#Fida Adely
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El dinero de sus impuestos financia a los apologistas del terrorismo en las universidades
Cuando los manifestantes se reunieron una vez más en el campus de la Universidad de Columbia este 7 de octubre, fue un sombrío recordatorio de las ideas radicales que se han estado incubando en los campus durante décadas y que salieron a la luz, a veces violentamente, el año pasado. Mientras se amontonaban en el transporte público para llevar sus cánticos antiisraelíes al centro, también fue un…
#Abdulkader Sinno#becas#Centro de Estudios Árabes Contemporáneos#Departamento de Educación#Fida Adely#Instituto de Oriente Medio#Israel#Oriente Medio#Shai Davidai#Universidad de Columbia#Universidad de Georgetown#Universidad de Indiana
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fady joudah has a new collection of poems which features and is named for [...], the poem linked in the last rb. it's available from milkweed editions!
i also highly recommend this talk with fady joudah hosted by jadaliyya (in general i recommend jadliyya's youtube channel, they've hosted so many fantastic speakers and panels). i was especially moved by joudah explaining his resistance to the idea of poetry as witness or documentary poetry...and also about writing in english when it is the language that genocides you
youtube
palestinian poets: fady joudah
fady joudah is a palestinian american physician, poet, and translator. he was born in the united states and grew up in libya and saudi arabia before returning to the united states for college. he attended the university of georgia–athens, the medical college of georgia, and the university of texas, where he completed his studies in internal medicine.
he has published five collections of poetry: the earth in the attic (2008), alight (2013), textu (2014), footnotes in the order of disappearance (2018), and tethered to the stars (2021). in 2014, he was a guggenheim fellow in poetry. joudah is also well-known for his poetry translation: he has translated the works of palestinian poets like mahmoud darwish, ghassan zaqtan, mary abu al-hayyat, and many more. he is based in houston, where he works as a physician of internal medicine.
IF YOU READ JUST ONE POEM BY FADY JOUDAH, MAKE IT THIS ONE: "the tea and sage poem"
OTHER POEMS ONLINE LOVE BY FADY JOUDAH
Scarecrow at poetry magazine
Remove at la review of books (along with a fantastic essay called "My Palestinian Poem that 'The New Yorker' Wouldn't Publish)
Mimesis at poetry magazine
WHO HAS NO LAND HAS NO SEA at poets for living waters
Palestine, Texas at Sappho's Torque
The Mother Between Us at the yale review
House of Mercury at northwest public broadcasting
Things You've Never Seen at poets.org
National Park at poetry magazine
Sleeping Trees at poetry magazine
#fady joudah#poetry#[...]#jadaliyya#fida adely#bassam haddad#undescribed#Youtube#palestinian poets series
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Storie di Donne...
CAMILLE CLAUDEL...
Nata nel 1864 e morta nel 1943. DIMENTICATA da tutti in un ospedale psichiatrico.
Che cosa aveva fatto?
Viene a studiare a PARIGI in un'epoca in cui la Scuola di Belle Arti è aperta SOLO agli UOMINI. Per questo prende lezioni negli studi di artisti che accettano DONNE. Incontra e diventa amante dello scultore più famoso del momento: Auguste Rodin. Sarà una relazione appassionata e artistica, lavorano insieme, scolpiscono insieme (il museo Rodin e il museo d'Orsay conservano bellissime opere di quest'epoca).
Poi la abbandona, lui che vive da anni con un'altra donna, lui, l'artista amato e rispettato da tutti... Lei è denigrata, abbandonata ed emarginata anche "artisticamente". Vive da sola, non si fida più di nessuno e le sue OPERE non si vendono. A questo aggiungiamo che suo fratello è il celebre poeta, scrittore, diplomatico e accademico Paul Claudel.
La FAMIGLIA decide di INTERNARLA, questa DONNA troppo "moderna" per l'epoca è la vergogna della casa. Abbiamo lettere che scrive ad amici e familiari chiedendo aiuto, per 30 anni cercherà di spiegare al personale dell'ospedale l'INGIUSTIZIA che sta vivendo.
Sono testimonianze strazianti, che rivelano la lucidità della DONNA internata. Praticamente muore di FAME il 19 ottobre 1943 in un ospedale pubblico francese e nessun membro della sua famiglia assisterà al suo FUNERALE. I suoi resti saranno depositati in una fossa comune.
Oggi la figura di CAMILLE CLAUDEL è stata completamente RIABILITATATA, le sue opere sono esposte INSIEME a quelle di Rodin e un museo a pochi chilometri da Parigi è completamente DEDICATO a lei.
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CAMILLE CLAUDEL...
Nata nel 1864 e morta nel 1943. DIMENTICATA da tutti in un ospedale psichiatrico.
Che cosa aveva fatto?
