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Abb. 3.
a) Lippizaner Stuten a. d. Weide i. Staatsgest, Stančić. b) 17 jährige Mutterstute Slavonia 32 v. Siglavy Monterosa u. Slavonia. Fohlen von Neapolitano Bresovica. c) Sechserzug mit Lippizanerhengsten: an der Deichsel links Maestoso Malaga 166, rechts Pluto Kerka 553 Mitte links Maestoso Nadgorica 1045, rechts Makedoiner 619 Vorne links Favory Nadgorica 487, rechts Favory Strana 492 d) Lippizaner Hengste Maestoso Malaga 166 aus Gladnoš (links) und Pluto Kerka aud Lippica (rechts). Phot. Baron Dr-Z. Turković.
A. Ogrizek, 1931, ‘Die Zucht des Lippizaner Pferdes in Jugoslawien’, Züchtungskunde, Band VI.
#Lipizzaner#stute#Slavonia#hengste#Maestoso Malaga#Pluto Kerka#Maestoso Nadgorica#Makedoiner#Favory Nadgorica#Favory Strana#Baron Dr-Z. Turković#1931#Die Zucht des Lippizaner Pferdes in Jugoslawien#Züchtungskunde
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Tè
Storia: Dramione
Hermione Granger sapeva che era meglio stare alla larga da Draco Malfoy. Purtroppo vederlo seduto nell'erba, le ginocchia contro il petto, gli occhi tanto grigi da fare concorrenza al cielo plumbeo, faceva evaporare tutta la sua prudenza.
Strinse la tazza di tè che aveva tra le mano. Era calda e profumava di limone. Non c'era nulla di meglio di una tazza di tè per scacciare la malinconia autunnale. Chissà se avrebbe funzionato anche con Malfoy?
Si dondolò sui talloni. La parte razionale le diceva che doveva andarsene, lasciarlo nei problemi che di sicuro si era creato da solo. C'era però anche una parte emotiva.
Si avvicinò, le suole che scricchiolavano sull'erba umida.
Draco non alzò la testa fino a quando non fu a un passo di lui.
Le puntò addosso gli occhi grigi. A Hermione davano l'impressione che ci fosse una tempesta in corso in quelle iridi. Trasmettevano un senso di pericolo.
-Vuoi del tè?
-Che c'è? L'hai avvelenata?
-Devi sempre pensare male delle persone?
Draco fece una smorfia. -Di solito ho ragione
-Mi devo ricordare di non farti più favori- Hermione si voltò.
-Aspetta, Granger... aspetta
Si bloccò, la tazza calda tra le mani. Scottava.
-Forse ho voglia di te
Hermione sussultò. -Cosa?
-Del tè... che cos'hai capito, Granger?
Si girò. -Non hai detto del tè
-E cos'avrei detto?- uno scintillio tagliente nello sguardo. Il solito Malfoy. Come aveva potuto pensare che potesse essere un altro? -Vuoi darmi quel té?
Hermione gli si avvicinò, si piegò in avanti, glielo porse. Non voleva toccarlo. Aveva l'impressione che sarebbe finita in mille pezzi se lo avesse sfiorato. Draco non era della stessa opinione. Nel prendere la tazza aderì alle dita di Hermione.
Il cuore le sussultò in gola, la pelle le andò a fuoco, le gambe le tremarono. Lasciò la tazza che si schiantò sull'erba.
Hermione guardò i cocci portati di via dal tè. Un fiume scuro dal profumo di limone. -Hai fatto un disastro
Draco però non sembrava ascoltarla. Fissava il tè, lo sguardo vacuo. -Da piccolo quando ero malato mia mamma mi faceva il tè
Un frammento di vita. Hermione s'immaginò un Draco piccolo, fragile, malato. Le risultava difficile. Draco Malfoy per lei era quella creatura fatta di tenebre. Invincibile. Crudele.
-Non che debba dirlo a una Mezzosangue come te- fa spallucce.
-Ti credi tanto bravo?
-Lo sono
-Stai andando a pezzi- si morse la lingua. Troppo sincera.
-Che ne sai di me?
-So che sei triste e volevo aiutarti
-Aiutarmi- Draco si coprì la bocca con le mani. -Un tè forse mi avrebbe fatto bene
-Adesso il tè non c'è più
Draco singhiozzò... no, non stava singhiozzando. Rideva.
E, cosa strana, anche Hermione rise.
Ridevano sul tè versato. Questo sì che le sarebbe rimasto impresso nella memoria.
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Aforismi sulla genialità
Leonardo Da Vinci Aforismi sulla genialità, citazioni, frasi, massime, idee sul genio, la genialità e la creatività, pensieri brevi che possono stimolare le nostre abilità e conoscenze. Se desideriamo conoscere la forza del genio umano dobbiamo leggere Shakespeare. Se vogliamo constatare quanto sia insignificante l'istruzione umana possiamo studiare i suoi commentatori. William Hazlitt Genio è un'infinita capacità di sopportare il dolore. Jane Ellice Hopkins Nullum magnum ingegnum sine mixtura dementiae fuit. Seneca We are all born mad. Some have the fortune to remain so. Carl William Brown Via Ionesco L'amore passionale per una donna o per un uomo è una cosa strana, misteriosa, subdola, stupida, incompleta. Gli unici amori che meritano sono forse quelli del genio. Carl William Brown Ogni genio è un gran fanciullo, già per il suo guardare al mondo come a un che di estraneo. Chi nella vita non resta per qualche verso un fanciullo e diventa invece un uomo serio, sobrio, posato e ragionevole, sarà certo un bravo e utilecittadino di questo mondo, ma un genio non sarà mai. Arthur Schopenhauer A differenza del talento del genio, la stupidità non può essere nascosta: appartiene alla sua natura l’urgenza di manifestarsi. Mario Andrea Rigoni Genio: inutile ammirarlo, è una nevrosi. G. Flaubert La grandezza del genio sta nella sua capacità di fare connessioni tra idee apparentemente disparate. Nikola Tesla La qualità principale del genio non è la perfezione ma l’originalità, l’apertura di nuovi confini. Arthur Koestler Ricercate nell’albumina di Cartesio i segni del genio. A. Huxley Come ha potuto un genio come Freud scrivere tutti quei libri dimenticandosi allo stesso tempo di elaborare una benché minima teoria della stupidità; ma forse intendeva andarci vicino quando scrisse Il problema economico del masochismo. Carl William Brown Compensate con onori e favori quelli che con la loro lampada notturna rischiarano il mondo. H. von Kleist
Dante Alighieri Si considerava un genio e forse lo era, o lo è; il primo libro che scrisse lo fece leggere ad un insigne professore che dopo averlo in larga parte copiato lo pubblicò con grande successo di pubblico e di critica. Carl William Brown Un monologo in cui parla tutta una nazione o una razza o parla una voce della natura, ecco il genio. G. Bovio Il genio richiede la solitudine, questo è il segreto dell'inventiva. Nikola Tesla Il genio è la capacità di vedere dieci cose là dove l’uomo comune ne vede solo una, e dove l’uomo di talento ne vede due o tre. Ezra Pound Le nazioni hanno grandi uomini a loro dispetto, come le famiglie. Fanno ogni sforzo per non averne. C. Baudelaire È che so fare tutto quello che tu fai Ma anche altre cose che tu non immagini. M. Schettini Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent’anni dopo. L. Aragon La memoria, la velocità di calcolo, la precisione, tutte cose che non riescono a competere con la creatività della genialità. Carl William Brown Il potere non è che lo stupido tentativo dell’umanità di sopravvivere alla sua banalità, è lo sterile e ingenuo tentativo di imbalsamare la trasformazione della materia, di contenere l’assurda e inconcepibile energia della problematica genialità. Carl William Brown Un uomo di genio è femminile. H. Utamaro Quando nel mondo appare un nuovo genio potete riconoscerlo da questo segno inequivoco: tutti i mediocri si coalizzano contro di lui. J. Swift Mentre per l’uomo comune il proprio patrimonio conoscitivo è la lanterna che illumina la strada, per l’uomo geniale è il sole che rivela il mondo. A. Schopenhauer Il genio è la capacità di mettere in pratica ciò che si ha nella mente. Non c’è altra definizione del genio. F.S. Fitzgerald Il genio di Shakespeare sta nell'aver fatto osservare con grande maestria la grande buffonata dell'esperienza umana e nell'aver analizzato blandamente le cause che sconvolgono l'ordine naturale e la serenità del mondo, la sua stupidità consiste invece nel non averci prospettato quale sia questa grande armonia. Carl William Brown Il primo grande ribelle della storia è un angelo, satana, al quale non andava troppo a genio lo strapotere di dio; benché sconfitto egli rimane pur sempre immortale, così come la ribellione ed il male. Carl William Brown Il genio è nonconformismo. V. Nabokov Il Genio è un gran dolore. A. de Lamartine Le grandi idee sono rarissime: vengono come doni degli dei alle menti preparate e non sono il risultato di pure e semplici sgobbate. P. Samuelson Coloro che hanno disturbato il sonno del mondo. Ch. F. Hebbel Diventa necessario, quasi fatale, che alla forma in tante direzioni più evoluta del genio, corrisponda un arresto, un regresso, non solo in altre direzioni, ma anche spesso nell’organo che è la sede della maggiore evoluzione. C. Lombroso Nullum magnum ingegnum sine mixtura dementiae fuit. Seneca Secondo me il genio consiste nell’abilità di dire una cosa profonda in modo semplice. Ch. Bukowski
