#Il Legame del Sangue
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"Il Legame del Sangue" di Verde Smeraldo: Un Viaggio nel Mistero e nell'Occulto. Recensione di Pier Carlo Lava
Ritorno alle radici e scoperta del proprio destino: il romanzo che unisce magia e introspezione
Ritorno alle radici e scoperta del proprio destino: il romanzo che unisce magia e introspezione. Il Legame del Sangue di Verde Smeraldo è un’avvincente esplorazione del mistero e del sovrannaturale, ambientato nella storica città di Faenza. La trama segue Damiano, un giovane che, dopo la morte del nonno, torna nella sua città natale e si trova coinvolto in eventi enigmatici legati al suo…
#Alessandria today#anima e destino#anime legate#atmosfera gotica#attrazione e paura#destinazioni mistiche#Emozioni profonde#Esoterismo#faenza#figura enigmatica#forze arcane#Google News#Il Legame del Sangue#introspezione#italianewsmedia.com#Jannira#legame ancestrale#lettura coinvolgente#libro esoterico#Luna il lupo#magia antica#magia e sovrannaturale#mistero#mondo occulto#narrativa italiana#narrazione misteriosa#percorso di rinascita#Pier Carlo Lava#protagonisti indimenticabili.#racconto di scoperta
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Dedicata a tutte le persone che amano i loro animali domestici con l'amore di una madre".
( Lady la mia fidanzata pelosa)
"Non ti ho messo al mondo ma hai dormito sulla mia pancia. Non ti ho allattato ma ti ho nutrito con il mio amore ogni giorno. Non ho cambiato i tuoi pannolini ma ho raccolto i tuoi bisogni in una busta. Non ho calmato il tuo pianto con un ciuccio, ma ti ho dato sicurezza quando la paura ti ha fatto rabbrividire e sei corso tra le mie braccia. Non ti ho portato sull'altalena ma abbiamo trascorso ore insieme nel parco. Non mi occupo del bullismo, ma se qualcuno ringhia o ti attacca, ti difendo con unghie e denti. Non ti insegno a scrivere e disegnare, ma ti insegno ad essere educato. Ti sgrido, ti punisco e ti perdono come una madre. Mi manchi quando non ti vedo. Ti porto ovunque con me e ti penso come un figlio. Di notte mi sveglio per vedere se dormi al mio fianco, ti guardo e ti accarezzo. Non hai il mio sangue, ma tra noi c'è un legame unico".
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Lo scorso weekend sono andata di nuovo a dormire dalla mia amica che abita vicino Tokyo.
Ogni volta mi porta la Domenica a pranzo dai suoi genitori, che ormai considero i miei nonni giapponesi, dato che mi fanno trovare la tavola imbandita così come farebbero i miei nonni, sebbene non ho alcun legame di sangue con loro.
La sera prima invece con la mia amica si fanno lunghi discorsi. A un certo punto ci siamo rese conto che erano passate 6h eppure erano volate.
Ad esempio, quando mi lamento che voglio fare altro, qualcosa che mi stimoli di più, lei dice che sono troppo seria e che pretendo troppo. Mi ha detto che sono la sua amica più piccola e altre sue amiche italiane a 40 anni o più, nemmeno sanno cosa fare e al momento lavorano ripiegando su altro. Quindi non mi devo preoccupare, va bene così, mi dice.
Io però boh. Forse sbaglio a non accontentarmi mai? In fondo lo fanno tutti. Il fatto è che non riesco a sopportare di non star imparando niente. Io vivo per sapere cose nuove, qualsiasi giuro, pure se fosse ingegneria mi andrebbe bene. Ma se non imparo e faccio sempre le solite cose mi sento spenta e arida dentro, mi scoccio. Sebbene le abbia detto: "almeno non sto rendendo la mia laurea inutile" (perché è vero, parlo giapponese e inglese tutti i giorni, quindi di che mi lamento?), in realtà è che non ho imparato nessuna skill nuova se non la solita "relazione con i clienti". I PC vanno solo aggiornati, resettati e cambiate qualche impostazione (cosa che saprebbe fare chiunque) quindi manco posso dire di star diventando un'esperta in questo campo.
I colloqui vanno male, quei pochi che me lo chiedono. Perché centinaia di altri mi rifiutano senza nemmeno chiedere il cv. Sto iniziando a pensare che sto sbagliando qualcosa. Forse è perché ancora non ho il JLPT? Forse è perché non ho esperienza se non in questo cazzo di IT? Forse è perché non scrivo cose accattivanti per il lettore? Per non parlare del fatto che propongono tutti stipendi più basso del mio attuale e a quello dovrei aggiungere la metà dell'affitto che ora mi paga la mia attuale azienda. Also, non c'è altro che servizio clienti - che sia hotel, aziende di videogiochi, aziende di viaggi ecc si tratta sempre e comunque di servizio clienti. Possibile che nessuno mi possa insegnare a fare qualcosa lavorando?
Mi sento sbagliata. Come sempre, d'altronde.