Viene a studiare a PARIGI in un'epoca in cui la Scuola di Belle Arti è aperta SOLO agli UOMINI. Per questo prende lezioni negli studi di artisti che accettano DONNE. Incontra e diventa amante dello scultore più famoso del momento: Auguste Rodin. Sarà una relazione appassionata e artistica, lavorano insieme, scolpiscono insieme (il museo Rodin e il museo d'Orsay conservano bellissime opere di quest'epoca).
Poi la abbandona, lui che vive da anni con un'altra donna, lui, l'artista amato e rispettato da tutti... Lei è denigrata, abbandonata ed emarginata anche "artisticamente". Vive da sola, non si fida più di nessuno e le sue OPERE non si vendono. A questo aggiungiamo che suo fratello è il celebre poeta, scrittore, diplomatico e accademico Paul Claudel.
La FAMIGLIA decide di INTERNARLA, questa DONNA troppo "moderna" per l'epoca è la vergogna della casa. Abbiamo lettere che scrive ad amici e familiari chiedendo aiuto, per 30 anni cercherà di spiegare al personale dell'ospedale l'INGIUSTIZIA che sta vivendo.
Sono testimonianze strazianti, che rivelano la lucidità della DONNA internata. Praticamente muore di FAME il 19 ottobre 1943 in un ospedale pubblico francese e nessun membro della sua famiglia assisterà al suo FUNERALE. I suoi resti saranno depositati in una fossa comune.
Oggi la figura di CAMILLE CLAUDEL è stata completamente RIABILITATATA, le sue opere sono esposte INSIEME a quelle di Rodin e un museo a pochi chilometri da Parigi è completamente DEDICATO a lei.
dAL WEB
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Lei è fatta così.
All'apparenza sembra forte e sicura di sé tanto che qualcuno è arrivato perfino a odiarla per questo.
Lei non si fida delle parole ma guarda solo i fatti perché ha imparato, sulla sua pelle, quanto sia opprimente il peso di una bugia.
Lei, a volte, sembra insensibile e pare che nulla possa scalfirla...
Ma la verità è che tutto ciò che desidera è trovare qualcuno che riesca ad andare oltre. Qualcuno con cui potersi mostrare fragile senza doversene poi pentire
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Sono stanca di dovermi rovinare tutti i weekend per stare dietro a una persona che non vuole migliorare e che non si prende cura della propria salute mentale.
Sono stanca di dover elemosinare un cazzo di weekend fuori città, cosa che continua a promettere da mesi e non facciamo mai. Quando ho detto che mi piacerebbe avere al mio fianco una persona che voglia visitare posti nuovi con me ha risposto che viaggiare è l'hobby di chi non a niente di interessante da offrire e quindi cerca cose fuori. Gli ho detto che per me è il modo di mostrargli i posti dove ho vissuto e mi ha detto che questo dimostra che non ho hobby, perché se voglio viaggiare allora non ho un cazzo da fare. Mi ha ferita profondamente: non ha intenzione di fare esperienze nuove con me, di conoscere posti nuovi, di creare ricordi diversi dallo stare sul divano o a casa dei suoi. Ma quello che mi ferisce di più è che non voglia nemmeno vedere i luoghi del mio cuore: le città in cui ho vissuto, dove ho fatto le vacanze, dove sono andata a studiare, dove ho dei ricordi miei.
"Elencami i tuoi hobby, perché se non hai niente da fare non è colpa mia". Mi ha ricordato quegli sfigati che se vedono una persona con la maglia di un gruppo musicale dicono di elencare tre album. Io avrei voluto rispondere "Tu elencami tre posti in cui hai qualcuno che vuole rivederti e che ti vuole bene", ma non l'ho fatto perché non sono cattiva.
Lui ha sempre vissuto nella stessa città, nella stessa casa, con i suoi genitori, ha fatto l'università sempre nello stesso posto e ha sempre gli stessi due amici di infanzia con cui scambia un messaggio al mese e se lo vedono per strada gli parlano del più e del meno per tagliare corto e allontanarsi.
