#Guardie della Rivoluzione
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Israele Attacca Basi Militari in Iran: Tre Ore di Raid e il Silenzio di Teheran
Un'escalation di tensioni tra Israele e Iran, ma Teheran annuncia che non risponderà agli attacchi.
Un’escalation di tensioni tra Israele e Iran, ma Teheran annuncia che non risponderà agli attacchi. L’articolo de Il Fatto Quotidiano descrive in dettaglio un raid di tre ore condotto dalle Israel Defense Forces (IDF) contro strutture militari iraniane, durante il quale sono stati colpiti impianti di produzione missilistica, basi missilistiche e sistemi di difesa aerea. Secondo fonti arabe e…
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#ansa
Molti iraniani hanno trascorso notti nella paura.
Credono certo e imminente un massiccio attacco dopo che l'Iran ha lanciato 200 missili per Nasrallah. In una rara manifestazione di dissenso, moltissime persone si sono affacciate alle finestre e hanno scandito slogan contro il governo e la guida suprema Ali Khamenei.
Dopo lo scarso sostegno popolare all'Iran le Guardie della rivoluzione hanno annunciato che chiunque pubblichi post contro l'Iran o a sostegno di Israele verrà severamente punito.
Intanto in Italia ITALIEBANI & Giornali falliti li sostengono.
Alessandro di Battista arrivò al parlamento attraverso i famosi videocasting, unico titolo di cui si ha notizia è in discipline dello spettacolo,
ma con una specialità: l'Odio.
Infatti pochi sanno odiare quanto lui. Vive girando il mondo a spese di un giornale che sprofonda in passivi catastrofici ma non fallisce come il cittadino, ma che trova i soldi per mantenerlo nei suoi viaggi, dove l odiatore seriale trova delle simpatie. Non odia infatti le dittature, che stima, non odia l'Islamismo violento,omofobo, nemico delle donne, non odia il terrorismo di Hezbollah, anzi li loda; non odia l'Odio per gli ebrei, i cristiani e gli "infedeli". Definisce "terrorista" l'attacco ai cercapersone con cui i tettoristi coordinavano gli attacchi! Insomma di Battista vive d'odio ma solo se anti occidentale. Chissà perché non si fa stipendiate da Hamas o forse si?
Un panorama informativo inquinato dalla pigrizia, passivo di fronte all’integralismo e perfino al terrorismo. Un paese di Influecer non di politici.
P.S
ABSPP Onlus (Associazione benefica di solidarietà con il Popolo palestinese) ha il conto corrente bloccato perché sospetta di aver finanziato soggetti nelle black list delle banche europee
Eppure negli anni aveva avuto contatti con diversi politici tra cui Orfini, Boldrini e Fratoianni. Ma è Di Battista il loro rivoluzionario di riferimento...
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Prese
La primavera del 1789 in Francia fu meteorologicamente disastrosa: freddo fino a maggio, grandinate e piogge fortissime ridussero i campi in miseria. Il prezzo del pane raddoppiò e in tutta la Francia serpeggiava il sinistro sentore di carestia. Luigi XVI deve ricorrere al sostegno di Jacques Necker, politico ed economista svizzero, come ministro dell’economia. In primis, per cercare di arginare il malcontento popolare che mal digeriva lo sfarzo di corte a Versailles. Il suo principale tentativo è quello di ottenere la ripartizione egualitaria delle tasse. Le classi borghesi e popolari, riunite nel "Terzo Stato”, sono i ceti che soffrono maggiormente il peso tributario. Il 5 maggio 1789 viene indetta l’Assemblea degli Stati Generali. Sono passati ben 175 anni dall’ultima volta. Il “Terzo Stato” ha la maggioranza numerica di deputati, ma il suffragio si svolgerà non per voto pro capite, bensì per ordine sociale, soluzione quest’ultima che avvantaggerebbe l’alleanza fra clero e nobiltà. Ma il 20 giugno del 1789, il “Terzo Stato”, insieme ad una piccola percentuale di esponenti degli altri due ceti, decide di radunarsi a parte per costituire “L’Assemblea dei deputati della Nazione”. La loro autoproclamazione è di fatto un affronto al Re in persona. La soluzione politica che