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#Germania Est
gregor-samsung · 11 months
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“ Nel giro di 24 ore Yuri è diventato libero, ricco e possessore di un autoveicolo. Le leggi della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, cioè la Germania est, non permettevano di visitare i paesi occidentali; prima dell’età della pensione si poteva viaggiare solo nei cosiddetti paesi fratelli, del blocco orientale, e neanche in tutti. A partire dall’ottobre del 1989 le grandi manifestazioni di protesta a Lipsia e a Berlino costringono alle dimissioni il primo ministro Honecker, e in seguito l’intero governo. Il 4 novembre la Cecoslovacchia apre le frontiere con la Germania ovest, creando cosí un corridoio che verrà subito attraversato da decine di migliaia di tedeschi dell’est. Il 9 novembre cade il Muro di Berlino, ma Yuri quasi non se n’è accorto. Come tutti ascoltava le notizie, alla radio e in televisione, ma il giorno prima si erano aggravate le condizioni di suo zio Hannes, che viveva da solo. La madre l’aveva pregato di prendersi un permesso per stargli vicino; nonostante si muovesse ormai a fatica, lo zio non aveva mai voluto farsi ricoverare. Yuri non ha chiesto il permesso, tanto in quei giorni non lavorava nessuno. Aveva le chiavi; è salito dallo zio la mattina presto, e l’ha trovato seduto per terra con la schiena contro il divano. Respirava a fatica, aveva rovesciato sul pavimento delle pastiglie e non era riuscito a raccoglierle. Yuri ha raccolto le pastiglie, ne ha date due allo zio con un bicchier d’acqua e ha chiamato l’ambulanza. Siccome però in quei giorni non lavorava nessuno, l’ambulanza è arrivata due ore piú tardi. Intanto, lo zio Hannes aveva fatto in tempo a rivelare a Yuri dove teneva nascosti i suoi risparmi, convertiti al mercato nero in marchi occidentali (in una cartellina sul tavolo; lo zio aveva letto Edgar Allan Poe); a consegnargli le chiavi della sua Trabant verde pisello; a dirgli che per lui era stato come un figlio, il figlio che non aveva avuto; e a morire. Yuri ha atteso l’ambulanza carezzando i capelli dello zio, ancora folti e quasi neri. Poi, rimasto da solo, ha aperto la busta. Gli è sembrato che i soldi fossero parecchi. Ha passato lo sguardo sulla libreria, enorme, in cui per decenni lo zio aveva conservato, insieme ai grandi capolavori della letteratura mondiale, uno sterminato archivio di riviste, anche qualcuna russa, polacca o cecoslovacca. «Kultur im Heim»; «Eulenspiegel»; la «NBI», la «Neue Berliner Illustrierte»; «Film und Fersehen»; «Frischer Wind»… Le aveva raccolte per tutta la vita, dio sa per farsene cosa, e adesso era morto. A Yuri è venuto prima da piangere, poi un attacco di rabbia. Per metri e metri di scaffali, quelle riviste denunciavano in maniera insopportabile che lo zio, e lui stesso, e tutti, avevano sprecato la vita in mezzo a tante sciocchezze che non contano niente. Cosa se ne faceva lo zio, adesso, dei grandi successi sportivi della DDR, delle grandi conquiste sociali a cui nessuno credeva tranne, forse, lui? Meglio bruciarle, quelle riviste, e subito. Yuri ha aperto la finestra perché voleva buttarle in cortile, ma lo sguardo gli è caduto sulla macchina, parcheggiata lungo il muro; adesso era sua. È andata subito in moto, cosa che non si poteva mai dare per scontata, con una Trabant. Lo zio la teneva bene, teneva bene tutto: i suoi libri, le camicie che si stirava da solo. Trattava con rispetto tutto quello che gli stava intorno, povero zio Hannes, cosí onesto, cosí convinto della bontà delle sue idee, evaporate nel giorno della sua morte. Il serbatoio era pieno. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 150-151.
