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Panama, le minacce di Trump e la controversa scarcerazione del generale libico in Italia
Il caso del generale Najeem Osama Almasri solleva interrogativi sulla giustizia internazionale. Il generale libico Najeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, è stato recentemente al centro di una vicenda che ha sollevato polem
Il caso del generale Najeem Osama Almasri solleva interrogativi sulla giustizia internazionale.Il generale libico Najeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, è stato recentemente al centro di una vicenda che ha sollevato polemiche internazionali. Arrestato a Torino domenica scorsa su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI), il generale è stato successivamente…
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Panama, che aria si respira dopo le minacce di Donald Trump di riprendersi il canale
Trump (e i suoi oligarchi, a partire dal suo Rasputin personale Musk) cerca rogna e la trova facile. Il Canada lo percula proponendo agli stati degli USA che volessero i benefici della nazione Canadese (tra cui la sanità per tutti), di diventare le prossime provincie del Canada, altro che il Canada il 51° stato degli USA! La Groenlandia, senza mezzi termini, ha mandato Trump direttamente a…
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"Avevamo segnalato il cecchino". Piovono accuse alla sicurezza di Trump Serviranno mesi, nella migliore delle ipotesi, per comprendere cosa sia accaduto a Butler ieri sera nell'attentato a Donald Trump. Sulle prime la domanda più urgente a cui dare risposta è: come è possibile che negli Stati Uniti, in una campagna elettorale al fulmicotone come questa, uno sparatore possa avvicinarsi così tanto a un candidato presidenziale? Inutile precisare, infatti, che qualche centrimetro avrebbe fatto la differenza questa notte, portandoci a raccontare un esito differente e tragico. L'attacco è stato il più grave tentativo di assassinare un presidente o un candidato alla presidenza da quando Ronald Reagan fu colpito nel 1981. Ha richiamato l'attenzione sulle preoccupazioni per la violenza politica in un paese profondamente polarizzato come gli Stati Uniti, a meno di quattro mesi dalle elezioni presidenziali. Gli organizzatori, nel frattempo, hanno dichiarato che la Convention nazionale repubblicana, che inizierà lunedì a Milwaukee, si svolgerà come previsto. Tutte domande alle quali dovrà rispondere l'Fbi, assieme ai servizi segreti. Questi ultimi hanno dichiarato che l'uomo armato ha sparato diversi colpi di pistola contro il palco da una posizione elevata all'esterno del luogo del raduno, sabato. Un'analisi dell'Associated Press di oltre una dozzina di video e foto della scena del comizio di Trump, nonché di immagini satellitari del luogo, mostra che il tiratore è riuscito ad avvicinarsi in modo sorprendente al palco. Il tetto dove giaceva il corpo, infatti, era a meno di 150 metri dal luogo in cui Trump stava parlando. Un testimone, un sostenitore di Trump, ha raccontato alla Bbc di aver segnalato subito ai servizi segreti la presenza di un uomo armato, ma nessuno è intervenuto. "Avevano l'aria - ha detto - di quelli che dicono che cosa sta succedendo? Trump stava parlando da sei-sette minuti quando sono partiti i colpi". Un video postato sui social media e geolocalizzato dall'AP mostra il corpo di un uomo che indossa una mimetica grigia e che giace immobile sul tetto di uno stabilimento manifatturiero appena a nord del Butler Farm Show, dove si è tenuto il comizio di Trump. Una distanza da cui un tiratore decente potrebbe ragionevolmente colpire un bersaglio di dimensioni umane. A titolo di riferimento, 150 metri è la distanza a cui le reclute dell'esercito americano devono colpire una sagoma in scala a grandezza umana per addestrarsi con il fucile d'assalto M16 nell'addestramento di base. L'AR-15, come quello che aveva chi ha sparato al comizio di Trump, è la versione civile semiautomatica dell'M16 militare. I servizi segreti non hanno partecipato alla conferenza stampa di fine serata in cui funzionari dell'FBI e della Polizia di Stato della Pennsylvania hanno informato i giornalisti sulle indagini relative alla sparatoria. L'agente speciale dell'FBI Kevin Rojek ha dichiarato che è "sorprendente" che l'uomo armato sia riuscito a sparare sul palco prima di essere ucciso. Secondo due funzionari delle forze dell'ordine, alla manifestazione erano presenti membri della squadra di contro-cecchini e della squadra di contro-assalto dei servizi segreti. La squadra d'assalto, pesantemente armata e il cui nome in codice dei servizi segreti è "Occhio di Falco", ha il compito di eliminare le minacce in modo che gli altri agenti possano fare da scudo e portare via la persona che stanno proteggendo. La squadra di contro-cecchini, nota con il nome in codice "Hercules", utilizza binocoli a lungo raggio ed è equipaggiata con fucili di precisione per affrontare le minacce a lungo raggio. Il Segretario della Sicurezza Interna degli Stati Uniti Alejandro Mayorkas ha dichiarato che il suo dipartimento e i servizi segreti stanno collaborando con le forze dell'ordine per indagare sulla sparatoria. Il mantenimento della sicurezza dei candidati presidenziali e dei loro eventi elettorali è, infatti, una delle "priorità più vitali" del dipartimento. Ora, tra condanne bipartisan e abbassamento dei toni, sarà necessario dare risposte. Più di qualche testa potrebbe saltare nelle indagini sulla catena di comando. "Condanniamo questa violenza nei termini più forti possibili ed elogiamo i servizi segreti per la loro rapida azione di oggi", ha detto Mayorkas ieri. "Siamo impegnati con il Presidente Biden, l'ex Presidente Trump e le loro campagne, e stiamo prendendo tutte le misure possibili per garantire la loro sicurezza". James Comer, repubblicano del Kentucky e presidente della Commissione di Vigilanza della Camera, ha detto di aver contattato il Servizio per un briefing e ha chiesto alla direttrice Kimberly Cheatle di presentarsi per un'audizione. Comer ha detto che la sua commissione invierà presto un invito formale. "La violenza politica in tutte le sue forme è antiamericana e inaccettabile. Ci sono molte domande e gli americani esigono risposte", ha dichiarato Comer in un comunicato. Il rappresentante degli Stati Uniti Ritchie Torres, democratico di New York, ha chiesto di indagare sulle "carenze nella sicurezza" della manifestazione: "Il governo federale deve imparare costantemente dalle carenze nella sicurezza per evitare di ripeterle, soprattutto quando queste hanno implicazioni per la nazione", ha detto Torres. Il governatore del Wisconsin Tony Evers, un democratico, ha scritto su X che lui e il suo staff sono in contatto con i coordinatori della sicurezza in vista della Convention nazionale repubblicana che inizierà lunedì a Milwaukee. L'FBI ha dichiarato che condurrà le indagini sulla sparatoria, collaborando con i servizi segreti e le forze dell'ordine locali e statali. Il Procuratore Generale Merrick Garland ha dichiarato che il Dipartimento di Giustizia "metterà in campo ogni risorsa disponibile per questa indagine". "Il mio cuore è con l'ex Presidente, le persone ferite e la famiglia dello spettatore ucciso in questo orribile attacco".
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Trump tentato dall’addio alla Nato: i repubblicani Usa sono dalla sua parte
NEW YORK — Le minacce di Trump alla Nato dividono il Partito repubblicano, con i suoi fedeli sostenitori che lo difendono e cercano di minimizzare i pericoli, e i moderati responsabili che invece ci leggono la conferma del motivo per cui non dovrebbe più mettere piede nella Casa Bianca. Il problema però è che il Gop ormai è in mano alla prima fazione, nessuno può davvero garantire che Donald non…
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Yemen: gli Houthi sono terroristi?