Luigi XVI aveva affidato al ministro Necker, è ormai irrealizzabile. La nuova Assemblea si ritira nella sala dedicata al gioco della palla corda, per proclamare un giuramento solenne. La destituzione del ministro delle Finanze Jaques Necker, da parte del sovrano Luigi XVI, è per Parigi la prova inconfutabile della congiura aristocratica, il segno della bancarotta e della controrivoluzione. Così la mattina del 14 luglio 1789 la popolazione parigina insorge, riversandosi nelle strade con una bandiera tricolore: nasce la drapeau française. Il rosso e il blu simboleggiano Parigi, il bianco è il colore della dinastia borbonica. Quella mattina settemila insorti attaccano l’armeria de l’Hotel Des Invalides. Il bottino è di quasi trentamila fucili e diversi cannoni, ma della polvere da sparo nessuna traccia. Il popolo però sa dove trovarla: a Saint Antoine, nel centro della città, dove sorge la fortezza della Bastiglia. Prende avvio l’assedio di questo tetro carcere, simbolo dell’Ancien Régime, costruito sotto il regno di Carlo V, che detiene al momento dell’insurrezione solo sette prigionieri: quattro falsari, il Conte di Solages e due folli. Annientata l’ultima resistenza delle guardie del comandante De Launay, la Bastiglia è presto conquistata da migliaia di rivoltosi. Luigi XVI, sconvolto, decide di riassumere il ministro Jacques Necker e spera in una tregua, ma la protesta è ormai dilagata nelle maggiori città del paese e non solo. Le notizie che giungono da Parigi, unite all’insostenibile condizione determinata da più di un decennio di recessione, spingono alla ribellione. A dare adito all’insurrezione è la rabbia accumulata, la carestia e la disperazione della popolazione francese. Con la presa della Bastiglia e il martirio dei parigini uccisi per la libertà, si accende la prima scintilla della Rivoluzione, un colpo violento che sarà il primo di una lunga serie. Da quel 14 luglio 1789, la rivolta, divenuta rivoluzione, ha trionfato sul potere assoluto, delineando le sorti di una Nazione. E, per la Francia così come per tutti i popoli dell’Europa, niente sarà più come prima.
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“ Un amico sacerdote mi domandò pochi giorni or sono le mie impressioni sul Concilio Ecumenico. Senza esitare gli dissi che ne avevo una: molto ferma. E cioè che i RR.PP. [Reverendi Padri] che s'eran radunati per decidere tante riforme mi parevano aver avuto poca fiducia nella loro Casa. Ora guardando storicamente le cose, la Chiesa cattolica ha passato momenti assai più brutti del presente, ed anzi mi pare che non sia stata tanto in cima alle speranze umane, alla stima degli avversari, al rispetto dei dissidenti, come oggi, e direi anzi come da quando perse il Potere Temporale; sicché non dispero che un giorno o l'altro verrà un Papa che raccomanderà preghiere di ringraziamento a Dio per quella fortunatissima data del XX Settembre. « Come, come?... », disse il mio amico e sacerdote. Proprio così, gli risposi; basta che si ricordi che cos'era la Chiesa verso il Mille, e che cos'era nel secolo XVI, e che cos'era poco prima e poco dopo la Rivoluzione francese. Nel Medio Evo spesso ridotta a feudo dei baroni che dominavano i colli intorno a Roma, nel Cinquecento corrotta nella Curia, nel Papato, e quasi prossima a diventare (se il sogno di Machiavelli si fosse trasformato in realtà) il dominio ereditario della Casa dei Borgia, e nel Settecento boccheggiante per mancanza di fede nel clero superiore ed in quello inferiore pronto a spergiurare (con venticinquemila preti apostati in Francia). Rilegga il Gregorovius (il mio amico è un uomo dotto) e guardi la descrizione dei costumi ecclesiastici nelle Memorie del Casanova. E si ricordi che soltanto da poco tempo è stato proibito dal Pontefice che un cardinale si faccia interprete in conclave dei desideri del suo principe e ponga quindi un veto alla elezione di un suo collega che a quel principe non piaccia... La Chiesa oggi è libera: ossia potente.