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italianiaberlino · 11 months
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Ostpro: la fiera berlinese dedicata ai prodotti della Germania dell'Est
La fiera “Ostpro” è un evento biennale che si tiene a Berlino e che riunisce oltre 100 aziende dei “nuovi” Länder, ovvero gli Stati federali della ex Germania dell’Est. La fiera è dedicata alla presentazione e alla vendita di prodotti classici popolari nella DDR, ma anche di nuovi prodotti creati da aziende innovative. L’Ostpro è un evento importante per la promozione dei prodotti della Germania…
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curiositasmundi · 9 days
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[...] In sintesi, nell’incontro del 29 marzo 2022 a Istambul, russi e ucraini erano sul punto di raggiungere un compromesso con un testo redatto dagli ucraini e accettato provvisoriamente dai russi come possibile base di un accordo: nel testo era previsto che Kiev avrebbe rinunciato all’adesione alla NATO, diventando uno Stato permanentemente neutrale e senza armi nucleari. Malgrado la neutralità, l’Ucraina avrebbe potuto avvicinarsi alla Ue, in quanto non erano previsti divieti espliciti al suo ingresso nell’Unione. Inoltre, le due parti si sarebbero impegnate a risolvere pacificamente la disputa sulla Crimea nei successivi quindici anni. I garanti dell’intesa sarebbero stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (inclusa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Victoria Nuland, quell’accordo non vide la luce a causa delle ingerenze statunitensi e britanniche: «In quel periodo l’Ucraina ci avevo chiesto suggerimenti sull’andamento di queste trattative. E divenne chiaro per noi, così come per i britannici, che le principali condizioni poste da Putin erano inserite in un allegato a questo documento e includevano limiti a precisi tipi di sistema di armamenti che l’Ucraina avrebbe dovuto avere dopo l’accordo. Questo avrebbe sostanzialmente ucciso le forze armate ucraine», ha dichiarato la diplomatica americana in un’intervista. La questione ruoterebbe, dunque, intorno alle strategie occidentali per l’Ucraina. La Nuland è nota per avere in passato preso parte ad azioni che hanno destabilizzato la politica ucraina, in particolare con la “rivoluzione di Maidan” del 2014, quando era assistente del Segretario di Stato per gli affari europei e eurasiatici. Allora, Nuland aveva fatto pressione sull’ex presidente ucraino Viktor Janukovic perché accettasse un accordo di libero scambio con l’UE; successivamente è stata fotografata in piazza Maidan durante i disordini del 2014 mentre distribuiva del cibo ai manifestanti. In seguito al golpe che ha portato alla cacciata di Janukovic, inoltre, è diventata virale la registrazione di una telefonata in cui la diplomatica americana parlava con l’ambasciatore USA a Kiev circa chi avrebbe dovuto sostituire Janukovic tra i rappresentanti dell’opposizione: alla dichiarazione dell’ambasciatore, secondo cui sul punto avrebbero dovuto consultare anche i capi europei, la Nuland rispose con la celebre frase “fuck the UE” (“l’UE si fotta”), cosa che ha suscitato l’imbarazzo dimesso delle cancellerie europee. Moglie del politologo neoconservatore Robert Kagan, cofondatore del Progetto per un nuovo secolo americano (Project for the New American Century), è membro del Council on Foreign Relations, la Nuland è considerata un falco antirusso, protagonista delle vicende che hanno preceduto i disordini di Maidan e presente a Kiev in quegli stessi giorni, ben informata sul quadro geopolitico eurasiatico e russo in particolare. Le sue ultime dichiarazioni rivelano le determinanti influenze di Washington e Londra nel sabotare le trattative del 2022, così come i preponderanti interessi che la sfera anglo-americana ha in Ucraina, smentendo allo stesso tempo l’ipotesi che a far fallire i negoziati siano stati i crimini di guerra russi, in molti casi smentiti da indagini e testimonianze successive. Sebbene la stampa occidentale continui a negare che l’Occidente abbia avuto un ruolo nell’influenzare i negoziati, le affermazioni della Nuland sembrerebbero suggerire che USA e Gran Bretagna non abbiano voluto un’Ucraina neutrale, scegliendo piuttosto di continuare a utilizzare il Paese est europeo come “bastione” antirusso.
L’ex segretario di Stato USA rivela come Washington ha sabotato gli accordi tra Russia e Ucraina
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der-papero · 9 months
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L'altro ieri, quando ho attraversato la frontiera di Chiasso, davanti a quel tabellone enorme con su scritto BENVENUTI IN ITALIA mi son tornati alla mente gli anni di Milano, per tutta una serie di motivi.
Su Milano non ho mai scritto nulla qui, sebbene ci abbia passato ben 10 anni della mia vita, perché non c'è effettivamente molto da dire. Mi ci trasferii nel 2005, subito dopo la laurea, Napoli non volle saperne di darmi una opportunità e fui costretto a partire. Dopo un anno e mezzo di convivenza con vari colleghi, mia madre decise di vendere l'unico terreno che aveva (prima della morte di mio padre, poi lì tutto cambiò) per donarmi i soldi e comprare la mia prima casa, in periferia, perché nun aggie crisciut a figliem pu' fa' campa' cu' ll'ate, e poi, come capita praticamente a tutti, entrai in quel loop lavoro-casa-uscite in centro a Milano nel weekend, in pratica avevo iniziato a vivere rassegnatamente il resto della mia vita. Mai mi era passato per la testa, ma manco lontanamente, di andare via, all'estero poi, figuriamoci, avevo accettato che quello fosse il mio futuro, al punto tale che, al grido meneghino di lavora e non rompere i coglioni, mi ero dimenticato delle mie origini, di Cri, snobbavo la mia terra e la mia gente, arrivando al punto da dare forse il dolore più grande a mia madre, quello di dimenticarmi pure di lei. Questo fino al 2015, dove, a causa di tanti eventi scorrelati da tutta questa zuppa, la mia vita crollò, feci casini su casini, mi arrivò addosso uno tzunami che mise in discussione tutto, e in questa tempesta feci le valigie e mandai tutto affanculo. Se questo sia stato un errore o meno, dopo 6 anni di Germania, devo ancora capirlo.
Ad ogni modo, quello che mi ha portato alla mente la scritta sul pannello alla frontiera è quella sensazione di "essere tornato a casa", che non ho più sentito da quando son partito. Quando mi trasferii per vivere al Nord, ci vollero un paio di anni, ma, considerando quello che ho scritto prima, ogni volta che tornavo a Milano, alla vista del pannello della Tangenziale Est, sentivo di essere tornato a casa, in un certo qual modo riuscivo a percepire la separazione tra la mia vita prima e quella dopo, e Milano la sentivo come casa mia, anche se non mi aveva mai accolto nel senso campano del termine, ma di fondo non avevo nemmeno mai chiesto più delle opportunità che mi ha dato, un legame di interesse che andava bene ad entrambi, di quelli che non ti fai domande.