Il gruppo Houthi, nato nel nord dello Yemen, è nuovamente nel gruppo di "terroristi globali" designati dagli Stati Uniti. La decisione, resa nota dal consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, segue i continui attacchi e minacce da parte del gruppo armato ribelle. Non è la prima volta che il gruppo yemenita viene designato come terrorista. Possiamo davvero considerarli così? Chi sono gli Houthi, i ribelli dello Yemen Il termine Houthi è quello più comunemente usato per definire un gruppo armato yemenita, prevalentemente sciita, nato nel 1992 sotto la guida, appunto, di Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūth. Il vero nome del movimento è Ansar Allah, che in arabo significa "Partigiani di Dio". Deriva da un primo nucleo, chiamato "Gioventù credente", nato nel governatorato di Sa'ada, nello Yemen del Nord. L'obiettivo del gruppo era promuovere la rinascita dello zaydismo sciita nel Paese e l'autonomia delle regioni del nord. Come ben sappiamo, l'Islam non è un monolite ma al suo interno si consuma un'importante frattura tra sciiti e sunniti nata per questioni di successione alla morte di Maometto. I sunniti, il cui credo si basa sugli insegnamenti del Profeta, sono sempre stati la maggioranza rispetto agli sciiti che riconoscono gli imam come loro guida. L'Iran è l'unico Paese a maggioranza sciita e rappresenta un punto di riferimento per il mondo sciita. Lo Yemen, dal canto suo, è l'unico Paese del mondo musulmano a contemplare seguaci sciiti della variante dello zaydismo. Gli Houthi nella storia araba Con l'invasione Usa dell'Iraq, nel 2003, il gruppo Ansar Allah ha manifestato posizioni antiamericane e antiisraeliane tanto da entrare in conflitto con il regime yemenita di Ali Abdallah Saleh che ne ordinò la repressione. Durante la primavera araba in Yemen si ebbero molte manifestazioni di piazza contro Saleh alle quali parteciparono anche gli Houthi. In quel periodo assunsero il controllo di regioni strategiche del Paese. Da allora lo Yemen vive una situazione politica caratterizzata da una profonda divisione: da un lato ci sono gli Houti che conservano il controllo di una parte del Paese e godono del sostegno dell'Iran, dall'altro il governo sostenuto dal 2015 da una Coalizione internazionale con a capo l’Arabia Saudita e riconosciuto dalla comunità internazionale. Terroristi globali Gli Houthi hanno, ormai, preso il controllo del Golfo di Aden, punto di passaggio strategico per le navi mercantili che viaggiano tra l'Europa e l'Asia. Per i loro ripetuti attacchi a navi internazionale gli Stati Uniti di Biden hanno riconsiderato la designazione di terroristi globali. Nelle ultime settimane del suo mandato Donald Trump aveva già inserito gli Houthi nell'elenco dei terroristi e nel febbraio 2021, l'amministrazione Biden li aveva rimossi. Ora il nuovo cambio di passo anche se la decisione, come ha reso noto lo stesso consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, potrà essere revocata in mancanza di altri attacchi pirati. La designazione entrerà in vigore tra 30 giorni, il tempo necessario per garantire aiuti umanitari alla popolazione. Non dimentichiamo, infatti, che nello Yemen si sta consumando una delle crisi umanitarie più gravi del mondo. In copertina foto di jones814 da Pixabay Read the full article
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USA, caso Trump: minacce a #giudice e #procuratore #tfnews #esteri #donaldtrumparrested #news #trumpprocessed #6aprile #cronaca #USA #TrumpArraignment #TrumpArrest
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Emiliana Guereca
https://www.unadonnalgiorno.it/emiliana-guereca/
La Marcia è la manifestazione visibile del nostro potere, quando ci riuniamo fisicamente, vediamo di cosa siamo capaci. Lavoriamo per mobilitare le femministe e aiutarle a impegnarsi nelle loro comunità. Uno degli obiettivi più importanti è aumentare l’affluenza alle urne, rivolgendoci a stati in cui le voci delle donne sono più necessarie.
Emiliana Guereca è un’attivista, femminista, imprenditrice e fondatrice della Women’s March Foundation, organizzazione con sede a Los Angeles che ha preso il nome dalla manifestazione che ha organizzato nel 2017 per protestare contro l’insediamento del presidente Donald Trump. Con passione e grande capacità di leadership è riuscita a portare in piazza oltre 750.000 donne.
È direttrice esecutiva del comitato di azione politica Women’s March Action Latina.
È l’autrice di Women’s March Los Angeles: Hear Our Voice, Hear Our Story.
Svolge un’intensa attività di promozione di programmi che difendono i diritti delle donne e delle persone lgbtq+, che si impegnano nel combattere la povertà educativa delle comunità nere e latine, e costruisce coalizioni con varie organizzazioni comunitarie.
Tanti i premi ricevuti tra cui il Women of Courage Award 2019 del National Women’s Political Caucus, il Pioneer Women of 2017 Award dello Stato della California, Latina of the Year Award 2017 e 2018, il Premio Civic Engagement 2018, 2019 e il premio REED per la miglior stratega latina.
Nata in Messico, settima di tredici figlie e figli, era molto piccola quando sono emigrati negli Stati Uniti. Cresciuta a Chicago, è stata la prima della sua famiglia a frequentare il college, si è laureata all’Università della California in Mass Media, Comunicazione e Produzione di Audiovisivi.
Ha lavorato nell’ambito della produzione musicale e organizzazione eventi e festival e, nel 2001, ha fondato la EZ Event Production.
Dopo la prima Women’s March LA del 21 gennaio 2017, nata in seguito alle crescenti minacce ai diritti delle donne, due anni dopo, ha fondato il Women’s March Action comitato che ha assunto un ruolo diretto nell’elezione delle femministe alle cariche politiche. Supportano i candidati che si impegnano a sostenere i diritti delle donne e che lavorano per l’equità, raccolgono fondi e mobilitano volontari in favore delle donne che si candidano.
Si batte per la liberalizzazione dell’aborto, la tutela del diritto al lavoro e l’equa retribuzione.
L’ultimo, ambizioso obiettivo dell’organizzazione è quello di aprire un edificio guidato da donne che si occupano di temi legati al lavoro e alla giustizia sociale.
