#Gruppo Abele
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Don Luigi Ciotti e Gregorio Porcaro a Novi Ligure: Un Incontro per la Legalità e la Giustizia Sociale
Due giornate di impegno civile con Don Luigi Ciotti e Gregorio Porcaro: eventi dedicati ai giovani e al valore della lotta alla criminalità organizzata
Due giornate di impegno civile con Don Luigi Ciotti e Gregorio Porcaro: eventi dedicati ai giovani e al valore della lotta alla criminalità organizzata. Il prossimo 12 novembre 2024, la Biblioteca Civica del Centro Comunale di Cultura “G. Capurro” di Novi Ligure ospiterà un evento straordinario per la promozione della legalità. Alle ore 20:45, Gregorio Porcaro, amico e testimone del coraggio di…
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massimogilardi · 1 year ago
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Vincent Feugere des Forts (1825-1889), scultore francese
Opera: La morte di Abel
Materiale : Marmo
Musée d'Orsay (Parigi)
Discepolo di François-Joseph Heim e dello scultore Jehan Du Seigneur, debuttò nella Sala del 1849 presentò lì il gesso del Denier de la veuve, il cui marmo espose nel 1852
Nel 1853 ha scolpito due bassorilievi raffiguranti San Juan e San Mathieu, per la cappella dell'ospedale Lariboisière di Parigi, e ha realizzato il gruppo Calvario per la cappella del Calvario nella chiesa di Saint-Jacques-Saint-Christophe a la Villette. Ha trionfato nel Salone del 1864 presentando il gesso del suo Abel morto (una copia a Chartres, Musée des Beaux-Arts), per il quale ha ricevuto una medaglia, prima di presentare il marmo nel Salone del 1866 (Parigi, Musée d'Orsay).
Una fonderia di bronzo dell'Abel si trovava alla fine del XIX secolo nello Château des Forts, vicino ad Illiers. (Eure-et-Loir). Ha vinto di nuovo medaglie nei saloni del 1865 e del 1867 (per il gesso e poi il marmo della sua Chevrier)
L'OPERA :
Rende omaggio ad Abel, protagonista assoluto, che appare sdraiato a terra, immobile. Darei l'impressione che si tratti di un giovane che sta dormendo se non fosse per la ferita che si può vedere sulla sua fronte, che traduce che si è verificato un atto violento.
Secondo la Bibbia, Caino e Abele erano figli di Adamo ed Eva. Caino era il fratello maggiore. Sono cresciuti insieme, Abele si dedicò al pascolo mentre Caino all'agricoltura. Un giorno fanno un'offerta a Dio: Caino dà i prodotti della terra e Abele dà alcuni dei primi neonati del suo gregge. Dio accetta l'offerta di Abele, ma non quella di Caino. Pieno di grande rabbia e gelosia Caino uccide Abele. E' il primo omicidio della storia.
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ross-nekochan · 2 years ago
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Oggi anche se era Natale, era pure domenica per cui sono uscita a fare la mia solita passeggiata, in cui do sfogo massimo a pensieri di ogni tipo. Erano le 15 passate, pochissime auto in giro e si sentivano ancora i piatti che si muovevano dalle cucine.
Ho letto di molti anche qui che sono tornati dalle proprie famiglie facendo viaggi della speranza per festeggiare Natale assieme. E lo capisco, perché l'ho fatto anche io per vari anni e forse dovrò farlo ancora in futuro. Addirittura un Natale l'ho passato in un paese dove non esiste per niente, se non come festa commerciale come se fosse una sorta di Carnevale/Halloween diverso, e la sensazione che si prova in questi casi è davvero deprimente.
Tuttavia quest'anno, come spesso mi è capitato, non sono riuscita a fare a meno di pensare agli aspetti negativi della faccenda. Sentiamo forte l'esigenza di unirci in famiglia, ma che cosa rappresenta veramente? L'ho già detto, ma io trovo falso questo concetto. Anzi, i familiari sono sempre più spesso le persone da cui devi aspettarti le più grosse inculate della tua vita. Ma quale famiglia? Ma quale serenità e convivialità?
Lo sappiamo benissimo che è tutta una farsa e lo dimostrano i continui post su Instagram sulle domande di merda dei parenti a cui tutti vorremmo rispondere:"ma perché non ti fai i cazzi tuoi?", eppure non ce la facciamo proprio ad estrometterci, a mandare veramente a fanculo questi consanguinei falsi e opportunisti, preferendo soffrire momenti di merda pur di farne parte o perché ci sentiamo costretti dalle circostanze.
Ma se la nazione è un costrutto sociale, come può la famiglia, che è una nazione in piccolissimo, non essere la stessa cosa? Cosa cambia nella relazione tra familiari e non familiari? Il sangue? E cosa cambia il sangue se ci sono madri e padri che ripudiano i propri figli e se persino nella Bibbia abbiamo Caino e Abele? La famiglia è solo l'ennesima farsa a cui spesso non vogliamo rinunciare perché abbiamo bisogno di sentirci parte di un gruppo e sentirci in qualche modo amati, desiderati. In sostanza, lo facciamo per noi stessi, prendendoci per il culo da soli.
Ed è inutile che nonni, genitori e zii sventolino la carta del "ai miei tempi non era così, ci si voleva bene e la famiglia era un valore". Cazzate. Il valore della famiglia non è mai esistito e se prima c'era questa parvenza è perché il vero valore perseguito era quello della rispettabilità sociale. Era una vergogna, piuttosto, non prendere parte a queste farse e non aver niente da raccontare alla domanda "dove sei andato a Natale?". Se c'erano screzi, in base alla tua posizione della scacchiera, eri condannato a ingoiare il boccone o ad avere la ragione dalla tua parte. Sei un uomo che ha messo le corna a tua moglie? Ebbene, lei ti perdona per "il bene della famiglia". Sei il figlio più piccolo e i tuoi genitori ti hanno lasciato un cazzo dell'eredità? Ebbene, se arrivato dopo, i primi hanno sempre la meglio quindi zitto. Ovviamente c'era chi zitto non si stava e quei pochi coraggiosi anche in passato hanno diviso famiglie. Ma ovviamente a guardare indietro si fa presto a coprire i ricordi della solita patina d'oro.