Il punto è che, in 6 anni di Germania, al contrario, quando torno non sento la stessa cosa. Non ho mai accettato che la mia vita sia lì, ho sempre rifiutato di parlare una lingua che non fosse la mia (al punto da schifare anche l'italiano, considerandolo una forzatura rispetto al mio dialetto), non ho più sentito quel piacere di tornare di nuovo a casa dopo una lunga vacanza. Adoro quando le persone mi dicono "bentornato in Italia", perché rovesciano i termini e dipingono la Germania come un posto alieno, un luogo che non mi appartiene, casa mia è qui. A parte il discorso "soldi", l'unica cosa di cui sono grato alla Germania è avermi ridato la mia famiglia, mia madre ha ritrovato un figlio perso, e guardandomi indietro sono felice di poter dire che l'essere terrone mi ha salvato da una vita che non meritavo.
Però vi ho già annoiati abbastanza, quindi per ripagarvi vi giro il menù del giorno.
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elperegrinodedios · 11 months
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Al Signore appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti. (Sl. 24:1)
Bestie!! Voi dimenticate tutti quello che invece dovreste tenere a mente sempre. Voi trucidate civili, donne e bambini solo per il vostro potere, e per qualcosa che neanche vi appartiene. Ora si parla dello scempio di dittatori e rivoluzionari terroristi in Russia, Ucraina, Palestina e Israele, ma da molto tempo se ne combattono anche in tanti altri paesi del mondo, dei quali noi sempre ce ne dimentichiamo e come se le loro vite non valessero quanto quelle delle altre. Parliamo di:
Conflitto in Afghanistan - La crisi dello Yemen
Guerra civile in Myanmar - Conflitto in Etiopia
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Senza tener conto dell'Africa, dove da decenni si concentrano guerre in più di otto paesi: Libia, Somalia, Nigeria, Sudan, Congo, Uganda, ecc. E quando non sono guerre sono manifestazioni e guerre civili nell'ambito del proprio paese per i soprusi ed ingiustizie dittatoriali dei vari governi corrotti. Tutti uomini senza Dio nè valori, uomini corrotti. E come sempre a soccombere sono gli innocenti, i poveri, i deboli. Il video che segue è un esempio e si riferisce agli anni ottanta, sono passati più di 30 anni, ma non è cambiato nulla. E ancora strascichi e tumulti in Cecoslovacchia, Germania Est, Romania, Tunisia, Egitto, Libia...
(Chi mi segue ha già visto questo video che io pubblicavo circa trenta anni fà, negli anni '90) Non è cambiato nulla anzi, tutto è peggiorato.
Ora basterà l'errore di uno di questi potenti, che tra loro tramano e fanno accordi segreti, perchè possa scoppiare l'inferno. E non sarà una guerra mondiale, sarà un'Armageddon planetario! È da sempre che è cosi, loro si dichiarano guerra, e il popolo la va a combattere. E mentre la gente va a morire, loro continuano i propri loschi affari ed i loro intrallazzi di potere.
=sela=
- Allora sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi perchè bisogna che tutte queste cose avvengano, ma non sarà ancora la fine. Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno vi saranno carestie e pestilenze e terremoti in vari luoghi. Ma tutte queste cose saranno soltanto l'inizio delle doglie di parto. (Mt. 24:6-7-8)
=📖=
Vegliate dunque, perchè non sapete a che ora il vostro Signore verrà. (Mt. 24:42)
lan ✍️
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Okay question (nu sunt bună la scrisul Românei dar o-să încerc) (probably half and half sorry)
Scriu o carte care e situată într-un univers alternativ de al nostru unde toate țările au alte nume (Franța este sur-la-clefe, Germania este gottwald, etc). Am un personaj care devine din România. Cum îți pare dacă numesc țara de România "Dacia"? Postul tău despre dacia m-a amintit de acest situație
Îmi pare rău, nu pot să scriu bine în română. Cred ca trebuie să citesc mai multe cărți dar sunt greu de citit ca limba e atâta de "thick" gen și foarte poetică cu multe cuvinte care nu le știu 😭
I love it! Incepusem si eu sa scriu ceva de genul acum vreo 7 ani (Jesus... 7 ani on hiatus...).
Keep Dacia or alter the name just a bit to for safety reasons 🤷🏼‍♀️
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sehnsucht-99 · 1 day
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Ma quale liberazione, è stato solo un cambio di regime, Destra, Sinistra, in Italia, Germania, non esiste più un cazzo di niente, esiste solo il "genuflettersi" al popolo americano; perché lui lo sapeva sai, sapeva che lui e il suo caro amico sarebbero ritornati, stavolta senza divise o urle isteriche, ma con abiti eleganti e video postati sui propri profili social "al grido di libertà e di spazio vitale verso est".
Come 80 anni fa, si parla ancora una volta di missili occidentali su Mosca; credevano fosse morto, ma è solo rinato a Bruxelles.