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«Questa storia deve finire» Il responsabile dei processi elettorali per lo stato americano della Georgia Gabriel Sterling ha tenuto una conferenza stampa in cui ha criticato duramente l’atteggiamento del presidente uscente Donald Trump e della dirigenza del Partito Repubblicano, che a quasi un mese dalle elezioni non hanno ancora riconosciuto la sconfitta. La Georgia ha già certificato la vittoria del Democratico Joe Biden, il presidente-eletto, ma attualmente è in corso un secondo riconteggio voluto dai Repubblicani. Questo è legittimo, dice Sterling, ma le parole e gli atteggiamenti di Trump e di molti Repubblicani hanno ispirato estese intimidazioni verso funzionari e dipendenti della Georgia, che hanno incluso anche minacce di morte e di violenza. «Farò del mio meglio per trattenermi: abbiamo superato il limite. (…) Questa storia deve finire». «�� troppo. Lottate per ogni voto legittimo, vi incoraggiamo a farlo, usate il primo emendamento, va bene: ma le minacce di morte, le minacce di violenza fisica, l’intimidazione, sono troppo. Non va bene» ha detto Gabriel Sterling, che peraltro è Repubblicano. Ha raccontato che la moglie del segretario di Stato Brad Raffensperger ha ricevuto «minacce sessuali» sul suo telefono privato, e che è attualmente sotto scorta (come Sterling stesso). Joe diGenova, un avvocato di Trump, ha detto che qualcuno dovrebbe sparare all’ex funzionario federale informatico Chris Krebs, che aveva detto che il risultato in Georgia è legittimo. Ma «la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ha detto Sterling, sono state le minacce ricevute da un dipendente statale di vent’anni: qualche sostenitore di Trump ha appeso un cappio dicendo che dovrebbe essere impiccato. Il giovane funzionario stava semplicemente facendo il suo lavoro: «io e Raffensperger abbiamo incarichi di alto profilo, va bene. Questo ragazzo ha semplicemente accettato un lavoro». (...) «Signor presidente, sembra che probabilmente ha perso in Georgia. Stiamo ancora verificando, c’è sempre una possibilità, lo capisco, ha il diritto di andare fino in fondo. Quello che non può più fare, e deve farsi avanti per dirlo, è ispirare le persone a commettere atti di violenza. Qualcuno si farà del male, qualcuno si prenderà una pallottola, qualcuno verrà ucciso. E non è giusto» ha detto Sterling. «È ora di guardare avanti. Se vuole ricandidarsi tra quattro anni bene, lo faccia. Ma ora non ha più possibilità. Sia superiore e dica ai suoi sostenitori di non essere violenti». Il Post
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Eyes on the world #119
6 settimane a Natale. Giusto ieri mancavano 6 mesi. Quando ci si diverte…
Settimana intensa, incentrata per lo più sulle elezioni americane di metà mandato, la COP27 e – as always – il conflitto tra Ucraina e Russia. Non mancheranno anche due notizie extra a tema Twitter e criptovalute.
Partiamo subito dagli USA 👇
🇺🇸 MID-TERM: I DEMOCRATICI EVITANO IL TRACOLLO, MA LA CAMERA PER ORA È REPUBBLICANA. SENATO IN BILICO
(1) Cominciamo da un argomento diverso dal solito, ma non per questo meno importante: le elezioni di metà mandato (mid-term) negli Stati Uniti. Cosa sono? Votazioni che, come il termine suggerisce, si tengono ogni quattro anni nel bel mezzo del mandato di ogni presidente (le ultime furono nel 2018 con Donald Trump al comando). Si sono tenute l’8 novembre e gli elettori sono stati chiamati a eleggere tutti i 435 membri della Camera dei deputati (il cui mandato ha una durata di due anni) e 1/3 di quelli del Senato (che invece durano sei anni, genericamente). Il Partito Democratico, che ha espresso l’attuale presidente Joe #Biden, non è arrivato al voto con i favori del pronostico, dal momento che – per dirne una, la più grande – è responsabile (secondo gli avversari politici) della peggiore inflazione degli ultimi 40 anni. Non è una novità che il presidente in carica non abbia la meglio nel corso delle mid-term e ciò molto spesso finisce per influenzare la seconda metà del suo mandato, poiché perdere la maggioranza in una delle due camere (o peggio, entrambe) significherebbe limitare moltissimo il proprio “raggio d’azione” e costringerlo a compromessi con l’opposizione per approvare ogni provvedimento. In gioco ci sono temi chiave per il futuro degli #USA e non come transizione ecologica, immigrazione, ampliamento del diritto al voto, aborto e regolamentazione delle armi. A guadagnare terreno in un clima di così grande incertezza è proprio l’ex presidente Donald Trump e, specialmente, i candidati al Congresso vicini a lui. Come prevedibile, molti di loro hanno continuato a portare avanti note teorie del complotto, come i brogli elettorali che avrebbero portato Biden alla presidenza, convinti che anche stavolta (in caso di vittoria) la storia possa ripetersi. A questo proposito, non sono mancate minacce nei confronti di funzionari e dipendenti degli uffici elettorali, in un clima di tensione sempre molto alta (veniamo dal recente attacco alla casa della speaker Nancy Pelosi). Alcuni di questi hanno anche dato le dimissioni per via delle intimidazioni. Per avere dei risultati quantomeno attendibili ci sono voluti giorni e ancora non ci sono certezze assolute. Sembra che il Partito Repubblicano possa ottenere la maggioranza alla Camera (ad oggi il risultato dice 211-198) e al Senato, dove il punteggio è di 49 seggi pari. In Georgia si andrà al ballottaggio di dicembre. A una prima occhiata sembra che il Partito Democratico abbia retto più di quanto ci si aspettasse e che la temuta “ondata rossa” (colore simbolo del Partito Repubblicano) non ci sia stata.
🇺🇸 USA: TRA SORPRESE E CONFERME, ECCO I GOVERNATORI (E LE GOVERNATRICI) NEOELETTI/E IN 35 STATI
(2) Si è votato anche per eleggere nuovi governatori in ben 35 stati e il procuratore generale (che fornisce consulenza giuridica al governo statale) in 30. Qualche dato sparso. Il Maryland ha eletto il primo governatore di colore (Wes Moore, DEM), mentre Maura Healey (DEM) sarà la prima governatrice lesbica nella storia degli USA (e salirà in carica in Massachusetts). L’ex portavoce della Casa Bianca durante il mandato Trump Sarah Huckabee Sanders sarà invece la prima governatrice di sempre dell’Arkansas. Altre figure di rilievo si sono distinte durante questa elezione. Primo fra tutti il Repubblicano Ron #DeSantis, rieletto in Florida e probabile candidato alle primarie Repubblicane contro il rientrante Donald Trump in vista delle presidenziali del 2024. Tra i due il rapporto non è idilliaco, va detto. Conferme anche per Greg Abbott in Texas e Brian Kemp in Georgia, stati ormai a salda guida Repubblicana. Contro ogni pronostico, John Fetterman (il popolare candidato DEM che a maggio fu colpito da un ictus che ha condizionato moltissimo la sua campagna elettorale) ha trionfato in Pennsylvania per ottenere un seggio chiave al Senato e che potrebbe deciderne l’orientamento generale. Uno dei temi centrali di ogni programma di pressoché ogni candidato è stato l’aborto, tra chi voleva difenderlo e chi negarne il diritto ad accedervi. In 5 stati (California, Michigan, Kentucky, Vermont e Montana) gli elettori sono stati chiamati a votare anche su questo tema; in tutti e 5 il risultato è stato – con margine – a favore del diritto. Non è tutto. In altri 4 stati, più – nuovamente – il Vermont, si è votato anche per abolire la schiavitù a livello statale. Dal punto di vista federale la sua abrogazione risale al 1865, ma con alcune eccezioni riguardanti il suo utilizzo con fine punitivo. Non è raro infatti (in ben 20 stati è presente in costituzione) che moltissimi detenuti lavorino gratis o per pochi centesimi l’ora senza diritti o tutele sindacali, anzi persino negando telefonate o visite di persone care in caso di rifiuto. In Alabama, Louisiana, Oregon, Tennessee e appunto Vermont si è deciso di intervenire sulle rispettive costituzioni per modificare questa clausola (che interessa circa 2 carcerati su 3). In Louisiana l’eliminazione del regime di schiavitù per i detenuti non è stata approvata, negli altri 4 stati sì. Ancora, in Arizona, Connecticut, Michigan e Ohio si è votato anche per allargare/restringere le modalità di voto; capita spesso che stati a guida Repubblicana provino a introdurre leggi per rendere più complicato l’accesso al voto, specialmente per le persone che tendono a votare più per i Democratici (es. il voto per posta). Risultati certi solo in Connecticut, dove verrà introdotta proprio la modalità via posta, e in Ohio, dove da questo momento in poi potranno votare solo i cittadini statunitensi che si saranno registrati per votare almeno 30 gg prima delle elezioni. Capitolo legalizzazione: in Maryland e Missouri è stata ufficialmente legalizzata la marijuana, mentre in Arkansas, North e South Dakota la misura non è passata. In Colorado sono stati legalizzati i funghi psichedelici (è il primo stato americano a concederlo). Infine andiamo in Nevada, dove è pressoché sicuro che il salario minimo statale venga alzato a 12 dollari l’ora entro luglio 2024.