Albert Einstein È in grado di accendere un fuoco con uno strofinaccio bagnato. H. Walpole Il mondo chiama folli quelli che non lo sono della follia comune. R. Rolland Il genio si muove nella follia, nel senso che si tiene a galla là dove il demente annega. Paul Valéry Adam Smith non era certo un genio della filosofia, però aveva ben chiari alcuni principi; per esempio, nella sua opera principale esprime con convinzione l'idea che nel processo produttivo ai lavoratori deve essere concesso il minimo necessario per sopravvivere, e poi basta affidarsi al "laisser faire" di imprenditori e governanti e tutto andrà per il meglio. Non c'è che dire, un vero economista della filantropia. Carl William Brown Talvolta è preferibile isolarsi piuttosto che contaminare il proprio genio con la perniciosa arroganza della stupidità e della sciocca e colta vanità. Carl William Brown Il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso. E. Flaiano Attenzione a quando il gran Dio scatena un pensatore su questa terra. R.W. Emerson Alcuni credono che il genio sia ereditario. Gli altri non hanno bambini. Marcel Achard Come si sa, funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent'anni dopo. Louis Aragon Troppo spesso il vizio e il genio producono effetti simili, che ingannano l'uomo comune. Il genio non è forse un eccesso costante che divora tempo, denaro, corpo, e conduce all'ospedale ancor più rapidamente delle cattive passioni? Honoré de Balzac Sembra che gli uomini abbiano addirittura più rispetto per i vizi che per il genio, giacché rifiutano di dargli credito. Honoré de Balzac Il genio è fatto dal 1% di talento e dal 99% di lavoro instancabile. Albert Einstein Talvolta i curatori di alcuni testi ne scremano le parti migliori e cremando così la genialità non fanno altro che favorire la loro banalità. Carl William Brown Si possono plagiare delle frasi, dei testi, delle idee, dei progetti, ma la genialità non si può né rubare né comperare. Carl William Brown Genio è colui che fa grandiosamente e con naturalezza ciò che altri soltanto con grosso impegno e studio riescono a fare modestamente. Vannuccio Barbaro Un autore popolare è uno che scrive ciò che pensa la gente. Il genio la invita a pensare qualcosa di diverso. Ambrose Bierce Il genio è la capacità di vedere dieci cose dove l'uomo comune ne vede una o dove l'uomo di talento ne vede due o tre. Ezra Pound Un dotto è colui che ha molto imparato, un genio, colui dal quale l'umanità impara ciò che il genio stesso non ha imparato da nessuno. Arthur Schopenhauer Chi ha un minimo di genio e di mentalità artistica non può certamente occuparsi di leggi e leggine, inoltre è difficile che venda la propria anima e la propria psiche al Dio denaro o a qualsiasi altra forma di coercizione, ecco perché nello squallido mondo della burocrazia del potere finiscono tutti i personaggi più frustrati e mediocri, ed è da lì, da questo avamposto privilegiato della stupidità che perpetuano la loro vendetta nei confronti dell'umanità. Carl William Brown Il nostro organismo è una macchina perfetta che percorre per un certo periodo l'autostrada dell'assurdo, dunque niente di più nobile ed eroico che a qualcuno non vada molto a genio di percorrere questo stupido viaggio e cerchi quindi di guastare il veicolo. Carl William Brown Per la vita comune, pratica, in quanto adeguata alle energie spirituali normali, il genio è una dote scomoda e, come ogni anormalità, un ostacolo. Arthur Schopenhauer Il genio è, tra le altre teste, ciò che è il carbonchio fra le pietre preziose: esso irradia luce propria, mentre gli altri riflettono solo la luce che ricevono. Arthur Schopenhauer
Galileo Galilei Forse solo il genio può comprendere interamente un altro genio. Robert Schumann Il genio è fatto per un due per cento di ispirazione e per la rimanente parte di traspirazione. Thomas Edison I geni e gli inventori, all’inizio della loro carriera (e molto spesso anche alla fine), sono stati sempre considerati dalla società nient’altro che degli imbecilli. Fëdor Dostoevskij Quand’ero giovane, avevo ali forti e instancabili; / ma non conoscevo le montagne. / Quando fui vecchio, conobbi le montagne / ma le ali stanche non tennero più dietro alla visione. / Il genio è saggezza e gioventù. E.L. Masters In this stupid and waste land it would certainly be better for all those hollow men to become a bit more humanly and geniously Fool! Carl William Brown Gli stupidi sono per i cultori del genio quello che le tenere cavie di laboratorio sono per i ricercatori della scienza. Carl William Brown È forse meno difficile essere un genio che trovare chi sia capace di accorgersene. Ardengo Soffici Al genio non serve riflettere – gli basta mostrarsi. Giovanni Soriano Per la genialità la censura non esiste, come non esistono del resto né il potere né l’autorità; lo stesso discorso purtroppo non vale però per la stupidità. Carl William Brown Come ha potuto un genio come Freud scrivere tutti quei libri dimenticandosi allo stesso tempo di elaborare una benché minima teoria della stupidità; ma forse intendeva andarci vicino quando scrisse Il problema economico del masochismo. Carl William Brown Tutti lo credevano un genio, ma lui sapeva di non esserlo: era un fesso incompreso. Giovanni Soriano I geni sono quelle persone che ci stai a fianco senza nessuno sforzo. Ecco chi sono i geni. Paolo Sorrentino Quando un vero genio appare in questo mondo, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui. Jonathan Swift Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo. Napoleone Bonaparte Quasi tutti sono nati geni e sepolti idioti. Charles Bukowski Se il vero genio è sconosciuto e gli stupidi sono invece così popolari, allora bisogna di certo riequilibrare un po’ le sorti. Carl William Brown Per me non esiste la censura, ciò che oggi è vietato domani sarà libero e il genio non da molta importanza al tempo, anche se in genere preferisce anticiparlo. Carl William Brown Il genio è un uomo capace di dire cose profonde in modo semplice. Charles Bukowski Il genio stesso non è che una forte capacità di osservazione, unita a fermezza di carattere. Qualsiasi uomo tenga aperti gli occhi e sappia restar fedele alle decisioni prese, senza neanche rendersene conto diventa un genio. Edward Bulwer-Lytton Il genio è una salute, uno stile superiore, un buon umore, ma al culmine di una lacerazione. Albert Camus In effetti non esiste alcun posto nella società ordinaria per un individuo straordinario. G.B. Shaw Un altro indizio ci è dato dalla notizia che il nostro genio delle fesserie è uno dei più illustri figli di quella madre che è sempre incinta. Carl William Brown Comunque devo e dovrò sempre ringraziare la sfiga, mia musa ispiratrice, per il suo inesauribile contributo artistico alle mie creazioni. Il male infatti è per me un bene, la fonte della mia genialità, della mia filosofia della protesta, è dunque un bene che ci sia il male. In questo non sono molto distante dal pensiero di S. Agostino! Carl William Brown Qualcuno potrebbe credere che uno Stravinsky, un Einstein o un Picasso si sia conquistato, in forza del suo genio, il diritto all'eccentricità, all'idiosincrasia, alla caparbietà. Io sostengo al contrario che è stata la decisione di diventare padroni del proprio destino che ha dato loro il coraggio di tentare vie nuove. Ari Kiev Il genio conosce l’angoscia in un tempo diverso del comune degli uomini. Questi scoprono il danno quando sopravviene; fino ad allora sono nella sicurezza che ancora una volta il pericolo si allontanerà. Il genio è fortissimo nell’ora del danno; in compenso è nell’angoscia prima e dopo, in quel momento febbrile in cui bisogna fare i conti con il grande sconosciuto, il destino. S. Kierkegaard