La Chiesa, continuai, oggi è più numerosa, più universale, più rispettata; il clero molto più onesto; la resistenza che ha offerto nei Paesi oltre cortina alle persecuzioni ed in Asia ed Africa è molto più notevole (anche se vi siano casi di disobbedienza o apostasia) di quella offerta durante la Riforma o la Rivoluzione francese. Lo so che c'è meno gente che va in chiesa di prima; ho letto molte inchieste di riviste o di giornali e del clero minore stesso che mostrano che nell'Italia del Nord non va alla Messa che il quindici o venti per cento della popolazione delle parrocchie, e nell'Italia del Sud si tocca appena il cinquanta o sessanta per cento, e per di più non sono giovani uomini, ma ragazzi, o donne, o vecchi; e che i parroci non posson esser troppo esigenti nella fede di chi fa battezzare i figli, o di chi si sposa, o di chi muore, se no dovrebbero escluderne molti dai sacramenti. È vero anche che le vocazioni diventano sempre più scarse. Però se più scarse, sono più serie, e nulla di male se si vedranno meno contadini nei seminari, che ci andavan principalmente per sottrarsi alla vita della vanga. E, le ondate di miscredenza sono meno pericolose delle raffiche di separazione, come al tempo della Riforma protestante. “
Giuseppe Prezzolini, Cristo e/o Machiavelli. Assaggi sopra il pessimismo cristiano di sant'Agostino e il pessimismo naturalistico di Machiavelli, introduzione di Quirino Principe, Rusconi Editore, 1971¹; pp. 132-134.
#letture#leggere#citazioni#saggistica#XX settembre#libri#Giuseppe Prezzolini#cattolicesimo#Chiesa cattolica#Italiani#Cristo e/o Machiavelli#Quirino Principe#Gregorovius#papa#intellettuali del '900#Papato#Casanova#Concilio Vaticano II#Agostino d'Ippona#Potere Temporale#pessimismo#progresso#libertà di religione#sacramenti#Controriforma#Giovanni XXIII#Niccolò Machiavelli#saggi#anticlericalismo#libertà di culto
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"Tra il 2007 e il 2008 Facebook fa il boom, milioni di iscritti in tutto il mondo lo rendono una realtà, anzi LA realtà. (...) Dov’è il network se ognuno di noi si rifugia in comunità scollegate le une dalle altre? Il Social Network riesce a imporsi come rete principale di socialità virtuale attraverso un paradosso: non fornisce un’arena ma crea un individuo. Il profilo è il colpo di genio dei Social Network che Zuckerberg si ritrova per le mani “naturalmente”, ispirandosi all’album di foto del suo college. (...) Qui entra in gioco l’ultimo fattore della rivoluzione operata da Facebook, quello decisivo: l’Identità. Il nuovo assoluto che Facebook introduce nella cultura internet della metà degli anni zero è la richiesta – più o meno mandatoria – di registrarsi con la propria identità reale: il tuo nome, il tuo cognome, la tua faccia. (...) Rete, profilo e identità, dicevamo. Dall’interazione di questi tre elementi emerge il paradigma del Social Network moderno e la conseguente mutazione antropologica che ha prodotto nelle nostre vite. In cosa consiste questa mutazione? Dovessi dirlo con una sola, lapidaria affermazione: siamo diventati tutti famosi. (...) Nell’architettura del Social Network interagiamo come un uno che si rivolge a molti, a un numero imprecisato di ascoltatori, diversi dei quali neppure conosciamo. È la struttura del palcoscenico. Pensateci, quante volte fuori dai social network vi siete trovati a vivere un’interazione simile dalla parte del palcoscenico? Per la stragrande maggioranza dei viventi, dall’età della pietra al 2004, era una situazione che poteva non verificarsi mai oppure solo occasionalmente: la recita scolastica, la presentazione ai colleghi d’ufficio, la poesia di Natale. Oggi ci troviamo a vivere questa interazione ogni giorno, più volte al giorno, ogni volta che “postiamo qualcosa”. Solo una ristrettissima cerchia di individui viveva con costanza questo tipo di interazione alienata e alienante, le chiamavamo figure pubbliche o V.I.P. (...) Il rapporto è verticale, da qualunque punto lo si guardi."