Eppure non riusciamo a non fare parte della recita. Non riusciamo a rimanere soli, perché la solitudine è spesso un fardello pesante in situazioni del genere, dove la compagnia sembra dover essere di default. L'ho vissuto, lo so. Però allo stesso tempo non posso non essere rivoltata da questo disgustoso spettacolo che si ripete puntualmente ogni anno, sempre peggio del precendente.
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paoloferrario · 3 days ago
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Dipendenza da gioco e altre dipendenze comportamentali, bibliografia a cura del Centro Studi Gruppo Abele
Dipendenza da gioco e altre dipendenze comportamentali | Centro Studi Gruppo Abele
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newsnoshonline · 8 months ago
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cosa ottengono queste uscite di gruppo? Dimissioni in risposta a cambiamenti editoriali: il caso della rivista Sintassi All’inizio di marzo, i redattori di Sintassi hanno annunciato le proprie dimissioni pubblicamente, in risposta alle modifiche imposte dall’editore Wiley. Klaus Abels e Suzanne Flynn hanno dichiarato che la situazione era diventata insostenibile, affermando che le nuove misure adottate non soddisfacevano più le esigenze della comunità linguistica. Wiley assicura la continuazione della pubblicazione Nonostante le dimissioni dei redattori, Wiley ha dichiarato di proseguire nella pubblicazione e nell’investimento su Sintassi. Il vicepresidente per lo sviluppo editoriale, Allyn Molina, ha affermato che le modifiche apportate sono volte a garantire una pubblicazione
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vorticimagazine · 1 year ago
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Storie di ragazze che non volevano essere belle
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Scegliamo di parlarvi di una guerra invisibile. Si tratta di una guerra interiore, umana, con il proprio corpo. Due psichiatri da sempre attenti all’aspetto umano della psichiatria e della medicina, Ugo Zamburru e Angela Spalatro, hanno analizzato i disturbi del comportamento alimentare, raccontati attraverso le testimonianze di giovani donne che ne sono uscite. Si tratta di un'analisi accurata.
Storie di ragazze che non volevano essere belle (Edizioni Gruppo Abele), questo è il titolo del libro, focalizzato sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (chiamati inizialmente DCA, “disturbi dei comportamenti alimentari”, sigla che poi è rimasta), che sono malattie psichiatriche complesse, caratterizzate da pensieri patologici e ossessivi legati all’immagine corporea e al cibo.
Questi pensieri alterano in modo significativo e disfunzionale il comportamento alimentare delle persone, mettendo a rischio la loro salute e, se non trattati, possono essere fatali. In Italia soffrono di disturbi alimentari circa 3 milioni di persone e il numero dei nuovi casi ogni anno si aggira attorno ai 30.000 soggetti. Tali numeri sono in tutta evidenza impressionanti. “Per noi occorre sostituire ai numeri, che sono freddi, le storie delle persone. E lo facciamo per una ragione precisa: i disturbi alimentari hanno il loro nodo nella complicata gestione delle emozioni, e le storie delle persone altro non sono che la casa delle loro emozioni” Queste sono le parole degli psichiatri Ugo Zamburru e Angela Spalatro, nell'introduzione del libro. Il saggio esplora in profondità la vita delle persone, attraverso dodici testimonianze, vere e drammatiche, di donne che hanno vinto la loro battaglia contro i disturbi dell’alimentazione. Il punto di vista è interno – le ragazze che raccontano sé stesse e le loro storie – ma anche esterno, con il commento di due psichiatri che da sempre hanno fatto propria l’eredità di Franco Basaglia: la relazione di cura non è solo l’incontro di due biologie, ma di due universi, sfaccettati e diversificati. Bisogna incontrare le persone che i sintomi nascondono: solo così si può instaurare una relazione che sia pienamente trasformativa. Il libro "Storie di ragazze che non volevano essere belle" è strutturato in tre parti Nella prima parte, “Percorsi di ricerca di senso: le storie” le testimonianze raccolte e commentate da Ugo Zamburru e Angela Spalatro trascinano il lettore nella vita delle ragazze e del loro contesto sociale e familiare. Solo incontrando una persona e la sua storia si può aprire uno squarcio di consapevolezza: “Abbiamo anche la speranza di coinvolgervi perché nessun problema può essere delegato unicamente agli specialisti”. La seconda parte, “Piccolo sguardo sui disturbi”, racchiude un breve compendio sugli aspetti chiave utili a comprendere il fenomeno dei DCA e il ruolo di scuola, famiglie e società nella loro prevenzione. L’ultima parte, intitolata “A chi rivolgersi”, è invece una raccolta di risorse utili per orientarsi su cosa fare in caso di disturbi dell’alimentazione: dove andare, quali professionisti contattare e a quali associazioni e realtà chiedere aiuto. Storie di ragazze che non volevano essere belle è un libro che illumina, fa chiarezza e fornisce strumenti per capire una piccola, piccola parte dell'immenso caleidoscopio che è la persona. La scheda completa di Google Libri: infografica completa, book & e-book shop... Gli autori
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Angela Spalatro è psichiatra e PhD in Neuroscienze. Lavora in ambito comunitario, dove oggi sperimenta in prima persona la ricerca intesa come reciprocità nella relazione con le persone portatrici di sofferenza psichica.
