#E tanto non serve a nulla
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zibaldone-di-pensieri · 27 days ago
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Mi piace come funziona tumblr, metti un paio di tette o un culo e sei una top model showgirl internazionale amata da tutti
Scrivi frasi di merda sui muri della città, sommo poeta
Reblogghi porno, uomo di mondo
Io sono un maschio etero nerd e amante delle varie arti e sport, non mi interessa minimamente la sfera sessuale quassù, ma ovviamente non mi caga nessuno
Il massimo del successo ce l'ho durante il periodo Sanremo perché li è facile, oppure quando scrivo minchiate sulla F1
Quando metto cose serie, la desolazione assoluta
Quando metto cose sceme, forse pure peggio
Non è che io voglia essere famoso
Ma ogni tanto vorrei un minimo di interazione e riscontro, non voglio i "cuoricini🥰", voglio commenti, risposte, pensieri di riflesso, critiche, argomentazioni, non mi faccio molto dei like e reblog, non mi portano un guadagno, io voglio conoscere pensieri della gente su determinati temi
Invece come succede sempre anche nella vita reale, devo essere sempre io a cercare l'interazione, ad avere l'iniziativa, ad andare dagli altri
Ho fatto qualche bella conoscenza qui, molte sono state una perdita di tempo, ma quasi nessuna di queste conoscenze la considero attualmente una "amicizia", i pochissimissimi eletti che si salvano sono persone che con lo stile e la natura di tumblr spesso non c'entrano granché e praticamente hanno tutti il mio numero di telefono, quindi se non lo avete, non siete tra questi e chiedetevi perché se vi interessa
Poi ogni tot di tempo mi viene voglia di sparire totalmente da tumblr, eliminare il blog, cancellare l'app e allora qualcuno con cui non interagisco da una vita si fa vivo e mi dice "no ti prego non farlo" è boh sa un po' di presa in giro ma vabbeh
La verità è che certi giorni sono più ispirato e sento che tumblr può essere un canale di sfogo o un mezzo con cui condividere passioni e pensieri importanti, mentre altre volte vedo solo merda, nei blog e nelle persone, ma d'altronde è uno dei tanti specchi della società quindi è anche comprensibile...
Vedremo come mi sveglierò domani e deciderò, se mi sveglio :)
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asvidema · 6 hours ago
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#è un'altra di quelle giornate. di nuovo#di nuovo mi viene detto che devo sbrigarmela da solo e non ho bisogno di aiuto#perchè non ne ho bisogno. e magari questo è vero. ma lascia sempre una matassa di peso che solo io devo districare#ogni volta sono io che so cosa dire. che posso ascoltare. che supporto e che voglio bene e lo dico#se per caso lo chiedo io un aiuto? ah non si può fare nulla. tanto non mi serve. me la posso cavare da solo#tutto questo porta sempre troppi pensieri appresso. e non ho qualcuno con cui parlarne#eccetto la mia terapista che oltretutto è stata soggetto di litigi ultimamente. mi viene detto di parlare a lei#perchè è lei che mi può aiutare e non altri. solo quella persona che prende soldi per ascoltare quello che dico#abbastanza patetico. comunque una volta avevo i miei fratelli qui. non gli parlavo dei miei problemi ma mi mancano#mi permettevano di guardare quello che facevano. mi distraevano e imparavo cose nuove#ora è da anni che siedo da solo con i miei pensieri finchè non li risolvo io dopo esaurimenti e pianti nascosti. parlandomi da solo o scriv#non ho una madre che mi abbraccia e mi ascolta con dolcezza. mio padre non è mai qui e non è disponibile per queste cose. non ne vuole sape#i miei fratelli vivono altrove e sono pieni di problemi con lavoro e relazioni#le mie persone più vicine non ne vogliono sapere perché è lo stesso per loro. o pensano che non mi serva supporto. anche poco#e alcuni tendono a farmi capire che rispetto a loro io non faccio niente di importante#secondo loro io non ho mai veri problemi e non mi chiedono mai come sto perché tanto lo sanno già. devo per forza stare bene no?#spingono senza volerlo magari. questa idea che non ho motivo di sentirmi male o avere difficoltà#perchè dato che per forza 'vivo bene' essendo che non parlo delle mie faccende#allora non ho neanche sentimenti o pensieri riguardo a nulla#ogni tanto mi chiedo se gli altri sanno cosa significa dare per scontato queste cose quando si parla a qualcuno#però fa lo stesso. chissene frega no? tanto sono bravo a cavarmela da solo. tanto sto zitto. è quello l'importante#adesso piuttosto dovrei concentrarmi e andare a trovare un’amica che magari sarà contenta di vedermi. o contenta di vedere che per lei ci s#spero solo di non crearle fastidio o problemi. vedremo#tbd
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raccontidialiantis · 25 days ago
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La vendetta può essere dolcissima (1 di 2)
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Due anni fa è morto mio marito. Un matrimonio che pensavo fosse stato perfetto, il nostro. Almeno sino a quel momento, pensavo. Quanto ci amavamo. Due figlie oggi entrambe sposate e fuori da casa, in una domenica di routinaria solitudine di tre mesi fa ho deciso di mettere nei sacchi tutte le cose di Marco, per buttare via vestiti vecchi e cose non più utili a nessuno. Tra le varie carte e gli estratti conto bancari, ricevute eccetera, ho trovato prove della frequentazione regolare e mensile di un alberghetto in una vicina frazione. Ricostruendo, la cosa avveniva guarda caso sempre in quel giovedì in cui egli mi diceva di dover andare a Milano per lavoro. Gira che ti rigira, ho trovato anche alcuni bigliettini molto espliciti e infine delle foto stampate inequivocabili: lui e la sua amante abbracciati e teneri. Porca miseria, che sorpresa terribile: Rina la mia collega nello studio in cui lavoriamo entrambe! Lei ha dieci anni meno di me, un marito giovane anche lui e un bel fusto.