Lo stanno tagliando fuori tutti. Nemmeno la sua famiglia sta più dietro ai suoi problemi. Io so che non è una cattiva persona, è semplicemente sovraccarico perché vede che tutti vanno avanti e lui resta fermo. In realtà non è nemmeno fermo, ma si muove in una direzione che non lo fa stare bene. Mi ha chiesto un consiglio su come comportarsi e su cosa fare. Gli ho risposto che deve parlarne con la psicologa. Ha detto che vuole un consiglio da me perché si fida del mio punto di vista. Gli ho risposto che deve parlarne con la psicologa. Ha insistito che io lo conosco meglio e vuole un consiglio. A quel punto ho sentito un fiume in piena uscire e non mi sono più trattenuta: gli ho detto chiaramente che non è portato per il lavoro che ha scelto, perché ha troppi problemi di ansia e non può avere un ruolo di responsabilità se gli basta una minima cosa per andare in tilt, se non è capace deve accettare di aver fallito e cambiare mestiere perché "Non tutti sono in grado di arrivare all'eccellenza, accetta di essere nella media e basta"; gli ho detto che non è normale andare in burnout dopo pochissimo tempo in un posto di lavoro e che smettere di mangiare non è assolutamente la soluzione; gli ho detto che secondo me vive di lavoro perché è abituato troppo bene a casa, non dovendo fare commissioni, spesa, pulizie e non prendendosi nemmeno la briga di controllare cose come mutuo, bollette, rate dell'amministratore quindi ha tempo da perdere nel letto a piangersi addosso; gli ho detto che secondo me ha degli amici che non gli vogliono bene, perché sapendo che lui si sta distruggendo per il lavoro non si fanno mai vivi e lo lasciano sempre da solo se non quando loro litigano con le ragazze e lo chiamano per bere una birra e per passare la serata; gli ho detto che i suoi genitori purtroppo lo stanno completamente ignorando e non si rendono conto che il figlio perde chili in continuazione, che torna a casa distrutto e vomita quello che mangia; poi gli ho detto di cambiare psicologa, perché non va bene che davanti a un disturbo come il suo lei gli dica che è solo ansia e poi gli passa, perché una terapeuta che sminuisce l'ansia è molto pericolosa; gli ho detto di rivolgersi ad uno psichiatra e se gli prescrive dei farmaci non deve rompere il cazzo e prenderli punto e basta; e per finire gli ho detto che secondo me è troppo immaturo per una relazione e che se vuole un rapporto di coppia deve capire che le esigenze mie sono mie, che non sono tenuta a spiegargliele, che le deve rispettare e basta, senza dover per forza commentare e dare un giudizio, specialmente perché lui tutta questa conoscenza del mondo non ce l'ha e non può permettersi di giudicare sempre.
Dopo tutto il discorso ha risposto che è d'accordo su tutto tranne sul fatto di non poter avere una relazione, perché è l'unica cosa che gli interessa. Gli ho detto che per avere una relazione con me deve prima sistemare tutti i punti sopra e ormai il tempo è finito perché "Non mi porto nel 2025 i problemi del 2024. Tu resti qui, mi dispiace".
Ha detto che va bene allora, la prossima settimana andiamo due giorni fuori e mi dimostra che anche dei piccoli viaggetti per visitare le città che mi interessano si possono fare. Io non voglio ottenere le cose solo quando dò degli ultimatum. A meno di un miracolo , niente si risolverà entro la prossima settimana.
Tu e i tuoi problemi restate qui, mi dispiace.
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The Netherlands authorizes Ukraine to use donated F-16 fighters to attack targets in Russia
Dutch politicians follow the same decision made by Denmark on the use of the F-16 for attacks within Russian territory.
Fernando Valduga By Fernando Valduga 06/04/2024 - 08:00 in Military, War Zones
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The Netherlands announced that it will allow the Ukrainian Air Force to use the 24 F-16 fighters it will receive by donation to be used in attacks against targets within Russian territory.
The Dutch Minister of Defense, Kajsa Ollongren, confirmed that the Netherlands will not impose limitations on the use of F-16 jets. This decision marks a divergence from Belgium's policy, which limits the use of its donated F-16s.
In an interview with the newspaper Politico at the Shangri-La Dialogue in Singapore, Ollongren said: "There is no [a restriction to the Belgian style]. We are putting into practice the same principle that we apply to all other supplies of capacity, that is, once it is delivered to Ukraine, it is theirs to use." She added that the Netherlands only asks Ukraine to comply with international law and the right to self-defense, as established in the United Nations Charter, ensuring that the jets are used to achieve Ukraine's military objectives in self-defense.
Ollongren and U.S. Secretary of Defense Lloyd Austin were among the senior officials who met with the President of Ukraine, Volodymyr Zelenskyy, at the Singapore conference. Denmark also approved Ukraine's use of F-16s provided by Denmark against military targets on Russian soil. Germany has also indicated that Ukraine can use weapons provided by the West for its defense.
Recently, the U.S. authorized Ukraine to attack Russian territory near Kharkiv using U.S.-suplied weapons, confirmed by President Zelensky's spokesman, Serhii Nykyforov, on May 31. However, Washington continues to restrict the use of long-range weapons for deeper attacks within Russia. President Zelensky has expressed interest in using long-range weapons, such as British-made Storm Shadow missiles, but the United Kingdom has not yet fully authorized their use, possibly awaiting a clear position from the White House. The issue has been discussed twice with UK authorities, but remains dependent on a broader international consensus, particularly the US position.