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Ugo Zamburru è psichiatra e già presidente di Arci Torino. Inventore e animatore per oltre dieci anni del Caffè Basaglia di Torino. Per Edizioni Gruppo Abele ha scritto, ancora insieme ad Angela Spalatro, Piccolo manuale di sopravvivenza in psichiatria (2021). Licenza di copertina: da 51581 da PixabayLinks di approfondimento: Accedi alla rubrica Libri Consigliati di Vortici Magazine Read the full article
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Don Ciotti ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Isola d'Asti
Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera don Luigi Ciotti ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Isola d’Asti.     Il sacerdote – ricordano dall’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Micheal Vitello – “è legato al paese astigiano da una longeva amicizia” ed è stato a Isola d’Asti in diverse occasioni.     La cerimonia di conferimento è avvenuta sabato 9 settembre nella Sala…
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gaetaniu · 1 year ago
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Gli astrofisici confermano la galassia più debole mai vista nell'universo primordiale
Immagine NIRCam in falsi colori dell’ammasso Abell 2744. Un gruppo di ricerca internazionale guidato da astrofisici dell’UCLA ha confermato l’esistenza della galassia più debole mai vista nell’universo primordiale. La galassia, chiamata JD1, è una delle più lontane identificate finora ed è tipica del tipo di galassie che hanno bruciato la nebbia di atomi di idrogeno lasciata dal Big Bang,…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Le tecnologie analysis per il progetto di Polizia di Stato e Sapienza
"Nei panni di Caino per capire e difendere le ragioni di Abele" è il progetto presentato da Polizia di Stato e Sapienza Università di Roma che utilizza tecnologie analysis di Almawave per portare nelle scuole l'educazione alla legalità. Tecnologie analysis, cosa sono? Le tecnologie d'analisi si riferiscono a una serie di strumenti, tecniche e metodologie utilizzate per analizzare e interpretare i dati. Queste tecnologie consentono di ottenere informazioni dettagliate su una vasta gamma di dati, come ad esempio dati finanziari, dati di mercato, dati biologici, dati ambientali e molti altri. Le tecnologie d'analisi includono una varietà di strumenti software come i sistemi di business intelligence (BI), i software di data mining e di analisi dei dati, gli strumenti di visualizzazione dei dati, i software di intelligenza artificiale (AI) e di apprendimento automatico (machine learning), le tecniche di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) e molte altre. La storia di Almawave con le parole di Valeria Sandei, Amministratore Delegato di Almawave Passiamo, ora, a raccontare quella che è la storia di oggi. Tramite le parole di Valeria Sandei, Amministratore Delegato di Almawave andremo alla scoperta dell'azienda e del nuovo progetto che sta prendendo forma con la Polizia di Stato: Cos'è Almawave? Almawave S.p.A, azienda del Gruppo Almaviva, è una società italiana leader nell’Intelligenza Artificiale e nell’analisi del linguaggio naturale scritto e parlato. Almawave dispone di tecnologie proprietarie all’avanguardia e servizi applicati per concretizzare il potenziale dell’AI nell’evoluzione digitale di aziende e pubbliche amministrazioni Come nasce il progetto? L’iniziativa, a forte valenza innovativa, nasce dalla collaborazione tra la Polizia di Stato e Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Psicologia, in qualità di partner progettuale, ed ha come obiettivo principale la diffusione e l’educazione alla legalità tra i giovani mediante il ricorso a nuove modalità di formazione e condivisione in ambito scolastico. Il progetto, finanziato all’interno del PON Legalità 2014-2020, è visto come una sorta di “pronto intervento cyber” e ha lo scopo di rendere i giovani consapevoli dei rischi del web attraverso l’uso della realtà virtuale, per promuovere una cultura della Sicurezza e della Legalità in Rete. In cosa consiste? In particolare, sono stati realizzati 12 scenari virtuali immersivi riproducenti situazioni di illegalità - utilizzati nelle scuole delle Regioni PON con il supporto degli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni ed esperti psicologi - che saranno “vissuti” con specifici visori di ultima generazione capaci di stimolare reazioni profonde e tali da far comprendere, anche sotto l’aspetto emotivo, il vero senso della diffusione della legalità.         Destinatari del progetto sono giovani tra i 14 e i 17 anni appartenenti alle aree maggiormente a rischio di dispersione scolastica. Cinque i territori regionali coinvolti, cioè Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia per circa 750 alunni di 80 scuole Secondarie di secondo grado complessive. Qual è la sua mission? La mission del progetto - la cui unicità risiede nella ricerca scientifica e nella forte innovazione - è quella di valorizzare l’uso dell’alta tecnologia al fine di educare alla legalità ed esporre i ragazzi a meccanismi empatici attraverso la realtà virtuale. Un percorso emotivo molto coinvolgente che li metterà di fronte a scenari differenti da affrontare.  Read the full article
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enkeynetwork · 2 years ago
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luigiottani · 2 years ago
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Edizioni Gruppo Abele Ph. Luigi Ottani
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tarditardi · 2 years ago
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23 e 24/11 "Tutti insieme possiamo" allo Spazio Teatro No'hma - Milano
Primo appuntamento del Premio Internazionale dedicato a Teresa Pomodoro: mercoledì 23 e 24 giovedì novembre allo Spazio Teatro No'hma - Milano è di scena Los pàjaros negros de 2020 della compagnia cubana La Franja Teatral.
Sarà Cuba ad aprire la XIV edizione del Premio Internazionale "Il Teatro Nudo" di Teresa Pomodoro al mercoledì 23 e giovedì 24 novembre, come sempre alle 21, gli artisti de La Franja Teatral, da L'Avana, porteranno a No'hma lo spettacolo Los pàjaros negros de 2020. Gruppo transdisciplinare con sede a Cuba, La Franja Teatral riunisce artisti di varie discipline sotto la direzione della famosa regista e drammaturga Agnieska Hernández Díaz, per dare vita a progetti di teatro documentario che integrano arte, performance, danza, musica dal vivo, canto e arti visive. 