William Shakespeare Il genio non commette errori. Spalanca le grandi porte dell’esperienza. Grandi porte apre il genio per cui entra poi il tentennante bibliofilo calvo, assiduo, dalle orecchie lunghe e dal piede tenero dolcemente scricchiolante. J. Joyce Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione. Amici miei Una delle più spiccate caratteristiche del genio è il potere di alimentarsi da solo. Ari Kiev Credere nel proprio pensiero, credere che ciò che è vero per voi, personalmente per voi, sia anche vero per tutti gli uomini, ecco, è questo il genio. Date voce alla convinzione latente in voi, ed essa prenderà significato universale. Ralph Waldo Emerson È forse meno difficile essere un genio che trovare chi sia capace di accorgersene. Ardengo Soffici Chiamasi genio il disgraziato che non riesce a diventar filisteo. Italo Tavolato La medicorità è così diffusa che non ci si deve rammaricare di incontrarla ovunque; al limite ci si può stupire quando si trova un po’ di genialità. Carl William Brown La genialità non è che la faccia opposta della stupidità, volto dell’universale nullità. Carl William Brown Non voglio essere un genio: ho già problemi a sufficienza cercando di essere solo un uomo. Albert Camus I deboli di mente e l'uomo di genio non dovrebbero essere uguali davanti alla legge. Alexis Carrel I geni, nelle inaudite profondità dell'assurdo e della storia pura, situati per così dire al di sopra dei dogmi propongono le loro idee a Dio. La loro preghiera offre audacemente la discussione. La loro adorazione interroga. Questa è la religione diretta, piena d'ansietà e di responsabilità per chi ne tenta l'erta. Victor Hugo I geni sono quelle persone che ci stai a fianco senza nessuno sforzo. Ecco chi sono i geni. Paolo Sorrentino Il genio è la capacità di vedere dieci cose là dove l'uomo comune ne vede solo una, e dove l'uomo di talento ne vede due o tre. Ezra Pound Il genio è uno che sa fare una cosa anche senza sapere come si fa. Pino Caruso Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza, e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta. Emil Cioran Il genio è la punta estrema del senso pratico. Jean Cocteau La legge del più forte è senz'altro uno dei capisaldi della natura, ma poiché il genio dell'uomo talvolta ama andare contro natura, penso che sarebbe meglio rivederla. Carl William Brown Il genio e la pazzia hanno creato Hitler ma il conformismo e la stupidità hanno poi causato il nazismo e le sue conseguenze. Carl William Brown Un genio ammogliato è sterile: bisogna optare tra il lasciare alla posterità delle opere o il lasciarle dei figli. Charles Dufresny Niente è più crudele di un genio che inciampa in qualcosa di idiota. Friedrich Dürrenmatt Il genio è uno per cento ispirazione e novantanove per cento sudore. Thomas Edison Il buon senso è raro quanto il genio - è la base del genio. Ralph Waldo Emerson Secondo Honoré de Balzac il genio è lunga fatica e perseveranza. Carl William Brown Poiché la strada maestra è la mediocrità, gli artisti di grande talento non possono certo sperare di essere stimati ed apprezzati. Questo d’altronde è il prezzo pagato per il loro genio. Carl William Brown Il peggio che può capitare ad un genio è di essere compreso. Ennio Flaiano Genio. Inutile ammirarlo, è una "nevrosi". Gustave Flaubert Forse la mia genialità sarà anche un elogio della ripetitività, ma di certo non è mai un’adulazione della stupidità. Carl William Brown Certi pedagogisti aiutati da famosi e illustri burocrati sono giunti all’illuminata conclusione che la cultura e l’educazione devono essere massimamente originali, solo che forse hanno dimenticato che talvolta la vera genialità per essere veramente creativa deve essere fortemente distruttiva. Carl William Brown Dio si è riservato la distribuzione di due o tre piccole cose sulle quali non può nulla l'oro dei potenti della terra: il genio, la bellezza e la felicità. Théophile Gautier Se gli ostacoli e le difficoltà scoraggiano un uomo mediocre, al contrario al genio sono necessari, e quasi lo alimentano. Théodore Géricault Il primo dovere di un genio è dimostrarlo. Roberto Gervaso
Nikola Tesla Il genio è applicazione. Read the full article
#arte#creatività#Dante#definizioni#frasi#Galileo#genialità#genio#idee#intelligenza#Leonardo#letteratura#originalità#scienza#Shakespeare#Tesla
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[T] «Vuoi provare?».
A quella richiesta piuttosto risponde con un «Ehhh?» Forse perchè alla fine i tredici anni li ha compiuti da poco e una sigaretta è ancora vista come qualcosa quasi di proibito. Gli occhi dalle iridi grigie, al momento risaltate dal loro reale colore sia per la pioggia che per quel maglione, passano velocemente dalla sigaretta a Tristran. Alla fine sta valutando. Ma considerato che le cose le deve sapere da sè e che è stata accusata di essere "poco rock" ecco che usa la carta della sfida personale. «Ok, dà qua.» Che siamo un po’ lunatici. E se Tristran le offrisse la Merlino’s, inizialmente la studierebbe valutando ancora e ancora manco c’avesse un aggeggio di dubbia provenienza. E dubbioso è anche il modo in cui la porta alle labbra senza avere la minima idea di come aspirare. Potrebbe anche fare la parte della forte, ma le riesce male visto come il fumo le finisce dritto in gola. Il tutto condito da una serie di colpi di tosse abbastanza fastidiosi che si susseguono. «Ma che è sta..» sta cosa? Giusto perchè è nelle condizioni di valutare. La restituirebbe quindi al Grifondoro con il naso arricciato in una smorfia, l’altra mano a coprirsi la bocca che non ha finito lo spettacolo. «Poi mi dici cosa ci trovi di» coff «speciale.»
Sbatte le palpebre, poiché forse non s’aspettava di riuscire a convincere subito una signorina come la MacGillivray, salvo poi allungarle la sigaretta con indosso un sorriso soddisfatto «Tutto apposto? Pari raffreddata» le fa il verso, il maledetto, ridacchiando della sua tosse almeno finché non deve fermarsi a tossicchiare a propria volta per via del suo malanno. Il karma «Così» scrolla le spalle, semplicemente, intanto che si riprende la sua preziosa Merlino`s. Con il mento le fa cenno verso il filtro, nel punto in cui le loro labbra si sono poggiate «Quello era un bacio indiretto» fa notare, scioccamente «Adesso sei contagiata dai miei germi» assume un tono ironicamente drammatico, prima di tirare su col naso.
«Sì, ma non te la tirare troppo.» Lo mette in guardia. Sì, tanto perchè non si tratta di un Tristran convincente ma di una Dorothy curiosa. O questo comunque si deve dare a vedere. Al suo dire sul bacio inizialmente rimane immobile a pensare, perchè effettivamente non ci aveva fatto neppure caso, seppur si tratti di una cavolata. «Seh, il bacio del dissennatore.» E non si capisce chi sia il dissennatore tra i due, quindi tutto rimane a libera interpretazione. Ma nonostante il sorrisetto beffardo, la mano si porta istintivamente al medaglione che rimane piazzato sempre lì, pendente al centro del petto, e potrebbe sembrare un fare sovrappensiero. «Ew.» Di tutta risposta alla costatazione dei germi, ma poi sfila con la mano libera un fazzoletto dalla tasca. Un po’ spiegazzato, ma pur sempre pulito, e glielo porge. «Fidati, fai meglio a soffiarlo prima che qualcuno faccia la mia stessa fine.» Consiglio spassionato.
«Okay, okay» mani che vengono sollevate a mostrare i palmi, in segno d’arresa, seppur con l’aria di uno che si vanterà di questa cosa per tutta la sua vita. E poi ridacchia piano, sembrando apprezzare il paragone con il Dissennatore «Ma il mio mantello è più figo» puntualizza ironico, dando un colpetto col pollice sulla sigaretta per scrollare la cenere oltre il parapetto. In silenzio, i suoi occhi seguono tanto il movimento di Dorothy sino al medaglione, quanto il recupero del fazzoletto. Scuote il capo tra sé e sé, per qualche strana ragione divertito da quel gesto «’azie per questo... er... nobile pegno, milady!» lo accetta, buffoneggiando come suo solito, e dà finalmente fiato alle trombe soffiandosi rumorosamente il naso.
«Vedi che so essere magnanima?» Con ovvietà «Quindi mi aspetto altrettanto» ah, no, non vuole essere assolutamente un avvertimento di favori a vicenda. Ma poi, un’idea le arriva come un lampo, tanto che un po’ si illumina lo sguardo. «Ma quel passaggio segreto, alla fine? Lo hai trovato? Io in giro non ho beccato niente.»