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Chi l'avrebbe mai pensato che per vivere un po' di magia celtica sarebbe bastato andare ai colli della mia città in questa notte di San Giovanni e seguire la tradizione di questa festa nella versione cristiana che non si discosta di molto dalla Beltane celtica, anche qui fanno da protagonisti il legame della vita contadina con i quattro elementi e i balli "attorno" al fuoco, oltre che l'acqua come purificazione e il salto del fuoco come prova per suggellare una promessa ed anche l'acqua-rugiada da tenere in un barattolo di vetro sul davanzale della finestra durante una notte di luna piena, il che somiglia davvero molto al rituale dell'acqua lunare, tant'è che anche in questo caso al mattino bisogna lavarsi il viso con quest'acqua caricata di energia spirituale; inoltre entrambe le feste segnano l'inizio dell'estate.
La festa di San Giovanni
La notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno si celebra una festa antichissima probabilmente risalente all'epoca italica, è la festa dei fuochi tant'è che dopo 6 mesi da questa festa ci troviamo nel periodo natalizio con un fuoco che contiene il sole che si fa via via più debole e con le giornate sempre più corte, mentre durante questa festa che corrisponde al giorno più lungo dell'anno abbiamo il fuoco di San Giovanni che purifica e che segna l'inizio del periodo più importante del ciclo calendariale agrario cioè il tempo del raccolto. Altro elemento purificatore è l'acqua, infatti il rituale del ramajietto prevede due prove quella dell'acqua e quella del fuoco da fare insieme alla persona che si sceglie come compare o commare a fiure.
In questa notte magica fiorisce la felce e quindi è la notte perfetta per scambiarsi dei mazzi di erbe aromatiche, i ramajietti, in cui ogni pianta ha la sua simbologia. Come ad esempio l'iberico, l'erba di San Giovanni i cui fiori gialli ricordano il sole e dai quali se vengono strofinati esce un succo rosso che richiama il sangue versato da San Giovanni, e attraverso questo scambio si rafforza il legame di solidarietà e d'amore tra le due persone che diventano più che parenti, appunto compare quindi come un padre e commare come una madre.
Un tempo questa festa avveniva nelle buie campagne dove a illuminare c'erano tanti fuochi accesi in ogni contrada, e si aspettava l'alba danzando la quadriglia intorno al fuoco e andando in spiaggia ad attendere il sorgere del sole e dentro al sole si doveva riuscire a vedere la testa di San Giovanni che si bagna per tre volte nell'acqua, inoltre una volta arrivata l'alba ci si bagnava nella rugiada come ad iniziare una nuova vita purificati, oppure si raccoglieva la rugiada in dei barattoli di vetro e dopo averla lasciata sul davanzale della finestra per tutta la notte ci si lavava il viso purificando così anima e mente oppure ancora si rompeva un uovo e si conservava l'albume dentro un bicchiere d'acqua tenendolo sul davanzale della finestra, al mattino l'albume aveva preso una forma particolare e la tradizione vuole che la forma di un grande e maestoso veliero simboleggi un anno meraviglioso, mentre quella di una barchetta più piccola un anno un po' così così in cui bisogna darsi da fare e remare per renderlo migliore.
Questa quindi è una festa contadina legata al ciclo calendariale agrario motivo per cui il simbolo del ramajietto è proprio un mazzetto di nove erbe aromatiche e medicinali legate quindi alla natura e ai suoi elementi: il sole e quindi il Fuoco, l'Acqua, l'Aria e la Terra che si ritrovano insieme in questo simbolo. Queste erbe rappresentano le sensibilità come la vista, l'olfatto e la meraviglia della natura, motivo per cui la civiltà contadina ricorreva a queste piante nel momento del bisogno.
Il rituale del ramajietto:
Viene prima di tutto pronunciata la promessa di volersi sempre bene davanti alla fontana:
Cumpare e cumparozz facemc ste nozz
Se ci vulem bene a lu paradise c'artruvem
Se male ci purtem a l'infern ci niem
Dopo aver pronunciato insieme questa promessa per sugellarla ci si abbraccia.
Dopodiché tenendosi per mano si fa il salto del fuoco e infine se questo vincolo viene accettato con impegno si conferma riconsegnandosi il ramajietto il giorno di San Pietro e Paolo, quindi dopo una settimana di riflessione.
Costumi tradizionali:
Per quanto riguarda le dame, queste indossavano abiti tradizionali del paese in cui vivevano, perché ci sono differenze tra i paesi sulla costa e quelli dell'entroterra in particolare i colori vivaci e il corpetto più alto e robusto per la costa e più basso ad esempio nel chietino, inoltre il costume della costa poteva venire arricchito di seta, frutto del commercio marittimo dell'epoca. Entrambe impreziosite con la classica presentosa abruzzese, anch'essa con le sue varianti in base alla zona, si tratta di un gioiello con intarsi in filigrana a riccioli o ad altre forme, dorata e a forma di stella con molteplici punte e uno o più cuori al centro. Inoltre l'abito cambiava nel momento in cui sposandosi si andava a vivere in un paese differente, indossando quindi quello del posto.