Alessandro Lolli
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la grande rivoluzione culturale proletaria
Alla fine del 1966 le Guardie Rosse hanno oramai le redini dello stato animate dall’obiettivo di perseguitare tutti coloro che prima del 1949 erano stati proprietari terrieri o membri del Partito Nazionalista Cinese. E’ scontato precisare che questo processo di epurazione colpisce in maniera diretta anche persone innocenti, che divengono vittime di soprusi e umiliazioni pubbliche. Il numero di persone perseguitate o imprigionate si aggira intorno ai 30 milioni mentre il numero delle vittime si crede appena inferiore a 1.5 milioni (Walder e Su, 2003). Tra questi non sono da dimenticare le persecuzioni verso Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, i quali sono allontanati dal partito, in quanto definiti capitalisti. Liu Shaoqi viene imprigionato nel 1968 e continuamente percosso in pubblico nello stesso anno. L’umiliazione dell’ex presidente della Repubblica Popolare Cinese non finisce qui, malgrado il diabete e la polmonite, le cure gli vengono negate dalle Guardie Rosse, causandone la morte nel 1969 (Bai, 2014). Anche Deng Xiaoping viene prima di tutto umiliato pubblicamente, dovendo confessare i propri peccati di capitalista di fronte ad una folla di studenti inferocita.
Come diretta conseguenza degli atti del padre, Deng Pufang viene imprigionato dalle Guardie Rosse per poi essere torturato e gettato dal terzo piano di uno degli edifici dell’Università di Pechino.
Negatogli l’accesso in ospedale per le cure urgenti richieste dall’incidente, Deng Pufang rimane paralizzato a vita (Stewart, 2001), a causa della direzione capitalista attribuita a Deng Xiaoping.
la storia che i compagni prof. si sono guardati bene dall'insegnare.
lammerda.
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Iran ha colpito 14 navi israeliane in rappresaglia agli attacchi alle sue petroliere
Iran ha colpito 14 navi israeliane in rappresaglia agli attacchi alle sue petroliere
a cura della Redazione 09-09-2024 Iran – Il maggiore generale Hossein Salami, comandante in capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), ha dichiarato che l’Iran ha colpito più di una dozzina di navi israeliane in risposta agli attacchi del regime alle petroliere iraniane in acque internazionali. “Gli israeliani hanno preso di mira 14 delle nostre navi per fermare le nostre…
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Ucciso il capo di Hamas, Ismail Haniyeh: il raid nella sua residenza a Teheran. Chi era: sposato, 13 figli, aveva 62 anni Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. L'attacco in cui è stato ucciso Ismail Haniyeh è avvenuto alle 2 di notte di Teheran. Lo ha riferito la rete saudita 'Al-Arabiya. Haniyeh è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas «è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie del corpo sono stati martirizzati». Il missile guidato Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, alcune fonti hanno dichiarato che l'uccisione di Ismail Haniyeh, capo dell'ufficio politico di Hamas, è stata effettuata con un missile guidato diretto verso il luogo in cui risiedeva a Teheran. Il missile ha colpito il bersaglio alle 2 del mattino, ora locale. Israele attacca Beirut, si apre il secondo fronte. La minaccia di Hezbollah: «Entreremo in Galilea» Chi era Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l'asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Da giovane aveva studiato all'istituto al-Azhar e si era laureato in letteratura araba all'Università islamica di Gaza. Nel 1983 aderì al Blocco Studentesco Islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988: Nel 1992 è stato nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza: Inoltre è sfuggito a vari attentati. Nel 1993 è tornato a Gaza diventando preside nell'Università Islamica. La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di Primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne - tra Abu Mazen e Hamas - fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all'inizio dell'anno. Le indagini Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno dichiarato che «stanno indagando sull'incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh e annunceranno i risultati dell'indagine in seguito». L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh in Iran rappresenta una grave escalation che non raggiungerà i suoi obiettivi, ha dichiarato il funzionario della fazione islamica Sami Abu Zuhri, citato dai media israeliani. «L'assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio». Lo ha detto, riferito dai media, Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas in una delle prime dichiarazioni.