Dopo la Cerimonia di Premiazione della XIII edizione, tenutasi lo scorso 3 novembre e conclusasi con la vittoria della compagnia cubana Impulso Teatro, diretta dal compianto regista e intellettuale Alexis Días de Villegas, il nuovo ciclo di spettacoli internazionali sarà inaugurato da un altro lavoro proveniente da L'Avana; una scelta di programmazione motivata anche dalla volontà di rendere omaggio al Paese di origine di de Villegas, che è scomparso proprio pochi mesi dopo l'esibizione a Milano con la sua compagnia. 
Los pajaros negros de 2020 (Gli uccelli neri del 2020) è una pièce multidisciplinare interpretata da un cast corale; la trama interseca diversi piani temporali, muovendosi tra la contemporaneità della pandemia e del movimento Black Lives Matter e la Hollywood anni '30 di Shirley Temple e del ballerino afroamericano Bill Robinson. Proprio sulla storia di questo iconico duo, uno dei più discussi di tutti i tempi, sta lavorando una coppia di innamorati dei nostri giorni, per realizzare un musical. Pur nella distanza temporale, sono diversi i punti di contatto che, drammaticamente, sembrano emergere tra il razzismo e i pregiudizi di quell'epoca e quella attuale.
Quello di mercoledì 23 e giovedì 24 novembre è solo il primo della lunga serie di appuntamenti che, tappa dopo tappa, tracceranno un nuovo itinerario attraverso realtà artistiche provenienti da tutto il mondo, all'interno di una rassegna che è diventata con il tempo la più prestigiosa fra quelle organizzate dal Teatro No'hma. Nel corso delle sue tredici edizioni, il Premio Internazionale è progressivamente cresciuto in termini di risonanza, raggiungendo numeri sempre più considerevoli: dal 2009 ad oggi si contano 52 Paesi partecipanti e 134 spettacoli per un totale di 71.000 spettatori, che grazie allo streaming e all'Onlife sono sparsi in tutto il pianeta. Un palco grande quanto il mondo, per una platea che non conosce confini.
Los pájaros negros de 2020
Regia e drammaturgia 
Agnieska Hernández Díaz
Cast 
Lulú Piñera 
Leodanis Sánchez Parlay  
Pedro Rojas 
Amelia Fernàndez 
Alejandra De Jesús Rodriguez 
Leyssy O' Farrill 
Coreografie: Carlos Morales
Musiche: Pedro Rojas/Leyssy O´Farrill
Scenografia: Abel Barreto
Proiezioni: Pedro Rojas
Foto: Yass Valdés
Produzione: Agnieska Hernández Díaz
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paoloferrario · 3 days ago
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Dipendenza da sostanze, libri segnalati dal Centro Studi Gruppo Abele
http://centrostudi.gruppoabele.org/?page_id=2502&fbclid=IwY2xjawGWwENleHRuA2FlbQIxMAABHemqHL2aOp8hqEsVTIFGG4J-UA6Z5XnhClJx73ruGcV88LfRtMkergwE4A_aem_pSF6ivb0WVY61KJgMHadsw
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Verona: Dal 10 al 18 giugno la grande festa di 'Golosine 37136'
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Verona: Dal 10 al 18 giugno la grande festa di 'Golosine 37136'. Dal 10 al 18 giugno la grande festa di ‘Golosine 37136’, della parrocchia di Santa Maria Assunta, torna ad animare l’estate veronese con un ricco programma di appuntamenti. Tutti gli eventi sono ad accesso libero e gratuito. Via Caccia e il quartiere di Golosine, per nove serate di eventi, sono pronte ad accogliere una delle manifestazioni popolari più amate della città. “Un appuntamento atteso che siamo lieti di sostenere come Amministrazione – ha dichiarato l’assessore al Decentramento Federico Benini –. Una manifestazione che rappresenta un’occasione importante di ritrovo e socialità per il quartiere e non solo, conosciuta ed apprezzata da tatti i cittadini veronesi, che invitiamo a partecipare numerosi ai tanti eventi in programma”. Si inaugura sabato 10 giugno, alle 21.30, con un omaggio a Fabrizio De Andrè proposto dalla band romagnola Khorakhané, che arriva dalla zona alluvionata di Forlì, e si concluderà domenica 18, sempre alle 21.30, con Ivana Spagna, che canterà i suoi più grandi successi e si racconterà dialogando con la giornalista veronese Elisabetta Gallina. Domenica 11 giugno, a partire dalle 21.30, toccherà ai funky show dei September Groove animare la festa. Lunedì 12, saranno invece i musicisti veronesi Sbibu ed Enrico Terragnoli a guidare una grande serata di palco aperto ai musicisti nati o residenti in quartiere. Sabato 17, per la prima volta a Golosine 37136, sarà dedicata una intera serata alla magia, che vedrà sul palco, presentati da Giorgia De Vecchi: Mago C, Maga Gaia, Superzero, Mago Andrea e Mago Lucas. Venerdì 16 giugno, alle 20.30, incontro con don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera – Contro le Mafie, che in dialogo con Chiara Giaccardi, docente di Sociologia alla Cattolica di Milano, rifletterà sui temi a cui ha dedicato la vita. Programma completo degli appuntamenti sul sito www.golosine37136.it. Il piazzale antistante la chiesa ospiterà “Com’eri vestita?” mostra realizzata in collaborazione con molte associazioni del territorio, sul tema della violenza contro le donne e il femminicidio. Evento gestito dai ragazzi e dalle ragazze della parrocchia di Santa Maria Assunta che lunedì 12 giugno, in occasione dell’inaugurazione, leggeranno alcune storie di vita violata.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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vorticimagazine · 1 year ago
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Cassandra è ancora muta
