cina sono conosciuti semplicemente come i tre monaci che ridono. Non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere. Pian piano altre persone venivano coinvolte da quella risata, finché si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare a ridere tutti i presenti. Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti. A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio. La risata era la loro unica predica, il solo messaggio. Non insegnavano nulla, si limitavano a creare quella situazione. Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto sermoni simili. Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare. Si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo scherzo cosmico. Quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola. Con il tempo invecchiarono. E in un villaggio uno di loro morì. Prima di morire aveva detto ai suoi amici: “Ho riso tanto nella mia vita, che nessuna impurità si è mai accumulata vicino a me. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane e fresca. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti”. Per rispetto, non gli cambiarono l’abito. E quando il corpo fu messo sulla pira, all’improvviso si accorsero che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali! Pum, pum, pam! L’intero villaggio si mise a ridere, e quei due monaci dissero: “Furfante! Ti sei fatta l’ultima risata!” https://gnosipratichelibri.wordpress.com/i-tre-fattori/
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Le Isole Faroe sono un territorio danese sperduto nel Nord Atlantico, a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia. Per i loro scenari mozzafiato sono per molti viaggiatori un sogno da realizzare. Le Faroe si possono visitare in tanti modi: esplorando paesaggi pittoreschi, come la vista che si gode dallo Slaettaratindur, la montagna più alta dell’arcipelago (882 metri) oppure girando per le isole più a Nord (Kalsoy, Kunoy, Svinoy), andando a cavallo, in canoa o pedalando in mountain bike, facendo trekking, andando per i musei alla scoperta delle tracce lasciate dai vichinghi (a partire dalla lingua ufficiale, il faorese), che arrivarono qui nell’825 cacciando, senza troppi complimenti, i pochi monaci irlandesi sbarcati duecento anni prima. Per tutti coloro che desiderano sognare di visitare questo splendido arcipelago di 18 isole semi-disabitate c’è un modo per esplorarlo stando comodamente a casa. La destinazione ha lanciato una nuova piattaforma, unica nel suo genere, che permette di esplorare le isole in tempo reale, attraverso gli occhi di un local. La chiamano “Remote Tourism” perché si naviga tra le isole con una sorta di telecomando (“remote control”). Come funziona? I faroesi sono dotati di una videocamera in diretta, che consente ai visitatori virtuali non solo di avere una prospettiva reale sul posto, ma anche di controllare i luoghi e le modalità di esplorazione, utilizzando un joypad per girare, camminare, correre e persino saltare. Proprio come in un reale videogioco, il giocatore principale controlla le mosse dei lontani isolani che si sono trasformati temporaneamente in guide turistiche virtuali e che, non solo esplorano i luoghi a piedi, ma volano anche in cielo in elicottero. Il primo tour è già partito e sarà possibile visitare le Isole Faroe dal divano per i prossimi dieci giorni. Basta prenotare un posto per la prossima visita sulla piattaforma dedicata. Si può andare alla scoperta di questo paradiso selvaggio che conta meno di 50.000 abitanti. Un vero Eden per gli amanti della tranquillità anche perché, proprio a causa della loro posizione geografica, le isole non sono ancora state scoperte dal turismo di massa. Ogni villaggio è ricco di un fascino unico e va visitato per la sua particolarità. Tra i più caratteristici c’è Tórshavn, una cittadina caratterizzata da viuzze animate, ma sempre molto tranquilla. Kirkjubøur ospita il 40% della popolazione totale. Qui l’highlight è Roykstovan, una fattoria ricoperta da un tetto di torba come molte delle case dell’arcipelago che risale a 900 anni fa. Saksun è una delle mete preferite dai turisti data l’insolita disposizione. Infatti è situata nella zona Nord dell’isola di Stremoy. Si tratta di un villaggio formato da un