Reprime un brivido, ma siccome è cocciuto non ne vuole proprio sapere di ammettere il suo reale malessere, continuando a mimare noncuranza e a sfumacchiare tra una tirata di naso e l’altra. Ma il fumo magico delle Merlino’s non mente mai, cominciando a tingersi d’una preoccupante cupa sfumatura di grigio-blu «Mh, quello...» si schiarisce la gola «L’abbiamo cercato pure noi, ma per adesso ancora niente» conclude riguardo al sotterraneo segreto, abbozzando una smorfia.
Scrolla le spalle in un’altrettanta smorfietta, constatando che non sono stati bravi entrambi nelle ricerche. Non dice nulla, o almeno, per qualche istante sta in silenzio e lo osserva e basta. Ma gli occhi sono catturati anche dal fumo che cambia da tinte blu a grigie. E così, con aria di dubbia interpretazione, continua con quello studio per poi cambiare postazione. Abbandona quel lato del ponte per dirigersi tranquillamente in quello di Tristran, poggiando la schiena al parapetto e trovandosi alla sua destra. «Non devi fingere per forza, sai?» Pare irremovibile. E benchè la sua espressione dia semplicemente un’aria rilassata, il fare è serio. Serio e pacato come il tono. Per il resto non dà troppe spiegazioni, preferendo vedere la reazione del rosso-oro e studiarne la sincerità, ove ce ne fosse.
La lascia avvicinarsi, e ciò che sente gli scava nella fronte qualche rughetta di sincera perplessità «... fingere? Cioè?» poi viene colto dal dubbio, peccato sia quello errato «No, ma guarda che il sotterraneo non l’ho trovato davvero, eh» ribadisce con una risatina.
Lei rimane immobile e senza accennare a troppa ironia in risposta. Anzi, possibilmente scuote il capo, visibilmente poco convinta. «No, Tristran.» Secco, e questa volta gira pure il busto poggiandosi con la spalla sinistra contro il parapetto, poco intenzionata a cambiare discorso. «Non intendevo quello.» Poi sospira appena, immaginando forse di dover essere più chiara? Ma qui è poco magnanima, vuole che sia lui a fare uno sforzo e aprirsi sinceramente.
Il sorriso colerebbe comunque via dalle sue labbra, presto in contropiede dall’espressione finale di Dorothy «Mi sa che non ho capito, allora» ammette in un borbottio. Però si è fatto almeno un’idea «Vabè» rassegnato, spegne la sigaretta contro il parapetto e farebbe per buttarla nel fiume.
Si deve stringere nelle spalle, constatato che non sarà quella, la volta in cui sarà sincero. Ma non tanto con lei, piuttosto con se stesso. Questo è ciò che percepisce e così lancia questa volta uno sguardo non insistemente sulla sua figura, ma al di sotto di loro, dove sta il fiume. Pensierosa, conclude il tutto con un quasi sussurrato «Non importa.»
#pontesospeso #tristran #secondoanno
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«Prigionia, tortura, omicidio, i campi fascisti furono 900» Italiani brava gente. Spesso ma non sempre. È di qualche giorno fa la notizia che nel virtuoso Nord alcuni coltivatori si sarebbero avvalsi di braccianti extracomunitari, con salari da fame e condizioni di lavoro degradanti. Sappiamo bene che al contributo di 600 euro per le partite IVA in difficoltà hanno avuto accesso centinaia di studi notarili e legali. E che dire della sempre più invasiva difficoltà a fare i conti con il passato fascista del paese? Con la tendenza via via più diffusa a derubricare la dittatura a una forma di autoritarismo all’acqua di rose? Chi non si è trovato coinvolto in discussioni da bar in cui sono affiorati commenti come, “Piove, governo ladro”, “Europa tiranna” e via dicendo? Oppure come “Il Duce ha fatto anche cose buone”? Peccato che, per farle, abbia portato distruzione e morte in Albania, Corno d’Africa, Libia, Slovenia e Croazia, abbia stroncato il dissenso, varato le leggi razziali, fatto piazza pulita di rom e omosessuali. E se tutto questo strepitare non fosse, in fondo, figlio del peccato originale italico, ovvero la mai completa accettazione di una semplice verità storica, l’assuefazione a un tipo di governo che ha sempre sbandierato efficienza e decisionismo, gettando fumo negli occhi di una popolazione alla disperata ricerca di parole tranquillizzanti, una popolazione a cui creava, non risolveva, problemi? Una guerra persa in partenza, l’alienazione dei favori di paesi leggermente più illuminati di noi, l’infamia dell’antisemitismo, l’autarchia fattasi miseria nazionale, la soppressione di qualsiasi forma di dissidenza e, in ultima analisi, della libertà? Ecco che la pubblicazione di un libro come Campi Fascisti – Una vergogna italiana... di Gino Marchitelli assume un valore prezioso, mettendo ordine tra le “cose buone” che il fascismo avrebbe fatto. ... raccontare la verità alle nuove generazioni e depotenziare l’infame politica sovranista e fascista che avanza nel paese per colpa dell’ignoranza dilagante. ... Un errore madornale della democrazia in capo a molti, al Pd in particolare, che con alcuni dirigenti, capi del governo e ministri ha sottovalutato il fatto innegabile che i fascisti “buoni” non esistono. Il fascismo è stragismo, è repressione, è tirannia, è braccio armato del padronato. Per questo motivo non mi sogno nemmeno per scherzo di diventare talmente “democratico” da confrontarmi con certe destre che raccontano un mucchio di balle (come la storia strumentalizzata delle foibe), che cercano continuamente di accusare l’antifascismo, negando perfino l’esistenza dei campi di sterminio ... Bisogna raccontare tutto, comprese le stragi, a partire da Portella della Ginestra fino a piazza Fontana, raccontare la verità su Pinelli, sull’Italicus, su Piazza della Loggia, sulla bomba alla stazione di Bologna. Occorre riportare i giovani a vedere non solo i campi di sterminio, cosa peraltro giusta e necessaria, ma pure i luoghi italiani in cui il fascismo ha esercitato la propria indole violenta e guerrafondaia. Oggi sappiamo che quei luoghi furono non 200 bensì 904. Abbiamo tutto: documenti, nomi, cognomi, luoghi, storie. Dobbiamo realizzare una memoria generale costruttiva che veda al centro i fari guida della Costituzione, della repubblica, della democrazia e della libertà, nati con l’antifascismo. ... diciamo la verità su Mussolini che ha utilizzato il potere personale per arricchirsi e arricchire chi gli stava vicino, che dietro al delitto Matteotti si nascondono documenti che comprovano una strana partecipazione azionaria di Mussolini in società che dovevano svendere le concessioni petrolifere nazionali e libiche ad altre nazioni, che i documenti riservati e il dossier che aveva Matteotti è scomparso, che Amerigo Dumini, capo del commando che sequestrò e uccise Matteotti, fu graziato e inviato in confino alle isole Tremiti perché “non parlasse”. Raccontiamo la prigionia, la tortura e l’assassinio dei confinati cinesi in Italia, la deportazione degli istriani e dalmati, le violenze delle camicie nere contro camere del lavoro e sindacalisti per aiutare i padroni contro le rivendicazioni sindacali. (intervista a Gino Marchitelli di Rock Reynolds) http://campifascisti.it/
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Mi scusi Signora Madonna Del Pilerio, sei giorni e la festeggiamo, ma per cosa? Recentemente i vostri favori sono notevolmente inferiori del solito. Un tempo ci salvavate da terremoti e pesti, e undici mesi fa, che c'è stato un terremoto in tempo di peste nulla? Mi sembra esagerato. Che vi siano andate alla testa tutte le lusinghe alla vostra icona? Guardate, che col Covid, non vi usciranno bubboni, al massimo una strana patina su bocca e naso, ma questi sono i rischi del mestiere
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Non so se avrò mai il coraggio di pubblicare tutto questo ma sento il bisogno di doverlo scrivere perchè le parole scritte ormai sono l’unica cosa che mi è rimasta.
Non ho idea di come tutto questo sia iniziato ma se mi fermo a pensare mi rendo conto che è il risultato di tante piccole cose successe nella mai vita che mi hanno portata qui.