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rpallavicini · 2 years
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Undici domande
Questo elenco l’ho trovato altrove. Dategli una lettura veloce. Qual è la differenza tra l’intervento Nato in Jugoslavia e quello russo in Ucraina? Perché il Kosovo ha diritto all’autonomia e il Donbass no? Perché la Germania Est può scegliere di riunificarsi a quella Ovest e la Crimea non può scegliere di riunirsi alla Russia? Perché l’Ucraina ha diritto di entrare nella Nato e le Isole…
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crazy-so-na-sega · 1 year
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Il racconto della NATO del presidente Putin
La presunta violazione da parte dell'Occidente dell'impegno a non allargare la NATO è stata a lungo un elemento chiave nella narrazione di Putin riguardo (e contro) l'Alleanza. Nel suo roboante discorso del febbraio 2007 alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco , disse:
E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è destinata questa espansione [della NATO]? E che fine hanno fatto le assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia? … Vorrei citare il discorso del Segretario Generale della NATO Mr. Woerner a Bruxelles il 17 maggio 1990. All'epoca disse che: 'il fatto che siamo pronti a non collocare un esercito NATO al di fuori del territorio tedesco dà all'Unione Sovietica una ferma garanzia di sicurezza”. Dove sono queste garanzie?
Il presidente russo è tornato sull'argomento nel suo discorso al Cremlino del 18 marzo 2014, giustificando l'annessione illegale della Crimea da parte della Russia: “… loro [i leader occidentali] ci hanno mentito molte volte, preso decisioni alle nostre spalle, posto davanti a noi un fatto compiuto. Ciò è accaduto con l'espansione della NATO a est, così come con il dispiegamento di infrastrutture militari ai nostri confini". 
Le cose stanno così?
L'impegno della NATO dell'Occidente
Ciò su cui tedeschi, americani, inglesi e francesi concordarono nel 1990 fu che non ci sarebbe stato alcun dispiegamento di forze NATO non tedesche sul territorio dell'ex RDT. All'epoca ero un vicedirettore della scrivania sovietica del Dipartimento di Stato, e questo era certamente il punto delle discussioni del segretario James Baker con Gorbaciov e il suo ministro degli Esteri, Eduard Shevardnadze. Nel 1990, pochi pensavano seriamente alla possibilità di un più ampio allargamento della NATO ad est.
L'accordo sul non dispiegamento di truppe straniere sul territorio dell'ex RDT è stato incorporato nell'articolo 5 del Trattato sull'accordo finale con la Germania, firmato il 12 settembre 1990 dai ministri degli Esteri delle due Germanie, il Regno Unito Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. L'articolo 5 conteneva tre disposizioni:
Fino a quando le forze sovietiche non avessero completato il loro ritiro dall'ex RDT, solo le unità di difesa territoriale tedesche non integrate nella NATO sarebbero state dispiegate in quel territorio. Non ci sarebbe stato alcun aumento del numero delle truppe o dell'equipaggiamento delle forze statunitensi, britanniche e francesi di stanza a Berlino. Una volta che le forze sovietiche si fossero ritirate, le forze tedesche assegnate alla NATO avrebbero potuto essere schierate nell'ex RDT, ma le forze straniere e i sistemi di armi nucleari non sarebbero stati schierati lì.
Quando si legge il testo integrale del discorso di Woerner citato da Putin, è chiaro che i commenti del segretario generale si riferivano alle forze Nato nella Germania orientale, non a un impegno più ampio a non allargare l'Alleanza.
Il punto di vista dell'ex presidente sovietico Gorbachev
Ora abbiamo una voce molto autorevole da Mosca che conferma questa comprensione. Russia behind the Headlines ha pubblicato un'intervista con Gorbachev, che fu presidente sovietico durante le discussioni e i negoziati sui trattati riguardanti la riunificazione tedesca. L'intervistatore ha chiesto perché Gorbaciov non "ha insistito sul fatto che le promesse fatte a te [Gorbaciov] - in particolare la promessa del Segretario di Stato americano James Baker che la NATO non si sarebbe espansa a est - fossero codificate legalmente?" Gorbaciov ha risposto: “Il tema dell''espansione della NATO' non è stato affatto discusso e non è stato sollevato in quegli anni. … Un'altra questione che abbiamo sollevato è stata discussa: assicurarsi che le strutture militari della NATO non avanzassero e che ulteriori forze armate non sarebbero state dispiegate sul territorio dell'allora RDT dopo la riunificazione tedesca. La dichiarazione di Baker è stata fatta in quel contesto... Tutto ciò che avrebbe potuto essere fatto e doveva essere fatto per consolidare quell'obbligo politico è stato fatto. E soddisfatto.
Gorbaciov ha continuato dicendo che “L'accordo su un accordo definitivo con la Germania ha affermato che non sarebbero state create nuove strutture militari nella parte orientale del paese; non sarebbero state schierate truppe aggiuntive; nessuna arma di distruzione di massa sarebbe stata collocata lì. È stato rispettato in tutti questi anni. A dire il vero, l'ex presidente sovietico ha criticato l'allargamento della NATO e l'ha definito una violazione dello spirito delle assicurazioni date a Mosca nel 1990, ma ha chiarito che non c'erano promesse riguardo a un allargamento più ampio.
Diversi anni dopo la riunificazione tedesca, nel 1997, la NATO affermò che nel "contesto di sicurezza attuale e prevedibile" non ci sarebbe stato uno stazionamento permanente di consistenti forze di combattimento sul territorio dei nuovi membri della NATO. Fino all'occupazione militare russa della Crimea a marzo, non c'era praticamente alcuno stazionamento di alcuna forza di combattimento della NATO sul territorio dei nuovi membri. Da marzo, la NATO ha aumentato la presenza delle sue forze militari nella regione baltica e nell'Europa centrale.
