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#IL PANE IL VINO E LA BELLEZZA
chiavedivoltatorino · 8 months
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Mons. Derio Olivero presenta la sua ultima opera " Il pane,il vino e la bellezza"
Alla Miniera Culturale in periferia il 20 Febbraio arriva Mons. Derio Olivero con il suo ultimo libro “IL PANE, IL VINO E LA BELLEZZA” un vescovo in cercadi complici”   Introdotto e intervistato da Ermis Segatti, della Facoltà’ Teologica di Torino nella sala di via Col di Lana 7,angolo via Chambery 46 a Torino. Sede della Cooperativa Sociale e Libreria LA ROSA BLU   Prenota alla mail…
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sciatu · 1 year
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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d-a-v-i-d-s-i-c · 6 months
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“…Sai è bello averti qui vicino a me in questo posto scelto casualmente, in questo locale in cui la gente con il suo vociferare riempie la stanza come musica di sottofondo e questo mormorio ritmico e ciclico sembra quasi una melodia rilassante, si lo trovo rilassante forse perché guardarti mi condiziona tutti gli organi di senso tra cui l’udito...
È bello scrutarti, guardarti, osservarti.. sembri una musa dipinta su tela che rende unica l’opera d’arte lasciandomi senza parole. Sei semplicemente fantastica: nella tua bellezza, nella tua semplicità e nella tua femminilità…
E’ bello averti qui ed anche se non siamo soli riesco con il pensiero ad isolarti dall’ambiente esterno. Mi piace estraniarti dal resto del mondo così posso viverti a pieno in questo tempo finito ma allo stesso tempo infinito perché insieme a te perdo la cognizione del tempo…
Mi piace dividere una fetta di pane per te, mi piace condividere un quartino di vino con te, mi piace fissarti negli occhi, mi piace parlare del più e mai del meno distogliendo lo sguardo di tanto in tanto cercando le tue mani, mani piccole dalle dita fredde che aspettano solo di essere riscaldate...
È bello pensare di volerti dare una carezza sul viso, di volerti dare un bacio piccolissimo ma volerlo riservare ad un momento di intimità mi fa capire quanto sei importante per me.. Quanto è importante il valore di aspettare, il valore di aspettarci, il valore di aspettarti… Non posso fare altro che essere tuo complice in questo perché con te l’attesa vale più di ogni forma di avventatezza che brucia le tappe e non lascia sostanza.. Tu per me non sei il vuoto ma sei pienezza ed io voglio viverti passo dopo passo senza fretta in tutta la sua magnifica incertezza…”
- David Sic
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viaggianteviaggi · 1 year
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Viaggio a Firenze alla Galleria degli Uffizi
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Un viaggio a Firenze in Toscana vale la pena se vuoi visitare una delle città più belle d'Italia. Un luogo ricco di storia, cultura ed arte... un'esperienza da fare almeno una volta nella vita.Ci sono molte ragioni per cui Firenze è una città da visitare. Per cominciare, è la culla del Rinascimento italiano che ebbe luogo tra il XIV e il XVI secolo. È anche sede di alcuni dei musei e delle gallerie più famosi al mondo, tra cui la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti.Quando visiti la Galleria degli Uffizi, puoi vedere la vasta collezione d'arte della Toscana. Opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo e Botticelli, tra gli altri. Questa galleria è uno scrigno di tesori per gli appassionati d'arte, che espone alcune delle opere d'arte più famose al mondo.Palazzo Pitti, invece, è un palazzo che un tempo era la dimora della potente famiglia dei Medici. Oggi è un museo che ha una vasta collezione di arte e manufatti del periodo rinascimentale. Vedrai dipinti, sculture e persino abiti.
Viaggio a Firenze nei musei d'arte
Un'altra attrazione imperdibile a Firenze è Ponte Vecchio, un bellissimo ponte che risale al XIV secolo. È il ponte più antico di Firenze e attraversa il fiume Arno, offrendo una vista mozzafiato sulla città. Il ponte ospita molte gioiellerie e boutique, dove è possibile acquistare alcuni dei migliori gioielli in argento e oro.Mentre sei a Firenze, semplicemente non puoi perdere l'opportunità di salire sulla cima del famoso Duomo di Firenze. Il duomo è noto anche come Cattedrale di Firenze. Questa magnifica struttura è uno dei monumenti più importanti della città ed offre viste mozzafiato di Firenze dall'alto.Se stai cercando di esplorare la città, ci sono molti altri luoghi da visitare, tra cui Piazza della Signoria, la Basilica di Santa Maria Novella e il Giardino di Boboli. Ognuno di questi luoghi è ricco di storia e cultura, il che li rende luoghi ideali da visitare per i turisti.