Tags: Military AviationF-16 Fighting FalconUkraine Air ForceRNLAF - Royal Netherlands Air Force / Royal Dutch Air ForceWar Zones - Russia/Ukraine
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Fernando Valduga
Fernando Valduga
Aviation photographer and pilot since 1992, he has participated in several events and air operations, such as Cruzex, AirVenture, Dayton Airshow and FIDAE. He has works published in specialized aviation magazines in Brazil and abroad. He uses Canon equipment during his photographic work in the world of aviation.
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Innamorati di una donna umile. Che vada a letto senza trucco e si alzi al naturale, senza vergogna. Che sia intelligente, combattente e lavoratrice, che ti aiuti ad essere la versione migliore di te. Innamorati di quella donna che tutto lo voglia fare con te e che in te trovi tutto. Innamorati di quella “pazza” che ti faccia ridere anche se sono in un luogo pubblico e non gli importa degli altri. Innamorati della donna che vuole vederti progredire e ti aiuti a ottenerlo, che si prenda cura di te, ti rispetti, ma soprattutto, che ti sostenga nelle tue decisioni e ti aiuti ad essere un uomo eccellente nella vita. Innamorati di una donna con grandi sogni e ambizioni, che abbia i suoi obiettivi ben chiari e definiti. Innamorati di quella donna che si fida ad occhi chiusi di te, queste sono quelle che valgono davvero.
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La schiena di una donna è roba per intenditori.
Ad amarne la bocca, gli occhi, i fianchi sodi…si fa presto.
È un fatto da poco.
La schiena no, la schiena è un’altra cosa.
È un privilegio di fiducia.
È la sensualità che dà le spalle al mondo e guarda avanti.
La schiena è femmina,e quando si volta…lo fa perché non teme inganni.
È spavalda, audace, baldanzosa.
Ha un binario unico che le corre al centro.
Un solco lungo il quale colano,dall’alto verso il basso,le pugnalate che non ha saputo evitare,le carezze liquide di certe mani belle.
La schiena non trattiene,la forza di gravità glielo impedisce.
La schiena sa come lasciar andare.
È un battitore libero, il punto più selvaggio di una donna.
Risalirla con la bocca,tenerla ferma con le mani…accerchiarla in un abbraccio,è un colpo di fortuna.
Ma certa gente non lo sa,e per questo la trascura.
La schiena di una donna è la sua forza,il suo più antico cedimento.
Si inarca quando ama,sta dritta quando deve…lì i baci sono più belli, i graffi fanno più male.
Per capire una donna…
Basta leggerne la schiena.
Curva o tesa, morbida o nervosa.
Se si lascia prendere,vuol dire che si fida.
Se si gira di scatto…è perché non torna indietro…
Antonia Storace
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Neve al Sestriere. Ad agosto. Non accadeva da 17.000 anni - se posson dirlo del caldo in Marmolada, si può anche della neve sulle Cozie, fìdati.
Se credi al claimatceing per come te lo raccontano le capre ubriacone e pervertite nordiche: causa antropica invece che costante cambiamento di un pianeta vivo, allora sei uno che si fida, che ha fede: un credente appunto.
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Siamo quasi alla fine del mese e sono riuscita a restare al passo, con qualche libera interpretazione sulle traduzioni dei prompt ^_^
C'è un corvide non spaventato, una cresta dalle mie letture di quest'anno (ho quasi esaurito la produzione di Zerocalcare grazie alle offerte della Bao *_* ) Ho ripescato anche ricordi recenti e vecchie foto: quella della expedition a Saint-Nazaire è una foto di una foto appesa a casa della mia amica G. e l'originale risale a quando ancora si facevano col rullino (ho poi scoperto ieri che in questa foto non eravamo a Saint-Nazaire ma in montagna qui vicino per il debutto di un musical del loro gruppo di coro, ma vale lo stesso _ sono passati solo 23/24 anni, mi perdono la confusione)
Non so se è un doppione di una fatta proprio con la mia fida macchina fotografica, che dalla fine delle elementari all'università mi ha accompagnato imperterrita, nonostante ad un certo punto fosse letteralmente tenuta insieme con lo scotch: si era rotto lo sportellino delle pile e dovevo tenere premuto anche lì per farla scattare (lo scotch non bastava a tenere in pressione le pile, serviva solamente a evitare che scappassero quando non la tenevo in mano XD). L'ho amata molto e rimpiango ancora la sua capacità di rendere i colori u_u Anche la mia vecchia bici, Il Bolide, mi ha fatto compagnia un paio di decenni, fino a che la ruggine non ne ha compromesso il telaio in una zona irrecuperabile T_T
A volte il bianco e nero mi sta un poco stretto, ma sto cercando di mantenere una certa coerenza per questo mese... con alcuni disegni ho provato a sperimentare con il tablet, ma non ho ancora molta padronanza del mezzo >_<