Putin non è stupido, e i suoi aiutanti hanno sicuramente accesso ai registri ex sovietici dell'epoca e comprendono la storia degli impegni presi dai leader occidentali e dalla NATO. Ma la presunta promessa dell'Occidente di non allargare l'Alleanza rimarrà indubbiamente un elemento standard della sua interpretazione anti-NATO. Questo perché si adatta così bene al quadro che il leader russo cerca di dipingere di una Russia addolorata, sfruttata da altri e sempre più isolata, non a causa delle proprie azioni, ma a causa delle macchinazioni di un ingannevole Occidente.
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nosferatummarzia-v · 6 months
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Questa foto ritrae un giovane soldato tedesco della Germania Est che si appresta ad aiutare un bambino rimasto bloccato e separato dai genitori durante l'erezione del muro di Berlino, il 13 Agosto del 1961. Nonostante l'ordine fosse ben chiaro, il giovane fece passare comunque il bambino che era rimasto indietro col padre nel caos generale. Una parte della famiglia quindi rimase ad Est, mentre il padre ed il bambino rimasero bloccati ad Ovest. Il padre decise che comunque il figlio dovesse crescere con la madre e gli altri componenti della famiglia, quindi lo aiutò finchè potè. Al resto ci pensò il giovane soldato che però venne colto in flagrante da un ufficiale e rimosso successivamente dalla sua unità.
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Non si sa praticamente nulla di che fine abbia fatto il giovane soldato, non si sa chi abbia scattato la foto e si presume che il bambino sia riuscito a ricongiungersi ai familiari.
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chez-mimich · 5 months
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ANSELM
Non so se “Anselm” (titolo originale Anselm - Das Rauschen der Zeit) sia un capolavoro, perché girato da un geniaccio del cinema come Wim Wenders, oppure se lo sia perché infarcito dei capolavori di uno dei più grandi artisti contemporanei, Anselm Kiefer. Non so dare, e non voglio, un giudizio obbiettivo, per il semplice fatto che sono un estimatore assoluto ed assolutista dei due grandi artisti, ma se avrete la pazienza di leggere questa poche righe cercherò di dirvi perché “Anselm”, uscito nelle sale lo scorso 30 aprile, non è un film che si possa perdere ; girato in 3D, non è un documentario sull’opera di Kiefer, ma un film a tutti gli effetti. Anzi è una poesia filmica che la tecnologia, per una volta usata “cum grano salis”, e non per stupire o per frastornare lo spettatore, permette una esperienza immersiva, come si usa dire oggi, nell’opera di Anselm Kiefer, anzi regala allo spettatore il fantasma della consistenza materica della sua opera. Se non conoscete Kiefer, potrebbe essere una buona occasione per farlo, ma ricordando che questo è il Kiefer di Wenders e che inevitabilmente in questo film, la somma è più dell’insieme delle parti. Personaggio tra i più fraintesi della storia dell’arte contemporanea, Kiefer è l’artista della rovina, a cominciare dalla più grande rovina che ha accompagnato la sua vita. Nato nel 1945, ha conosciuto il secondo dopoguerra in Germania, la tragedia della guerra e ovvero quella ancora più grande, da un punto di vista morale, il giustificazionismo verso il nazismo. Possiamo partire dagli anni Settanta quando Kiefer, ventiquattrenne, percorre l’Europa per un viaggio fotografico dove si fa ritrarre con la divisa del padre, ufficiale dell’esercito tedesco, col braccio teso nell’inequivocabile gesto del saluto romano, simbolo ormai di tutti i fascismi. Ma, naturalmente, il gesto era solo il tentativo di richiamare, alla memoria molto difettosa dei tedeschi, l’immane tragedia provocata dal colpevole silenzio di quel popolo. Wenders non ricostruisce una cronologia dell’opera di Kiefer, ma utilizza il flash-back in maniera continua e fa iniziare il film dall’atelier di Bajrac nel sud della Francia, dove l’artista delle rovine ha costruito la sua rovina il più grande, un gigantesco sito-deposito-atelier mai costruito prima da un artista. Qui, ma anche in Germania, Wenders mostra un Kiefer al lavoro: un lavoro duro, sporco, fatto di fusioni di piombo, fiammeggianti interventi su vari materiali, molto spesso stoppie, girasoli, terre abrase, tronchi. Anche la natura entra a tutto titolo nelle rovine di Kiefer, non c’è mai in lui una natura pacificata, ma solo ed esclusivamente una natura macerata, dormiente, morta. E la crosta che ricopre tutto, città, torri, girasoli, libri pietrificati, cave abbandonate, è la Memoria. La memoria che c’è, come quella che non c’è più o che rischia di scomparire. “Vogliamo essere quelle senza nome, quelle dimenticate, ma noi non dimentichiamo nulla”, sembrano sussurrare le “Frauen der Antike” dalla campagna dell’atelier di Bajrac, nella sequenza iniziale di una bellezza struggente; vesti candide di antiche divinità dalla teste multiformi e che in realtà non contengono alcun corpo. Kiefer percorre in bicicletta anche l’altro grande atelier quello di Croissy-Beaubourg, a est di Parigi, come un surreale archivista alla ricerca di un documento misterioso. Negli scaffali tonnellate di tele gigantesche, operate, abrase, lacerate, incollate, rammendate, disciolte. Un archivista-alchimista che costruisce reperti di memoria, per chi memoria sembra non averne, un mitografo che cerca di raccontare il più grande mito, l’uomo stesso. Wenders è semplicemente sublime nel raccontare “der Stand der Dinge” dell’opera di Kiefer.