Qualche mese fa mi sono resa conto che la situazione stava peggiorando. Ero spesso triste e piangevo per la minima cosa, se pensavo al futuro non mi vedevo e mi sentivo terribilmente sola e priva di sentimenti; ho chiuso i rapporti con una persona che mi è stata accanto per anni e non ho sentito nulla, ho perso l’interesse verso il calcio e il Milan che fin da quando ero piccola è sempre stato una delle cose a cui tenevo di più, e semplicemente non mi interessava più. Così ho deciso che forse era ora di cambiare e ho intrapreso un percorso di psicoterapia che mi terrorizza, che mi fa sentire debole, vulnerabile, che mi sta forse dando la consapevolezza che sia l’ultima possibilità che mi rimane. Sto affrontando questo percorso da sola, senza neanche l’aiuto dei miei genitori che non capirebbero mai e con cui non ho un buon rapporto, senza l’unica “amica” che mi rimane e che ormai non mi considera neanche più se non per chiedermi dei favori o - ironia della sorte - per chiedermi di andare a mangiare fuori, e mi sento debole. Tanto debole. Sento di non avere più la forza di andare avanti.
Sento di avere problemi più grandi di me che non so assolutamente come risolvere, devo combattere un mostro che mi sta divorando dall’interno e che dall’esterno sembra quasi invisibile; mi fa tanta paura perché non so se riuscirò mai a combatterlo, se se ne andrà mai via, se la smetterà di farmi sentire così, se è quel mostro a distruggermi o se sono io stessa a farlo.
Mi odio, mi disprezzo, non mi piaccio per niente, mi sento inutile, senza emozioni, senza vita, vuota. Odio dover uscire di casa, odio il cibo, odio sapere che senza cibo non posso sopravvivere, odio quando mi dicono che sono dimagrita o che sono “carina” solo per fami un piacere. Odio essere sola, odio non sapermi approcciare alle persone, odio dover andare all’università e vedere tutti gli altri parlare, ridere e scherzare con i loro amici mentre io me ne sto seduta in un angolo a guardare il telefono. Odio dover trattenere le lacrime ogni singolo giorno per far vedere agli altri che sto bene, perchè tanto si sa che basta un sorriso per far si che vada tutto bene, no? Basta comportarsi come hai sempre fatto e nessuno se ne accorge. Va sempre tutto bene.
Sento di essere incapace ad amarmi e odio quando mi dicono che per farmi amare dagli altri devo amare prima me stessa. Ma ditemi, come si fa? Come ci si ama se nessuno mai ti ha mostrato come si fa? Se nessuno ti ha mai detto di valere qualcosa, se nessuno ti ha mai abbracciato, se nessuno ti ha mai incoraggiato, se nessuno ti ha mai apprezzato, se nessuno ti ha dato amore? Se sei sempre rimasta da sola? Se sei sempre stata la ruota di scorta? Se sei sempre stata quella brutta, quella sfigata che non ha mai avuto un ragazzo, quella grassa? Anzi, mi correggo, “non sei una persona, sei solo grasso”, come ha citato un mio ex compagno di classe a cui andavo dietro.
Sono arrivata al punto di dover silenziare/bloccare le persone perchè pubblicano foto dove sono bellissime, o foto con i loro amici/partner perchè mi viene da piangere perchè non sarò mai così.
Non avrò mai degli amici veri, non avrò mai un ragazzo, perchè io sono un problema per tutti, sono quella che sta zitta, che non parla mai, che non sai mai che cosa pensa, quella strana perchè dai, com’è possibile che a vent’anni tu non abbia mai baciato nessuno? Com’è possibile che a te non piaccia uscire, che ti piaccia stare da sola? Peccato che la maggior parte delle volte non capiscano mai quello che cerco di dir loro o non si prendono neanche del tempo per farlo.
No, non mi piace per niente stare da sola e stare a casa, ma non riesco neanche a stare insieme agli altri perchè mi sento sempre fuori luogo, mi sento giudicata, mi sento inferiore, non capita.
Vorrei semplicemente che qualcuno i prendesse del tempo per capirmi, per apprezzarmi, per aiutarmi, che non se ne vada alla prima difficoltà e che vada oltre all’apparenza, alla mia faccia brutta e al mio corpo grasso. Qualcuno che mi dica che valgo la pena, che non sono sbagliata, che mi consoli quando piango, quando non ce la faccio più, che mi sostenga quando non ho le forze, qualcuno che mi faccia ridere, che mi allontani dai pensieri negativi e che mi faccia vedere il mondo in modo diverso, che mi insegni ad apprezzarmi e prendermi cura di me, qualcuno che mi abbracci e che mi coccoli. Qualcuno che mi prenda per mano e che mi faccia crede di nuovo ai sogni, che mi faccia venire voglia di alzarmi alla mattina, di sorridere, di andare avanti, di buttarmi senza pensare alle conseguenze.
Ho bisogno di qualcuno che mi ami.
- saracordera
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Non sono libera se ogni cosa devo essere detta che mi drogo. Tutto quello che faccio mi drogo sono strana ecc
Semplicemente io non sono abituata a ricevere favori forse è questo. Ho sempre fatto tutto da sola per me e io le cose per gli altri quindi non so ricevere probabilmente ho bisogno di sdebitarmi per forza. Beati voi che siete abituati a dare e ricevere e quindi normali
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Immagine «Prigionia, tortura, omicidio, i campi fascisti furono 900» Italiani brava gente. Spesso ma non sempre. È di qualche giorno fa la notizia che nel virtuoso Nord alcuni coltivatori si sarebbero avvalsi di braccianti extracomunitari, con salari da fame e condizioni di lavoro degradanti. Sappiamo bene che al contributo di 600 euro per le partite IVA in difficoltà hanno avuto accesso centinaia di studi notarili e legali. E che dire della sempre più invasiva difficoltà a fare i conti con il passato fascista del paese? Con la tendenza via via più diffusa a derubricare la dittatura a una forma di autoritarismo all’acqua di rose? Chi non si è trovato coinvolto in discussioni da bar in cui sono affiorati commenti come, “Piove, governo ladro”, “Europa tiranna” e via dicendo? Oppure come “Il Duce ha fatto anche cose buone”? Peccato che, per farle, abbia portato distruzione e morte in Albania, Corno d’Africa, Libia, Slovenia e Croazia, abbia stroncato il dissenso, varato le leggi razziali, fatto piazza pulita di rom e omosessuali. E se tutto questo strepitare non fosse, in fondo, figlio del peccato originale italico, ovvero la mai completa accettazione di una semplice verità storica, l’assuefazione a un tipo di governo che ha sempre sbandierato efficienza e decisionismo, gettando fumo negli occhi di una popolazione alla disperata ricerca di parole tranquillizzanti, una popolazione a cui creava, non risolveva, problemi? Una guerra persa in partenza, l’alienazione dei favori di paesi leggermente più illuminati di noi, l’infamia dell’antisemitismo, l’autarchia fattasi miseria nazionale, la soppressione di qualsiasi forma di dissidenza e, in ultima analisi, della libertà? Ecco che la pubblicazione di un libro come Campi Fascisti – Una vergogna italiana... di Gino Marchitelli assume un valore prezioso, mettendo ordine tra le “cose buone” che il fascismo avrebbe fatto. ... raccontare la verità alle nuove generazioni e depotenziare l’infame politica sovranista e fascista che avanza nel paese per colpa dell’ignoranza dilagante. ... Un errore madornale della democrazia in capo a molti, al Pd in particolare, che con alcuni dirigenti, capi del governo e ministri ha sottovalutato il fatto innegabile che i fascisti “buoni” non esistono. Il fascismo è stragismo, è repressione, è tirannia, è braccio armato del padronato. Per questo motivo non mi sogno nemmeno per scherzo di diventare talmente “democratico” da confrontarmi con certe destre che raccontano un mucchio di balle (come la storia strumentalizzata delle foibe), che cercano continuamente di accusare l’antifascismo, negando perfino l’esistenza dei campi di sterminio ... Bisogna raccontare tutto, comprese le stragi, a partire da Portella della Ginestra fino a piazza Fontana, raccontare la verità su Pinelli, sull’Italicus, su Piazza della Loggia, sulla bomba alla stazione di Bologna. Occorre riportare i giovani a vedere non solo i campi di sterminio, cosa peraltro giusta e necessaria, ma pure i luoghi italiani in cui il fascismo ha esercitato la propria indole violenta e guerrafondaia. Oggi sappiamo che quei luoghi furono non 200 bensì 904. Abbiamo tutto: documenti, nomi, cognomi, luoghi, storie. Dobbiamo realizzare una memoria generale costruttiva che veda al centro i fari guida della Costituzione, della repubblica, della democrazia e della libertà, nati con l’antifascismo. ... diciamo la verità su Mussolini che ha utilizzato il potere personale per arricchirsi e arricchire chi gli stava vicino, che dietro al delitto Matteotti si nascondono documenti che comprovano una strana partecipazione azionaria di Mussolini in società che dovevano svendere le concessioni petrolifere nazionali e libiche ad altre nazioni, che i documenti riservati e il dossier che aveva Matteotti è scomparso, che Amerigo Dumini, capo del commando che sequestrò e uccise Matteotti, fu graziato e inviato in confino alle isole Tremiti perché “non parlasse”. Raccontiamo la prigionia, la tortura e l’assassinio dei confinati cinesi in Italia, la deportazione degli istriani e dalmati, le violenze delle camicie nere contro camere del lavoro e sindacalisti per aiutare i padroni contro le rivendicazioni sindacali. (intervista a Gino Marchitelli di Rock Reynolds) http://campifascisti.it/
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Eccolo. L'articolo del NY Times su Giulio Regeni. In italiano, per i duri d'orecchie.