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Ti sveglia piano, ti accompagna dal giorno alla notte: apri gli occhi, è l'amore a privarti del sonno. E lui è come un ventaglio che fa fresco, petali che si dischiudono e sbocciano, nell'intensità della vita: piangi per quanto è bella, per quanto la ami. Hai imparato tante cose, e una di queste è che l'amore è una rivoluzione che parte dagli occhi: si illuminano quando guardi la persona che ami, il cuore batte forte e lo senti, ma sai quando lo provi? Quando ti si chiudono le porte in faccia e allora ti sforzi e trovi i tuoi passi, trovi la tua strada e lo avverti nel vento che di botto ti scosta i capelli e gentilmente te lo fa vedere, quindi corri per sbranartelo e impari a sbranarlo quando sei da solo. Perché sei caduto così tante volte che, sei stanco di trovare mani che non assomigliano alle tue e che per appigliarsi e appigliarsi ti graffiano e lasciano un segno: alcune volte per stare meglio devi lasciare andare con tutto te stesso la vecchia immagine di te e di chi ti sta a cuore, scoprirai che è l'amore ad averti cambiato, ma non per lui, non per lei, per te stesso. E ti accorgerai, che non ti aspetta, che corre veloce, che molti di noi ne hanno paura, molti di noi lo fuggono per paura degli occhi dolci che si sciolgono, di capirlo ascoltando canzoni. Molti di noi dicono che è come una nevicata su dolci e bianche margherite: è pesante, è opprimente, è qualcosa che ti ruba le gambe, le mani e ti fa scarabbocchiare tramite carboncini e carezze, è qualcosa che lascia un vuoto, pesante come singhiozzi e solitudine ma, al tempo stesso, è qualcosa di tangibile, dove metti tutto te stesso e allora scopri che il tuo cuore e il tuo corpo danzando al chiaro di luna, come soldatini di legno, l'amore e la vita è in caricamento in corso secondo questa, è quella rarità che si concedono i fiori prima di diventare tali: semi spaccati. Per farti capire sono quel girasole che cerca la sua luce e non la luce, ma posso averla? O sarò spenta dal mondo come mozziconi di sigaretta? L'amore, saprò mai cos'è l'amore anche se lo cerco dentro me? Ho così tanta rabbia per i tempi andati da voler sia sbattere porte in faccia a chi non mi capisce, che sbuffare e sollevare un ciuffo bruno perché non posso fare niente con gli altri e la persona che sono, però so che l'amore ti rende migliore, ti rende una persona nuova, una persona che si ama e si fa il regalo di scoprire la vita, si fa il regalo di restare viva, e dio, vorrei fosse facile ma non lo è così tanto da voler dispensare parole, pareri, consigli, abbracci, affetto, disegnare quello che il mondo porta dentro. Scegliere l'amore, tu creatura che puoi vivere fallo, per me, scegli l'amore ogni volta che non ti scelgono, scegli l'amore ogni volta che sbagli e ti odi o ti incolpi, quando qualcosa va storto scegli l'amore, quando il mondo ti fa meravigliare scegli l'amore per essere amore, se avessi potuto avrei scelto l'amore, ma continua a sceglierlo, e ben presto sarai ciò che cerchi intensamente, specie se leggi le mie parole, sarai amore, come lo sono io per le carezze e le mani strette di mia nonna nei giorni di pioggia e ora sono tua. -Tua, Jetaime
Old but gold. E ancora oggi mi chiedo cosa sia davvero l'amore.
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Israele, il ministro degli Esteri Katz: fermiamo l'Iran e i suoi missili | E posta un'immagine del Colosseo come possibile bersaglio
“Il mondo deve designare l’IRGC (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) come organizzazione terroristica e sanzionare il programma iraniano di missili balistici, prima che sia troppo tardi”, si legge ancora, mentre una foto del Colosseo, ipotetico bersaglio di Teheran, fa da cornice alla frase: “Missili iraniani in arrivo in una città vicino a te. Fermiamo l’Iran prima che sia…
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Da Giuseppe S. amico di FB: Sono un incallito fumatore da quando avevo quindici anni e riconosco che l'abitudine è pessima e auto-distruttiva.
Purtroppo la mia forza di volontà non è così forte da consentirmi di smettere, né, d'altra parte, i vizi così tanti da consentirmi di abbandonare quei pochissimi che ho a cuor leggero.
Sapete come si dice a Napoli, no ? "Chi poc' ten', car' ten' ", chi ha poco, quel poco se lo tiene stretto.
Io non vado a mignotte, non ho amanti, né mantenute, né concubine, non me ne vado in giro la sera per fatti miei, non faccio vacanze né viaggetti di piacere, al sabato sera non vado in locali a far baldoria o feste, né esco durante la settimana, non vado a ballare da quando avevo 18 anni (c'è anche chi, alla mia veneranda età, lo fa ancora), non faccio vita mondana e non mi drogo (alla mia età, sarei anche ridicolo se avessi questo, di vizio).