Una sorprendente collezione di capolavori dal Rinascimento all'arte moderna
Quando sei a Firenze, devi concederti la cucina locale. La città è nota per i suoi deliziosi piatti a base di carne e pasta, tra cui la famosa bistecca alla fiorentina. Altre imperdibili sono la ribollita, una zuppa a base di pane e verdure, e il Lampredotto, un tipo di panino alla trippa.Naturalmente, Firenze è nota anche per il suo vino. La città si trova nel cuore della Toscana, che è la capitale italiana del vino. Quando siete a Firenze, assicuratevi di provare alcuni dei famosi vini toscani, come il Chianti e il Brunello.In conclusione, Firenze è una delle città più famose d'Italia per un motivo. Con la sua ricca storia, cultura e arte, i visitatori possono essere facilmente travolti dalla bellezza della città. Dai musei e gallerie all'architettura e alla cucina, c'è qualcosa per tutti a Firenze.Hai visto Firenze? Visita allora altre località italiane interessanti. Read the full article
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ideeallarinfusa · 8 days
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Il mio Pollo alla Cacciatora
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Il pollo alla cacciatora è un vero e proprio inno alla cucina italiana, un piatto che, pur mantenendo un'anima semplice e genuina, si declina in mille sfumature a seconda della regione e della tradizione familiare. Nasce come piatto povero, un modo per valorizzare gli ingredienti di stagione e trasformare un semplice pollo in un banchetto di sapori.
La base è più o meno sempre la stessa: un classico trito di sedano, carota e cipolla, un soffritto che rilascia i suoi aromi in un tegame rovente. Ma è proprio qui che spesso iniziano le differenze: c'è chi preferisce un soffritto più deciso, con una quantità maggiore di verdure, chi invece predilige un fondo più delicato, per esaltare la carne.
Il pollo, tagliato a pezzi, viene rosolato nel soffritto fino a doratura, poi sfumato con un vino robusto, rosso o bianco a seconda dei gusti. Alcuni aggiungono una spruzzata di aceto balsamico per una nota agrodolce, altri preferiscono un tocco di liquore, come il marsala o il brandy.
Il sugo, ricco e corposo, viene completato con l'aggiunta dei pomodori, freschi o pelati, e insaporito con un bouquet di erbe aromatiche: rosmarino, salvia, alloro. Ma le varianti non finiscono qui.
Un piatto, mille sfumature Il Nord: In molte regioni del Nord Italia, il pollo alla cacciatora viene preparato con l'aggiunta di pancetta o lardo, per un gusto più ricco e saporito.
Il Centro: In Toscana, il pollo alla cacciatora è un classico della cucina contadina, spesso accompagnato da polenta o pane casereccio.
Il Sud: Nelle regioni meridionali, si trovano versioni più piccanti, con l'aggiunta di peperoncino fresco o peperoncino in polvere.
Le infinite varianti La fantasia in cucina non ha limiti. Oltre alle classiche olive e funghi, si possono aggiungere patatine, carciofi, oppure aromatizzare il sugo con zafferano o curry. Alcuni cuochi amano sfumare con la birra, mentre altri preferiscono un brodo vegetale.
Un piatto per tutti La bellezza del pollo alla cacciatora sta proprio nella sua versatilità. È un piatto che si adatta ad ogni occasione, dal pranzo della domenica alla cena tra amici. È facile da preparare, anche per chi non è un esperto ai fornelli, e si presta a infinite personalizzazioni.
In conclusione, il pollo alla cacciatora è molto più di una semplice ricetta. È un viaggio nei sapori d'Italia, un omaggio alla tradizione culinaria di un Paese ricco di storia e cultura.
Procedimento: Per preparare il pollo alla cacciatora sciacquate i pezzi di carne e asciugateli tamponandoli con carta da cucina. Metteteli in una casseruola con il burro, tre cucchiai d'olio e la cipolla affettata. Fateli rosolare bene per circa 15 minuti. Aggiungete quindi la polpa di pomodoro, la carota e il sedano tritati.
Mescolate bene, bagnate con un mestolino d'acqua calda e portate a bollore, quindi abbassate la fiamma, coprite e cuocete per altri 40-45 minuti o comunque fino a quando la carne è cotta e il sugo ristretto. Se si dovesse asciugare troppo, potete aggiungere pochissima acqua calda in cottura. Alla fine unite il sale e una macinata di pepe. Lasciate riposare il pollo alla cacciatora per una decina di minuti al caldo, quindi servite con una manciata di prezzemolo tritato.
Preparo il pollo: Lavo bene i pezzi di pollo e li tampono con carta assorbente. In una pentola capiente, sciolgo un po' di burro con dell'olio e rosolo i pezzi di pollo da tutti i lati finché non saranno ben dorati. Unisco la cipolla tritata e lascio appassire per qualche minuto.
Aggiungo il sugo: Verso la polpa di pomodoro e le verdure tritate (carota e sedano). Mescolo bene e sfumo con un mestolino di acqua calda. Copro la pentola e lascio cuocere a fuoco dolce per circa 40-45 minuti, o fino a quando il pollo sarà tenero e il sugo si sarà ristretto. Se si asciuga troppo, aggiungo un po' d'acqua calda.
Ultima rifinitura: Regolo di sale e pepe. Prima di servire, lascio riposare il pollo alla cacciatora per qualche minuto e guarnisco con prezzemolo tritato fresco.