gruppo di tipiche fattorie locali diviso in due dal fiume Dalsá. I faroesi non sono nuovi a questo tipo di esperienze virtuali inedite. Già qualche anno fa avevano lanciato un’altra originale iniziativa: la sheep view 360. Per mappare l’arcipelago avevano deciso di mettere delle telecamere a dorso di pecora per documentare il territorio delle isole. La popolazione di ovini alle Faroe, infatti, comprende 80mila elementi, un numero maggiore rispetto alle persone. In attesa che Google Street View si dedicasse a mappare l’arcipelago, qui ci hanno pensato da soli. Le Isole Faroe @Kirstin Vang – Visit Faroe Islands https://ift.tt/3aaAe4l Le Isole Faroe come non le avete mai viste Le Isole Faroe sono un territorio danese sperduto nel Nord Atlantico, a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia. Per i loro scenari mozzafiato sono per molti viaggiatori un sogno da realizzare. Le Faroe si possono visitare in tanti modi: esplorando paesaggi pittoreschi, come la vista che si gode dallo Slaettaratindur, la montagna più alta dell’arcipelago (882 metri) oppure girando per le isole più a Nord (Kalsoy, Kunoy, Svinoy), andando a cavallo, in canoa o pedalando in mountain bike, facendo trekking, andando per i musei alla scoperta delle tracce lasciate dai vichinghi (a partire dalla lingua ufficiale, il faorese), che arrivarono qui nell’825 cacciando, senza troppi complimenti, i pochi monaci irlandesi sbarcati duecento anni prima. Per tutti coloro che desiderano sognare di visitare questo splendido arcipelago di 18 isole semi-disabitate c’è un modo per esplorarlo stando comodamente a casa. La destinazione ha lanciato una nuova piattaforma, unica nel suo genere, che permette di esplorare le isole in tempo reale, attraverso gli occhi di un local. La chiamano “Remote Tourism” perché si naviga tra le isole con una sorta di telecomando (“remote control”). Come funziona? I faroesi sono dotati di una videocamera in diretta, che consente ai visitatori virtuali non solo di avere una prospettiva reale sul posto, ma anche di controllare i luoghi e le modalità di esplorazione, utilizzando un joypad per girare, camminare, correre e persino saltare. Proprio come in un reale videogioco, il giocatore principale controlla le mosse dei lontani isolani che si sono trasformati temporaneamente in guide turistiche virtuali e che, non solo esplorano i luoghi a piedi, ma volano anche in cielo in elicottero. Il primo tour è già partito e sarà possibile visitare le Isole Faroe dal divano per i prossimi dieci giorni. Basta prenotare un posto per la prossima visita sulla piattaforma dedicata. Si può andare alla scoperta di questo paradiso selvaggio che conta meno di 50.000 abitanti. Un vero Eden per gli amanti della tranquillità anche perché, proprio a causa della loro posizione geografica, le isole non sono ancora state scoperte dal turismo di massa. Ogni villaggio è ricco di un fascino unico e va visitato per la sua particolarità. Tra i più caratteristici c’è Tórshavn, una cittadina caratterizzata da viuzze animate, ma sempre molto tranquilla. Kirkjubøur ospita il 40% della popolazione totale. Qui l’highlight è Roykstovan, una fattoria ricoperta da un tetto di torba come molte delle case dell’arcipelago che risale a 900 anni fa. Saksun è una delle mete preferite dai turisti data l’insolita disposizione. Infatti è situata nella zona Nord dell’isola di Stremoy. Si tratta di un villaggio formato da un gruppo di tipiche fattorie locali diviso in due dal fiume Dalsá. I faroesi non sono nuovi a questo tipo di esperienze virtuali inedite. Già qualche anno fa avevano lanciato un’altra originale iniziativa: la sheep view 360. Per mappare l’arcipelago avevano deciso di mettere delle telecamere a dorso di pecora per documentare il territorio delle isole. La popolazione di ovini alle Faroe, infatti, comprende 80mila elementi, un numero maggiore rispetto alle persone. In attesa che Google Street View si dedicasse a mappare l’arcipelago, qui ci hanno pensato da soli. Le Isole Faroe @Kirstin Vang – Visit Faroe Islands Le Faroe hanno lanciato una nuova piattaforma che permette di esplorare le isole dell’arcipelago in tempo reale, attraverso gli occhi di un local.
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