🇮🇹 COP27, MIGRANTI E DECRETO AIUTI: GLI OCCHI DEL MONDO SULLA NEO-PREMIER GIORGIA MELONI
(3) Non solo USA. Questa settimana a Sharm el Sheikh si è tenuto il #COP27, la conferenza organizzata dall’#ONU che ogni anno raccoglie ben 196 paesi dal mondo per trovare, condividere e portare avanti nuove soluzioni per contrastare il cambiamento climatico. Già dall’inizio non si avevano grosse aspettative per l’evento, visto il fallimento dell’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature globali medie sotto 1,5° (rispetto a livelli pre-industriali). L’anno scorso a Glasgow non si riuscì infatti a trovare un accordo definitivo sul tema delle emissioni e, di conseguenza, la soglia di 1,5° può dirsi pressoché raggiunta (se non superata). Ciò che è emerso è che si cercherà di contenere l’incremento al di sotto dei 2°. Un altro tema molto dibattuto ha riguardato la possibilità che i paesi più sviluppati possano sostenere economicamente quelli in via di sviluppo, al fine di aiutarli a contenere le perdite in caso di disastri naturali, oltre che a ridurre le emissioni. Tuttavia, anche quest’anno non hanno partecipato esponenti di spicco, utili a raggiungere accordi di una certa rilevanza: in primis, non ha preso parte al COP27 il presidente cinese Xi Jinping; insieme a lui anche il primo ministro indiano Narendra Modi. Nemmeno la più nota attivista sul tema, Greta Thunberg, ha deciso di prendere parte all’evento; la sua decisione è derivata principalmente dalla scelta del paese ospitante, quell’Egitto dove diritti civili e politici sono sistematicamente repressi e violati. Il tutto senza dimenticare la guerra in Ucraina, le cui conseguenze hanno costretto moltissimi paesi a rinunciare (quantomeno momentaneamente, visti i costi dell’energia) alla transizione ecologica, ricorrendo di nuovo a fonti più inquinanti come il carbone. La COP27 è stata anche l’occasione di vedere la neo-premier Giorgia #Meloni a confronto con alcune delle più importanti presidenze al mondo. C’era molta attesa per l’incontro con il presidente locale, l’egiziano Al Sisi, in un clima di forte tensione per via dei casi Regeni e Zaki (che però non sembrano aver incrinato particolarmente i rapporti tra i due stati, anzi). Il tutto in una settimana molto tesa per l’Italia, soprattutto per la questione migranti. Solo martedì infatti si è chiusa la vicenda degli sbarchi rimasti in sospeso la scorsa settimana, dopo che il governo ha proposto degli sbarchi piuttosto selettivi. Ciò ha provocato la dura risposta della Commissione Europea e, su tutti, del governo francese. Quest’ultimo è intervenuto (secondo molti interagendo proprio nel corso della COP27) per accogliere la Ocean Viking della ong SOS Mediterranée, alla quale non è stato dato l’ok per sbarcare in Italia, ma il tutto è avvenuto non senza conseguenze. Il fatto che la Francia sia stata sostanzialmente obbligata ad accogliere la nave non è stato visto di buon occhio dal governo francese, il quale tramite il ministro dell’Interno Darmanin ha fatto sapere che non parteciperà più al programma di ricollocamento dei migranti in collaborazione con altri paesi dell’Unione Europea. Contemporaneamente ha rafforzato i controlli alla frontiera via terra, con l’obiettivo di rispedire al mittente quanti più migranti cercheranno di varcare il confine. La tensione tra i due paesi è elevatissima. Intanto è stato approvato il “decreto Aiuti quater”, che stanzierà 9.1 miliardi di euro per prolungare fino a fine anno alcune misure per aiutare famiglie e imprese. Tra queste il taglio delle accise sulla benzina e i crediti d’imposta per le imprese per bollette di luce e gas. Non manca anche il tanto discusso aumento del tetto all’uso del contante (che passerà da 1.000 a 5.000 euro), l’abbassamento dell’aliquota per il Superbonus edilizio (dal 110% al 90%, da utilizzare solo per lavori sulla prima casa) e la detassazione di alcuni benefit aziendali (come il pagamento delle utenze domestiche).
🇺🇦 LE PAROLE DI XI JINPING, LA RITIRATA DA KHERSON, PUTIN ASSENTE AL G20: LA SETTIMANA IN BREVE
(4) Torniamo al conflitto tra #Ucraina e #Russia, che nelle ultime settimane sta vivendo di alti e bassi, specialmente con l’arrivo imminente dell’inverno. Bakhmut è diventata una delle città simbolo di questa porzione di conflitto, poiché la Russia sta investendo moltissime risorse per conquistarla. Il centro si trova nell’est dell’Ucraina, zona nella quale l’esercito russo sta concentrando gran parte dei suoi sforzi dopo essere stato respinto a nord-est e a sud, ma non sembra avere un grosso valore militare. È sulla strada per altre due importanti cittadine (Sloviansk e Kramatorsk), quindi utile giusto nel caso in cui l’avanzata proseguisse. Nel frattempo l’#Iran ha svelato un segreto ormai ben poco nascosto, ovvero l’aver venduto droni di propria fabbricazione all’esercito russo, fatto negato fino allo scorso weekend. Chi invece non ha risparmiato critiche, seppur velate, alla Russia è stato il presidente cinese Xi Jinping che – durante l’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz della scorsa settimana – ha condannato anche solo la possibilità che vengano usate armi nucleari nella guerra in Ucraina. Essendo la Russia a possederle, si tratterebbe della prima critica all’invasione russa, dopo che per mesi non era mai stata presa una posizione netta di condanna. La notizia più importante della settimana è sicuramente il ritiro delle truppe russe dalla città di #Kherson, per ritirarsi a est del fiume Dnipro. Ad annunciarlo il comandante delle truppe stesse Sergei Surovikin e il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, in seguito alle difficoltà riscontrate nel rispondere alla contro-offensiva ucraina. La città era stata una delle prime a essere occupata dall’esercito russo ed è molto rilevante dal punto di vista strategico, vista anche la sua vicinanza alla Crimea. Al momento Kherson non ha una guida vera e propria, ma le truppe ucraine giusto ieri sono rientrate nella città, con l’intento di riconquistarla. Il rientro è avvenuto, a differenza di quanto si potesse pensare, senza particolari problemi. Nel frattempo, dopo le anticipazioni di Bloomberg dei giorni scorsi, è ufficiale l’assenza (fisica) del presidente russo Vladimir Putin al prossimo #G20, che si terrà tra il 15 e il 16 novembre a Bali (Indonesia). Sicura invece la presenza del ministro degli Esteri Lavrov.
📉 IL MONDO DELLE CRIPTOVALUTE ASSISTE AL FALLIMENTO DI FTX. COME CAMBIERÀ IL SETTORE ADESSO?