Vorrei trovare una buona app, ma mi sembrano tutte troppo complicate ×_× però quelle più semplici non hanno le funzioni che vorrei T_T
Comunque già è stato tanto riuscire a stare al passo con carta e penna, quindi per ora direi che va bene così e per il resto vedremo ^_^
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“La schiena di una donna è roba per intenditori. Ad amarne la bocca, gli occhi, i fianchi sodi, si fa presto. È un fatto da poco.La schiena no, la schiena è un'altra cosa. È un privilegio di fiducia. È la sensualità che da le spalle al mondo e guarda avanti. La schiena è femmina e, quando si volta, lo fa perché non teme inganni. È spavalda, audace, baldanzosa. Ha un binario unico, che le corre al centro. Un solco lungo il quale colano, dall'alto verso il basso, le pugnalate …che non ha saputo evitare, le carezze liquide di certe mani belle. La schiena non trattiene, la forza di gravità glielo impedisce. La schiena sa come lasciar andare. È un battitore libero, il punto più selvaggio di una donna. Risalirla con la bocca, tenerla ferma con le mani, accerchiarla in un abbraccio, è un colpo di fortuna. Ma certa gente non lo sa e per questo la trascura. La schiena di una donna è la sua forza, il suo più antico cedimento. Si inarca quando ama, sta dritta quando deve, come il fusto di un albero maestoso, il tronco di una quercia secolare, lo stelo di un fiore che si schiude sul collo: lì, i baci sono più belli, i graffi fanno più male.
Per capire una donna, basta leggerne la schiena. Curva o tesa, morbida o nervosa. Se si lascia prendere, vuol dire che si fida.“...
Antonia Storace
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Non credo nelle critiche, nè positive nè negative, ma soprattutto in quelle non richieste.
La critica, per suo stesso significato intrinseco rappresenta un elemento di intromissione nella vita altrui.
Altra cosa sono i consigli, quando e se richiesti, ad una persona di cui ci si fida, o, meglio ancora ad un esperto.
La vita degli altri non è affar nostro.
Peggio che mai sono le interpretazione new agistiche o psicologistiche su ció che accade all’altro, che banalizzano, ridicolizzano e fanno sentire l’altro un povero doddo imberbe.
Un alto livello di saggezza consiste nel sapersi fare i fatti propri con stile, rimanendo sorridenti di fronte alle sciocchezzuole commesse dagli altri che riguardano solo loro, e parlando solo se interpellati, al momento giusto e nel modo giusto.
Mi è capitato di interagire con persone che trovavano sempre un buon motivo per criticarmi, dai capelli, ai vestiti, al lavoro.
Se voglio un consiglio vado da un esperto di quel settore e lo pago, se voglio un consiglio amichevole lo chiedo a persone che so che sono provviste di sensibilità ed empatia, e che so essere adatte a darmi risposte sagge, altrimenti evito.
Spesso le persone non vedono l’ora di trascinarti nella loro miseria!
Il mio motto invece è se non hai niente di bello da dire, taci. A meno, appunto, di essere interpellata: in quel caso non apro la bocca con l’impellenza di esplodere in un fiume di parole aspre.
Cerco con cura cosa dire e cosa no, in base alla persona e al momento.
Questa storia della critica positiva la reputo una vera scemenza.
Qualsiasi entrata nella vita altrui è sempre fallosa.
Certo, non parlo di situazioni emergenziali, dove uno sta per cadere da un burrone e tu non lo avverti.
Parlo del fatto che con la scusa delle critiche positive, molti sfogano qualcosa che sobbolliva in pentola, tirando fuori un astio antico, o qualche non detto che è stato solleticato.
Ogni intervento non richiesto è un atto di violenza, di questo sono convinta: vorremmo che l’altro si adeguasse a qualcosa di nostro, che si muove dentro di noi e che con le reali esigenze dell’altro non ha nulla a che fare.
Ben diverso è il discorso nel caso in cui l’azione o la non azione dell’altro ci danneggia, questo è chiaro.
ClaudiaCrispolti
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Vittorio Arrigoni detto Vik è stato un attivista, giornalista e scrittore italiano. Sostenitore della soluzione binazionale come strumento di risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, nonché pacifista, si era trasferito nella Striscia di Gaza per agire contro quella che definiva pulizia etnica dello Stato di Israele nei confronti della popolazione araba palestinese.
Sembra oggi ma parliamo di 25 anni fà
Una lettera di Vittorio del 02 marzo 2009 due anni dopo fu assassinato.
Vittorio tornato a Gaza
«E alla fine sono tornato.
Non sazio del silenzio d’assenzio di una felicità incolta
accollata come un cerotto mal riposto su di una bocca che urla.