(Immagine scaricata dalla rete, di proprietà dell'autore/proprietario)
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fullyouthdream · 4 months
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oggi ho sia pranzato che cenato, e credo di aver finalmente tranquillizzato mia madre, che giusto l'altro giorno continuava a fare commenti su quanto fossi magra.
avevo una paura fottuta che mi facesse salire sulla bilancia per mostrarle il mio peso, dato che alla sua domanda "quanto pesi?" le ho detto che l'ultima volta che mi sono pesata era stato un po' di tempo fa ed ero 54 kg (il che non è stata neanche esattamente una bugia).
faceva i paragoni tra me e lei, tra la nostra altezza e il nostro peso, e diceva che 54 kg sono troppo pochi dato che lei è più bassa di me e pesa 57 kg (ha un fisico robusto ma non grasso, direi che è la forma a rettangolo del suo corpo a svalutarla molto), e giuro mi sarei messa le mani nei capelli.
non è abituata a vedermi "magra", non mi ci ha mai vista, sono comunque stata normopeso tendente al sovrappeso per tutta la mia vita, tranne dalle elementari addietro dove ero semplicemente sovrappeso, quindi vedermi senza la pancia che pare al 6 mese di gravidanza l'ha spaventata non vedendomi mai con vestiti aderenti o troppo scoperti.
sarà stato semplicemente l'impatto, ma è sicuramente stato meglio mangiare oggi entrambe le volte davanti a lei (ho finito entrambi i piatti pur sforzandomi) piuttosto che vederla obbligarmi a sedermi a tavola quando tutto ciò che voglio è un caffè.
a pranzo ho mangiato una porzione di noodles in brodo a manzo della saikebon, mentre a cena ho mangiato due polipetti medi con sugo di pomodoro Rosina e una fetta di pane fritto spugnata al suo interno.
facendo un conto approssimativo poiché della cena non conoscevo minimamente la grammatura e l'olio per friggere il pane mi sembrava abbastanza, credo di aver assunto tra le 550 kcal e le 700 kcal.
mi sono pesata poco fa a stomaco ancora pieno e senza essere riuscita ad andare in bagno tutto il giorno purtroppo, sono 48,2 kg... levandoci i liquidi credo di stare semplicemente a 48 kg, poi domani vedrò se succede qualche miracolo, che magari il mio metabolismo apprezza, chissà.
spero mi si sgonfi almeno la pancia, che domani sera vorrei uscire e vestirmi in modo carino ora che me lo posso quasi permettere.
dalla settimana prossima poi andrò al mare, e devo assolutamente poter indossare i bikini!
mi mancano meno di 5 kg al mio ugw, sono a poco più di metà strada dato che ne ho persi già 5 in queste due settimane e mezza!
e poi ci sta anche il fatto che ho solo altre due lezioni di pilates davanti, quindi poi continuerò facendo sala, quindi watch me correre sul tapis roulant per un'ora intera, carina e sudata mentre brucio le mie calorie in eccesso inesistenti e sciolgo il mio grasso🤭
dai dai dai che ci sono, sono sul pezzo, sono in gioco al 100%.
avessi messo la testa a posto almeno una settimana prima, a quest'ora sarei stata almeno 2 kg più vicina al mio ugw T~T
ma vabbè, NON FA NIENTEEEEEEEE
queste vacanze partirò col fisico dei miei sogni, e in valigia solo abiti che lo mettano in mostra ad ogni ora del giorno.
questo ferragosto alla nottata ci andrò con solo un bikini e un pareo addosso, ricoperta di brillantini, treccine, un trucco accattivante, il corpo liscio e magro che attirerà anche lo sguardo invidioso della luna.
questo halloween non mi farò un vestito spaventoso per poter mascherare la bellezza di 56,5 kg sotto panni larghi, no, devo mettere la cosa più attillata del mondo ed essere la più attraente, fare invidia alla gente, essere l'ennesima donna che si veste in modo sexy ad halloween come fanno tutte le altre per quell'occasione, cosa che io non ho mai fatto per paura e vergogna.
questo natale sembrerò una vera bimba mentre scarterò i regali, per quanto piccola sembrerò dal mio fisico.
questo capodanno alla nottata sarò quella che si ubriacherà per aver fatto un solo sorso di vino e che verrà presa in braccio più volte da qualsiasi mio/a amico/a per quanto sembro leggera, solo per scoprire che io SONO leggera.
e ci arriverò a quel punto! mi ci vedo chiaramente, come una visione.
è semplicemente il mio destino, e la confidence non mi manca più.
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francyfan-bukowsky · 8 months
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il dramma della fine
Io sono, se va bene, il pensiero delicato di una mano delicata
che scioglie il cappio intrecciato, e quando
sotto l'amore dei fiori resto immobile,
mentre il ragno si abbevera dell'ora beffarda
rintocchi di campane livide dal bere,
lascia che una rana dica
che una voce è morta,
lascia che le bestie nello stomaco
e i giorni che hanno odiato tutto questo,
le mogli ostinate dal dolore imperturbabile,
progetti di una piccola tregua
tra Mexicali e Tampa;
pollastre svanite, sigarette fumate, pane affettato,
e affinché questo non sia preso per amaro dolore:
metti il ragno nel vino,
bussa sulle fragili tempie del teschio che conteneva il misero fulmine,
rendilo meno importante di un bacio traditore,
liberami per danzare
tu più che morta,
io sono l'urna per le tue ceneri,
io sono per te l'ultima boccata d'aria.
la cosa più immensa della bellezza
è scoprire che se ne è andata.