(5) Il mondo delle #criptovalute, per quanto lontano e “fuori mano” possa sembrare, lascia sempre degli spunti utili su cui riflettere. Il caso chiave di questa settimana, che di fatto potrebbe cambiare l’intero settore per sempre, riguarda il (quasi improvviso) fallimento di una delle principali piattaforme di scambio al mondo: #FTX. Insieme a #Binance, condivideva la maggior parte dei movimenti di criptovalute in corso. La prima è più grande, è gestita da Changpeng Zhao e si è quasi sempre mossa oltre i limiti dei regolamenti imposti dalle autorità finanziarie di molti paesi. Rispetto a Binance, FTX ha una sua sede alle Bahamas (Binance non ne ha una), è molto più nota in USA (per via di grosse spese pubblicitarie ed eventi con personaggi noti) ed è guidata da Sam Bankman-Fried, miliardario americano di 30 anni. Tra le due, sicuramente FTX era considerata più solida e responsabile, oltre che capace di resistere alle turbolenze del mercato dell’ultimo anno. Lo stesso Fried era noto come colui che avrebbe potuto far fare il passo decisivo alle criptovalute, dalle quali il mondo finanziario tradizionale si è tenuto a debita distanza per moltissimo tempo, portando avanti diverse campagne di pressione sui legislatori affinché regolassero maggiormente il settore. Queste attività non sono mai state viste di buon occhio dagli altri player del mondo crypto, che hanno accusato Fried di voler mettere fuori gioco i suoi concorrenti, tra cui appunto Binance. Questa, come detto in precedenza, si è sempre mossa al limite dei regolamenti, al punto da essere stata bandita in numerosi paesi per aver agito in assenza di licenze specifiche per operare. Fried e Zhao insomma, da buoni amici che erano, si sono ritrovati l’uno contro l’altro. La svolta avvenne il 2 novembre, manco a dirlo, quando Coindesk (noto sito di settore) ha pubblicato dei documenti riservati riguardo le attività di Fried parallele a FTX; in sostanza, l’altra società di sua proprietà, Alameda Research, si reggeva unicamente sui finanziamenti in crypto di FTX, ovvero la moneta creata da un’altra società di Fried. In questo modo è stata messa in discussione la solidità di Alameda (vista l’estrema volatilità dei valori delle criptovalute) e di FTX stessa. Zhao, dal canto suo, ha approfittato del momento per annunciare pubblicamente che si sarebbe liberato di tutti i token di FTX in suo possesso, facendo così precipitare il loro valore. Malelingue pensano che sia stato proprio Zhao a divulgare le notizie riportate su Coindesk. Ciò ha comunque fatto crollare FTX, dopo che gli investitori hanno ritirato oltre 6 miliardi di dollari che detenevano sotto forma di token e che l’azienda non è riuscita a soddisfare tutte le richieste di conversione in dollari dei rispettivi risparmi. Fried ha provato a calmare le acque, persino annunciando che avrebbe venduto FTX a Binance, che a sua volta si era dimostrata disponibile a salvarla. Il giorno successivo il plot twist: Binance si è ritirata dall’accordo in quanto – secondo le dichiarazioni – non sarebbe riuscita ad aiutare appieno FTX e che i problemi sarebbero stati fuori dal loro controllo. FTX ieri ha dichiarato bancarotta, dal momento che non si sa se abbia le risorse necessarie per restituire tutto agli investitori, e Fried non è più l’amministratore delegato. Questa inaspettata debacle è stata paragonata da molti analisti al fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, che nel 2008 diede inizio alla ben nota crisi finanziaria globale. Ciò infatti ha avuto ripercussioni serie sui valori di molte criptovalute e, probabilmente, anche sulla futura regolamentazione del sistema, giudicato ancora una volta troppo pericoloso per gli investitori.
📲 TWITTER, META, MASTODON: PRESENTE, PASSATO E FUTURO DEI SOCIAL. COSA STA SUCCEDENDO?
(6) Se cercate del sano caos, non guardate oltre #Twitter. Dopo i licenziamenti di massa iniziati lo scorso venerdì, in maniera piuttosto disordinata, numerosi dipendenti – secondo fonti interne citate da Bloomberg – sarebbero stati richiamati, vista la loro esperienza cruciale per introdurre nuove funzioni all’interno del social. All’improvviso, numerose divisioni dell’azienda si sarebbero trovate senza alcuni dei loro membri chiave, sostanzialmente senza motivo. Ciò ha portato diversi inserzionisti a ritirare i propri investimenti da Twitter (tra questi anche brand di una certa rilevanza come Volkswagen, Carlsberg e Pfizer), poco convinti della piega che il social sta prendendo sotto la guida di Elon #Musk. Guida che non sembra molto chiaro dove voglia andare, dal momento che il nuovo servizio in abbonamento (con tanto di spunta blu al seguito) Twitter Blue sembra essere stato già sospeso per via dell’invasione di account fake che pretendevano di essere marchi e personaggi famosi. Il quantitativo di fake news è stato tale da costringere l’azienda a sospendere il servizio. Ma se Twitter non è più lo stesso, non c’è problema. Adesso c’è #Mastodon, una sottospecie di social network senza una specifica persona o una singola azienda a capo. Negli ultimi giorni oltre 230.000 persone si sono iscritte (causando anche momenti di down della piattaforma), probabilmente alla ricerca di un’alternativa a Twitter, in vista – presumibilmente – di un calo vertiginoso nella qualità dei contenuti proposti. Al suo interno Mastodon contiene più social network, lasciando all’utente la possibilità di scegliere a quale iscriversi. In ogni caso, non se la passano meglio dall’altra parte della barricata, dal momento che il Wall Street Journal ha anticipato che #Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, ha pronto un grosso piano di licenziamenti (il più grande della storia della compagnia). Il calo di fatturato, dovuto in larga parte agli investimenti – finora – poco fruttuosi a tema metaverso, è una delle ragioni principali di ciò che starebbe per accadere. La notizia è stata confermata mercoledì mattina, quando Meta ha annunciato ufficialmente il licenziamento di circa 11 mila dipendenti (il 13% dell’attuale numero di impiegati).
Menzioni d’onore molto succose. Non perdetevele 👇
🇫🇷 Iniziamo dalla #Francia con Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux dal 2001 al 2019, nonché uno degli 11 tra vescovi ed ex vescovi attualmente indagati per abusi sessuali. In una lettera letta nel corso dell’ultima riunione della Conferenza episcopale francese (CEF) dello scorso 3 novembre ha ammesso di aver abusato di una ragazzina di 14 anni quando era parroco nel 1987. Le indagini sui casi sono ancora in corso.
🇫🇷 Sempre in Francia, Marine Le Pen non è più la presidente del partito Rassemblement National, dopo 11 anni di leadership. Nel corso dell’ultimo congresso del partito è arrivata l’ufficialità, lasciando spazio al 27enne Jordan Bardella. La Le Pen dal canto suo non sparirà certo dai radar della politica francese, anzi ci si aspetta che possa dedicarsi maggiormente alla politica nazionale in vista di una nuova candidatura a presidente nel 2027.
🇮🇷 In Iran si discute per un altro caso di violenza delle forze di sicurezza nei confronti di una donna, Nasrin Ghaderi (35 anni, curda), che sabato scorso nel partecipare alle proteste per la morte di Mahsa Amini avrebbe perso la vita in seguito – da quello che è emerso – alle ferite alla testa riportate dopo l’aggressione. I media del regime hanno parlato di “patologia cardiaca pre-esistente” e che la morte sia avvenuta per “avvelenamento”, senza troppi dettagli sul caso. Siamo di fronte a un nuovo caso Amini?
🇷🇸 Sono riprese con forza le manifestazioni della minoranza serba contro il governo kosovaro, nuovamente per la questione delle targhe automobilistiche. Negli scorsi giorni sono state numerose le dimissioni di personalità di spicco di etnia serba in Kosovo (da sindaci a giudici, fino a poliziotti), in vista dell’introduzione dell’obbligo previsto per i primi di novembre.