Non potevo fare altrimenti.
Essere ferito, venir rapito, derubato della propria missione, incatenato e imprigionato in un lurido carcere israeliano,
quindi deportato a forza su di un aereo verso Milano
senza neanche la pietà di mettere ai miei piedi nudi e martoriati dalle catene un paio di scarpe,
non è certo la conclusione auspicabile per il compito solenne e di riscatto umano che ha impegnato gli ultimi mesi della mia barocca vita.
Il leone accumula stagioni e cicatrici,
non ha certo il passo slanciato di una volta,
ma non abbassa di un pelo la criniera.
Poggiando il primo piede sulla terra di Gaza, per la seconda volta, sbarcando, come un Armstrong esiliato,
ho ruggito, eccome,
devono esser tremati i vetri delle finestre pure a Tel Aviv.
Fiero del mio passato, non curante del mio presente.
Perché è questo il tempo di spendersi, piuttosto che accaparrarsi un futuro agiato e comodamente distorto,
a quelle vittime innocenti a cui non abbiamo concesso neanche l’ascolto, per un attimo,
delle loro grida di dolore.
Spendersi affinché ogni diritto umano sia rispettato.
Tutto il resto non ha più importanza, semmai ne abbia mai avuta una.
Bisogna saper riconoscere la matrice della propria anima,
anche se ciò è spaventevole e significa solitudine, ostracismo, utopia, Don Chisciotte,
ingratitudine anche da chi verso cui si è dato tanto, si è speso tutto.
Ad aspettare nel fuoco si rischia di bruciarsi.
Ecco allora il perché della scelta dei miserabili, dei reietti, dei condannati,
essi sono ancora capaci di lealtà, di gesta aggraziate e di generosità audace, alle soglie della fine del mondo.
Reietto e miserabile la vita mi ci ha costretto,
sono tornato a casa.
Natale a Gaza pare un funerale.
E non esclusivamente perchè oggi ad un funerale effettivamente ci sono stato,
il vicino di casa di Fida, nostra coordinatrice ISM,
è stato ridotto in brandelli, in tanti piccoli pezzettini di carne lacera da un colpo di carroarmato israeliano.
Piove lacrime amare il cielo di Gaza in questi giorni di lutto e terrorismo da oltreconfine.
Si ascoltano i rutti delle minacce di imminente strage da Lvni e si trema dal freddo
(senza + gas, senza + gasolio, senza + energia elettrica).
Si odono i cingoli di Netanyahu sulle ossa dei palestinesi ammazzati ieri e di quelli a venire.
Lvni e Netanyahu in marcia funebre verso le prossime elezioni israeliane,
il teorema è semplicistico, ma purtroppo realistico,
vincerà chi porterà in dote ai propri elettori più teste palestinesi mozzate.
One head one vote.
A Gaza è come se si fosse in autunno,
e io sono nato sotto il segno dell’autunno.
Per cui se fuori piove,
perdonatemi,
a volte piove anche dentro.
Restiamo umani.
Vostro Vik dalle tenebre dell’assedio.»
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🔴 CAMILLE CLAUDEL...
Nata nel 1864 e morta nel 1943. DIMENTICATA da tutti in un ospedale psichiatrico.
Che cosa aveva fatto?
Viene a studiare a PARIGI in un'epoca in cui la Scuola di Belle Arti è aperta SOLO agli UOMINI. Per questo prende lezioni negli studi di artisti che accettano DONNE. Incontra e diventa amante dello scultore più famoso del momento: Auguste Rodin. Sarà una relazione appassionata e artistica, lavorano insieme, scolpiscono insieme (il museo Rodin e il museo d'Orsay conservano bellissime opere di quest'epoca).
Poi la abbandona, lui che vive da anni con un'altra donna, lui, l'artista amato e rispettato da tutti... Lei è denigrata, abbandonata ed emarginata anche "artisticamente". Vive da sola, non si fida più di nessuno e le sue OPERE non si vendono. A questo aggiungiamo che suo fratello è il celebre poeta, scrittore, diplomatico e accademico Paul Claudel.
La FAMIGLIA decide di INTERNARLA, questa DONNA troppo "moderna" per l'epoca è la vergogna della casa. Abbiamo lettere che scrive ad amici e familiari chiedendo aiuto, per 30 anni cercherà di spiegare al personale dell'ospedale l'INGIUSTIZIA che sta vivendo.
Sono testimonianze strazianti, che rivelano la lucidità della DONNA internata. Praticamente muore di FAME il 19 ottobre 1943 in un ospedale pubblico francese e nessun membro della sua famiglia assisterà al suo FUNERALE. I suoi resti saranno depositati in una fossa comune.