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Da: Sull'amore
Charles Buk🖤wski
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lamilanomagazine · 1 year
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Sagre, castelli e castagne: le esperienze d’Autunno nella Svizzera italiana
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Sagre, castelli e castagne: le esperienze d’Autunno nella Svizzera italiana. Anche se l’estate è giunta al termine non bisogna dimenticare che l’autunno ha in serbo fantastiche opportunità. Per accogliere la nuova stagione il Canton Ticino ha creato un ricco palinsesto che solleverà l’animo di grandi e piccini attraverso la riscoperta di storie, sapori e tradizioni di un’insospettabile Svizzera italiana. Il programma che vi proponiamo oggi avrà inizio questo week end e vi terrà compagnia fino alla metà di ottobre con sagre, mercatini e giornate culturali. Rispetto agli anni passati inoltre, varcare il confine svizzero sarà ancora più semplice. Dal 1° agosto 2023 su Vignetteswitzerland.com è disponibile la nuova versione digitale del famoso bollino autostradale che permette di viaggiare indisturbati su tutte le strade svizzere e attraversare alcuni dei più importanti trafori. 1. Festa d’Autunno di Lugano Il primo evento che vogliamo segnalarvi si terrà il week end dal 29 settembre al 1° ottobre, sulla splendida cornice del lago di Lugano. Le vie del centro città ospiteranno colorate bancarelle di ogni sorta: dalle classiche bancarelle gastronomiche degli alpigiani, al mercatino merceologico con prodotti di artigianato locale e, per gli amanti del vintage, ci sarà persino un mercatino con oggetti retrò e da collezionismo. Disseminati lungo le varie piazze invece attendono i grottini, le cantine dove degustare i vini e i piatti tipici ticinesi, come il formaggio d’Alpe Ticinese DOP/AOP stagionato 13 mesi e altre categorie di prodotti dall’artigianato, alla moda, al design, al turismo, il tutto Made in Ticino. Ma non è finita qui. Nelle giornate di sabato e domenica la Lugano Region offrirà delle visite guidate gratuite alla scoperta del centro città accompagnando i più curiosi da esperte guide locali. Solo nella giornata di domenica invece è prevista la sfilata dei trattori d’epoca, il concerto della Filarmonica di Lugano e per i più piccini il Ludobus, una ludoteca itinerante dove sperimentare con giocattoli di legno artigianali. 2. Sagra della castagna Bruzella Fra il lago di Lugano e il Lago di Como si trova la casa del re dell’autunno: la castagna. L’area geografica della Valle di Muggio è l’habitat perfetto per il castagno che qui è anche chiamato l’albero del pane, perché per secoli è stato l’alimento base della popolazione. I suoi frutti veniva usati per l’alimentazione, il suo legno per costruire case e recinzioni, le sue foglie per fare da letto agli animali nelle stalle. Con le castagne però si può ottenere molto di più e l’8 ottobre a Bruzella, il comune che quest’anno ospiterà la famosa sagra della castagna, dove oltre a fare incetta di prodotti derivati da questo alimento come: caldarroste, marmellate, birra, pasta, mobilio e addirittura prodotti di bellezza. In più sarà possibile imparare qualcosa di più sulle antiche tecniche di lavorazione della castagna, come le grà, le tipiche casette dove si facevano essiccare per ottenere la farina. 3. Rassegna d’Autunno di Bellinzona Sabato 14 e domenica 15 ottobre il centro storico di Bellinzona, ospiterà un ricco mercato gastronomico con i prodotti freschi del Canton Ticino. È proprio questo il periodo dell’anno in cui gli alpigiani scendono a valle portando con sé il bestiame e i saporiti formaggi di mucca, di capra delle Alpi confezionati durante i mesi estivi. Il protagonista di questo mercato autunnale è sicuramente il formaggio ma troverete anche: vino, miele, pane, cioccolato, castagne e salumi. Oltre ad avere l’occasione di conoscere e acquistare direttamente dai produttori locali a prezzi convenienti, ci saranno anche le immancabili degustazioni, come quella di vini. Per i più piccoli non temete, anche loro avranno modo di divertirsi al grande parco divertimenti allestito per l’occasione con raccontastorie, gonfiabili e trucca bimbi. Insomma, questo mercato autunnale è sicuramente un buon modo per accogliere la nuova stagione e un’occasione per provare nuovi sapori. 4. Giornata dei castelli svizzeri Da segnare sul calendario è anche l’8° edizione della giornata dei castelli svizzeri, un evento dedicato a grandi e piccini per riscoprire le antiche dimore di re, principesse e cavalieri. Il tema di quest’anno sarà “animali ed esseri mitologici” e i castelli aderenti all’iniziativa hanno già in serbo curiose attività ispirate all’argomento come: conferenze di cryptozoologia, presentazione di manuali di dragonologia e araldica medievale ma, anche cacce al tesoro, racconti, leggende e laboratori dove fabbricare maschere e trucchi ispirati ai più bizzarri animali fantastici. L’evento si terrà l’1 ottobre e per quanto riguarda il Canton Ticino aderiranno le tre fortezze di Bellinzona: il castello di Sasso Corbaro, Montebello e Castelgrande.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Andria: una città ricca di fascino