Eccolo. L'articolo del NY Times su Giulio Regeni. In italiano, per i duri d'orecchie. (eccolo il tanto discusso articolo su Giulio Regeni del New York Times. Il quotidiano USA ha deciso di pubblicarlo tradotto in italiano. Si vede che hanno avuto il dubbio che fossero problemi di lingua, mica di mancata volontà) Quel giorno di novembre 2015 l’obiettivo della polizia egiziana erano i venditori ambulanti di calzini, occhiali da sole da 2 dollari e gioielli finti, raggruppati sotto i portici degli eleganti edifici secolari di Heliopolis, un sobborgo del Cairo. Blitz come questo erano di routine, ma questi venditori occupavano una zona particolarmente sensibile. A solo una novantina di metri di distanza si trova il palazzo riccamente decorato nel quale il Presidente dell’Egitto, l’autoritario leader militare Abdel Fattah el-Sisi, accoglie i dignitari stranieri. Mentre gli uomini raccoglievano in fretta le lore cose dai tappetini e dai portoni, preparandosi a fuggire, avevano tra loro un assistente improbabile: un ricercatore universitario italiano di nome Giulio Regeni. Giulio era arrivato al Cairo pochi mesi prima per condurre ricerche per il suo dottorato a Cambridge. Cresciuto in un piccolo paese vicino a Trieste da un padre rappresentante e da una madre insegnante, Regeni, un ventottenne di sinistra, era rimasto affascinato dallo spirito rivoluzionario della Primavera Araba. Nel 2011, quando erano esplose le manifestazioni di Piazza Tahrir che condussero alla caduta del Presidente Hosni Mubarak, stava finendo il suo corso di laurea in arabo e scienze politiche all’università di Leeds. Si trovava al Cairo nel 2013 come stagista per un’agenzia delle Nazioni Unite, quando una seconda ondata di manifestazioni portarono le forze armate a cacciare il presidente egiziano recentemente eletto, l’Islamista Mohamed Morsi, e a mettere al potere al-Sisi. Come molti egiziani divenuti ostili al governo troppo invadente di Morsi, Regeni apprezzò questo sviluppo. “Fa parte del processo rivoluzionario,” scrisse ad un amico inglese, Bernard Goyder, all’inizio di agosto. In seguito, meno di due settimane dopo, le forze di sicurezza di al-Sisi uccisero 800 sostenitori di Morsi in un solo giorno, il peggior massacro voluto dallo stato nella storia dell’Egitto. Fu l’inizio di una lunga spirale di repressione. Regeni presto partì per l’Inghilterra, dove cominciò a lavorare per Oxford Analytica, un’azienda di analisi e ricerca. Da lontano, Regeni seguiva con attenzione il governo di al-Sisi. Scriveva rapporti sul Nord Africa, analizzando tendenze politiche ed economiche, e in capo a un’anno aveva risparmiato abbastanza soldi da poter iniziare il dottorato in studi dello sviluppo a Cambridge. Decise di concentrarsi sui sindacati indipendenti egiziani — la cui serie di scioperi senza precedenti iniziati nel 2006 aveva predisposto il popolo egiziano alla rivolta contro Mubarak. Adesso con la Primavera araba a pezzi, Regeni vedeva i sindacati come fragile speranza per la maltrattata democrazia egiziana. Dopo il 2011, il loro numero era esploso, passando da quattro a migliaia. C’erano sindacati per ogni cosa: macellai, assistenti di teatro, scavatori di pozzi e minatori, addetti alla riscossione delle bollette del gas e comparse nelle telenovelas trash che andavano in onda durante il mese santo del Ramadan. C’era anche un sindacato indipendente dei nani. Guidato dalla sua relatrice, una nota professoressa egiziana di Cambridge che aveva scritto in modo critico su al-Sisi, Regeni scelse di studiare i venditori ambulanti — giovani uomini provenienti da paesini lontani che si ingegnavano per sopravvivere sui marciapiedi del Cairo. Regeni si immerse nel loro mondo sperando di valutare il potenziale del loro sindacato nella guida del cambiamento politico e sociale. Però con l’arrivo del 2015 quel tipo di immersione culturale, preferito a lungo da arabisti in erba, non era più facile come prima. Una coltre di sospetti era caduta sul Cairo. La stampa era stata ridotta al silenzio, avvocati e giornalisti venivano regolarmente molestati e gli informatori riempivano i caffè del centro del Cairo. La polizia fece un blitz nell’ufficio in cui Regeni conduceva le sue interviste; folli storie di cospirazioni straniere andavano regolarmente in onda sui canali televisivi del governo. Regeni non si fece scoraggiare. Parlava cinque lingue, era insaziabilmente curioso e aveva un fascino poco appariscente che gli aveva attirato un‘ampia cerchia di amici. Dai 12 ai 14 anni, era stato il sindaco dei piccoli della sua cittadina natale, Fiumicello. Teneva molto alla sua capacità di navigare culture diverse e gli piaceva la vita disordinata delle strade del Cairo: i caffè fumosi, l’attività frenetica e infinita, le barche colorate come caramelle che la sera navigavano sul Nilo. Si registrò come ricercatore esterno presso l’American University del Cairo e trovò una stanza a Dokki, un quartiere strozzato dal traffico tra le piramidi ed il Nilo, dove condivideva un appartamento con due giovani professionisti: Juliane Schoki, che un insegnante di tedesco, e Mohamed El Sayad, avvocato in uno dei più antichi studi legali del Cairo. Dokki non era una zona alla moda, però si trovava a due sole fermate di metropolitana dal centro del Cairo, con i suoi labirinti di alberghi economici, bettole e isolati di appartamenti fatiscenti che circondano Piazza Tahrir. In breve, Regeni aveva fatto amicizia con scrittori ed artisti e perfezionava il suo arabo da Abou Tarek, un emporio di quattro piani illuminato con luci al neon che è il posto più famoso del Cairo per il koshary, il piatto tradizionale egiziano di riso, lenticchie e pasta. Passava le ore a intervistare venditori di strada a Heliopolis e nel piccolo mercato dietro la stazione Ramses. Per ottenere la loro fiducia, mangiava dagli stessi carretti sporchi dei suoi interlocutori; il supervisore accademico di Regeni all’American University lo avvertì che si sarebbe procurato un’intossicazione alimentare. A Regeni non interessava: si muoveva attraverso il Cairo con una tranquilla aura di determinazione. Per caso venne al Cairo per lavoro Valeriia Vitynska, un’ucraina che Giulio aveva conosciuto a Berlino quattro anni prima. I due riallacciarono i rapporti. “Era più bella di quanto ricordassi,” scrisse in un messaggio ad un amico. Fecero un viaggio sul Mar Rosso e quando lei tornò al suo lavoro a Kiev, continuarono la loro relazione via Skype. “Era molto intenso e bello,” mi ha detto l’amica di Regeni Paz Zàrate, “Lui era gioioso, pieno di speranza per il futuro.” Tuttavia Regeni era cosciente dei pericoli del Cairo. “È molto deprimente,” scrisse a Goyder dopo un mese di soggiorno. “Tutti sono super-consapevoli dei giochi in atto.” A dicembre partecipò ad un incontro di attivisti sindacali e scrisse di questa esperienza per una piccola agenzia di stampa italiana. Durante l’incontro, disse ad amici di aver notato una ragazza velata che gli scattava foto con il cellulare. Era stato inquietante. Regeni si lamentò con i suoi amici che alcuni venditori ambulanti lo infastidivano per chiedergli favori, come per esempio cellulari nuovi. E poi il rapporto con il suo contatto principale, un uomo massiccio di circa quarant’anni di nome Mohamed Abdullah, prese una strana piega. (continua qui)
(eccolo il tanto discusso articolo su Giulio Regeni del New York Times. Il quotidiano USA ha deciso di pubblicarlo tradotto in italiano. Si vede che hanno avuto il dubbio che fossero problemi di lingua, mica di mancata volontà) Quel giorno di novembre 2015 l’obiettivo della polizia egiziana erano i venditori ambulanti di calzini, occhiali da sole da 2 dollari e gioielli finti, raggruppati sotto i…
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A cura di Celso Varani.