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Vortici.it questa volta, vi propone la lettura di un saggio particolare: "Cassandra è ancora muta" Per Edizioni Gruppo Abele, è uscito in libreria Cassandra è ancora muta, di Tomaso Montanari. In questa nuova edizione ampliata e aggiornata di Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità, Tomaso Montanari torna sul delicato rapporto fra intellettuali, politica e verità anche alla luce dei più recenti fatti che hanno sconvolto l’Italia e il mondo. Libro disponibile sul sito web di Edizioni Gruppo Abele... Schierarsi per chi? È giusto che gli e le intellettuali si schierino? E se sì, schierarsi per cosa, per chi? Da queste domande partiva la riflessione di Tomaso Montanari, storico dell’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, quando nel 2017 pubblicava Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità. Domande attualissime a cui Montanari dava una risposta allora e la rinnova in Cassandra è ancora muta: sì, gli intellettuali devono schierarsi, ma per la verità. Per pungolare, per stimolare riflessioni, per indurre un cambiamento, in meglio si spera, della società nella quale viviamo. Montanari esalta il ruolo degli intellettuali che, con le loro domande scomode, dovrebbero essere portatori di un sapere critico in grado di demistificare la realtà e illuminare la verità. Dovrebbero, al condizionale: perché quando uomini e donne della cultura scelgono di stare dalla parte del potere – qualsiasi potere – perdono la capacità creativa di stimolare ragionamenti e indurre cambiamento. Come Cassandra, preferiscono tacere. «Quando Cassandra tace è perché sta sul carro del vincitore: e poco cambia che ci sia salita volontariamente, che ci si trovi senza accorgersene o che ci sia stata tradotta in catene. Poco cambia: perché il risultato è lo stesso, il suo silenzio». Un silenzio imperdonabile, al quale molti pensatori paiono essere votati. Cassandra sul carro del fascismo "Cassandra è ancora muta" riprende interamente il ragionamento sul rapporto fra intellettuali, cultura e potere già presente nella prima edizione, ma lo amplia alla luce di alcuni fatti che, nei cinque anni che separano le due edizioni, hanno completamente ribaltato il mondo: la pandemia di Covid-19, la guerra della Russia, la deriva neofascista di alcuni movimenti politici italiani. Elementi a cui Tomaso Montanari dedica un intero nuovo capitolo finale. Proprio quando il ruolo dei pensatori e delle pensatrici del nostro Paese si fa più necessario, Montanari denuncia un appiattimento senza precedenti su posizioni di comodo, prone al potere e allo status quo. «Gli organi di comunicazione più autorevoli nell’Italia di oggi percepiscono se stessi non come luoghi della critica, ma come luoghi di costruzione del senso di appartenenza a un “sistema”»: una frase scritta nel 2017 che risuona pesantemente anche nel 2022. Nel rapporto fra sapere e potere, Montanari si chiede quale debba essere il ruolo delle università e della scuola, luoghi dove nasce e si nutre la cultura e la «capacità di elaborare una critica del presente, di avere una visione del futuro e di forgiarsi gli strumenti per costruirlo». Anche sul rapporto fra intellettuali e politica Tomaso Montanari è netto: «Cassandra muta è, questa volta, sul carro peggiore: quello di un fascismo mai davvero estinto, e oggi pronto a risorgere e a governare di nuovo il Paese». Nella metafora di un Paese – anzi, una società – in guerra, Montanari paragona gli intellettuali a sentinelle della verità, che suonano l’allarme per avvisare del pericolo imminente. Da una posizione privilegiata – un privilegio di cui essere consapevoli – le donne e gli uomini della cultura possono guardare più lontano, verso un orizzonte più ampio. E rendersi conto, prima che sia troppo tardi, dell’arrivo dei nemici della libertà, dei diritti, dell’uguaglianza, della democrazia e dello Stato di diritto. Quando, per scelta, abdicano al loro ruolo di vedette del futuro, il loro silenzio genera mostri. Cassandra è ancora muta - Intellettuali e potere nell’Italia senza verità è la nuova edizione di Cassandra muta (pubblicata nel 2017).  Quella attuale è una versione riveduta che, a conclusione del testo originale, aggiorna e attualizza il volume alla luce di diversi fatti che dal 2017 a oggi hanno completamente ribaltato il mondo e il nostro Paese. Di seguito pubblichiamo la premessa alla nuova edizione e l’introduzione originale del 2017. Cassandra è ancora muta Premessa alla nuova edizione In questi cinque anni, mi è capitato spesso che, alla fine di presentazioni di miei libri usciti successivamente, mi venissero incontro lettrici e lettori con in mano una copia di Cassandra muta. Il punto, mi dicevano quasi con le stesse parole, è sempre questo: chi parla contro il sistema non è tollerato. Il pensiero critico è il nemico. Basterebbero a dimostrarlo l’oscena persecuzione americana contro Julian Assange o la compiacenza occidentale verso il regime arabo che ha fatto letteralmente a pezzi un giornalista dissenziente. Il pensiero critico è il nemico Proprio così: il pensiero critico è il nemico. È difficile negare che sia vero. E gli eventi, globali e italiani, di questi ultimi anni, non hanno fatto che confermarlo. La pandemia ha generato una diffusa insopportazione per chiunque provasse a suggerire che l’emergenza poteva essere governata diversamente. E ora, con la guerra in Ucraina, si è manifestato un Occidente pronto a sfidare il resto del mondo su basi “etiche”: o con noi, o contro di noi. È l’annuncio di una stagione infernale, e le liste di proscrizione degli intellettuali e giornalisti sospetti di intelligenza col nemico sembrano solo l’inizio di una nuova, grande ondata di intolleranza verso ogni dissenso. In Italia, poi, l’avvento di un governo oligarchico- paternalista calato dall’alto (sul quale ho scritto Eclissi di Costituzione. Il governo Draghi e la democrazia, Chiarelettere, 2022) e l’avvicinarsi al potere di una destra ancora fascista fanno di chi pensa “diversamente”, e