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Andria è una città di circa 100.000 abitanti situata nella Puglia settentrionale, a pochi chilometri dal confine con la Basilicata. La città ha una lunga storia che risale ai tempi dei Greci e dei Romani ed è stata al centro di molte vicende storiche: fu saccheggiata dai Goti, dai Longobardi, dai Saraceni e dai Normanni. Tuttavia, oggi Andria è soprattutto famosa per la sua architettura, la sua cultura e la sua bellezza naturale. La città è una meta turistica molto popolare, grazie alla sua ricchezza culturale e storica, alle sue tradizioni culinarie e ai suoi paesaggi mozzafiato. Uno dei principali punti di interesse di Andria è il Castello Svevo, uno dei più importanti castelli dell'Italia meridionale, che sorge nel centro storico della città. Costruito dai Normanni nel XII secolo, il castello fu ampliato e ristrutturato dai Svevi nel XIII secolo e successivamente utilizzato come prigione, caserma e magazzino. Oggi ospita il Museo Nazionale Archeologico della Civiltà Contadina, che espone reperti archeologici e oggetti di vita quotidiana della civiltà contadina della Puglia. Un altro luogo che non si può perdere è la Cattedrale di Santa Maria Assunta, una meravigliosa chiesa di stile romanico pugliese che fu costruita nel XII secolo e restaurata nel XVIII secolo. La cattedrale è famosa per il suo portale scolpito in pietra, le sue volte a crociera e il suo coro ligneo, che risale al XVIII secolo. Ma Andria non è solo storia e cultura, è anche una città che offre una vasta gamma di attività all'aria aperta e paesaggi naturali mozzafiato. La città si trova infatti ai piedi del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, un'area naturale protetta che copre un'area di 68.000 ettari e offre numerosi sentieri escursionistici per ammirare paesaggi mozzafiato e fauna selvatica. Inoltre, la città è circondata da campi di ulivi e vigneti che producono olio d'oliva e vino di alta qualità. La cucina pugliese è famosa in tutta Italia e il territorio di Andria non fa eccezione. Si può gustare la tipica burrata di Andria, un formaggio cremoso e delicato, e il pane di Altamura, un pane di grano duro prodotto nella vicina città di Altamura. Andria è anche famosa per la Fiera di Sant'Andrea, che si tiene ogni anno il 30 novembre, in coincidenza con la festa del santo patrono della città, Sant'Andrea Apostolo. La fiera è una delle più importanti della regione ed è caratterizzata dalla vendita di prodotti tipici locali, dall'artigianato e dalle attrazioni. Ma non solo storia e cultura: Andria offre anche una vita notturna animata, con molti bar e locali aperti fino a tarda notte. Tra i locali più famosi ci sono il Bizarre Bar, il Mexicali Club, il Bar Oasi e il Valery Cafè. Inoltre, la città ha una posizione strategica che permette di raggiungere facilmente altre celebri mete turistiche della Puglia, come Trani, Barletta, Bari e il Gargano. Read the full article
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pensaatestesso · 2 years
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"Innanzitutto buon 2023 agli anni che ho perso, a quelli che ho vissuto. Auguro buon anno alla curiosità dimenticata, allo stupore intorpidito, alla mancanza di passione, ma chiedo loro di non venirmi troppo appresso. Ringrazio il minuscolo seme che germoglia d’immenso, al ritmo intenso e largo delle stagioni. Auguro buon anno all’uomo che non sa più il suo nome, alla donna che non riconosce i suoi cari. A chi dialoga con creature lontane, restando immobile nel tempo e nello sguardo. Buoni anni a venire a chi non regge il passo, ma conosce bene il segreto della danza. Auguro buon anno a chi si prende cura dei sofferenti, dei diseredati, degli invisibili, dei tormentati. Auguri ai senza colpa: quelli che pagano a causa di un potere arrogante e pregano un Dio lontanissimo, per niente onnipotente. Buon anno a loro e agli abbandonati, ai persi, ai confusi, ai dispersi. Buon anno alle moltitudini. Buon anno alle solitudini. Buon anno ai libri usati, ai dischi ascoltati, alle corde che vibrano, ai tamburi che respirano. E alle persone che ascoltano la musica in silenzio. Buon anno ai girini, quelli che sognano nel lago delle lontre, quelli che nuotano nel mare accudente del ventre. E poi buon anno anche a chi ha sbagliato, soffocato dal senso di colpa, dallo stigma, dal passato. Buon anno alle labbra che tremano, alla goccia di vino squisito, al tiepido abbraccio che ci consola dal gelo, alla sacralità perduta del mito. Buon anno ai ragazzi e bambini di oggi e di domani: siate quel che siete, siate quello in cui credete, siate umani. Buon anno alla natura che ci nutre, ci ascolta, ci regala la bellezza del fiato, la fila delle formiche, il canto degli uccelli, il paradiso delle fatiche. Buon anno alle ribelli - in testa le curde e le iraniane - e a chi lotta per un sogno o per un pezzo di pane. E a quella parte di me che non ho ancora capito, auguro anni di pace con il mio nemico. Auguri al profondo sentire, al mio passo incerto, all’amore che non si sa più dire, al fianco scoperto, al cuore aperto. Non è che una scatola, piena, l’anno passato. Non è che una scatola, vuota, l’anno che viene. Care e cari, siate dei rompiscatole, vi farà bene, tanto bene. " Paolo Enrico Archetti Maestri