Scorre la milionesima replica di Notting Hill su Canale 5. Vorrei vederla, per farmi strappare sorrisi e lacrime come tutte le volte. Se non altro, avrei la certezza di una trama già vista. Invece no.
C’è da vedere un thriller su Rai Uno ed è il ritorno al calcio giocato, dopo tre mesi di astinenza.
Si era mollato tutto a Torino contro una milanese. Fu una grande gara, tosta, intensa quella. La Juve vinse bene 2-0 contro l’Inter. Era campionato.
Qui c’è invece il Milan come ospite, è la semifinale di Coppa Italia e la Juve ci arriva con un vero tesoretto, quel rigore per fallo di mani che, trasformata una sconfitta di misura 1-0 in un pareggio 1-1 all’ultimo respiro, aveva aperto a interpretazioni completamente diverse della gara di ritorno.
Rai Uno è in ritardo pure sul minuto di raccoglimento, invece in campo la Juve sembra tutto fuorché in ritardo di condizione, parte forte, Matuidi e soprattutto uno strepitoso Bentancur frustrano sul nascere ogni velleità di ripartenza di un Milan che, pur dovendo fare il gol per sperare di passare il turno, privo di Ibra squalificato là davanti, preferisce impostare una gara completamente attendista.
Forse ho fatto bene a non guardare Notting Hill.
Douglas Costa regala sprazzi dei suoi, da quella parte quasi mai è raddoppiato, ma se l’area poi è riempita dal solo Cristiano Ronaldo – che, da solo, riempitore d’area non lo è – poi diventa difficile impensierire Donnarumma. Dopo un quarto d’ora, un paio di giri di lancette regalano al malcapitato Orsato un’altra pagina da almanacco dell’arbitro ai tempi del var.
Prima un rigore che, se è vero che quello è un “chiaro ed evidente errore”, allora mi aspetterei multe a tutti quelli che per strada parcheggiano pestando le righe del rettangolo bianco con uno spicchio di pneumatico.
Un regolamento che è una cabala assoluta e che ridicolizza di volta in volta l’arbitro, costretto a scorgere, con l’ausilio della TV, qualcosa che in natura, nel calcio vero, non esiste.
Rigore che Cristiano Ronaldo calcia sul palo: segno di una serata negativa dell’asso portoghese, che gioca una partita triste, spenta, abulica, lui che ha bisogno dell’arena, e la chiusura in rabona sarà simbolo di questa svagatezza.
Non faccio in tempo a prendere il telefono per rispondere al whatsapp di un amico milanista che – da copione – tira in ballo i favori arbitrali, che Rebic, abbandonato il pulmino schierato al limite della propria area ormai da un quarto d’ora pieno, si lancia su una palla che vaga verso la metà campo, ad altezza uomo, quasi non gli par vero di poter andare in direzione di Buffon, finalmente.
Ma quella palla, a un metro e ottanta, non puoi controllarla con la furia omicida di un piede alzato in faccia e il fatto che Danilo non venga sfregiato è quasi una casualità. In quel momento però si ferma il tempo e, con Orsato nei paraggi, gira intorno al celeberrimo Inter-Juve di pochi anni fa. Orsato va col giallo. Come andò col giallo su Vecino. Come (non) andò col giallo su Pjanic. L’impressione è che quindi l’arbitro di Schio abbia un utilizzo e un concetto di cartellini diverso, sicuramente meno “colorato”, rispetto a quello di molti colleghi. E infatti è un collega che gli chiama il rosso all’auricolare. Col Milan in dieci, la partita diventa diversa. I rossoneri sembrano non aver neanche più lo spirito di poter organizzare una mezza ripartenza e le volte che arrivano dalle parti di Buffon sembrano quasi increduli e privi di mordente.
La Juve, che quest’anno tutto ha tranne che cannibalismo, via via si sgonfia. In mezzo il solito Bentancur tiene tutto il primo tempo, poi abbassa ritmi e rendimento anche lui, e non basta la girandola di cambi da calcio di agosto della ripresa a giustificare il fatto che la partita diventi una sorta di allenamento attacco contro difesa, ma con quasi nessun tiro in porta.
E si arriva al 95′ con la solita sensazione di una squadra ancora in via di definizione, incapace di azzannare e finire un avversario ridotto a buttare in campo uno stuolo di ragazzini nel finale, di una Juve capace di gestire l’ultimo giro di lancetta con il possesso palla a far scorrere i secondi fino al triplice fischio. Difficile, in una partita così, dare giudizi. Ma la sentenza, comunque, è che la Juve è in finale di Coppa Italia, e alla fine, tra qualche anno, si ricorderà solo questo. Così come oggi, in questa strana giornata di ritorno al calcio giocato, è sportivamente l’unica cosa che conta.
Fino alla fine.
L'articolo Post Quarantena. Ritorno di Coppa Italia. proviene da La Quarta Stella.
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Recensione ~ Sora Kara Furu Ichioku no Hoshi
CHE MALE. Il modo esatto di descrivere questo drama è “che male”. Purtroppo c’è poco che posso dire, essendo un giallo/drammatico non posso scrivere nulla sui personaggi... nonostante la parte “misteriosa” sia piuttosto deducibile una volta capito il punto focale della storia, fino ad allora ci si ritrova a brancolare nel buio con il terrore che possa essere come pensiamo, e continuando a ripeterci le cose che sappiamo e quelle che vogliono farci credere. Ryo Katase (Kimura Takuya in una delle sue migliori performance) è assistente cuoco in un ristorante, si sente molto superiore alle persone, è intelligente, furbo e dall'animo freddo e calcolatore. Sfrutta le ragazze e le usa come vuole per favori, soldi e divertimento senza considerarle minimamente. Yuko Dojima (la magnifica Fukatsu Eri. La amo tantissimo in questo drama) è una ragazza strana, un po’ sfortunata che fa la fotografa e vive da sola con il fratello Kanzo Dojima ( Sanma Akashiya. Ottimo attore dall'aria così simpatica che vorrei quasi conoscerlo nella vita reale ahah!) un poliziotto molto capace e intelligente che sta indagando sull'omicidio di una ragazza che fin da subito sembra collegata per diversi aspetti, al giro di amicizie di Ryo.
Tradimenti, amore, solitudine e follia sono al centro di una storia davvero triste e sinistra! Ci fa affrontare in modo crudele la vita di chi ha perso tutto e quella di chi non sa cosa poteva avere. Un po’ come guardando Devilman Crybaby... finito di vedere questo drama, vi sentirete tutti un po’ morti dentro.
Sottitoli italiani a cura di Asian World
[VOTO: 10/10]
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Il fattore K e la parabola delle mutande
Il fattore K e la parabola delle mutande
Il terzo millennio iniziò male e proseguì peggio. I Democratici di Sinistra, ovvero il PdS brillantemente riciclato da quella gran testa della politica di Massimo d’Alema, furono ridimensionati dai favori degli elettori, dimostrandosi di essere un partito in grado di perdere anche se avessero avuto in mano asso, tre e re. Il Paese probabilmente, seguendo una strana cupio dissolvi, doveva essere…
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In occasione della sfida di campionato tra la Lazio ed il Chievo Verona, la società biancoceleste ha deciso di lanciare un’iniziativa speciale dedicata al popolo cinese che, il 28 gennaio di quest’anno, festeggia il capodanno. Per celebrare questa festa, ed evidentemente per accattivarsi le simpatie e le attenzioni del mercato cinese che da alcuni anni, ormai, risulta particolarmente interessato al mondo del calcio, Lotito ha ritenuto di far accedere allo stadio Olimpico, in Tribuna Tevere, i tifosi e gli appassionati (ma anche i semplici curiosi), provenienti dalla Cina, alla modica cifra di cinque euro. Un’iniziativa lanciata in pompa magna, con tanto di conferenza stampa congiunta unitamente all’ambasciatore cinese in Italia.
Ma non tutto è andato come previsto.