non si rassegna al silenzio, un nemico naturale. Se Cassandra è muta, la democrazia soffre In questi anni, ho pagato un prezzo per l’espressione del mio dissenso. Per aver contestato la canonizzazione civile di Franco Zeffirelli o l’istituzione del Giorno del Ricordo, per aver espresso il mio dissenso verso l’operazione Draghi guidata dal presidente Mattarella o anche solo perché un mio testo è uscito tra quelli da commentare alla maturità, mi sono trovato al centro di campagne violente guidate dai capi stessi di alcuni dei principali partiti italiani. E ho perso il conto delle querele, penali e civili, con le quali si è provato a farmi tacere. Il risultato è che sono sempre più convinto della necessità di non tacere: se Cassandra resta muta, per la democrazia non c’è speranza. Da qui la decisione di ripubblicare questo libro così com’era, pur sapendo che alcuni passaggi potranno apparire legati al contesto in cui esso fu scritto. Ho dunque aggiunto una postfazione, per mostrare come anche negli eventi degli ultimi anni, e in quelli ancora in corso, il pensiero dissenziente sia ancora e sempre il nemico principale del potere. Il messaggio di fondo del libro resta terribilmente attuale: oggi abbiamo ancora più bisogno di un’altra politica. Mostrare ostinatamente che il re è nudo, e che un’alternativa è dunque necessaria, è la premessa indispensabile perché quella politica nuova, prima o poi, si manifesti. Tomaso Montanari, Firenze-Siena-Porto Ercole, luglio 2022 Introduzione di Cassandra muta, 2017 Be’, sai, Cassandra ha una certa fama. Non è poi così male soccombere combattendo come l’ultima persona che dice una verità spiacevole. Ricordiamo Cassandra, ma nessuno ricorda quale fosse la sua verità spiacevole. D’accordo. La verità spiacevole, nella maggior parte dei luoghi, è di solito che ti stanno mentendo. E il ruolo dell’intellettuale è tirar fuori la verità. Tirar fuori la verità, e poi spiegare perché è proprio la verità. Tony Judt, intervistato da Th. Snyder, Novecento, 2012 Muta, sul carro del vincitore che l’ha fatta schiava. È così che Cassandra entra in scena nell’Agamennone di Eschilo. Nel ciclo dei poemi omerici, la principessa troiana, invece, parla. Ella ha, infatti, un terribile dono, che cerca di condividere con la comunità: vede in anticipo i disastri futuri, ma non viene ascoltata. È Cassandra che prova inutilmente a convincere i suoi concittadini a non portare dentro le mura di Troia il cavallo di legno lasciato dai greci sulla spiaggia. In un affresco realizzato intorno al 60 dopo Cristo nella Casa del Menandro, a Pompei, vediamo Cassandra che cerca di frapporsi fisicamente all’entrata del Cavallo in città: sul piano formale questa immagine può ricordare la celebre fotografia del cosiddetto «rivoltoso sconosciuto», scattata in piazza Tien An Men a Pechino il 5 giugno del 1989. Lì un singolo studente si erge contro una colonna di carri armati. Ma mentre questo solitario eroe interpreta i sentimenti dell’immensa comunità di manifestanti che lo circonda, nella pittura pompeiana Cassandra è contrapposta a una folla che la pensa all’opposto, e inneggia al Cavallo. Una folla che, letteralmente, la toglie di mezzo, facendola spostare dalla traiettoria che quell’enorme dono dovrà percorrere per entrare in città. Cassandra parla, e dice la verità: ma non viene creduta. Anzi, viene percepita come un intralcio. Una sacerdotessa del no, del «non si può», del «non si deve». Il dono maledetto di Cassandra Invece, quando il potere si impadronisce di lei, Cassandra tace. È per questo che ho scelto di intitolare al silenzio di Cassandra sul carro del vincitore questo libro dedicato al silenzio del pensiero critico nell’Italia di oggi. Naturalmente gli intellettuali moderni non sono profeti, o veggenti. Ed è semmai la figura di Socrate – con la sua suprema, drammatica capacità di fare esplodere la contraddizione, paradossale quanto insanabile, tra la parresìa (il dire la verità) e la democrazia – il paradigma più carico di futuro che ereditiamo dalla cultura classica, in fatto di intellettuali. Ma, su un piano profondo e suggestivo, la storia di Cassandra com’è raccontata da Eschilo aiuta a cogliere alcune caratteristiche della condizione dell’intellettuale. Cassandra, bellissima, è desiderata da Apollo, che la investe con la sua irruenza di divino lottatore. La assedia, la forza ad accettarlo. Cassandra inizia a concedersi, e Apollo in cambio le fa subito dono della profezia. Ma a quel punto Cassandra cambia idea: non si concede del tutto, resta vergine e si nega al dio. Il quale, colmo d’ira e di sdegno, la maledice (sputandole in bocca, secondo una significativa variante tramandata da Servio nel suo commento all’Eneide): potrà continuare a vedere il futuro, ma nessuno le crederà. Cassandra non è esattamente una sacerdotessa, non essendo del tutto consacrata al dio. Ma non è nemmeno del tutto parte della comunità: il dono maledetto che ha ricevuto la rende scomoda, imbarazzante, errante col corpo e con la mente. Non è del tutto con il dio, non è del tutto con gli uomini: è capace di vedere la verità, e anche di avere il coraggio di annunciarla. Ma non ha il potere di essere creduta. La scienza come sacerdozio In modo certo arbitrario, ho sempre letto questa vicenda come una impressionante rappresentazione della condizione dell’intellettuale moderno nella sua declinazione forse più interessante: quella dello studioso, dello scienziato, che è anche, appunto, intellettuale pubblico. Apollo è la conoscenza, la scienza che ti prende come una vocazione: che ti strappa al mondo, e ti vorrebbe possedere, per così dire, in esclusiva. La scienza come sacerdozio, come monachesimo: che ti innalza, e ti separa