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Choc totale, rabbia. Lacrime e infine anche una immediata, fredda determinazione. Con Rina siamo sempre state molto amiche, oltre che colleghe. In breve: ho subito invitato Sebastiano a casa un pomeriggio, con la scusa di montare un mobiletto per le scarpe. Mi sono fatta trovare da lui truccata, profumata e con atteggiamento da coniglietta smarrita; gli ho anche gettato le braccia al collo, in modo finto innocente, non appena finito il montaggio. Poi, sfacciata, gli ho chiesto scherzando se un giovane bello come lui avrebbe mai gradito montare anche una vecchietta orribile come me. Tra il serio e il faceto però, lo guardavo fisso negli occhi... lui è arrossito, ma non è fuggito. Anzi: comprensivo, mi ha chiesto che cosa mi passasse per la mente. E lì ho compiuto il mio capolavoro di recitazione: "sai, una donna ha le sue esigenze. Sono molto sola. Certo: la morale e bla bla... . Ma vorrei tanto instaurare un rapporto di amicizia diciamo... ecco... spinta. Però vorrei farlo con una persona molto discreta, un uomo che mi piace, che stimo e capace di tenere il segreto più assoluto... insomma: un gentiluomo come te"
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Dopo quel momento di totale, bellissima intimità tra noi, Sebastiano è diventato un toro. M'ha scopata con una furia incredibile. Non so quante volte sono venuta, quella prima volta. Né ho idea di quanta sborra m'abbia scaricato in corpo. In breve, da tre mesi finalmente scopiamo. Spesso lui ha dei rimorsi e io allora regolarmente gli dico di non preoccuparsi, che quando lui volesse potrebbe terminare immediatamente questa nostra cosa bellissima. Un rapporto tra noi puro e semplice, che a me porta grandissimi benefici psicologici. Che m'arrangerei da sola. Certo: sicuramente piangerei, mi dispiacerebbe. Ma capirei. Sicuramente. Non sarei mai un problema, per loro due. Allora egli, tranquillizzato, mi bacia con foga e mi scopa con dolcezza assoluta. Penso sia innamorato cotto, ormai. Io voglio che sia innamorato di me. Ce la metto tutta, per spostare il suo desiderio sul mio corpo e sulla mia persona. Poi gli dico anche che lui deve stare assolutamente tranquillo, perché io rimango sempre la migliore amica e addirittura intima confidente di Rina. E quindi so per certo che lei non sospetta assolutamente nulla. Le devo rovinare il matrimonio, a 'sta grande testa di cazzo. Anche se usciamo spesso insieme per lo shopping e ridiamo, spettegoliamo, ci consigliamo.
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Prendiamo un caffè, ci aiutiamo a vicenda quando serve. Semplicemente io le scopo il coniuge. Di continuo, ormai almeno una volta a settimana. Oh: che soddisfazione ogni volta che sento quel bel cazzo giovane di maritino amoroso entrare nel mio corpo di donna matura e oggettivamente molto puttana! Gli faccio fare cose che lei neppure si sognerebbe mai di consentirgli. Lui me l'ha confessato da subito. Sono diventata ormai il suo sfogo sessuale completo. Ah, l'ultima cosa: quando mi faccio sfondare, di dritto e di rovescio, mi assicuro prima che ci sia in giro la foto di quel cornuto a posteriori di mio marito. Con il suo sguardo ben rivolto verso il letto. E vengo alla faccia sua, mugolando come una vera troia professionista. Soprattutto, quando ingoio tutto quel seme che viene da quell'uccello giovane, prepotente e turgido ben ficcato nella mia gola, ingoio golosa; poi gli faccio l'occhietto e il gesto delle corna, con la mano poggiata sulla natica soda e nuda di Sebastiano. Poi con la lingua al mio stallone pulisco la sborra residua sull'asta e sui coglioni. Oh, quanto mi piace questo giovane, ingenuo, ignaro amante.
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RDA
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occhietti · 3 months ago
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Amo i legami silenziosi. Quelli NON dichiarati.
Quelli che non é necessario che il mondo lo sappia perché il mondo é nel legame stesso.
Quelli fatti di sguardi d'intesa, di "che serve dirlo? Tanto lo sai..." Quelli che non devi fare nulla perché esistano.
Amo i legami che non hai paura di perdere perché sai per certo che né tempo, né distanza sono un pericolo.
Amo i legami che sono respiri e che rendono liberi. Liberi di essere legati.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
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fallimentare · 19 days ago
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col tempo ho capito che dare segnali a persone che purtroppo non arrivano a coglierli non serve a nulla, quindi sono passato dai segnali al dire le cose in modo chiaro, limpido e cristallino, ma a quanto pare ci dev'essere una correlazione tra non saper cogliere i segnali e non capire l'italiano perché il risultato è rimasto identico, dunque probabilmente passerò a fare dei disegnini accurati sulle note per cercare di spiegarmi nel miglior modo possibile o boh cambierò persone o ancora meglio terrò per me ciò che penso che tanto nella maggior parte dei casi è tempo sprecato, mi dispiace soltanto non aver mai avuto un amico immaginario che potesse comprendermi senza il bisogno di parole o gesti
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der-papero · 1 month ago
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Ritornato in terra straniera, puntuale come una colite post-zuppone, arriva l'appucundria pinodanielesca, che in questi giorni si è sommata ad un resoconto del mio 2024 fatto quasi ogni notte, visto che delle mie 8 ore standard ne dormivo sempre 4.
E' stato un anno un bel po' infame, ad essere sinceri, e mi ha ricordato tanto la pasta e ceci della mamma. Se Gump diceva che la vita è una scatola di cioccolatini, eh, la mia è una pasta e ceci. La pasta e ceci mi fa cagare, e nonostante la mia mamma fosse consapevole e sicura al 100% che non l'avrei mangiata, puntualmente me la faceva, così, pe' cazzimm. Posso dire che quelli del Leone mi stanno abbastanza sul cazzo.
Detta fuori da ogni metafora, mi ha dato tutto quello che non stavo cercando e mi ha tolto tutto quello che volevo avere o conservare. Aver perso una di quelle persone che metti sulle dita di una singola mano ti fa ripensare parecchio a quanto possano essere sinceri i tuoi legami, per poi finire a tirare su talmente la soglia dello sbarramento da non lasciare più passare nessuno, ho perso poi un'altra possibilità che mi ero dato, il bello è che se ne è andata pure affanculo da sola (ma solo ad un coglione della mia risma possono capitare questi lussi), ho perso una opportunità di lavoro che avevo faticosamente costruito, ho perso la mia Meggie (vabbè, questo lo si sapeva già 4 anni fa, ma lo metto comunque perché fa numero), ho perso momenti che, col senno di poi, erano più falsi di una banconota da 30 euro, però se il benzinaio se la piglia è comunque tutto grasso che cola.