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francescosatanassi · 3 years
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A VOLTE FUNZIONA
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Ecco, ora vorrei essere lì, lungo il sentiero delle 52 gallerie mentre guardo il mondo che mi gira attorno. È stato un anno difficile (tutti gli anni sono difficili) ma anche positivo (tutti gli anni sono positivi). Ho ridotto la mia socialità quasi allo zero, con i pro e con i contro. Cosa resta? Restano WhatsApp e le serie TV e in fondo, spesso, va bene anche così. Restano pochi rapporti umani, veri, con chi ci sarà sempre, anche vedendosi ogni tre mesi. Restano tanti progetti che mai realizzerò. Resta una storia che vorrei raccontare da tanto tempo ma ancora non ne sono capace. Resta un anno emotivamente complesso, frammentato, deformato. Per la prima volta ho cercato di guardare avanti e non indietro: lavoriamo tutta la vita per poter comprare il cibo che dobbiamo assumere per poter vivere e poter pagare un tetto che ci tenga asciutti. Arriveremo infelici alla fine dei nostri giorni, pensando a quanto poco avesse senso fare bella figura con il capo, mettere da parte il denaro per un futuro, cercare l’anima gemella a tutti i costi. Pensata in questi termini, la vita non ha alcun valore. Il valore glielo da il vento quando ti fermi in cima alle montagne, o il mare che si confonde con il cielo, quando cerchi l’orizzonte e pensi che il mondo, in fondo, è una creazione bellissima. Glielo danno le poesie che rompono l’anima, i bicchieri di vino, i film che ci fanno piangere, la musica che ci fa arrabbiare, il profumo del pane sfornato, le scritte sui muri, l'azzurro limpido di metà gennaio, le rivoluzioni non riuscite, le foreste, le città, le biciclette. Nino Pedretti diceva Non ditemi che il mondo è brutto / ammalato, ridotto in merda. / Il mondo ha bisogno di bellezza / anche se ti urla il cuore /anche se ti strappano le dita. Aveva ragione. Per questo l’anno prossimo saremo di nuovo qui a lamentarci ma anche a godere delle piccole cose. E se abbiamo qualcosa di dire a una persona, diciamoglielo. Se le vogliamo bene, se l’amiamo, anche se l’odiamo: diciamoglielo. A volte funziona. Buon ultimi giorni dell’anno a tutte e a tutti.
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chiavedivoltatorino · 8 months
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susieporta · 2 years
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IL MONDO TI RIDA QUELLO CHE GLI FAI
Durante la mia giovinezza, quando arrivai a Parigi, 1953, per sopravvivere lavorai per quello che potevo: raccogliere nelle case i documenti dei giornali per venderli al chilo, durante l'inverno imballare supposte contro l'influenza o uscire a vendere disegni nelle terrazze dei caffè. Ho avuto l'opportunità di lavorare con un gruppo di musica folk latinoamericana "Los Guaranís" ballando danza e Carnavalito, travestito da indiano peruviano. Li ho accompagnati durante il loro tour in Grecia. Una notte, dopo lo spettacolo, mi si avvicinò un piccolo uomo grasso, con gli occhi ingombranti, elegante, con l'alito di vino bianco. Mi ha detto: "Mi presento, sono una reincarnazione di Esopo, e ho un messaggio per voi". Vedendomi ritirare, posseduto dalla paura di dover avere a che fare con un pazzo, mormorò: "Fai uno sforzo, giovanotto, ti porto un regalo. Guarda la tua sfiducia e ascolta un ex contadino... ” Il suo corpo sembrava distendersi, cambiò l'espressione del suo viso, la sua voce divenne rude ed emozionante:
"Lavoro la terra da quando sorge il sole fino al tramonto. I buoi che trascinano l'aratro conducono la stessa vita che soffro io. Ci consumiamo molto, mangiamo poco, facciamo fruttare una terra che non è nostra. Ho appena un momento libero, lo uso per estendere le reti, e così, di tanto in tanto, posso godere il sapore di una pernice.
Ieri ho avuto la sorpresa di vedere un'aquila prigioniera nella mia trappola. Che dignità di sguardo: era lì, decisa a non elemosinare, aspettando la morte, immutabile! Ho provato un tale rispetto per la sua bellezza che non sono riuscito a metterla in gabbia. L'ho liberata! Si è arrampicato come una freccia verso il centro del cielo ed è scomparso tra le nuvole. Confesso di essere stato invidioso!