Arrivo allo stadio un’oretta prima del fischio d’inizio e mi rendo conto, dall’enorme dispiegamento di forze tutto intorno all’impianto sportivo capitolino, che la sfida tra la Lazio ed il Chievo deve essere rientrata nel novero delle sfide ad alta pericolosità: non si spiegherebbero altrimenti tutti questi uomini in divisa schierati e bardati di tutto punto, le camionette delle forze dell’ordine vicino ad ogni varco di accesso, e addirittura i carabinieri a cavallo che perlustrano la zona circostante. E’ vero che a causa del mio lavoro sono lontano da Roma ormai da parecchio tempo, ma non avevo avuto modo di percepire, neanche lontanamente, l’accesa rivalità tra la tifoseria laziale e quella clivense, unico motivo che potrebbe giustificare, seppur parzialmente, tutti gli uomini in uniforme in servizio questa sera allo stadio.
Ad aumentare le mie perplessità sulla situazione generale di questa sera ci sarebbe poi da raccontare il simpatico siparietto nel quale mi trovo coinvolto, mio malgrado, quando supero i tornelli della tribuna Tevere e vengo fermato per la seconda, accuratissima, perquisizione di rito prima di poter guadagnare finalmente gli spalti dello stadio. In questa occasione, infatti, lo steward preposto ai controlli, mi fa aprire la custodia della mia macchina fotografica per verificare cosa ci fosse al suo interno. Alla vista della mia Canon (una semplicissima macchina fotografica, senza obiettivo e senza accessori strani a corredo) fa una strana smorfia, e mugugna, quasi in maniera impercettibile: “non penso che questa possa entrare”. Gli chiedo il perché, visto che non è la prima volta che la porto con me allo stadio, e lui mi risponde, ermeticamente, “è troppo grossa”, per poi voltarsi e richiedere le attenzioni di due agenti in borghese alle sue spalle. Questi si avvicinano e cominciano a disquisire tra di loro, sulla falsa riga del più classico “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, sulle dimensioni della mia macchina fotografica. “In effetti è grossa” fa il primo, “ma non poi così tanto; e poi non vedo il problema perché non possa entrare”, risponde il secondo. E vanno avanti così per diverso tempo, mentre io me li guardo incredulo e basito. Alla fine decidono di farmi passare (e ci mancherebbe altro, anche se al giorno d’oggi non mi stupirei più di nulla), ma lo fanno quasi con l’atteggiamento di chi mi sta concedendo un qualcosa che non potrei e non dovrei avere: con quello sguardo severo ma compassionevole, come a dire “va beh, per questa volta ti facciamo passare, ma giusto perchè siamo buoni”.
E la serata era, sostanzialmente, appena iniziata.
Entrato finalmente in tribuna mi comincio a guardare intorno. La tanta auspicata (dai vertici societari della squadra capitolina) invasione cinese risulta essere l’ennesimo buco nell’acqua. Sono presenti diversi gruppetti di sostenitori con gli occhi a mandorla, alcuni dei quali vengono addirittura accompagnati ai propri posti dagli steward, manco fossimo a La Scala di Milano in occasione della “prima” della stagione lirica, ma tutto sommato lo stadio risulta piuttosto vuoto, così come da molti mesi a questa parte, oramai.
A rendere il tutto ancora più ridicolo, poi, ci sono i megaschermi posizionati nella parte alta delle due curve, che, periodicamente, trasmettono un video con alcune scritte in cinese e con diversi giocatori della Lazio impegnati, molto faticosamente, a ripetere una frase in quella difficilissima lingua, evidentemente per fare gli auguri per il capodanno. Auguri che vengono poi replicati tramite uno striscione (sempre realizzato dalla società biancoazzurra) che fa il giro di campo prima della partita e che viene accolto dagli applausi del (poco) pubblico orientale presente questa sera e che, tra l’altro, per sottolineare il proprio entusiasmo in merito, sventola anche alcune bandierine rosse della Cina.
Personalmente, comunque, ritengo sia davvero assurdo il voler tentare di coccolare e di arruffianarsi a tutti i costi un popolo sostanzialmente così lontano, quando poi non si riesce neanche a tenersi vicini i sostenitori e i tifosi di sempre.
In tutti i casi, pochi minuti prima dell’inizio della partita, viene tramesso anche un video per ricordare Giorgio Chinaglia, nato il 24 gennaio del 1947, accolto dagli applausi del pubblico presente. Dopo il consueto volo dell’aquila Olimpia e la lettura delle formazioni, le squadre fanno il loro ingresso in campo mentre l’altoparlante spara a tutto volume la canzone “So già du ore”, cantata da tutti i tifosi laziali. Ma proprio quando sta per iniziare l’ultima strofa della canzone, quella dedicata al “Maestro” (Tommaso Maestrelli, l’allenatore della Lazio nella stagione 1973/1974), viene interrotta bruscamente per dare spazio all’inno della Lega di Serie A: quella “O Generosa”, brano composto da Giovanni Allevi e che, bisogna dire sinceramente, non ha mai riscontrato i favori della stragrande maggioranza del pubblico negli stadi italiani. Oggi più che mai, poi, proprio a causa della brusca interruzione dell’inno precedente, viene subissato dai fischi dei sostenitori biancocelesti presenti questa sera sugli spalti dello Stadio Olimpico.
Infine, prima del fischio d’inizio, verrà osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Rigopiano.
Nel settore ospiti, alla mia sinistra, sono presenti una quindicina di tifosi del Chievo Verona. Affiggono i propri drappi nella parte bassa del settore e provano a compattarsi subito dietro. Lanceranno qualche sporadico coro nel corso della partita ed effettueranno anche alcuni battimani, ma visto anche l’esiguo numero, si sentiranno davvero molto poco. Ad inizio partita intenderanno sottolineare il loro essere al fianco della squadra al di là dei risultati e della distanza da casa e, sul finire del match, sulle ali dell’entusiasmo visto il risultato in campo a loro favore, riusciranno a farsi sentire maggiormente.
In Curva Nord invece, sono presenti i soliti due drappi “Diffidati vanto nostro” e “Questa curva non si divide”: Quest’ultimo però, a differenza delle ultime due partite della Lazio in casa, è affisso nello spicchio di curva vicino ai dintinti Nord-Est e dietro di esso si sistema un gruppetto di ultras laziali che sventolerà un paio di bei bandieroni e cercherà di coinvolgere anche la parte di curva con meno gente. Nell’altro spicchio invece, dove il numero di sostenitori è sicuramente maggiore, le bandiere, tra le queli spicca quella della Palestina, e i bandieroni sventolati nel corso della serata saranno davvero molti, e tutti di ottima fattura. Durante la partita verranno effettuate anche alcune discrete sciarpate e verranno lanciati alcuni cori contro le forze dell’ordine. L’apporto vocale, caratterizzato da numerosi cori a rispondere e battimani, risulta comunque continuo e costante e spesso riuscirà anche a coinvolgere il resto dello stadio. Sul finire della partita, con l’incredibile svantaggio della propria compagine acquisito sul campo, partiranno anche alcuni cori contro il presidente Lotito.
Sul rettangolo di gioco la partita è davvero particolare. La squadra di casa domina, sostanzialmente, per tutta la durata della sfida, e solo la bravura dell’estremo difensore ospite, insieme ad alcuni difensori che erigono, di fatto, un muro davanti alla propria porta, consentono al Chievo di restare a galla. Sostanzialmente la Lazio, questa sera, al posto di trovare il muro giallo (cinese) sugli spalti, si è dovuta scontrare, invece, contro il muro giallo (clivense) in mezzo al campo. Il risultato poi assume i contorni di una vera e propria beffa quando, al novantesimo, mentre la squadra laziale è totalmente protesa in avanti alla ricerca del gol vittoria, è il Chievo a portarsi incredibilmente in vantaggio approfittando dello sbilanciamento offensivo degli avversari. Il gol scatena, ovviamente l’entusiasmo dei sostenitori veronesi giunti quest’oggi allo stadio olimpico, mentre in Curva Nord partono numerosi cori di contestazione. Al triplice fischio i giocatori del Chievo andranno a salutare e a ringraziare i propri sostenitori, che verranno omaggiati anche di una maglietta lanciato da uno dei calciatori del Chievo. Dalla parte opposta i calciatori laziali, dopo aver comunque ringraziato la tifoseria laziale per l’impegno profuso nel sostegno vocale, abbandoneranno il campo a testa bassa tra i fischi e i cori di disapprovazione.
Daniele Caroleo.
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Il Capodanno cinese e la muraglia clivense: Lazio-Chievo, Serie A In occasione della sfida di campionato tra la Lazio ed il Chievo Verona, la società biancoceleste ha deciso di lanciare un'iniziativa speciale dedicata al popolo cinese che, il 28 gennaio di quest'anno, festeggia il capodanno.
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