E quindi niente, ho provato pure ad incazzarmici, ma non ci sono riuscito, quest'anno ho perso pure la capacità di rimuginare sulle cose. Detta così sembra una cosa positiva, ma per un Cancro vuol dire perdere un pezzo di sé.
Oh, mo' questo non c'entra niente, però poi ho pure pensato "ma lo scrivo o non lo scrivo?", è da un po' che non faccio post di questo tipo, dopo anni di blog mi sarei anche un po' rotto di lagnarmi a vuoto e sperare di trovare qui chissà cosa, ma poi ho pensato che, se non le dico qui queste cose, a chi cazz le dico? Per raccontare come mi sento serve che chi mi ascolta abbia un'empatia che ho trovato in una persona sola nella mia vita, e, giusto per non farci mancare nulla, vive a 1500 km da me e, anche con tutta la buona volontà del mondo, il tempo è quello che è, e allora rompo le palle qui, il bello è non sapere mai che faccia state facendo mentre lo leggete e, come diceva quello, l'ignoranza l'ingrediente principale della felicità (non la ciucciaggine, chell è n'ata cos).
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pettirosso1959 · 4 months ago
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A CHE SERVE L’UNIFIL?
La storia è nota. Migliaia di profughi della Guerra dei 6 Giorni vengono accolti dalla Giordania. Ma presto si dimenticano di essere ospiti di uno Stato. Girano per le strade armati e senza documenti, organizzano posti di blocco per raccogliere non meglio specificate tasse per la causa palestinese, perquisiscono i civili giordani, cercano di convincerli ad entrare nell’OLP nonostante siano soggetti alla leva militare giordana, rivendicano la competenza dell’OLP per i reati commessi in territorio giordano. Insomma, vogliono uno Stato nello Stato.
Quando nel 1970 questi profughi armati cercano addirittura di rovesciare re Husayn, la Giordania reagisce pesantemente. È il «Settembre Nero». Scoppia una guerra civile che durerà un anno. L’OLP sdogana la pratica degli scudi umani, che causano decine di migliaia di morti tra i civili, che per i miliziani islamici sono martiri. Rimarranno uccisi circa 6 mila guerriglieri. Gli altri si rifugeranno in Libano, dove li aspettano 100 mila profughi della Nakba, che non vedono l’ora di regolare i conti con Israele.
Le fazioni palestinesi si stanziano nel sud del Libano. E incominciano a fare il tiro a segno sulle città della Galilea. Di tanto in tanto sconfinano in Israele per compiere mattanze, come quella dell’11 marzo 1978, in cui muoiono 37 cittadini israeliani, tra cui 13 bambini.
Israele non resta a guardare. Il 14 marzo 30 mila soldati dell’IDF invadono il Libano ricacciando in una settimana l’OLP al di là del fiume Leonte, perdendo soltanto 20 uomini contro i 1000 dell’OLP, oltre a 3000 civili. In pochi giorni si riunisce il Consiglio di Sicurezza ONU, che emana la Risoluzione n. 425, con cui viene intimato ad Israele di ritirarsi, perché a calmare le acque ci penserà appunto l’UNIFIL, la Forza Multinazionale.
Questo UNIFIL, oltre ad assistere la popolazione civile, ha il compito di aiutare il Libano a ristabilire la propria sovranità, calpestata dai gruppi palestinesi che utilizzano il sud per lanciare attacchi a Israele. E dovrà coadiuvarlo nel disarmo delle milizie palestinesi. Il Consiglio di Sicurezza vuole che Israele se ne torni a casa, ma tra la linea blu e il fiume Leonte non dovrà rimanere neppure un Fedayyn con una scacciacani.
Israele si ritira. Ma sia l’esercito del Libano che l’UNIFIL non combinano nulla, a parte fare la guardia ai cedri millenari. Cacciate dall’IDF, nel giro di un anno le milizie palestinesi si ripresentano nel sud più agguerrite che mai. Nel frattempo Komeini è salito al potere ed è nata la sanguinosa Hezbollah, che riprende lo sport preferito dei guerriglieri islamici: i razzi verso la Galilea. Tanto che Israele è costretto nel 1982 a invadere ancora.
Sarà sempre la stessa storia, con ulteriore replica nel 2006. Da quasi mezzo secolo, nel rispetto delle decisioni del Consiglio di Sicurezza, ogni volta Israele lascia il Libano attendendo invano la bonifica proclamata dall’ONU, ossia il disarmo completo di ogni gruppo armato nel sud. Le successive quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza continuano a rimanere lettera morta.
Israele ha appena invaso per la quarta volta il Libano nel tentativo di sbaragliare Hezbollah, foraggiato dall’Iran che gli manda armi attraverso la Siria, sotto lo sguardo non troppo severo proprio di quelli dell’UNIFIL, che in tutti questi anni hanno visto sotto il naso spuntare come funghi kilometri di tunnel come quelli di Gaza. Ora Hezbollah, secondo una tecnica ormai collaudata, si è ritirata a ridosso della forza multinazionale, sulla quale Israele, visti i precedenti, ripone ben poca fiducia. Ma volendo chiudere i conti con il Partito di Dio una volta per tutte, Israele sta entrando in un pesante conflitto con la forza multinazionale, che non vuole saperne di andarsene, almeno per ora.
Ma se l’UNIFIL è stato inviato nel sud del Libano dal Consiglio di Sicurezza ONU per disarmare qualsiasi milizia ostile a Israele, visti i fallimenti dell’ultimo mezzo secolo, per quale motivo Israele non dovrebbe esigere che l’UNIFIL svolga il compito per cui è stato creato? «Se non ci pensate voi, ci pensiamo noi» avrebbe detto Herzl Halevi, capo di stato maggiore dell’esercito israeliano.
Antonello Tomanelli.
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fatalquiete · 1 year ago
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...ogni tanto è bene ripostarlo:
7 frasi da evitare per non sembrare un analfabeta funzionale, di Dario Bressanini
1) “A me una volta è successo che…”:
sulla terra siamo 7 miliardi di persone, quindi quello che è successo a te costituisce “un settemiliardesimo” delle ipotesi possibili. L’esperienza personale non è una legge universale.