Invece gli uomini indossavano tutti delle vesti molto simili tra loro perché non volevano essere riconosciuti.
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Sono una guerriera...
E sono diventata me stessa nel buio delle mie solitudini.
Non tollero lusinghe senza senso, é falsità. Non mi fido di chi mi guarda dall'alto e dice di volermi proteggere.
Non mi fido di chi si lamenta del proprio destino, mentre ruba energia intorno. Non mi fido di chi vuole schiavizzare e sottomettere per un legame di sangue o un vincolo di lavoro. Siamo nati liberi e la libertà è il nostro cielo.
Ho dovuto scoprirlo da sola, quando chiedevo comprensione e ho ricevuto commiserazione, quando chiedevo fiducia e ho ricevuto menzogne, quando chiedevo amore e ho ricevuto silenzi. Sono una guerriera...
Non ho tempo per chi non lo merita, né pazienza per chi non ha il mio rispetto.
La libertà è il mio orizzonte e l'amore, vero trasparente umile e quotidiano, la mia bussola. Questo è tutto ciò che voglio, che la mia vita mi appartenga.
Non sfidatemi, perché alzerò la testa e risponderò.
Non amo la guerra, ma sono pronta.
Sono una guerriera.
Spirito Libero
Un giorno capirai che la vera vittoria non è riuscire a far ragionare le persone, non è neanche avere la loro comprensione.
Vincerai nel momento stesso in cui riuscirai a farti scivolare di dosso ogni differenza, ogni azione priva di rispetto, ogni dimostrazione di menefreghismo.
Lì, in quel preciso istante, capirai che tutto dipende da te.
E riuscirai finalmente a sorvolare su tutto quello che, un tempo, non faceva che avvelenarti il cuore.
Flavia Zarbo
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Non sono solita fare affidamento sulla mia famiglia, anche perché si son dimostrati sempre incapaci di comprendere il vero significato del termine "supporto", ma in questo ultimo periodo stanno veramente mettendo a dura prova ogni tipologia di legame con me. Del supporto materiale mi interessa ben poco, così come di un supporto in qualche modo emotivo. Tuttavia, visto che per qualche ragione ci ho dei contatti, ho fatto presente che il minimo sindacabile del rispetto lo esigo così come ho sempre fatto presente che non sopporto la loro ipocrisia fatta di finto buonismo quando, se potessero non essere giudicati, farebbero in pieno giorno ciò che fanno dietro le quinte della famigliola "per bene". Io ho preso le distanze da quel contesto ma ho lasciato, per necessità dei miei beni personali (non di modico valore) che sono stati danneggiati. Di ciò non ero stata minimamente informata con la scusa del "Non vogliamo darti preoccupazioni" quando son 20 anni che mi fanno sputare sangue pur di non ammettere che era semplicemente per fare buon viso a cattivo gioco ed evitare a mia sorella il fatto di prendersi delle responsabilità. Ad ogni modo, mi sono arrabbiata e ho sputato in faccia a tutti gli interessati del teatrino la verità amara sulla loro ipocrisia e per questo mi hanno insultata ieri e oggi dicendo " Sei te quella suonata ad arrabbiarti per questa storia" (spoiler: sono 2 000 euro di danno).
In tutto ciò loro pretendono che, ESSENDO IO NEL TORTO PALESE, torni a casa per una settimana durante le vacanze di Natale senza creare ulteriori problemi e soprattutto senza dare "dispiaceri". Dovrei sedermi a tavola con loro, ben vestita e sistemata come se non mi avessero rinfacciato ogni piatto di pasta che ho mangiato a casa loro fino ad una settimana fa, dovrei conversare civilmente e comportarmi da persona per bene perché altrimenti "la gente parla". Rimango sempre più allibita.
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IL VALORE DEL TOCCO
Il contatto tra due persone credo sia la cosa più complicata che si possa creare
E no, non parlo di contatto fisico, del rapporto sessuale, quello lo possono raggiungere tutti.
Parlo del contatto tra due anime, quando si crea un legame talmente intimo e forte che va oltre il semplice contatto fisico.
Parlo della leggerezza di stare insieme.
Della complicità e della voglia di passare del tempo insieme.
Parlo della capacità di capirsi da uno sguardo e del sentirsi uniti anche in mezzo alla gente.
In questi tipi di rapporti il contatto fisico sembra essere l'unica cosa che conta, ma in realtà è molto di più.
Il contatto fisico nasce dalla necessità di sentirsi vicino, di esserci l'uno per l'altro.
È un modo per lasciare nell'altro un ricordo della nostra presenza anche quando si è lontano.
Come quando si è da soli nel letto e si pensa ' qui ci siamo abbracciati' e spunta un sorrido sincero.
È questo il ruolo del contatto fisico, lasciare un'impronta, un segno indelebile nell'altra persona.
Percepire il suo calore e il suo profumo a distanza di tempo.