Oggi come al solito mi sono seduto a masticare un pezzo di pane duro all'ombra di un vecchio muro. Ho visto un punto nero nel cielo che si avvicinava a me con velocità sospetta. Era l'aquila! Prima che potessi alzarmi, ha sparso gli artigli.
"Uccello maledetto, ingrato, sei venuto a cavarmi gli occhi! Mi è saltato addosso. Ho coperto il mio viso con le braccia. L'animale, gracchiando terrificalmente, si impossessò del fazzoletto che portava legato alla fronte e fuggì a terra, sollevando con il suo forte battito di polvere. A furia di questo furto, l'ho inseguito agitando il mio vincolo. Presto l'uccello vile e codardo lascia il fazzoletto. Mentre lo legavo di nuovo nella mia testa non smettevo di insultare: "Svergogna, traditore, ipocrita, non sei né nobile né coraggioso! Attacchi chi ti ha concesso la libertà! ”
Un rumore stronatore è venuto a tirarmi fuori dalla mia rabbia. Sono stato avvolto in una grande polvere. Il muro sulla cui ombra poggiavo era crollato! Se l'aquila non mi tirasse fuori da lì, sarei morto schiacciato! Certo, l'uccello non parlava la mia lingua e io ero incapace di capire la sua! Mi sono morso la lingua, rosso per la vergogna. Mi stava aiutando e io, per ignoranza, avevo maledetto il mio benefattore”.
Finita la sua storia, lo strano signore è tornato ad essere se stesso. Mormorò: "Il mondo ti restituisce quello che gli fai", si inchino e se n'è andato.
Alejandro Jodorowsky
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sciatu · 3 years
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TURISTI IN SICILIA
Quegli esseri strani che arrivano curiosi e straniti, affascinati, delusi, persi tra i mercati, disorientati nelle immense spiagge, storditi dal barocco nelle chiese, bivaccati nei bar o presso le fontane, tra i tavolini o seduti sui gradini di chiese o di case. Quegli esseri vestiti in modo strano, ora mezzi nudi ora con calzettoni e mocassini neri sotto i bermuda come se agosto fosse per loro inverno, questi inaspettati ospiti che fotografano, osservano, assaggiano, chiedono, fotografano ancora ed ancora ogni piccolo particolare, investigano, domandano curiosi o cercano in libri che sembrano bibbie la spiegazione di quanto sta davanti a loro.
Questi alieni, raggruppati o isolati, disorientati, incerti tranne che ai tavoli dei ristoranti dove ordinano, mangiano, bevono come se non ci fosse un domani e contenti tornano la sera nelle loro stanze in alberghi economici respirando a pieni polmoni l’aria fine della notte.
Quei disarmati invasori che non capiscono la differenza tra “arancino” e l’”arancina”, meravigliati per il pane ca meusa, stupiti dei templi, dei teatri, dell’immondizia, sedotti dalla granita, innamorati perdutamente del cannolo (il dolce). Queste vittime innocenti del dialetto, dell’ironia siciliana, del caos ordinato metropolitano, delle strade rovinate, dei tramonti affascinanti, dei panorami incredibili, del vino, dei dolci e degli sguardi vogliosi e delle voglie inattese.
Questi pellegrini erranti, che scoprono la forza di Dio in un vulcano, la bellezza della vita in un bicchiere, l’estasi in un cucchiaio di cassata, che si sentono Ulisse ed un re normanno, che ci sentono chiamare cugini i nordafricani, amici i malavitosi, sbirri la legge e che nei loro vocabolari sul cellulare non leggono cosa vuole dire “Vossia”, “baciamoli mani”, “Pacchiu”,“Sticchiu” e l’eterno intercalari di “minchia” e “minchiuni”.
Questi esseri strani che se ne vanno incazzati, delusi, felici, straniati, arrabbiati, innamorati di questa isola insolita, da cui scappano e in cui vorrebbero sempre tornare, che ricordano, che odiano e che rimpiangono.
Those strange beings who arrive curious and bewildered, fascinated, disappointed, lost in the markets, bewildered in the immense beaches, stunned by the baroque in churches, bivouacked in bars or by fountains, among tables or sitting on the steps of churches or houses. Those beings dressed in a strange way, now half naked, now with black socks and moccasins under the Bermuda shorts as if August were their winter, these unexpected guests who photograph, observe, taste, ask, photograph again and again every little detail, investigate, ask curious or looking in books that look like Bibles for an explanation of what lies ahead of them.
These aliens, grouped or isolated, disoriented, uncertain except at the tables of the restaurants where they order, eat, drink as if there was no tomorrow and happy they return in the evening to their rooms in cheap hotels, breathing deeply the air of the night. .
Those unarmed invaders who do not understand the difference between "arancino" and "arancina", amazed by the "meusa" bread, amazed by the temples, theaters, garbage, seduced by the granita, madly in love with cannoli (the dessert). These innocent victims of the dialect, of Sicilian irony, of metropolitan ordered chaos, of ruined streets, of fascinating sunsets, of incredible views, of wine, sweets and eager looks and unexpected cravings.