2) “Ho letto su internet che…”:
su internet c’è tutto, il contrario di tutto e tutte le sfumature che ci stanno in mezzo; se non hai le competenze specifiche per distinguere ciò che è plausibile da ciò che è inverosimile, quello che hai letto tu non significa assolutamente nulla perché tanto su internet c’è sempre anche il suo esatto contrario.
3) “Non credo alla versione/teoria ufficiale, dimostrami tu che è valida”:
una versione/teoria ufficiale è tale proprio perché gode già del supporto probatorio necessario per essere considerata preferibile a tutte le altre. Pertanto, se non credi alla versione ufficiale spetta a te l’onere di provare perché questa sia errata, e anche perché la tua sia invece valida. Pretendere l’inversione dell’onere della prova è un atteggiamento profondamente illogico e antiscientifico.
Il fatto che tu non comprenda il contenuto di quelle prove non significa che quelle prove non esistano o non siano valide, significa solo che tu non hai gli strumenti e le conoscenze per comprenderle.
4) “Ci guadagnano sopra, quindi sicuramente c’è qualcosa sotto”: se escludete i volontari e gli stagisti, tutte le professioni del mondo sono a scopo di lucro, quindi tutti noi guadagniamo da quello che facciamo. Ciò non ci rende tutti automaticamente parte di un qualche complotto o sotterfugio.
5) “Quella volta è accaduto che…, quindi anche questa volta…”:
“quella volta” è diversa da “questa volta”. Se una cosa capita in una occasione non c’è nessuna legge che stabilisce automaticamente che accada sempre e a tutti. Se un medico vende organi sotto banco, non significa che tutti i medici lo facciano ogni giorno; se un ingegnere sbaglia i calcoli, non significa che tutti gli ingegneri siano cani e non sappiano fare il loro lavoro; se un avvocato prende una mazzetta, non significa che tutti gli avvocati siano corrotti o corruttibili. Serve una prova specifica per ogni singolo caso.
6) “Tu hai la tua opinione, io ho diritto ad avere la mia”:
questo è un principio sacrosanto quando si parla di preferire le bionde o le brune, il mare o la montagna, la Juve o il Milan. Ma quando si parla di argomenti scientifici, la tua opinione non conta assolutamente nulla se non hai competenze e ragioni tecniche che possano dimostrare la validità di quella opinione; o forse pretendi di avere un’opinione anche su come si calcola l’area del triangolo?
7) “Non mi fido della roba chimica, quindi…”:
La chimica spiega la composizione della materia in generale, di conseguenza tutto ciò che esiste nell’universo è chimico. L’acqua ad esempio è composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, quindi è fatta di sostanze chimiche. E lo sei anche tu.
Se il vostro ragionamento si basa su uno o più di questi presupposti, sappiate che il vostro approccio è stupido, illogico e antiscientifico, quindi evitate di renderlo pubblico.
Ne va della vostra reputazione.
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worldofdarkmoods · 4 months ago
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Essere me significa vivere ogni singola emozione come se fosse l'unica cosa che conta. Non ci sono vie di mezzo, non ci sono sfumature che mi permettano di galleggiare in superficie. Mi immergo completamente, che si tratti di rabbia, gioia o dolore. Ogni emozione mi travolge, mi attraversa fino al midollo, e questo mi rende incredibilmente vulnerabile.
Mi arrabbio tanto, forse troppo, e piango ancora di più. Sono quelle piccole cose che gli altri nemmeno notano, quei gesti o parole dette senza pensare, che mi fanno più male. Non serve una grande offesa per ferirmi, basta una parola fuori posto, un'espressione che sa di indifferenza, per farmi sentire piccola, trasparente. E l'indifferenza... quella mi pesa sul cuore come una pietra. È come se il silenzio delle persone mi urlasse che non importa, che non sono abbastanza. E questo mi ferisce nel profondo.
Non ti farò mai del male, però. Anche quando sarò io a soffrire, anche quando sarò io a sentirmi trascurata o respinta. Potresti ferirmi mille volte, allontanarti, ignorarmi come se non fossi nulla, e io resterei lì, apparentemente forte. Sembrerò imperturbabile, come se niente riuscisse a toccarmi davvero. Ma dentro… dentro sto crollando. E tu non te ne accorgerai mai. Forse perché non voglio che tu lo sappia, forse perché il mio silenzio è l'unica cosa che so usare per proteggermi. Nascondo tutto, soffoco il dolore in un angolo del mio cuore, lo tengo lì finché non diventa parte di me.
E poi c'è l'affetto. Quando mi affeziono, lo faccio completamente, senza mezzi termini. Non esiste un "poco" per me. Ti dono tutto quello che ho, ti lascio entrare nelle parti più nascoste di me, quelle che nessuno vede. E lo faccio sapendo che potresti spezzarmi. È il rischio che corro, lo so. Ma non posso essere diversa. Amare con riserve non mi appartiene. Vivere ogni emozione fino in fondo è il mio modo di esistere, anche quando so che mi farà male. È un dolore che conosco bene, eppure continuo a ripetere lo stesso ciclo, perché non so essere diversamente.
A volte mi chiedo se questo mio modo di sentire le cose mi renda più forte o più debole. Vivo ogni cosa con tale intensità che mi sembra di bruciare dall'interno, ma forse è proprio questo il problema: brucio troppo in fretta. Mi esaurisco. E mentre gli altri riescono a distaccarsi, a proteggersi, io resto lì, con il cuore in mano, vulnerabile. Non so se un giorno cambierò, se imparerò a mettere un freno, a proteggermi meglio. Ma per ora, questo è ciò che sono.
Vivo, sento, amo. Anche quando mi spezza, anche quando mi distrugge. E lo faccio senza riserve, senza chiedere nulla in cambio, tranne forse una cosa: che qualcuno, un giorno, riesca a vedere oltre il mio silenzio e a capire che dietro quella forza apparente c'è una fragilità che non ho mai imparato a mostrare davvero.
-Anonimo🖤
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libero-de-mente · 11 months ago
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Io un po' vi capisco, sapete?