Ma se le anime non si incontrano tutto questo è il risultato di impulsi fisiologici e come tale perderebbe il suo significato profondo.
Ma se le anime si sono riconosciute, sentirsi vicini non diventa più una necessità fisica ma un bisogno dell'altro, empatizzarci, percepire i suoi stati d'animo e i suoi sentimenti.
Un abbraccio lo sanno dare tutti, ma abbracciare l'altro nella sua integrità non è cosi facile, è come se si spogliasse l'altro del suo lato fisico e i due corpi si fondessero l'uno dentro l'altro, le arterie e il sangue diventassero una cosa sola, i cuori batteressero all'unisono e tutti i pensieri sparissero.
Questo è il significato più profondo di un abbraccio, diventare una cosa sola.
È come se quell'abbraccio urlasse semplicemente 'eccomi, sono qui per te come tu lo sei per te'
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Il Gladiatore II: Un Viaggio Epico tra Politica e Cinema
Sangue, rabbia e una narrazione epica per un sequel potente e, a tratti, visionario. Un film che può essere letto anche alla luce delle problematiche contemporanee. Sullo schermo, Paul Mescal, Pedro Pascal e un magistrale Denzel Washington sono i protagonisti.
Il titolo stesso, Il Gladiatore II, ha un impatto gigantesco. Un film che mira a riportare sul grande schermo un tipo di cinema spettacolare, emotivo e maestoso, che sembra essere scomparso, ormai rivolto solo a un pubblico più distratto. Ma, sin dalla prima scena, Ridley Scott ci trasporta in un universo che richiama i grandi kolossal del passato: Ben-Hur, Quo vadis? e Spartacus, con tanto di omaggi. Eppure, nonostante l’omaggio al passato, Il Gladiatore II non è solo un grande seguito, ma un progetto che guarda anche al futuro, pur mantenendo il legame con la tradizione del cinema epico.
Le premesse erano alte, eppure il risultato non ha solo soddisfatto le aspettative, ma le ha superate. Creare un seguito per un film leggendario come Il Gladiatore - che ha segnato una generazione - non era certo facile, ma Ridley Scott è riuscito a mantenere intatto lo spirito originale, pur dando vita a un film indipendente, contemporaneo e quasi visionario. Inoltre, con la sceneggiatura di David Scarpa, il film risulta essere uno dei più politici del regista, un'opera che, soprattutto in un'epoca in cui pochi autori osano esprimere opinioni forti, si propone come una dichiarazione di intenti chiara e potente.
Il Gladiatore II: Il Testimone di Massimo Decimo Meridio
Tra vendetta, redenzione e un viaggio che tocca anche dimensioni spirituali, Il Gladiatore II si fa portatore di un messaggio forte. Pur essendo ambientato in un mondo antico, la storia è un riflesso critico di un mondo moderno, in cui il potere e la guerra sono il terreno fertile di una politica corrotta e amorale. È un mondo che, sfortunatamente, somiglia molto al nostro. In questo contesto, la Roma che viene ritratta nel film è sull’orlo del collasso, e la trama riesce a rendere tangibile questa sensazione di decadenza.
A vent'anni dalla morte di Massimo Decimo Meridio, l'eredità del leggendario gladiatore viene raccolta da Lucio Vero (Paul Mescal), un uomo ridotto in schiavitù dopo essere stato deportato dalla Numidia (l'antico nome del Nord Africa) dalle legioni di Marco Acacio (Pedro Pascal), sotto il dominio degli imperatori Caracalla e Geta. Arrivato a Roma, Lucio viene costretto a combattere come gladiatore per il crudele Marcrinus (Denzel Washington), uno schiavista senza scrupoli che trama per raggiungere il potere.
Il sogno di Roma e il crollo dell'Occidente
Ciò che distingue Il Gladiatore II da tanti altri sequel è la sua forte componente politica, che va oltre la trama e si intreccia perfettamente con la narrazione storica e i temi trattati. La storia, infatti, si presta a una lettura che richiama le analogie tra l'Impero Romano e gli Stati Uniti moderni. Il sogno di Roma, incarnato da Lucio e poi da Marco Acacio, è il medesimo sogno tradito dell'“American Dream” – una promessa di libertà e giustizia ormai svuotata di significato.
Con una regia impeccabile, che riesce a catturare l'essenza del passato con grande maestria, Scott affronta temi come la democrazia, l'oppressione, la civiltà, la rivoluzione e la resistenza. La scenografia, la fotografia (firmata da John Mathieson) e la colonna sonora (di Harry Gregson-Williams, che si fa portavoce della grande tradizione musicale di Hans Zimmer e Lisa Gerrard) accompagnano lo spettatore in un viaggio visivo che fa vibrare ogni singola scena. Eppure, un avviso: non cercate una riproduzione storicamente fedele; il cinema, come sempre, è prima di tutto un'arte, non una lezione di storia.