Io sono un tipo casa, studio (mi interesso di tutto e di più) e lavoro (non posso dire Chiesa, purtroppo per la mia anima).
Insomma, DU' PALLE COSI'.
E fumo, punto.
Ora, combattere questa abitudine malsana in maniera RAGIONEVOLE, da parte di uno Stato , è un conto.
Il NEO-PROIBIZIONISMO ottuso ed IDEOLOGICO, ne è un altro.
Mi pare chiaro che le sigarette non debbano essere vendute ai minori, ad esempio. Chiaro e giusto, sacrosanto.
Mi pare chiaro anche che chi fuma , pure all'aperto, dovrebbe avere l'accortezza di non farlo a due metri da uno sconosciuto che il fumo non lo tollera e non c'è bisogno di leggi, si chiama educazione.
PROIBIRE il fumo tout court, invece, per strada, magari in un luogo isolato mentre uno sta per cazzi propri, o farlo anche in quelle aree che , finora, in determinati luoghi, ai "fumatori" erano destinate, ecco, quello è un provvedimento INTOLLERABILE e LIBERTICIDA fine a se' stesso, degno delle GUARDIE MAOISTE o DI QUELLE DELLA RIVOLUZIONE ISLAMICA in IRAN.
Per l'appunto, TORINO, è una delle città, in Italia, governate da questa fottutissima gente di merda.
Per la quale non basterebbe fumare una intera stecca di sigarette in piena faccia, per puro sfregio del cazzo.
Ma ci vorrebbe il rogo, con un bel fumo non di tabacco, ma d'arrosto di carne umana di comunista idiota. ================================================ In foto sono io che con astio e amarezza ho smesso di fumare da pochi mesi.
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Masih Alinejad
https://www.unadonnalgiorno.it/masih-alinejad/
Le parole significano: perché sono una donna, fiorisco attraverso le mie ferite.
Masih Alinejad è l’attivista iraniana col fiore tra i capelli.
Esiliata dal 2009, è la donna più temuta dalla teocrazia al potere in Iran e tra le attiviste femministe più seguite al mondo.
La sua campagna contro la dittatura degli Allatoyah, Ali Khamenei, guida suprema del paese, ha emesso una fatwa nei suoi confronti, comprensiva di taglia.
Insignita con vari premi internazionali per il suo attivismo, in marzo 2023 è stata inserita nella lista delle dodici donne dell’anno scelte da Time per “l’impatto significativo sulle loro comunità“.
Nata col nome di Masoumeh Alinejad-Ghomi a Qomi Kola, l’11 settembre 1976, è una giornalista e scrittrice. Produce e presenta il VOA Persian Service, è corrispondente per Radio Farda, collabora per la televisione Manoto e per IranWire.
Dissidente sin da giovanissima, nel 1994 è stata arrestata per aver prodotto volantini critici nei confronti del governo.
Ha iniziato la sua carriera nella stampa nel 2001, è stata anche giornalista parlamentare fino a quando, nel 2005, è stata allontanata perché aveva sbugiardato i ministri che affermavano di aver subito tagli salariali mentre, in realtà, ricevevano considerevoli somme di denaro come bonus per qualsiasi cosa, dall’adempimento dei doveri religiosi all’inizio del nuovo anno.
Nel 2008, ha scritto un pezzo molto critico su un quotidiano in cui paragonava i seguaci di Mahmoud Ahmadinejad a delfini affamati che emettono suoni e si rendono ridicoli per afferrare un boccone di cibo dal loro addestratore. Il direttore del giornale è stato costretto a scusarsi pubblicamente e prenderne le distanze.
Dal 2009 è andata a vivere in Inghilterra, in quell’estate, mentre era negli Stati Uniti per un’intervista a Barack Obama che non è riuscita a fare, ha partecipato alle proteste contro il governo iraniano e tenuto un celebre discorso a San Francisco, dove, rivolgendosi alle autorità iraniane, diceva: “Abbiamo tremato per trent’anni, adesso tocca a voi” un atto considerato una tempesta d’aria fresca.
Si è laureata in Comunicazione, Media e Cultura presso la Oxford Brookes University.
Nel 2014, ha aperto la pagina Facebook My Stealthy Freedom, seguita da centinaia di migliaia di persone in cui invitava le donne iraniane a pubblicare foto di se stesse senza hijab.