Vi state impegnando, tanto anche, ma non tutte le cose vanno per il verso giusto. Eppure siete consci che state facendo tutto quello che potete.
Quando sperate di essere nella testa di qualcuno, ma se questo qualcuno non ve lo dice, così vi chiedete a che serve essere "pensati"?
Il cercare sempre delle basi solide, per i vari aspetti della vita, che spesso anziché essere granitiche si rivelano di sabbia. Le basi, dico.
La voglia di essere circondati da persone che comprendano, di braccia che sorreggano o di parole che rincuorano. Ma spesso si è avvolti dal silenzio e dalle mancanze. E allora s'impara a convivere con la solitudine.
Sentire la notifica di un messaggio dal telefonino, aspettarsi quel messaggio. Anche un semplice "Ciao, come stai? Hai mangiato?", invece della solita e inutile proposta commerciale. Offerte non richieste che fanno il paio con le richieste non offerte. Desiderate.
Essere stanchi di cercare, provare, attendere, pazientare, fare e resistere. Senza un ritorno, sincero.
Io vi capisco. Davvero.
Siete stanchi, rassegnati, il vostro cuore sembra battere altrove, eppure tutto questo passerà. Verrà il giorno in cui tutto quanto descritto non peserà più. Tutto sarà leggero, dimenticato o percepito con leggerezza.
Perché nulla dura in eterno, soprattutto i sentimenti e le percezioni. Come la durata di una settimana, dal lunedì alla domenica. E questa sera, mentre scrivo, è venerdì.
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zibaldone-di-pensieri · 2 months ago
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Mi sa che devo chiudere tumblr
Mi so rotto di sto social ormai
Quasi 10 anni sono più che sufficienti
La maggior parte della gente sembra analfabeta apposta
C'è solo una piccolissima percentuale che si salva
Il resto si divide in prostitute, bot, scammer e morti di figa che si sentono speciali.
Ma siccome mi piace la democrazia, per quanto ormai sia obsoleta
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alessandrom76 · 7 months ago
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la bottiglia
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quella sera avevo tante cose da fare e restai in bottega fino a tardi.
nonostante l'estate allungasse le giornate, fuori iniziava già a imbrunire. capii quindi che doveva essere già passata anche l'ora di cena; non serviva neanche guardare l'orologio.
fu in quel momento che, tutto trafelato, entrò dalla porta un grosso signore, vestito con uno strano gessato marrone. era grottesco in quel vestito che, nonostante fosse di buona fattura, gli cadeva malamente addosso, complice il fatto che era palesemente di una taglia più grande.
«buonasera buon uomo», mi disse, «vorrei una bottiglia di buon vino; sa, uno di quelli da bere in compagnia. e poi un'altra di un vino ancora più buono, da bere da solo.»
benchè avessi voglia di andare via, la richiesta mi incuriosì tanto che dissipò la mia premura. sorridendo presi due bottiglie: una dal ripiano in basso e una dallo scaffale alto, piena di polvere.
«ecco... vede, questo è un vino fresco e amabile che è un piacere bere in compagnia, soprattutto nelle serate estive, mentre questo...» con la mano pulii l'etichetta coperta di polvere «... mentre questo è un vino che non perdona, è corposo e di buona gradazione. nella dose giusta i ricordi scorreranno come un fiume, ma se il fiume dovesse essere troppo tumultuoso... un altro bicchiere farà calmare le acque e piombare tutto nel buio.»
mi ringraziò, pagò velocemente e poi andò via.
pochi giorni dopo, stavolta nel tardo pomeriggio, lo vidi entrare di nuovo, come la prima volta con il suo consueto passo svelto, e subito mi abbracciò, nonostante io fossi dietro il bancone, quasi sollevandomi da terra.
«amico mio... grazie! L'altro ieri con amici ho bevuto il primo vino che mi hai consigliato, le lingue si sono sciolte e le risate scorrevano... davvero, siamo stati bene... ma poi ieri» continuò senza darmi modo di rispondere «... ieri ho assaggiato l'altra bottiglia ed è andata proprio come hai previsto tu, la memoria e i pensieri si intrecciavano e...»
a briglia sciolta iniziò a raccontarmi della sua vita e io, senza fare un fiato, presi un'altra bottiglia dal ripiano alto, la stappai e ne versai due bicchieri. Più i bicchieri si svuotavano, più la mia piccola bottega si riempiva dei suoi ricordi e di immagini che sembravano dipinti da un pennello intinto nel rosso del vino...
mi raccontò delle sue donne... di A., la donna che aveva sposato ancora acerbo, e che adesso «neanche più un bacio... da mesi», ma andava bene così, erano bravi genitori, e le cose funzionavano, e tanto gli bastava. come soldati nella stessa guerra, ognuno copriva le spalle all'altro pur sapendo dei peccati commessi.
e mi parlò di S., la ragazza ora cresciuta che ancora lo vedeva come un principe azzurro, mentre lui a ben vedere tutto sembrava, ma certamente non questo. e continuò con M., bella e giovane in cerca di se stessa, che si sarebbe concessa a lui ma che insomma... nonostante la testa veloce e la parlantina spigliata, con lui, oramai alla soglia dei 50 anni, avrebbe formato una coppia grottesca.
i suoi occhi poi si fecero sereni mentre parlava di L. mi parlò di lei con un sorriso sincero, lasciandosi andare a un «chissà cosa poteva essere»... fantasticò un po' con gli occhi fissi e poi aggiunse «lei adesso sta bene... e questo per me è abbastanza».
mi disse che a metà della bottiglia, ieri sera, aveva chiamato R. per ridere come scemi, e l'aveva sentita serena, rifiorita e libera, finalmente. erano stati importanti l'uno per l'altra, più amici che amanti, ed era bello avere una persona con cui non avere vergogne, ridere e potersi confidare.
poi si fermò un attimo e notai subito un cambiamento nella sua voce, ma quasi come a volersi togliere un peso dal cuore, subito mi parlò di C., la sua principessa guerriera che è infine uscita dal suo buio e che adesso ha trovato il coraggio di andarsene. e anche se lui adesso si sente buttato via, come una candela che non serve a nulla alla luce, in verità ne è davvero felice, perché la vede finalmente camminare nel sole dopo tanta pioggia. e anche se sono condannati ad una eterna danza in punta di spada, danzano insieme, sanguinano insieme, ma ridono, perchè stare vicini vale il dolore.
gli versai un altro bicchiere e restai ad ascoltare in silenzio poi chiesi
«… e quale di queste hai amato?»