🏍 Dopo 50 anni di attesa, un pilota italiano su moto italiana (Francesco Bagnaia su Ducati) è campione del mondo della classe principale del Motomondiale, la #MotoGP. Il 25enne è al suo primo titolo nella classe regina (il secondo in totale dopo la vittoria in Moto2 nel 2018) e ha trionfato forte del vantaggio accumulato su Fabio Quartararo (23 punti prima della gara finale). Il francese era l’indiziato n.1 alla vittoria del titolo, alla luce dei 91 punti di margine a metà campionato. Nessun pilota aveva mai recuperato da un distacco così ampio e vinto il titolo in MotoGP. Per trovare l’ultimo vincitore in sella a una Ducati bisogna tornare nel 2007, con l’australiano Casey Stoner.
🗿 Ben 24 statue in bronzo sono state ritrovate all’interno di una vasca termale in un santuario etrusco-romano in provincia di Siena, a San Casciano dei Bagni. Sembra che i bronzi risalgano a un periodo tra il I° secolo a.C. e il II° d.C e finora erano rimasti sommersi sotto il fango, pur rimanendo pressoché intatti. In molti hanno paragonato il ritrovamento a quello dei Bronzi di Riace.
🇨🇦 Il primo ministro del #Canada Justin Trudeau ha parlato pubblicamente di interferenze dalla Cina che avrebbero influenzato la democrazia nel suo paese. Pare infatti che sia stata messa in piedi, sotto finanziamenti cinesi, una rete clandestina che avrebbe partecipato alle elezioni federali del 2019, principalmente per ricoprire le figure di membri dello staff di candidati in entrambi i principali partiti canadesi (pur essendo legati al Partito Comunista Cinese).
🇵🇭 Il capo del dipartimento penitenziario filippino, Gerald Bantag, è stato accusato dalla polizia locale di aver ordinato l’omicidio di un noto giornalista, Percy Lapid (63 anni), ucciso a Manila lo scorso 3 ottobre. Durante le sue trasmissioni, ha spesso criticato Bantag e altri funzionari governativi (tra cui l’ex presidente Duterte), accusandoli di corruzione.
🇪🇺 È stata approvata dalla Commissione europea la richiesta dell’Italia per ottenere la seconda rata del Next Generation EU, il piano per rilanciare i paesi colpiti dalla pandemia. Ammonterà a 21 miliardi di euro e sarà erogata dal momento che la Commissione ha verificato il raggiungimento dei 45 obiettivi prefissati in tema di investimenti e riforme.
🇧🇪 Giovedì sera a Bruxelles due poliziotti sono stati accoltellati vicino la stazione ferroviaria Gare du Nord. Uno dei due ha perso la vita a causa delle ferite. Ancora non sono noti i motivi dell’attacco, ma non si esclude la pista terroristica.
🇧🇷 A più di 10 giorni dall’elezione di Lula come nuovo presidente del Brasile, il ministero della Difesa ha reso noto che non è stata riscontrata alcuna prova di brogli durante il voto. L’invito principale, si legge nel rapporto, è di sistemare il funzionamento di qualche urna elettronica affinché non venga compromessa. Lula ha trionfato al ballottaggio contro il presidente uscente Jair Bolsonaro, superando di pochissimo il 50% delle preferenze.
Alla prossima 👋
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L’arrivo in massa di migliaia di migranti onduregni – a cui, lungo il cammino, se ne sono aggiunti molti altri provenienti da El Salvador e dal Guatemala – ha messo alla prova il sistema di accoglienza messicano e ha riportato l’attenzione sul tema della migrazione tra centro e nord America.
Da una parte, il presidente uscente Enrique Peña Nieto ha condannato il loro ingresso in forma “irregolare e violenta”, affermando che per loro non ci sarà alcuna forma di sostegno e promuovendo invece accordi con gli altri paesi del Centro America per finanziare forme di ritorno assistito nei rispettivi paesi d’origine.
Sulla scia delle sue dichiarazioni si allineano i commenti di carattere razzista e xenofobo che si possono trovare nei social network da parte di alcuni cittadini messicani che accusano i centroamericani di essere la vera causa della disoccupazione, della povertà e della crisi, economica e sociale, che la società messicana sta attraversando. Parole molto simili a quelle espresse da Donald Trump nei suoi ultimi tweet, così come in tutte le esternazioni da lui compiute negli ultimi anni nei confronti dei messicani che si trovano negli Stati Uniti. Sembra paradossale, se si pensa alle richieste di tutela nei confronti delle migliaia di migranti messicani presenti in suolo statunitense, ma purtroppo gli abusi e le violenze perpetrate sui migranti centroamericani sono una testimonianza chiara e tangibile di come odio, razzismo e xenofobia facciano parte del modo di gestire la questione migratoria da parte delle autorità messicane.
Fortunatamente l’altra faccia del Messico, quella solidale e ribelle, si è organizzata per accogliere al meglio le migliaia di migranti.
Gruppi di civili e membri di organizzazioni umanitarie hanno iniziato fin da subito una raccolta di cibo e altri beni di prima necessità per soddisfare al meglio le loro esigenze. Si cerca di dare priorità alle numerose donne e ai bambini, ma non è facile raggiungere tutti. Molti sono ancora bloccati lungo il ponte che collega il Guatemala con il Messico, a Tecún Umán, aggravando così una situazione già di per sé incerta e vulnerabile. Le temperature elevate, la scarsità di cibo e acqua, la stanchezza del lungo viaggio stanno mettendo dura prova la continuazione del cammino verso nord. A questo si aggiunge il timore di essere deportati qualora si scelga di cedere alle autorità messicane che richiedono di legalizzare la loro situazione migratoria, condizione – secondo le autorità stesse - necessaria per continuare. Oppure, cosa che può rivelarsi altrettanto pericolosa, è l’affidarsi ai cosiddetti “coyotes”, trafficanti di esseri umani, che si propongono come accompagnatori ma che molto spesso sono collusi con la criminalità organizzata.
Nonostante le avversità moltissimi migranti ormai hanno invaso le strade e le piazze delle città messicane. Al grido di «¡Los migrantes no somos criminales, somos trabajadores internacionales!» hanno raggiunto la città di Tapachula, a circa 50 km dal confine meridionale, e certamente non si fermeranno qui.
In vista di cosa accadrà nelle giornate di novembre, in cui si terrà il Forum Sociale delle Migrazioni a Città del Messico, è ormai evidente che non si possa più trattare la tematica migratoria con misure emergenziali e tanto meno continuare a sopportate le minacce e le ingerenze da parte del governo di Donald Trump. In una recente dichiarazione il presidente eletto Andrés Manuel López Obrador, il cui mandato entrerà in vigore il 1 dicembre, ha affermato di voler concedere dei permessi di lavoro a quei migranti centroamericani che vorranno lavorare in Messico.
Non è la prima carovana di migranti nata spontaneamente negli ultimi mesi. Basta ricordare quella dell’aprile scorso in cui centinaia di migranti centroamericani hanno attraversato il paese da sud a nord denunciando la loro condizione e chiedendo a gran voce di essere ascoltati. Una dimostrazione di autorganizzazione, coraggio e consapevolezza della forza che può nascere dalla moltitudine di corpi in movimento che speriamo possa accompagnare anche il viaggio di quest’ultima carovana.
Infine, proprio ieri è partita un’altra carovana di circa un migliaio di persone da Tegucigalpa ed è già arrivata in Guatemala e che rischia di produrre un vero e proprio esodo se la situazione in Honduras non si stabilizza e il presidente Juan Orlando Hernández non si dimette.