Nel 2015, il Summit di Ginevra per i diritti umani e la democrazia, le ha conferito il Women’s Rights Award per “aver dato voce a chi non ha voce e risvegliato la coscienza dell’umanità per sostenere la lotta delle donne iraniane per i diritti umani fondamentali, la libertà e uguaglianza“.
Ha pubblicato quattro libri in persiano e nel 2018 è uscito, in lingua inglese, The Wind in My Hair tradotto anche in italiano col titolo Il vento fra i capelli. La mia lotta per la libertà nel moderno Iran, che tratta del suo viaggio da un minuscolo villaggio nel nord dell’Iran per diventare giornalista e la creazione della campagna social che ha scatenato un movimento di protesta a livello nazionale. The New York Times l’ha definito un vivido ritratto dell’Iran moderno scritto con una schietta onestà, caratteristica della vita e della scrittura di Masih Alinejad.
Nel 2022 è uscito il docufilm biografico Be My Voice ed è stata insignita del Moral Courage Award dell’American Jewish Committee per aver parlato senza paura a sostegno del popolo iraniano oppresso dal governo.
La sua famiglia d’origine, rimasta in Iran, sua madre che non vede dal 2009, hanno subito persecuzioni e ritorsioni. Ella stessa è stata oggetto di un rapimento sventato nel 2021 e il Dipartimento di Giustizia Usa ha affermato che c’è stata una cospirazione per assassinarla.
Ha partecipato alla marcia a Bruxelles che ha visto 30.000 persone chiedere all’Europa di inserire l’Irgc, i Pasdaran e il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, nella lista delle organizzazioni terroristiche europee, cosa già avvenuta negli Stati Uniti.
Masih Alinejad è diventata un’icona per la sua chioma riccia e “provocante” sempre fermata da un fiore, prendendo apertamente posizione contro il regime sui social network e in ogni occasione pubblica.
Attualmente, vive con il marito e il figlio negli Stati Uniti in un rifugio segreto dell’Fbi.
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[…]
Le Guardie Rosse saccheggiarono templi e tombe, comprese quelle della dinastia reale e il tempio di Confucio, bruciarono libri nelle strade, assalirono case e uccisero un numero imprecisato di persone (si parla di centinaia di migliaia) accusate di portare avanti i valori capitalisti. La loro azione violenta si concentrò tra il 1966 e l’estate del 1968, quando le fazioni e la caotica organizzazione interna le resero difficilmente controllabili nelle loro violenze, e Mao decise che era arrivato il momento di fermarle. È a questo punto della storia che intervenne il mango.
Per sedare le Guardie Rosse, Mao cominciò a inviare nelle università e nelle fabbriche squadre di operai armate di libretti rossi, che in sostanza avevano il compito di far capire che il leader voleva che fosse ristabilito l’ordine: il messaggio era che dopo le violenze dovesse realmente cominciare l’era del potere agli operai. L’evento più emblematico di questa fase si ebbe nell’agosto del 1968 all’Università di Tsinghua a Pechino, dove Mao inviò 30mila operai: inizialmente furono attaccati dagli studenti delle Guardie Rosse, alcuni di loro furono uccisi e centinaia feriti, ma infine riuscirono nel loro intento, anche grazie al sostegno dell’esercito del partito.
Per ringraziare gli operai del loro lavoro, Mao gli fece inviare in dono una cassa con circa 40 manghi, un po’ per caso: nei giorni precedenti era arrivata in Cina una delegazione del governo pachistano, guidata dal ministro degli Esteri, che per omaggiare Mao si era presentata con quella cassa di manghi. La stranezza di quei frutti, che nessuno degli operai aveva mai visto prima, suscitò enorme curiosità e fascino.
La storica dell’arte Alfreda Murck, in un saggio che racconta il ruolo dei manghi nella Rivoluzione culturale, ha scritto che «i lavoratori stavano in piedi tutta la notte per contemplarli, odorarli, accarezzarli». Cominciarono poi a discutere di cosa farne: era un regalo del leader Mao e andava maneggiato con una certa cura. Molti decisero di conservarli, invece che mangiarli, e alcuni vennero messi persino sotto formalina, una sostanza conservante, per evitare che deperissero.