Oggi la figura di CAMILLE CLAUDEL è stata completamente RIABILITATATA, le sue opere sono esposte INSIEME a quelle di Rodin e un museo a pochi chilometri da Parigi è completamente DEDICATO a lei.
#CamilleClaudel
#donna #arte #bellezza #amore
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Finiamo per distrarre Athena e Crono le prenderà la pistola. Non possiamo muoverci, Haven.>>>>
Non può finire così. Non riesco a credere che Athena ucciderà Crono. Che commetterà un vero e proprio omicidio, qui, sul tetto dell'ala est di Yale. «Athena» la voce roca di Apollo è spaventata «pensaci bene.>> A parlare subito dopo è, forse, la persona di cui Athena si fida mag- giormente. Aphrodite. Con le lacrime agli occhi e il viso paonazzo. <<<Athena, premi il grilletto» le grida. <Ce la caveremo. Ma non possiamo più vivere così. Premilo!>>>
Athena volge lo sguardo verso la sorella. È questione di attimi. Un battito di ciglia. Che mi fa comprendere all'istante il loro rapporto; perché Aphrodite le andasse sempre dietro per placare i suoi attacchi d'ira, perché si occupasse lei di calmarla. Ma mi fa anche capire, per la prima volta, cosa significhi compiere un errore fatale.
Crono afferra la pistola con un gesto fulmineo. Athena non la molla però, lotta per riappropriarsene. «Premi il grilletto, Athena!» la esorta il padre. <<Fai come ti ha detto quella figlia ingrata. Premi il grilletto e sparami! Fallo! Coraggio!>>>
L'arma è ancora puntata contro di lui, ma un colpo del genere è rischioso. D'altronde, Athena non può resistere a lungo. Crono è più forte e riuscirà a strapparle la pistola dalle mani.
Hades scatta in avanti, per aiutarla, e Apollo prende il suo posto coprendomi con il suo corpo. Mi scanso di lato, infastidita e disperata. Lo richiamo, il panico che si impossessa di me e la paura folle che lo feriscano.
Athena urla ad Hades di farsi da parte. Crono continua a ripeterle di sparare.
E Athena lo fa. Preme il grilletto. Nello stesso momento in cui Crono dà un colpo secco alla pistola e le fa virare la traiettoria di centottanta gradi. Il colpo parte con un botto. E negli occhi di Athena sopraggiunge il terrore puro.
Sento Apollo gridare un <<no>> soffocato dal respiro che gli si mozza e la voce che viene a mancare. Qualcun altro lo imita, ma non riconosco chi sia. Sono troppo presa dal seguire la traiettoria del proiettile.
Non vedo chi ha colpito fino a quando il corpo di Aphrodite non si accascia a terra, i lunghi capelli dorati che svolazzano nell'aria. Hermes, li accanto, la afferra al volo, prima che sbatta la nuca contro il pavimento.Nel petto, all'altezza del cuore, una chiazza di sangue si sta allargando e macchia di rosso il bianco del maglione.
<<<Sai una cosa? Sono contento che le stelle siano numerose. Vuol dire che avrai bisogno di tanti anni per contarle e che quindi resteremo insieme a lungo.»La prima cosa che sento, dopo il colpo di pistola, è un urlo. Dell'ultima persona da cui me lo sarei aspettata: Crono. Scatta in avanti, con la mano tesa come se potesse afferrare Aphrodite e proteggerla dal pro- iettile che l'ha già colpita. Cade in ginocchio, con una forza tale che non dubito si sia fatto male. È l'urlo di un padre per la figlia che ama
La seconda cosa che sento è la voce di Hermes. Stringe tra le braccia il corpo della sorella, tenendole la nuca sollevata. «No, no, no, no» ripete come una cantilena disperata. «Aphrodite, no, stai bene, tu stai bene.>>
Io non ho il coraggio di muovermi. Ogni muscolo del mio corpo è paralizzato, in preda a un terrore che ho provato poche volte nella mia vita. Dal petto di Aphrodite si sta allargando la ferita, tingendo il bianco candido del tessuto di un color cremisi che mi dà la nausea.
<<Dobbiamo chiamare un'ambulanza» irrompe Zeus, che nonostante il panico in viso riesce a ragionare in modo razionale. «Hera, chiama i soccorsi. Veloce.>>>>
<<<L'ho colpita io» decreta Athena, a pochi passi dalla sorella, gli occhi spalancati e il tono glaciale. Ha un sussulto. «L'ho uccisa? L'ho uccisa io.>>>
Apollo, pallido in viso, si inginocchia per studiare meglio la situazione.