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Oggi, le migliaia di giovani impegnati nei settori del futuro (intelligenza artificiale, biotecnologie, software, aerospazio, energia nucleare, ecc..) hanno in Trump il feroce cane da guardia della loro crescita illimitata per i prossimi 4 anni. Qui si spiegano i dati sorprendenti degli exit poll pubblicati da CNN, che hanno visto Trump guadagnare 10 punti nell’elettorato moderato, 7 punti tra le donne, 4 punti tra i laureati con Master o Dottorato, e ben 22 punte tra i giovani dai 18 ai 24 anni rispetto al 2020. Al contrario, i democratici hanno guadagnato 5 punti tra gli over 65.
La giovane popolazione americana, che vanta un’età media di quasi nove anni inferiore all’Italia, arricchita ogni anno da migliaia di giovani talenti che da tutto il mondo lottano per ottenere un lavoro nelle start-up più innovative, permette agli Stati uniti una maggiore leggerezza nell’affrontare le questioni del presente, di dare meno peso alle formalità istituzionali ed alla “moralità” dell’uomo Donald Trump, e soprattutto di preferire un eccentrico vecchio scatenato come presidente (per citare definizioni tra le più moderate) piuttosto che sprofondare nell’impotenza burocratica della vecchia Europa (questo sì, un vero incubo degli americani).
La preoccupazione per le minacce di Putin alla stabilità europea non ha avuto il benché minimo peso nelle dinamiche elettorali: ebbene sì, sono fatti nostri.
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10 gen 2021 17:58
LA CENSURA CHE PIACE: IMBAVAGLIARE TRUMP A TUTTI I COSTI - APPLE E GOOGLE RIMUOVONO DAGLI STORE L’APP DI “PARLER”, IL SOCIAL NETWORK DOVE SI ERA “RIFUGIATO” TRUMP (CHE ORMAI E’ UN SOCIAL-APPESTATO DOPO ESSERE STATO CACCIATO DA FACEBOOK E CENSURATO D TWITTER) - GODERE OGGI PER IL SILENZIO IMPOSTO AL TYCOON, SIGNIFICA RITROVARSI DOMANI I GRUPPI HI-TECH A CONTROLLARE IL DIBATTITO PUBBLICO (E TANTI SALUTI ALLA LIBERTA�� DI ESPRESSIONE)
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Da https://www.tgcom24.mediaset.it
Dopo Google anche Apple rimuove Parler, il Twitter della destra, dal suo App Store. La decisione è legata al fatto che Parler non ha preso le misure necessarie affrontare i discorsi di odio e violenza. "Abbiamo sostenuto che i diversi punti di vista dovessero essere rappresentati sull'App Store, ma non c'è spazio sulla nostra piattaforma per violenza e illegalità". "Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce". "Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce sulla sicurezza della gente"., recita una nota ufficiale di Apple.
Scacciato da Facebook e censurato d Twitter, Donald Trump si era rifugiato su Parler, aveva riferito l'anchor "amico" della Fox, Sean Hannity. "Ho visto che il presidente ha un account. Almeno c'è un posto per lui. Ed è un bene perché altrove lo stanno censurando", aveva detto Hannity, riferendosi all'alternativa senza censure a Twitter su cui si sono spostati molti seguaci del presidente uscente e la stessa figlia Ivanka.
2 - L'ODIO TRUMPIANO EMIGRA SU PARLER. E LE PIATTAFORME SI ALLARMANO
Raffaella Menichini per www.repubblica.it
Gli eventi di Capitol Hill hanno provocato una deflagrazione nel mondo dei social network, con l'ultimo e clamoroso atto della cancellazione dell'account di Donald Trump su Twitter. Nelle ultime 24 ore sui social si discute ormai quasi solo del se e quanto la scelta sia stata tardiva o controproducente, illiberale o inevitabile, principio di una nuova era di "censura" o fine di un'epoca di strumentalizzazione delle piazze digitali pubbliche da parte di personalità potenti e apparentemente intoccabili.
Il primo esito concreto, però, è stata la corsa di adesioni, e di allarme, verso un piccolo e fino a pochi mesi fa oscuro social che si candida a dare voce al radicalismo americano, e non solo. Parler è diventato fin da prima delle elezioni la voce dei trumpisti duri e puri che Twitter cominciava discretamente a silenziare e Facebook ad attenzionare: il social-fotocopia di Twitter (senza la moderazione su linguaggio razzista, sessista, incitamento all'odio e alla violenza), semplice e adatto a chi non si voleva addentrare nei più criptici ambienti di Telegram, 4Chan e Reddit dove pure continua a fiorire la comunicazione dell'estrema destra e del suprematismo bianco.
Non si sa se anche Donald Trump sia emigrato sul social fondato nel 2018 da due informatici, John Matze e Jared Thomson, compagni di scuola in Colorado. La presenza di un account del presidente è stata segnalata proprio su Parler dal suo fedelissimo consigliere-ombra, l'anchor di Fox News Sean Hannity.
Nel frattempo Trump ha cercato di twittare dall'account ufficiale della presidenza, @potus, proprio protestando contro la "censura" del social, e dopo pochi minuti Twitter ha cancellato i post perché aggiravano le regole del bando che impediscono agli individui bloccati di usare altri account. Twitter ha continuato a rincorrere l'irato presidente quando ha provato a usare @teamtrump: post cancellati e account bloccato. Una vera caccia all'uomo.
Se Trump decidesse di cominciare a "parler" dal nuovo social, potrebbe ritrovare i suoi fedelissimi ma un social già nei guai. In questo caso il "deplatforming" (ovvero la cancellazione dalla piattaforma) sta avvenendo a monte: sono le stesse Google e Apple, da dove le app dei social network vengono scaricate, che ora non vogliono la responsabilità di far circolare il discorso d'odio che ha incendiato Washington il 6 gennaio.
E così Google ha eliminato Parler dal suo "negozio" di app Play, e Apple ha dato a Parler 24 ore di tempo per garantire l'intervento di una moderazione sui post. Circolano già tutorial per aggirare il blocco, ma di certo il giovane social del Colorado è ora sotto la lente d'ingrandimento e l'Fbi lo sta spulciando a caccia di immagini che aiutino a individuare i responsabili del saccheggio di Capitol Hill.
Perché i social sono una vera miniera di autodenunce (spesso involontarie e pure goffe), con gente che si riprende mentre distrugge le finestre, ruba il podio della presidenza (ricercato), mette tronfio i piedi sulla scrivania di Nancy Pelosi e le sottrae la posta (arrestato).
Con una mossa abbastanza inedita la polizia metropolitana di Washington DC ha diffuso 26 pagine di foto segnaletiche digitali tratte dalle immagini postate sui social per aiutare a rintracciare i vandali. Siti di investigazione come Bellingcat e gruppi specializzati su Reddit stanno facendo un grosso lavoro di raccolta di informazioni con tanto di fogli di excel aperti alle segnalazioni.
Nella furia della rimozione, però, alcune piattaforme come Facebook e Youtube potrebbero rendere difficile proprio questo lavoro di ricostruzione e per le forze dell'ordine occorrerà seguire la procedura di richiesta di apertura degli archivi digitali per recuperare le prove, rinunciando a tutto il lavoro di citizen journalism che si sta svolgendo in queste ore in loro aiuto. Così come non è chiaro che fine faranno, come e quando saranno accessibili i tweet di Trump: anch'essi, soprattutto nelle ultime settimane, possibili prove di un crimine.
L'ultima teoria del complotto che circola in queste ore su Parler è che la polizia del Congresso - sotto accusa per non essere intervenuta contro gli assalitori e anzi averli fatti passare tranquillamente - dipendendo da una sindaca democratica abbia pianificato di "attirare" i manifestanti all'interno per poi addossargli la colpa del saccheggio.