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mucillo · 2 years
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Subcomandante Marcos
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Marcos è gay a San Francisco,
nero in Sudafrica,
asiatico in Europa,
chicano a San Isidro,
anarchico in Spagna,
palestinese in Israele,
indigeno nelle strade di San Cristóbal,
ragazzino di una gang a Neza,
rocker a Cu,
ebreo nella Germania nazista,
ombudsman nella Sedena,
femminista nei partiti politici,
comunista nel dopo Guerra fredda,
detenuto a Cintalapa,
pacifista in Bosnia,
mapuche nelle Ande,
maestro nella Cnte,
artista senza galleria o cartelle,
casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi Messico,
guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo,
scioperante nella Ctm,
reporter di note di riempimento nelle pagine interne,
donna sola nella metro alle 10 di sera,
pensionato annoiato nello Zócalo,
contadino senza terra,
editore marginale,
operaio disoccupato,
medico senza impiego,
studente anticonformista,
dissidente nel neoliberismo,
scrittore senza libri né lettori e,
certamente,
zapatista nel sud-est messicano.
Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse,
resistendo,
esplodendo,
dicendo “¡Ya basta!” – Ora Basta!
Tutte le minoranze nel momento di parlare e maggioranze nel momento di tacere e sopportare.
Tutti i rifiutati cercando una parola, la loro parola, ciò che restituisca la maggioranza agli eterni frammenti, noi.
Tutto ciò che dà fastidio al potere e alle buone coscienze, questo è Marcos.
E, per questo, tutti noi che lottiamo per un mondo diverso,
per la libertà e l’emancipazione dell’umanità,
tutti noi siamo Marcos.
Io si, lo sono.
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curiositasmundi · 5 months
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Il 9 maggio 1945 dovrebbe essere considerata come una delle più importanti e cruciali date di tutto il Novecento e anche dell’intera storia umana. Quel giorno memorabile le forze dell’Armata Rossa e delle brigate partigiane sovietiche sconfissero definitivamente i criminali eserciti nazifascisti sul vasto fronte orientale. Senza la straordinaria resistenza sovietica, l’esercito tedesco avrebbe potuto dilagare a Est, impadronirsi delle più preziose materie prime e sconfiggere gli alleati anglo-franco-americani. La Germania nazista era vicina alla realizzazione della bomba atomica e disponeva di una scienza missilistica di almeno 15 anni più avanzata di quella dei suoi nemici. Verosimilmente l’Europa sarebbe diventata un campo di morte, una terra disseminata di campi di sterminio, di camere a gas e forni crematori, non un solo ebreo sarebbe sopravvissuto, i popoli slavi avrebbero conosciuto una nuova schiavitù. Per contrastare questo incubo, i popoli sovietici hanno sacrificato 27 milioni di vite, di cui 12 milioni russe, hanno patito distruzioni e sofferenze inenarrabili e hanno affrontato una guerra il cui scopo era lo sterminio totale, questo era l’intento dichiarato di Adolf Hitler, soggiogare i popoli slavi, sterminare il popolo russo. L’eroismo dei combattenti dell’Armata Rossa e dei cittadini sovietici sfida le più iperboliche narrazioni di epopee eroiche. Si pensi a Stalingrado e se è possibile ancora di più a Leningrado, assediata per tre anni. Nella Venezia del Nord la resistenza dei cittadini oltre che dei combattenti fu sovrumana. In questa grandiosa città gli abitanti e chi li guidava riuscirono a concepire l’inaudito, edificarono una strada, la famosa “Via della Vita”, sul lago ghiacciato Ladoga per portare rifornimenti alla città martoriata. In seguito, a guerra non ancora terminata, appena morto Roosevelt, Henry Truman, nuovo presidente Usa individuò nell’Unione Sovietica il nemico ideale del dopoguerra. Gli apparati di propaganda del governo, del Pentagono e dei servizi segreti statunitensi approntarono un infernale campagna di propaganda basata su una miscela tossica di russofobia e anticomunismo isterico per rappresentare l’Urss come il regno del male. Alcune istituzioni, create espressamente, seminavano le menzogne più infami. L’Europa comunitaria progressivamente sintonizzandosi sulla temperie stelle e strisce ha finito con l’allinearsi alla stessa propaganda, sulla spinta di governi fascistoidi di alcuni paesi dell’Europa dell’Est, fino alla perversione di apparentare comunismo e nazismo con l’intenzione di criminalizzare la Federazione Russa. Tutto ciò ha portato a ignorare artatamente la ricorrenza del 9 di maggio, a gettare l’oblio sul sacrificio di 27 milioni di cittadini russi e sovietici. È nostra intenzione riparare a questa vergogna per restituire onore e giustizia a quegli straordinari esseri umani a cui ogni cittadino europeo e non solo deve imperitura gratitudine.
Moni Ovadia in un brano dell'intervento per la celebrezione della vittoria dell’Armata Rossa sui nazifascisti tenuto nella sede dell'Ambasciata Russa a Roma.
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claudehenrion · 8 months
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Les faux modèles de la Gauche... et leur échec programmé...
Pendant le lamentable quinquennat de hollande, et même avant --lorsqu'un destin sinistre avait mis jospin à Matignon--, on nous bassinait avec les ''modèles'' (?) des pays scandinaves, comme si quoi que ce soit permettait de nous comparer à eux (nos gaucho-pseudo-modernistes'' oubliant de préciser qu'il s'agissait de petits royaumes, mais la présence d'un Roi / d'une Reine, ne les gênait pas : en Socialie, on prend ce qu'on veut, et on jette le reste !).