Insieme ai manghi Mao aveva inviato agli operai un breve testo con quella che veniva definita una “alta direttiva”, in cui comunicava che da quel momento in poi la classe operaia avrebbe dovuto esercitare la leadership in tutto. I manghi divennero così in breve tempo più che semplici frutti: gli operai li percepivano come una manifestazione della volontà di Mao, e cominciarono a venerarli.
Alcuni sostengono che a Mao i manghi non piacessero, e che anche per questo avesse deciso di usarli come “regalo riciclato”: in Cina però la pratica di regalare a qualcun altro un regalo che si è ricevuto – piuttosto malvista nei paesi occidentali – è percepita come molto generosa, e tradizionalmente nobilita sia chi ha riusato il regalo sia chi lo riceve. Questo contribuì a renderli ancora più venerati: non rappresentavano semplicemente la volontà di Mao, ma anche la sua rinuncia a un dono per dare il potere agli operai.
È probabile che nelle intenzioni iniziali di Mao non ci fosse affatto quella di produrre un culto intorno ai manghi, ma quando capì che stava succedendo cominciò a sfruttarlo a suo favore: inviò manghi come regali alle fabbriche di tutta la Cina, accompagnati da messaggi che inneggiavano al potere operaio e da ammonimenti affinché venissero trattati con un certo riguardo.
Chi li mangiava ne faceva poi riproduzioni in cera, che divennero comunissime ovunque e venivano diffuse dagli stessi operai a chi ancora non ne aveva. Alcuni presero l’abitudine di far bollire in acqua le bucce di mango, una volta che il frutto era marcito, e di trattare come una sorta di “brodo sacro” la bevanda che ne veniva fuori: la medicina cinese prevede spesso ingredienti bolliti, perciò non ci volle molto prima che a quella bevanda venissero attribuite proprietà curative e rinvigorenti.
I manghi erano ovunque: venivano esposti in teche di vetro e disegnati su oggetti di qualsiasi tipo. Il governo organizzava visite obbligatorie per gli operai alle mostre sui manghi e si diffuse una celebre poesia popolare che celebrava il “mango d’oro”, visto come un’emanazione del presidente: «Vedere quel mango d’oro/era come vedere il grande leader presidente Mao. Stare accanto a quel mango d’oro/era come stare accanto al presidente Mao!».
Alcuni hanno citato il fatto che nella mitologia cinese ci siano diversi frutti sacri come possibile spiegazione dell’isteria collettiva per il mango, anche se è davvero difficile capire quanti e quali fattori abbiano davvero contribuito alla diffusione del culto. Da un certo momento in poi però chi andava contro il culto del mango e sosteneva che fosse un frutto normale veniva severamente punito, e in alcuni casi anche ucciso.
Dopo circa un anno e mezzo, per ragioni difficili da individuare, la venerazione per il mango semplicemente si affievolì quasi all’improvviso, e il frutto sparì anche dalla propaganda ufficiale, forse perché Mao capì che la stagione in cui sfruttare a suo vantaggio quella situazione si era esaurita. Per chi visse in quegli anni però il mango è ancora oggi uno dei simboli della Rivoluzione culturale di Mao.
Anche i manghi di cera, così diffusi in quel periodo, negli anni sono pian piano spariti, perlopiù usati come candele da chi li aveva in casa. I cimeli dell’epoca che raffigurano manghi oggi non sono più molto comuni, ma si possono ancora ritrovare in certi mercatini delle pulci in Cina.
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6 Novembre 6 a Mashaad, Iran, gente ha dato fuoco a un grande cartellone installato dalle Guardie della Rivoluzione Islamica a supporto del terrorismo di Hamas contro Israele.
Come sempre è la necessità quella che aguzza l'ingegno: tempi duri generano uomini tosti, tempi merdina producono checche isteriche.
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Today on November 6 in Mashaad, Iran, Iranians set billboards on fire which had been put up by the IRGC terrorists supporting Hamas terrorism against Israel.
These billboards are also located very close to Khamenei’s palace.
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Iran presenta missile ipersonico “Fattah 2”
Iran presenta missile ipersonico “Fattah 2”
a cura della Redazione 23/11/2023 Iran – Durante la visita del leader supremo della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, alla mostra della forza aerospaziale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), è stato presentato il missile ipersonico “Fattah 2” di fabbricazione iraniana. La mostra, tenutasi presso l’Università di scienza e tecnologia aerospaziale di…
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