In questo contesto, Lucio, interpretato da Paul Mescal, emerge come una figura potente e moderna, ancora più incisiva di quella di Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), che pur non essendo presente, si fa comunque sentire. Lucio è l'emblema di un eroe che cerca giustizia e libertà, ma che si scontra con la realtà di un mondo ormai corrotto. La sua lotta per il sogno di Roma è una riflessione sulla fine di un impero e sulla ricerca di un ideale che ormai è sfocato. In qualche modo, Lucio rappresenta un tentativo di riscatto in un’epoca che sembra incapace di cambiare. È la rivalutazione del sogno di Roma, ormai svuotato di significato e destinato a crollare sotto il peso della sua stessa corruzione. Una riflessione che si estende anche al nostro presente, dove le stesse dinamiche di potere e paura sembrano prevalere.
Conclusioni
Il Gladiatore II di Ridley Scott è un sequel che non solo rispetta, ma espande l'eredità del film originale. È un'opera cinematografica potente e significativa, che si distingue per il suo spirito politico e la sua visione. Con ogni scena, Scott ci regala un'esperienza che mescola perfettamente spettacolarità e riflessione profonda, facendo di questo sequel una delle migliori esperienze cinematografiche recenti.
👍🏻
Una regia imponente e maestosa.
L'approfondimento politico e sociale.
La performance di Denzel Washington.
Il sequel che mantiene lo spirito dell'originale.
👎🏻
Inaspettatamente, il film potrebbe sembrare durare meno rispetto alla sua ambizione narrativa.
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😍 Bellissima da leggere!!!
"Non ti ho messo al mondo ma hai dormito sulla mia pancia. Non ti ho allattato ma ti ho nutrito con il mio amore ogni giorno. Non ho cambiato i tuoi pannolini ma ho raccolto i tuoi bisogni in una busta. Non ho calmato il tuo pianto con un ciuccio, ma ti ho dato sicurezza quando la paura ti ha fatto rabbrividire e sei corso tra le mie braccia. Non ti ho portato sull'altalena ma abbiamo trascorso ore insieme nel parco. Non mi occupo del bullismo, ma se qualcuno ringhia o ti attacca, ti difendo con unghie e denti. Non ti insegno a scrivere e disegnare, ma ti insegno ad essere educato. Ti sgrido, ti punisco e ti perdono come una madre. Mi manchi quando non ti vedo. Ti porto ovunque con me e ti penso come un figlio. Di notte mi sveglio per vedere se dormi al mio fianco, ti guardo e ti accarezzo. Non hai il mio sangue, ma tra noi c'è un legame unico"... ❣️💕❣️
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Cara Sara,
Forse è un po’ all’antica scrivere lettere, però mi piace l’idea che questo discorso non svanirà nell’aria e che rimarrà per sempre con te, se lo vorrai…
Tu sei stata la mia ancora, il mio punto di forza, una sorella maggiore, e molto altro ancora. Quando avevo bisogno di un consiglio, di un aiuto o semplicemente di una spalla su cui piangere, tu c’eri sempre, semplicemente oltre la porta di casa mia. Non hai idea di quante volte ho provato paura o ansia a causa di una qualsiasi situazione che stava avvenendo, ma riuscivo a calmarmi semplicemente pensando “c’è Sara qui accanto, se le cose dovessero andare male”. È vero, non sei una maga (o almeno credo), eppure hai sempre avuto le risposte esatte al momento esatto, magicamente sapevi cosa volessi sentirmi dire in quel momento o cosa avessi bisogno di sentirmi dire. Tante volte mi sei venuta incontro, mi hai capita, mi hai accolta tra le tue braccia, e tante altre volte mi hai rimproverata se stavo sbagliando e mi hai fatto capire i miei errori. Sin da quando ero piccola, e ora che sto crescendo ancor di più, sei sempre stata per me un “modello da seguire”, una donna indipendente, forte, bella, altruista, che nonostante le difficoltà della vita aveva sempre il coraggio e la maturità di rialzarsi e andare avanti. Sappiamo entrambe le batoste che hai preso dalla vita, e sicuramente non sono poche, eppure, ognuno di questi brutti momenti ti ha aiutata a fortificarti e a diventare la donna meravigliosa che sei oggi. Il mio più grande desiderio è quello di poterti somigliare almeno un po’; quando sarò grande, spero di avere la tua stessa forza, il tuo stesso coraggio e la tua stessa determinazione.
Ti ringrazio perché in uno dei periodi più bui della mia vita, mi hai mostrato che c’era una via per uscirne, mi hai fatto capire che c’era una vita avanti a me ad attenermi, mi hai mostrato la direzione verso la luce e mi hai guidata. Mi hai amata senza mai chiedermi nulla in cambio, se non fosse stato per te e per la tua famiglia, che rappresentate per me una seconda famiglia, io probabilmente non avrei mai capito cosa significa amare ed essere amati senza alcun secondo fine. Tantissime volte hai nascosto dietro ad un sorriso il tuo dolore, e tutto questo per farmi forza, tante volte nonostante avessi da fare fare mille cose, trovavi sempre del tempo per me, hai sempre messo tutto in stand by per me, mi hai fatto sentire la priorità, ed è bello, sapere che esiste qualcuno al mondo per il quale sei talmente importante, da mettere te al primo posto. Ti sono grata di esistere, perché senza di te la mia vita non sarebbe stata la stessa, e io non sarei stata la stessa, mi hai dato importanti lezioni di vita che custodirò per sempre nel mio cuore e mi hai donato un’ Infinità di meravigliosi ricordi grazie ai quali so che la vita è bella, se la condividi con qualcuno di speciale come te.