These wandering pilgrims, who discover the strength of God in a volcano, the beauty of life in a glass, the ecstasy in a spoonful of cassata, who feel like Ulysses and a Norman king, who hear us call "cousins" the North Africans people, "friends" the criminals, "pig" the law and who do not read in their vocabularies on their mobile phones what "Vossia", "baciamu li mani", "Pacchiu", "Sticchiu" means and the eternal interlayers of "minchia" and "minchiuni" mean.
These strange beings who leave pissed off, disappointed, happy, alienated, angry, in love with this unusual island, from which they run away and to which they always want to return, which they remember, which they hate and regret.
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vefa321 · 4 years
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13 ottobre 2020
Mentre tutti vogliono dimenticare, mi fermo un istante a ricordare...
Ottobre e l'autunno sono anche questo... una finestra sulla nostalgia, non per forza imbastita di tristezza, anche solo due tende di lino bianco sporco che ne hanno viste tante...
Era ieri di tanti anni fa, ero più giovane e senza il peso dell'età che bussa sulle spalle come un vecchio amico che non hai visto passare, ma lui non si è dimenticato di te anzi ha più memoria, più rughe e sempre meno tempo... sempre.
Era un altro ottobre dal profumo di mosto, del sole su Roma, delle sagre nei castelli, dei pensieri spensierati, dei capelli spettinati, lunghi ed arruffati, dei jeans a vita alta, delle magliette cartoline di posti visitati, dei rullini da sviluppare, delle prime domeniche al cinema dopo l'estate.
Non avevo ancora i bambini, e spesso ci capitava di addormentarci sul divano come due vecchietti con il plaid sulle gambe.
Era una stagione della nostra vita ricca di primavere, colorata e scanzonata, di gite fuori porta, di fine settimana accocolati a casa, di giovani vecchi dall'animo casalingo.
Era un altro tempo, il primo di tanti altri che sono passati insieme agli anni, alle nuove rughe, a questo tempo che non vorremo ricordare, ma che avrà scritto un'altra pagina di noi.
Era e sarà sempre una finestra spalancata sotto al vento colorato, le vetrofanie di foglie ruggine ed i raggi di sole caldi come una carezza sul viso mentre la pelle cerca rifugio tra le sue braccia, sempre.
Anche ora è ottobre e se mi fermo a guardarlo, è sempre la bellezza di un dipinto nuovo, di un pittore pazzo che pennella ogni cosa, che macchia anche l'aria, che disegna anche il silenzio, che scolpisce anche il vento.
E mentre mi ero fermata, si è mosso e commosso anche il cielo, piove come si piange senza tristezza... Di emozioni ritrovate e forse mai perse.
Ottobre avrà anche quest'anno il suo vino novello, l'olio spremuto a freddo, il pane caldo...
Le caldarroste, le zuppe calde, le voglie buone, i giorni si e quelli no.
@vefa321
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Mio nonno diceva che, se una donna beve vino, sa anche raccogliere l’uva, diceva spesso che, nella carne delle donne,
c’è tutta la saggezza del cibo;
che se le donne non ridono, c’è qualcosa che non va.
Pace all’anima sua, si dice così?
Che quando le donne crescono figli, sono la madonnina che è venuta a trovarci;
tra una briscola e un tressette, diceva (calando l’asso nella manica) che le donne quando non giocano, sicuramente hanno qualcos’altro di più importante da fare,
ma fidati che se giocano vincono loro, che le donne mentre fanno l’amore ti presentano sempre la verità e la verità per una donna non è cosa da poco.
Poi si andava nell’orto, tra fiori di zucca e radicchi, che una donna però,
è più un giardino, è una pianta che ascolta le sue stagioni, che una donna che cerca qualcosa lo trova;
magari ci mette una vita, ma alla fine in qualche maniera, riesce sempre a vivere.
Mio nonno diceva di corteggiare senza volgarità le donne, un complimento gentile è una carezza gradita, che però, quando trovi quella che ti trema nello stomaco, devi dedicarti soltanto a lei, devi combattere con e per lei, devi essere causa ed effetto, affetti e cause, devi essere uomo
con la UOMO maiuscola;
no, non basta la lettera U,
con la donna che ami devi dare tutto te stesso, sempre.
Poi, ogni tanto, nel buio delle serate
estive, si andava al campo per guardare le stelle, sono i desideri delle donne a luccicare così, le stelle cadono soltanto per loro, che noi dobbiamo prendere un cesto di vimini (come quello che usa la nonna) e provare a raccogliere tutta questa bellezza sparsa nell’universo;
le donne sono un mondo da scoprire ogni giorno e ogni giorno sanno regalarci un mondo.
Poi, tra un cuscino di cotone che profumava di lavanda e una coperta di lana fatta a mano (perché di sera qui in campagna fa sempre fresco) mio nonno raccontava che le favole suggeriscono il finale, ma la magia di una donna ti racconterà qualcosa di te che non sai.
Nella buona e nella cattiva sorte, partigiani e biciclette, in pace e in guerra, pane e crema di latte, in salute e in malattia, non so se giusto o sbagliato:
tanto (diceva mio nonno)
è da una donna
che sei
nato.
(Gianluca Nadalini)
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