Souvenez-vous...Pendant toute la sinistre période mitterrandienne, il ne se passait pas de jour sans qu'une comparaison avec un pays scandinave ne vienne alimenter –ou fausser, plutôt-- tout débat. Cette comparaison tendait exclusivement à soutenir la thèse qu'ils étaient ''vachement'' en avance sur nous, qu'ils étaient drôlement plus intelligents, plus ''dans le coup'', et que nous devions impérativement avoir honte de ne pas faire comme eux.. Et (cela coulait comme de source) nous avions bien de la chance d'avoir porté au pouvoir un gouvernement tellement excellent que grâce à lui, nous n'aurions bientôt plus de raisons de remâcher notre honte méritée de ne pas être nés danois ou suédois...
Quelques années plus tard, c'est l'Allemagne qui est devenue le seul objet des fantasmes de nos politicards... (avoir Madame Merkel comme fantasme ne saurait être le signe d'un grand équilibre mental ou psychologique, surtout qu'à partir de 2015, elle s'est mise à ''yoyoter'' dans les grandes largeurs, en ouvrant toutes grandes les portes de l'Europe à ''toute le misère du monde'', sans rien demander à personne, ce qui prouve en quelle piètre estime elle tenait ses soi-disant ''partenaires'' --dont le petit coq gaulois (généralement… le ''coq ''U'', si on me permet, lorsque Marianne décide de tenir tête --temps moyen : 2 minutes-- à Germania, l'une offerte seins nus et l'autre casquée et armée de la tête aux pieds !).
Mais fi ! des réalités et de l'expérience : seule compte la théorie, et celle là était catégorique : l'Allemagne, c'est bien... et on doit faire comme elle (ou plutôt : ce qu'elle permet qu'on fasse comme elle !). Après qu'elle nous ait fait payer, dans notre naïveté persistante de puceaux-par-système (et par vocation), la totalité des premières places qu'elle nous raflait... il a fallu continuer. Et lorsque tout son système s'est bloqué (leur Europe masochiste ne pouvant plus se payer tant de folies et de stupidités), et que leurs paysans (ex-exemplaires), leurs cheminots (ex-parfaits), leurs syndicats (ex-modèles) et leur économie (ex-''de-rêve'') sont partis en ''quenouille'' comme de vulgaires gaulois (ex-prêts à être bouffés tout crus), nous n'en avons rien déduit, rien tiré, rien conclu, alors que, comme le titrait Valeurs Actuelles, notre voisin d'outre-Rhin n'est pas encore le nouvel ''homme malade de l'Europe'', mais c'est la grande pagaille, au pays de l'ordre et de la discipline. On a attendu, pour faire comme eux, une fois de plus. Une fois de trop ? 
Car pendant qu'on faisait du sur-place en marche arrière, en passant du hollandisme au macronisme --sic !-- le monde a continué à vivre, lui (et à l'opposé complet de nos visions gelées --comme j'aimerais oser écrire : ''con-gelées''!). Les autres ont bougé, compris, mûri, pigé où ils avaient vraiment ''joué aux cons'', en imitant notre gauche donneuse de leçons contre-productives. Les pays scandinaves ont oublié leurs fausses belles intentions (toutes suicidaires), et l'Allemagne est en passe de devenir un pays normal, avec grèves et bordel (d'ici qu'elle tourne le dos à ce qui subsistera de la fausse Europe si coûteuse... il n'y a pas loin !). En attendant, Paris et Berlin sont assiégées par des Panzer agricoles –bavure collatérale de la formidable idée de nos nuls d'un ''blocus de Poutine'' (qu'est-ce qu'il doit se marrer, celui-là!).
La "vague populiste" qu'ont évoquée avec terreur ces derniers mois nos ravageurs-destructeurs n'a pas encore submergé l'Europe, mais on sait que 2024 est une année faste pour les élections et l'espoir de salut : 46 % de la population théorique du monde va devoir se rendre aux urnes, dans les mois qui viennent, et cela pourrait signifier –enfin-- un vrai changement radical. Histoire de sourire un instant... imaginez une majorité enfin conforme aux souhaits des populations qui se présenterait à Strasbourg ou au Berlaymont, avec des attitudes et des comportements exactement opposés à ceux qui rendent irrespirables les faits et gestes de la grosse Commission actuelle, celle de Madame von der.... Imaginez (on peut toujours rêver!) un Parlement européen où les Verts seraient enfin ramenés à ce qu'ils sont, des néfastes et rien d'autre (de vrais écologistes sont, en revanche, ardemment désirés, en petit nombre)... et qui lèverait enfin l'interdit qui frappe l'utilisation du mot ''immigration'' lorsque c'est lui (ou elle !) qui est la source presque unique de tous nos problèmes... Rien que d'y penser, on a les larmes aux yeux (enfin... un peu !). Car la situation est grave, et plus on attendra pour changer tout lee système de référence à la mode et plus l'atterrissage sur une Terre redevenue amicale à l'homme sera difficile.