Peccato che le prove dell'esistenza di un piano di attacco violento a Capitol Hill fossero presenti sulle chat della destra già da giorni e a tutt'oggi circolano e si moltiplicano appelli alla mobilitazione per il 20 gennaio (già a partire dal 19), giorno del giuramento di Joe Biden e Kamala Harris.
Ma continuano a circolare indisturbati anche attacchi violenti ormai non più solo ai democratici ("doveva finire così", titola un meme su Parler con l'immagine di Biden e Pelosi in ginocchio bendati davanti a un uomo che gli punta addosso un fucile), ma anche ai repubblicani "rei" di aver tradito Trump e i suoi reclami infondati sulle "elezioni rubate". Sotto accusa il vice presidente Mike Pence, il capo della maggioranza al Senato Mitch McConnell, persino un fedelissimo come Lindsey Graham che infatti in aeroporto ha rischiato il linciaggio: come gli altri, condannato pubblicamente alla gogna dallo stesso Trump che di lui aveva appena twittato "Tutte chiacchiere quando non serve, che truffatore".
La spirale d'odio sembra infinita, e la storia delle piattaforme tech insegna che l'odio è il motore più potente di espansione dei contenuti, e dunque dei profitti. Tutti se ne sono avvantaggiati finora e adesso non stupisce che lo faccia Parler: "Io non mi sento responsabile per nulla di tutto questo - dice ora il Ceo John Matze, intervistato da Kara Swisher del New York Times - e neanche la piattaforma lo è, visto che siamo una piazza neutrale che obbedisce alla legge. Se la gente organizza qualcosa, vuol dire che è arrabbiata. Si sentono traditi. Hanno bisogno di leader che fermino questo odio di parte. Hanno bisogno di riunirsi e discutere, in un posto come Parler".
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Capitali europee nel mirino della Russia? Cosa sta succedendo: dalle armi in Ucraina al dialogo Mosca-Washington. La possibile escalation Kiev in ansia: gli F16 promessi, che inizieranno ad arrivare in estate, dovrebbero essere molti meno rispetto alle aspettative ucraine Capitali europee nel mirino della Russia? Cosa sta succedendo: dalle armi in Ucraina al dialogo Mosca-Washington. La possibile escalation Mosca alza ulteriormente il tiro nei confronti dell'Europa in risposta alla decisione degli Stati Uniti di dispiegare missili a lungo raggio in Germania. Dopo aver denunciato «un ritorno alla guerra fredda» ed aver promesso una «risposta militare», il Cremlino ha avvertito che l'iniziativa americana autorizza la Russia a designare come «potenziali» obiettivi di ritorsione le «capitali» del Vecchio Continente. Sul fronte opposto Kiev, nonostante abbia incassato nuovi aiuti militari dai partner al vertice della Nato di Washington, si prepara a fare i conti con una realtà ben più problematica: gli F16 promessi, che inizieranno ad arrivare in estate, dovrebbero essere molti meno rispetto alle aspettative ucraine. Il piano americano sui missili a lungo raggio in Germania non scatterà immediatamente, ma soltanto a partire dal 2026, prima in modo episodico e poi duraturo. Ma è bastato l'annuncio, formalizzato al summit dei leader dell'Alleanza Atlantica, per scatenare una serie di durissime reazioni da parte dei vertici russi. Il Cremlino minaccia le capitali europee Dmitry Peskov, in un'intervista ad una tv nazionale, ha parlato di una situazione «paradossale»: gli Usa «hanno schierato una varietà di missili di diversa gittata in Europa, che sono tradizionalmente puntati sul nostro Paese, e di conseguenza il nostro Paese ha designato le località europee come obiettivi per i nostri missili». Una corsa all'escalation, secondo il Cremlino, che però ha ostentato sicurezza, minacciando i partner di Washington: «Abbiamo abbastanza capacità di deterrenza sui missili americani in Europa. È già successo in passato. Tuttavia, le potenziali vittime sono le capitali di quei Paesi». Il dialogo Mosca-Washington A questa retorica sempre più aggressiva d'altra parte fa da contraltare la volontà del Cremlino di tenere aperto un canale di dialogo con Washington. Non a caso ieri il ministro della Difesa Andrei Belousov ha parlato al telefono di questo dossier con il capo del Pentagono Lloyd Austin. Un colloquio chiesto dai russi, ha fatto sapere Mosca, per discutere su «come prevenire minacce alla sicurezza e ridurre il rischio di una possibile escalation». I due si erano già sentiti il mese scorso. La nuova legge in Russia La crescente contrapposizione con l'Occidente viene alimentata dalla Russia anche internamente. Ne è prova la legge firmata da Putin che impedisce ai parlamentari russi di andare all'estero senza un'autorizzazione. Pena, la perdita del loro incarico alla Duma o al Senato. Una stretta motivata come misura protettiva, per evitare «azioni penali illegittime in giurisdizioni ostili», che potrebbero tradursi in «arresti o sanzioni». Gli scenari Sul campo ucraino intanto c'è cauta attesa sugli sviluppi del conflitto e soprattutto sulla tenuta del blocco occidentale al fianco di Kiev. Significativo, da questo punto di vista, il commento di Volodymyr Zelensky ai giornalisti che gli chiedevano conto sulla gaffe (l'ennesima) di Joe Biden, che ha presentato il leader ucraino come Putin. «Gli Stati Uniti ci hanno dato molto sostegno», quindi «credo che possiamo dimenticare alcuni errori», ha spiegato il leader ucraino. Che potrebbe non ricevere la stessa attenzione dalla Casa Bianca se dovesse tornare Donald Trump. Zelensky nel frattempo, dopo la tappa al summit Nato, la prossima settimana dovrebbe volare in Gran Bretagna per continuare a tenere alta l'attenzione degli alleati. L'occasione sarà la riunione di Blenheim Palace in Inghilterra, giovedì: il quarto incontro della Comunità politica europea, piattaforma di dialogo estesa ai Paesi extra Ue nata su spinta di Parigi all'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina. Le preoccupazioni di Kiev in questa fase sono legate agli F-16. Secondo fonti della Nato, l'invio dei caccia sarebbe tormentato da ritardi, problemi sui pezzi di ricambio e dalla barriera linguistica tra piloti ucraini e addestratori stranieri. E si teme inoltre che l'Ucraina non abbia abbastanza piste e che quelle disponibili siano troppo vulnerabili agli attacchi russi. Il risultato è che Kiev potrebbe essere in grado di schierare uno squadrone di F-16 da 15 a 24 jet: ben al di sotto dei 300 richiesti. Entro quest'estate, tra l'altro, potrebbero arrivarne appena 6.
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Nikki Haley chiede la scorta dopo le minacce ricevute in campagna elettorale
AGI – La candidata presidenziale repubblicana Nikki Haley ha chiesto la protezione dei Servizi segreti americani a causa delle numerose minacce di morte che ha ricevuto, come maggiore avversaria di Donald Trump alle primarie. Lo ha dichiarato la stessa Haley in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal. “Abbiamo avuto molteplici problemi – ha spiegato l’ex governatrice della South Carolina…
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“Trovami i voti per vincere”. Trump audio shock. Minacce al telefono per ribaltare le elezioni
“Trovami i voti per vincere”. Trump audio shock. Minacce al telefono per ribaltare le elezioni
Elezioni Usa 2020, in un audio Trump minaccia il segretario di Stato della Georgia: “Trovami i voti per vincere” In un audio Trump minaccia il segretario di Stato della Georgia per cambiare i risultati del voto “Trovami i voti per vincere”: così il presidente Usa uscente, Donald Trump, si rivolge con tono intimidatorio al segretario di Stato della Georgia, Bran Raffensperger, in un audio…
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