dalla vita della comunità. Ebbene, Cassandra è chi accetta la vocazione, e dedica la propria vita allo studio: ma non accetta il sacerdozio, fermandosi un attimo prima. Chi prende il sapere, ma non accetta di darsi fino in fondo: chierici, ma non monaci. Chi vuole rimanere nel mondo, e condividere quella conoscenza con tutti. La maledizione, lo sputo di Apollo nella bocca, è la condanna a non appartenere fino in fondo né alla scienza, né al mondo: è la condanna a non essere “di nessuno”. Questo è vero per quanto riguarda il campo d’azione dell’intellettuale. La scienza, mai come oggi, richiede una estrema specializzazione. Che rischia di sterilizzare il senso critico e paradossalmente anche l’attitudine alla ricerca, serrando chi la pratica in un settore sempre più ristretto: più ci si avvicina ai massimi livelli del sistema educativo, più oggi si è costretti entro un campo del sapere relativamente angusto. Non è evidentemente interesse di nessuno screditare la competenza di per sé, purché non si consideri tale quella acquisita escludendo dal proprio orizzonte qualsiasi cosa non rientri in senso stretto nel proprio ambito specifico – poniamo: gli esordi della poesia d’amore vittoriana – o sacrificando la cultura generale a un ben preciso assieme di fonti convenute e idee canoniche. Il prezzo, in tal caso, è francamente troppo alto. E.W. Said, Dire la verità. Gli intellettuali e il potere (1994), Feltrinelli, Milano, 1995, p. 85 La solitudine della verità Ma è anche vero su un piano esistenziale, e sociale: alludo alla solitudine di chi dice la verità. All’impossibilità di “appartenere” fino in fondo a un gruppo o a una comunità. Perché la critica, inesorabilmente, separa: «Chi dice il vero non potrà avere riparo né focolare e neppure patria: è l’uomo dell’erranza, è l’uomo della fuga in avanti dell’umanità» (M. Foucault, Il coraggio della verità. Il governo di sé e degli altri) Dire la verità lega alla politica, intesa come arte del costruire la polis, la comunità: ma, al tempo stesso, non si può fare politica attiva dicendo la verità. «Che cos’è la verità?», chiede Pilato a Gesù – la battuta più sottile di tutti i tempi, secondo Nietzsche. Commentando questo passo cruciale per la storia della cultura occidentale, Giorgio Agamben ha citato la risposta che Gesù dà a Pilato non nei vangeli canonici, ma nell’apocrifo Vangelo di Nicodemo (colui che seguiva Gesù in segreto, non avendo il coraggio della verità): «Tu vedi come coloro che dicono la verità sono giudicati dai poteri terreni». E anche oggi vediamo come il potere – ogni potere, di ogni colore e di ogni grandezza – giudica e tratta chi dice la verità. Sono consapevole che «il dibattito tra intellettuali sugli intellettuali, cioè su se medesimi, non ha tregua» (N. Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea). E che, di conseguenza, «gli scritti sugli intellettuali, sulla loro funzione, sulla loro nascita e sul loro destino, sulla loro vita morte e miracoli sono tanti che solo la memoria di un computer potentissimo potrebbe registrarli tutti». E, ancora, che, almeno dal libro di Julien Benda del 1926 sul “tradimento dei chierici”, «gran parte della controversia sull’etica degli intellettuali si muove tra questi due termini: tradimento e diserzione». Ma è inevitabile che sia così: il continuo rinnovamento del pubblico e collettivo esame di coscienza celebrato dagli intellettuali si deve al fatto che le domande centrali che dobbiamo porci «sono domande cui nessuno può dare una risposta definitiva»: «la risposta dipende sempre dalle circostanze e dalla interpretazione che ognuno dà delle medesime circostanze». Ecco la prima di queste eterne domande: è giusto schierarsi? E la seconda: se sì, da che parte? Nelle pagine che seguono vorrei provare a porre di nuovo questa domanda, nei termini imposti dall’Italia di oggi, in quelli comprensibili alla nostra generazione: esaminando la condizione, le occasioni, le prospettive delle Cassandre nell’Italia di oggi. Il filo conduttore è una domanda: qual è il ruolo, quale lo spazio, del pensiero critico nel suo rapporto con il potere, con la comunità della conoscenza, con la comunicazione, con la scuola, con quella che chiamiamo “cultura”? Le risposte che proverò a dare sono orientate sulla bussola di un’affermazione di Norberto Bobbio: «il primo compito degli intellettuali dovrebbe essere quello di impedire che il monopolio della forza diventi anche il monopolio della verità». E, dunque, la questione centrale è questa: quale può essere il ruolo della critica in un’Italia senza politica, ma dominata dal marketing, dallo storytelling, e dalle strategie di comunicazione – cioè dai tanti, complicati e ipocriti, sinonimi della parola “menzogna”?   Tomaso Montanari storico dell’arte e saggista, è rettore dell’Università per stranieri di Siena. Prende parte al discorso pubblico sulla democrazia e i beni comuni. Per Edizioni Gruppo Abele, insieme a Francesco Pallante, è direttore della collana di classici Futuro Remoto.   Immagine di copertina: 1satzSuedtirol, CC BY-SA 4.0 creativecommons.org, via Wikimedia Commons Read the full article
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italian-malmostoso · 7 years ago
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da “La Repubblica” del 24 dicembre 2017