Grazie per avermi concesso l’onore di sentirmi partecipe della tua famiglia, grazie per aver amato i miei fratelli come se fossero anche i tuoi.
Grazie per avermi capita, amata, supportata, sopportata, appoggiata, rimproverata, accudita, coccolata.
È vero, il pensiero di non poter semplicemente bussare un campanello quando le cose andranno male o quando andranno bene, o semplicemente perché mi va di vederti, un po’ mi spaventa, però si sapeva che prima o poi questo sarebbe successo, e ci farò sicuramente l’abitudine, ma in questo momento non è molto semplice per me accettarlo.
Sono felicissima per te, perché meriti il meglio dalla vita, ti auguro tanta gioia e tanta felicità, perché una persona pura come te al mondo non esiste. Sappi solo, che se anche non saremo più porta a porta, io sarò ugualmente felice se lo sarai anche tu, infondo come mi hai detto tu un po’ di tempo fa, “io sono la tua sorella maggiore”, è vero, non di sangue, ma per scelta. Io penso che più che una scelta, sia stato il destino a farci incontrare, perché il nostro legame è fortissimo e non ci separeremo mai, la mia mente e il mio cuore saranno sempre dove sarai tu.
Questa non è una lettera di addio, infondo ci continueremo a vedere molto spesso, è solo una lettera per dirti tutto ciò che non ti ho detto e che più volte ho dato per scontato, una lettera di augurio per questo nuovo importantissimo capitolo della tua vita che stai per aprire e una lettera che potrai rileggere quando magari sarai un po’ giù di morale e vorrai sentirti dire belle parole, parole sincere, parole che sappiano cullarti e accarezzarti, pur non essendo nient’altro che un po’ di inchiostro su un foglio bianco.
Commarella mia, ti voglio un mondo di bene, grazie di tutto, grazie grazie grazie, non potrò mai ripagarti per tutto il bene che mi hai donato, te ne sarò eternamente grata.
Per concludere,
ovunque,
per sempre,
io e te,
lontane,
vicine,
con la mente o con il cuore,
rimarremo legate fino all’ultimo battito.
In un’altra vita, se dovesse esserci, mi auguro solo di rincontrarti, perché se ho te al mio fianco, il mondo mi fa meno paura.
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: marcos y marcos
Buona lettura a tutti!
𝕋𝕌𝕋𝕋𝕆 ℚ𝕌𝔼𝕊𝕋𝕆 𝔽𝕌𝕆ℂ𝕆 – 𝔸𝕟𝕘𝕖𝕝𝕖𝕤 ℂ𝕒𝕤𝕠
«Pochi cuori mortali / soffrono in terra come il tuo.»
(Emily Brontë)
Quello delle sorelle Brontë è un caso forse unico nel panorama letterario mondiale. Charlotte, Emily e Anne, tre donne unite da un fortissimo legame di sangue, tutte e tre poetesse e scrittrici, vissute in simbiosi e morte giovanissime, autrici di alcuni tra i più famosi classici della letteratura ottocentesca, sono le protagoniste indiscusse di “Tutto questo fuoco”.
Si tratta di un romanzo in cui Angeles Caso, con amore, ammirazione ed estremo rispetto, racconta la vita familiare delle tre sorelle, ponendo l’accento sul fuoco divorante della creazione letteraria che le ha portate alla fama imperitura.
L’autrice inizia dalla loro infanzia sfortunata: rimaste orfane di madre in giovanissima età, sono state allevate dalla severa quanto amorevole zia Elizabeth e dal padre, il reverendo Patrick Brontë.
Charlotte, la più ambiziosa e determinata, è quella che insegue la fama: vuole che il talento suo e delle sorelle sia noto a tutti.
Emily, la grande poetessa, è timida e riservata al punto da rasentare la maleducazione, ma ha uno spirito indomito e appassionato, e una pienezza emotiva che la spingono a comporre versi di una bellezza incommensurabile. Niente al mondo potrebbe portarla lontano da Haworth e dalla sua amata brughiera. Inoltre, non condivide assolutamente il desiderio di Charlotte di pubblicare i loro scritti.
Anne, la più giovane, dolce e remissiva, desidera soltanto restare a casa con le sorelle piuttosto che lavorare come istitutrice e farsi maltrattare da ragazzini ricchi, ignoranti e viziati.