«tutte» rispose senza esitazione, «un me diverso, in un diverso tempo, ha amato ognuna di loro, anzi, ama ancora ognuna di loro. Le ama pacatamente, nell'unico modo in cui sono capace, con un cuore senza eccessi. ma amico mio, non passa giorno in cui io non ringrazi il destino per tutte le occasioni che mi ha dato, anche per quelle che non ho avuto la forza o il coraggio di cogliere, e soprattutto per tutti i sorrisi che mi ha fatto scoprire...
...per le donne speciali, che il fato ha messo sul cammino di un uomo ordinario.»
detto questo, vidi di sfuggita i suoi occhi lucidi, finì il vino nel bicchiere con un grande veloce sorso, e prima che potessi controbattere si avviò fuori, zittendomi con un secco «grazie».
tutto sembrava irreale in quel pomeriggio, mi fermai un attimo, come rapito dalle ombre che si allungavano. quindi rassettai e misi a posto i bicchieri e poi... poi guardai in alto, sullo scaffale.
era rimasta solo una bottiglia. forse per me.
@alessandrom76
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princessofmistake · 5 months ago
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Benvenuti. E congratulazioni. Sono molto contento che ce l’abbiate fatta. Arrivare fin qui non è stato facile, lo so. Anzi, sospetto che sia stata più dura di quanto voi stessi pensiate. Tanto per cominciare, per consentire a me e a voi di essere qui in questo momento, trilioni di atomi, che vagavano ognuno per conto proprio, hanno avuto la gentilezza di assemblarsi in una combinazione molto complicata, e questo appositamente per creare noi. Si tratta di una configurazione molto particolare, mai sperimentata prima e che non potrà mai più ripetersi. Per i prossimi anni (ci auguriamo che siano ancora molti) queste minuscole particelle si impegneranno a cooperare senza mai lamentarsi in una serie di sforzi che richiederanno tutta la loro abilità, e questo al solo scopo di mantenerci integri e darci la possibilità di provare in prima persona quella particolare condizione, estremamente gradevole anche se spesso poco apprezzata, nota con il nome di esistenza.
Perché gli atomi si prendano questo disturbo resta ancora un enigma. Dal loro punto di vista, essere me o voi non è un’esperienza molto gratificante. In fondo, per quanto ci concedano la loro più devota attenzione, agli atomi non importa nulla di noi, anzi, non sanno neanche che esistiamo. Per la verità, non sanno di esistere nemmeno loro. Dopotutto, sono solo delle stupide particelle e non sono neanche vive. (È curioso notare che, se potessimo usare una pinzetta per scomporre il nostro corpo atomo per atomo, non otterremmo altro che un mucchietto di polvere – un mucchietto di atomi – i cui singoli granelli non sono mai stati vivi, ma, presi nel loro insieme, costituivano il nostro corpo.) Eppure, per l’intera durata della nostra esistenza, non faranno altro che rispondere, in qualche maniera, a un unico rigido impulso: fare in modo che noi continuiamo a essere noi.
Il brutto è che gli atomi sono creature volubili e la loro devozione è da ritenersi transitoria, molto transitoria. Una vita umana, per quanto lunga, raggiunge appena le 650.000 ore. E quando si trovano a sfrecciare nei pressi di quella modesta soglia, o in qualsiasi altro punto lì intorno, per ragioni assolutamente sconosciute, i nostri atomi decidono di spegnerci. Poi, silenziosamente, si slegano e se ne vanno ognuno per conto proprio, a diventare qualcos’altro. E per noi tutto finisce lì.
Eppure dovremmo essere contenti che ciò accada. In linea di massima, e per quanto ne sappiamo, è una cosa che non si verifica altrove, nell’universo. E questo è davvero un fatto strano, giacché gli atomi che qui sulla Terra si aggregano fra loro in modo spontaneo e naturale formando gli esseri viventi sono esattamente gli stessi che si rifiutano di farlo altrove. A prescindere da cosa altro possa essere, a livello chimico la vita è estremamente banale: carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, un po’ di calcio, un goccetto di zolfo e una spolverata di altri elementi molto comuni. Nulla che non si possa trovare nella farmacia sotto casa. Tutto qui, non serve altro. L’unica particolarità degli atomi che costituiscono il nostro corpo è appunto il fatto che costituiscono noi. E questo, ovviamente, è il miracolo della vita.
Indipendentemente dal fatto che gli atomi diano luogo alla vita anche in angoli dell’universo diversi dal nostro, è pur vero che fanno moltissime cose: anzi, per la verità, fanno tutto il resto. Senza di loro non ci sarebbero né acqua né aria, né rocce né stelle. E nemmeno pianeti, lontane nubi gassose, o nebulose a spirale: nessuna di quelle cose, insomma, che rendono l’universo un luogo così gradevolmente concreto. Gli atomi sono talmente numerosi e necessari da indurci facilmente a dimenticare che in realtà potrebbero benissimo non esistere. Nessuna legge costringe l’universo a riempirsi di particelle di materia o a produrre luce, gravità e tutte quelle altre caratteristiche fondamentali per la nostra esistenza. Non è che l’universo debba esistere per forza. E infatti per un tempo lunghissimo non c’è stato. Non esistevano atomi e non esisteva nemmeno un universo in cui essi potessero fluttuare. Non c’era niente, niente di niente, da nessuna parte.
Sarà quindi il caso di rallegrarci per l’esistenza degli atomi. D’altra parte, il fatto che noi abbiamo i nostri atomi e che essi siano tanto determinati ad assemblarsi è solo una parte del processo che ci ha portati fin qui. Trovarci qui adesso, vivi, nel ventunesimo secolo, e così intelligenti da esserne consapevoli, significa essere stati i beneficiari di una straordinaria dose di fortuna biologica. Soppravvivere sulla Terra è una faccenda sorprendentemente complicata. La maggior parte (qualcuno sostiene il 99,9 per cento) dei miliardi e miliardi di specie viventi esistite dall’alba dei tempi, oggi non esiste più. La vita sulla Terra, come si vede, non è soltanto breve, ma anche terribilmente precaria. Una curiosa caratteristica della nostra esistenza è che veniamo da un pianeta adattissimo a promuovere la vita, e ancor più efficiente a portarla all’estinzione.