«ROMA - Continua a far discutere il mancato voto in Senato sullo Ius soli. Il Pd, preso di mira dalla sinistra di Mdp (e schernito da FdI), si difende sostenendo di non avere alcuna responsabilità non avendo mai avuto la maggioranza dei voti al Senato. Fi e Lega ribadiscono il loro no alla legge. La presidente della Camera Laura Boldrini parla di "promessa mancata, Avvenire accusa i politici di essere "ignavi e in fuga", il segretario nazionale di Si, Nicola Fratoianni, se la prende con "l'ipocrisia di un pezzo di classe politica di questo Paese" mentre Forza Italia, con il presidente dei senatori Paoli Romani, accusa di "irresponsabilità" il presidente del Senato Pietro Grasso che ha deciso di "calendarizzare un tema così controverso al termine di una seduta di fine legislatura". "La cittadinanza va desiderata, maturata e meritata - ribadisce Matteo Salvini, leader della Lega -  non si regala, nè ora, nè mai". Ironica Daniela Santanchè di FdI: "Invece che sullo Ius soli il Pd doveva puntare sui vitalizi". C'è, poi, tutta la "tristezza" di don Ciotti - il presidente di Libera e del Gruppo Abele che agli 'ultimi' ha dedicato la vita - secondo cui "quella che si è verificata in Senato è un'inqualificabile diserzione dalla responsabilità". "La politica - ha aggiunto il sacerdote - non può essere un gioco di potere sulle speranze delle persone, un'umiliazione dei loro diritti e delle loro aspirazioni". • I DEM: "PD DA SOLO AL SENATO NON HA NUMERI" Per il sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto "la mancata approvazione fa male". "Ma - precisa, rispondendo anche alle critiche da sinistra di chi come Enrico Rossi di Mdp dà la colpa ai dem - il Pd da solo in Senato non ha i numeri per far nulla, nemmeno garantire il numero legale. Con o senza i nostri 29 senatori il numero legale non ci sarebbe stato". Sulla stessa linea il deputato dem Gianfranco Librandi, che esprime il suo "rammarico" e definisce lo Ius soli "una priorità per il futuro".   Cècile Kyenge, europarlamentare pd, esprime la sua delusione: "In Senato siparietto miserevole, abbiamo tradito una promessa". • BOLDRINI: "800MILA RAGAZZI ATTENDEVANO CON FIDUCIA" Promessa mancata e occasione persa per rendere più coesa nostra società: 800.000 ragazze e ragazzi, che di fatto già lo sono, attendevano con fiducia di diventare cittadini italiani. Assenti in Senato e chi ha fatto mancare sostegno si sono assunti grave responsabilità". Lo ha scritto su twitter la presidente della Camera, Laura Boldrini. • AVVENIRE: "POLITICI IGNAVI E IN FUGA" Sulla mancanza del numero legale a Palazzo Madama è intervenuto anche Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei. "Far mancare il numero legale è scelta da politica in fuga", si legge nell'editoriale di prima pagina di Avvenire, il quotidiano dei vescovi. "Fuga dall'ultima responsabilità di legislatura. Una mossa da ignavi e, al tempo stesso, rivelatrice". "Rivelatrice - continua - di una ostinata mancanza di comprensione della posta in gioco con la nuova legge sulla cittadinanza in un Paese che invecchia, non sostiene come merita la famiglia e allontana tanti suoi figli. E di una ostinata mancanza di rispetto per i giovani italiani con genitori stranieri che alcuni politici e opinionisti, pronti ad aizzare sentimenti e risentimenti, vogliono ri-sospingere ai margini della comunità nazionale e raccontano come alieni. Che tristezza. Temevamo una 'fine ingloriosa' di questo Parlamento che, nel bene e nel male, molto ha fatto. La registriamo ora". • IL MANCATO VOTO IN SENATO: ECCO TUTTI GLI  ASSENTI Il 23 dicembre il voto sullo ius soli era stato affossato definitivamente in Senato: su 319 senatori, erano presenti solo in 116. Nemmeno uno sui banchi del M5s, quasi il deserto su quelli dei centristi. Ovvio il blocco da parte di Lega e Forza Italia che hanno tentato di affossare la legge sin dalla sua presentazione. Assenti 29 dem (2/3 del gruppo: i presenti erano 69), Mdp quasi al completo (13 su 16) e alcuni parlamentari del Gruppo misto. La loro presenza, comunque, non sarebbe stata sufficiente per raggiungere il quorum.»
Niente da fare, è più forte di loro. Sanno benissimo che, col prossimo Parlamento, dove perderanno la maggioranza, salvo sorprese per ora imprevedibili, questa legge non verrà nemmeno riproposta.
E, inutile nasconderci dietro a un dito, una delle ragioni principali di tanta ostinazione è che, con la cittadinanza a centinaia di migliaia di “aventi diritto”, più le relative famiglie, sperano di incassare una discreta percentuale di voti in più la cui emorragia, con gli attuali cittadini italiani, appare decisamente inarrestabile.
Al contrario, ogni appello a battaglie di civiltà, felici integrazioni, accoglienza senza se e senza ma, gioiose mescolanze etniche, fughe dalle guerre (Tunisia, Marocco, Egitto, Niger, ecc., notori paesi teatro di guerre civili), tolleranza e rispetto per altre culture, decisamente meno tolleranti e rispettose verso la nostra, storia che non si ferma, autoabolizione di tradizioni e feste storico-religiose per non offendere i nuovi ospiti, corsi di lingue di questi ospiti rivoltr ad Italiani, allo scopo di far sentire i richiedenti asilo meglio integrati, quando dovrebbe, a logica, essere vero il contrario, ogni giustificazione di reati ingiustificabili, perché i suddetti ospiti non conoscerebbero le nostre leggi ed i nostri usi (vedi l’intervento di Carmen Di Genio, per cui “...non possiamo pretendere che un Africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare una persona...”, riferendosi ai fatti di Rimini dello scorso agosto 2017, quando in realtà i violentatori erano giovani di origine maghrebina, e che con lo ius soli diventerebbero ipso facto cittadini italiani), ecco, quando portano a supporto dello ius soli questi ed altri argomenti fanno, di fatto, il gioco della parte avversa, e più lo fanno più spostano l’elettorato verso una destra estrema, questa davvero intollerante e pericolosa, che probabilmente per la prima volta entrerà nel prossimo Parlamento.
Ma che lo dico a fare, è tempo perso...
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