La Caso racconta gli amori impossibili o sfortunati delle tre giovani donne, il rapporto difficilissimo con il fratello Branwell, ma, soprattutto, permette al lettore di entrare nella canonica di Haworth quando Charlotte, Emily ed Anne, dopo aver terminato tutte le faccende domestiche, possono finalmente riunirsi in salotto, tirare fuori i loro scrittoi, affilare le penne e comporre i loro capolavori.
COSA MI È PIACIUTO
Sono una grande appassionata dei romanzi delle sorelle Brontë e mi sono sempre chiesta come tre giovani donne, cresciute in una canonica in mezzo alla brughiera, in piena età vittoriana, potessero creare dei personaggi complessi e indimenticabili come Jane Eyre, Edward Rochester, Cathy e Heathcliff: finalmente ho trovato la risposta.
COSA NON MI È PIACIUTO
Come sempre quando un libro mi piace enormemente, mi trovo in difficoltà a evidenziarne gli aspetti negativi. Sinceramente, in questo caso, non ne ho trovato nessuno.
L’AUTRICE
Angeles Caso nasce a Gijón nel 1959, figlia di un filologo che dava la buonanotte ai figli con le ballate del Cinquecento. Dopo aver studiato arte e storia moderna, per due anni è il volto di un telegiornale spagnolo, ma non si sente a casa. Torna a dedicarsi alla letteratura a tempo pieno. Alterna il romanzo storico alla fiction, e al centro della sua attenzione c’è sempre il coraggio delle donne. “Controvento”, che racconta la vera storia della sua baby-sitter di Capo Verde, le è valso il premio Planeta. “Tutto questo fuoco” è un omaggio amorevole alla passione inarrestabile delle sorelle Brontë.
LA CASA EDITRICE
Marcos y Marcos più che una casa editrice, in principio era una mansarda a Milano dove Marco Franza e Marco Zapparoli, poco più che ventenni, inventavano, assemblavano e spedivano nel mondo edizioni numerate dai caratteri splendidi e la carta fabbricata a mano. Spesso quei fascicoli esili erano accompagnati da stampe d’artista o riproduzioni di manoscritti originali. Gli autori? Da Mario Luzi a Novalis, da Leonardo da Vinci a Heinrich von Kleist. Il mestiere si imparava strada facendo. Ai tempi, si vendevano meno libri di oggi e la concorrenza era esigua. C’era più tempo per sperimentare e anche per sbagliare. I librini di trenta pagine in un decennio si sono trasformati in una collana “di culto”. Sempre con un occhio ai classici, certo, magari non più così indietro nel tempo.
#bibliosanvale#bibliotecasanvalentino#bibliosanvalentino#libri#bibliotecacomunale#biblioteca#consiglibibliotecari#consigliletterari#romanzo#casaeditriceindipendente
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"Io non voglio chiedere niente a nessuno. Guarda, quello proprio non riesce a rendersi indipendente"
Riflettevo su alcune frasi che spesso sento, o che spesso dico. Riflettevo sul senso stesso del realizzarsi e rendersi autonomi, del lavorare e guadagnare.
In tanti ci sforziamo per studiare, trovare un lavoro, comprare macchina, casa, cercare qualcuno con cui stare, convivere, fare figli. Sembra che l'obiettivo ultimo sia fare figli.
Penso sia più bello vivere al fianco delle persone, creare un legame e volergli bene. È questo che rende il tempo come tempo di qualità.
Quindi ritorna anche un po' il concetto delle famiglie non di sangue, quelle famiglie nelle quali si condivide un tetto, ci si aiuta vicendevolmente, si lavora non per mettere soldi da parte ma per aiutarsi a sostenersi, senza grandi pretese, senza altri bisogni indotti, quello di andare chissà dove, comprare chissà cosa.
A volte penso a come sarebbe vivere in una casa con persone alle quali voglio bene, cercare il mio posto nel mondo facendo coincidere valori, stimoli, sogni (che spesso sono quelli per il bene del mondo e degli altri e non per un bisogno egoistico di avere sempre di più). Forse è così che poi può nascere una famiglia, si incontra qualcuno a cui si vuole bene quando ci si sente già bene mentale, si sente il bisogno di stare insieme a questa persona più tempo possibile perché si condivide tutto, prima di tutto il modo di pensare. Ecco che poi può venire la voglia di mettere al mondo qualcuno.
Dunque comprarsi la macchina diventa una necessità per muoversi e non l'obiettivo di felicità. E fare figli diventa la ciliegina sulla torta, quando già si ha tutto, e non il contrario, che il figlio diventa tutto quando in mano non si ha niente.
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Philia (φιλία) è il vocabolo che il greco antico utilizzava per riferirsi all’amicizia, a quel legame fraterno che si stabilisce in un rapporto di complicità, di affiatamento e di comunità di intenti. Più semplicemente, “la più alta forma di amore”.
Phìlos dimentica la carne, prescinde da essa, dal tempo, dalla vita, dalla morte. Esso suggella l’alleanza delle anime al pari di fratelli di sangue, accarezzando le cime più pure dell’amore, perché privo della corruzione del desiderio. Philos è l’amico, il fratello, la persona alla quale si è legati da un’affezione platonica, alla quale è impensabile rinunciare, perché è solo con lei che si riesce a dipingere la foscoliana “corrispondenza d’amorosi sensi”.