In genere, le specie presenti sulla Terra durano all’incirca solo quattro milioni di anni. Quindi, se uno ha intenzione di rimanere in circolazione per miliardi di anni, dev’essere mutevole tanto quanto gli atomi che lo compongono. Occorre essere pronti a modificare tutto di se stessi: forma, taglia, colore, specie di appartenenza. Tutto insomma. Ed essere pronti a farlo ripetutamente. Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi, poiché il processo di trasformazione è assolutamente casuale. Per evolvere da «primordiale globulo atomico protoplasmico» (come dice la canzone di Gilbert e Sullivan) a esseri umani moderni, eretti e senzienti, abbiamo dovuto mutare, escogitando caratteristiche nuove, e abbiamo dovuto farlo in una sequenza temporale precisa e per un tempo estremamente lungo. In momenti diversi, negli ultimi 3,8 miliardi di anni dapprima abbiamo aborrito l’ossigeno e poi l’abbiamo amato alla follia; ci siamo fatti spuntare ali, pinne ed eleganti vele dorsali; abbiamo depositato uova e falciato l’aria con lingue biforcute; siamo stati lisci o pelosi, abbiamo vissuto sottoterra e sugli alberi; siamo stati grandi come cervi e piccoli come topi, e milioni di altre cose ancora. Una minima deviazione da ciascuno di questi processi evolutivi e adesso ci ritroveremmo a leccare alghe dalle pareti di una grotta, a ciondolare su una riva rocciosa alla maniera dei trichechi o ancora a sfiatare da un’apertura sopra la testa prima di immergerci a diciotto metri di profondità per concederci un boccone di quei deliziosi vermi che vivono affondati nella sabbia. La nostra fortuna, d’altra parte, non si è limitata al fatto di essere inclusi fin dai primordi in una linea evolutiva favorita dalla selezione: siamo stati anche estremamente, diciamo pure miracolosamente, fortunati per quanto riguarda il nostro albero genealogico personale. Consideriamo che per 3 miliardi e 800 milioni di anni – un periodo di tempo superiore all’età delle montagne, dei fiumi e degli oceani – ognuno dei nostri avi, per parte di padre e di madre, è stato abbastanza attraente da riuscire a trovarsi un compagno; abbastanza sano da essere in grado di riprodursi; e a tal punto benedetto dal fato e dalle circostanze da vivere abbastanza per farlo. Nessuno dei nostri diretti progenitori è stato schiacciato o divorato; nessuno è morto affogato, di fame, trafitto a tradimento, ferito anzitempo, o in qualsiasi altro modo distolto dal fondamentale compito della sua vita: quello di consegnare, al partner giusto e al momento giusto, quella minuscola quantità di materiale genetico necessaria a perpetuare l’unica possibile sequenza di combinazioni ereditarie che alla fine, incredibilmente, e per un tempo così breve, avrebbe prodotto ciascuno di noi.
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Cucinata a puntino
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Ho avuto una settimana durissima. Dopo lunghi studi e con grandi sacrifici, sono riuscita a creare e a far prosperare la mia società di consulenza informatica. Per portare il lavoro in azienda e mantenerne alto lo standard qualitativo, sono costretta a essere rigorosa e spesso molto dura, spietata: con la concorrenza e con i miei stessi dipendenti.
So dei soprannomi che mi affibbiano: il più tenero è “stronza”; poi ci sono “cagna bastarda”, “troia frigida” etc… Ma il venerdì sono libera di sciogliermi. Tu sei sposato e fai i salti mortali per liberarti di venerdì. Io sono separata da tre anni. Ti vedo e ceniamo insieme, sempre nello stesso ristorantino di un paesello qui vicino.
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Dopo mangiato, in macchina prima di ripartire mi tieni al caldo sul tuo petto e mi coccoli. Con te io sono al sicuro: mi sento protetta, tra le tue braccia. Sei un maschio vero, sei molto forte, sicuro di te. Mi inebrio del tuo odore e del tuo calore.
Non posso farci nulla: ti vedo e mi tremano le gambe. Poi divento tenerissima, la mia voce si fa tenue: arrossisco, non reggo il tuo sguardo, abbasso gli occhi e sono da subito pronta a essere divorata dalla tua bocca e lavorata dalle tue mani robuste. Con te divento di gelatina. Non aspetto altro che faccia buio e che tu decida di riaccompagnarmi a casa.
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Prima di lasciarmi davanti al portone per tornare dai miei figli, prenderai la nostra solita stradina sterrata secondaria, quella che porta al boschetto nascosto nostro complice d'amore. Fermerai la macchina e come sempre farai di me ciò che vuoi. Mi spoglierai quel tanto che ti serve per arrivare al mio seno e saziartene.
Non vedo l'ora di offrirtelo e sarò felice quando me ne succhierai uno. Mettendotelo tutto in bocca, me lo divorerai; aspirerai tirando come se volessi staccarmelo. Dio, che sensazioni meravigliose mi sai regalare! Spesso vengo, quando mi succhi i capezzoli.
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Nel frattempo, metterai una tua mano tra le mie cosce, me le allargherai ed entrerai con il medio nella mia passera per eccitarmi. E ci riuscirai. Perché io ti do tutto ciò che vuoi. Esplorerai la mia fica e il mio ano. Farai di me quello che ti piacerà: con te sarò solo un pupazzetto della consistenza di un budino; divento fragile e molle, nelle tue mani.
Poi se vorrai, mio signore, ti basterà una tenerissima e leggera pressione sulla mia nuca, per indirizzare la mia testa verso il tuo membro. Allora io docilissima, obbediente e felice scolaretta, golosa ti accoglierò in bocca e mi impegnerò per farti godere. Ti pomperò e succhierò quanto vorrai: se dovrai venire, sarai il benvenuto. Se preferirai altro invece, io sarò pronta per te.