Hermes scuote il capo, e le mani che reggono Aphrodite gli tremano così forte che mi viene da piangere. «Non è troppo tardi. Chiamate l'ambulanza. Chiamatela!» Aphrodite emette un pantolo flebile e gli occhi si aprono in un piccolissimo spiraglio, rivelando il suo azzurro intenso, così simile a quello del gemello, Hermes. «Herm..>> sussurra.Lui la stringe a sé, cullandola come un neonato. «Non parlare, non parlare, risparmia le forze. Tieni gli occhi aperti e non parlare. Va tutto bene. Arriverà l'ambulanza. Arriverà.>>>
Aphrodite scuote la testa, già rassegnata. Il viso è imperlato dal sudore, diventa sempre più pallido. Il suo petto è scosso da respiri irregolari e affaticati. Non ce la fa più. Non smettere di contare, Herm» mormora. «Non smettere di contare le stelle.>>>
Non ho idea di cosa voglia dire, sembra qualcosa di privato, un segre- to che custodiscono tra loro. Infatti, Hermes replica: «Avevi promesso che le avresti contate tu, per me. Tutta la vita. E che mi avresti detto il numero. Resta qui, Aphrodite. Resta, e continua a contare le stelle nel cielo, Continua a contare». La voce gli si spezza e sta per piangere.
Lei abbozza un sorriso triste, ma carico d'amore. «Non perdere chi sei, Hermes. Promettimelo. Vai avanti. E...>>>>
Restiamo in attesa che continui la frase; Aphrodite allunga il braccio alla sua sinistra, dove sa che c'è Athena. La richiama per un istante, poi perde le forze e lascia che il braccio ricada per terra.
<<<...non darti la colpa, Athena» aggiunge.
Un altro rantolo.
Hermes continua a ripetere «no».
Apollo è immobile, incapace come me di spostarsi di un solo millimetro.
Hades è più avanti, rigido e sotto choc.
Crono sta piangendo, ancora in ginocchio e con il corpo che trema per i singhiozzi disperati. La pelle del viso è paonazza, bagnata dai fiumi di lacrime che sgorgano senza sosta.
Aphrodite rivolge il suo ultimo sguardo al fratello, Hermes. <<Non smettere di contare, Eli.>>> Fa un ultimo respiro, che si blocca a metà. Una lacrima le scorre lungo la guancia e il suo corpo si rilassa, lasciandosi andare. Se ne va così, con gli occhi aperti e fissi sul cielo stellato sopra di lei, tra le braccia di suo fratello. La bocca appena ricurva in un sorriso rassegnato. <<Aphrodite...>> la richiama Hermes, incapace di comprendere cosa è appena successo. «Aphrodite? Aphrodite? No. Aphrodite!» continua,
imperterrito, scuotendola appena. Zeus e Poseidon gli si affiancano, afferrandolo per entrambe le braccia. Hera, invece, prova a prendere il suo posto per reggere ilcorpo di Aphrodite. Rimette in tasca il telefono, su cui aveva digitato il numero per chiamare i soccorsi. Come gia Aphrodite aveva capito non sarebbe servito a nulla. sarebbe seruiad allontanarli, a spingerli via con violenza La temi!> grida. «Lasciatemi con lei! Può ancora salvarsi! Non toccatemi, cazzo, o vi spacco la faccia! Dammi quel telefono!》
Zeus chiede, con un'occhiata, aiuto ad Hades e Apollo. Apollo, com riservato e chiuso, che se sta soffrendo non lo dà a vedere e cerca di mostrarsi in pieno controllo. Hades impiega qualche secondo per reagire, ma alla fine raggiunge Hermes e, insieme ad Apollo, lo solleva da terra.
Hermes scoppia in un pianto disperato. Non ho mai sentito qualcuno piangere con una tale intensità. Il suo dolore impregna l'aria attorno a noi e fa commuovere anche me. È un bambino indifeso. E non importa quanto Apollo e Hades provino a calmarlo e a sussurrargli che loro sono li per lui. Hermes singhiozza, si dimena con poca convinzione, e continua a chiamare il nome di Aphrodite.
A qualche metro di distanza mi accorgo di Athena. È inginocchiata per terra e ci dà le spalle. Solo quando il pianto di Hermes si fa si- lenzioso sento il rumore dei suoi conati. Sta vomitando e piangendo. Crono le tiene i capelli con la mano.
<<Non è colpa tua, Athena» lo sento bisbigliare. «Non è colpa tua. È colpa mia. Non darti la colpa. Non è colpa tua, Athena.>>>
Su questo sono d'accordo. Ma sono anche convinta che le sue parole non contino nulla per lei. Vivrà per sempre accompagnata dal rimorso. Ciò che spero, però, è che si ricordi di come Aphrodite, in agonia, abbia trovato la forza di dirle di non incolparsi.
<<<Dobbiamo portarla in Grecia per la sepoltura.>> È Crono a spezzare il silenzio. <<Dobbiamo dimenticare tutti i problemi che abbiamo e darle un degno funerale.>>> ✨️👸💔
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