Les graves problèmes démographiques de l'Europe sont à peine mentionnés, au quotidien. Le changement de population en cours (qui est nié, contre toute évidence, par ''ceux qui refusent de voir et de savoir'') est traité comme un fantasme "de l'extrême droite". Les faits, cependant, sont indiscutables : en Europe continentale, les taux de fécondité sont très inférieurs au seuil de remplacement de 2,1 enfants par femme : 1,45 en Italie, 1,48 en Allemagne, 1,5 en Espagne, 1,4 en Hongrie et 1,38 en Pologne. En France (1,97) il est moins catastrophique, mais c'est le pays qui a la plus importante population musulmane d'Europe, et toutes les données disponibles montrent que les taux de natalité sont plus élevés dans les familles musulmanes. Résultat : l'Italie perd 250 000 habitants par an, et l'Allemagne a cru malin d'accueillir des millions d'immigrés en 2015 ''pour mettre fin au déclin de sa population'' (sic !), et cet afflux massif d'immigrants musulmans a été un désastre. L'intégration n'a bien sûr pas eu lieu et la plupart de ces nouveaux arrivants sont toujours sans emploi et dépendent des aides sociales pour survivre. Géniale, la Merkel !
Parallèlement, le nombre d'agressions sexuelles et de violences antisémites a beaucoup augmenté rendant la situation inquiétante, et pas qu'en Allemagne : les enquêtes montrent que la plupart des violences urbaines, du trafic de drogues et des attaques antisémites sont le fait d'immigrés musulmans, ce qui a conduit les pays scandinaves à devenir plus intelligents et à renoncer à leur ancien faux angélisme de bazar. Pas la France... où la situation n'est pas très différente, pourtant : pour le Bureau national de vigilance contre l'antisémitisme (BNVCA), "le coupable est musulman dans presque toutes les attaques antisémites''. Le gouvernement français, qui raconte qu'il veut lutter contre l'antisémitisme, ne veut connaître que "l'antisémitisme de droite et de gauche", mais interdit de mentionner l'antisémitisme musulman, dans cette mortelle ''spirale de l'échec'' à laquelle le condamne une stupide ''omertà'' : énoncer la vérité ? Vous n'y pensez pas !
Dans cette ''spirale du pire'', nos paysans ont pour une fois réussi à faire aussi bien que l'Allemagne –où les tracteurs ont tout de même été autorisés à bloquer la Porte de Brandebourg, notre pouvoir anti-démocratique ayant fixé des ''lignes rouges'' (on voit la différence !). Les dirigeants français en profitent pour accumuler les erreurs, les fautes, les ratages en tous genres avec ces pauvres agriculteurs. C'est terrible, de voir une camarilla de nuls passer à côté d'un problème aussi grave, aussi structurant pour notre futur... sans être capable, une seule seconde, de se sortir de ses mauvaises analyses, de son mauvais vocabulaire et de ses mauvaises idées... ne sachant que répéter, en boucle, son catalogue de fausses solutions qui n'ont jamais marché nulle part, et brandir le spectre de leur fausse Europe dont personne ne veut, sous son déguisement actuel... Où tant de nullité bornée et endoctrinée va-t-il nous mener ? On peut redouter le pire, demain ou... dans quelques jours.
H-Cl.
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abr · 2 years
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Effetto ampiamente qui anticipato: meta low cost di là d'Adriatico, è furnuta.
La cosa più patetica è la spiega dei rincari massicci - ricorda qualcosa? - con la "shpekulazzione" dei commercianti che osano "arrotondare". Logica a parte, basterebbe aver studiato appena appena un minimo di teoria della moneta per capire che trattasi di effetto INEVITABILE.
Quando una moneta "forte" subentra in una economia "debole", automaticamente i livelli dei prezzi schizzano immediatamente in alto mentre quelli dei salari fissi stanno bassi. Perché le merci e gli strumenti ora fluiscono senza problemi da dove sono "meglio" e quindi i prezzi degli stessi si allineano con quelli che hanno nelle piazze più ricche. Tutte le forniture e i servizi s'adeguano istantaneamente, senza interventi di "menti perverse" di mezzo.
E' irreversibile, possono inseguire i commercianti e gli artigiani uno a uno, non cambierà. A parte qui da noi, non è solo "euro", è sempre: avvenne anche all'annessione della Germania Est e introduzione immediata del marco (cambio 1 a 1 : credevano di aver fatto un favore all'Est supervalutandone la valuta, invece anche lì i prezzi salirono e i salari rimasero fatalmente bassi).
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donaruz · 1 year
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Galantuomini col #passamontagna
Marcos è gay a San Francisco, nero in Sudafrica, asiatico in Europa, chicano a San Isidro, anarchico in Spagna, palestinese in Israele, indigeno nelle strade di San Cristóbal, ragazzino di una gang a Neza, rocker a Cu, ebreo nella Germania nazista, ombudsman nella Sedena, femminista nei partiti politici, comunista nel dopo Guerra fredda, detenuto a Cintalapa, pacifista in Bosnia, mapuche nelle Ande, maestro nella Cnte, artista senza galleria o cartelle, casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di qualsiasi Messico, guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo, scioperante nella Ctm, reporter di note di riempimento nelle pagine interne, maschilista nel movimento femminista, donna sola nella metro alle 10 di sera, pensionato annoiato nello Zócalo, contadino senza terra, editore marginale, operaio disoccupato, medico senza impiego, studente anticonformista, dissidente nel neoliberismo, scrittore senza libri né lettori e, certamente, zapatista nel sud-est messicano. Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse, resistendo, esplodendo, dicendo "¡Ya basta!"
https://www.youtube.com/watch?v=qRnoJt7PTDE
Buon compleanno al sup che oggi compie 66 anni
#SubcomandanteMarcos
Copio da Maurizio Acerbo
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