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Il mio menù è vario e in esclusiva per te. Quando vorrai, mi girerò sul sedile sdraiato e ti farò entrare dove vuoi. Se preferisci la mia fregna: è tua, lo sai. Io però ti gradisco molto nel culo, perché adoro quando mi ci sborri dentro, quando mi inondi le viscere.
Ti sento moltissimo, quando infili il tuo cazzo nel mio sfintere stretto. Sono nata per darti il maggior piacere possibile. Anche se, al solito, nel culo soffrirò molto, perché sei un bestione alto, grosso e mi fai male. Ma lo prendo in culo volentieri, da te. Mi piace, quando soffro per farti godere.
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Se invece mi vorrai in maniera tradizionale, io sarò a tua disposizione. E prendo la pillola per non obbligarti a usare preservativi. Mi dispongo bella aperta, alzo il bacino, contraggo e rilasso di continuo i muscoli vaginali per massaggiarti il cazzo mentre mi scopi. Accolgo la tua lingua in bocca e ci gioco con la mia per almeno dieci minuti: ogni bacio è un racconto torrido.
Cerco di eccitarti, per farti venire. Ti dico all'orecchio: “dai mio stallone, sfondami. Spaccami la fregna.” Ti infilo il medio nell'ano fino alla base mentre sborri. E tu allora allarghi le tue natiche e mi sussurri parolacce: “maledetta puttana… sei una cagna… sei una vera troia, molto esperta… fammi godere… quanti cazzi hai preso fino a oggi…” e varie altre parole gentili che sono musica per il mio cuore.
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Quando esci dal mio corpo, con delle salviette umide ti pulisco il cazzo, me lo metto in bocca e finalmente me lo succhio tutto, per il mio intimo piacere: mi piace gustare le ultime gocce del tuo seme e adoro sentirmi completamente tua, amata. Tu lo sai e sorridendo come un assassino me lo lasci fare. L'intimità con te è totale. Quando mi sorridi, te lo succhio più forte.
Soprattutto io desidero con tutta l'anima che tu abbia una buona serata, che ti rilassi e che venga libero dentro di me, senza problemi. Spero che del mio culo, del mio seno, della mia bocca, della mia fregna e della mia malizia quando scopiamo tu non ti stanchi mai. Amami sempre. Andiamo via dal ristorante, adesso. Ti voglio. Ti desidero troppo dentro il mio corpo, Non resisto più, amore mio: scopa la tua cagna. Oh, se i miei dipendenti mi vedessero quando sono con te!
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RDA
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ma-come-mai · 8 months ago
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Sergio Mattarella è andato in visita in Moldavia da Maia Sandu e ci ha tenuto a farci sapere testualmente:
"La campagna di disinformazione Russa è insistente in tutta Europa e va affrontata in sede Ue e in sede Nato. Sostegno a Kiev finché sarà necessario".
Ovviamente nulla dice sulla disinformazione che ci sta spingendo spalle al muro e isolando nella nostra bolla di menzogne, impedendo a quasi la totalità della gente di capire realmente cosa stia succedendo nel mondo. Arrivati a questo punto credo che per Mattarella la corretta informazione sia quella dei Russi che smontano le lavatrici per ottenere i chip per produrre armi. Parola di Ursula Von der Leyen.
O che la Russia combatteva con le pale della prima guerra mondiale perché aveva finito ogni armamento. Ora invece ce lo viene a dire direttamente Crosetto che la Russia produce tre volte tanto gli armamenti che riesce a produrre l'intera Nato. Oppure che la Russia sarebbe fallita in tre giorni grazie alle sanzioni. Memorabili sono le massime di Draghi, Enrico Letta e i vari Carlo Alberto Carnevale Maffe, professore universitario e Bocconiano doc ovviamente ripresi a reti unificate da quella che Mattarella considera corretta informazione.
Oppure che a far saltare i gasdotti Nord Stream sia stato Putin e tacciare di complottismo chiunque sosteneva il contrario. Compreso il premio Pulitzer Seymour Hersh perseguitato dai pagliacci Puente e Mentana con il loro apparato di "verità assoluta". Salvo poi scoprire che Hersh aveva detto solamente la verità. Oppure che la Russia sarebbe stata condannata all'isolamento internazionale o che la controffensiva ucraina sarebbe arrivata a Mosca. Il risultato è stato centinaia di migliaia di morti, l'esercito Russo che ha continuato ad avanzare e la Russia che coopera con tutto il mondo tranne con il suprematista e razzista occidente.
Caro presidente Mattarella, secondo lei è corretta informazione quella che ci racconta di persone morte a causa della "calca" facendo la fila per un pacco di farina mentre israele gli sparava a vista ammazzandone a centinaia? È corretta informazione quella che quando israele aveva dato il via ai bombardamenti sugli ospedali Palestinesi ci raccontava che erano missili di Hamas fuori controllo? È informazione corretta quella che in oltre otto mesi di genocidio non ha mostrato uno, dico uno, degli oltre 18 mila bambini sterminati da Netanyahu?
No, non è corretta informazione! Come non è corretta informazione far passare la Signora Maia Sandu, alla quale lei ha stretto la mano e mostrato sostegno, dipingerla come democratica. Perché Sandu non è altro se non
la nuova ducetta dell'est, visto che reprime le opposizioni, i manifestanti e discrimina tutti coloro che non nutrono odio nei confronti dei Russi. Ma siccome serve agli Usa in ottica anti Russa per fare tutto ciò che è stato fatto con l'Ucraina, allora è democratica anche lei. Caro presidente, prima di guardare in casa di altri, volga uno sguardo realista verso il suo paese. Magari si accorgerà che non è tutto oro quel che luccica. E magari si accorgerà anche che la Costituzione Italiana è stata trasformata in carta straccia...
T.me/GiuseppeSalamo…
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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Sai cos’è bello qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta.
Sarebbe un rifugio perfetto. Invisibili a qualsiasi nemico. Sospesi. Bianchi come i quadri di Plasson. Impercettibili anche a se stessi. Ma c’è qualcosa che incrina questo purgatorio. Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare. Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama. Lo scoprirai, Elisewin. Non fa altro, in fondo, che questo: chiamare. Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole. Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti. Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita. Instancabilmente, li sentirai chiamare. Succede in questo purgatorio di sabbia. Succederebbe in qualsiasi paradiso, e in qualsiasi inferno. Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.
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Alessandro Baricco
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