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Vivo scissa in due mondi e sarà sempre così, finchè resteremo lontani. …. Suppongo che a sconvolgermi di più sia stato il fatto che tu mi abbia legato a te (così adesso non è in nostro potere sciogliere questo legame, neanche con tutto l’odio, il veleno, il disgusto e le amanti del mondo) per poi lasciarmi questa ferita aperta, il cuore completamente andato, senza anestetico o sutura; il mio sangue vitale si spandeva sul tavolo sterile, senza far crescere niente. E continua a spandersi.
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Spesso è difficile spiegare cosa sento davvero. Le mie emozioni e le mie scelte sono spesso frutto di innumerevoli incomprensioni. Vorrei potermi tagliare il petto a metà e far vedere cosa è rimasto del mio cuore. Un piccolo punto consumato dai dispiaceri, sgretolato dalle delusioni che le persone a me più care mi hanno buttato addosso. Quando ci penso ancora sento l' aria che mi manca e quel nodo alla gola che mi fa male. È vero ognuno di noi ha subito dei dolori che lo hanno cambiato per sempre. Ammiro molto chi riesce a perdonare e a lasciare indietro gli sbagli, facendo tornare un rapporto o un' amicizia come se non fosse accaduto nulla. Il mio problema è che riesco a perdonare, ma non riesco mai a dimenticare. Ci sono parole che ancora mi tagliano dentro come lame affilate, e rapporti che ho salvato per il bene di qualcun' altro. Io però nonostante tutto faccio fatica a tornare me stessa ed è per me fonte di stress e fatica mostrarmi per quella che non sono per compiacere agli altri. La mia gastrite nervosa mi ricorda che ho lo stomaco sottosopra, pieno di cose ingoiate in maniera forzata e non ce la fa più a riempirsi ancora di cattiverie. Per cui non giudicatemi per un addio che ho detto a una persona inaspettata o un allontanamento che ho avuto verso una persona cara. Vorrei avere la possibilità di scegliere chi frequentare, chi mi fa star bene davvero, senza per forza dover fare una faccia finta. Sono così stanca di fingere! Per questo senza dovermi giustificare da nulla, che voi o no comprendiate le mie scelte, andrò sempre verso il mio bene, il mio equilibrio e la mia serenità. Un legame di sangue non è per forza un legame sano, e se per scegliere la mia tranquillità sembrerò egoista e strana ai vostri occhi, allora scelgo di essere egoista!
Giusi Marinaccio
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E stasera è proprio una di quelle sere.
Sono ormai sei anni che sei andata via e dio, quante cose che avrei da raccontarti.
È da un po' che non ti scrivo, forse troppo, ma non mi sono dimenticata di te. Non potrei mai.
Sai, mi manchi.
Mi manca vederti preparare in cucina la tua insalata, le tue cotolette. Niente ha più lo stesso sapore senza te, e non sto parlando del cibo.
Sai? Ancora è Febbraio ma io stavo pensando alla primavera, a come ci divertivamo all'arrivo della primavera, noi due.
Piene di gatti in giro per il giardino, a montare l'amaca e le due altalene: una per la tua nipotina ed una per me, perché mi avevi viziata anche tu ed io volevo la mia altalena personale.
E tu e lui, nonostante io non fossi vostra nipote o vostra parente, l'avete costruita e appesa. Per me.
Non ti ho mai ringraziato abbastanza per esserti presa cura di me, per avermi fatto sentire amata e parte di una famiglia, io che quella che avevo era così instabile e piena di mancanze.
Scusami se non l'ho fatto prima, scusami per non averti ringraziata abbastanza e per non averlo fatto in tempo.
Ti chiedo scusa se a volte, presa dai miei drammi adolescenziali, non sono riuscita a capirti e a starti vicino come avrei voluto e come avresti meritato.
Sei stata una nonna, una mamma, un'amica, una zia e tutto questo senza essere niente.
Perché noi non eravamo nulla, nessun legame di sangue ci legava ma eravamo felici così.
Mi ha fatto tanto male vederti esalare l'ultimo respiro e vederti in quella bara..non potevo crederci.
Mi avevano detto di non venire quella sera perché stavi male ma io lo sapevo. Sapevo che sarebbe successo e ho deciso di restare fino alla fine al tuo fianco. Quando ci hai lasciati mi hai stretto la mano e mi hai guardata, poi hai guardato tutti gli altri e te ne sei andata.
Beh..devo dirti che è stata una bella botta. Penso che proprio queste siano le batoste della vita di cui si parla. Al tuo compleanno stavamo celebrando il tuo funerale e io avrei tanto voluto stare lì nella tua cucina a festeggiare, a bere brasilene che tu con tanta cura avresti messo in frigo per me. E invece non è stato così. E invece è andato tutto a rotoli.
Mi manchi tanto, oggi e sempre.
-gonetoosoon
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